Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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valore rappresentato dalle successioni collaterali , che  al  di là del quarto grado dovrebbero ricader nello Stato - ed
cumulo di ricchezze si formi un FONDO NAZIONALE consacrato  al  progresso intellettuale ed economico di tutto quanto il
moralità e di capacità? Quel capitale dovrebb'essere sacro  al  lavoro dell'avvenire e non d'una sola generazione. Ma la
affidando il progresso e la continuità del lavoro  al  zelo e all'utilità di tutti i produttori, sostituirebbe a
risolvere, e queste sono quelle che, cosí danno origine  al  movimento a priori del pensiero. Qui dunque c' è un'
farsi questo, non può assicurarsi il diritto alla vita ed  al  lavoro dell'operaio senza sovvertire tutto quanto l'ordine
senso di dovere sociale verso gli uomini del lavoro,  al  quale ho accennato finora, andava, mercé sopratutto la
in che cosa peccavano, perché le promesse affacciate  al  popolo da quei sistemi sono così splendide che potrebbero
nell'animo vostro - che quando le circostanze chiamarono  al  potere taluni fra quegli uomini, essi neppur tentarono
d'una società traviata, e che dopo quell'epoca o  al  di là dei limiti di quei paesi, spariscono. Ma voi potete
poco tempo dopo, e probabilmente sotto la forma che aveva  al  tempo della sua abolizione. La proprietà è in oggi mal
non sono fondate sopra una giusta eguaglianza proporzionata  al  lavoro stesso. La proprietà è mal costituita, perché
di ricchezza, di emulazione, d'attività, e somigliereste  al  selvaggio, che per cogliere il frutto troncava l'albero.
via perché i molti possano acquistarla. Bisogna richiamarla  al  principio che la renda legittima, facendo si che il lavoro
che non colpiscano la somma necessaria alla vita e lascino  al  popolano facoltà di economie produttive a poco a poco di
meno tristi fra i vostri educatori credono aver sodisfatto  al  debito loro, quando hanno inegualmente aperto sul
a seconda delle intenzioni colle quali s'adopra: consacrata  al  progresso di tutti, è mezzo di incivilimento e di libertà;
fra classe e classe d'uno stesso popolo e inchina gli animi  al  calcolo, all'egoismo, alle transazioni fra il giusto e
da Sette e Poteri appartenenti a vecchie credenze, ostili  al  dogma dell'avvenire, il Progresso. Tutte due quelle scuole
alle norme morali supreme, o chiuda deliberatamente la via  al  Progresso futuro. Bene sociale, Libertà, Progresso: al di
via al Progresso futuro. Bene sociale, Libertà, Progresso:  al  di fuori di questi tre termini non può esistere sovranità.
lo spirito e lo scopo non sono insegnati mai dalla società  al  cittadino. La società desidera da essi cooperazione e
la possibilità dell'esercizio dei diritti, sono lasciate  al  caso della fortuna e all'arbitrio di chi sceglie
illusione. Le credenze individuali, false forse ed avverse  al  progresso, sono trasmesse sole e autorevoli, di padre in
uniforme del Dovere. La libertà non si esercita che  al  di là di quella coscienza. Io vi dissi poche pagine
male, ma nel diritto di scegliere fra le vie che conducono  al  bene. La libertà che invocano quei falsi filosofi è
libertà che invocano quei falsi filosofi è l'arbitrio dato  al  padre di scegliere il male pel figlio. Che? Se un padre
retrograda, d'un sacerdozio avverso, per natura di dogma,  al  Progresso: fu un'arme contro la tirannide; una parola
cercando in nome dell'egoismo, o di non so quale diritto  al  benessere che gli uomini del materialismo v'insegnano, non
sacrificio, e parlavano in nome del diritto alla felicità,  al  godimento, lottare audaci, colle parole di popolo e libertà
la via di godere, disertarono e ci furono nemici acerbi  al  di dopo. Pochi anni di pericoli, di persecuzioni durate
del popolo educati da quegli uomini, da quei filosofi,  al  materialismo, tradire la loro missione, tradir l'avvenire,
coll'amore reciproco, col sacrificio, coll'affetto  al  lavoro. Per progredire, vi conviene mostrarvi capaci di
tre sfere dentro le quali l' individuo umano deve lavorare  al  fine comune, al perfezionamento morale di se stesso e
le quali l' individuo umano deve lavorare al fine comune,  al  perfezionamento morale di se stesso e d'altrui, o meglio di
Voi non la compirete se non migliorandovi e soddisfacendo  al  Dovere. Io v'ho additato, come meglio ho potuto, qual sia
e svolga il PATTO ITALIANO, fondato sui consensi e rivolto  al  progresso di tutti i cittadini dello Stato, non è per voi
accoppiata coll'emancipazione dell'operaio, dando così  al  vostro lavoro la consacrazione d'una verità universale.
ma credeva nel dovere di sacrificare l'intera esistenza  al  bene comune, alla ricerca e al trionfo della Verità:
l'intera esistenza al bene comune, alla ricerca e  al  trionfo della Verità: studiava attento gli uomini e i
prender questa fatica, e s' accorgeranno, io spero, che  al  battito del loro cuore risponde quello del mio. Vengo ora
e del ben esporre è quello che deve procedere dal piccolo  al  grande, dal facile al difficile, dal noto all' ignoto con
quello che deve procedere dal piccolo al grande, dal facile  al  difficile, dal noto all' ignoto con insensibile gradazione;
le parole, ch' essi volgono ai loro discepoli,  al  detto principio, rendono bensì fecondi di grande utilità i
non trasmettono le osservazioni da essi fatte nel giungere  al  detto scopo e le regole da essi praticamente trovate, per
coll' intendimento d' insegnargli tutto ciò, e conduciamolo  al  rosaio dell' Adelaide. Onde comincerò io la lezione che
senza tenere alcuna graduazione, nè ordine, parlare  al  fanciullo di rose, di piante e delle altre distinzioni,
egli non può ascendere dagli oggetti chiamati Adelaidi  al  concetto degli oggetti chiamati rose7bengalesi; se non
si chiamino tutti insieme rose7bengalesi. Acciocchè ascenda  al  concetto delle rose semplicemente deve osservare una terza
serie di note simili egli dee osservare, acciocchè ascenda  al  concetto de' rosacei e lo distingua da' concetti
piante7fiori, ed una sesta finalmente, acciocchè arrivi  al  concetto più generale tra quelli, che gli vogliamo inserire
generale tra quelli, che gli vogliamo inserire nella mente,  al  concetto cioè di piante. A percorrere la seconda serie d'
sia più e qual meno moltiplice e complicata. Se io dico  al  mio fanciullo (che suppongo come dicevo a primordŒ del suo
come un' Adelaide di Como, perocchè quantunque diversa  al  colore, ha le fattezze simili. Io gliela farò distinguere
riteneva, che la classe delle Adelaidi fosse unica, quindi  al  primo vedere delle Saffo, le applicò lo stesso nome di
a de' confini, che prima non ci poneva. Veniamo ora  al  terzo passo; io m' ingegnerò di fargli capire che tanto le
e le Saffo , che aveva prima distinte con tali nomi  al  tutto diversi, hanno delle note comuni, per le quali esse
così dopo avere egli imparato a chiamarla con un nome  al  tutto differente, separò siffattamente le Adelaidi dalle
stesso quattro errori, com' è avvenuto, quando il condussi  al  conoscimento delle rose7bengalesi, anzi di più un quinto,
Quando dopo aver io mostrato l' Ammirabile , e la Graziosa  al  mio tenero discepolo, io gli domando: « quale sarà il loro
sua mente valgono a significare quelle due specie, come  al  tutto separate, e non come aventi delle note comuni. Egli
un nome comune, quello di rose (1). Passo innanzi, e mostro  al  mio fanciullo nel giardino uno Spinalba fiorito, o un
osserva, ma tutta una specie distinta in molte varietà,  al  che egli deve emendare, come fece prima, quattro volte l'
quattro volte l' errore che prende la sua mente intorno  al  significato della parola. Poi devo far lo stesso col fiore
si rilevò. Andiamo innanzi. Io devo far distinguere  al  mio fanciullo i rosacei dagli altri fiori. Se io gli mostro
dei rosacei. E pure se non fo così, non potrei condurlo  al  chiaro concetto delle piante7fiori, come mi sono proposto;
pei quali egli passa colla sua mente, se vuol giungere  al  conoscimento delle tre famiglie de' rosacei, de' gigli e
quando ora intende che esprimono classi sottordinate  al  genere, o sia alla classe de' fiori, il qual nome di fiori
mio fanciullo a questo grado d' istruzione, già lo conduco  al  luogo delle piante fruttifere e gli mostro incontanente un
lui prima conosciuta, quella de' fiori; io potrò innalzarlo  al  concetto delle piante in generale, recandolo a sottomettere
questa via coll' altra inversa che va dal più generale  al  meno; ma prima di questo devo fare due osservazioni, affine
a classificarsi gli oggetti, essendo il vocabolo quel segno  al  quale egli lega colla sua mente certe note comuni, che sono
il fondamento delle sue classificazioni (1). Venendo ora  al  confronto delle due vie riflettiamo in primo luogo essere
dal credere facilmente le cose esser simili tra loro  al  notarne poi più tardi le loro differenze. Io ho spiegato
la oppugna e contrasta. E veramente, se io mostro prima  al  mio fanciullo che tutti gl' individui che vede nel giardino
il vero e naturale metodo, pel quale si deve insegnare  al  fanciullo la classificazione delle cose, si è quello che
una regola generale, secondo la quale condurre i giovanetti  al  sapere. Quello che abbiamo detto del classificare ci fa
d' insegnamento suggerita dalla natura: prima si mostri  al  fanciullo il fondamento, la ragione secondo la quale può
terreno doveva essere compartito con più esatta proporzione  al  numero e alla grandezza delle piante di ciascun genere.
la necessità del compartimento, poscia la forma da dare  al  medesimo. E circa questo modo o questa forma troppe sono le
della mente eziandio che perspicace, deve far fare  al  fanciulletto, ora mostrandogli la necessità di disporre le
già ricco dell' esperienza sua propria potrà comunicare  al  fanciullo quant' egli già sa; ma chi non vede che anco in
qualcosa di necessario. Perocchè 1 non poteva riflettere  al  bello de' fiori, se prima non avesse i fiori conosciuti; 2
riflettuto prima e alla vaghezza de' fiori e alla madre e  al  piacer di questa; 4 non poteva riflettere al bello di farne
e alla madre e al piacer di questa; 4 non poteva riflettere  al  bello di farne ghirlande, opera più complicata, se prima
a unirli a mazzo, unione più semplice; 5 non poteva venire  al  pensiero di assortirli per cavarne vaghezza maggiore senza
a dedurre l' una cosa dall' altra, il che far non potrebbe  al  tutto se non mandasse avanti le premesse e deducesse le
in questo fatto l' inganna, come abbiamo veduto accadere  al  fanciullo, a cui si faceva conoscere la classificazione
sviluppamento a cui è ordinata l' umana intelligenza,  al  termine del quale ella non può giunger giammai. Che poi
di lui o mezzi da metterlo in atto, e tutti i metodi che  al  nostro si oppongono sono cattivi. La formola che esprime il
dell' uomo) primieramente gli oggetti che appartengono  al  primo ordine d' intellezioni; di poi gli oggetti che
ordine d' intellezioni; di poi gli oggetti che appartengono  al  second' ordine d' intellezioni; poi quelli del terzo e così
sono quelli che somministrano la materia necessaria  al  pensiero delle relazioni che passano tra queste cose, e
fine vediamo quali sieno le intellezioni che appartengono  al  primo ordine. La forza o virtù generale, colla quale lo
gruppo, in parte lo fa cessare e ad ogni modo soddisfa  al  bisogno. Qui non ci sono ancora oggetti: non ci sono che
enti a cui appartengono. Ma esse appartengono a due enti:  al  soggetto e al corpo extra7soggettivo; ora, qual è di questi
Ma esse appartengono a due enti: al soggetto e  al  corpo extra7soggettivo; ora, qual è di questi due enti
ma la sensazione come azione veniente da' corpi esterni  al  suo è quella, ch' egli presente, e che preimagina, ed a cui
ella è un atto soggettivo dello spirito, ma in rispetto  al  suo oggetto, il quale può variare, potendo lo spirito
dal soggetto fa nel soggetto, ma nulla più; non pensa  al  modo di quest' azione, che vien fatta nel senso; e
dal bambino la prima volta gli si varia d' innanzi  al  percepirlo, ch' egli fa altre e altre volte. Cioè, sebbene
che gli produce, poniamo, una data sensazione, per esempio,  al  tocco della mano; ma poi egli soffre molte e molte
me riproduco coll' imaginazione, è sempre la stessa quanto  al  conoscere: io conosco con queste operazioni l' identico
passaggeri, e però, tosto che l' oggetto vien sottratto  al  senso esterno, la percezione cessa. Nondimeno ella anche
si possa facilmente prender l' una per l' altra, tuttavia  al  cessar della memoria rimanendo l' imagine, o al cessar
tuttavia al cessar della memoria rimanendo l' imagine, o  al  cessar della imagine la memoria, o all' illanguidirsi dell'
adulto non possa formarsene alcuna idea) non si manifesti  al  di fuori con segni di esuberante letizia? Avete dunque
nell' utero materno, o appena che l' animale si trova  al  contatto dell' atmosfera, o qualche tempo dopo (1). Sembra
Il movimento de' labbri, co' quali egli s' attacca  al  seno materno, è dunque uno de' primi atti del suo istinto
la natura benefica aggiunse per sopra più il piacere  al  soddisfacimento dei bisogni), cerca delle sensazioni per
delle anime. Intanto si può mettere tra i fatti  al  tutto certi, che le sensazioni, che gli animali si
vincoli di domestichezza e fedele servitù molti animali.  Al  principio stesso di un' azione secreta, scambievole delle
se veramente lo concepiamo per tale e non associamo  al  suo concetto imaginariamente qualche elemento di vita, ci
vive e intelligenti. Quando la fanciullina slanciatasi  al  collo della madre, dopo averla baciata con mille carezze se
all' affezione sensitiva. Laonde tutto si lega e dà mano  al  mirabilissimo congegno della creatura umana. L' anima
il fare molti atti religiosi per lui, derivando da Dio  al  loro fanciullo, già rinato col battesimo, grazie sempre
a gradi: sicchè la libertà sottomette o può sottomettere  al  suo impero un circolo ognor maggiore di cose. All' incontro
operazioni, ma nel possesso di oggetti non solo estranei  al  soggetto, ma contrapposti al soggetto. Non basta dunque che
di oggetti non solo estranei al soggetto, ma contrapposti  al  soggetto. Non basta dunque che le operazioni intellettive
considerare qual sia l' istruzione che solo si può dare  al  fanciullo nella sua seconda età, e che corrisponde al primo
dare al fanciullo nella sua seconda età, e che corrisponde  al  primo ordine delle sue intellezioni. Ma prima di trattare
che quand' io cerco la qualità d' istruzione che può darsi  al  fanciullo rispondente al primo ordine d' intellezioni, non
d' istruzione che può darsi al fanciullo rispondente  al  primo ordine d' intellezioni, non intendo d' affermare, col
di primo ordine consiste adunque nel fare osservare  al  fanciullo co' suoi propri sensi gli oggetti esterni, e nel
nelle quali essi trovassero pur piacere ed importanza.  Al  qual proposito molte volte io ho considerato e domandato
(1). Convien dunque con una somma pazienza farsi compagno  al  fanciullo in questo gravissimo e continuo studio dell'
esser l' ordine , nel quale venissero posti sotto i sensi  al  fanciullo gli oggetti sensibili; mi basta di osservare che
della prima età del fanciullo. Il primo si è di porre,  al  possibile, regolarità nella vita del bambino.
vantaggiosa anche nelle seguenti età dell' infanzia.  Al  fanciulletto convien certamente dare in abbondanza oggetti
stimoli della sua attenzione. Ancora gioverà di presentare  al  fanciullo degli oggetti semplici, regolari e ordinati,
conformandosi insensibilmente all' ordine ed educandosi  al  bello. L' intelligenza del fanciullo si apre col riso che
i propri sensi cogli stimoli e corpi stranieri  al  proprio; così l' opera che il bambino dovette compiere
qui avere avvertito che, come l' istruzione che appartiene  al  primo ordine non dee cessare collo spirare della seconda
cui si sono conosciuti. Ora sebbene questa materia sia data  al  nostro spirito nello stesso tempo, tuttavia le riflessioni,
second' ordine. Noi dobbiamo vedere brevemente, onde venga  al  linguaggio tanta efficacia. Convien premettere che vi hanno
non siano ancora linguaggio, come diceva, ma solo materia  al  linguaggio. Un' altra predisposizione al linguaggio posta
ma solo materia al linguaggio. Un' altra predisposizione  al  linguaggio posta dalla natura nell' uomo si è la simpatia e
parte materiale del linguaggio. Una terza predisposizione  al  linguaggio nasce dallo sviluppo intellettivo, che ebbe il
abbiam veduto, l' intendimento, invocandolo qual ausiliare  al  soddisfacimento delle loro tendenze. L' intendimento
per giovarsene, egli la mette, quest' attenzione, anco  al  linguaggio che ode, e che non è da principio per lui se non
dell' oggetto che quel nome significa (1), sicchè  al  risuonar di quel nome si risveglia in lui subito la
Questo fatto dimostra che il linguaggio deve dare  al  fanciullo un' attitudine maggiore a richiamarsi le memorie
Ma il linguaggio l' aiuta non poco in ciò: perocchè o  al  sentire d' una parola o al rivenirgli alla mente, gli
non poco in ciò: perocchè o al sentire d' una parola o  al  rivenirgli alla mente, gli tornano insieme le memorie e le
anche sotto questo solo rispetto, egli apre la via  al  fanciullo d' accrescersi molto più del doppio le sue prime
seconda funzione della forza unitiva (1), ond' avviene che  al  prodursi di quella sensazione del suono si risveglino nel
che avendo il bambino già congiunto imagine e suono,  al  rinnovarglisi la sensazione che risponde all' imagine sia
caso il vocabolo è una sensazione o anco una percezione,  al  ricever della quale il bambino volge la sua attenzione
Tuttavia i pronomi dimostrativi questo, quello ecc., uniti  al  nome comune lo applicano, o restringono a significare
non n' ha altre per avventura nella mente, le rinfreschi  al  suono del vocabolo, per l' analogia che esse hanno colle
non esprima idee astratte (2). Quegli adunque che parlano  al  bambino, provocano del continuo la sua attenzione a
nuove differenze che lo fanno accorto avere egli dato  al  vocabolo un significato troppo esteso verso quello che gli
successivamente a lui presenti, ma disparatissime, come  al  cane o a un uccello, è ugualmente certo che la sua mente
sola precisa dall' oggetto, considerata da sè. Quindi  al  fanciullo riesce prima intelligibile il vocabolo bianco ,
prima di risolversi a coniare nuovi vocaboli, si appigliano  al  partito di alterare e distendere le significazioni dei
alle intellezioni di un ordine più elevato del secondo,  al  quale appartengono le astrazioni , di cui parliamo. Ma chi
dell' astrarre v' abbia qualche cosa che s' assomiglia  al  classificare. Al second' ordine d' intellezioni appartiene
v' abbia qualche cosa che s' assomiglia al classificare.  Al  second' ordine d' intellezioni appartiene ancora la
per attemprarvi e commisurarvi l' istruzione da dare  al  fanciullo; il conoscere il grado di estensione presa da
attemprarvi e commisurarvi l' educazione pratica da dare  al  fanciullo; la quale non può far uso che di quella parte di
astratto, primo termine della volizione, come d' un segno  al  quale conoscere gli oggetti buoni, e discernerli dai
, che separa il fanciullo dalle cose, sommamente importante  al  suo sviluppo, si è quello dell' animalità . Se il fanciullo
il suono dei vocaboli, lo trae dall' interno dell' uomo  al  di fuori. Nè giungerebbe tuttavia ad argomentare da'
a fermarsi dal tutto ad una parte della cosa, dal complesso  al  suo elemento; nell' animale adunque pensa, mediante la
primo atto di conoscimento scioglie le labbra del bambino  al  riso, così si manifesta in lui con molti atti d' esultanza
privandolo dell' uso della loquela, che equivale per lui  al  nuovo uso da lui acquistato della intelligenza, che è il
giovarsi: non deve rintuzzarla, chè sarebbe ingiuria fatta  al  lume divino che nell' anima umana risplende; egli deve
la memoria materiale del bambino obbligando l' intelligenza  al  digiuno: cosa molestissima e gravissima a quel piccolo
da fare delle intellezioni d' un ordine superiore a quello,  al  quale è pervenuta; nel qual caso le è assolutamente
i passi dell' istruzione; in una parola senza lasciare  al  fanciullo il tempo necessario a penetrare la cosa, a
ora indicare quale debba essere l' istruzione da darsi  al  fanciullo rispondente al secondo ordine d' intellezioni. Ma
essere l' istruzione da darsi al fanciullo rispondente  al  secondo ordine d' intellezioni. Ma prima osserviamo, che in
e le idee sono bene armoniate, ne risulta un miglioramento  al  fondo dell' uomo, sul qual fondo operano tutte insieme e vi
un grandissimo guadagno, se in questo periodo s' insegnerà  al  fanciullo a nominare il più gran numero possibile d'
gran numero possibile d' oggetti, e a parlar bene dentro  al  circolo delle sue cognizioni. Questa parte era quasi
(1). E nondimeno dissi che conviene insegnare la lingua  al  fanciullo entro il circolo delle sue cognizioni, cioè in
fatto dal fanciullo (1). La lingua si deve insegnare  al  fanciullo con un doppio esercizio naturale e artifiziale .
discorso, e non ve n' ha pur una che sia per sè superiore  al  secondo grado dell' umana intelligenza, eccetto alcune
congiunzioni. L' esercizio naturale col quale s' insegna  al  fanciullo la lingua, dovrebbe essere ordinato secondo le
secondo le seguenti regole: 1 Tutto ciò che si parla  al  fanciullo, come si disse, non dovrebbe superare la portata
pronuncia e soprattutto con esatta ortografia. 3 Chi parla  al  fanciullo dovrebbe parlargli con forme e atteggiamenti di
anco dell' esercizio artificiale della lingua da farsi fare  al  fanciullo, oltre il doversi egli avvertire d' ogni cosa che
esige delle intellezioni d' un ordine molto superiore  al  secondo. Ma quanto alla materia, conviene insegnargli a
specie piena imperfetta), o più altri (1), prima di venire  al  nome proprio, per esempio, a quello di Rondello, di
adunque, se negli esercizŒ artificiali da farsi fare  al  fanciullo sia più consentaneo alla natura il fargli
gli specifici, che certamente sono più propri e più acconci  al  ben favellare? Egli è adunque certo, che più le idee sono
adunque nel nominare le cose dal nome più generale  al  meno è un esercizio utilissimo al fanciullo: percorsa molte
dal nome più generale al meno è un esercizio utilissimo  al  fanciullo: percorsa molte volte questa scala in varŒ generi
qual norma si deve stabilire per scegliere le più acconce  al  fanciullo. Qui non vi ha dubbio, che la norma consiste «
che non pur non trapassino l' ordine delle intellezioni,  al  quale trovasi a gioco la mente del fanciullo, ma s' abbiano
in qualità sensibili avvicinano il concetto astratto  al  concetto pieno (universale, non astratto); e però formano
scala d' idee specifiche semi7astratte, che discende fino  al  primo gradino, che è l' idea piena (idea dell' individuo
ma non astratto), col quale finisce il mondo ideale. Fuori  al  tutto di esso rimane la sussistenza delle cose, che
idea specifica astratta discende per le semi7astratte fino  al  sussistente. Una delle cose difficili, che al senno dell'
fino al sussistente. Una delle cose difficili, che  al  senno dell' educatore spetta di determinare si è « che cosa
sia di soverchio applicato, parmi che si voglia andar  al  di là della natura stessa in questa parte. Io credo all'
e mediocre, qualunque egli sia. Anzi io credo dover essere  al  fanciullo vantaggioso esercizio, come ho toccato innanzi,
le esperienze e le osservazioni, le quali grazie  al  cielo si cominciano già a fare (ed è pur tempo, che si
pretendere ciò per l' enormità dell' assurdo, allora tutt'  al  più si riducono a dire, che il bambino non ha punto regole
un errore il supporre, che il bambino sia sfornito  al  tutto di regole . Egli ha le sue; e convien dirigerlo non
dei pedagogici; ed è ciò in pari tempo che fu fin qui  al  tutto dimenticato: non si sospettò neppure che tali regole
Per altro noi già vedemmo, che il bambino dà l' anima anche  al  bottone che luce e a tutte le cose; e però non solo ammira,
lunghe osservazioni e profonde meditazioni. Giunti noi  al  second' ordine d' intellezioni del bambino, abbiamo anco
stato della mente e dell' anima del nostro bambino rispetto  al  bene. A rispondervi conviene richiamarci alla mente due
a far prendere alla propria attività un giro così opposto  al  naturale, niente ricaccia quell' attività intellettiva che
vi vuole un lungo tempo prima che l' intelletto restituisca  al  soggetto i suoi piaceri. Quello poi che nasce de' piaceri e
che il bambino, che nel suo essere di animale opera  al  tutto soggettivamente, nel suo essere di uomo cominci ad
riferisce a sè stesso. Perchè le cose stesse sensibili, che  al  soggetto propriamente appartengono, quella piccola
non è che il bene. Qual è dunque il bene che può esser noto  al  bambino non arrivato più in là del second' ordine delle sue
tosto che ha già conosciuto alcuni vocaboli? Poniamo che  al  vocabolo bene aggiunga pure il significato d' un giusto
sia pure: ma in questa età è egli vero che creda solo  al  proprio senso, alla esperienza propria? Egli è certo che
il bambino riuscirà almen uomo leggiero. Se poi s' attiene  al  sentimento proprio rinunziando all' altrui autorità, egli
egoismo, d' una inesplicabile malignità. Parlare adunque  al  bambino col linguaggio il più preciso, il il più verace, il
di attenersi ad entrambe: la scelta non è dovuta  al  suo arbitrio, ma alla prevalenza dell' inclinazione verso
oltracciò un' altra questione, se il bambino pervenuto  al  second' ordine d' intellezioni seguita sempre le regole del
e che non potrebbe allontanarsene senza pervenire  al  terzo grado d' intellezioni. Perocchè dopo essersi formata
. Le persone dunque che educano o che semplicemente parlano  al  bambino potranno usare a tal fine la regola di lodare
non si possa da qualche lato presentare come buona e bella  al  fanciullo e fargliela amare. Quando il fanciullo comincia
i gesti e gli atteggiamenti esprimono degli affetti, egli  al  veder quelli sente questi, sia per un' operazione
Conviene che anche colle lingue naturali si comunichi  al  bambino pensieri di bontà e di rispetto: egli apprenderà la
egli attinge una ineffabile malizia. Dannosi sono parimenti  al  bambino i terrori e le paure incussegli o con parole o con
belle, liete, ridenti. Non appartiene solamente questo fare  al  bambino: ella è una legge costante di tutta la natura
impaurire o rattristare quell' animo che questa spinge  al  coraggio ed alla allegrezza? Ma non è egli anche il timore
e non a raddrizzare la sua riflessione. Quanto poi  al  sentimento della propria debolezza, egli lo ha troppo; nè
da altro. Escluso dunque ogni timore fantastico e procurato  al  nostro tenero fanciullo, rimane tuttavia a cercare se giovi
da altro. L' esercizio di pazienza che può convenire anco  al  bambino non si dee trascurare, ma dee farsi con somma
ella prende tosto una forma limitata ed esclusiva.  Al  bambino d' un anno le persone nuove già fanno sinistra
Ora nella sfera della intelligenza si dee por mente  al  fenomeno dell' attenzione. L' attenzione è un
persone non più vedute, ma egli riman sorpreso e intimorito  al  loro comparire, si arretra da esse se l' avvicinano, si
e indolcia gli oggetti, quegli esseri tornan molesti  al  suo pensiero che rimane nell' incertezza sulla loro
favorevole o avversa natura. Fu già osservato da altri, che  al  comparir nella mente del fanciullo un' idea nuova, nasce in
li meriteranno: ma i fanciulli all' incontro senza pensare  al  futuro, concetto che ancor non hanno, ne' primi oggetti
della gelosia. Come la persona gelosa soffre e s' irrita  al  timore che altri gli rubi o scemi l' amor dell' amante;
il bambino che è l' amante teme che altri gli rubi o scemi  al  suo cuore quell' amore che egli pone alla persona amata, e
d' oggetti o di ordine nella loro vita riescono talora  al  bambino grandemente moleste, e gli mettono del mal umore.
una bambina di diciotto mesi che piangeva se alcuno toccava  al  passeggio il panierino della sua bona . [...OMISSIS...]
