Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le due vie

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Brandi, Cesare 27 occorrenze

allo stato infusionale nell’opera, nessuna di esse da sola rappresentando, per volontà esplicita dell’autore e non per scelta o appropriazione dello

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il passato. L’opera d’arte chiusa è al passato, come l’opera d’arte aperta non è al futuro, ma al presente: e allo stesso modo che non c’è più

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’integrazione allo spettatore? Certamente noi non abbiamo mai asserito che sia una situazione privilegiata, quella delle arti del nostro tempo, di

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dei vani interni, nella casa di abitazione, si è ora ridotto ovunque allo standard più gretto. Finché nell’irrigidimento commerciale è finito anche

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come sarebbe possibile integrarsi ad una architettura come oggetto in serie, allo stesso modo di come una bottiglia di Coca Cola appare in un combine

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Tale bipolarità non dipende dunque da una struttura contraddittoria dell’arte, ma dal fatto che le due polarità non si producono allo stesso livello

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quindi nella partecipazione che questo richiedeva allo spettatore ed era limitata alla figura di interprete-interpretante di un segno a-semantico. Tutto

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esibisca il suo iter creativo completo, lasciando allo spettatore solo di sedersi e mirare, e arrestando il tempo all’eternità di un presente

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accadde all’ornitorinco, altre scomparvero del tutto, e si conoscono solo allo stato fossile. Mentre stava nascendo il neo-dada, infatti, si era

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rovesciamento nella tendenza, che rimaneva tuttavia basilare, di offrire l’integrazione nell’opera allo spettatore, ed è rinato l’oggetto: col neo-dada

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Fontana o in Burri. Sennonché, nell’informale, questa attitudine permetteva, in un secondo tempo, allo spettatore l’integrazione all’opera non più

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allo spettatore, è l’immagine proiettata che esprime la vicenda, sia questa strumentalmente ridotta a fasi intervallate di racconto e dramma o

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spettatore allo spettacolo, su cui si fonda tradizionalmente il teatro fin dalla nascita e così la poesia e il romanzo, non è parsa più sufficiente

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, allo stesso modo che la prospettiva degli Uffizi, dove si può «entrare e camminare» non è affatto diversa dalla prospettiva solida, ma dove non si

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mai di essere una realtà allo stesso modo che è reale la realtà oggettiva. In secondo luogo essa si pone di fronte a noi come una 'realtà’, ossia le

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che Rafia è costretto a riferirsi inopinatamente allo stile, e cioè ad una struttura che assolutamente non ammette verifica. Il resultato è dunque lo

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»20 che non possono chiamarsi pienamente opere d’arte allo stesso titolo, eppure non sono né gratuite né irrilevanti per la coscienza: in queste

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differentia specifica doveva risultare palmare allo stesso Morris, poiché, come lui stesso in seguito riconobbe «impostare il problema delle arti, con

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realizza in segno, si oggettualizza» porta molto più lontano del campo estetico, allo stesso tempo che riscatta il concetto di semanticità dall’area

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esistente (l’arte cioè) e che allo stesso tempo non vale come significante.

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significante, ma allo stesso modo che le tessere di un mosaico, per provenienza e struttura fisica diverse, compongono un tutto, un’unità cioè, e pur

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strutture rientra come struttura portante nella poesia esaminata, allo stesso modo che il sistema o statico o dinamico con cui è stata realizzata un

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Palladio sia dovuta a quel codice; la fisionomia, ma non l’astanza. Il décalage dal Palladio allo Scamozzi, che pure si serviva di un eguale codice

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’esistente 18. Infatti il principio di causalità ha potuto servire di base allo sviluppo delle scienze, solo fino a quando alla meccanica classica, di Galileo

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il principio di contraddizione, allo stesso modo che non vi osta il principio di indeterminazione. E che quest’ultimo sia valido solo nella meccanica

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varie teorie sull’arte e invece andare all’origine di questa bipolarità che non si presenta mai allo stesso modo. La nostra indagine non tanto partirà

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«Marx ed Engels si difesero per tutta la vita contro il semplicismo volgarizzatore dei cosiddetti discepoli i quali volevano sostituire allo studio

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