La piazzetta del villaggio, irregolare. ln fondo, a sinistra, il viale alberato che conduce alla chiesuola, e il muro di un orto che chiude la
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(levando il fiasco di mano a compare Alfio e dandolo alla Gna' Nunzia)
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rientra nello stallatico. Dell'altra gente attraversa la piazzetta alla spicciolata per andare in chiesa.
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(alla gna' Nunzia)
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(piatto, dandole una strappata alla veste)
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Qui? In mezzo alla strada?
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No, tu vai a far vedere alla gna' Lola che m'hai piantata qui per lei; che di me non t'importa!
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(alla gna' Lola che s'avvia a casa anche lei)
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Non ci pensate, che capiterà qui in piazza. Ora abbiamo a bere un dito di vino tutti qui, amici e vicini, alla nostra salute, e far la buona Pasqua
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Salute alla compagnia.
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Venite qua, compar Alfio, chè avete a bere un dito di vino con noi, alla nostra salute l'uno dell'altro.
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È in collera perchè so io...Vecchi benedetti! che non si vogliono rammentare di quel che hanno fatto in gioventù! Alla vostra salute, gna' Lola! Voi
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(senza dar retta alla moglie e scostandola col braccio)
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Santa, chè son io che l' ho fatta cadere nel precipizio; e quant'è vero Dio, vi ammazzerò come un cane, per non lasciare quella poverella in mezzo alla
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Dico così, come parla il vino, che ne ho bevuto un dito di soverchio, e vado a far quattro passi per dar aria al cervello. E se mai ... alla Santa
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San Remo, 21 novembre. VIOLA fa sapere alla sola persona dalla quale è conosciuta, ch' ella aspetta inutil- mente da otto giorni.
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quella solitudine. Amici e parenti furono invitati alle nozze, si fece festa sul praticello davanti al mulino, e brindisi a tutto andare, alla sposa
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. — Ajuto! — Taci ! — Ajuto, all'assassino! — Sta zitta, ti dico ! Carlino l'afferrò alla gola. — Ah! vuoi rovinarci tutti, maledetta ! — Ella non
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, dandolandosi alla sua maniera. Non poteva pigliar sonno, dal gran caldo, e s'era messo un momento sull'uscio della capanna, di là, sul poggetto, quando
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momento nel vano della finestra. Alla porta era una vera processione di carrozze, di amici, di servitori in livrea, che lasciavano una parola, un nome, una
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Sorrento, 20 gennaio. Alla signora Viola — non del pensiero. — Mia cara, giacchè ai vostri occhi devo essere assolutamente colpevole, eccovi la mia
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fatto togliere la ventola alla lampada ed esaminava l'inferma, tenendo fra le dita bianche e grassocce il polso delicato e pallido della fanciulla
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detto quella sera alla Fenice col cannocchiale!... Vi dico delle cose pazze. Sono pazzo, vi giuro...
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così calma? Ella rispose: — Sempre! E sentì freddo sulla nuca, alla radice dei capelli. Si alzò vacillante, e si strinse il capo di lui sul petto
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pei balli del carnevale, e un bel maschiotto alla fine della cura. La contessa, alla figlia cho avrebbe voluto condurla seco rispondeva: No. Io e il
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udì il fischio dell'arrivo si sentì mancare; ebbe quasi paura. La prima persona che vide sul marciapiede della stazione, in mezzo alla folla, fu
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della partenza. Bice le rivolse uno sguardo scrutatore e impallidì chinando tosto gli occhi. Quando fu l' ultimo momento, alla stazione, erano commosse
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medico tornò a venire tutti i giorni. — Non è nulla — ripeteva lei — oggi mi sento meglio. Domani mi alzerò. Alla figlia scriveva regolarmente, e non
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