(alla Regina Madre): S'intende! ... Chi vivrà vedrà!
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(ridendo, alla Reginotta): Come sei brutta con quella rapa!
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(alla compagna, sottovoce) Fra rapa e rana s'intendono bene! (Ride.)
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Tutto è contro di me. Tutti tendono insidie alla mia vita!
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(facendo graziosamente il verso alla Fata): E frulla! E frulla! E frulla!
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Sarò vostro figlio anch'io ... (Bacia la mano alla Regina che lo abbraccia con tenerezza materna.)
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Eccola! ... L'ho presa io. (Alla rana:) Non aver paura! Non ti faremo alcun male! ...
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Almeno la Regina piange in segreto e si consuma dal dolore, pensando alla sorte della Reginotta!
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(al Re) Non so più sbadigliare. (Alla Fata:) Perdonate, gloriosa Fata! Non sapevano quel che facevano.
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(tra sé): Poverino! ... Non desiderava niente! ... (Ha sulle labbra un sorrisetto ironico che non sfugge alla Regina Madre.)
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(sbuca di tra gli alberi, saltellando e ridendo. Alla vista del Mago si ferma, guardandolo con curiosità): Oh! Oh! Che barba rossa! ...
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(abbracciando i figli): Figli miei! ... Come sono contento! ... (Alla Fata:) Dovreste compiere un altro prodigio ... Guarirmi da questa malattia del
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Grazie! Grazie, fata Rosabianca! ... (A un gesto del Re, il Reuccio e la Reginotta si precipitano riconoscenti a baciare le mani alla Fata.)
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(al Re, alla Regina): Ricordatevi, Maestà, che se, talvolta, i figli scontano le colpe dei padri, spesso i padri godono i benefici delle buone azioni
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(porta alla bocca una fetta di gallinaccio, ma fata Azzurra gliela leva dalla forchetta e la depone nei piatto del Ministro) Eh? ... Eh? Certi
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(al Reuccio e alla Reginotta che si divertono a lanciare sassolini nell'acqua del ruscello): Cheti! Cheti! Potreste colpire la fata Rosabianca che
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(alle Cameriere, rimaste ritte, impalate, in fondo): ate un po' di refezione al Reuccio e alla Reginotta. (Le Cameriere prendono i cestini riposti in
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Un momento! ... Io voglio avere una sola vita, da conservare tutta alla Regina, e al mio popolo. E prima di sposare, intendo sbarazzarmi delle altre
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Grazie, Maestà! (Il Re lo guarda in cagnesco. Porta alla bocca un'altra fetta di gallinaccio, e fata Azzurra gliela leva di nuovo dalla forchetta e
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Lo dirò a Sua Maestà la Regina! (Il Reuccio e la Reginotta fanno una spallucciata, poi si accostano, chini, cautamente alla proda del ruscello. Il
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in pugno; si ferma alla vista del Re e della Regina addormentati.
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Lasciateli fare! (Alla Regina:) Sono già passati sette anni, un mese e un giorno ... (A tutti indicando il Reuccio e la Reginotta:) ono venuta a
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mangia affrettatamente. Tra un boccone e l'altro, parla.) Ero venuta per fare una visita alla Reginotta prigioniera ... Sua Maestà vorrà permetterlo ...
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(con indignazione rattenuta, da sé): Li compatisco perché sono cretini! (Alla Reginotta e al Reuccio} Grazie, Reuccio! I miei cani mangiano meglio
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frutta. Centovite distribuisce tutto alle Dame, ai servitori. Poi s'inginocchia galantemente davanti alla Reginotta e dice:) Mi resta una sola vita
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(allegro, si siede su una seggiola, in mezzo alla stanza. Dame e servitori, in piedi, sono attorno al Re, ognuno con un vassoio in mano, pronti agli
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svanisce come una leggera nuvola nell'alla.)
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(se ne va piangendo): Povera figlia! Povera figlia! (Re e Ministro, dopo essersi inchinati alla Regina, si siedono a tavola, ognuno al suo posto. Due
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lentamente attorno alla Fata cantando a mezza voce.)
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stesi per terra; fa la stessa operazione alla Reginotta, e da un albero stacca alcune foglie. Le Ancelle della Fata hanno portato, intanto, un fornello
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alla figlia del Gran Turco? Ai vostri comandi, Maestà! ... E questa è la strada. Il Mago era scomparso. Otto giorni dopo, il Re disse ai Ministri
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permetteva che una cameriera o un servitore porgessero al malato o alla malata neppure un bicchier di acqua. Voleva far tutto lei. E, la notte, spesso
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risuscito tutti! Ma il contadino, anche in mezzo alla grande gioia di vedersi attorno, vivi e allegri, i suoi figli, ebbe una forte stretta al cuore: - E
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andati di là, nell'altra stanza. Avevano paura; ma il marito non osava dirlo alla moglie, né la moglie al marito. Chi era quel vecchio che aveva bevuto e
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cosa al suo posto. Poi si lavava, si pettinava alla lesta, indossava un grembiulone di tela grezza, e si sedeva dietro il banco per riposarsi un po
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caso. Dalla finestra che dava sul giardino, vicino alla vasca, lo stesso Re prese pel collo la cagnetta, la buttò nell'acqua. In quel momento, nei viali
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, si sentiron salire le lacrime agli occhi dalla contentezza. Ma alla bambina non dissero niente. Era andata nell'orto di buon'ora per innaffiare una
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stupìto di vedere tutti quei bambini che lo chiamavano: - Babbo! Babbo! - Che è questa novità? - domandò alla moglie. - Sono figliuoli nostri; ce li ha
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lasciavano niente d'intentato per farlo tornare alla vita attiva di una volta. Gli tenevano compagnia, gli raccontavano barzellette, storielle, anche
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giornate annaffiando, zappando, ripulendo centinaia di piante. Terminato il lavoro, si sedeva sotto un albero e si metteva a far colazione alla buona, oggi
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chiamarla con un nome più bello di quello datole alla nascita, essi la chiamarono Splendore. Aveva già quasi due anni; ma non riusciva a pronunziare una
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non v'importerebbe di non trovarmi vivo al ritorno? - Che dite mai, Maestà? - Beviamo, intanto, alla vostra e alla mia salute. - Volentieri, Maestà. E
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facezia a facezia, e si finiva a stappare una bottiglia alla salute del Dottorino, che faceva fare tanto buon sangue agli amici col suo buon umore. Del
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