Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Penombre

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Praga, Emilio 16 occorrenze

De mémoire de rose on n'a jamais vu mourir de jardinier. STENDHAL. Sull'infanzia dei germi e delle fronde il marzo sbuffa; alle ospitali gronde, alle

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alle aiuole vergini e tranquille, oh non languir sul petto al viaggiatore!. . . Io leggo il cielo attraverso l'amore.

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goccie ai bruchi erranti? Alle bucce che dice il vento fioco? Oh nelle tombe scheletri grondanti, oh beltà, robustezze, a poco a poco scioglientisi

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, giumento è anch'esso se desìo lo punge di far commenti! E lo danni alle forche il capitano, se, a pergamo salito, contro i fratelli che mordono il

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ricordi i progetti inargentati dal vago argento che maschera il vero? Chi, chi di noi più puri e più beati? Tu prevedevi un serto alle mie chiome, io

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dal cor salga alle chiome, prima che tutta la mia bionda aurora, m'abbia lasciato! Dammi per poco ancora la vaga aureola che han presa i disinganni; il

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città. Le serve ridevano di sotto alle porte; furtiva la Morte - salìa l'ospital. Curvavansi in chiesa devoti e capoccie sull'ultime goccie

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attaccar la briglia alle fossette delle vostre spalle, la noia, il condottier della famiglia, si dipingea di ciel le guancie gialle! Giacchè, marchesa, voi

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crocchio di sorelle, le prime nuove alle vicine stelle, levigato dall'onda cristallina il tuo scheletro lento in mar declina: per diventare in

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mio io li ringrazio, li benedico, come le prediche di un vecchio amico! O bimbo, o vergine mia creatura, cresci discepolo della natura ; cresci alle

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all'aura : oh dolce il tuo sussurro! e alle rondini : addio! e ai passeggier: vi benedica Iddio! E, alla parola Iddio, lo assalse un'alta riverenza, e

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dei posteri e del sol. Tu che inceppasti il fulmine, prosa lanciando in cielo, sicché alle stelle vergini hai lacerato il velo; tu che, buffon, le

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un angolo al muro crepitante, sospirosa e pettegola come una vecchia amante, la stufa mi consiglia a non varcar la soglia, e alle dolcezze invoglia del

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rimasa; (non badate alle imagini dei Santi, son della vecchia che affittò la casa). No, il paradiso una stupida cosa, non è qui dentro, nè di talpe un

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ricordo ancora! Quanta speranza ti cantava in petto, come ridendo correvamo allora! Davanti alle placide chiesette del monte, allora, rammentati, chinavi

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un'aria pia, par che guatin l'azzurro, occhiaie smorte, e della luna la fisonomia; quando alle soglie, che il voto sigillò come una bara, del sagrestan

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