C'era una volta (e c'è ancora) un piccolo paese disteso nel verde e al sole: nel paese c'era un palazzo alto alto e sul tetto del palazzo, nascosta
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l'uccellino e voleva dire sí. Ma dopo un attimo ricominciò: — Mamí, che cos'è la pianta? — La pianta sono le braccia verdi dove ci riposeremo al primo
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Nel pollaio 76 Bocconi gialli 82 Il signore della notte 85 Cipí poliziotto 89 Il mistero svelato 93 Assemblea 97 Il racconto di Cipí 100 Al castello
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vicino a Passeri. Anche gli altri passeri tremavano di paura e gridavano: — Scappiamo al bosco! Andiamo via da qui! — Restate qua! — gridava Cipí dalla
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facevano ala al suo passaggio, si fermò un momento e rispose: — Il signore della notte da piú di mille anni è mio amico, egli riceve e conserva i miei
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della sua compagna. Allora Mamí, commossa, si fece largo per avvicinarsi al figliolo che tanto bene aveva fatto alla piccola patria del tetto, e senza
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— Com'è carino, lo mettiamo in gabbia? — No, leghiamogli il filo alla zampa! — dissero i bambini e mostrarono l'uccellino alla nonna, alla mamma e al
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Appena i fratelli di Cipí impararono a volare, mamma passera accompagnò i figlioli a vedere che cosa c'era intorno al palazzo sul quale erano nati
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andarono in fondo al campo. — Dove andate? — disse Cipí, guardandosi attorno incuriosito. I passeri non si vedevano piú, ora: ma si vedeva avanzare in mezzo
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La passeretta dall'ala spezzata si rannicchiò tremante in fondo al cespuglio: — Cipí... oh che male... non posso piú volare, che farò? — Zitta
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Avanti e indietro dalla campagna al cespuglio, Cipí trascorse giorni di sacrificio, ma non gli rincresceva, anzi era piú allegro perché ogni giorno
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grande albero dalle palline rosse al nastro d'argento, dalla cima della collina alle nuvolette rosa, dalla bandierina della torre all'erba dei prati, li
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saltarsi addosso. Per tutta la notte si radunarono sonando trombe e tromboni ed al mattino si lanciarono all'assalto. — Passerì, guarda, trottano come
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cerca di cibo per sé e la compagna, e alla sera si accovacciava accanto al nido in attesa del sonno. — Nasceranno? — si chiedeva. — Tutto andrà bene
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. dove. Piú tardi venne anche Chiccolaggiú, cosí chiamata per la vista acutissima con cui scorgeva un chicco di grano al di là del nastro d'argento in
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al cielo. Qualche foglia, molto affezionata al ramo, non voleva staccarsene e faceva sberleffi al vento. — Via! Via! — gridava il vento scopando i rami
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spiccarono improvvisamente il volo verso gli occhi del mostro, il quale li afferrò e li uccise... A quelle parole sali al cielo un altissimo grido di
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doppia immensità del mare e del cielo. Chissà da dove e quando spuntati, quattro gabbiani facevano strilli attorno al bordo alto della vela, pronti a
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10. L'uomo vestito di nero, di cui Gentile mai seppe il nome e mai ascoltò la voce, lo prelevò prima della mezzanotte del terzo giorno, dopo che, al
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12. Come, al mattino, aveva soltanto schizzato il ritratto di Maometto, cosí nella seconda notte Gentile non tracciò che i primi segni di quello di
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13. Tornando dall'harem, in cui quella notte aveva con mano appena piú ferma distribuito attorno al vuoto misterioso del volto di Amilah alcune
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14. Passarono giorni e notti. I ritratti crescevano, in forma e colore: lentamente quello di Maometto, cesellato al mattutino; lentamente quello
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, e si stese a dormire con un respiro simile al rantolo. Smaniò per qualche minuto, sudando, cercando aria e frescura. Nel buio si tolse ogni indumento
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, sebbene entrambe tanto ricche da quasi stordire. Passando, il pittore contò piú di quindici giardinieri: nudi al torace, con larghi pantaloni gialli
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intendeva aggiungere nessun tocco al dipinto, che aveva raggiunto la possibile perfezione. Sapendo che il termine dell'opera gli avrebbe levato per