si può concepire: egli è nulla, non presenta veruna base  al  nostro amore. Il solo reale infinito può come tale essere
quali sieno tutti questi mezzi, sì negativi pe' quali  al  fanciullo si sottraggono tutte le occasioni di limitare i
umanità intera (2)? Se dunque abbiam già fatto conoscere  al  nostro fanciullo il valore di questa voce Dio,
cedono poi a un altro istinto maggiore, l' egoismo. Contro  al  primo di questi due pericoli che rende l' amore de' loro
e la madre.... non può essere mio discepolo »(2) ». Contro  al  secondo pericolo si guarentiranno pure, se esigeranno dal
il modo di quell' amore: di che gravità, di che efficacia.  Al  modo stesso l' onore verso Dio vien migliorato e
analizzare gli atti della mente fanciullesca, che non costi  al  fanciullo il porli e il farli celeremente gli uni agli
a parlare, e il parlare è un atto che appartiene certamente  al  second' ordine d' intellezioni. Ora medesimamente
leggere è indubitatamente un atto intellettivo appartenente  al  terz' ordine d' intellezioni. Da questa maniera che noi
tempo qualche intellezione di terz' ordine; ma cominciamo  al  terz' anno a parlare di quest' ordine d' intellezioni,
tra loro, o coi sentimenti che l' uomo ha anteriormente  al  second' ordine (1); così parimenti le intellezioni del
le classi delle intellezioni di terz' ordine già crescono  al  numero di sette; il che non è piccola prova dell' immensità
posso argomentare all' esistenza della rosa in vicinanza  al  mio naso: argomentazione che fo in riflettendo sul rapporto
che aggiunge ad un soggetto, e perciò egli è nel caso,  al  cadergli sotto gli occhi d' un cibo, di dire: « Questo è
giudizio sintetico a priori è l' operazione corrispondente  al  prim' ordine d' intellezioni. Ma tostochè lo spirito ha
la mente contempli la sola idea della cosa senza attendere  al  giudizio sulla sua sussistenza. Questa scomposizione dell'
data loro da Condillac. Tal è l' operazione che corrisponde  al  second' ordine d' intellezioni. Vedesi da ciò che con tale
Vedesi da ciò che con tale operazione appartenente  al  second' ordine la mente umana acquista de' nuovi predicati
d' esempio, che cosa sia il bene e il male sensibile,  al  vedere un cibo del tutto simile nell' apparenza a quello
nell' apparenza a quello che altre volte tornò gradevole  al  mio palato, io posso unire il predicato buono coll' oggetto
lui delle varie sensazioni. Se il cane trema d' allegrezza  al  solo vedere presente il cibo che pure non può prendere
il predicato da sè solo (astratto), e poi lo congiunga  al  soggetto, cioè a dire vegga lo stesso predicato in un
lo stesso predicato in un soggetto. Appartiene adunque  al  terzo ordine d' intellezioni la seconda fila de' giudizi
altra conseguenza ed è, che sebbene l' analisi appartenga  al  second' ordine d' intellezioni, tuttavia certi suoi
altra volta, ma ciò che ho veduto altra volta era buono  al  mio palato e al mio stomaco; dunque ciò che vedo è buono al
ma ciò che ho veduto altra volta era buono al mio palato e  al  mio stomaco; dunque ciò che vedo è buono al mio palato e al
al mio palato e al mio stomaco; dunque ciò che vedo è buono  al  mio palato e al mio stomaco ». E` ben lontano il nostro
al mio stomaco; dunque ciò che vedo è buono al mio palato e  al  mio stomaco ». E` ben lontano il nostro fanciullo da poter
accennata può fare dei raziocinŒ catatetici, e così salire  al  terz' ordine d' intellezioni; egli non potrebbe però ancora
passi lo spirito si forma i concetti delle collezioni.  Al  primo vedere di più cose, che fa il fanciullo, o al primo
Al primo vedere di più cose, che fa il fanciullo, o  al  primo sentirle contemporaneamente, egli non si forma già l'
di più oggetti fu ciò che trasse in inganno Bonnet,  al  quale parve d' avere un fondamento per dire, che « « le
da quella, che riceve dalla vista di una pecora, neghiamo  al  tutto che la diversità consista nell' essere quella un'
pezza rimangono nel senso, sentite bensì dal soggetto, ma  al  soggetto ignote. Di più abbiamo veduto che l' intendimento
e tosto, tali idee; ma anzi solamente allora, che nasce  al  soggetto intellettivo il bisogno di esse e non prima. E in
il bisogno di esse e non prima. E in ogni caso rimane  al  filosofo il dovere di descrivere tutto il processo delle
la qualità comune, che restò nella mente legata  al  nome, non suppone alcuna dualità perchè è unica, e l' esser
da una parte ha la qualità comune nella mente sua legata  al  nome, poniamo di pera , e dall' altra sente ripetersi agli
che non può il fanciullo giungere a tanto se non arrivato  al  terz' ordine d' intellezioni. E infatti la qualità astratta
d' intellezioni. E infatti la qualità astratta appartiene  al  second' ordine, come abbiamo veduto. Il riflettere al
al second' ordine, come abbiamo veduto. Il riflettere  al  rapporto numerico che hanno due oggetti partecipanti la
quale la mente passa a concepire gli altri numeri superiori  al  due; il che sebbene ella faccia sollevandosi ad ordini d'
senza numerarne prima due, come è impossibile giungere  al  concetto dei quattro, se prima non si è formato il concetto
il dieci, io nella cognizione del dieci e del suo rapporto  al  cento ho implicitamente la cognizione del numero cento. Che
singoli numeri; giacchè nel descritto modo la mente giunge  al  mille con quattro passi, con quattr' ordini di riflessione,
che viene applicata mediante un giudizio (1) ». Quando io  al  vedere un oggetto, giudico che è « una pianta »; io applico
compariscono nel fanciullo, se non quando questi è giunto  al  terz' ordine delle sue intellezioni. E veramente nel primo
ella fa appunto di quelle operazioni colle quali si eleva  al  terz' ordine. Ora, questi principŒ sono definiti, perocchè
alla natura morale del fanciullo, quando questi giunge  al  terz' ordine d' intellezioni? Cessano esse? Perdono esse di
acciocchè ella cessi dal farlo. Ma egli è vero però, che  al  fianco di quelle regole primitive ne insorgono delle altre
gli parlano con un linguaggio sempre nuovo, conveniente  al  nuovo stato della sua mente: l' uomo crede di far guadagno
Quali sono dunque le regole morali del bambino giunto  al  terz' ordine d' intellezioni? Nel secondo l' ammirazione e
in lui: queste volizioni, effetti delle regole primitive,  al  terz' ordine si cangiano esse stesse in regole morali. Le
regole morali. Le regole morali adunque pel nostro bambino  al  terz' ordine d' intellezioni sono le seguenti: Ciò che è
morali, che si forma il fanciullo nell' età rispondente  al  terz' ordine, sieno vere o false, sieno conformi o diformi
tra loro, e trovare le differenze, ciò che spetta  al  quart' ordine, come vedremo. L' aumento delle volizioni
età non giunge, come nella precedente, immediatamente  al  suo termine, l' oggetto reale che cerca, ma con un passo in
versatilità fanciullesca, non l' intende, e vuole imporre  al  fanciullo di quelle regole che ottimamente presiedono ad
più quelli che il prender cibo: tutto ciò che si riferisce  al  sentimento del riso, è a lui straniero. Ma il disordine
della benevolenza e dell' ammirazione del fanciullo.  Al  primo ordine d' intellezioni egli non possedeva ancora, nè
usi delle cose e ad apprezzarle anche per questi; dietro  al  quale apprezzamento la volontà si affeziona ad esse di un
sue intellezioni e continua cogli altri. Giunto dunque  al  terz' ordine già in possesso del linguaggio, di questa
presso lui accettazione di persone, è un giudice, dinanzi  al  quale i nomi de' piaggiatori rimanendo celati, giudica con
voleri »(2). L' idea di essere ingannato non può venire  al  fanciullo se non dall' esperienza; come pure dalla sola
termini, affine di togliere ogni equivoco od obbiezione  al  metodo che proponiamo. L' istruzione adunque rispondente ad
salito, sono vocaboli del tutto perduti, inintelligibili  al  fanciullo, e però attissimi a confonderlo, a turbare il
che pur sono alla sua portata. Noi abbiamo veduto che  al  second' ordine d' intellezioni il bambino può intendere i
ordine d' intellezioni il bambino può intendere i nomi (1),  al  terzo i verbi, non però le declinazioni di quelli, le
è ancor nome ma esprimente azione. Chi dunque è arrivato  al  terz' ordine non potrà intendere se non quei vocaboli e
o quello o questi non contengano intellezioni, se non tutt'  al  più di quart' ordine, e tali che si possano rannodare alle
e la parte meccanica . L' esercizio che si fa fare  al  fanciullo deve riguardare l' una e l' altra. Io ho già
che fin dal secondo grado d' intellezioni si faccia fare  al  bambino l' esercizio di nominare più cose che sia possibile
loro vincere le difficoltà delle sillabe più difficili.  Al  quale intendimento già si pose mente da' benemeriti
favella. L' ordine nel quale si devono far pronunciare  al  fanciullo nostro i suoni elementari, parmi dover esser
intellettuale dell' esercizio orale. Il far apprendere  al  fanciullo a nominare gli oggetti, come abbiamo detto,
(2), solamente che non parmi che sia ancor tempo di parlare  al  nostro bambino di dittonghi o trittonghi, ma solo di
quando il maestro pronuncia la sillaba bi , e poi domanda  al  fanciullo: Quanti suoni avete udito? gli si faccia
Ciò non di meno anche questo solo è un esercizio utile  al  bambino; e a tal fine sarebbe da dargli prima due oggetti
scuole infantili (1). A questa età ancora giova il mostrare  al  fanciullo le cose per imagini. Egli le ama, e se ne
de' Fratelli della Carità, e delle Suore della Providenza,  al  quale rimetto il lettore (1). La moralità nei bambini fu
se stesso, egli non può colla sua volontà riferire  al  SE conosciuto il bene ed il male; perchè il SE conosciuto
azioni del bambino; perocchè siamo noi che le riferiamo  al  bambino soggetto, il che non fa il bambino stesso. Noi
misura ed alla qualità della resistenza, che si deve fare  al  bambino nell' età precedente, è necessario applicarsi anche
virtuose. Finalmente non si trascurino di procacciare  al  bambino quelle grazie, di cui abbiamo parlato alla prima
d' intellezioni precedenti. Passando adunque noi senza più  al  quart' ordine, quali sono esse le intellezioni di quest'
dal vedere la differenza che passa tra i giudizi analitici  al  secondo ordine e i giudizi analitici al quart' ordine. I
i giudizi analitici al secondo ordine e i giudizi analitici  al  quart' ordine. I giudizi analitici al second' ordine sono
e i giudizi analitici al quart' ordine. I giudizi analitici  al  second' ordine sono delle pure astrazioni ; ma i giudizi
ordine sono delle pure astrazioni ; ma i giudizi analitici  al  quart' ordine sono delle scomposizioni elementari . La
percezioni di corpi, io posso fermare la mia astrazione  al  colore, e così far di questo un essere astratto. Nella
colore ». Nell' astrazione recata ad esempio io ho pensato  al  colore e nulla più; quando ho giudicato che un dato oggetto
che un dato oggetto sia un corpo colorito (sintesi  al  terzo grado), ho dovuto pensare ad un tempo il colore
alla mente un lume sfolgorantissimo) non può cominciare che  al  quart' ordine d' intellezioni (1). Il paragone non si può
si può eseguire se non a questo tempo, anche perchè solo  al  terz' ordine l' uomo conosce la dualità. Nè solo mediante
l' uomo conosce la dualità. Nè solo mediante il paragone ,  al  quart' ordine si distingue la sostanza e l' accidente , l'
si forma tanto rispetto agli oggetti reali, come se io  al  solo vedere il fuoco gli attribuisco l' azione del
proprie riflessioni di questa verità importante e contraria  al  comun pregiudizio de' filosofi, che suppongono trovarsi le
modo. Questo primo modo è semplicissimo, ed appartiene  al  secondo ordine d' intellezioni, perocchè non consiste in
alla cognizione del tre, sia coll' aggiungere l' uno  al  due, o coll' aggiungere il due all' uno, operazione anco
il vero valore del monosillabo IO prima di essere giunto  al  quarto o al quint' ordine d' intellezioni. Di più l'
del monosillabo IO prima di essere giunto al quarto o  al  quint' ordine d' intellezioni. Di più l' osservazione dà un
principŒ sono però connessi in modo che il primo è legato  al  secondo, e il secondo esercita la sua forza e il suo
di capire tutte le parti del discorso. Vedemmo già che  al  second' ordine d' intellezioni egli non apprende che i nomi
l' idea astratta delle azioni delle cose. Solo adunque  al  terz' ordine egli può nominare le proprie azioni; ma queste
non può essere attribuito se non dall' uomo giunto almeno  al  quint' ordine d' intellezioni. Tanti e così difficili
testimonio, niun potrà dire che io piego l' osservazione  al  servigio del mio sistema. Una donna adunque, la quale non
perchè solitamente vere e sagaci, scrive tutt'  al  mio uopo così: [...OMISSIS...] . A questa sola età può
il presente col futuro. A tanto può arrivare il fanciullo  al  quart' ordine delle sue intellezioni. Al terz' ordine egli
il fanciullo al quart' ordine delle sue intellezioni.  Al  terz' ordine egli ha un' idea accurata del numero due, al
Al terz' ordine egli ha un' idea accurata del numero due,  al  quarto può paragonare le due cose distinte e vederne le
dal tempo futuro, questa può essere operazione appartenente  al  quart' ordine: distinguere tutti e tre i tempi
d' intellezioni si cangiano in principŒ le idee avute  al  terz' ordine. Ora vedemmo che fra le idee del terz' ordine
principŒ di più rilevanza adunque, che il bambino acquista  al  quart' ordine delle sue intellezioni, consistono in quelli
avvenimento è periodico, come il levarsi del sole, predice  al  venir dell' epoca, che quell' avvenimento avrà luogo. La
con ragione, quando poi irragionevolmente. In quanto  al  primo quesito, egli è certo che nè i singoli individui, nè
di quest' opera. Quanto alla seconda questione, cioè  al  grado di forza onde l' opinione intorno all' impotenza
colpevole e interessata. E in quest' errore non  al  popolo, ma ai soli scienziati è riserbato di stramazzare;
e durezza di cuore esser reso a credere e ad assentire  al  vero più tardo del giusto; se questa sua tardezza a credere
di nuovo verso la credulità primitiva data dalla natura  al  bambino, restituita in parte ad esso da una cognizione più
puntarono i piedi e le ginocchia a mantenere impossibile  al  tutto quello che trapassava le opinioni che essi si erano
il primo di amore e di servigi (1). Questo è ciò che nasce  al  terz' ordine d' intellezioni. Di poi avviene, che egli
falsificarsi, come abbiam veduto, per degli inganni tesi  al  suo giudizio dalla falsità delle persone che lo
principŒ. Un essere assoluto vien conosciuto necessario già  al  second' ordine d' intellezioni. Al battezzato secondo le
necessario già al second' ordine d' intellezioni.  Al  battezzato secondo le dottrine profonde del cristianesimo è
si possa trovare nella quinta età del fanciullo, o sia  al  quart' ordine della sua intelligenza a cui siamo pervenuti.
la moltiplicità degli esseri è là per contraddire  al  suo pensiero e per dirgli: tu erri, se ci credi tutto l'
non solo esse spezzano via più e quasi tritano dinanzi  al  suo pensiero l' entità delle cose; ma col solenne vocabolo
incognita io abbia percepito o sentito di più di prima.  Al  secondo ordine d' intellezioni il bambino apprende a
ordine d' intellezioni il bambino apprende a parlare:  al  terzo ordine il nome di Dio che gli suona all' orecchio lo
s' egli viene aiutato da una religiosa istituzione.  Al  terz' ordine egli apprende del pari che la madre ha una
egli apprende del pari che la madre ha una volontà; e  al  quarto egli trasporta la volontà della madre in Dio, e come
piegare la volontà propria a quella di Dio. [...OMISSIS...]  Al  quarto ordine d' intellezioni adunque l' idea di Dio può
Ma ad ogni modo la volontà divina pienamente soddisfa  al  bisogno che egli ha di trovare anche una volontà assoluta,
giusta, così necessaria che non ne domanderà mai un perchè  al  mondo; piuttosto mostrerà gran desiderio di sapere qual sia
grazia de' sacramenti, ma da quella che possono ottenere  al  figliuolo offerendolo all' Altissimo, pregando per lui,
ci condurrebbe troppo a lungo senza immediato vantaggio  al  nostro scopo. Scorciando adunque, come abbiam fatto nelle
l' uno più o meno dell' altro. Ora vedemmo, che solo  al  quart' ordine comincia il paragone; dunque al quart' ordine
che solo al quart' ordine comincia il paragone; dunque  al  quart' ordine solamente può farsi quell' atto della volontà
tra due cose paragonate. Ad un ordine precedente cioè  al  terzo si può bensì apprezzare , il che non importa
e antecedentemente paragone. Se si considera, che  al  second' ordine si formano gli astratti e però nasce l'
suo accidentale (1). Ma questa prima volta viene appunto  al  quart' ordine delle intellezioni. La collisione tra le cose
inclinazioni naturali. Ora questa volontà gli è conosciuta  al  quart' ordine. Noi abbiamo veduto che egli l' apprezza, l'
palmo, e questo egli fa ogni dì coll' invitto potere che dà  al  vero una osservazione accurata de' fatti umani. E` l'
questo vero mirabile e consolante, che egli « ubbidisce  al  dovere morale prima di ubbidire alla forza »ubbidisce a
voglia, che hanno d' influire sulle volontà altrui,  al  che fare spiegano per tempo una destrezza tanto
Venendo ora a descrivere qual sia l' istruzione conveniente  al  quart' ordine d' intellezioni, non ripeterò quelle cose,
diligenza a far sì che questo grande istrumento serva  al  suo fine; che le parole e le idee si leghino accuratamente
dal significato improprio e vago delle parole. Dunque  al  fanciullo una cognizione profonda della lingua insegnagli
morali esprimenti non più che la moralità proporzionata  al  bambino nostro, cioè quella che non esprima mai formole
all' ordine d' intellezioni, a cui egli è arrivato; o tutt'  al  più ad un ordine immediamente maggiore. Un libro che
pensiero; ma una musica serva della parola già comunicata  al  fanciullo; una musica, a cui il fanciullo presta gli
tuttavia riescono sommamente difficili ad esprimersi  al  fanciullo. Conviene prima indicargli qual sia il pensiero
Perchè appartengono ad un ordine d' idee superiore  al  loro. Si dovrebbero adunque dall' uom grande, che
prossimamente superiore a quel del linguaggio, e però  al  terzo. Ma noi abbiamo osservato che il linguaggio stesso
col terz' ordine. Convien adunque lasciare un po' di tempo  al  fanciullo, acciocchè intenda sufficientemente la lingua
respiro poi che si lascia prima di cominciare a mostrare  al  bambino le lettere, viene da lui utilissimamente occupato
la sola lettura e la sola scrittura che si voglia insegnare  al  fanciullo; ma, insieme con queste, cose molto maggiori,
la natura stessa. Laonde se dopo che io avrò mostrata  al  fanciullo la lettera a e insegnatogliene il suono, lo farò
e la intellettuale; rivolgendosi poi entrambi acconciamente  al  progresso morale. Egli è evidente che come la lingua giova
relativa; ma quando si legge, allora l' attenzione si ferma  al  suono delle parole, e la figura impressa che abbiam sott'
appuntandosi, per così dire, in quella possa slanciarsi  al  suo termine, che è il suono della parola. Finalmente,
a' fanciulli. Noi abbiamo veduto, a ragione d' esempio, che  al  quart' ordine d' intellezioni, a cui siam pervenuti, il
Oltre tutte le cognizioni descritte, che si possono dare  al  fanciullo di questa età, si dee oggimai pensare ad
altrettanti cappŒ in cui le idee s' annodano. E però, se  al  terz' ordine d' intellezioni questi principŒ incominciano,
terz' ordine d' intellezioni questi principŒ incominciano,  al  quarto si possono già adoperare dal savio istitutore a
Il savio istitutore cercherà di procurare tre vantaggi  al  discepolo, cioè: 1 Di aiutare la sua memoria, il che si
adunque la prima ragione d' associazione. All' incontro,  al  rivedere di quella persona ciò che subitamente mi si
separate da una distinzione categorica. Non così sarebbe se  al  venirmi in mente di un principio tosto mi si affacciasse al
al venirmi in mente di un principio tosto mi si affacciasse  al  pensiero altresì quelle conseguenze che prese insieme
farglieli analizzare, e dalle parti lor già trovate rivenir  al  tutto; finalmente da principŒ (ma s' intenda bene, da suoi
che abbia senso, che non un ammasso di parole sconnesse  al  tutto e gittate a caso? Il rammentare la successione di
Si vedrà facilmente quanto questa dottrina consuoni  al  principio supremo dell' educazione da me altrove proposto
cogli affetti dee rispondere alla mente, la vita rispondere  al  cuore. Se la mente dunque si conforma all' ordine oggettivo
a riconoscere tutto l' ordine oggettivo di cui è capace;  al  che fare è necessario che i nessi delle cose si dispongano
dell' idea di Dio quasi assorbente tutte le altre.  Al  terz' ordine rimane la stessa idea di Dio, ma non assorbe
di subordinare ciò che è contingente all' Essere supremo.  Al  quart' ordine si manifesta Iddio come volontà. Cioè dopo
il nesso fra tutte le altre cose e l' Essere supremo.  Al  quint' ordine si cominciano a conoscere alcuni dei divini
è un quarto modo di riferir tutto a Dio. Finalmente  al  sesto si comincia a conoscer Iddio come intelligenza o
applicare ai fanciulli, e farli pervenire successivamente  al  loro spirito, sarebbe pure argomento d' un libro
di cose. Sarà dunque assai bene che si faccia considerare  al  fanciullo in tutte le cose l' entità; e che gli si mostrino
sono gli elementi materiali che si debbono far trovare  al  fanciullo, anche qui menandolo dalla cosa più composta alla
condurre fino alla cognizione de' principŒ chimici,  al  che molto gioverebbe l' orto botanico, il gabinetto di
per aggruppare intorno a lui molte idee; facendone fare  al  fanciullo una frequente applicazione a quante più cose gli
egli dee richiamare del continuo le azioni, deve far fare  al  fanciullo un' applicazione continua di essi: in tal modo le
all' educazione. Nell' esporre l' educazione che risponde  al  quart' ordine d' intellezione, seguiremo il metodo tenuto
d' altra parte si persuaderà, se non sarà virtuosissimo e  al  tutto sapiente, che sommamente importa tener l' animo del
suoi pensieri: perocchè il disordine della vita si comunica  al  cuore e alla mente: queste tre cose tra di loro intimamente
Grand' errore adunque è il far servire il fanciullo  al  proprio trastullo, anzi che al suo vero vantaggio: l'
il far servire il fanciullo al proprio trastullo, anzi che  al  suo vero vantaggio: l' adoperarlo come un mezzo e non
noi ora parlare: riprendiam da principio il ragionamento.  Al  riso del volto umano il bambino risponde col primo atto d'
che gli atti della materna tenerezza, lungi dal nuocere  al  fanciullo, sono quelli che gli parlano, lo educano da
parlano, lo educano da principio, invitandolo e traendolo  al  conoscimento d' un' altra intelligenza buona a cui non può
la giustezza e la rettitudine morale è sempre relativa  al  soggetto, cioè è relativa al modo onde l' oggetto viene dal
morale è sempre relativa al soggetto, cioè è relativa  al  modo onde l' oggetto viene dal soggetto appercepito. Ora,
benevolenza è ottima regola di moralità data e mantenuta  al  fanciullo: perocchè egli secondo quella pacificamente
in esso alcun principio di coscienza morale. E` venuto  al  quart' ordine delle sue intellezioni, che avendo già
incipiente del fanciullo, consistono nel manifestare  al  fanciullo sempre una volontà buona relativamente a lui;
a lui, cioè può esser bona d' una bontà riconoscibile  al  fanciullo stesso, ond' egli possa proporsela da se stesso a
Questo però non dispensa gli educatori dal comandare  al  fanciullo cose ragionevoli sempre, oneste e giuste.
piccolo essere umano, e la quale non riuscirebbe sincera e  al  tutto conforme alla verità, se si fossero fatte credere al
al tutto conforme alla verità, se si fossero fatte credere  al  bambino buone le cose cattive, e così falsati
Posto adunque che in tutto ciò che viene comandato  al  fanciullo nulla vi sia d' inonesto, d' ingiusto, d'
volontà espressa de' genitori dee farsi conoscere per bona  al  fanciullo stesso. Anche qui conviene por l' occhio
che a lui vengono comandate: questo è del tutto superiore  al  suo sviluppo. Converrà dunque ricorrere ai dati estrinseci,
mai che difficilmente. Se poi il comando duro e contrario  al  suo sentire e volere vien fatto di rado, e come un
d' influire è propria di questa età, si manifesta cioè  al  quart' ordine d' intellezioni. Ora egli è chiaro, che circa
circa il comandare cose o piacevoli o indifferenti per sè  al  fanciullo non vi ha difficoltà, nè altro dovere che questo
dovere che questo che tali cose sieno ragionevoli ed utili  al  fanciullo. Ma la difficoltà comincia dove si tratti di
a ben considerare che le cose sieno ragionevoli ed utili  al  fanciullo; ma oltracciò, fra le utili ed acconciate,
effettiva, tanto avrà egli più di forze da resistere  al  cimento. La lotta si forma tra la stima ed affezione della
nè esprimere altrui con parole (1). E la via di comunicare  al  fanciullo così grandi pensieri è quella prima di tutto del
di culto che più conviene a quest' età: conviene farlo fare  al  fanciullo il più frequente che si possa; ed è bella la
essa. Quando l' essere perfettissimo si è reso così vicino  al  fanciullo, fu conosciuto qual principio di tutti i beni;
di terza specie, che è l' operazione propria dello spirito  al  quint' ordine d' intellezioni. Verificato coll' analisi del
anch' essa determinata e non in un modo come prima  al  tutto generale ed imperfetto. Le relazioni poi non solo
si voglia. I giudizi analitici, che fa lo spirito umano  al  quint' ordine, sono di seconda specie od anco di prima. La
dalle sintesi precedenti cioè dalle sintesi, che si fanno  al  quart' ordine o prima. Questo s' intenderà facilmente,
per circostanze speciali vengono differite a quell' ordine,  al  quale giunto lo spirito le eseguisce. A ragione d' esempio,
d' un' altra è quella operazione sintetica, che appartiene  al  terz' ordine, perchè ivi una tal sintesi comincia ad
ad apparire. Ma egli è evidente, che lo spirito giunto  al  terz' ordine non può predicare una cosa di un' altra se non
cui la predica. Laonde questa operazione non può aver luogo  al  terz' ordine ogni qualvolta a quello stadio il predicato
e gli agenti sieno ritardate d' un ordine: di maniera che  al  terz' ordine si hanno le azioni astrattamente prese; solo
terz' ordine si hanno le azioni astrattamente prese; solo  al  quarto si può eseguire la sintesi per la quale esse si
la quale esse si predicano di un soggetto agente e che solo  al  quinto finalmente si possa analizzare l' agente cioè
per accidente vien protratta e differita dallo spirito fino  al  quinto. Ora quest' analisi di seconda specie, ma
Ora quest' analisi di seconda specie, ma appartenente  al  quint' ordine, è una operazione d' infinita importanza al
al quint' ordine, è una operazione d' infinita importanza  al  progresso sì intellettivo che morale del fanciullo. L'
prepara alla formazione d' una sì grande idea il cammino.  Al  quint' ordine sembra pure potersi attribuire l' operazione
l' una esclude l' altra (1). Ma noi abbiamo veduto che solo  al  quint' ordine lo spirito umano giunge a distinguere due
Egli può altresì aggiungere qualche maggior grado di luce  al  concetto alquanto confuso che ha già de' numeri maggiori;
dei nuovi modi co' quali pervenire ad essi coll' aggiungere  al  quattro successivamente un predicato. Ciò che ho detto
già facili, e le concepisce distintamente. Ma in quanto  al  progresso del suo spirito in quest' opera del formarsi
opera del formarsi delle collezioni di cose, noi rimettiamo  al  lettore la cura di accompagnare i passi del fanciullo in
un loro valore vero o supposto, assoluto o relativo.  Al  quart' ordine egli cominciò a notare colla sua mente le
un mero fatto comincia ad essere distintamente conosciuta  al  quart' ordine d' intellezioni; la conseguenza che se ne
cose differenti e a scapito dell' altra, non si ha se non  al  quint' ordine. Col quint' ordine d' intellezioni il
ch' egli conosca. Laonde non solo si dee parlare  al  fanciullo del tempo con queste gradazioni; ma ben anco
aiutato dalle quali egli fissi il pensiero all' avanti e  al  dopo di essi, e così egli osservi il tempo nelle varie sue
IO non può intendersi dal fanciullo, se egli non sia giunto  al  quint' ordine almeno del suo sviluppo intellettivo. Al
al quint' ordine almeno del suo sviluppo intellettivo.  Al  prim' ordine egli non percepisce che degli oggetti esterni.
non percepisce che degli oggetti esterni. Supponiamo che  al  secondo egli percepisca le azioni. In tal caso solamente al
al secondo egli percepisca le azioni. In tal caso solamente  al  terzo, e non certamente prima, le applicherà ad un agente;
che una percezione, egli è vero, e come tale apparterrebbe  al  prim' ordine d' intellezioni; ma non si fa a quel tempo,
or si manifesta nella necessità di attribuire le azioni  al  suo autore, e però di attribuire al sentimento
di attribuire le azioni al suo autore, e però di attribuire  al  sentimento fondamentale, che l' uomo prova, certe azioni le
sue proprie. Ora l' uomo non può attribuire quelle azioni  al  sentimento fondamentale che egli prova, se non a condizione
e però non prima del quint' ordine. Non basta:  al  quint' ordine d' un altro grado s' accresce nell' uomo la
nel presente, o anco nel presente e nel futuro; egli giunge  al  quint' ordine ad osservare che il principio agente sentito
che a lui si scopre benevola, e il volere di essa. Già  al  quart' ordine d' intellezioni egli pone tanta stima ed
della sinderesi, egli ha fatto un passo innanzi: è venuto  al  quint' ordine. Tuttavia il rimorso al quint' ordine non ha
innanzi: è venuto al quint' ordine. Tuttavia il rimorso  al  quint' ordine non ha del tutto la stessa natura del rimorso
il rimorso del fanciullo dimostra ch' egli è già pervenuto  al  quint' ordine. Per altro, il rimorso che si manifesta al
al quint' ordine. Per altro, il rimorso che si manifesta  al  quint' ordine è così diverso dal rimorso che si manifesta
giudicato, dell' opera mala da lui commessa. E nel vero,  al  quint' ordine il fanciullo non ha ancora finito di
sia pervenuto a conoscere che alcune azioni appartengono  al  sentimento sostanziale da lui provato, tuttavia egli non sa
conosce la qualità, il che dee fare all' ordine seguente;  al  quale perciò si spetta la imputazione propriamente detta.
