Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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sbadata profuse una man che ignorava il dolor! Oh metallo  alle  belle indolenti tramutato in tessuti e in gioielli, mentre
fido aspetto gloria sognò, sognò giorni felici! Addio corse  alle  selve, alle pendici ispiratrici, addio dell'arte amori
gloria sognò, sognò giorni felici! Addio corse alle selve,  alle  pendici ispiratrici, addio dell'arte amori coronati di
di fiori: siete larve abbaglianti e ingannatrici! O fuggito  alle  infamie del mondo, vola, vola, ti bea nel sereno,
bea nel sereno, coraggioso, che il calice pieno hai gettato  alle  spine del suol! Or, dal cielo, tu, artista giocondo, alle
alle spine del suol! Or, dal cielo, tu, artista giocondo,  alle  tele incompiute sorridi, e dell'arte degli uomini ridi,
una foglia vicino  alle  parole, cuci le parole tra loro, guarda una foglia come
dicembre nello scomparto in alto del guardaroba, in mezzo  alle  coperte e alle candeline per l'albero di Natale. Non trova
scomparto in alto del guardaroba, in mezzo alle coperte e  alle  candeline per l'albero di Natale. Non trova più in cucina
lo scopo sublime di cui Dio v'affidò la magia, quando disse  alle  spiaggie, alle cime: - State, o figlie dell'anima mia:
di cui Dio v'affidò la magia, quando disse alle spiaggie,  alle  cime: - State, o figlie dell'anima mia: state belle di
foreste, di villaggi, di scogli, e di palme; belle in mezzo  alle  cupe tempeste, belle al mite sospir delle calme! - -
tempeste, belle al mite sospir delle calme! - - Sacerdoti!  alle  turbe infelici predicate i miracoli vieti, e di ceri e
i miracoli vieti, e di ceri e dorate cornici fate addobbo  alle  sacre pareti; altro culto agli spiriti oppressi dal desio
a casa  alle  due e mezzo, mi metto a letto, leggiucchio, di sicuro ho
paese d'origine. Dice di essere stata sua compagna di banco  alle  elementari. Gli chiede, prima con timidezza, poi con
Sull'infanzia dei germi e delle fronde il marzo sbuffa;  alle  ospitali gronde, alle tiepide tane fa ogni sbuffo assassino
germi e delle fronde il marzo sbuffa; alle ospitali gronde,  alle  tiepide tane fa ogni sbuffo assassino delle speranze
ogni sbuffo assassino delle speranze dell'april bottino, e  alle  rive lontane caccia un popol di morti e di feriti. Son
di mattina, in agosto. davanti  alle  telecamere. Lascerà per due anni il letto con le lenzuola
per lo sbarco sulla luna, sono in pochissimi a interessarsi  alle  astronavi che toccano pianeti remoti e roteano per anni e
riposino i morenti, assopiti aspettando il funerale corona  alle  sciagure, e ai patimenti. Lasciateli coll'angelo che canta
Tu sei la lente delle mie pupille: povero fiore, tolto  alle  aiuole vergini e tranquille, oh non languir sul petto al
abitava una zia del marito. Aveva i capelli lunghi fino  alle  natiche, li pettinava per ore, gli dava l'azzurretto come
piume e di gelo. Che narrano le goccie ai bruchi erranti?  Alle  bucce che dice il vento fioco? Oh nelle tombe scheletri
l'ultimo lampione del paese, la stessa luna che  alle  nostre spalle illumina il monte e il torrente e le case
piume e di gelo. Che narrano le goccie ai bruchi erranti?  Alle  buccie che dice il vento fioco? Oh nelle tombe scheletri
poi si contano travi e casseruole, poi sospinta la serva  alle  carole, e affumicate dei sorci le tane, sbadigliando si
in marzo fuggirono le insegne giallonere, e  alle  nostre bandiere risero i tre color; noi cantavamo, pargoli,
