tintinnío, restai ferma nella mia deliberazione. All'ora fissata abbracciai teneramente la vecchia zia, valicai esultante la soglia del monastero, e dopo
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qualcuno da detestare; le seconde, perchè educande ed io novizia, ossia superiore a loro di un grado. All'ottavo mese del mio noviziato quella buona
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l'ultima volta, ed ivi, sdraiato sul lastrico del portico,intirizzito dal freddo, non fa che ululare a segno da straziar le viscere. All'ora in cui si
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erasi bruciate le cervella con una pistola, e morì all’istante. "Chi è? Che c'è?" Domandarono alla conversa, ritornata, con volto pallido. "Il servitore
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tempo a cambiarli dall’uno all’altro scaffale, ed attaccava il cartellino d'un farmaco al barattolo di un altro; conchiusi dicendo di non voler
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infermità era un motivo legittimo per esonerarle dal sospetto. Feci parte dell'ordine alle monache le quali accorsero in numero di 62. All'infuori di poche
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compagne: la spensieratezza, l'ozio, l'apatia conferivano loro, come il pollaio conferisce alle galline. All'incontro io diveniva sempre più pallida e
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Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all’acqua perigliosa e guata; Così l’animo mio, ch’ancor fuggiva, Si volse indietro a rimirar lo passo, Che
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spargere, a detrimento della mia riputazione, e a loro propria discolpa? All'idea di quest'ultimo e più barbaro colpo del destino, non seppi più rinvenire
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porgergli la carta, gli ficcò nel ventre un grosso coltello da cucina. Consumato il misfatto, volle strappar l'oriuolo all'ucciso, e gridare All'assassino
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