di rimorso che dicemmo apparir nel fanciullo pervenuto  al  quint' ordine? Che cosa è questo rimorso? Merita egli
nome? E lo si merita nello stesso senso nel quale si dà  al  rimorso già pienamente formato? L' uomo, prima ancora di
una lotta, ed essendo ella tutta sentimento, impaurisce  al  trovarsi nell' arena di un siffatto combattimento. Questo è
sulla propria personalità; e questo è il rimorso che sorge  al  quint' ordine d' intellezioni. Questo rimorso appartiene al
al quint' ordine d' intellezioni. Questo rimorso appartiene  al  senso morale , e non propriamente alla coscienza morale ;
a farlo cedendo alla tentazione. All' incontro il rimorso  al  sest' ordine acquista un nuovo elemento, quello dell'
acquista un nuovo elemento, quello dell' imputazione.  Al  sest' ordine l' uomo conosce l' IO, come un sentimento
sotto un nuovo male; ed indi una nuova amarezza si aggiunge  al  suo rimorso; il quale diventa con ciò anco figlio della sua
anco vero rimprovero o biasimo morale. Vero è, che quando  al  rimorso immediato e di fatto, per così dire, si
ragione s' avvede del fallo e 'l riconosce, e il rinfaccia  al  suo soggetto mossa e desta dal pungolo naturale: sicchè l'
della coscienza. Quali sono adunque i principŒ morali  al  quint' ordine? Qual è a questo tempo la nuova forma, che
rammentandoci quale sia stata l' apparizione della moralità  al  quart' ordine. Noi vedemmo che al quart' ordine la moralità
della moralità al quart' ordine. Noi vedemmo che  al  quart' ordine la moralità si manifestò all' uomo come un
alle voci del senso, che rifugge d' esser sacrificato  al  dovere, è già entrato in una nuova condizione morale; una
si presenta a sciogliere all' animo del fanciullo giunto  al  quint' ordine. Egli è costretto dalla necessità morale di
le altre volontà limitate nella bontà. In secondo luogo,  al  quint' ordine non solo egli cominciò a distinguere le
dell' intelligenza fu quella, che rivelò da principio  al  fanciullo, quanto l' intelligenza e la volontà intelligente
perocchè l' intelletto ubbidisce e consente in tal caso non  al  vero, a cui solo dee arrendersi, ma alle suggestioni della
e nemico. L' altrui bontà adunque si manifesta in due modi  al  fanciullo: si manifesta al sentire ed all' intendere di
adunque si manifesta in due modi al fanciullo: si manifesta  al  sentire ed all' intendere di lui. Al sentire consegue un
si manifesta al sentire ed all' intendere di lui.  Al  sentire consegue un amore sensibile e tenero, il quale è
ed eccellenza delle azioni; ch' egli di più può attribuirle  al  soggetto; onde per le azioni loro può de' soggetti portar
giudizio. Indi è che procedendo coll' età sarà sempre più  al  caso di giudicare con verità maggiore, quali siano i gradi
chiaro il nostro concetto. Che un essere intelligente  al  primo percepire e conoscere un altro essere intelligente si
cotal forza spirituale previene da una parte e fa sentire  al  fanciullo il bisogno di tenersi da questa sotto pena di
che comunicava sè stesso e la sua esigenza morale  al  fanciullo; la seconda è un' idea astratta di bontà, o sia
nozione astratta, che si comunica alla sola mente, e non  al  sentimento. Nel primo stadio morale del fanciullo la norma
risulta immediatamente patimento a nessuno, pare innocente  al  fanciullo »(1) ». La ragione di questo fatto si è, che per
muove efficacemente. Applichiamo questo principio generale  al  caso particolare della veracità. Ecco il fatto.
umano è compresa nel principio della benevolenza già noto  al  fanciullo; ma quella utilità egli non sa calcolarla: e dove
d' un gran numero, e d' una grande serie di mezzi  al  fine di quella generale utilità. Il concepire
cose dette, che n' avremo un risultamento importantissimo  al  fine di conoscere la qualità e l' indole dello sviluppo
tre modi, ne' quali l' essere sussiste. Il fanciullo dunque  al  quint' ordine d' intellezioni tocca si può dire tutta la
in quest' ordine d' intellezioni può manifestarsi Iddio  al  fanciullo come giudice e rimuneratore del bene e del male.
cose spettanti allo sviluppo intellettivo del fanciullo  al  quint' ordine saranno inserite in questo capitolo per la
immenso: questo suol essere il terzo o il quarto anno (1),  al  quale tempo suol appartenere il quint' ordine d'
appunto nelle speciali condizioni dello spirito pervenuto  al  quint' ordine d' intellezioni. Fino dai primi istanti della
e vivacità non si stende che a lui, nè mostra perciò  al  di fuori i suoi effetti per le seguenti ragioni. Le
alcun fine che a ciò lo tragga. Egli si rimane adunque  al  tutto passivo; e quelle sensazioni, che nella sua fantasia
muovere egli stesso internamente i nervicciuoli destinati  al  sentire interno della fantasia, e così a suscitarsi le
non pensare più nulla di nuovo, se non ciò che fosse  al  tutto verisimile. Si esige adunque, affinchè l'
dello spirito del fanciullo è appunto quello, che risponde  al  quinto e al sest' ordine d' intellezioni. Da principio l'
del fanciullo è appunto quello, che risponde al quinto e  al  sest' ordine d' intellezioni. Da principio l' operar della
dell' operar delle cose, il che comincia egli a fare  al  quart' ordine, egli è in possesso di tutte e due le
che egli fa in questa scienza, ogni linea ch' egli aggiunga  al  disegno, che s' è formato in mente, e colla quale via
d' azioni della fantasia, che si vede nell' infanzia  al  terzo e quart' anno, cioè al quinto e sesto ordine d'
che si vede nell' infanzia al terzo e quart' anno, cioè  al  quinto e sesto ordine d' intellezioni, vedesi del pari
che possa almen essere conosciuto per tutto simile  al  vero. Ma non dà alcun valore che al reale, poichè al reale
per tutto simile al vero. Ma non dà alcun valore che  al  reale, poichè al reale tanto s' affissa, che lo ha sempre
simile al vero. Ma non dà alcun valore che al reale, poichè  al  reale tanto s' affissa, che lo ha sempre presente, nè crede
quello, di chi dubita se sia reale. Ognuno vede quanto  al  ritratto, che noi facciamo di tali popoli, rassomigliano
non ispiega ancora certi fenomeni dell' animo del fanciullo  al  tempo, in cui la sua imaginazione prende quel rigoglio di
nel proprio spirito, senza darsi gran pena della cosa  al  di fuori: egli è rapito dal bisogno che prova il suo
mente si compiace nell' aderirvi come la bocca del bambino  al  seno materno. Egli è per questa stessa ragione, che fino al
al seno materno. Egli è per questa stessa ragione, che fino  al  tempo nostro, benchè sì ricco oggimai di esperienza,
qui cenno soltanto di quello, che più da vicino s' attiene  al  nostro discorso. Quest' è la facilità, la prontezza, la
notisi bene, dico l' uomo vero, non dico il reale; perocchè  al  fanciullo niente gl' importa di sapere che esso sussista;
gli idioti, i muti. E` che l' uomo non può fermarsi  al  reale; è che egli tosto che può farlo, fugge da esso come
un contrario viaggio; egli parte dall' imaginario e viene  al  reale: la imaginazione è il principio del movimento, la
partendo, si dava all' entità in se, trova ed aderisce  al  vero; così la mente, che parte dall' immaginato e dall'
sperienze e di cognizioni, come vedemmo; sicchè lo spirito  al  tutto vuoto del neonato suppone nel primo ente, che gli
cognizioni avute. Tuttavia la sua supposizione è sempre  al  maggior vantaggio possibile degli enti che percepisce; non
cose già avvenute, ed in quelle che si aspettano, ed egli è  al  quart' ordine, come vedemmo, che il fanciullo si forma la
che il fanciullo si forma la concezione de' due tempi, e  al  quinto quello de' tre tempi, il presente, il passato, il
in lui avviene un cangiamento immenso relativamente  al  suo operare libero e morale. E nel vero un soggetto che non
Se io ho due oggetti innanzi e pospongo il più degno  al  meno degno, io posso far ciò per due modi; il primo perchè
e sceglio il piacere o bene che trovo nel men degno  al  valore intrinseco del più degno. Nel primo caso io pecco,
ingrandimento di me stesso, se in una parola appartiene  al  mio sentimento sostanziale (ciò che sono io stesso), debbo
sulla molestia, che altrui cagionano e pensino solo  al  proprio piacere. Sofia nelle lettere di M. Guizot ne è un
degli spiriti, ecco la prima dote del savio educatore.  Al  quint' ordine ancora si manifesta l' apatia o noia morale,
ne' fanciulli. Vedemmo, che all' ordine antecedente, cioè  al  quarto, si sveglia nel fanciullo la voglia d' influire
che abbiamo detto, che l' attenzione sua prima se ne va  al  di fuori, e poi si ripiega sopra se stessa. In questo tempo
cattivi: di sè non giudica nulla di stabile, ma soltanto  al  momento, che opera, giudica della sua azione. Questo
libera scelta tra il bene ed il male, tra la devozione  al  progresso comune e lo spirito d'egoismo, non esiste società
collettive dell'Umanità, quand'esse non la dirigono  al  bene, all'adempimento del disegno previdenziale Non esiste
e lo scopo verso cui camminiamo devono essere sottomessi  al  giudizio di tutti. Non v'è dunque né può esservi sovranità
fidato a quei pochi deve cessare. Ogni uomo chiamato  al  Governo è un amministratore del pensiero comune: deve
indugio possibile, senza condurvi sollecitamente davanti  al  potere giudiziario del paese. Nessuno ha diritto
Dio ne poneva in voi la tendenza come avviamento perenne  al  progresso e pegno dell'Unità che la famiglia umana deve un
allo sviluppo delle sue facoltà - allora, ricordatevi che  al  di sopra di ciascun di voi sta lo scopo che è vostro dovere
come i vapori addensati all'orizzonte spariscono  al  levarsi del sole: e ciò che Dio vuole si compirà: però che
puramente e strettamente nell'individuo solitario,  al  che da Cartesio fino a noi si circoscrisse per due secoli
costituisce il progresso continuo e indefinito, nella fede  al  quale il nostro secolo si distingue da tutti i secoli
a coordinare le idee intorno ad un principio è connaturale  al  nostro intelletto. In primo luogo, tutti li objetti delle
comunque immensa accennava già a quel principio intorno  al  quale, nella maturità dei tempi, Linneo doveva ordinare
pensante di Condillac e di Bonnet. Ma consideriamo l'uomo  al  sito vero, che gli spetta nella catena dei viventi,
sopra gli istinti della natura animale, già tende  al  sistema. Il selvaggio conosce appena il clima del suo
che non è caccia o battaglia, tutto ciò che non può nuocere  al  suo nemico, né giovare a quel gruppo di viventi col quale
voce dell'egoismo, ciò che la scienza chiama l'io; ntorno  al  qual io i avvolge la famiglia; e insieme ad essa ed alla
mano mano il suo lavoro; donò i cavalli e il carro anche  al  sole, alla luna, all'aurora, alla notte. Così colle
popoli sono periti. Ma se i nostri padri non credevano  al  progresso, noi non crediamo quasi più al decadimento. Il
non credevano al progresso, noi non crediamo quasi più  al  decadimento. Il progresso prevale perché col corso del
tanto può quanto sa. Roma ne' suoi primordii trovossi  al  confine di trelingue, la latina, la sabina, l'etrusca,
a sconnettere e riformare l'antico sistema. Intanto,  al  luogo di chi muore della generazione esercitata e operosa,
barbare o stazionarie nella dura alternativa o d'associarsi  al  progresso o di soccumbere; e ancora in codesta loro
ancora in codesta loro apparente ruina d'associarsi a noi e  al  nostro avvenire. Laonde un popolo ch'esca appena dalla
sciolta omai da ogni vincolo di tradizione, preparano  al  genere umano un'indefinita carriera e gli promettono una
e degli schiavi essere di diversa natura. E bastava  al  Cristianesimo quella missione. La comunione era il simbolo
quanta la famiglia umana, fu: comunione sotto le due specie  al  popolo: il calice al popolo! Nel XV secolo, quel grido fu
fu: comunione sotto le due specie al popolo: il calice  al  popolo! Nel XV secolo, quel grido fu grido di moltitudini
l'associazione speciale. Poi - e questa è base fondamentale  al  diritto d'associazione - l'associazione è la mallevadoria
Senz'essa, lo Stato rimarrebbe immobile, incatenato  al  grado raggiunto di civiltà. L'associazione deve essere
umana, la Morale, la Patria. Escite e stabilite fra voi  al  di là dei nostri confini, l'associazione che le vostre
del pensiero. Se l'associazione deve schiudere la via  al  Progresso, essa dev'essere sottomessa all'esame e al
la via al Progresso, essa dev'essere sottomessa all'esame e  al  giudizio di tutti. E finalmente l'Associazione deve
de' segni, pei quali si potè conoscere, essere conforme  al  divino volere, che alcuni del minimo nostro Istituto si
Istituto i soggetti disponibili, i quali possano prestarsi  al  servizio di quel Vescovo nelle opere caritatevoli. Ora per
del prossimo, secondo la conosciuta volontà divina, sia  al  tutto incondizionato. Notate però, che l' amor proprio de'
anzi non assumerete nessun ufficio che potesse nuocere  al  buono e perfetto eseguimento di quelli onde già siete
da Monsignore, e la cui assunzione gli dispiacesse. Ma  al  tempo stesso per compiacere al medesimo, se accadesse il
gli dispiacesse. Ma al tempo stesso per compiacere  al  medesimo, se accadesse il caso, non farete mai cosa che
segno di riverenza e di quella piena e abituale sommissione  al  vostro Superiore immediato, nella quale consiste la
per questa carità si fa stolto, cioè rinunzia interamente  al  proprio senno. E a voi specialmente ed al Rey conviene
interamente al proprio senno. E a voi specialmente ed  al  Rey conviene studiare in questa altissima virtù: perocchè,
in questa altissima virtù: perocchè, essendo voi sempre  al  contatto con una stessa persona, vi debbono nascere più
che Iddio vuole da voi altri si è la rinunzia perfetta  al  giudizio proprio e l' intiera negazione di ogni vostra
in gran parte da questo, se voi saprete farvi sommessi  al  Superiore, e avere un' anima sola con lui; se saprete
la stessa verità. Certe questioni o dispute si devono  al  tutto ommettere, perchè di nessuna necessità attuale, e
desidero nè lo approvo. Se però io omettessi di presentare  al  Vescovo gli schiarimenti opportuni prima di far cessare in
che V. A. sapientemente numera nella sua lettera, e  al  provvedimento de' quali Ella bramerebbe applicato un Corpo
dell' Istituto non è altro che quello di un Corpo ausiliare  al  clero secolare e agli altri corpi religiosi che lo hanno
interni Superiori : e ciò unicamente, come diceva, perchè  al  mio debole vedere, senza di questa circospezione l'
Vescovi l' esistenza dell' Istituto della Carità sarebbe  al  tutto precaria; e manco male se tali Vescovi lo
da essi quello che non possono dare e che è contrario  al  fine per cui furono istituiti. Così in una città d' Italia
che ho posto nelle Costituzioni dell' Istituto della Carità  al  fine di mantenere lo spirito religioso sia superflua, che
io per me lo veggo assolutamente indispensabile  al  conservamento della disciplina religiosa e del Corpo dell'
in ogni punto della Diocesi secondo i bisogni; ma  al  mio debolissimo vedere questo Istituto è impossibile.
dalle quali però intenderà facilmente, che io ritrovo  al  tutto essenziale all' Istituto della Carità la concorrenza
rifiuterà la grazia, e con perfetta tranquillità ubbidirò  al  medesimo facendo cessare l' Istituto in Trento. Veda V. A.,
trasportata dal mondo nella religione. Restituitela dunque  al  mondo, onde l' avete presa. Io vi ammonisco di vederci in
il non iscusarsi, nè pur quando i difetti nostri rivelati  al  Superiore non fossero veri. Solo è dovere rispondere al
al Superiore non fossero veri. Solo è dovere rispondere  al  Superiore, quando dimanda, senza ampollosità di parole, ma
e onnipotente, che ha fatti i cieli, vuol formare noi pure  al  celeste amore; e il magistero delle tribolazioni, con cui
grazia di Dio. Il mondo è perverso, e forse era difficile  al  giovane di cui siam privati, di tirare innanzi con buon
a sperar forte, che misericordioso abbia voluto essere  al  giovane col prenderselo, e creder fermissimo che
de' gentili, « qui spem non habent », e diamoci tutti  al  Signore. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.36 Conviene che
le occasioni del male; 2 disporre indirettamente l' animo  al  bene. Ma questi mezzi non danno il bene stesso; non pongono
adopera de' mezzi positivi sì, ma puramente dispositivi  al  bene, quali sono la dolcezza delle maniere nei precettori,
tutto ciò una cosa sola ci abbisogna, ed è: che dinanzi  al  suo intelletto sia posta ben chiara la vista della morale
il non mentire! Ora qui considerate bene, per avvicinarci  al  quesito che mi fate « come si possa render durevole la
i seguenti: « Non sarà adoperato, a stimolare i giovinetti  al  bene, il motivo dell' emulazione; nè pure ella sarà ripresa
perfezionate l' anima vostra, e avete condotto l' Istituto  al  suo fine. Pel resto lasciate che faccia Iddio. Supponete
con voi in alcuna controversia; voglio solo soddisfare  al  bisogno che prova il mio cuore di dirvi liberamente (deh!
improvvisamente la fede nell' orazione di Gesù Cristo,  al  quale niente può esser negato dal Padre, e il quale pur
caro fratello, torniamo indietro senza indugio; ripariamoci  al  seno della nostra tenera Madre, dove solo è salute. I
perchè egli se ne rende in parte l' autore? Voi mi dite che  al  di là di questo mare di delitti si trovano le isole
che c' ingiunge di crederlo: perocchè non v' ha alcun male  al  mondo, che non sia da Dio permesso affine di trarne un bene
però che questa importunità viene d' amor puro, sgomentato  al  pensiero della perdizione eterna di un mio confratello. Se
qualsivoglia sottigliezza di ragionamento, davanti  al  vostro Creatore, esaminiate « se i motivi del vostro passo
parte che vi sia toccato un superiore, che non si affà  al  vostro temperamento, è un puro accidente (disposto però
di vista l' unica vera idea e forma dell' Istituto, nato  al  Calvario e uscito dal Crocifisso: in quanto che da lui sono
a' nostri Superiori. A tutti voi io dico questo, e in prima  al  Padre Rettore e al Padre Ministro che debbono precedere
A tutti voi io dico questo, e in prima al Padre Rettore e  al  Padre Ministro che debbono precedere coll' esempio nell'
calcoli cosa (se non forse per rappresentarla sommessamente  al  Superiore); ma presti con viva fede e con certezza di
ed anche ai soggetti, ogni qualvolta i Superiori rimettono  al  loro giudizio il modo di operare. Questo terzo segno del
soccorsa dal lume della fede, con una maniera di vedere  al  tutto logica, senza prevenzioni nè fantasie, o niente che
nostro, ma a suo arbitrio. Questo terzo segno è subordinato  al  secondo, come il secondo è subordinato al primo, cioè a
è subordinato al secondo, come il secondo è subordinato  al  primo, cioè a dire se la legge di Dio ci obbliga ad una
che con un cuor puro e retto innalzerete senza posa  al  trono di Dio, nel quale egli assai vi ama e dal quale vi
sempre temere per cagion d' essi, sebbene sottomessi già  al  giudizio del sacerdote, non sapendo con assoluta certezza
Lui e sperando in Lui; ed egli farà di più in noi. E quanto  al  precetto dell' amor del prossimo, che ci comanda di amare
cieca prestata per amor di Gesù Cristo, ella è cosa  al  tutto divina , e quelli soli ciò intendono, a cui lo
con intensissime preghiere, annientandovi davanti  al  trono della Maestà di Dio e chiedendogli con gran fervore
della Croce. Ci potrebbe anco condurre all' intelligenza e  al  possesso di questo tesoro dell' ubbidienza cieca, un amore
sè stesso scioccherello e pazzo, e si atterrà immobilmente  al  lume de' Santi, i quali, atteso lo Spirito Santo che
chi ubbidisce, illuminata dalla grazia di Dio, che persuade  al  vero ubbidiente essere cosa convenientissima che egli
celebre solitario, insigne maestro di perfezione, comandava  al  suo discepolo, che ogni giorno portasse certa quantità d'
ragione, egli si sarebbe ingannato e avrebbe operato  al  tutto contro ragione. Perocchè era bensì vero che l'
che in ogni atto di ubbidienza, fatto per amor di Dio,  al  proprio superiore, vi è sempre rinchiuso l' abbassamento di
quanto la cosa comandata è più ripugnante e contraria  al  nostro senso proprio ed al nostro proprio giudizio? E se
è più ripugnante e contraria al nostro senso proprio ed  al  nostro proprio giudizio? E se Gesù Cristo ci ha insegnato
semplice ed umile di cuore? A chi risplende tal lume se non  al  poverello di spirito e al fanciulletto che ha lo sguardo
A chi risplende tal lume se non al poverello di spirito e  al  fanciulletto che ha lo sguardo schietto e sincero?
scienza di Dio, che prostrati bocconi per terra innanzi  al  trono della Maestà, domandiamo, come dicevo, al Padre che
innanzi al trono della Maestà, domandiamo, come dicevo,  al  Padre che ci tragga a Cristo Signor nostro; perocchè
viene dato il lume dell' umile sapienza di Cristo, rispetto  al  bene che potrebbe per noi farsi ai prossimi nostri ed alla
evangelica è colui che veramente si offerisce a Cristo ed  al  Padre, e che il Padre e Cristo, secondo il loro
se questa fosse la sola conseguenza dell' essermi io arreso  al  suo cortese invito! Ella non vuole da me udire prette lodi,
terra dichiarati da Cristo latrones ; ma che non mancò  al  Verbo incarnato. Questi solo ebbe virtù di mettere in sulle
intima ho messo il vostro nome nel decreto che mando  al  vostro Superiore, il caro D. Luigi, e al quale viene
decreto che mando al vostro Superiore, il caro D. Luigi, e  al  quale viene stabilito quali siano quelli, che costì faranno
Io mi accorgo, che Iddio mi fa sentire profondamente  al  cuore questa verità. Che importa dunque che i miei
ragioni secondarie, si scaccino, come le nubi dinanzi  al  sole, si faccia sereno il cielo dell' animo nostro. Non
e che formano la base del nostro Istituto, danno gran pace  al  cuore e fanno andare innanzi i deboli e gl' infermi e i
molto meno danno edificazione. Io vi esorto a distruggerle  al  tutto, facendo che le ragioni primarie e divine sieno le
cosa più bella che il navigare con sicurezza di giungere  al  porto, sebben s' ignori la strada che dovrem percorrere ed
io mi attengo con tutto il cuore. [...OMISSIS...] In quanto  al  modo, col quale fu governato l' Istituto fin qui,
cui si deve abitare, non è ella cosa direttamente contraria  al  voto dell' ubbidienza religiosa, e specialmente al voto
al voto dell' ubbidienza religiosa, e specialmente  al  voto proprio dell' Istituto nostro, che esige l'
cose? Avvertite che il sacrificio, che noi dobbiamo fare  al  Signore e che gli abbiamo fatto co' sacri voti, dee essere
nostro maestro ed esemplare. Ha forse detto Gesù Cristo  al  suo celeste Padre: io non voglio stare nella Giudea, perchè
Giudea, perchè provo delle tristezze, o perchè mi espongo  al  pericolo della morte? Per lo contrario « obedivit usque ad
essere così illiberale col Signore, e far dei passi che  al  punto della morte vi potrebbero levare la tranquillità
giovano certi consigli, fondati sopra sottigliezze, dinanzi  al  tribunale di Dio. Permettetemi che vi parli con libertà.
