(destandosi completamente): Perdonate, potentissimo Mago ... La Regina ed io, insieme coi nostri figli ... Dove sono? (Al Ministro:) Cercateli
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Mi hanno fatto passar di mente di farvi gustare il pasticcio. (Al servitore) Portate un altro pasticcio ... (Al contadino) E voi che fate ancora qui?
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(al Mago): Chi sei?
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(al Primo Ministro): Sedetevi ...
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(al Re): assegnatevi, Maestà ...
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(al Ministro): Che borbottate, Eccellenza?
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(se ne va piangendo): Povera figlia! Povera figlia! (Re e Ministro, dopo essersi inchinati alla Regina, si siedono a tavola, ognuno al suo posto. Due
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Chiamiamola! Se è in fondo al ruscello ...
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(furibondo, al carnefice): Gli si mozzi quest'altra testa!
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(sbalordito, al giovane): Chi sei? Come ti chiami?
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(al Gran Mago: E non morrò? Non morrò? ...
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Oh! Oh! (Al Re) Ai vostri ordini, Maestà!
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(al Ministro): La Fata è bella! Voi siete brutto!
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(al Ministro): Che ne sapete voi di questa Fata?
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(ridendo, al Reuccio): Come sei brutto con quella mela!
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(al Mago) Sono le rane del ruscello. Gracidano e sembra che cantino.
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(passando dal pianto al riso): Ha detto: Non svegliate il can che dorme!
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(interrompendola): Invece a me, un brutto vecchiaccio ... (Al Ministro:) Chi era? Ve ne ricordate, signor Ministro?
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(stringendo al suo petto la Reginotta e baciandola : Figlia del mio cuore! Come sei bella!
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Ahi Benefica Fata! ... Meritereste di essere Regina! (Al Ministro:) Mi sembra di non avere più sonno!
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(al Re) Non so più sbadigliare. (Alla Fata:) Perdonate, gloriosa Fata! Non sapevano quel che facevano.
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Non mi fate stancare, Gran Mago! (Il Gran Mago introduce due dita in gola al Re, e ne trae fuori qualcosa che subito si ingrandisce: pasticci
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(ridendo, al carnefice): Non importa legarmi le braccia ... M'inginocchio e poso da me la testa sul ceppo. Tagliate!
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(al Re: Regina ... sarebbe un po' troppo! Esser fata Rosabianca ... è già molto! Non dite sciocchezze, Maestà ... (sorride ironicamente.)
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(aprendo improvvisamente gli occhi): Oh, potentissimo tra i potenti Maghi! ... (Al Re) Maestà, non avete, dunque, capito? ... Abbiamo la fortuna ...
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(intento a mangiare, non si è accorto che il carnefice ha tagliato la testa al giovane. Impaziente): he cosa aspetti? ...
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(a parte): Già; per cinquantuno! (Entrano lo scalco e i servitori che portano grandi vassoi con le pietanze fumanti. Posano davanti al Re quello che
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Però, se vi rassegnerete a rinunziare di essere Re ... e a distribuire al popolo quel che avete mangiato in tanti anni ...
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È l'alba. A poco a poco, dietro gli alberi, il cielo si schiarisce fino al rosseggiare dell'aurora; intanto si odono risa, poi canti dolcissimi
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(mangia avidamente una grossa fetta di pasticcio): Eccellente! ... Eccellente! (Séguita a mangiare, dimenticando di darne al Ministro, e finisce da
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al magro coniglio?
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(fa lo stesso; poi, più ardita, si accosta al Mago e lo prende per la barba. Il fratello la imita): Come è folta! ... Potrebbe servirci da manto!
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(al Re, alla Regina): Ricordatevi, Maestà, che se, talvolta, i figli scontano le colpe dei padri, spesso i padri godono i benefici delle buone azioni
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(che non ne può più): asta, Gran Mago, basta! (Il Gran Mago continua l'operazione; al getto delle pietanze, dalla finestra si sentono le acclamazioni
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Maestà, una Strega mi ha detto: Se vuoi campare fino a cento anni devi chiedere al Re una porzione di capretto ... Maestà, Maestà fatemi campare fino
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(al Reuccio e alla Reginotta che si divertono a lanciare sassolini nell'acqua del ruscello): Cheti! Cheti! Potreste colpire la fata Rosabianca che
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(alle Cameriere, rimaste ritte, impalate, in fondo): ate un po' di refezione al Reuccio e alla Reginotta. (Le Cameriere prendono i cestini riposti in
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Un momento! ... Io voglio avere una sola vita, da conservare tutta alla Regina, e al mio popolo. E prima di sposare, intendo sbarazzarmi delle altre
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- No, non t'accostar così al Sacramento, non muovere ad ira il Signore, va, prostrati sul marmo di gelo, prega e piangi, prega e piangi, forse il tuo
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Intanto prostrato al sacro piede della S. V. imploro per me e per questi miei collaboratori e compagni, l’apostolica benedizione e mi dichiaro»
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aveva presso di sé quasi tutto l’equipaggio, ognuno fortemente tenuto per non essere portato via dal mare; i timonieri (poiché due erano al timone
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contemplano dall'alto il lieto spettacolo, lanciando motti e sorrisi alle belle commensali. Il divieto di scendere al piano-terra durante la
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All'alzarsi del sipario, tutti i palchi erano stipati di spettatori. Solo il palco al numero sette di prima fila si vedeva coperto dal riparatore(26),
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Al momento in cui il Virey entrava nella galleria, le immolate scendevano dai loro appartamenti per assidersi alle mense. Immaginate l'effetto di
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, incliini di Elfi, o di chi al suol prosternasi per un tozzo di pane. Neghi a quei rami un sentimento, un'anima, chi non nacque poeta! Quegli non oda il
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nel 1805 Napoleone I, che veniva a Milano a cingere la celebre corona ferrea. Nella casa al numero 9, nel Corso Magenta, nacque nel 1598 il matematico
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amatori di fiori consigliamo una visita al giardino di casa Pertusati, che è rimpetto al teatro. Ha una pregevole raccolta botanica.
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Il forastiero, prima della sua partenza da Milano, non deve dispensarsi dalla salita al Duomo da noi citata a pag. 14,
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Museo Cavaleri, al suo fondatore, l'egregio avvocato Michele Cavaleri, inauguratosi nel marzo 1871. Trovasi al Corso Magenta n. 86. Museo Molinari
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Il palazzo, detto tuttodì del Broletto, fu icostruito nel 1410 circa dal noto capitano Francesco Busone di Carmagnola, il quale lo abitò dal 1413 al
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