A messa mi volete  alle  sett'ore? No, guardate lassù che amena vetta! Domani io
Sull'infanzia dei germi e delle fronde il marzo sbuffa;  alle  ospitali gronde, alle tiepide tane fa ogni sbuffo assassino
germi e delle fronde il marzo sbuffa; alle ospitali gronde,  alle  tiepide tane fa ogni sbuffo assassino delle speranze
ogni sbuffo assassino delle speranze dell'april bottino; e  alle  rive lontane caccia un popol di morti e di feriti. Son
è anch'esso se desìo lo punge di far commenti! E lo danni  alle  forche il capitano, se, a pergamo salito, contro i fratelli
stelle per i cieli muti. Egli pensò che il cuor tremi  alle  soglie dell'anima così, come le stelle treman la notte,
soglie dell'anima così, come le stelle treman la notte,  alle  divine porte fin che la pietosa alba le coglie. «Hai visto
rose morte all'inizio della primavera per farne una corona  alle  mie bende. Il mio cortile con un po' di cielo, con poche
sicuro. Come una fonte semplice e tranquilla donò la gioia  alle  riarse gole degli umani e non seppe, ahimè! tenere per la
Chi, chi di noi più puri e più beati? Tu prevedevi un serto  alle  mie chiome, io per te meditavo un paradiso; tu
d'amor sempiterno il tuo sorriso... tu prevedevi un serto  alle  mie chiome! O sante gioie, o speranze divine! Che ce ne
ancora, un inno alato; pria che il verno dal cor salga  alle  chiome, prima che tutta la mia bionda aurora, m'abbia
l'oceano! L'amor che ti conduce guida dritti gli augelli  alle  piramidi; è amor di luce! Vola allo scoglio ove l'Eterno
oceano! L'amor che ti conduce guida dritti gli augelli  alle  piramidi; è amor di luce!
solitario e mesto, alla chiesetta, all'ermo del colle,  alle  fontane, ai boschi queti, sacri ai poeti. Mi affacci ancora
all'oasi ed ai ghiacciai... ho ancor sogni bizzarri  alle  mie notti... e crudi e cotti. I crudi sono quelli che non
suon della tua lira, nessun s'arresti a coglierne le note  alle  tue soglie: presto si muor la mammola se al margin suo si
di metter l'ali. Come il selvaggio, indocile del prete  alle  parole, del suo Cristo beffavasi e gli additava il Sole,
suon della tua lira; nessun s'arresti a coglierne le note  alle  tue soglie; presto si muor la mammola se al margin suo si
di fiammelle - la negra città. Le serve ridevano di sotto  alle  porte; furtiva la Morte - salìa l'ospital. Curvavansi in
questo viso. Non esiste parola che lo contenga o accomuni  alle  cose passate. Ieri, dalla breve finestra è svanito come
di mistica piscina. Oh se giungeva ad attaccar la briglia  alle  fossette delle vostre spalle, la noia, il condottier della
riposo al faticare sordo ansioso per le umide vie ritorte  alle  mille voci d'affanno ai mille fantasmi di gioia alla sete
a camminare per le vie che la siepe rinserra e stretti  alle  bisogna della terra si curvarono a faticare. Sulle pallide
torre batteva la campana del domestico focolare: «Ritornate  alle  case tranquille alla pace del tetto sicuro, che cercate un
per chi è preda del passato. Ritornate al noto giaciglio  alle  dolci e care cose ritornate alle mani amorose allo sguardo
al noto giaciglio alle dolci e care cose ritornate  alle  mani amorose allo sguardo che trema per voi a coloro che il
e mentre chiede, in crocchio di sorelle, le prime nuove  alle  vicine stelle, levigato dall'onda cristallina il tuo
o Musa, un raggio, rapito al paesaggio, scenda sul viso  alle  fanciulle amanti, alle meste fedeli, alle incostanti, alle