Questo abbandono nella divina Provvidenza è essenziale  al  nostro Istituto, e non si dà vero sacrificio, non si dà
ragiona umanamente, e però s' inganna. Se Iddio vedrà che  al  maggior bene, non del vostro corpo, ma dell' anima vostra,
noi stessi, ai paesi da cui noi proveniamo, ai conoscenti,  al  proprio benessere, e alle sostanze temporali. Rompiamo
che vi ha fatto. Intanto vi raccomanderò indegnamente  al  Signore, e spero che nella prossima vostra lettera mi
corrispondenza da parte mia, ma gli ostacoli ch' io oppongo  al  mio infinito benefattore e la guerra che gli faccio,
cacciando ogni altro pensiero, che non farebbe che nuocere  al  vostro profitto, e innamorandovi del vostro Istituto, tutto
sono intimamente persuaso che la più compita ubbidienza  al  medesimo sia la strada più sicura per Lei di piacere a Dio,
chiama a sè mediante la voce del suo ministro e La ammette  al  suo divino banchetto; non ha da far altro che di
di Dio, quanto più Ella procurerà di dirigerla non solo  al  ben dei corpi, ma ciò che più monta, alla salute eterna
offendere la verità e nuocere all' anima mia, mi esporrei  al  pericolo di rendermi maestro di errore al mio prossimo? Che
mia, mi esporrei al pericolo di rendermi maestro di errore  al  mio prossimo? Che cosa ho io voluto mai altro nei poveri
imparzialità, prudenza e sapienza divina: ella andrà  al  fondo della cosa, e giudicherà con piena cognizion di
noi dobbiamo non solo amarne quella bellezza che dimostra  al  nostro intelletto ( « agnoscere veritatem »), ma ben anco
mi professate. Vi assicuro per altro, che nella « Risposta  al  finto Eusebio Cristiano » ho temperate secondo il vostro
i medici sono amari; e se v' ha un modo di fare del bene  al  mio avversario, io credo che sia questo da me adoperato, e
umile allorquando diceva volpe ad Erode, o ipocrita e cieco  al  fariseo, di quel che sia quando pregava pei suoi
carità sono molti, talora vi ha anche quello di dire cieco  al  cieco, e di dir volpe a chi è volpe; come è pur troppo il
il vero; non è ingiuria, per esempio, il dire ladro  al  ladro , e perciò Gesù Cristo non ha detto un' ingiuria,
quando si crede che questo sia il mezzo di essere utili  al  prossimo, pel quale si parla. Ma per esercitare questo atto
per dir meglio, contro gli avversari della gloria di Dio.  Al  mago Elima sapete che disse niente meno che, « o plene omni
» Considerate ancor l' altro fatto di san Paolo narrato  al  cap. XXIII degli « Atti ». Avendo san Paolo detto
stati essi peccabili; ma dobbiamo piuttosto attribuirli  al  loro zelo, e all' adempimento di quel precetto dello
e il Maestro nostro è la verità in persona. Ma pur troppo  al  mondo si ama poco la verità, e perciò poco si ama Iddio; e
stesso o con un superiore maggiore? E poi tocca forse  al  suddito di fare il processo a suoi proprii Superiori? Dov'
non siete capace di tollerare una parola, un tratto ruvido  al  presente, e nè pure dai vostri stessi Superiori? Oh qual
figlio, accogliete il lume della grazia, il quale non parla  al  cuore dell' uomo che dell' inenarrabile bene che egli è l'
natura, per purissimo amor di Dio e ardore di rassomigliare  al  vostro dolce Maestro e Salvatore. Gustai molto il sentire
stesso forse dato, se non in tutto, almeno in parte cagione  al  dissapore nato tra fratelli, che debbono essere in Cristo
e contraria all' inclinazione della natura, insegnata  al  mondo dal solo Verbo Incarnato nostro unico Maestro di
ben a cuore che i compagni comunichino i vostri difetti  al  Superiore (Reg. Com. 22); e quando di questo vi sentirete
per la malattia manifestatalesi. Io la farò raccomandare  al  Signore da delle anime buone, come Ella desidera, ed io
io stesso indegnamente presenterò le mie povere preghiere  al  trono dell' Altissimo, acciocchè egli benedica la cura, Le
preziosissima occasione di meritare e di renderci simili  al  Signor nostro, praticando le virtù soprannaturali da lui
sgomentarsi, se sente la ripugnanza che la natura nostra ha  al  patire, come quella che sarebbe fatta da Dio per godere,
animo nostro portiamo la rassegnazione e l' uniformità  al  volere divino, e stimiamo le cose col lume verace della
anche aggiungere con uguale sincerità, che, unitamente  al  rincrescimento del suo male, lodo il Signore che l' ha
che sono la maggior giustizia che la creatura possa rendere  al  Creatore: Ella nelle sue angustie sentirà intimamente il
strette da ogni parte dalla tribolazione, e che giungono  al  cuore dell' Eterno; Ella insomma avrà occasione di far
che mai il ricordo di GESU` Cristo: « Non vogliate pensare  al  giorno di domani ». Procurar di allontanare il pensiero
nostro: è ciò che forma il camminare semplice davanti  al  Signore tanto lodato nelle divine Scritture. E perchè
ha detto: [...OMISSIS...] . Io non cesso d' innalzare  al  nostro Padre quella stessa preghiera che gl' innalzate voi:
alta, di una sapienza e d' una bontà sì sproporzionata  al  vedere ed al sentir nostro, che non la possiamo nè
una sapienza e d' una bontà sì sproporzionata al vedere ed  al  sentir nostro, che non la possiamo nè raggiungere per acume
e piangere, debbono esserci in pari tempo un gran lenimento  al  dolore e un' ampia fonte di spirituale consolazione. A
superstiti a cui muoiono i parenti, anche dopo esser giunti  al  colmo delle umane prosperità, manca poi questa solida
più in quella sua stanza, in quel suo letticciuolo, accanto  al  quale passavamo delle ore gradevoli: ma invece abbiamo
riversa nello stampo e fonde una statua preziosa, ornamento  al  gabinetto del re. Così noi abbiamo troppo a sperare, che il
un immenso conforto. Oh come le cose cangian di aspetto  al  lume della fede! oh come questo lume di soprannatural
nostra natura, per contemplare in quella vece silenziosi  al  lume di santa fede, quale di presente dobbiamo noi sperare
salissimo sino a lei, infino alla sua gloria, infino  al  suo trionfo, e che colassù, invece di gemere oppressi dal
quanto brama ora da noi la nostra buona dama, innalzata  al  grado di regina, e di regina celeste; perocchè tal grado
per sempre, non si tratta che d' un po' di ritardo posto  al  sospirato momento, in cui venga lo Sposo divino, e tutte
di rassegnazione, di fortezza, di uniformità perfetta  al  divino volere, di rendimento di grazie a Dio che in ogni
se noi oltracciò piglieremo questo avvenimento, sì grave  al  cuore di carne, come un' occasione dataci dal Signor nostro
altro non ci domanda: ed altro non domanda altresì per noi  al  celeste suo Sposo. Che se noi dopo di ciò, dopo tutti
la nostra rassegnazione, men piena la nostra conformità  al  divino volere. Fino che viviamo in terra, noi siamo pur
mia venerata signora Marchesa, di presentare i miei ossequi  al  signor Marchese, alla signora Marchesa madre, alla signora
gradi dell' Istituto quelli che abbiamo ricevuti. Quanto  al  ricevere semplicemente, ricevo tutti quelli che domandano e
col merito delle fatiche, coll' orazione per lui fatta  al  trono della sua Maestà? Perocchè, stiamone certi, Iddio
via di ragioni intellettive e positive, ricorrendo anche  al  giudizio dei consultori, ai quali, appunto perchè ne sento
di nobil lignaggio ed avente splendide doti in faccia  al  mondo; ed anzi più quel primo, se ha più virtù, standomi in
ed altre doti anche esterne possono fare più del bene  al  prossimo, se sono buoni, e possano fare andar più avanti l'
più avanti l' Istituto. Ma io mi contento che si faccia  al  prossimo tutto quel bene che si può, e che l' Istituto vada
di scuola, foss' anco per insegnare l' abbiccì. Vengo ora  al  secondo punto, cioè alle massime che soglio tenere, quando
e prove positive che l' alunno abbia le qualità richieste  al  grado, prima di promuoverlo ad esso. Se l' alunno dà delle
Casa per lungo tempo senza che neppure siano state ammesse  al  Noviziato. La trafila per cui devono passare i nostri è
difficoltà che non si preveggono. Raccomandiamo adunque  al  Signore Iddio l' Istituto, e poi andiamo avanti
nella lettera vostra, e la fiducia che Iddio v' ispira  al  cuore di dovervi consecrare tutta a lui solo in servigio
quello che vi proponete far voi, una rinunzia totale  al  mondo e ad ogni sua lusinga, un sacrifizio totale di se
spose del Signore. Rassegnazione adunque e preparazione  al  gran passo. Conviene prepararvisi con tutta la maturità, la
sue creature. Guai a confidare in noi stessi! ma quanto  al  nostro Dio non ci stanchiamo di dire: « In te Domine
saluti a' Padri Villoresi e Dalla Via, e i miei ossequi  al  M. R. P. rettore di cotesto collegio; e mi raccomandi al
al M. R. P. rettore di cotesto collegio; e mi raccomandi  al  Signore. Godo di sentire, che i due valorosi giovani
noi tutti, siccome membra di quel corpo, dobbiamo lavorare  al  suo sviluppo e a farne più armonica, più attiva e più
mezzo d'una lenta, ma continua educazione religiosa, guida  al  meglio l'Umanità, e in quel meglio il nostro individuo
due terzi delle proprie opinioni? Quanti vorranno educarli  al  disprezzo delle ricchezze in una società dove l'oro è
dell'umanità, non abbia cacciato le braccia intorno  al  collo del figlio, e tentato svolgerlo da tentativi
Dio misura i gradi di educazione ch'ei fa salire  al  genere umano sul numero e sulla purità dei credenti. Quando
alla perfezione e santità. Il qual lavoro si continua  al  precedente: e però veniamo prima riepilogando il già detto,
essere appieno saziata o esaurita, se non relativamente  al  soggetto, certo relativamente al mezzo conoscitivo che egli
se non relativamente al soggetto, certo relativamente  al  mezzo conoscitivo che egli possiede. La creatura umana
conoscitivo che egli possiede. La creatura umana appartiene  al  genere delle intelligenze, ma si trova in essa una speciale
estensione del mezzo conoscitivo che ha l' uomo, il quale è  al  tutto illimitato, e però riman sempre di pensare come cosa
di null' altro abbisogna; ond' è adunque che egli fu messo  al  contatto con altre creature? che a lui fu data altresì
nell' ordine delle cose naturali, che pur nol conduce  al  pieno suo perfezionamento? Conviene considerare che ciò era
era dunque, che l' uomo venisse sviluppandosi e adducendosi  al  suo ultimo perfezionamento per uso delle sue stesse
acciocchè questa nascesse con proporzione e corrispondenza  al  suo stesso naturale sviluppo. La legge fondamentale,
acciocchè tutte servissero a innalzare la sua mente  al  Creatore e quindi a dargli del Creatore una conoscenza
che avessero attitudine a sollevare la mente dell' uomo  al  Creatore dipendeva dalla conformazione dell' universo. Qui
invisibile, acciocchè l' umano intelletto ascenda per esso  al  Creatore per quella argomentazione onde si contempla nel
si perviene alla sostanza prima, alla causa prima e quindi  al  primo essere. Ma questo progresso è così intrinseco alla
materiale del sistema universale delle cose, non era  al  tutto arbitraria, di guisa che Iddio potesse rimanersi
l' attenzione all' oggetto sensibilmente percepito e  al  suono contemporaneo alla percezione. Così quando la madre
generalizza. Per questo le madri a principio usano dire  al  fanciullo« male« non in italiano, ma in greco «kakon». Se
quei varii oggetti che vede indicati contemporaneamente  al  pronunciarsi del suono grandezza , e qual cosa sia ciò che
dovevano a lui altrettanti emblemi del Creatore e rivelarne  al  suo sentimento la potenza e la maestà. Ma a far ciò
alla causa, e che ho denominata facoltà integratrice .  Al  qual passaggio dalle grandezze dell' universo alle
sua significazione valesse quanto dire l' esteso . Ora  al  pronunciare di questo vocabolo alcun atto esterno, come il
aggiungesse, tale che richiamasse gli occhi e l' attenzione  al  cielo, e che il contesto del discorso e tutte le
del discorso e tutte le circostanze esterne concomitanti  al  medesimo a così intenderlo persuadessero l' uomo, di
di ogni particolare discorso. Ma qui mi conviene p“r modo  al  mio desiderio che a spaziare in questo argomento bellissimo
ell' era una lingua simbolica. Il perchè ritornando adunque  al  proposto, onde fu mosso tutto questo nostro ragionamento
in istato puramente naturale, che è quanto dire è l' essere  al  tutto ideale e possibile; ovvero è l' essere in istato
operi; bastandoci il dire, che come lo spirito si unisce  al  corpo e con esso opera, così può intendersi in qualche modo
un nuovo sentimento che inclini l' animo a aderire  al  lume già in essa esistente (2) o sopravveniente, e però una
prodigioso nella natura materiale e animale: come avveniva  al  toccamento di Cristo che guariva i ciechi e i sordi, o
di qualche lume o di qualche abitudine della volontà che  al  lume acconsente: come se l' uomo, riflettendo in sulla
vi avesse cosa alcuna nell' universo la quale appartenesse  al  solo ordine naturale, e non forse tutte le cose avvolgesse
rese a sè stessi scala per la quale ascendere non solo  al  Fattore come principio della natura visibile, ma al Dio
solo al Fattore come principio della natura visibile, ma  al  Dio vivo e vero come autore del tutto, di cui l' ordine
nel primo stato degli uomini quelle che appartenessero  al  primo, e quali al secondo, e quali al terzo; dovendo anzi
degli uomini quelle che appartenessero al primo, e quali  al  secondo, e quali al terzo; dovendo anzi trovarsi tutti
che appartenessero al primo, e quali al secondo, e quali  al  terzo; dovendo anzi trovarsi tutti mescolati e contemperati
dal Genesi all' Apocalisse, dal principio della creazione  al  termine delle cose in cielo. Questo tipo è rinnovellato
A questa dottrina si opporrà, che ella sta contro  al  sentimento del maggior numero de' teologi cattolici, e, ciò
teologi precitati. Ma ella non basta però a me nè  al  mio lettore, perocchè non meno egli che io, se mal non
che ella pur fa da sè anche indipendentemente da esse; come  al  contrario malamente disposte la impediscono e aggravano in
dall' anima; e il tocco dell' universo materiale dava  al  corpo dell' uomo quella vita e virtù che egli da Dio
il peccato di Adamo, la descrizione del quale diede materia  al  libro precedente. Or riepilogando noi quanto ivi fu detto e
per conservarsi virtuoso di una tal provvidenza vegliante  al  governo di lui e delle cose che lo circondano, per modo che
e perturbata dalla sensualità e la volontà resa tarda  al  bene insensibile. Dimodochè l' uomo è sempre accompagnato
anche senza il nuovo debito, ma bensì si terrebbero sempre  al  disotto del giusto. Sicchè computando e sommando tutta la
la serie degli atti di onore che questa creatura desse  al  Creatore si troverebbe sempre, ragguagliata alla somma del
doveva con tutta sè stessa e in tutti i tempi servire  al  Creatore. Se dunque in tutto il corso dell' esistenza della
in nuove rovine e che non aggiunga altri disordini  al  primo. Havvi dunque un ordine di giustizia eterno,
si potesse pensare che la creatura, dopo essere scorsa  al  peccato, ella in sè stessa fosse riformata e ritornasse
che dirigeva le loro forze e tutti i loro movimenti  al  bene dell' uomo come dell' amico di Dio; 3. e così l' uomo
quando anche un momento solo dell' esistenza venne furato  al  culto divino; chè quando si dice tutto , non si esclude
lui, cioè mosso dalla sua giustizia a punirlo: dunque manca  al  tutto il rimedio, e l' uomo è interamente sfidato di
voleva che Cristo, come innocentissimo e santissimo, fosse  al  tutto beato e nessuna pena soffrisse. Ora Egli invece, fu
pena soffrisse. Ora Egli invece, fu abbandonato dal Padre  al  dolore e fino alla morte, e parve che Iddio peccasse quasi
non l' avesse accettato, rinunziando per amore di Dio Padre  al  proprio diritto. Allora si trovarono adunque due partite
o Sacramenti. Parliamo prima di questi, rimettendo  al  capitolo seguente il ragionare degli altri] (1). L' uffizio
e porgere alcuno interiore e soprannaturale eccitamento  al  soggetto umano che il movesse alla contemplazione di Dio e
conta; come poco appresso dicendo: « Stimatevi essere morti  al  peccato, e vivi a Dio in Cristo Gesù Signor nostro. E però
è quanto dire l' esistenza della persona priva di grazia e  al  peccato soggetta, e la persona nuova informata dalla grazia
che nella loro natura rimane, cioè un principio inferiore  al  supremo, che appartiene bensì alla natura, ma non alla
il volere, ma non trovo come condurre l' opera voluta  al  suo intero effetto (per difetto delle potenze che
e impedita la sua volontà superiore e personale, perchè  al  buon volere non corrisponde l' ubbidienza pronta e fedele
natura umana. Quello adunque che i segni, istituiti da Dio  al  perfezionamento dell' uomo peccatore, mirano a fare, si è
questo sentimento. In un luogo egli fa parlare Cristo così  al  discepolo suo: [...OMISSIS...] . Concludiamo adunque, che
adunque, che il secondo carattere de' segni dati  al  perfezionamento dell' uomo peccatore e la differenza da
rinnovellando così la persona, senza però rinnovellare  al  tempo stesso il corpo che a essa è congiunto«. Da ciò che
ricevere da Dio medesimo una efficacia straordinaria,  al  tutto straniera alla loro natura, colla quale operando nel
in gran parte funesti pel guasto entrato in essi. Tutto  al  più possono valere a significare o simboleggiare cose
o per la fede loro annessa, le cose che significavano; era  al  tutto necessario che egli manifestasse la sua volontà e che
od occasionano la salute dell' uomo e il suo consacramento  al  culto divino«. Ma questi segni istituiti espressamente da
che ella fosse un sacrificio e un sacrificio grato  al  Signore. Ora perchè la morte acquistasse la natura di
conosceva, non aveva alcuna esperienza dei beni che stanno  al  di là della morte: avesse anco saputo e potuto morire per
dell' Apostolo, il quale nella lettera ai Romani la applica  al  battesimo, mostrando in lui effigiata la passione di
di Cristo: [...OMISSIS...] . Le quali parole alludono  al  battesimo che si faceva ordinariamente per immersione della
differivano dai segni perfezionatori dell' uomo innocente,  al  quale non era necessaria alcuna vittima di propiziazione,
un' indole particolare, i quali chiamiam Sacramenti, di cui  al  tempo della innocenza non era bisogno, ciò che anco fece la
da lui a dover aiutare l' uomo come religiose cerimonie  al  suo soprannaturale destino. Quei primi sebbene puramente
e Giacobbe. Ragione dell' aver Iddio cessato dal comunicare  al  corpo della umanità le sue rivelazioni, si fu la corruzione
sua cura. E in ciò fare la divina pietà mirava tuttavia  al  bene universale degli uomini (2). Perocchè il grande scopo
scelta che faceva della stirpe Abramitica era di fare che  al  mondo non venisse meno chi ricevesse e conservasse il
provvidenza soccorsa, fino a tanto che il Cristo venuto  al  mondo colla sua onnipotente virtù riguadagnasse di nuovo l'
nuovo l' umanità tutta e la rimettesse a parte delle verità  al  mondo conservatesi e della pienezza della salute.
una famiglia particolare i segni istruttivi che prima dava  al  corpo intero degli uomini, si fu allora che venne istituita
quella serie di segni istruttivi, coi quali Iddio comunicò  al  seme eletto di Abramo la verità che voleva rivelare agli
pel Cristo, e dimostrava l' alleanza antica già pervenuta  al  suo termine. Lo stesso veniva significato dal nuovo fuoco
del popolo ebreo fu da Dio intieramente ottenuto e compito  al  tempo in cui Israello tornò dalla schiavitù babilonica,
di società familiare. Il Signore la trae dall' Egitto, e  al  Sinai la costituisce nazione, 405 anni dopo il nascimento
casa di Giacobbe tutte le rivelazioni destinatele, e resa  al  tutto salda nella dottrina dell' unità di Dio e del suo
la plebe del Signore riuscisse per essa preparata e matura  al  ricevimento del Messia: e a un tal lavoro bisognava non
si proseguiva quest' opera di far conoscere il vero Dio  al  mondo tutto (2), Iddio provvide altresì d' un altro mezzo
del popolo santo, apparecchiando, come dice il Vangelo,  al  Signore una plebe perfetta (1); così pure poteva dire
parte orientale dell' Eden, che impedisce la via che reca  al  legno della vita ai primi uomini scacciati dal luogo delle
il male morale; e come la creatura non si poteva accostare  al  Creatore senza che egli il primo si accostasse: ciò che
degli uomini buoni e dei cattivi. Questo è un tipo antico.  Al  tempo poi del popolo eletto fu rinnovato lo stesso tipo
riferita negli Atti apostolici, dove per fare intendere  al  santo Apostolo di dover predicare il Vangelo e battezzare
t“rre loro uno o un altro errore materiale, ma di condurli  al  bene morale. Questo ottenuto, gli errori materiali
Non solo è ciò ingiusto, anteponendosi il bene minore  al  maggiore, ma è anche contro natura. Perocchè l' ordine
animale comincia nel sangue, per ciò s' inculca il rispetto  al  sangue, appunto come alla sede dell' anima (3). Laonde
sangue. Si manifesta dunque chiaramente che questo rispetto  al  sangue delle bestie è puramente emblematico, non per sè, ma
loro. Ma parlando Iddio, non si può assegnar questa causa  al  dare che egli fa ragione alle bestie, e convien prendersi
in quella nella quale si proibisce di mettersi la musoliera  al  bue che tritura, e dice il Santo: « Forse che Iddio si dà
figura del Verbo incarnato che congiunge la terra  al  cielo. Ora il tipo del nuovo patto, del patto sempiterno
famiglia in Isacco: questa famiglia la cangiò in nazione  al  monte Sinai, quando le diede la legge e strinse il patto
tempo che passò dalla morte di Giacobbe in Egitto (2) fino  al  tempo della liberazione, è un anello di mezzo fra lo stato
umana, e i segni istruttivi emblematici che diede  al  suo popolo furono corrispondenti a questi diversi stati nei
sua parola, la virtù; dall' altra tutto ciò che più piace  al  cuore umano, il luogo natale, le abitudini, i parenti, i
l' aveva chiamato Iddio apparendogli (6), promette di dare  al  seme di lui quella terra, simbolo della Chiesa di Gesù
dalla felicità familiare: non poteva concepire una felicità  al  tutto spirituale, come gli veniva proposta, da trovarsi in
per origine, si fu la circoncisione allora appunto data  al  santo Patriarca. 7. Simboli della Santissima Trinità . - I
Trinità che il Messia doveva chiaramente annunziare  al  mondo. Gli stessi tre Patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe
uccidere la pecora cogli agnellini; di non legare la bocca  al  bue che tritura (.); di non mutilare gli animali (9): coi
un simbolo si scuopre dal dirsi, che è abbominevole innanzi  al  Signore chi fa tali cose. Le quali forti parole appalesano,
uomo, e le seconde sono strumenti e mezzi che servono tanto  al  culto come alla vita. Diremo qualche cosa di tutte tre
in alto, così tutto l' uomo e le cose sue erano soggette  al  dominio di Dio ed a lui da offerirsi. Nel sacrificio per lo
che si salvano. I primogeniti dovevano essere tutti offerti  al  Signore in segno della sua signoria tanto come Creatore, sì
monti, su l' uno de' quali era la casa del Re che comunica  al  popolo la scienza della legge, sull' altro la casa di Dio
di frequente nelle divine Scritture. Già l' abbiamo trovato  al  principio delle cose in quelle due piante della vita e
non può sembrare in conto alcuno ricercata e speculativa  al  lettore sensato. E perchè si vegga che questa dottrina
E perchè si vegga che questa dottrina appartiene anzi  al  deposito delle più comuni tradizioni cristiane, io citerò
soverchia a pigliarsi alla lettera e non trasportandosi  al  significato traslato che viene sempre indicato da quelle
cinquanta giorni dopo Pasqua, in memoria della legge data  al  Sinai, e rappresentava lo Spirito Santo che doveva
tabernacoli, in memoria della protezione da Dio accordata  al  popolo nel deserto, l' ottavo dì della quale era la festa
il quale venivan quelli del quarto anno che si offerivano  al  Signore, e così si purificava la pianta che produceva negli
altra distinzione da queste leggi alle cerimoniali, quanto  al  contenere figure, se non che le cerimoniali osserva essere
sussistente e di reale, ma questo ci è piuttosto indicato  al  vedere della mente che offerto da percepire (1). Per ciò
senso, non percepivano che pel senso, non credevano che  al  senso, perciocchè non essendo ancora formate in loro le
le cose sensibili. Se la virtù e il vizio fossero stati  al  tutto sciolti dai beni e dai mali temporali, non era
il timore dei mali serviva alla virtù e alla giustizia come  al  solo mezzo unico di ottenere quei beni desiderati e di
il punto di appoggio, per così dire, dal quale spingersi  al  di là di tutte le cose terrene e pervenire al concetto puro
spingersi al di là di tutte le cose terrene e pervenire  al  concetto puro della giustizia. E veramente Iddio con quella
Iddio con quella congiunzione del bene e del male morale  al  bene e al male temporale aveva per così dire resa sensibile
quella congiunzione del bene e del male morale al bene e  al  male temporale aveva per così dire resa sensibile la
Cristo fu speso principalmente nella prima operazione (1):  al  nuovo Testamento appartiene la perfezione della seconda.
si cominciò la seconda opera che dal Messia si doveva  al  tutto perfezionare (2). Per ciò si vede quanti patimenti
doveva scegliere, e per scegliere doveva riflettere  al  valore delle due cose fra cui cadeva la scelta. Preferendo
due cose fra cui cadeva la scelta. Preferendo la giustizia  al  figlio, egli aveva pronunciato seco medesimo questo
formarsele, contemplandole anche con diligente attenzione.  Al  che la provvidenza usò della industria sopra descritta, di
quali vi dovevano apparire di quelli che si togliessero  al  tutto dal corso regolare e ordinario della natura. Ma un
figura alcuna volle insegnare, che la sua essenza è cosa  al  tutto diversa da quanto si trova nella natura; e quindi
che essi custodivano « il legno della vita« (7), »  al  quale non va l' uomo se non passando per le fiamme, e non
quando prima non abbia ricevuto da Dio quella tempera  al  tutto divina che resiste a tali fiamme, anzi che innatura
fu riposta poi l' arca (6). L' incarnazione e l' ascensione  al  cielo viene simboleggiata da questo carro. Il Verbo di Dio
tutto insieme, perchè fu l' umanità che Dio volle innalzare  al  di sopra degli Angeli coll' unirla alla persona del Verbo.
componendoli variamente in modo che essi rappresentino  al  nostro pensiero alcun che appunto per la loro composizione
che è lo scopo del ragionamento. Discendiamo più  al  particolare. La parola terra non è già per sè stessa
non può essere sempre così atto a segnarne un altro che  al  tutto ed esclusivamente lo determini; anzi quasi mai
in sette maniere, ed ecco quali sono: 1. Coll' aggiungere  al  simbolo la spiegazione in parole proprie. Così Ezechiello
che potrebbero forse avere luogo non sapendosi  al  tutto la qualità dell' uomo che parla e de' suoi uditori.
parola che fosse propria, giacchè non si bada quasi più  al  suo primo senso, egli si può dire un simbolo chiaro e
comune e pubblica (2). Non però è questa una convenzione  al  tutto arbitraria, ma è sempre fondata nella similitudine o
nome, che fu preso a dover significare il primo uomo che fu  al  mondo, si usa anche a significare UOMO in genere,
percezione sensibile della terra, la quale si presenta  al  nostro senso coi suoi caratteri fisici, e 3. della veduta
e propria. La sussistenza adunque, la quale sola dà  al  nome il carattere di proprio, non è compresa negli
che fa capire un individuo reale e sussistente,  al  sentirsi pronunciare un nome comune? Questo mezzo non è
il medesimo: talora è un' altra voce che viene aggiunta  al  nome comune e che lo fa proprio attaccandolo a un individuo
lingue antichissime i pronomi personali che si affiggono  al  nome comune e fanno con esso lui un solo vocabolo. Per non
la sussistenza individua del primo uomo che fu; e pure  al  suono di questo nome tosto si presenta allo spirito non già
ricevere quel vocabolo, restrizione che da comune il rende  al  tutto proprio. Questa operazione che fa lo spirito colla
i loro sensi fossero intesi. Mi rimetto intorno a ciò  al  trattato delle elissi e delle reticenze che si trova nei
capacità del nostro senso fu atta a ricevere, e in un modo  al  tutto conformato, per non dire sformato, alla qualità del
Ma questa osservazione sia toccata di passaggio. Ritorniamo  al  filo del nostro ragionamento. Gli uomini primitivi
che essendo avvezzi gli uomini a dare il nome di« esteso«  al  firmamento, di« luminoso« al sole, non si poteano poi
a dare il nome di« esteso« al firmamento, di« luminoso«  al  sole, non si poteano poi applicar questi nomi comuni ad
lingua simbolica istituita a principio non può essere stata  al  tutto stazionaria; ella dee avere avuto un progresso, dee
di un simbolo stesso che può passare dal significare uno  al  significare un altro oggetto, e l' oggetto significato dal
essere proporzionata alle nostre piccole forze, nè manco  al  picciol tempo che ci rimane da dedicare agli studii. Noi
dall' altezza sua, la terra dalla sua bassezza in rispetto  al  cielo, cioè il nome proprio del cielo si fu l' alto , il
era il Verbo occulto, nel nuovo il Verbo manifesto (3).  Al  fine poi di spiegare in che maniera nell' antico Testamento
fatto osservare, che ogni rivelazione si attribuisce  al  Verbo, come dicono i teologi, per appropriazione di
scienza del discepolo; similitudine che non quadra però  al  tutto; perocchè la parola del maestro umano è materiale e
parole acconciamente il modo onde il Padre tira gli uomini  al  Verbo, che è quello di mandare il Verbo stesso, o le
vien loro a gradi pei quali l' uomo si avvicina sempre più  al  Verbo, di cui riceve un cotal riflesso di luce che cresce
questo è appunto quel tirare che il Padre fa gli uomini  al  Verbo. Al Padre si attribuiscono adunque tutte le
è appunto quel tirare che il Padre fa gli uomini al Verbo.  Al  Padre si attribuiscono adunque tutte le disposizioni che
e prossime. Così il Padre fu quello che mandò il Verbo  al  mondo nella incarnazione, e tutto il disegno di questa
incarnazione, e tutto il disegno di questa grande opera  al  Padre si attribuisce (2). Venuto poi il Verbo, il Padre
si dee nominare. Ora quest' opera che il Padre ha imposto  al  Figliuolo è che egli facesse conoscere agli uomini il Padre
passare negli uomini ogni maggiore abbondanza di grazia.  Al  tatto delle sacratissime mani di Cristo era annessa virtù
destra del Padre (2). Era dunque necessario di lasciare  al  mondo qualche altro mezzo o segno sensibile, acciocchè per
nel nome tuo - santificali nella verità« (4), » attribuendo  al  Padre la virtù santificatrice de' Sacramenti, come fontale
ma della materia che si usa nella Chiesa dopo la sua salita  al  cielo come si può dire altrettanto? Rispondo direttamente
santissima in un modo invisibile ed ineffabile si metta  al  contatto con quelle materie al pronunciarsi delle parole
ed ineffabile si metta al contatto con quelle materie  al  pronunciarsi delle parole mistiche da chi amministra il
formale, in esso è propriamente lo Spirito invisibile,  al  che fare soggiunge: « ciò che è nato di carne è carne, e
voleva dire, come un corpo riscaldato ne scalda un altro  al  suo contatto, o quasi come un ferro magnetizzato ne
ordine e del matrimonio è la seguente: Il fine essenziale  al  Sacramento della Penitenza è l' assoluzione da' peccati, e
e del proferimento dell' assoluzione. Il fine essenziale  al  Sacramento dell' Ordine è di conferire una potestà sul
da Cristo ne' Vescovi, senza bisogno che venga applicata  al  corpo umano alcuna sostanza medicinale per così esprimermi,
da questa, nelle cose sensibili, materia de' Sacramenti,  al  proferirsi delle parole, e dalle cose nelle persone che
antica legge, quando Cristo non era ancora realmente venuto  al  mondo e non aveva patito, e perciò non potea da lui
e l' ordine reale (5): gli antichi Sacramenti appartenevano  al  primo di questi due ordini, e i nuovi appartengono al
al primo di questi due ordini, e i nuovi appartengono  al  secondo. Perciò egli basta considerare la natura del primo
Sacramenti stavano a' nuovi come la rappresentazione sta  al  rappresentato. Ed è questo che S. Paolo dice chiamandoli
del venturo Messia, e la certa speranza del Redentore.  Al  quale ufficio è acconcissimo l' ordine ideale, che
con che divenivano condizioni a dover piacere a Dio,  al  quale non può piacere il disubbidiente. La salute avanti
più forti di quelle verso il bene, che però isterilirono e  al  tutto oppressero la tendenza alla perfezione. Di più.
della cristiana dottrina« vi ha una sterile tendenza  al  bene e un reale continuo movimento verso il male«, ciò che
è « la virtù di Dio che dà salute ad ognuno che crede;  al  Giudeo prima ed al Greco« (4). » Non la giustizia può
Dio che dà salute ad ognuno che crede; al Giudeo prima ed  al  Greco« (4). » Non la giustizia può salvar l' uomo, ma la
non avrebbe potuto eseguire una perfetta giustizia, che  al  tutto il salvasse. Rimaneva certo intatto il principio
evangelica. Perocchè non è vero Giudeo quegli che è tale  al  di fuori, nè vera circoncisione quella« che è al di fuori
che è tale al di fuori, nè vera circoncisione quella« che è  al  di fuori nella carne; [...OMISSIS...] . Tutte le opere
mondo, e non invisibili e soprannaturali. Ora questa fede è  al  tutto sproporzionata al prezzo della santità giacchè quella
e soprannaturali. Ora questa fede è al tutto sproporzionata  al  prezzo della santità giacchè quella è di cosa naturale,
che variamente si muovono; questi produce e dà vedere  al  di fuori i suoi effetti, ma sè stesso ancora non appalesa.
può però ascendere coll' argomento della mente ad una causa  al  tutto divina, apparendo l' effetto così eccellente o
e vivificata. Ma questa era una comunicazione tenuissima e  al  tutto iniziale; senza il lume della grazia poi era
cioè non punto per ciò che rappresentava (essendo  al  tutto negativa l' idea), ma per la forza o energia da cui
condizione della gloria, quando Iddio si vede e contempla  al  tutto svelatamente, cessa ogni simbolo ed ogni figura.
