giorni; e come tale non deve essere deprecata: l’opera d’oggi molto spesso è più prossima all’accadimento, allo happening, all’evento, allo
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macchinette grinzose e cigolanti esposte allo Studio B24 di Milano una quindicina d’anni or sono. Allora l’artista svizzero era del tutto ignoto, ma
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del rilievo superficiale») consente allo spettatore di intervenire direttamente causando la protrusione o l’intrusione dei blocchetti metallici di cui l
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ricordare ancora l’impegno di fornire allo spettatore qualcosa di più d’un elemento di passiva contemplazione (magari d’una contemplazione attivatrice
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» luminosi. Questo ambiente dava inoltre un’ulteriore «carica dimensionale» allo spettatore in seguito alla presenza d’un percorso a piani inclinati e
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superfici a rilievi puntiformi alternate con altre del tutto pianeggianti o leggermente incurvate, permetteva allo spettatore di trovarsi in quella
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dipinta», valendosi di semplici eppure indovinati accorgimenti tecnici e d’una sapiente utilizzazione dell’elemento luminoso. Allo stesso modo che
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possa giungere a precisazioni logiche e persino scientifiche - esiste già allo stadio d’una coscienzialità non razionalizzata, qual è quella del visual
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- all’operazione alchemica. Quando dal Mercurio si giungeva allo stadio di Corvo, dall’«Albedo» si passava alla «Nigredo», si ottenevano dei resultati
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«trasmissibilità» dello stesso se è impossibile o improbabile allo stato attuale e normale della nostra coscienza (mentre sarebbe sia pur raramente
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, gridarono allo scandalo: dopo aver accettato le diverse espressioni astratte, dal concretismo all’informale, dopo essersi trastullati con le «macchinette
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, allo squilibrio, alla gravità, ecc.).
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» tra trasmittente e destinatario; 3) una funzione conativa, ossia di tipo imperativo che contiene ingiunzioni e avvertimenti diretti allo spettatore
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monumenti manieristici e barocchi, gotici e romantici entro uno stesso lasso di tempo cronologicamente individuato; o anche allo sviluppo simultaneo
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affermare come lo stile d’un periodo (tanto se corrisponde al gusto dell’epoca che se risulta sfasato rispetto allo stesso) sia qualcosa di assolutamente non
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povero: un mondo che ha finalmente rinunciato al consumo eccessivo, allo spreco, alla proliferazione indiscriminata di oggetti (e di esseri) e che si è
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sulla Scuola del Pacifico, e su tutta la pittura europea più recente, ci presenta, quasi allo «stato nascente», il processo metamorfotico cui vanno
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termine, e quindi più filosofiche), può essere che il destino della critica sia in parte segnato, allo stesso modo di quello dell’estetica. Nel senso d
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analoghi movimenti sorti, attorno allo stesso tempo, a Roma, a Firenze, e in un secondo tempo a Napoli e Torino, e a quelli del pari milanesi degli
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, potenziata; e quelle che non esistono allo stato latente, di quiete, ma che acquistano vita e struttura soltanto in base al movimento di cui siano rese
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esistenti cioè allo stato di quiete, e tali forme virtuali assumono consistenza e pregnanza appunto in seguito al movimento. Oltre al movimento anche l
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» e all’organizzarsi meticoloso e pedantesco dell’«op» e dell’arte programmata; e, ancora, al sorgere e allo sfiorire delle correnti definite, secondo
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