rapito al paesaggio, scenda sul viso alle fanciulle amanti,  alle  meste fedeli, alle incostanti, alle errabonde femmine
scenda sul viso alle fanciulle amanti, alle meste fedeli,  alle  incostanti, alle errabonde femmine infelici di sposi
alle fanciulle amanti, alle meste fedeli, alle incostanti,  alle  errabonde femmine infelici di sposi cacciatrici, a quelle
solo rischiarano del tuo l'ardente volo. Se tu in mezzo  alle  dame, o sventurato, giammai ti se' innoltrato, obliando le
mia creatura, cresci discepolo della natura ; cresci  alle  semplici gioie ignorate, alle dovizie nel cuor celate;
della natura ; cresci alle semplici gioie ignorate,  alle  dovizie nel cuor celate; andrem per garruli boschetti a
calò la sera su la vigna d’oro e tanto essa era oscura che  alle  nostre anime apparve una nevicata di stelle. Assaporammo
che pari non ha, e dell'arte l'intatta fortuna ricercava  alle  cento città; chi movea dall'avello di Dante, di Virgilio
dolce vista un angioletto blando!...". Tu schiudi gli occhi  alle  dolci parole, e quello sguardo tuo somiglia un brando
tulipano, ed all'ellera, ed al lilla l'aure negate  alle  deserte aiuole: certo anche ai fior pensò chi la scintilla
io non son; né attenderò giammai che il cimiter si schiuda  alle  canzoni per amarle e sposare a' vacui lai le balde
vecchi poeti in legulei mutati; ed oh! come il mordeste  alle  calcagna, coi ceffi imparruccati, quando un pensier che non
i profumi, e disse all'aura : oh dolce il tuo sussurro! e  alle  rondini : addio! e ai passeggier: vi benedica Iddio! E,
sempiterno artefice note, poemi e tele!... Come il vento  alle  vele oh! date il volo ai cor! April! - dal verno pallido
fuggono ed il sole con lieto riso tinge di rosa gli orli  alle  fuggenti. Ahi! come tutta la natura in breve si rasserena
angosciarmi in aspettar mia volta ed ai giucchi d'amore ed  alle  imprese giovanili mi fece disdegnoso. - A qual pro? Ma alla
che inceppasti il fulmine, prosa lanciando in cielo, sicché  alle  stelle vergini hai lacerato il velo; tu che, buffon, le
Bella commedia!...e trassero in clinica Maria, e  alle  genti bandirono, dogmatica autopsia - Olà, madama è
ai poveri e al Signore superbo e umìle. O mole strana! e  alle  rondini accanto l'upupa tu ricetti: da secoli tu accogli
non svanì la santità del sito; la beltà che dan gli anni  alle  rovine, come raggio di un martire sul crine, siede grande e
amante, la stufa mi consiglia a non varcar la soglia, e  alle  dolcezze invoglia del solingo lavor. Quando la nebbia
dopo queste d'amor fulgidi notti; morrem noi pur, frammisti  alle  bigotte ed ai bigotti; ma di costor la vivida natura
che fuma; e la greggia raccolta più non udrìa sposarsi  alle  campane le sommesse litane. La madre dì famiglia, alma
dell'uomo; la flebile calma sull'agonia dell'universa luce  alle  parvenze del mister lo impalma, e a un altar malinconico lo
fuggir le reti! Le fitte reti care, che doman gronderanno  alle  pareti. Assisi alla sponda del fragil barchetto, cullati
sulla spiaggia a riposare colle famiglie care, raccontano  alle  spose contente e vergognose, che Satana tentolli in riva al
dei passati inciampi, quando fanciullo pallido e sparuto  alle  dolci anelavo aure dei campi, e avrei pei gioghi del
ricordo più nulla. Certo non aveva bisogno di richiamarsi  alle  questioni supreme, agli universali, chi era sempre vissuto
Vo' ritornare ai banchi della scuola alla diuturna noia,  alle  catene a quel fetore che facea sì bene, ai professori.