Tre stati adunque si distinguano relativamente  al  bisogno de' simboli instruttivi e d' indizii: 1 quello in
. La rivelazione è concepita in queste parole: Iddio dice  al  serpente: [...OMISSIS...] . Egli è manifesto, che con delle
. Egli è manifesto, che con delle indicazioni  al  tutto naturali qui si determina degli oggetti
legge della giustizia« (3) » cioè nel Vangelo, ma rimasero  al  di fuori a differenza de' Gentili, i quali « non seguivano
avevano in morale (2) e quanto a ragione Cristo ebbe a dire  al  popolo a cui predicava: [...OMISSIS...] . E per mostrare
perfezione di virtù che Cristo predicava era conseguente  al  lume interiore, col quale potevano conoscere Iddio per la
S. Paolo espone nella lettera a' Romani. Egli attribuisce  al  Battesimo e alla grazia di Cristo la reale giustificazione,
L' Apostolo dice che gli Ebrei prima di convertirsi  al  Vangelo erano non solo « infermi ma empi« (1), » che Cristo
veramente a giustificarli agli occhi di Dio; ma solo tutto  al  più a quelli degli uomini (3). Che restava dunque ad essi?
ove porre la loro speranza? essi doveano volger gli occhi  al  fine della legge (che era Cristo), e da questo aspettare la
figliuolanza e di amore. Sicchè l' Apostolo a' convertiti  al  Vangelo dicea: [...OMISSIS...] . E la ragione di ciò si è
ciò si è perchè Cristo (principalmente dopo essere asceso  al  cielo) mandò il suo Spirito e congiunse per esso realmente
e del nuovo, ed attribuendo all' antico la legge, e  al  nuovo la grazia, dice: [...OMISSIS...] E tosto dopo toglie
quello che fa un creditore, a cui venga dimandato dilazione  al  pagamento dal suo debitore. Iddio diceva: [...OMISSIS...] .
li ricevevano e li amministravano. Dalla fede poi annessa  al  Sacramento nasceva la giustificazione, la quale era
fede era quella che dirizzava la volontà, spingendo questa  al  di là di tutte le cose naturali, fino all' esser divino,
Innocenzo III scriva la circoncisione non dare l' ingresso  al  regno di Dio (5); verissimo detto ove pel regno di Dio s'
le ha operate per sè« (2). » L' uomo dunque è ordinato  al  divino servizio. La legge evangelica, che è la morale nella
uomo, ma ogni suo elemento, per così dire, il consacra  al  divino culto. Di più, il divino culto nella perfezione
per l' uomo era chiuso. Come poteva questi riavvicinarsi  al  Creatore, se Dio stesso non gli faceva conoscere di voler
alleanza. E perchè efficacemente parlasse e giovasse  al  disegno della Provvidenza di venir crescendo fra gli uomini
Diamo un cenno dello sviluppamento della umanità,  al  quale Iddio temperava quella sua amorevole provvidenza,
acquistar egli il dominio sulle sue facoltà, accennato  al  numero primo. Perocchè egli s' accorge con tale sperienza
a classificare tutte quelle cose che si riferiscono  al  culto di Dio le divide in quattro parti, mettendo in primo
nel tempio; in terzo luogo la dedicazione delle persone  al  culto divino, e qui mette i Sacramenti; e in quarto luogo
osservanze che regolano la conversazione di quelli che sono  al  culto di Dio dedicati distinguendoli da quei che non sono
la nozione de' Sacramenti in atto che dedicano la persona  al  culto di Dio (2): il che è quanto dire, in altrettanti
cose che riguardano il culto divino, l' altro di rimediare  al  peccato (4). Adunque perchè l' uomo fosse aiutato contro il
da principio l' uomo peccatore faceva de' sacrifizii  al  Signore, e il Signore in varie maniere gli mostrava il suo
di ottenere il divino favore, nè disponevano l' uomo  al  culto, ma erano atti di culto. Non pare improbabile
per cui si facevano, partecipassero delle cose offerte  al  Signore; rito che significa assai bene l' unione dell' uomo
segni, co' quali attestavano gli uomini di essere dedicati  al  divino culto fu la circoncisione (1). La Scrittura ci
gli Ebrei uscirono d' Egitto o certo quando entrarono  al  possesso della terra promessa, tempo in cui si costituirono
uomo fedele e perfetto. [...OMISSIS...] Precedette dunque  al  patto, ed alla circoncisione che n' è il segno, la fede e
non dovevano uscire solamente dei re terreni, ma un re  al  tutto singolare e di una grandezza degna di Dio, per ciò
nel seno del padre significava adunque ricongiungersi  al  padre, e vivere della sua vita. Le anime de' giusti adunque
E Cristo veniva a redimere il mondo e p“r rimedio  al  peccato originale. Or questo peccato corruppe
la morte di Cristo, e il darsi nell' ottavo giorno  al  bambino accennava alla risurrezione dell' uomo nuovo in
nel rito della circoncisione simile nel significato  al  Battesimo nel quale pure la morte dell' uomo vecchio e la
che a Dio promettevano col circoncidersi. Essi protestavano  al  Signore che riguardandolo per loro padre e re si sarebbero
in ogni casa, e niuna parte della vittima poteasi portare  al  di fuori (3). Ora questo secondo Sacramento consacrava di
secondo Sacramento consacrava di nuovo il popolo Ebreo  al  culto di Dio più esplicitamente e specificamente:
quale liberati dalla morte del peccato dovevano pervenire  al  cielo significato dalla terra promessa verso cui uscendo
negli Ebrei l' obbligo di questo culto che doveano dare  al  Signore, ritenne il Signore in ispecial suo dominio i
[...OMISSIS...] . Or poscia Iddio continuò a dare effetto  al  patto da lui stretto con Abramo ed Isacco, del quale l'
volle rinnovato solennemente l' antico patto (4). E disse  al  popolo d' Israele: [...OMISSIS...] . Or in questa occasione
sacerdoti (6). Come tutto il popolo era stato consacrato  al  culto divino e n' era segno la circoncisione, così fu
questa famiglia si obbligava di servire in un modo speciale  al  divino culto, e Dio da parte sua prometteva a questa
solamente le cerimonie esteriori, ma si riferiva  al  primo patto generale e morale: doveano i sacerdoti cercare
questo il Razionale atte a significare le virtù rispetto  al  popolo: simboleggiandosi la carità nell' Efod, e la
(1). I sacerdoti avevano parte delle cose sacrificate  al  Signore, e vivevan con esse. Questo è considerato da S.
onde Iddio nutrisce quelli che sono peculiarmente dedicati  al  suo culto: il quale cibo è Dio stesso che però si chiama
del patto speciale onde i sacerdoti a Dio si univano  al  culto suo dedicati (4). S. Tommaso annovera fra i
erano cerimonie, le quali appurando l' uomo, lo disponevano  al  culto di Dio (5). E come erano due i gradi della
di Dio (5). E come erano due i gradi della consecrazione  al  culto divino, l' uno comune a tutto il popolo che si
delle vittime immolate e degli altri commestibili offerti  al  Signore; così parimenti corrispondevano a questi due gradi
(1) due maniere di mondarsi e purificarsi, quanto  al  popolo cioè le purificazioni propriamente dette da certe
esteriori religiose cerimonie, e aiutando il popolo anche  al  culto interiore coll' ammaestramento nella legge ed
confessavano la loro indegnità e come erano male acconci  al  patto di Dio; come anco a questo patto eran venuti meno
sè a Dio; ma si rendevano degni della consecrazione di sè  al  Signore, o dal popolo circonciso o da' sacerdoti
a sè gli uomini colla memoria di ciò che egli fedele  al  promesso faceva per loro. Così istituì il Sacramento dell'
così indusse la consacrazione de' sacerdoti quando  al  Sinai organizzò il popolo Ebreo in nazione; diede a lui
e memoria perenne di quel benefizio di Dio e a stimolo dato  al  popolo di via più promuovere il culto del suo divino
(1). E tutti questi segni del patto che consecrava l' uomo  al  culto divino procedevano di pari passo, come abbiamo
della perfezione morale, nel quale egli era dedicato  al  culto divino per sua costituzione e lo conosceva senza
un altro nè essere in modo alcuno rappresentato; ma è solo  al  tutto opera personale. Ora quello che è personale è anche
dico di un segno che fosse come solennità essenziale  al  contratto; sebbene anche il nuovo patto ha bisogno di quei
ella suscita o produce nell' uomo; o finalmente rispetto  al  perfezionamento della volontà a cui la santità si
di quella unione col Verbo che lo possiede è consecrato  al  Verbo stesso: nuovo suo dovere è quello di riconoscere il
Verbo importa il venir egli per essa ordinato e chiamato  al  culto soprannaturale di Dio. E perciocchè se non avesse
della grazia, cioè in qual modo la grazia conseguiti  al  carattere per natural conseguenza, ove l' uomo colla
Cristo diceva a Nicodemo: [...OMISSIS...] . Or qui Cristo  al  nascimento spirituale dell' uomo non richiede altro se non
non si può dare senza che la volontà ne venga piegata  al  bene dalla sua presenza, e questo è essenziale alla grazia,
S. Agostino, perchè è la nascita spirituale, perchè ripugna  al  concetto della nascita di una cosa o di una persona che
dell' uomo«. In tal modo (vogliam dirlo con sommo rispetto  al  gravissimo teologo che egli è) noi ci discostiamo dall'
opinione del venerabile Bellarmino, il quale nega che sia  al  tutto solida e concludente l' argomentazione di S. Agostino
una cotal similitudine. Perocchè come il figlio somiglia  al  padre, così l' uomo che ha la grazia somiglia a Iddio, e in
è veramente nell' ordine soprannaturale, cioè congiunta  al  Verbo che l' ordine soprannaturale constituisce. Si può
quella potenza all' atto; quasi maritandosi la volontà  al  carattere : due generanti dell' uomo nuovo. Di questa
questo scrittore ecclesiastico chiaramente attribuisce  al  carattere la generazione spirituale che nel Battesimo
ricupera. Or di questi figliuoli disubbidienti e ribelli  al  padre, non si dice però che cessino con questo da essere
Anche il battezzato in egual modo, per iniquo che e' sia  al  Padre celeste, non perde la figura di figliuolo, datagli
dell' anima (7). Consecrare una cosa è destinarla  al  culto divino, deputarla all' onore di Dio, a lui offerirla,
la volontà degli uomini di destinare un oggetto qualunque  al  culto di Dio; ma non valgono a far sì che Iddio veramente
All' incontro l' anima, ricevuto il carattere, è così  al  Verbo unita, che non può più scongiungersi; e però è
può più scongiungersi; e però è veramente e perpetuamente  al  Verbo e dal Verbo consecrata (1). Anche per tal modo ha
patti positivi fra l' uomo e Dio (2). Di che Cristo ridusse  al  suo vero effetto ciò che al popolo Ebreo non era stato che
Dio (2). Di che Cristo ridusse al suo vero effetto ciò che  al  popolo Ebreo non era stato che promesso, ed esteriormente
una gente santa« (3), » che viene a dire consecrata  al  divino culto. Cristo adunque potea solo essere un sacerdote
avea prima; e questo potere la fa atta a due altissime e  al  tutto divine operazioni, cioè ad esercitare il culto del
o potenza dell' anima ad eseguire le cose appartenenti  al  culto come una conseguenza del carattere, e però non come
della nuova legge hanno questo di proprio, che sono segni  al  tutto efficaci, ove non sia posto alcun obice volontario a
Dottore della Chiesa: [...OMISSIS...] . Qui congiunge  al  segnacolo spirituale i doni dello Spirito Santo, e mostra
stesso, che questo santo Padre in più luoghi dimostra  al  tutto indelebile. Questo segnacolo è chiamato« santo« (3)
un vassallo che falsificasse il sigillo del principe, e che  al  carattere indelebile dee susseguire la santità (4).
Ora perchè lo stesso ragionamento non si può applicare  al  Sacramento della Penitenza? Non per altro, dico io, se non
è come un fonte, viene altresì che i Padri attribuiscono  al  carattere l' essere segno di distinzione fra quelli di cui
possesso e fatti suoi, e gli altri da Cristo non posseduti;  al  qual segno gli Angeli li riconoscono e li difendono dalle
difendono dalle nemiche insidie, o li separano e mettono,  al  tempo della messe, alla parte de' salvi. Di ciò credere v'
Cristo per partecipazione. Però S. Basilio coerentemente  al  parlare delle Scritture dice, che Iddio dà le tessere a chi
dannazione; perocchè questo è accidentale impedimento posto  al  carattere, che per sè conseguirebbe indubitatamente quel
sono segnati gli eletti. E per la medesima ragione, onde  al  carattere gli Angeli conoscono quelli cui difendono, i
varii effetti, che a due classi si riferiscono: la prima  al  potere del culto divino che nelle azioni sacramentali
i quali hanno una materia propriamente detta che applicano  al  corpo umano, come s' applica un rimedio alle corporali
del Battesimo lungo ragionamento, perocchè bastano  al  fine nostro le cose dette qua e là in quest' opera, che
degli altri uomini (1). Però prima che comparisse  al  mondo questa sacratissima umanità non vi poteva avere
pur santifica l' umanità degli altri uomini immediatamente  al  contatto con essa, ma dà la virtù santificante anche a
la virtù santificatrice uscente dal corpo di Cristo unito  al  Verbo, era però sempre soggetta e dipendente dalla volontà
privata: poi cominciò il divino suo pubblico ministero.  Al  cominciamento fu battezzato da Giovanni, e i Padri della
da Giovanni, e i Padri della Chiesa attribuiscono  al  contatto delle divine carni la virtù che ricevette l' acqua
aver avuto bisogno del Battesimo non alla salute, ma sì  al  conseguimento in questa vita di quei due mirabili doni. E
in terra co' discepoli dopo la Resurrezione, e salito  al  cielo alla destra del Padre invisibile a' viatori e
» Di che trae questa conseguenza. « Noi che siamo morti  al  peccato in che maniera vivremo ancora in esso?« (3); »
nella grazia di lui e l' esser morti interamente  al  peccato. Però il Battesimo dopo la morte di Cristo dovea
che ad essa debitamente risponda, può vivere come morto  al  peccato, vivendo di una vita al tutto spirituale, secondo
può vivere come morto al peccato, vivendo di una vita  al  tutto spirituale, secondo ciò che dice l' Apostolo: « Voi
allora nell' animo quell' effetto particolare, che cominciò  al  Battesimo solo dopo la risurrezione di Cristo, come pure l'
divina Risurrezione? La specie poi dell' azione nacque  al  Battesimo dall' aver in quel dì fatta Cristo espressa
era poteva da sè mandarlo, se non che attendeva di salire  al  Padre, per mandarlo di là pienamente. Ed è degno di
allora comunicare la pienezza degli effetti del Battesimo.  Al  quale sentimento pare anco alludere il Redentore, quando
apertosi e disceso sul mondo il mio Spirito, onde viene  al  Battesimo dell' acqua ogni sua forza. Sì, dopo la
gloria e felicitazione. Nella parola però detta da Cristo  al  ladrone: « Oggi tu sarai meco in Paradiso« (1), » questa
spirituale (2). Applicando la stessa dottrina  al  Battesimo apparrà chiaramente, perchè egli significhi ad un
per mezzo degli effetti che in noi produce, configurandoci  al  nostro esemplare Gesù Cristo. Così appariscono connessi
i diversi significati da' Padri e Scrittori ecclesiastici  al  Battesimo attribuiti (3). Diciamo grazia sacramentale a
altri uomini con Cristo si opera nel Battesimo; e innanzi  al  Battesimo, la vita non è immanente nell' uomo. Abbiamo
(forza infinita), 2. una luce intellettiva, e 3. un amore  al  bene: tre elementi contemporanei dello stato di santità in
la vita soprannaturale; e finalmente 3 lo Spirito Santo che  al  tempo stesso che l' acqua monda il corpo viene infuso nell'
quell' infanzia spirituale, che cosa questa età perfetta;  al  che tosto poniam mano. Abbiamo mostrato, che in due modi si
anima. Su questa luce doveva riflettersi, e con un occhio  al  tutto spirituale vagheggiandola, innamorarsene, e sempre
potrà far le opere fatte da lui? « Perchè, dice, io vado  al  Padre«, » a mandar lo Spirito Santo: « E io pregherò il
cose abbiamo già altrove più a lungo ragionato. Or venendo  al  proposito nostro sarà facile diffinire in che consista
della vita spirituale ne' Sacramenti viene paragonato  al  progresso della vita naturale (3). L' uomo è nell' infanzia
si attribuisce l' incremento dell' uomo spirituale.  Al  che in vece di molti testimonii ci valga colui che si può
uomo spirituale alla Confermazione, come il nascimento  al  Battesimo in questo modo: [...OMISSIS...] . Proviamo di poi
la settiforme grazia dello Spirito (2), attribuendosi così  al  ricevimento del Santo Spirito la perfezione del cristiano.
antichissimo Concilio Eliberitano dicesi, che è necessaria  al  battezzato l' imposizione della mano del Vescovo, acciocchè
della Cresima (2), la si dice quella che congiunge  al  divino Spirito le cose che debbono esser perfette (3), e
la quale è quella dello Spirito Santo, che ci congiunge  al  divino Spirito, che ci fa percepire nell' anima la santa e
settiforme (2). S. Ambrogio non si contenta di attribuire  al  Sacramento della Confermazione i sette doni, ma dice che
vita santa (2). Ora la fede appartiene all' intelletto, e  al  cuore la carità. La fede viene a noi impressa colla luce
noi diffusa dallo Spirito Santo. Ancora, viene attribuito  al  Battesimo il darci la luce e la fede, ed alla Confermazione
parimente un detto comune de' Padri quello che attribuisce  al  Battesimo la purgazione de' peccati, che è il primo grado
Santo (5) che ne è il compimento. Nè tutto ciò detrae punto  al  Battesimo, la grazia del quale è piena anch' essa. Ma si
A ragione d' esempio Teodoreto dice così: [...OMISSIS...] .  Al  qual passo risponde a capello ciò che dice un greco
del carattere che imprime: e l' attribuirsi il carattere  al  secondo Sacramento, anzi chè al primo, che fanno i Padri
l' attribuirsi il carattere al secondo Sacramento, anzi chè  al  primo, che fanno i Padri antichi, non toglie già la verità
coll' olio santo » (questa è l' unzione preparatoria  al  Battesimo) «poscia battezzerai coll' acqua, finalmente
legga: [...OMISSIS...] . Vuolsi ancora un altro luogo dove  al  signacolo siano in quella vece congiunte le due parti dell'
delle opinioni più rispettabili. Io mi accosto poi  al  P. Merlin (1) in quanto le sue osservazioni provano che l'
che alla validità del Sacramento nei secoli posteriori  al  VII, e massime presso i Greci, non si richiedesse
unzione, perchè mai ne' primi secoli sarà stata essenziale  al  Sacramento un' altra imposizione distinta da quella che il
S. Ambrogio, il quale attribuisce l' effetto dell' unzione  al  Padre, l' effetto del segno di croce al Figliuolo, e l'
dell' unzione al Padre, l' effetto del segno di croce  al  Figliuolo, e l' effetto dell' imposizione delle mani allo
in alcuni luoghi delle Scritture l' unzione è attribuita  al  Padre. Negli Atti degli Apostoli si legge che Cristo fu
le sue grazie, e che se Cristo fosse potuto essere  al  contatto di tutti gli uomini non ci avea bisogno alcuno di
forse avuto minor efficacia del Battesimo quando anche  al  Battesimo non proviene la forza sua se non dalla parola del
per cagione del sermone che avevano udito da lui? (1) E  al  presentarsi che facevano a Cristo gl' infermi non diceva
questa parte deficiente: egli almeno la tien per attissima  al  suo intendimento. Nel secolo seguente Teofilatto,
avvivate e acquistan natura ed atto di verissima carne.  Al  quale greco scrittore s' accorda un altro che fiorì nello
solenni decreti della Chiesa che il Bellarmino contrappone  al  Durando: 1. Il capitolo IV e il canone II della Sessione
è da credere, che rimanendo il corpo nostro formato come è  al  presente e delle stesse membra composto, egli non debba
considerata come producente tali effetti, necessari  al  mantenimento del nostro vivere, non può cadere in modo
Ma tutto ciò non forma ancora l' essenza della nutrizione,  al  modo come noi intendiamo questa parola. L' essenza della
noi la facciamo consistere unicamente, 1. nell' assimilare  al  corpo vivo della materia non viva, 2. e nel comunicare la
forma. Di che avviene, che mutato il soggetto e reso questo  al  tutto perfetto, anche l' operazione di cui parliamo non
(1). Ma egli rimane però dopo di tutto ciò qualche cosa che  al  corpo glorioso non ripugna; e questa si è, ch' egli
doveano pensare se non che il mangiar di Cristo era simile  al  loro; il che se avvolgeva una gran meraviglia, non rimaneva
Cristo a noi, e lo stato glorioso de' nostri corpi  al  presente, e ci mette in più stretta e famigliare
ma che allora [avrebbe] banchettato in nuova maniera  al  tutto maravigliosa con essi, e avrebbe con essi bevuto un
che aveva ancora da patire, e in tal caso si riferiscono  al  sacrificio cruento che egli far dovea del suo corpo; e non
tal caso quel tempo futuro SARA` DATO non può riferirsi che  al  sacrificio incruento; e anche ciò posto, quelle parole si
si verificano alla lettera e materialmente; imperocchè  al  sacrificio incruento appartengono appunto quelle
quello che digiunò, predicò, patì, risorse da morte, ascese  al  cielo e sussiste nell' Eucaristia, è uno stesso e identico
che inanima alcune particelle di materia organizzate è  al  tutto indifferente a inanimar più tosto esse che altre
queste particelle che inanima, quando rispetto a lui sono  al  tutto uguali sia nella specie, sia nella forma, sia nella
materiale delle particelle inanimate dall' anima nostra è  al  tutto indipendente e cosa diversissima dall' identità del
illustrare questo vero. Il moto nostro assoluto è per noi  al  tutto impercettibile, cioè il NOI non sofferisce alcuna
del luogo , e l' identità del corpo vivo sono due identità  al  tutto indipendenti l' una dall' altra. Or come adunque io
mutar luogo (per moto assoluto) nè pure la più piccola e  al  tutto accidentale alterazione, così parimente egli è al
e al tutto accidentale alterazione, così parimente egli è  al  tutto indifferente all' identità del mio corpo vivente che
umano non costituisce persona in esso, ed è subordinato  al  Verbo persona divina che tutto il resto governa di ciò che
di pane, non istà mica tutto il pane quant' egli ce n' ha  al  mondo, ma bensì quello che ci sta ha la natura di pane e
e preesistente, e molto meno in tutto il vino che  al  mondo vi avesse. Come adunque la natura dell' acqua cessò e
intesa a quel modo come noi facevamo. Imperocchè  al  modo nostro le stesse particelle elementari della materia
che si facesse senza aggiungere niuna nuova particella  al  corpo morto di Cristo. Dunque il corpo di Cristo risorto
il sangue che misticamente si spande dee essere identico  al  corpo crocefisso, al sangue effuso nel sacrificio cruento.
si spande dee essere identico al corpo crocefisso,  al  sangue effuso nel sacrificio cruento. Per questo i Padri
egli è manifesto che l' accessione di alcune particelle  al  corpo glorioso non toglie punto nè poco la sua identità; nè
che il corpo di Cristo nell' Eucarestia sia identico  al  corpo di Cristo risorto e sedente alla destra del Padre;
colore, non si parla con tutta proprietà, ma si attribuisce  al  modo di essere una parola che di natura sua va applicata
l' effetto di un agente senza relazione alla volontà o  al  modo di operare dell' agente. Poniamo che Iddio volesse
pane ed il vino rimarrebbero annichilati . Ma questo pugna  al  tutto coi principii della teologia cristiana. Perocchè
e nulla più? Sia pure che l' azione non termini  al  niente; ma il pane ed il vino non rimane ugualmente
annichilazione continui l' agente nell' operare? che fa mai  al  pane e al vino quell' azione che continua, dopo che essi
continui l' agente nell' operare? che fa mai al pane e  al  vino quell' azione che continua, dopo che essi non sono
questa parola, secondo la stessa etimologia, se non ridotta  al  niente? Se dunque la forma dell' acqua è ridotta al niente,
ridotta al niente? Se dunque la forma dell' acqua è ridotta  al  niente, non esiste più del tutto: onde mai non si potrà
scolastica il dire, che sebbene quella forma sia ridotta  al  niente, tuttavia non è annichilata, perchè l' azione che la
tuttavia non è annichilata, perchè l' azione che la ridusse  al  niente continua, terminando in un' altra forma? che
colla quale si vorrebbe stabilire che altro è ridursi  al  niente una cosa, altro è annichilarsi? 3. Non si dà e non
non istà; e qui si suppone, che la materia non sia ridotta  al  niente. Il nostro rispettabile autore introdusse dunque un
conoscere la distinzione fra l' annichilare e il ridurre  al  niente; perocchè non può il Bellarmino indicare quando sia
che si vorrebbe introdurre fra l' annichilare e il ridurre  al  niente . A qual fine si pone una tal distinzione? Per
però che dopo la consecrazione quell' essere è ridotto  al  niente: dunque quest' opera di Dio non persevera in eterno,
cose un essere sostanziale, e non si sarebbe aggiunto tutto  al  più che un cotal modo di essere, se pur questo stesso modo
teologica. Ecco come S. Tommaso prova, che Dio non riduce  al  niente cosa alcuna delle già formate. [...OMISSIS...] Ora
in un' operazione, in virtù della quale vien ridotta  al  niente la sostanza del pane e del vino, e sotto le specie
dirò quella che usano essi stessi « si distrugge, si riduce  al  niente, perisce« (2). Or bene quando il pane non c' è più,
egli già non è più. E qui appunto il Bellarmino crede che  al  concetto di una vera conversione e transustanziazione basti
riconosce, che ponendo che il pane si riduca veramente  al  niente, il concetto della transustanziazione non può più
. E odasi l' esempio onde spiega una tale risposta  al  sistema nostro acconcissima: [...OMISSIS...] . Il santo
ed acqua e legno. Non conviene adunque far violenza  al  significato delle parole per sostenere una opinione
l' una nell' altra? non sono questi due concetti  al  tutto distinti? e se sono per sè distinti, basterà l'
colla sostituzione di un altro essere, che è indipendente  al  tutto per sua natura dal primo: quando all' opposto la
ed il corpo di Cristo: ciò che saprebbe di eresia. Tutto  al  più si potrebbero forse questi istanti ridurre a due, cioè
insieme prese si trova; perocchè nel loro esser fisico sono  al  tutto separate, come dicevamo, e non possono formare una
vera, reale e sostanziale del corpo di Cristo. Quanto poi  al  terzo, che cessi il pane e si adduca sotto agli accidenti
anche noi, ma ancora come essere , ristando dal conservarne  al  tutto l' entità. 2. Che distrutto così il pane e conservati
e si transustanzii« ma solo che cessi per dar luogo  al  corpo di Cristo. Abbiam detto altresì che non si può dire
celeste, se egli non fosse veramente cangiato in meglio, ma  al  tutto annichilato? non può esser fatto celeste quel pane
di Cristo« » per voler dire che il corpo di Cristo succede  al  pane il quale cessa del tutto di essere? e che costava loro
come una comunicazione della propria vita che fa Cristo  al  pane ed al vino (1). 2. Che S. Gaudenzio esprime la stessa
comunicazione della propria vita che fa Cristo al pane ed  al  vino (1). 2. Che S. Gaudenzio esprime la stessa cosa
nel sistema degli avversarii, se non quando essi  al  tutto più non sono. Ma questa maniera che il pane« si
il pane; come se il servitore cede il posto che tiene  al  suo principe in nessun modo si può dire che per ciò il
somministrò il suo sangue purissimo a comporre un corpo  al  Verbo divino; questo sangue che prima era della Vergine non
umana, com' era prima dell' incarnazione quando  al  corpo della Vergine apparteneva? e pure in quell'
della transustanziazione, tuttavia non appartiene meno  al  Padre, del quale ha detto Cristo: « il Padre mio dà a voi
« il Padre mio dà a voi il pane vero dal cielo (5); » od  al  Figliuolo, che dice: «« Io sono il pane vivo che discesi
Io sono il pane vivo che discesi dal cielo« (1). » Perocchè  al  Padre appartiene di dare il suo Figliuolo sotto ogni forma,
ogni forma, perocchè egli lo genera e il dà generandolo.  Al  Figliuolo appartiene di dare sè stesso, perocchè nessuno
Santo: sicchè a pienissimo s' avvera, che quel pane è dato  al  mondo dal Figliuolo dell' uomo . Da tutte le quali cose
santissima Eucaristia, generando il Verbo e mandandolo  al  mondo, se il Verbo vi concorse rendendosi in cibo, e il
e comunichi per varii gradi, e solo dopo salito Cristo  al  cielo e disceso lo Spirito solennemente sugli Apostoli
nella sua umanità alla sostanza del pane, e l' assimila  al  suo corpo, e diventa essa pure corpo, e corpo suo, cioè
stessa come conversione o transustanziazione debba  al  tutto essere un fatto solitario, di cui in tutto l' operare
concezione. Qual similitudine più acconcia ad un tempo  al  sistema nostro, e ripugnante a quello de' nostri avversari?
