Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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TAVOLOZZA

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Praga, Emilio 36 occorrenze

Spesso i sogni che all'anima son belli, ti aleggiano d'intorno al primo albore, quando fuor del verone i mesti augelli sospirano del cielo il

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Come fra nebbia nei boschi caduta, io dell'età vissuta, rammento i giorni sacri al primo amore; quelli in cui sbuccia il core come dai chiusi petali

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diavolo andò al mondo di là!". - Al mondo ? - io chiesi - spiègati : di là ? di là di che ? ". Ma credereste ? Angelica non ne sa più di me, e non

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rivedi i cavalletti che abbellano la tua stanza romita, e come lieto ai muri prediletti appendi la tua preda, al mar rapita! Poi come è dolce raccontar

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notte in breve si farà più bruna: forse al varco ti attende un traditore, e cadran tue speranze ad una ad una, come le foglie d'appassito fiore. Se

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Pensate a un uom, prigione alla locanda, con una pioggia che a torrenti cade! Se costui Cristo al diavolo non manda É paura d'entrambi che lo invade

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domestiche pareti, o giovinetto: sul nido tuo non aliti l'aura del mondo infetto, bevi in pace e in silenzio al tuo nappo dorato; là fuor de' tuoi

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divini, e i merli ai fiori e ai pampini frammisti sogno dei paesisti; così della tua luce, o Musa, un raggio, rapito al paesaggio, scenda sul viso alle

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Oh bello è pure, al soffio dell'aura mattutina, il Corso, ove s'esercita la boria cittadina quando sui tetti e i platani da lunge il sol si specchia

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Vengono al mar quando la luna accende per gli spazi tranquilli il mesto vel; vengono al mar quando la nebbia stende le bianche braccia e lo congiunge

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festa: avea candida la vesta e danzava in mezzo ai fior! Vidi al corso un cocchio splendido: son gli eredi di un marchese, che di qui, non corse un mese

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oblia! Vieni e vedrai, specchio di un tuo sorriso, la tavolozza mia tutta splendore, e sentirai, commosse al dolce viso, le fosche tele sussurrar d'amore

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inespugnabile, mia bella trinciera? Che filtri, che spasimi fan d'uopo al tuo cuore, perché mi rimuneri di un raggio d'amore? Vuoi dunque ch'io lagrimi

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nel loro inferno! Brindisi ad essi, e agli angeli dei cielì, brindisi al sole, e agli astri pellegrini, brindisi al mare, al fulmine, e agli steli dei

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imbroglio, ma voglio stringerti strozzarti al cor! Quando poi stanco sarò del bianco tuo sen, del morbido tuo folto crin; quando al tormento del

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son moderni in folio legati a ghirigori, che sembran dir: - guardateci non siam belli ... di fuorí? - Vi posa, o pia memoria! tolto al suo tavoliere

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feretro non splende face, ricusa il tempio questa tua salma, che importa? al carcere sfuggita è l'alma! - Addio pennelli, tavolozza addio sacra

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nocchiero, ti dirà se di pioggia è foriero quel vapore che al sole fa vel. Vieni meco: io ti voglio alla riva per mostrarti l'immenso oceàno, e poi

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guatarmi colla faccia arcigna e dura: guardò poi la mia pittura e partì senza parlarmi: al risvolto di una via sghimbiò lesto, fuggì via ... io ne vidi

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hai teco un rimario, viaggiatore?… - Ove fuggisti, o mio lepido umore, in che borgo ho smarrite le parole? Sì, al focolar del prima albergatore, sento

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angelo che seco a un muto invito s'assida al focolar, dolce è l'aspetto!

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Metti un gaio color sul tuo pennello, e dipingimi un cielo al primo albore; poi fra le piante e i fior di un praticello, un somarello - che canti

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mi risana? Oh non più, madre, medicine amare, stanotte io feci un sogno fortunato ... e al dottore lo voglio raccontare; un bel sogno ... era un

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, che quaggiù pensa a voi sola, se lo porto sui monti a respirare, miracolo! adorando al ciel se 'n vola, e del bello commosso alla parola che

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tiranni al trono malediceva allor. Ma un dì la madre dissemi, tutta piangente e smorta: - Questa canzone è morta, non la cantar mai più! - Quel dì, le

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avaro.- - Mi parli già da mesi, o giovinetto, e sai se al mondo ebbi più caldo affetto; sai che di baci mi bruciasti il viso, sai che m'addenta il cuore

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certo fiorivano i pranzi al tuo tetto; oh dimmi lo stomaco ti fece difetto? Odor di tue cucine dopo le pingui caccie! ... Dimmi, quanti rnorirono sotto

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battello. - Il tuo, no, il mio che azzurri ha remi e sponda. - Ma del quadro che fa, lassù a Milano? - Al prossimo di buona volontà lo vendo come

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fiori al crine degli amanti ponean donne latine, e barcollava in mezzo all'orgie doma la vetustà di Roma. Or sulle basi e i capitelli immani, e fra i

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Il lungo e magro professor di greco, che quasi odiar mi fece il divo Omero, fu stamane a vedermi al mio studietto. La tavolozza mia si tinse a nero

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il gennaio malinconico rammentate, quando il cielo era bigio, e al letticciuolo vi assalia la nebbia e il gelo! Rammentatevi le lagrime che spargeste

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nubi dalle sue sembianze, guidala mollemente ove, al sereno, le stelle dei felici intreccian danze. Ma neghittosa se tu resti ancora nella tua danza

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venuti a far lieta Milano messaggier di concordia e di fé! Ah si stringan le destre, ché eterna questa pagina al mondo starà; e si ingemmi coll'arte

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dando il braccio a sedicenni amanti, pallide di languore e di piacere, orsù, apparite, o ciclopi, o giganti, e danzatemi intorno al tavoliere! Sento

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dell'uom volgare, senti l'ingiurie, che rimbalzando già cedono al baston l'aspro comando! Addio tripudio delle canzoni, si pensi a tergere le contusioni

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tempeste, belle al mite sospir delle calme! - - Sacerdoti! alle turbe infelici predicate i miracoli vieti, e di ceri e dorate cornici fate addobbo alle

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