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18. Quell'invito assoluto, mite, riportò Gentile nel terrore. La puntura al collo non si spostava, come un neo doloroso sulla pelle del pittore. La
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lui, solita ombra, l'uomo vestito di nero: e come se la sua sola presenza garantisse ogni sicurezza al Sultano e alla favorita, l'eunuco si ritirò
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, raccontando le ragioni del suo desiderio. Poi, al primo raggio di sole, che caricò d'oro e verde il giardino, proprio mentre una coppia di pavoni
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Kama, — disse Gentile, — riferisci questa mia scelta al tuo signore, e chiedigli invece, da parte mia, una lettera di suo pugno, in cui esprima il
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al massimo il vento compatto da Settentrione. Gentile, che durante le giornate burrascose era rimasto quasi continuamente sdraiato sulla cuccetta
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vengono queste figure, poiché nessuno le ha invitate al convento? — Padre buono, neppure io lo so, — rispondeva il ragazzo seriamente. — Ma è come se, in
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navata, il quieto abbaglio luminoso, e il lento canto ritmato a cui partecipava, le davano uno stordimento leggero. Sentiva le mani, unite davanti al seno
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7. — Suor Marta era, al secolo, Lucrezia Buti: una giovane di spirito intenso. Suo fratello, messer Francesco Buti, è un ricco mercante di Firenze
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9. — Filippo, la tua salute è buona? — chiese fra Diamante. Erano al fresco del monte, fuori Prato, a respirare l'aria fresca con cui il bosco fitto
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10. La chiara stanzetta riceveva dalla soglia, e in parte minore dalla finestrella, la luce del chiostro fiorito. Su uno sgabello al centro, a
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il gioioso capogiro di quando, muta e seduta, li aveva dapprima ascoltati. Nel pomeriggio si dedicò al suo lavoro di copista. La mano, di solito veloce
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Le mani, svelte salendo al capo, incontrarono la stoffa tesa e liscia del velo. Le abbassò, e tacque. Portò ancora lo sguardo alla collina, poi più
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. Il ritratto era buono, ma non felice. Aveva dipinto la donna senza il velo monacale, con i capelli, di cui immaginava il colore, raccolti attorno al
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: al monastero di Santa Margherita mancò una monaca quella sera di giugno. Notizie partirono, arrivarono a Firenze. Un furibondo Francesco Buti
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bambino era al centro della prima stanza. In quella, come nelle altre, pochi mobili di legno prezioso erano sparsi nello spazio chiaro. A qualche passo
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concordato. Scomparve il bianco della prima parete, e al suo posto ci fu una parte montagnosa del mondo, uno spazio ben distribuito tra il vicino e l'infinito
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8. — I pesci sono infiniti, Sakumat? — Non infiniti, — rispose il pittore, aggiungendo pennellate azzurro-verdi al mare, — ma certo nessuno li può
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doloroso. Al mattino riposava tranquillamente, ma era molto pallido. Un leggero sudore gli bagnava l'orlo delle labbra e della fronte. Ganuan vegliava con
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, trovava al risveglio piccole zone d'erba piú alta e fiori piú sviluppati. Poi cominciarono ad apparire le farfalle, e Madurer ne cercava esemplari
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al figlio l'intera giornata. Intorno, Sakumat aveva spento lentamente le tinte estive del prato. L'erba rigogliosa aveva mutato colore; i fiori si
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chiedergli di dipingere scene di caccia e di bagni, di uccelli e di fiori. Dopo aver detto di no al decimo che era venuto, e avere per la decima volta
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al pittore. — Poi attraverseremo all'ascella la lunga penisola del Chersoneso, che è come un lungo becco sui Dardanelli, e sotto i monti Tekir ci
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fece dovere ed onore di non accennare nemmeno con una parola, durante i quattro giorni di navigazione, al motivo per cui Gentile si recava presso
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prevalenti di questa meraviglia d'ornato andavano dal rosso-arancio delle fasce inferiori al verde-azzurro delle superiori. Il pavimento era di marmo
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, alla terra africana su cui Costantinopoli sorgeva, la freschezza verde del Nord. A sinistra, al di là di minareti variopinti, il sole calava. I
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