bensì, ma non che si distrugge? e tuttavia non fu ella  al  soffio divino convertita tutta quella materia nelle carni e
fu convertita in vino, e quella verga in serpente, si trovò  al  mondo del vino più di prima, e un serpente che prima non
che le particelle sieno diverse; cioè che s' aggiungano  al  corpo ed al sangue di Cristo delle particelle nuove, le
sieno diverse; cioè che s' aggiungano al corpo ed  al  sangue di Cristo delle particelle nuove, le quali non
un altro pure sussistente: perocchè ciò è ripugnante  al  concetto d' individuo sussistente, che consiste nella
essere che si converte: non passa sempre diversità quanto  al  non prodursi nell' una e nell' altra niente di nuovo. V' ha
conclusione. Di poi, si fa che il corpo di Cristo succeda  al  pane; questo è vero, ma non è mica questo un farsi il corpo
questo un farsi il corpo di Cristo (4), ma è solamente che  al  corpo di Cristo succeda la relazione della presenza. Dunque
buona fede evitare questa gravissima difficoltà. Nè si badi  al  vocabolo di accidente , che io adopero per indicare la
dell' essere«. Ora che la mutazione che nasce rispetto  al  corpo di Cristo, secondo il Bellarmino stesso, sia l'
assurdo; giacchè la propria sussistenza individuale è  al  tutto incomunicabile, non solo rispetto ai corpi, ma ben
di essere quello che era prima, e altresì cessi di essere  al  tutto, intendendo l' espressione in questo senso, che non
e propriissimi nell' uso della Chiesa, che li applica  al  Sacramento Eucaristico. La conversione adunque vera e
di una conversione vera. Perocchè posto per principio che  al  corpo di Cristo non si può aggiungere niuna particella;
Noi abbiam detto che le nostre cognizioni intorno  al  corpo ci vengono per due modi: 1 pel sentimento
abbiam chiamato soggettivo ; 2 pel sentimento di resistenza  al  sentimento fondamentale, e questo l' abbiamo chiamato
nella estensione. Or venendo ad applicare questi principii  al  mistero Eucaristico; io domando se Gesù Cristo sente il
proprio di ciascuno sta nell' essere materia e confine  al  sentimento fondamentale. Se poi si risponde di sì; in tal
creata, perchè non si vuole che niuna materia s' aggiunga  al  corpo di Cristo. Però si porrebbe la materia col porre il
indiretti, verrò a convincere gli avversarii di rinunziare  al  loro tentativo. E a far ciò mi basterà osservare. 1. Che il
1. Che il corpo di Cristo nell' Eucarestia non mostra  al  di fuori nè la propria grandezza o forma, nè i proprii
l' essenza del corpo umano« non consista nella sua azione  al  di fuori, ma nella sua congiunzione individua collo spirito
[estrasoggettive] sopra di noi. Nè meglio può convenire  al  dogma Eucaristico il riporre nell' estensione attuale l'
Leibnizio vide l' errore di Cartesio, e s' accostò molto  al  vero ponendo la natura del corpo non già nell' estensione,
ciò che un tal principio sostanziale faccia appartenere più  al  corpo che ad altro essere, ciò che Leibnizio chiaramente
Applicando questa dottrina intorno alla natura del corpo  al  mistero Eucaristico, ella suppone: 1. Che nel corpo di
un dire avere determinazione di luogo, il che è contrario  al  concetto che si vuol formarsi della sostanza. Riman dunque
sue dimensioni, è ella qualche cosa che fosse aggiunta  al  corpo di Cristo in cielo, o è nulla? Il Bellarmino dice che
e però cadremmo in contraddizione ponendo una giunta  al  corpo di Cristo, e negando nello stesso tempo la giunta
immaginò di distinguere due estensioni, l' una essenziale  al  corpo, della quale egli non può essere spogliato senza che
può essere spogliato senza che perisca; l' una interna  al  corpo stesso, e l' altra locale o sia commensurativa al
al corpo stesso, e l' altra locale o sia commensurativa  al  luogo che occupa (1). Ora, sebbene che il Bellarmino
, e tuttavia senza l' estensione esterna che lo adegua  al  luogo (1); tuttavia la distinzione del Bellarmino trova
del Bellarmino trova fermo sostegno nelle dottrine intorno  al  corpo ed allo spazio, che io ho espresso nel Nuovo Saggio
pare potersi conchiudere, che l' estensione che attribuisce  al  corpo di Cristo nella Eucarestia è quella che noi chiamiamo
che noi chiamiamo estensione soggettiva , cioè relativa  al  soggetto. E certo se così dee intendersi quella che il
così dee intendersi quella che il Bellarmino attribuirebbe  al  corpo di Cristo nell' Eucarestia sarebbe un' estensione
ad essere in quest' anima il sentimento del corpo  al  quale era unito (1). Or sebbene un corpo perda la sua
Ma or applichiamo questa dottrina intorno all' estensione  al  modo onde il corpo di nostro Signore si trova nell'
sarebbe in uno stato il quale sebbene relativamente  al  soggetto senziente esisterebbe come prima, avrebbe le
mantiene, quand' anco ella non si commisuri a un luogo cioè  al  suo spazio esterno, la qual commensurazione di S. Tommaso
forma, conciossiachè il luogo che presta questo Sacramento  al  corpo di Cristo è molto più ristretto della dimensione
interna e a lui essenziale . Or questa, essendo essenziale  al  corpo, dee esserci in virtù del Sacramento; quella non
a manifestarsi una difficoltà. Se il corpo di Cristo è  al  tutto privo della estensione oggettiva [ estrasoggettiva ],
quando la quantità che conserva il corpo di Cristo è  al  tutto priva di relazione a corpo estraneo o a luogo alcuno?
stessa importanza principalissima di quel dogma; contro  al  quale il demonio fa gli sforzi maggiori; perchè bene
inimico dell' uman genere, e di tutti i suoi figliuoli.  Al  quale empio divisamento del primo autore del male
dell' umana virtù; onde l' uomo si appiglia più presto  al  partito di affermare il falso, che di confessare la propria
proprio ragionare, quanti erano i nodi che vi rinvenivano  al  loro debol pensiero insolubili. L' uomo in una parola
intorno a buon fine, e con animo reverente e sommesso  al  sentir della Chiesa; di che nacquero le diverse scuole
condannare le altre con quell' autorità che sol si compete  al  supremo apostolico Magistero. All' opposto ingiustamente
un cenno più là della linea del giusto confine, vicino  al  quale egli cammina, per sorprenderlo in fallo, ed avvisare
(1). E però in quello che fin qui io scrissi intorno  al  peccato d' origine, non ho inteso punto di condannare
appartener ad una Scuola cattolica di vero nome, ma solo  al  novero degli errori. Tale io considerai la sentenza, che«
lo stesso alterno movimento delle menti: una tendenza  al  fatalismo (nel senso detto) fino a precipitarvisi; ed una
(nel senso detto) fino a precipitarvisi; ed una tendenza  al  razionalismo , fino parimenti a rimanere dal suo vortice
perchè la cosa è patente; non havvi uomo di buon senso  al  mondo, che non vegga il male del secol nostro essere il
le nazioni concordemente attestavano, che l' uomo soggiace  al  male non meno morale, che fisico, dal dì che nasce. Questo
pure spiegare. Il Cristianesimo si presentava appunto  al  mondo promettendo di sciorre l' enimma. Quelli che si
decadimento; nel primo de' quali vien formandosi sì quanto  al  concetto e sì quanto alle forme determinate e alle
per ispiegare l' esistenza del mal morale si dimentica  al  tutto di questa causa, e ricorre ad un principio eterno che
e per esso la perdita della libertà, viene da essi  al  malo principio e non alla libertà umana come a causa
il suo secondo periodo, quello della propagazione.  Al  qual corso venne in aiuto l' ignoranza e barbarie de' tempi
delle Eresie stampato dal Contin in Venezia (1) intorno  al  secondo periodo, che è quello della propagazione, come
per la via contraria, e giunta all' altro estremo ruppe  al  razionalismo . Come la prima forma completa che prese nella
consiste nell' attribuire il bene ed il male ad una causa  al  tutto diversa dalla volontà umana e però necessitante; così
Udiamo S. Agostino ad esporre quest' eresia che sopravenne  al  necessitismo de' Manichei. [...OMISSIS...] Dal qual luogo
la sua grazia anco a quelli che non sono pervenuti ancora  al  libero uso delle loro potenze e con essa li santifica, come
Iddio non può far altro, giacchè egli è causa estranea  al  libero nostro volere, e però incompetente alla produzione
De' quali due errori così parla S. Agostino, scrivendo  al  Vescovo Ilario (2): [...OMISSIS...] . Ora se col solo
concetto di tentazione suppone una causa esterna che induca  al  male. Ma se il male non si potesse operare se non col
che necessitasse, ma nè pure che inducesse e sollecitasse  al  male. Giacchè chi è sollecitato al male da altra causa che
inducesse e sollecitasse al male. Giacchè chi è sollecitato  al  male da altra causa che dalla sua libertà, dee riconoscere
che dalla sua libertà, dee riconoscere una forza traente  al  male; e quindi non può più fare l' arbitrio causa unica del
forze della libertà: il che s' opporrebbe d' una parte  al  dettame della ragione, che dichiara assolutamente quelle
assolutamente quelle cose moralmente buone; dall' altra  al  senso comune degli uomini. D' altra parte il dire in
il dire in generale che« se la nostra volontà fosse piegata  al  male necessariamente, il male a cui fosse indotta non
sopra e ne cavarono l' onnipotenza dell' umano arbitrio  al  bene ed al mal morale. In origine furono razionalisti
ne cavarono l' onnipotenza dell' umano arbitrio al bene ed  al  mal morale. In origine furono razionalisti entrambi, perchè
coerente, dava all' umana libertà tutte le forze necessarie  al  compimento d' ogni virtù e perfezione; perocchè egli vedeva
dell' imperturbabilità «(peri apiaethas)» bevendo sempre  al  fonte d' Origene; il qual libro fu fatto conoscere alla
homines natura, non voluntate , libri che esistevano  al  tempo di Fozio; il quale ne riporta alcuni brani (6). Il
tra loro connessi, non se ne può rigorosamente e  al  tutto separare la trattazione. Gli errori infatti che
gli errori circa la maniera e la possibilità di rimediare  al  medesimo, come meglio apparirà nella stessa esposizione. 4.
bene, l' altro malo e causa di ogni male. 5. Discendendo  al  particolare, il peccato, a cui soggiacque la creatura
schiavitù del demonio, deteriorato tutto tanto per riguardo  al  corpo quanto per riguardo all' anima; così pure in noi sua
in questo modo:« Tale è la natura del peccato, che  al  tutto ripugna che un vero peccato trapassi da un uomo in un
di Baio intorno alla definizione del peccato andava anche  al  di là di questa di Giansenio: poichè egli asseriva, che
e propriamente alla volontà libera di Adamo, per conservare  al  peccato originale la ragione ossia la natura di peccato ,
del peccato , e dell' applicazione di questa definizione  al  peccato che, secondo il dogma cattolico, l' uomo eredita
dal primo padre che prevaricò colla disubbidienza  al  divino precetto, e come questo fu il punto fondamentale,
cose; e conviene infatti ricorrere all' osservazione e  al  raziocinio filosofico per iscoprire la natura della volontà
teologo che espone e difende questa dottrina non soddisferà  al  suo uffizio se non presenta un sistema, nel quale non uno
cagione specialmente dell' indole loro sottile e sofistica.  Al  qual fine si avrà presente la sentenza di S. Ilario, che
riguarda l' abitudine della volontà come potenza libera  al  medesimo oggetto. E nell' uno e nell' altro modo c' è un
termina e riposa la sua azione nell' oggetto e subordina  al  detto oggetto tutti gli altri che non sono fini del suo
che in essi non ama altro che la qualità che hanno di mezzi  al  fine. Si porta in un oggetto con un movimento di semplice
può dirsi delle altre creature intelligenti), il suo fine e  al  medesimo lo dirige. Se dunque si trattasse d' una
di peccato. E` per questo che S. Tommaso, sapientemente  al  suo solito, distingue il male, come concetto più generale,
rispetto. Perciò quella definizione conviene ugualmente  al  peccato mortale tanto attuale quanto abituale, poichè se
la morte dell' anima. E così quella definizione è conforme  al  linguaggio delle divine Scritture, e dell' ecclesiastica
intesi que' luoghi de' Padri, ne' quali sembra che neghino  al  peccato abituale, o all' originale nei bambini, la ragion
ne' quali si considera, alcuni de' quali sempre si trovano  al  peccato congiunti, altri non sempre. Tali concetti e
ecc.; che tutti aggiungono qualche concetto di relazione  al  semplice concetto del peccato. Laonde tutti questi concetti
si chiama da S. Paolo peccato, perchè viene dal peccato, ed  al  peccato inclina, ma non ha l' essenza del peccato, perchè
dal fine dell' umana vita, rimane a farne l' applicazione  al  peccato originale e vederne la differenza specifica dai
egli sia nel bambino«, e« che cosa egli sia relativamente  al  primo padre che l' ha commesso, e da cui il bambino per
la colpa, il demerito, riferendo tutte queste cose  al  bambino stesso, o sostenendo che a essere colpevole e a
contro le verità della fede è che involgano assurdo,  al  quale scopo infatti tende il raziocinio che, come vedemmo,
la loro libera volontà vi concorra, perciò anche il rimedio  al  medesimo è dato senza loro libera volontà (3). La Chiesa
le due specie di peccato puro e di peccato imputato  al  libero suo autore. Nel concetto dunque di peccato (nell'
« una deviazione dall' ordine della ragione relativamente  al  fine comune della vita umana«, » quando nel concetto di
nel quale si dica che il peccato originale venga imputato  al  bambino, conviene ricorrere ad un modo non proprio, ma
santo Dottore, dicendo che il peccato originale s' imputa  al  bambino, come s' imputa l' omicidio alla mano di chi l' ha
di novo il peccato colla colpa ci oppongono che S. Tommaso  al  passo da noi citato soggiunge, che [...OMISSIS...] . Ma
Angelico con facilità pure si spiegano ponendo attenzione  al  valore delle parole. Così ciò che dice: « ibi incipit genus
che vogliono appunto, che il peccato originale sia rispetto  al  bambino imputabile a colpa e a demerito, o perchè egli lo
della loro eresia come a capo e principio si riducono  al  seguente:« Il peccato (e così dicasi di tutto ciò che
che la natura razionale, la natura umana, può soggiacere  al  peccato senza che concorra nessun atto della libera volontà
ma per naturale generazione, e che così avviene rispetto  al  peccato d' origine. 47. Ora alcuni teologi moderni che d'
che sieno peccati, ma sì venienti dal peccato e inclinanti  al  peccato; poichè tali atti, non voluti dall' uomo rinato,
rinato, non sono una « deviazione della volontà dal fine«,  al  quale anzi la volontà del giusto intimamente unita e via
e così dando prova di amare Iddio suo fine. Nè pure dunque  al  peccato originale, sebbene fisicamente necessario per
originale, sebbene fisicamente necessario per riguardo  al  bambino, può negarsi la forma di peccato; e il farlo
quarto luogo finalmente nè pure le leggi civili accordano  al  tutore il potere di abusare della sua autorità a danno del
la legge positiva accorda o può accordare una tale autorità  al  tutore, sia perchè tutela non ci può essere finochè i
peccato (trattandosi di spiegare come vengano a soggiacere  al  peccato), di uomini dalla libera volontà de' quali in
temerario e calunnioso, ed è sostituire in fine vane parole  al  dogma della Chiesa cattolica. Per il che dobbiamo
alla propria responsabilità in cosa di tanto momento.  Al  che si aggiunge l' assurdo che si contiene nel pensiero,
chi mangierà un cibo salubre, ne starà bene il mio stomaco  al  pari del suo. Un sistema pieno di tante difficoltà e
peccato come a somma calamità e sciagura caduta addosso  al  genere umano, da volerci la morte di un Uomo7Dio per
L' uomo, si dice, poteva essere creato da Dio come nasce  al  presente non adorno della grazia santificante. L' uomo che
L' uomo che fosse stato così creato, e l' uomo qual nasce  al  presente sono nè più nè meno, per riguardo ad essi, nella
l' una o l' altro, non è un decreto condizionato, se non  al  nostro modo di concepire, nè è un decreto che stabilisca
il bambino reo di peccato senza aver preso alcuna parte  al  peccato di Adamo, ritornano in campo, anche con maggior
di bontà e di giustizia, rendere il non dare la grazia  al  bambino (il che dipende unicamente da lui cioè da un suo
ma che colui che viene spogliato, e che non può impedire  al  più forte di spogliarlo, per questo sia costituito
proprio peccato, e però lo spogliamento seguirà come pena  al  peccato, e non sarà il peccato stesso, il quale conterrebbe
questa privazione della grazia in Adamo è pena conseguente  al  suo peccato, e non è il peccato stesso commesso da Adamo.
privazione della grazia. questa pena è giusta perchè dovuta  al  peccato che è in essi. Rimane dunque sempre a spiegare come
subiecto apto nato . » Ora i nostri teologi sostengono che  al  bambino che nasce, per sua natura, niente manca, perchè
in tale stato non ha veramente alcuna privazione , nulla  al  bambino manca di quello che è nato atto ad avere, poichè
non sia dimandato dalla natura stessa. Si ricorre dunque  al  vocabolo di privazione , dando a questa parola un'
maggiore di quella che le è propria, per accomodarla  al  sistema. Ma non si accomoda tuttavia. Poichè questa pretesa
che un tal peccato altro non sia che una relazione esterna  al  bambino medesimo e un ente di ragione. In terzo luogo, dato
mancanza o carenza, nel secondo dicesi privazione, perchè  al  secondo la grazia era dovuta e non al primo. La qual
privazione, perchè al secondo la grazia era dovuta e non  al  primo. La qual distinzione, quand' anche fosse solida non
gratia jam non est gratia (4). » L' averla una volta data  al  primo uomo, questo solo non costituisce nell' uomo un
Nè pure il proposito che fece Iddio di dare la sua grazia  al  genere umano, costituisce in questo un diritto di averla,
stipite avesse conservata la giustizia, qual è il titolo  al  diritto che si suppone in essi, pel quale la grazia sarebbe
sistema che il bambino non fosse avverso a Dio, nè converso  al  bene commutabile; ma il dir questo s' opporrebbe a tutta la
di Trento, non è peccato in sè stesso, è egli conforme  al  dogma cattolico? Non è lo stesso che negare il peccato
una cosa che non è peccato ed una cosa che è peccato, cioè  al  peccato personale di Adamo? Non sarebbe stato contento
evitare il baianismo. Poichè come nel sistema di Baio basta  al  peccato originale la volontà non libera del bambino, così
esiste. E questo si può vedere nell' Augustinus (1) dove  al  capo 4 si sostiene appunto che [...OMISSIS...] . I fautori
hominem, qualis nunc nascitur, » deducendone che dunque  al  presente l' uomo nasce senza alcuna ferita nella sua
che il peccato originale, che i cattolici attribuiscono  al  bambino, non è peccato in sè stesso, ma che solo così si
agli insegnamenti più solidi degli antichi. E per rispetto  al  pelagianismo (giacchè del giansenismo ci riservammo di
ordinato o disordinato, dà la specie e la condizione morale  al  suo atto ed al suo stato, e però se l' oggetto è
dà la specie e la condizione morale al suo atto ed  al  suo stato, e però se l' oggetto è intrinsecamente cattivo,
mala, solo che ne dubiti (5), perchè s' espone con ciò  al  pericolo di dare a sè stesso di fatto la forma dell'
una sola entità. Laonde se il termine non è, rispetto  al  principio, cosa accidentale, ma così essenziale che lo
meraviglia, che il guasto morale della natura s' estenda  al  suo modo proprio di sussistere? Vero è, che, come abbiamo
per così dire, ad un colore cangiante che si mostra mutato  al  solo mutare dell' angolo della luce sotto cui si riguarda.
il suo impero. Sciagurati que' pochi che datisi in preda  al  partito della menzogna, credendo da principio di trovarvi
questa verità finalmente che penetrò l' uomo fino  al  suo fondo, che giunse a collocarsi al suo centro come gran
penetrò l' uomo fino al suo fondo, che giunse a collocarsi  al  suo centro come gran base della sua esistenza e come punto
esprimermi, la superficie dell' umanità, e rendeva visibile  al  di fuori la sua bellezza divina; ed il vizio, grazie all'
non è forse ancora che un legger fango che cuopre  al  di sotto l' ottimo colore dell' oro incorruttibile. E sono
Non ha la Chiesa di Gesù Cristo abbracciato e stretti  al  suo seno tanti figliuoli traviati, che rattemperarono i
sua madre. E che conforto di letizia non debbe aver portato  al  capo della Chiesa di Gesù Cristo il vedere che quando
da tutti i pregiudizi e quasi non fossero mai stati  al  contatto per così dire de' loro simili sembrano abitatori
uno di que' preziosi mezzi che possono mettere il mondo  al  coperto dalle estreme sciagure, e fargli acquistare un
educazione, ma non la determinarono abbastanza perchè sia  al  tutto facile l' eseguirla: nessuno all' incontro predica
moltitudine de' superficiali si scandolezza ed attribuisce  al  fine propostosi il difetto che non è cagionato se non dall'
i primi, talor anche malamente concepiti, cui per rispetto  al  fine a che intendono s' assuefanno a riguardare come
benevola la società degli uomini, e quanto può donare  al  maggior numero di questi una vita men disgustosa, e può
vera educazione umana è germinata, si può dire, e fiorita  al  mondo dallo spirito del Cristianesimo. Veramente prima che
additò e chiaramente scoperse all' uomo quell' ultimo fine,  al  quale debbe rivolgere tutto se medesimo, e senza il quale
educazione a questo altissimo scopo, di porre in mente  al  giovanetto altamente impresso e piantato quel vero: DIO
Eterno. E santo Ignazio che pose tal concetto in testa  al  libro degli « Esercizii » lo chiamò fondamento, poichè di
onde si suscitano gli affetti, esso se ne viene  al  cuore e lo signoreggia; colle abitudini regolate esso si
colle abitudini regolate esso si ripiega, dirò così, anche  al  corpo, facendolo pronto esecutore delle conseguenti azioni.
si muovano insieme a conseguire o partecipare il sommo bene  al  quale l' uomo tutto è ordinato. Laonde, riassumendo, in tre
ad ogni lusinga, non temono, non disaminano, correnti  al  laccio di ogni passione, cui non essi prendono, ma da essa
dipendente dalla prima cagione e non dal loro arbitrio:  al  quale ordine gli uomini sono tenuti di conformare la loro
con quello a sì bella concordia, che l' affetto stesso  al  vero intendimento delle cose quasi li manuduce. Ecco dunque
disordine e lo scisma. All' incontro i cristiani camminando  al  giorno della fede vedono colla mente loro tutte le cose
da essa il suo vero indirizzamento: e per essa s' impone  al  savio educatore, che fino da' primissimi avviamenti s'
e maniere di uomini, ciò che tanto bene si conveniva  al  padre di tutti gli uomini. Si mettano adunque nell' animo
in una persona colla divinità. Per cui potè dire, alludendo  al  suo nascimento non fatto secondo la legge della umana
rassicurato questo che non si corrompesse, come avvenne  al  primo, era rassicurata e saldata tutta la specie:
il debito contratto con Dio dalla prima natura umana,  al  cui pagamento era stato accordato un respiro, anzi di più
in sè da compensare a Dio il dono di questa mora conceduta  al  pagamento; la quale non sarebbe potuta convenire colla
Debbesi adunque nella educazione degli uomini aggiungere,  al  sopra esposto, questo altro principio, il quale contiene il
l' ordine che debbe tenere lo spirito dell' uomo rispetto  al  Creatore, il secondo l' ordine che debbe tenere rispetto
cristiana educazione, cominciando dai primi discepoli fino  al  presente Sommo Sacerdote della nostra Religione, che pose
della carità si debba adempire tenendoci incorporati  al  nostro mediatore, l' abbiamo da lui medesimo quando ci
ma proprio suo; e quando il chiamò nuovo , e non più udito  al  mondo, benchè fosse stato intimato da Mosè: [...OMISSIS...]
freddezza, l' inerzia, e il poco spirito dell' uomo fedele  al  Signore: quegli va finalmente a perdere e questi a vincere:
avvedimento, tutta la possibile attività, giunga pur anco  al  furore, finalmente svanisce, se l' uom non venga aiutato
la materia per la divisibile natura di questa, ma che è  al  tutto opposta alle scienze degli spiriti, la cui natura
educatore di avere innanzi agli occhi fino a principio come  al  dipintore i cartoni del quadro. Si può dire esser questo
non mancarono di quelli che senza veruno rispetto nè  al  genere umano, nè alla patria, nè al sangue hanno confinata
veruno rispetto nè al genere umano, nè alla patria, nè  al  sangue hanno confinata ogni educazione nell' egoismo, e di
e cattolica, viene dando i suoi particolari insegnamenti  al  cuore del cittadino, a quello del padre di famiglia, e
proprio metodo ottimo relativamente a lui che l' adopera.  Al  quale se tu fai pigliare un metodo non suo, ancorchè in se
cosa influisce, la scelta può e debb' essere apposta non  al  migliore per lo scopo, ma a colui che per gli accidenti
inclinare ai bisogni dei fanciulli: essere più adattato  al  componimento d' un libro per la gioventù un ingegno
sembrami dover notare un errore dannosissimo e reso  al  nostro tempo quasi universale, che il più gran pregio di un
a comprendere. Povera umanità! inorridisce, [...OMISSIS...]  al  pensiero di ciò, che i nostri rozzi antenati chiamavano col
vincere la rilassatezza, e con ciò conoscere che v' hanno  al  mondo delle cose delle quali non si può giudicare se non
la quale non è mai tanto investigata che non tenga ancora  al  suo fondo alcun che di secreto e di misterioso, che alla
di raffrenare i suoi troppo confidenti pensieri; e  al  secondo, sparso nella superficialità della materia, sembra
e per un sapiente. Dio non ha educato il genere umano  al  sublime suo fine col tor via dalle sue istruzioni tutto che
il quale è precipuamente da allevare nella gioventù, ed  al  quale tutti gl' ingegni dell' educazione sono da volgere:
ancora da me toccata. Tale necessità consegue naturalmente  al  sistema cristiano della educazione di sopra esposto: quando
facilità nel proporre libri per la gioventù è conseguente  al  sistema contrario. Questo sistema, mi si lasci dire, falso
di un sapiente otterrebbero, come ho notato, di supplire  al  bisogno di una nazione, nè la concordia di molti sapienti a
vero se un sapiente lavorasse da se stesso, e non chiamato,  al  bene della pubblica educazione, nè avrebbe ove raggiungere
educazione, nè avrebbe ove raggiungere il suo lavoro  al  sistema generale, nè saprebbe aspettarsi alcun frutto dalle
se il premio fosse grande sì, ma commensurato meno  al  tempo speso, che all' opera conseguita. Chè molta forza
avvenire quando, per avventura, si stia troppo aderenti  al  voto della persona incaricata di questi affari, che per
dello Stato si ridurrebbe a provvederne l' esecuzione;  al  che sono acconci i particolari, conciossiachè non si tratta
maravigliosamente nell' appareggiarsi a loro, non  al  modo di quelli che s' abbassano perchè non sanno elevarsi,
nobilissimo, cioè l' abbassamento volontario comune  al  grande e al picciolo, poichè comune a coloro che hanno
cioè l' abbassamento volontario comune al grande e  al  picciolo, poichè comune a coloro che hanno carità. Amore è
col pensiero, e l' affissa, e la fura per così dire  al  secreto suo spirito, e la mette in parole. Così l' opera d'
lume e giovamento, facilitando a vicenda l' apprendere  al  giovanetto ». La seconda proposizione o regola generale per
venirlosi formando da se medesimo. Perciò egli non sembrerà  al  tutto inutile il toccare, come ordinar potrebbe questo
parti, fino a ch' esso, composto di quelle, sia giunto  al  suo natural compimento. Sviluppato e cresciuto, egli debbe
educazione: formare l' uomo; e l' uomo formato rivolgere  al  bene de' più. La prima cosa si ottiene con tutta quella
l' arti a lei utili e necessarie, e perciò che rispetto  al  bene pubblico abbia una educazione compiuta questa morale
questa partizione non è punto riprovevole, ma conforme  al  fine. E tuttavia, perchè ciascuna di queste arti frutti
lodevoli quelle scienze che fossero rivolte propriamente  al  ben pubblico, e in questo modo furono condotti a cadere in
POI SI ADOPERI. In tutti gli studi adunque del giovane fino  al  compimento della filosofia dovranno concorrere insieme la
natura. E mi piacerà che sia fatto uso altresì, per dettare  al  fanciullo, di qualche raccolta di frasi sì della lingua
vincolo del loro fine che vorrà esser fatto conoscere  al  giovanetto, si stringerà vie più per tutte quelle sentenze
a tutto il rimanente dello insegnamento, e spiegati  al  discepolo non pure nelle parole, ma nelle cose ancora. E in
in questi argomenti, dall' altra la scarsezza di quelli che  al  nostro uopo s' acconcino. Ne nominerò tuttavia alcuni, non
e così la Storia non sarà una vana curiosità, ma sarà volta  al  fine di tutta l' educazione, la formazione del cuore umano.
