cui di fatto si trovano. Perciò, dei due, il -realista è Borromini, allo stesso modo che, tra il Caravaggio e Annibale, il realista è Caravaggio. E
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«primitiva forma»: espressione che con ogni verosimiglianza si riferisce solo allo schema basilicale a cinque navate; 2) che si rinunciò ai lavori del
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mura fatiscenti, un tempo visibili attraverso le cornici ovali». Perché dovremmo credere che lo facesse contro genio, se allo stesso criterio si
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mentale dell’artista. Caduta la possibilità di collegare le pareti con la curvatura articolata della volta e quindi di dare allo spazio della navata
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visibili i punti d’aggancio con cui lo spazio immaginario del dipinto si collega allo spazio reale della sala, spingendo così la stessa architettura
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Michelangiolo è tale rispetto a un’altra opera, in perpetua gestazione, che rimane allo stato di virtualità e come tale condiziona, dal profondo, tutte le
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vano rettangolare tra il corpo della chiesa e l’abside: ora la pianta non ha più alcun riferimento allo schema centrale perché le masse di pieno e di
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successione continua, i fusti scanalati intensificano la trasmissione luminosa, i nessi costruttivi sono allentati per dare respiro allo spazio, le
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’edificio, bensì della visione; e allo stesso modo uno strombo e un rincasso prospettico non valgono più come profondità effettiva né come illusione di
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spirituale, della potenza reale della Chiesa. Il proposito di Michelangiolo, infine, era di resuscitare il tema classico del monumento allo stesso modo che
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in cielo con tutto il fardello della carne, delle passioni, dei peccati. Ciascuno trova nella macchina la spinta che gli occorre, purché regga allo
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come il porla al centro della tomba sia sa indizio del graduale sovrapporsi di uno spiritualismo cristiano allo storicismo classico.
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e l’opera in progetto abbia finalmente condotto allo svuotamento di quest'ultimo. Infine, bisogna tenere presente che la storia delle vicende della
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tipologie: quelle, cioè, su cui si fondava la progettazione classica, fino al Bernini e allo stesso Borromini.
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La società che rende l’omaggio allo Stato e, attraverso lo Stato a Dio, è la società reale, con i suoi costumi, le sue convenzioni, le sue mode
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pianeta a pianeta, ma come da una camera alla contigua; non lo spazio muta, ma il nostro senso dello spazio, il nostro sentirci al largo o allo stretto
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cortile. Allo stesso modo il pronao interno (non potrebbe chiamarsi altrimenti) della chiesa di Carignano, non essendo altro che il rovescio della
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del vicino palazzo Chiablese, allo sviluppo sugli altri tre lati della fronte juvariana del palazzo Madama, alla riedificazione del duomo, al progetto
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miracoli, le sue allegorie, i suoi spalancati su tumultuose visioni di paradiso. Ma non basta: fin dal ’37, scrivendo allo «Saint-james Evening Post
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imbastire e sviluppare un certo discorso pittorico, ma allo stesso modo che il «libretto» serve a imbastire e sviluppare il discorso musicale del melodramma.
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infatti nel Correggio: allo stesso modo che Hogarth, pur avendo intuito il valore della linea ondulata in rapporto all’interpretazione e alla narrazione
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relativo al giuoco mimico dei personaggi e rigorosamente funzionale rispetto allo sviluppo dell’azione: in questo spazio trovano posto tutte e sole le
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cristianità universale. Non segue il disegno bramantesco se non nel senso che ritorna allo schema centrale e al suo generico simbolismo; e concepisce la
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stadio percettivo o sensoriale: dall’immagine mentale si passa direttamente allo stadio, già sentimentale, dell’emozione, e precisamente dell’emozione
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comunicazione, anzi esclude dal mondo. Perciò il «sublime» è programmaticamente ermetico allo stesso modo che il «pittoresco» è programmaticamente chiaro, fino
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, implicava una polemica rivoluzionaria contro valori tradizionali, che la pittura inglese non aveva mai accettati. Allo stesso modo, però, la critica di
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viluppo di fiamme da cui esce una mano a ghermire la bella donna, passava d’un tratto, come per un sùbito rapimento, allo straordinario, mozartiano a-solo
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