gli avvenimenti servano alla gloria della sua Chiesa, e  al  bene de' suoi eletti (1); e questa che si lega colla prima
dopo aver imparato altresì il modo di cavarne profitto  al  miglioramento dell' uomo, potrà il giovane arrivato agli
e l' attitudine stessa ad operare le cose confacenti  al  ben della patria. Nella Filosofia poi succede la Storia de'
della ritrosa verità. E questa storia torrà molto di lusso  al  Testo che poi si dovrà formare della Filosofia, il quale
nessuna cosa nella natura; ed essendo la Geometria atta  al  ragionamento, e però acconcia preparazione a filosofare,
regolare ed ordinato e far che gli Elementi che si danno  al  tempo della Filosofia si raggiungano meglio a quella
via quella scienza di mezzo che ora si chiama Introduzione  al  calcolo, e verrà un corso solo e continuo su principii
delle cose fu necessario lo studio delle lingue, istrumenti  al  conseguimento delle cognizioni, così l' uso di queste
ma tanto in giù caduti dall' antica dignità sociale che più  al  basso scendere non si poteva; a cui perciò non che
incredibile riverenza, anzi pure vera superstizione, che  al  tempo del risorgimento delle lettere universalmente si vide
nostri; e le loro false virtù senza alcuna maraviglia poste  al  lato dell' evangeliche se non forse talor preferite. Non
quasi che l' umanità che ha rinunziato coll' intelletto  al  falso culto degli Dei si senta pur dopo tanti secoli
germi consegnati ad un terreno ferace perchè si sviluppino  al  sopravvenire di favorevoli circostanze, ed a vicenda
già l' eloquenza cristiana, già la cristiana poesia porgeva  al  mondo nuovo diletto, nuova meraviglia, dove tutta miravasi
miravasi la sublimità del genio umano sollevato insino  al  cielo, e coronato la fronte di raggi divini. Poichè i Padri
la via che prima e più facile trova aperta da pervenire  al  suo scopo, si diede all' imitazione delle lettere antiche,
come una storia di ciò che fu l' umanità, perchè  al  suo confronto risplendesse maggiormente ciò che è, per
dissi la stessa letteratura italiana non è ancora monda  al  tutto di que' vizi pagani, perchè figliuola di quell'
mancato, con queste parole: [...OMISSIS...] . Ma tornando  al  corso della Filosofia, in esso oltre studiarsi l' Uomo
istruzione, estesi quant' è necessario perchè provvedano  al  detto fine, ed avvisata la piega da darsi a tutti gli
maneggiare l' idea come più piace, e quindi di andare fino  al  fondo delle cose. Di questa utilità sono lontanissimi
avrebbero già preparato e guadagnato l' altrui animo  al  ricevimento delle dottrine. Sono in questo maravigliosi i
i Greci ed impareggiabili, che tutto rendono grato  al  pensiero; e basta che noi entriamo ne' gravi argomenti
quella greca vena di dolce Amenità, ma non poterono deporre  al  tutto la gravezza del carattere, e quasi il ferreo delle
nè senno d' usarlo. Tra noi però non è ancora spregiata  al  tutto questa virtù del soave andamento dello stile: e per
antichi autori e trovare il modo di comentarli. E dopo ciò  al  precettore è necessaria la cognizione delle indoli, onde
l' esercizio delle cattive (1). E non niego che sia facile  al  precettore l' intonare meravigliose sentenze agli orecchi
cose celesti non ricrei lo spirito, e non lo indirizzi  al  suo fine, e lo spirito indirizzato al suo fine indirizzi
e non lo indirizzi al suo fine, e lo spirito indirizzato  al  suo fine indirizzi tutte l' altre cose, e seco le trasporti
tutte l' altre cose, e seco le trasporti a rendere gloria  al  suo Autore. L' ordine della vita laborioso e pieno,
La giustizia infatti è quella che solo può procacciare  al  Governo la pubblica opinione e il rispetto: gli dà una
morale che non può dargli la potenza e la forza: lo innalza  al  dissopra dei partiti, e lo rende atto a reggerli,
delle leggi comuni da' Governi; i Governi non hanno alcuno  al  dissopra, che li costringa a dare esecuzione alle leggi
è chiaro, che il diritto d' imparare da tutti è correlativo  al  diritto d' insegnare: e che offendendosi il primo si
ebbe per effetto di recare il dispotismo de' Governi civili  al  più alto punto, di concentrare in essi tutti i poteri con
o di buona o di mala grazia, abbandonare quanto tengono  al  presente di mal acquisto: e il pericolo allora sarà che si
più augusto, cioè sopra un decreto di quel Re, davanti  al  quale tutti i re e tutti i Governi civili e lo stesso
Cattolica riguardo all' insegnamento è quello di predicare  al  popolo, e d' insegnare dalle cattedre a persone studiose le
ed educare essa sola i suoi propri ministri, e d' ascrivere  al  Clero quei fedeli che ne creda degni, e chiamati da Dio al
al Clero quei fedeli che ne creda degni, e chiamati da Dio  al  ministero sacerdotale. Dovendo essa tramandare il sacro
sono i diritti essenziali della Chiesa Cattolica riguardo  al  pubblico e privato insegnamento: e questi diritti non
libertà dell' insegnamento, fu quella che ne assunse, sola  al  mondo, la tutela, proteggendo tutte le opinioni innocue, e
Poichè la libertà dell' insegnamento è inerente  al  diritto d' insegnare, e dove non c' è questo diritto, non
indipendentemente e contro la volontà dei Vescovi eleggesse  al  pubblico insegnamento dei sacerdoti, lederebbe
libertà dell' insegnamento, e merita il titolo di Governo  al  sommo illiberale . Salvi dunque gli accennati diritti della
conteso o impedito l' esercizio di un tale diritto nè anco  al  Clero nè secolare, nè regolare. Contro colui che vi ponesse
i sacerdoti come uomini per l' offesa libertà naturale.  Al  prudente e conscienzioso discernimento poi di quelli che
rimane, che il Governo col suo monopolio leda il diritto  al  libero insegnamento di tutti que' dotti, che non si trovano
più o meno costose ai candidati, più o meno lucrose  al  Governo e agli ufficiali del Governo; esaurite le quali, i
Se sia vero che questo sistema non mette alcun impedimento  al  libero esercizio del diritto d' insegnare, non è difficile
ultima, violino apertamente il diritto che hanno i dotti  al  libero insegnamento. Già non è solo un impedimento, ma
». Obbligare tutti i dotti della nazione a presentarsi  al  Governo, cioè a persone, che più fortuitamente che altro lo
ai Governi civili. Questo nuovo impedimento, posto  al  libero esercizio del loro diritto, è ancora più gravoso del
è impossibile che i dotti principali vogliano prestarsi  al  penoso e ingrato ufficio di esaminatori e di giudici degli
e di patenti d' approvazione: sono tutti impedimenti posti  al  libero diritto che hanno i dotti d' insegnare. Sembra che
d' istruzione, non è solo violatore del natural diritto  al  libero insegnamento che hanno i dotti, ma di più è nemico
sagrificare quello che voi credete essere verità e scienza  al  mio volere, ovvero vi spoglio del vostro diritto all'
spossato ed esaurito, ovvero, se crede che in quanto  al  metodo ci potrebbe pur essere qualche ulteriore
ulteriore miglioramento, collo stabilire quel punto fisso,  al  quale devono tutti gl' insegnanti sostare, si dichiara
sostare, si dichiara inimico della scienza che sta  al  di là della meta da lui prestabilita, e però nemico del
che si presti una superstiziosa venerazione, sembrano  al  tutto persuasi che uno stesso metodo possa essere buono
non ristretto dentro i limiti della giustizia distributiva:  al  di là comincia tosto il dispotismo, e la lesione dei
o non ufficiali, pubbliche o private, come stimano meglio  al  bene della loro prole; 2 Di stipendiare appositamente
coll' accettare una tale convenzione rinuncierebbero  al  proprio diritto: ma questo sembra inconveniente,
senza impedimento, ma poi aggiungono: « Ciò non ostante per  al  presente non conviene lasciare questa libertà ai padri di
liberali, e sieno affezionati per istima di cuore  al  sistema costituzionale. Allora la libertà d' istruire ed
secondo l' opportunità, sia fatto tutto all' uso ed  al  comodo dei despoti i più sformati. Non istarebbe bene,
negate la libertà naturale ai padri di famiglia, la negate  al  popolo: dite quello stesso che possono dire, e che dicono
tutti i padri di famiglia, per renderli così liberali  al  modo che siete voi! Il vostro spirito non è punto inclinato
modo che siete voi! Il vostro spirito non è punto inclinato  al  liberalismo: voi evidentemente non tendete ad altro che a
Siamo noi, ci dite. Ma non ci siete altri che voi  al  mondo? E se altri giudicassero diversamente da voi? Certo
nella società, ma la forza. Volendo dunque sostituita  al  diritto l' opportunità, che cosa fate, se non inaugurare il
, ve lo concedo. Ma veniamo alle strette, veniamo  al  fatto positivo. Qual è la ragione intima per la quale
I padri di famiglia, attesi i sentimenti da cui  al  presente sono animati, se fossero liberi di scegliere le
finisce in una intolleranza religiosa, e in un' ostilità  al  clero. Dico in un' intolleranza religiosa, perchè fino a
posposti, in così moralissimo e religiosissimo ufficio,  al  laicato, non può fondarsi ragionevolmente, se non sulla
vi servite di questa forma di Governo per non lasciare  al  popolo altro che una libertà di nome, e una licenza di
di tutti. Nel secondo caso, come potrete voi aspirare  al  titolo di liberali, se non pensate che a imporre colla
se vogliono partecipare anch' essi della libertà di cui  al  presente voi soli vi reputate degni, e v' erigete in
libertà naturale e giuridica, di cui parliamo. Ma mettersi  al  disopra del diritto stesso, e credere di poterlo un dì
anteposto all' opportunità, o l' opportunità anteposta  al  rispetto del diritto. Nel primo caso non potete senza
si limitano i diritti delle varie persone reciprocamente, e  al  Governo non mancano i mezzi di rendere, se egli è savio, l'
ma sì d' avere da essi una prova, che li dimostri istruiti  al  pari degli altri alunni dell' insegnamento ufficiale, di
alla carriera in cui vogliono entrare. Questo non dà mica  al  Governo il diritto di escludere dagli impieghi a priori e
sia dimostrato, che le scuole non danno compenso alcuno  al  benefattore che le mantiene del proprio, o se da esse si
se il Governo civile trova difficile o inopportuno venire  al  taglio di cui abbiamo parlato fin qui, reputo che egli
altre scuole e collegi, quanti se ne richiedono a supplire  al  detto bisogno della popolazione comunale. E questo diritto
tutti gl' interessi. Credo che un uomo assennato direbbe  al  Governo che si mette per questa via: « Sciogliete pure l'
scuole, a istituire prima quelle che sono più necessarie  al  Comune stesso, e solamente dopo di queste le altre meno
è un corpo di persone, che danno informazioni e consigli  al  Governo, e discutono e porgono petizioni a favore della
direzione o sopraintendenza, ma soltanto quello di proporre  al  Governo quanto possa esser necessario ed utile alla
collettiva: per concepirlo in questo modo basta attribuire  al  Governo i diritti che ha un signore sopra i suoi servi. Si
individui; e per concepirlo in questo modo basta attribuire  al  Governo i diritti che le leggi attribuiscono a un tutore di
proprio e veramente sociale . Tra gli Stati, che ci furono  al  mondo, e che ci sono anche al presente, non mancarono e non
Tra gli Stati, che ci furono al mondo, e che ci sono anche  al  presente, non mancarono e non mancano di quelli che furono
come in tutte le altre. Ora noi abbiamo dichiarato fino  al  principio che per libertà non intendiamo altro che « il
Abbiamo dunque detto, che alla Chiesa Cattolica, cioè  al  Papa ed agli altri Vescovi, appartiene il diritto d'
un altro che gli convinca d' errore, ovvero aggiunga  al  loro insegnamento qualche parte essenziale dai primi
Ed è a proposito di questa, che l' articolista si spaventa  al  pensiero che si riduca « « il diritto d' insegnare ad un
riformar noi questa dottrina, nè siamo disposti per piacere  al  nostro articolista da rinunziarvi. Quest' unico Maestro del
nella fossa. Come dunque sarebbe ridicolo il concedere  al  cieco il diritto di vedere quello che non può vedere, così
i tuoi fratelli » » (2). Così ha dato ad un uomo solo, cioè  al  Romano Pontefice, il diritto supremo di confermare i suoi
ha fatta il peccato, l' umanità superba, carnale, ribelle  al  Creatore, perduta: ecco l' albero di questi maestri, che
Alessandro Manzoni è appunto quel laico che, rispondendo  al  protestantismo, il quale, per organo de' suoi scrittori,
crescente co' secoli è l' eredità che l' assolutismo lasciò  al  costituzionalismo de' nostri tempi; l' eredità che questo
è nulla, e ci colloca tra « « coloro che una cosa sola  al  mondo ritengono per funesta e maledetta, l' umana libertà »
ostilità contro la Chiesa, qualora non sappia, innalzandosi  al  disopra di essi col suo pensiero, opporre una invincibile
rispondergli, che le guarentigie deve darle il forte  al  debole, e che è ridicolo pretendere che il debole debba
è ridicolo pretendere che il debole debba dare guarentigie  al  forte. Sarebbe come se il leone domandasse guarentigia all'
non dà la Chiesa in virtù della sua propria costituzione  al  Governo civile in questa materia dell' insegnamento? Il suo
e la più splendida guarentigia non solo data ai Governi, ma  al  genere umano, se pur si deve chiamare una guarentigia
Può forse il Governo civile dare alla Chiesa per riguardo  al  pubblico insegnamento una guarentigia simile a quella che
di giorno in giorno, che non possono pensar tutte  al  medesimo modo. E qualunque possiate essere, ditemi prima di
E` dunque ragionevole, che il popolo cattolico ne domandi  al  potere civile in tanto pericolo. Ma quali possono essere
col primo articolo dello Statuto Sardo si voleva dare  al  popolo piemontese la guarentigia, di cui parliamo. Ma in
come il rappresentante legittimo del Corpo dei fedeli, che  al  fianco de' suoi pastori gli aiuta in ogni maniera, affinchè
quelle che divergono dalla dottrina cattolica, di riferirne  al  Governo stesso, acciocchè sia tolto un sì grave
forza morale della Chiesa diverrebbe una alleata utilissima  al  consolidamento delle libere istituzioni consacrate dalla
parole ingannevoli negli orecchi di quelli che siedono  al  timone degli Stati. Egli dice loro: « Guardatevi dal clero,
politico ». Quando dice questo, il genio del male mente  al  suo solito. Il clero non è un partito politico; ma egli ne
i cittadini costringendoli a credere piuttosto a voi, che  al  Papa loro unico superiore: non esiste nessuna potestà, nè
in poche parole quello che dicevamo, il segno sicuro,  al  quale si può conoscere, se un Governo civile dice la verità
dalla religione un nutrimento accomodato a' suoi bisogni;  al  quale scopo sommamente giova che la filosofia rechi anche
che l' unica via, per la quale si crede di poter condurre  al  suo scopo l' insegnamento normale, si è quella di «
breve, che leggesse qualcheduno de' principali elogi fatti  al  Galileo, per es. quello del Frizi; ovvero almeno prendesse
- Bacone. Le scienze fisiche debbono tutti i loro progressi  al  metodo rigoroso introdotto da que' due sommi uomini
debbono il loro poco sviluppo e i loro grandi errori  al  non essersi applicato ad esse lo stesso metodo. - Scorsa
Inglesi - Reid; Francesi - Jouffroi; Tedeschi - privi  al  tutto di metodo, benchè potenti d' ingegno, non poterono
ad un' idea sola tutte le altre quelli che riducono  al  metodo tutta la filosofia. - Cousin; passi. - Assurdità di
filosofica. Queste sono la guida di tutta l' umanità  al  suo fine , queste debbono essere anche la guida del
guida del filosofo. - Convien dunque dirigere la filosofia  al  fine dell' uomo - la moralità - (Si dimostri che nella
idea dell' essere. Quindi, se il ragionamento riuscisse  al  contrario, egli è erroneo. Esempio. Le antinomie di Kant
vuol essere utile il far ciò, nei trattati scientifici è  al  tutto necessario; poichè in essi l' autore toglie a dire
necessario che in sul principio questa definizione sia  al  tutto perfetta, o che esprima ben distinte tutte le
quasi direi una ricapitolazione della scienza intera, e non  al  principio dove non sarebbe intesa per avventura, ma solo
una definizione che le contenesse espressamente riuscirebbe  al  lettore gratuita e per riceverla dovrebbe fare un atto di
sarà facile di definirsi l' uomo all' ingrosso, di dare  al  vocabolo uomo un valore suggerito dal proprio sentimento;
che prima si aveva scomposto, così ritornarsi dalle parti  al  tutto, dalla moltiplicità all' unità dell' essere uomo, il
che resta ancora a fare per intero ai dotti, a por mano  al  quale è desiderabile che oggimai si rivolgano. Egli è poi,
appieno: allora la questione è posta bene, è portata  al  suo termine: nulla resta più ad obiettare, nulla a
ancora nell' intraprendere grandi fatiche per giungere  al  vero. - Al coraggio filosofico è opposta l' inerzia e la
nell' intraprendere grandi fatiche per giungere al vero. -  Al  coraggio filosofico è opposta l' inerzia e la viltà che
le varie fatiche fatte dai più grandi filosofi per giungere  al  vero e fondare le scienze: meditazioni, vigilie, astinenze,
deve usarne secondo che più o meno gli riesce di giungere  al  vero dimostrato. - Ancora, che un tal metodo è utilissimo
distinte. In tal caso la parola conoscere attribuita  al  sentire mancherebbe di significato, e così la pensa infatti
Definizione. - Tutti quei sistemi che attribuiscono  al  senso qualche cognizione vanno macchiati di sensismo.
22 Il principio senziente, che per esistere è condizionato  al  sentito, da poi che esiste ha un' attività sua propria. -
prima ed essenziale. 3. L' uomo dalla verità è scorto  al  bene assoluto. - Niun altro bene può saziare l' uomo. 39 L'
soggetto. Ora fino a tanto che quest' operare non è passato  al  suo atto, l' attività rimane immersa nell' essenza dell'
libro primo della « Dottrina cristiana », dove mostra, che  al  perfetto vivente in grazia nè pure le sacre Scritture fanno
parti della « Bibbia » a' giovani. Generalmente attenetevi  al  Vangelo di GESU` Cristo, e al « Nuovo Testamento » tutto.
Generalmente attenetevi al Vangelo di GESU` Cristo, e  al  « Nuovo Testamento » tutto. Questo è il libro soprammodo
tutta la virtù sta nell' ubbidire. E chi non ubbidisce  al  maggiore, come ubbidirà al minore? Da questo però, che non
ubbidire. E chi non ubbidisce al maggiore, come ubbidirà  al  minore? Da questo però, che non solo ogni perfezione, ma
gloria. Perciocchè in Daniele leggiamo: [...OMISSIS...] .  Al  nostro tempo (diciamolo senza riguardo) si sogliono
del mondo così aveva detto innanzi GESU` Cristo parlando  al  padre: « Adesso poi vengo a te: e tali cose dico essendo
queste cose prosperamente in voi, se le domanderete  al  Signore. Il buon vostro padre non vi può niegar nulla, ma
le meraviglie della tua legge » (1). 9 « L' anima mia  al  suolo è distesa: dammi vita, secondo la tua parola » (2).
d' essere con voi stessa severa in ogni cosa che appartenga  al  vostro incarico, porrete peculiare attenzione in alcuni
indole. Se adunque voi leggete loro alcuna cosa da muovere  al  riso, non le inducete a serietà col portamento: se qualche
lettere raddoppiate, serbando la puntatura, dando energia  al  concetto. Onde vedete, che non è al tutto facilissimo
dando energia al concetto. Onde vedete, che non è  al  tutto facilissimo uffizio far bene non che l' istruzione,
perchè vedeva da un canto, che il leggitore ha molta parte  al  profitto degli uditori se con ispirito legge; dall' altro,
nè a questo la lettura del Vangelo è affidata, la quale  al  Diacono si appartiene. Quanto all' istruire , l' «
a stare sempre attaccati a' primi maestri. Rispetto  al  modo voi dovete impicciolirvi alla misura altrui, e
a farci uscir l' istruzione spontanea e fervente. Quanto  al  vostro confutare , non è già un venire a tenzone con
Il riprendere debb' essere come il « favo di mele in bocca  al  leone » (1). Farete la cosa con energia se sarete
quanto ei per sè n' era turbato. [...OMISSIS...] Quanto  al  gastigare , è l' uffizio di madre. Anche qui vi bisogna
conoscere un solo vero Dio, il Padre, e Gesù Cristo mandato  al  mondo da lui » (2). In queste apparisce come una viva
anzi prenderle per mano e condurvele. Per esempio, intorno  al  mangiare ammaestratele del modo come si mangia, unendo
fine del cibo è di supplire alla nostra necessità. Quanto  al  diletto del palato fate loro comprendere, che è pure cosa
spregiate o indifferenti. Di qui i modi delle virtù intorno  al  cibo contrari a que' cinque vizi. In fine persuaderete una
sulle cose della comune vita, ed egli sia intorno  al  dormire. Puossi cominciare a descriver lo stato dell' uomo
cuore e il loro spirito farà la scolta sopra di esse contro  al  nemico, che pure « s' aggira intorno come leone ruggente
bene con diligenza seguire. Solo due cose aggiungerò ancora  al  capitolo. La prima che l' istruzione sì del dogma che della
de' fanciulli le rivelate verità, più dolci vanno  al  cuore, e si fanno non meno regola che pungolo ed
è che viene incontanente S. Paolo a dettar regole intorno  al  sapere: [...OMISSIS...] . Di gran senso è l' uso di quella
conserva la vita, la sanità, la robustezza ed ogni pregio  al  corpo, così simigliantemente fa la dottrina all' anima. Ma
nè a quello aderiate, nè in questo corriate rischio.  Al  che opportune mi occorrono le parole di S. Paolo: « non
La sobrietà insegna di nutrirsi de' cibi quanto è mestieri  al  corpo. A ciò ottenere si vuole in prima risguardare alla
si vuole in prima risguardare alla qualità del cibo, di poi  al  masticarlo, e finalmente al digerirlo sì, che in succhi
alla qualità del cibo, di poi al masticarlo, e finalmente  al  digerirlo sì, che in succhi salubri si tramuti. Quanto allo
è fuori o della fede, o della carità è bello di ignorare  al  Cristiano. Così S. Cipriano dicea in certa lettera ad
tiene fitti gli occhi nel bene, e lo fa senza nè anche dare  al  male uno sguardo. Come poi non debbono amare di saper nulla
preparazione: ma di ciò è abbastanza. Per quello che fa  al  masticare, codesto cibo dell' intelletto è come del
Or che è questa forza? Quella carità di cui è detto  al  fine del capitolo precedente. Ella fa, che il cibo che
prossimo. Quanto alla prima Paolo, vaso d' elezione, rapito  al  terzo cielo, uditore d' arcane parole che uomo non può
dell' uomo, ma contenga altresì l' antidoto contro  al  veleno, che essa scienza suol mandar fuori occultamente a
capitale dell' Asia Minore, cominciando dal primo fino  al  sedicesimo versicolo di quel capo. Parmi acconcio questo
i quali soleano pubblicare in libri le spiegazioni dette  al  popolo acciocchè più largamente giovassero. Or voi perita
dallo scarso numero de' giusti dalla creazione insino  al  diluvio, al tempo del quale la sola famiglia di Noè salvata
scarso numero de' giusti dalla creazione insino al diluvio,  al  tempo del quale la sola famiglia di Noè salvata dall' acque
n' ha fatta una », cioè dei gentili e de' giudei convertiti  al  Vangelo, « dissolvendo la muraglia di mezzo », la
abbia uno stesso capo; appresso che le membra sieno tutte  al  capo incorporate; infine poi che le operazioni di questo
Gesù Cristo » (1) è veramente il capo , come dice di sotto  al  vers. 15. Veniamo poi a Cristo incorporati e congiunti per
senza il battesimo la fede, questa, unita che fosse  al  proposito del battesimo, a Cristo ci incorporerebbe, per
con questo capo. All' adulto la fede prima del battesimo,  al  bambino il battesimo prima della fede. All' adulto anche l'
prima della fede. All' adulto anche l' atto della fede,  al  bambino l' abito solamente. Senza l' atto della fede l'
e la profezia e lo avveramento di quella. Chè di fatti  al  tempo di Paolo avea già il Verbo distribuiti questi doni
terra ha riempiuto tutto della sua gloria; e ciò quanto  al  suo trionfo. Quanto poi alla salute umana, si può dire a
buon uso di quei doni, ordinato, mercè l' amore d' Iddio,  al  giusto eseguimento dei ministeri. Sola quest' ultima
che garzoni d' altro pastor maggiore padron della greggia,  al  quale Davide rivolgeva il discorso dicendo: « Guidasti il
mandare, come Cristo l' aveva dal padre suo, perchè spediti  al  modo di Cristo, posero limiti a' loro successori. I
quando ancora il mondo non avea la salute, così questo  al  Nuovo si avviene, in cui è predicato il sanatore dell'
e scrupolo conservar le prove della verità sua, e mostrarle  al  mondo tutto. In qual maniera adunque preparossi Iddio
riposavano e terminavano tutti i doni del Santo Spirito,  al  dire d' Isaia (3), come i fiumi s' allettano e riposano nel
apparirò in visione, o gli apparirò in sogno. Ma non così  al  mio servo Mosè, il quale in tutta la mia casa è
apostolico il Vangelo fra le nazioni predicato, non già  al  fine di verificarlo, ma di autorizzarlo presso gli uditori
di questi profeti mandati da Cristo è d' annunziare  al  mondo quella buona novella, che una volta solo si
dobbiamo, a provare gl' insegnamenti che dati ci vengono,  al  futuro ricorrere, ma solo all' esemplare passato
di Cristo avanzino quelli. Poichè come quegli erano mandati  al  popolo, e in risguardo ad esso popolo sapienti e scribi s'
senza nuocerle, se la reca in ispalla, e torna così  al  branco. Tutt' altro è questo reggimento che quel de' re
persuasione e di amore. All' incontro l' unica arma in mano  al  pastore evangelico, l' unica verga è la voce: con questa
in se stessa. Ell' ha perciò due potestà, l' una deputata  al  primo di questi corpi, l' altra al secondo, la prima
potestà, l' una deputata al primo di questi corpi, l' altra  al  secondo, la prima costituisce l' Ordine sacro , l' altra la
in opus ministerii », per « l' opera del mistero »; quanto  al  secondo, « in aedificationem corporis Christi », per « l'
vuol dire quegli che ha sposa. Ma se il Vescovo presiede  al  mistico corpo di Cristo, se il capo di questo corpo non è
poichè senza il capo più corpo non vi ha: non si comanda  al  corpo altro che pel suo capo: a quello solo ubbidisce: non
[...OMISSIS...] Tutti questi uffizi sono bisognevoli  al  sacramento eucaristico, e tutti uniti negli Apostoli gl'
un corpo in tutte sue parti perfetto, nè la veste aggiunge  al  corpo veruna cosa, se non un certo fornimento esteriore,
si è quello, di fare che le membra non pure sieno unite  al  capo, ma sieno della proporzione stessa del capo. Molte
che lo compongano, ma è conveniente che tengano proporzione  al  capo: sicchè essendo il capo da adulto, non sieno le gambe
compito in tutte le cose. Egli giunse anche coll' età sua  al  mondo alla compita misura di uomo, perchè nel suo corpo
che gli avviva: essi soli formano i membri morti. Ma chi  al  mondo arriverà a crescere colla carità sino a perfezione?
Quella perfezione che fa le membra proporzionate  al  capo consiste nella mancanza di ogni colpa, quantunque
di Dio: e' si purgherebbe nel fuoco fino a che cresciuto  al  giusto segno cogli altri Santi si unisse alla gloria. Pur
ancora siamo come in quel tempo della gioventù destinato  al  crescimento di nostra statura. Questo tempo cessa, uscendo
Iddio ci aveva destinati ab eterno, che bene s' avvengono  al  capo, non più fanciulli ma interamente formati. Acciocchè
è anatema (2): non v' ha per lui giuntura che l' attenga  al  corpo, dacchè essere non può. Dice proporzionata , non meno
imparato da Paolo come essi sieno le giunture dei membri  al  capo, i canali di grazia, di vita, e di perfezione.
in tutte le cose visibili trova una scala, che lo solleva  al  perfettissimo esemplare di tutto, a cui la ragionevol
natura aspira e tende (2). Chi non conversa con persona  al  mondo senza contemplare in essa la divinità, che in quella
unire la più bella sua voce di lode nel concento che fanno  al  Creatore le inanimate e irragionevoli cose. Quando la state
tante strade mettono in Dio. Camminerà parimente presente  al  Signore, chi forma sì fatta consuetudine, per cui ad ogni
cui cosa alcuna non volevano ritrovare! Adesso Gesù Cristo  al  più de' Cristiani è lontano: e anche a molti de' buoni si
delle ore stabilite, proporre d' intuonare qualche cantico  al  nostro Signore, proporre di fare a lui orazioni, e così
dall' adito alla fonte della divozione, alla cognizione e  al  vagheggiamento immediato di Gesù, al cui onore quelle
alla cognizione e al vagheggiamento immediato di Gesù,  al  cui onore quelle pratiche pure si riferiscono? Quanto è
di Dio con annegamento del proprio volere, e conformità  al  divino; è, non v' ha dubbio, l' apparecchio più eccellente
si tiene, apre sempre la bocca sua in modo gradito  al  Signore. Questo insegnava Gesù alla Samaritana quando
di preghiera sia eccitato ed aiutato lo spirito, s' egli  al  tutto non è perfetto. Guida a noi data è la Chiesa; ella c'
alla propria santificazione confaccia? Non niego libertà  al  vostro cuore di sfogarsi con quelle orazioni spontanee, che
fuormisura l' efficacia della preghiera. Parliamo adunque  al  Signore colla bocca della Chiesa, e pregheremo secondo la
Poichè si direbbero cose vere e giuste, ma non in modo  al  tutto giovevole. Si adorerebbe Iddio in verità, ma non in
lo spirito spiri ove vuole (1), tuttavia restano incerte  al  comune de' fedeli, alle altre senza dubbio alcuno da
approva nuove forme di preghiere, lascia però sempre  al  retto spirito de' fedeli farne il discreto e ragionevole
increscere di scendere dall' empireo, e assistere in terra  al  Sacerdote ne' divini misteri occupato, adorando intorno
il Signor de' Signori, il Dominatore de' Dominanti:  al  quale è dovuto l' onore e la gloria, e da cui non è lecito
in persona poi di Cristo il Sacerdote; ma unita in Cristo  al  Sacerdote la Chiesa tutta, ed ogni fedele, e segnatamente
numero plurale quel tempo, nel quale il Diacono distribuiva  al  popolo il sangue, dopo che il Sacerdote avea dato il corpo.
da te accolti, o Signore, e il Sacrifizio oggi si faccia  al  cospetto tuo per modo che a te sia gradevole, Signore Iddio
» si dicono non solo il pane e il vino, ma i cuori offerti  al  Signore. Si dicono illibati ed immacolati , spiega
perduto, e smarrito nella grandezza del divin dono, dimanda  al  Signore: « « Che ti darò, Signore, per tutte cose che tu m'
Basta ancora leggere le orazioni della Messa pertenenti  al  comunicare, perchè si comprenda, essere desiderio
della Chiesa, che tutti comunicassero coloro che assistono  al  sacrificio, il santo Sinodo non dice desidera , ma
vuole il sacrifizio che salva, ma il sangue del giusto, che  al  Cielo grida vendetta. E` reo dunque del corpo e del sangue
a mensa divina, ma ad una mensa umana, e, rispetto  al  frutto ch' egli ne porta, diabolica. Ecco l' orazione, con
parte di quelli che in lui si pregustano. [...OMISSIS...]  Al  mangiare pertanto che il nostro corpo fa le specie
osservata quella fervorosa frequenza dell' antica Chiesa  al  santo Altare, è anche da vedere la riverenza sua, e la
e dichiarato nel Concilio di Trento (2). Ma se osserviamo  al  modo della penitenza antica; di cui, se mutata è la
si buttavano a' piedi del popolo fedele che entrava  al  Sacrifizio per dimandare co' pianti caritatevole aiuto di
e perciò avessero bisogno di nuova istruzione intorno  al  vivere de' battezzati. Passavano dopo alcun tempo al grado
al vivere de' battezzati. Passavano dopo alcun tempo  al  grado dei prostrati , i quali entrando in chiesa quando li
quando li chiamava il Diacono, si prostravano innanzi  al  Vescovo, ed ei pregava su loro insieme con tutta l'
del Sacrifizio erano licenziati. In ultimo ascendevano  al  grado de' consistenti , chiamati così perchè a loro era
ragione che egli e 'l popolo ne partecipino: si fa in fine  al  vantaggio di chi si comunica, poichè in comunicando alla
perfezioni, e i divini benefizŒ: è cosa conforme non che  al  dovere, ma ben anco alla inclinazione, ed alla retta natura
cel nobilita e perfeziona, e cel dichiara rato ed accetto  al  Signore. Una somiglianza più vicina, nè solo nell' esterno
ove chi legge le Lezioni dimanda prima benedizione  al  Superiore, indicando con ciò, che ogni zelo, ed ogni
adunanza di cui è membro. La Chiesa oltre di questo è madre  al  Cristiano: e quante belle cose a lui non dice, quanti bei
i suoi riti sotto gli occhi. E sì come grave matrona  al  decoroso discorso fa convenire decoroso atteggiamento, nè
con Dio, o in trattando con noi. Ignominioso è dunque  al  Cristiano non intendere, quanto può, il linguaggio della
della madre sua, sì piena di sapienza e di tenerezza:  al  quale linguaggio ella studia di avvezzare i balbettanti
lingua, nella quale la Chiesa esprime i suoi alti concetti.  Al  cominciamento della Cristiana Società ne' tempi Apostolici
da' feroci Signori del mondo, che si videro alzarsi  al  vero Dio templi maestosi; ed i sacri vasi formati di legno
verso l' Eterno, apparivano giorni pii, ne' quali in onore  al  Signore dell' universo si dedicavano le cose da lui create
mondezza unita più eccita divozione sincera: mostrando essa  al  cuore come il nostro Dio non ama grandezze umane, nè fasto:
di quegli uomini pii, che da sè togliendo tali vanità,  al  Signore ne hanno fatto sacrifizio. Sono perciò le ricchezze
tratte a sè quelle ricchezze del mondo, e fatte servire  al  culto suo; godete, perchè gli uomini infermi che stimano
ancora semplici e naturali . Per esempio: levarsi in piedi  al  Vangelo dopo essere stati seduti all' Epistola, per
quali prodi soldati di Gesù: stare in piedi nella Domenica  al  recitare delle antifone di Maria, in memoria del Signore
adoperandola talora alta, talora sommessa, alcuna volta  al  tutto segreta secondo i misterŒ proferiti, i quali si
ci parlano di Dio; e che mentre glorificano Dio insegnano  al  Cristiano chi sia lui stesso, che Signore serva, e che
in ogni tempo piegarsi alle scurrilità del mondo; ma sempre  al  grave contegno attenersi e dignitoso. E perchè i mondani
nel Sacerdote, che ascende l' altare, l' umanità ascendere  al  « Sancta Sanctorum », a Cristo; quando lo bacia intendiamo
corte di Dio, nel tempio del sommo Pontefice; d' intorno  al  quale gli Angeli con divini riti celebrano eterno giorno
stessa altamente onorato. Quella cerimonia però, che più  al  vivo mostra l' onore, di cui fa la Chiesa degni tutti i
tutti i Cristiani, si è l' incensamento, il quale non pure  al  celebrante e al clero, ma al popolo stesso viene dato,
si è l' incensamento, il quale non pure al celebrante e  al  clero, ma al popolo stesso viene dato, perchè si tengono
il quale non pure al celebrante e al clero, ma  al  popolo stesso viene dato, perchè si tengono tutti pieni di
e separazioni mondane, forma un corpo solo nell' unione  al  comune capo Gesù, il re col suddito più abietto. A vicenda
quelli che pregano, ed essi nel Signore sono uniti, per cui  al  Dominus vobiscum segue l' Oremus , cioè l' invito a pregare
insieme. Altra volta esortali ad innalzare gli animi  al  Cielo, essendo oggimai vicino il Sacrifizio, a rendere
e abbraccia il Diacono, e a lui la comunica: il Diacono poi  al  Clero la reca, che tutto pure a vicenda si viene
da cui l' abbracciamento un tempo passava anche  al  popolo: rito pieno di affabilità, e santissima amicizia,
o duodecima. Introdotto poi il costume di orare anche  al  principio del dì e della notte, ne vennero Prima e Compieta
i salmi delle Ore canoniche. Gli OffizŒ divini, come sono  al  presente, si possono ancora dividere in tre parti: nel
Ebrei veniva chiamato anche Parasceve, ovvero preparazione  al  Sabbato, così i Cristiani ritennero all' ultima feria il
questo giorno è stabilito, conviene, come diremo più sotto,  al  battesimo. Negli altri giorni altri argomenti si ricordano
il grande ospite suo, così la Chiesa noi apparecchia  al  natale del Signore. Quindi questo divino Sole, che appresso
dovuta a Dio, i veri propositi, e i mezzi di non tornare  al  vomito, sono i frutti di questo sacro tempo. Alla Domenica
che frutti consolanti ci promettono le nostre pene offerite  al  Signore! Abbiamo fatta nel battesimo una prima risurrezione
all' incremento maraviglioso del Regno di Cristo in terra,  al  sangue de' martiri, agli scritti dei dottori, alla vita de'
cui il Signore regge la Chiesa sua vigile sopra di lei fino  al  dì del giudizio, del quale i pubblici uffizŒ trattano nell'
si rinnovino (3). I tempi più accomodati a questo sono:  al  toccare il libero uso di ragione; e se i giovanetti nol
di letizia, e qualche insolita ma pia ricreazione? Quanto  al  modo di formare cotesta famigliare solennità, potendo
crocifisso, perchè il corpo del peccato si distrugga, e  al  peccato non serviamo più mai (2). E questo primo effetto
risplendere nel fuoco di carità quale continuo olocausto  al  Dio suo. La veste bianca, di che il copre, simboleggia
di questo reame. Quel sacerdozio, che riceviamo, ci dedica  al  culto divino, imprimendo in noi questo carattere indelebile
gloria noi stessi. Quella destinazione, o carattere, che  al  culto di Dio ci consacra, nol possiamo perdere più mai:
sarà sempre sacerdote, perchè una volta per sempre  al  culto divino è sacro: ma perderà la corona di re ricevuta
seppellito. Perciò quale cantico più accomodato da intonare  al  giorno anniversario del Battesimo nostro di quel Mosaico,
prezzo la prima. Or se sì alta canzone degnamente canteremo  al  mondo, potremo cantarla altresì in Cielo, a grato ricordo
Quel cingolo de' lombi indica la Temperanza, che scema  al  corpo il fomento della concupiscenza; quell' ardente
stesso della purità ha la vergine donde abbassarsi davanti  al  Dio suo. Ella sa l' esempio di Maria, in cui la Verginità e
di Cristo, consociata alla Umiltà, è quella di cui,  al  dire de' Padri, si formavano i martiri, e per cui un'
la disposizione dell' animo, non tanto le occasioni  al  di fuori, nuoce alla vita. Pure, se in questa fortezza
è per naturali legami congiunta. Ma s' ella non è chiamata  al  chiostro, dimostri al mondo qual sia la conversazione dell'
congiunta. Ma s' ella non è chiamata al chiostro, dimostri  al  mondo qual sia la conversazione dell' illibato Cristiano.
quelle leggiadrie, che usate vengono nelle nobili brigate  al  mondo. Non parlo, come vedete, di nulla che sia peccato in
che questo trattar compagnevole nella pura teoria potesse  al  Cristiano piacere riferendone a Dio l' uso, asserisco però
di questo muova il Cristiano a civiltà, egli sia pure morto  al  mondo, non ami avere piacere, non che di peccato, ma nè pur
umano piacere, ond' uomo è tratto ad affabil contegno,  al  tutto le veggo disopportabili e ree. Voglio adunque che il
carne, e superbia di vita. Nulla dunque di questo sia fine  al  Cristiano, nulla ami di quanto è al mondo, e viva nel mondo
di questo sia fine al Cristiano, nulla ami di quanto è  al  mondo, e viva nel mondo senza partecipare del mondo. Così
(4). E tale è l' ornamento, con cui il Cristiano piace  al  Cristiano. Lo insegnava alle cristiane donne Pietro, loro
tutto pudibondo, e che in tutto ama Dio, ben si dimostra  al  di fuori. Di qui anzi nasca la virtù della cristiana
parca nelle parole, niente curiosa, ilare, e non rotta  al  riso, di nulla sollecita fuorchè di fare sempre contenti
di vestito, non sarà la cristiana donzella piacevole  al  mondo. Due cose aggiungerò a risposta: la prima, ch' ella
del metodo non conduce di necessità all' errore; l' errore  al  contrario conduce di necessità a' metodi impotenti; e
cerca sempre la luce, e n' accoglie, se la si lascia  al  suo movimento spontaneo, come cosa lietissima, ogni raggio,
diventi teoretico , è necessario che l' incredulità giunga  al  suo colmo. Conciassiachè il razionalismo teoretico non è in
e corrodendo, per così dire, e in fin li distrugge.  Al  qual fine di constatare un tal fatto, ci gioverà risalire
ragione. Così avvenne, che il protestantismo che  al  suo nascimento trovava la natura umana talmente depravata
fede. Ma egli non dee far maraviglia, nè detrae punto  al  merito di que' valenti difensori della fede, se talun di
gli errori di Lutero e di Calvino, e si diede occasione  al  Bajanismo ed al Giansenismo; tanto è vero che da niun
Lutero e di Calvino, e si diede occasione al Bajanismo ed  al  Giansenismo; tanto è vero che da niun eccesso si vantaggia
in una società meramente umana e naturale, rinunziando  al  Cristianesimo ed alla Chiesa, come hanno testè
opera d' uno de' più grandi e sani teologi di que' tempi,  al  quale il citato venerabile cardinal Bona persuase il
». Troppo sono note le accuse date in cotesto secolo  al  Bellelli ed al Berti (4), dalla santa Sede giustificati e
sono note le accuse date in cotesto secolo al Bellelli ed  al  Berti (4), dalla santa Sede giustificati e protetti, e ad
fazione, dei quali egli pretese avere scoperto e disvelato  al  pubblico niente meno che L' ATEISMO! (4). Nè le riprensioni
mano a' ribelli, questi si sarebbero spersi come la polvere  al  vento. Perocchè, ritrovavano tutti i cattolici di buona
fra sè, e certi di quello che dovean fare; ed incontro  al  corpo de' fedeli e de' pastori così ammaestrati e concordi,
immoralità nell' uomo (1). La qual dottrina d' una parte dà  al  libero arbitrio quel che gli spetta, e dall' altra dà pure
o si parla di stato o di atto morale, e, per restringerci  al  male, su cui cade principalmente il discorso, o trattasi di
che sieno in sè colpevoli e demeritorii; questo da noi  al  tutto si nega. Quanto poi ad atti peccaminosi in sè (cioè
in cui non si volle riconoscere neppur venialità, se  al  fine del solo piacere rivolto; sentenza condannata nella
altresì, per soddisfare la naturale e innocente tendenza  al  ben temporale, di mentire, d' usare restrizioni mentali, di
Pelagio vantavasi di far fronte col suo perverso sistema  al  Manicheismo. Può essere, che a principio vi avesse in
della Chiesa, divenne nuova eresia, non men funesta  al  mondo di quelle che prendevano ad impugnare. Laonde qual
s' opposero alla temerità, colla quale i teologi inclinati  al  razionalismo accusavano di Bajanismo e di Giansenismo tutti
e di Giansenismo tutti quelli che non andavano loro  al  verso, non solo pigliando le difese de' calunniati, come
obbedito almeno a sì minaccevole Bolla i teologi inclinati  al  razionalismo? Hanno deposto quel loro « consuetum
la modestia: invierò cioè i miei pubblici ringraziamenti  al  chiarissimo sig. Federigo Del7Rosso, professore di pandette
professore di pandette nella regia università di Pisa, e  al  signor dottore in teologia abate Gio. Fantozzi, i quali
dotti, e di soda religione forniti, non occultarono già  al  pubblico vilmente i loro nomi; chè il difensore della
stessi ringraziamenti poi e le stesse lodi da me si debbono  al  chiarissimo sig. canonico e teologo don Lorenzo Gastaldi
salutarmente se ne vergognino. Certo non potevo io credere  al  cominciamento di questa lizza, nè l' avrei creduto giammai
ad uno incognito. E però io speravo ch' egli avrebbe dato  al  mondo questa prova, che ciò ch' egli avea scritto in un
Ma quale fu poi il mio stupore e il mio disinganno  al  vedere uscire ben presto in pubblico uno sciame di altri
di scellerata calunnia? Comecchessia la cosa, che lascio  al  giudizio di Dio, e vorrei nasconderla, se per me si
di molti associati nei medesimi sentimenti, collaboranti  al  medesimo fine; trattasi di una fazione non surta adesso, di
ed egli è oggimai necessario che sia pienamente conosciuto  al  pubblico: nell' avvenuto scorgo la Provvidenza che il
compilatori del « Propagatore religioso », che avean reso  al  finto Eusebio quella giustizia che si meritava. Fu risposto
finto Eusebio quella giustizia che si meritava. Fu risposto  al  primo vittoriosamente dal signor teologo Gastaldi. Mi
aggiungerebbe, vivendo, qualche ottava per celebrarle,  al  suo famoso poemetto delle « Conclusioni ». Il signor C. poi
Italia, le razionalistiche dottrine, se non s' accorre  al  riparo, vanno dannosamente introducendosi. Ma prima d'
vanno dannosamente introducendosi. Ma prima d' additare  al  pubblico questi nuovi documenti di fatto, prima di
pe' fedeli, a cui vantaggio scriviamo. Quanto dunque  al  « « confondersi l' una cosa coll' altra, » » io dimando, se
Quindi dirassi acconciamente, che il caldo è contrario  al  freddo; ma non così, che il caldo è contraddittorio al
al freddo; ma non così, che il caldo è contraddittorio  al  freddo. All' incontro di due proposizioni contrarie si dice
di ricorrere i teologi che hanno preso inclinazione  al  razionalismo: innumerevoli conferme se n' avranno in quanto
Ma ond' avviene poi, che i teologi nostri tanto si sdegnino  al  solo immaginare (ed è tutta loro immaginazione, come
peccato originale de' posteri, senza che rimanga un bisogno  al  mondo di riconoscere un vizio intrinseco nella volontà di
sì de' misteri, non mai degli assurdi (2), essi ricorrono  al  secondo spediente, col quale credono di tranquillare i
; così noi possiam dire, che la verità cattolica  al  tutto manca ne' nostri teologi, perchè manca « in eorum
Estio non solo parlava cattolicamente, ma in modo conforme  al  senso comune, dicendo che a stabilire il dogma del peccato
il sentir de' cattolici, siccome eretici da lui tradotti  al  giudizio pubblico e combattuti. Nè egli fa maraviglia, se
S. Tommaso rassomiglia il peccato originale de' posteri  al  peccato della mano dell' omicida. La mano è mossa al
al peccato della mano dell' omicida. La mano è mossa  al  peccato dall' omicida stesso; e così i posteri, motione
stesso; e così i posteri, motione generationis , sono mossi  al  peccato dalla natura peccatrice di Adamo generante (2). Il
come i recenti teologi scavano sotto anche le fondamenta  al  dogma del peccato originale, e ad altri molti ad un tempo,
tratto del suo libro (1), nel quale, senza un bisogno  al  mondo, travaglia e suda a dimostrare, che nella citata
impugnano col loro libero arbitrio . Bajo ricorreva adunque  al  (preteso) arbitrio de' fanciulli per ispiegare come il
e di libero . Il qual metodo logico di procedere tiene  al  suo solito S. Tommaso (1); onde a principio definisce il
il volontario in modo, che si possa applicare tanto  al  necessario quanto al libero, dicendo così: [...OMISSIS...]
in modo, che si possa applicare tanto al necessario quanto  al  libero, dicendo così: [...OMISSIS...] . Nelle quali parole
necessario , come sarebbe l' atto con cui l' uomo tende  al  fine e al bene universale (6), dal volontario libero , a
, come sarebbe l' atto con cui l' uomo tende al fine e  al  bene universale (6), dal volontario libero , a cui spettano
libero o necessario. Così l' atto, onde la volontà tende  al  bene in comune, necessario , a giudizio d' ogni dottore; l'
dire, ciò che cercano insinuare i moderni teologi tendenti  al  razionalismo, che la volontà non opera mai in altro modo
che sta nel mezzo, se da una parte insegna, che l' uomo  al  presente opera bene spesso con libertà, dall' altra
però che in quest' ultimo caso nè merita nè demerita.  Al  numero XLV del suo articolo (3) il C., desideroso di far
e a Giansenio vada più uniforme in tal compagnia; piace  al  C. di chiamarlo Agostino, in vece di seguir l' uso comune,
autore non dimostrasse un' affettata mancanza di rispetto  al  santo Dottore; 2 Che, opponendo egli i Pelagiani alla
fra i dottori. Lo dichiarò il pontefice Ormisda, scrivendo  al  vescovo Possessore: [...OMISSIS...] ; lo dichiarò il
rinnovando gli sfregi fatti in altri tempi dagli eretici  al  santo Dottore (3), osa dargli posto a lato di Calvino e di
essi frammischiano alla dottrina cattolica diversi errori.  Al  C. dà grandissima noia che si chiami co' Padri e coi
aderente a lui, domina in lui senza ch' egli s' opponga  al  medesimo con un atto di sua volontà: quest' è l' error
necessitato sia colpa, è un volere sostituire la colpa  al  peccato, un dire che alla COLPA non è necessario il LIBERO:
ammessa da S. Agostino e dalla Chiesa, come aderente  al  peccato del bambino, e l' imputazione ammessa da Bajo come
parte ve le pensiate riscuotere, non giungerete però  al  fine di contraffare la parola immutabil di Dio, che
il C., riproduce la confusione tra la dannazione annessa  al  peccato originale ne' posteri, per sentenza della Chiesa,
per sentenza della Chiesa, coll' imputazione , riferita  al  bambino in vece che al libero autor del peccato, nel che
Chiesa, coll' imputazione , riferita al bambino in vece che  al  libero autor del peccato, nel che sta l' errore di Bajo. E
la dottrina della Chiesa intorno alla condanna annessa  al  peccato d' origine ne' bambini! Ma la frode riuscirà troppo
non attacca colle parole precedenti; e la conseguenza  al  tutto discorda dalle premesse. Nelle premesse c' è la
conseguenza c' è la condanna della dottrina erronea intorno  al  poter demeritare nello stato di natura decaduta con atti
della Cristiana umiltà, quello dell' originale peccato.  Al  qual tristo intendimento, affin di pescar sempre nel
riguardante la penalità (il male eudemonologico) annessa  al  peccato: Quale è la cagione prossima della dannazione de'
sempre MARIA Santissima) non ricorre già di colpo  al  peccato d' Adamo, ma al loro proprio peccato per vizio di
non ricorre già di colpo al peccato d' Adamo, ma  al  loro proprio peccato per vizio di generazione da essi
per la sola colpa d' Adamo potessero soggiacere i posteri  al  male fisico, qualora essi stessi non ricevessero in sè il
E, onde raccolgono questa lor conclusione? Se si pon mente  al  modo del lor ragionare, non da altro, che dalla condizione
del bambino. Non gli attribuiscono cioè una pena adeguata  al  peccato colpevole di Adamo, che sarebbe pena di danno e di
che sarebbe pena di danno e di senso insieme, ma adeguata  al  peccato suo proprio. E` dunque chiaro, che considerano la
Agostino, che dee esser minima altresì la sua pena (3). Se  al  bambino fosse applicata la colpa d' Adamo, nè minima la
ad una semplice relazione con Adamo (cosa d' altra parte  al  tutto mentale), ad una estrinseca imputazione, la quale se
divina giustizia; della condizione dei bambini. In quanto  al  mal penale, l' abbiamo veduto giustificato pel peccato
l' imputazione, e la pena dovuta alla colpa. Era dovuto  al  colpevole Adamo ch' egli fosse lasciato col guasto di sua
di mezzo, il peccato ne' posteri. L' attribuire dunque  al  peccato inerente ne' bambini la dannazione, non è mica un
maggiori di me per autorità e per dottrina a metterlo,  al  pericolo del razionalismo che assai tempo minaccia d'
nostri distrugge l' originale peccato. L' articolo, intorno  al  peccato originale inserito da Alessandro Zorzi nel suo «
(1), il quale nella vita di Clementino Vannetti amicissimo  al  Zorzi, di cui anche scrisse la vita, narra questo
a posta per confutare il sistema de' nostri teologi intorno  al  peccato d' origine, e vi s' introduce con queste parole:
l' opinione del Zorzi e de' nostri più moderni, intorno  al  peccato d' origine. La quale fu immaginata per buon fine a
per togliere ogni equivoco: « « un atteggiamento ritroso  al  bene ed a Dio e pendente al male ». ( Tratt. della
« « un atteggiamento ritroso al bene ed a Dio e pendente  al  male ». ( Tratt. della Coscienza f. 37) » il che esprime
intendono i teologi cattolici. Un « « atteggiamento ritroso  al  bene » » è meno di un abito vizioso (1). E pure nè anche un
dalla grazia battesimale, che ricongiungendo l' uomo  al  Creatore, gli dà una nuova volontà o potenza suprema di
balía come schiavi? Apparterrà alla pura natura il servire  al  diavolo? O si potrà dire che sia peggiorato tutto l' uomo
che NON SEMPRE parla del decadimento dell' uomo in rispetto  al  suo stato soprannaturale; spesso anzi parla di un
rispondere a queste domande de' Manichei, se non ricorrendo  al  peccato originale (1). Il che mostra chiaro, ch' egli
sfida i pelagiani di risponder validamente, senza ricorrere  al  peccato d' origine, all' istanza de' manichei,
. Il dire adunque che il guasto con cui nasce  al  presente l' individuo umano potesse trovarsi in un uomo
gli uomini di buona fede. Ciò nondimeno i teologi inclinati  al  Razionalismo giunsero a mettere il pudore fin nel Paradiso
De Rubeis è affatto alieno dal moderno sistema intorno  al  peccato d' origine, che ci vogliono vendere per antico, e a
altro, se non che il sistema è nuovo nella Chiesa, e perciò  al  tutto falso ». Perocchè avendo sempre creduto tutti i
ricevuta dagli uomini, e non foggiata da voi stessi  al  vostro bisogno presente, a cui si possa ridurre il preteso
malus » di S. Tommaso, perchè questa definizione conviene  al  peccato attuale d' Adamo, non a quel del bambino; nè il «
amor voluntatis » del Padre De Rubeis, perchè voi negate  al  bambino ogni affetto disordinato; nè il « mors animae » del
insomma ricevuta nell' uso; perchè nessuna conviene  al  vostro preteso peccato. I filosofi da voi istruiti
nè vizio di sorta. Que' filosofi mondani che crederanno  al  vostro detto assai facilmente, non si contenteranno essi
avventura delle loro pianelle in sulla bocca (1). Ed oltre  al  pericolo che vi minaccia il Santo, di dover fiutare le
e si dimentica che insieme colle lodi che dà Galeno  al  Creatore, sta benissimo senza contraddizione alcuna l'
incessantemente a sostituire un sistema nuovo intorno  al  peccato d' origine a quel della Chiesa. Ed è per questo che
Chiesa. Ed è per questo che S. Agostino chiama i pelagiani  al  paragon de' pagani filosofi, che colla sola ragione avean
il De Rossi: [...OMISSIS...] . Così scrive quel teologo,  al  quale appellano, come ad uno tutto lor favorevole, il Zorzi
adunque sostiene, che la natura umana nello stato in che  al  presente si trova, non ha vizio in sè stessa nè morale nè
oppone all' ecclesiastica tradizione, ma alla filosofia e  al  senso comune del genere umano. Altri argomenti dimostrano
il decreto di Dio. Se Iddio non avesse decretato di dar  al  figliuolo di Adamo la grazia, non sarebbe per lui peccato
nè il figliuolo che ancora non esisteva acconsentì punto  al  peccato del padre. Nacque nella sua persona innocente,
l' avere o il non avere. Non vale. Incontanente che viene  al  mondo gli si dice; « sappiate che voi siete formalmente
sempre ricorre alla volontà peccatrice d' Adamo, perchè  al  guasto originale de' posteri non può applicarsi il nome di
grazia, perchè tuttavia l' umanità di Cristo non fu obnoxia  al  peccato? Se il peccato non è che la mera privazione della
originale « deficit a ratione culpae ». Laonde S. Tommaso  al  peccato dei posteri, astraendo dall' attual peccato d'
di peccato: dicesi poi reliquia del peccato, perchè inclina  al  peccato; [...OMISSIS...] . Quando dunque S. Tommaso dice
uomo, lasciandolo alla sua condizione naturale; egli parla  al  modo stesso come parlò l' Apostolo, quando disse che
l' uomo in peccato. Dunque nè pure l' anteporre la creatura  al  Creatore sarebbe peccato, se non dipendesse dalla libera
è colpa, nè pure è peccato. Risposta . I teologi inclinati  al  Razionalismo cercano di descrivere la concupiscenza
e contro il Creatore? Qual torto non si farebbe con ciò  al  santo Dottore? Si adduca un solo testo dal quale apparisca
non pone mai il santo Dottore alcun NECESSARIO CONSENSO  AL  MALE, ma solo un SENSO; perocchè dice [...OMISSIS...] . Non
una tale concupiscenza; o che il preferire qualche creatura  al  Creatore, l' amar più quella che questo, potesse mai non
che la volontà sia eccitata a preferire il bene sensibile  al  suo dovere, non volendolo il libero arbitrio (1): questo
sopra di sè con un amore assoluto e non comparativo  al  proprio dovere. Onde S. Agostino, [...OMISSIS...] . 2 Que'
di aiuti gratuiti; ma anzi dicono, che Iddio supplirebbe  al  bisogno con aiuti ordinarii e speciali, i quali però
vecchio, senza deporlo, anzi conservandolo tutt' intero.  Al  tenor dell' Apostolo consuonano i padri. S. Ilario di
della natura, e attribuiscono l' uno e l' altro effetto  al  peccato originale: applicandogli la parabola del Samaritano
non intera, aggiungono, come vedemmo, che Iddio supplirebbe  al  bisogno con degli aiuti speciali, ma in tal caso, cessa la
alla corruzione e dissoluzione del corpo, e l' attribuisce  al  primo peccato [...OMISSIS...] . Questa somiglianza tra la
volontà, descrivendo il disordine, e l' impotenza di questa  al  compiuto bene. Così S. Gregorio Nisseno: [...OMISSIS...] .
Sarà dunque l' uomo, per condizione di sua natura, venduto  al  peccato, sotto il dominio del peccato oppresso dagli
usava la stessa maniera di favellare: [...OMISSIS...] .  Al  che s' accorda il parlare di Teodoreto. [...OMISSIS...] L'
abbia perduto interamente ogni libertà, di maniera che egli  al  presente operi sempre necessariamente; operando il bene
esser disposta, il necessario ed il libero; e se aderendo  al  male morale necessariamente, ella contragga o no qualche
vediamo se, dato che la volontà aderisca necessariamente  al  male, ella contragga da questa adesione per ciò solo una
possa adempirla. Sosteniamo dunque, che posta l' adesione  al  male morale della volontà, questa, anche se come soggetto o
la proibisce: quella malvagità è anteriore alla legge o  al  precetto, è fondata nella natura delle cose. Ella è quella
libertà , non obbliga che la libertà; la quale se obbedisce  al  precetto merita, e se disubbidisce, demerita. Ma se la
potrebbe esservi colpa; appunto perchè come abbiamo detto  al  numero precedente non si dà possibilità di precetto, senza
parole, « Et ne nos inducas in tentationem », parole tutt'  al  più utili, secondo il loro sistema, a renderci la fuga del
dove non v' è libertà . Furono dannati ancora perchè  al  peccato originale riduconsi certi atti peccaminosi, in cui
, e la colpa; e si può dire, attenendosi allo spirito ed  al  fondo d' una tale condanna, che contro quella eresia, ella,
fondo d' una tale condanna, che contro quella eresia, ella,  al  suo solito, rimettesse in vigore una sì importante
esser giusto sol che adoperasse quelle forze, che restavano  al  suo libero arbitrio, niente nuocendogli poi il non adempire
non necessaria la redenzione del mondo, e apre il cammino  al  socinianismo, e all' empietà che la nega. X Ma anche la
Onde S. Tommaso colla sua solita veduta filosofica, applica  al  disordine della volontà, la stessa definizione, e gli
queste potenze procedono o no secondo quella regola , che  al  suo fine le scorge, [...OMISSIS...] . Ora quale, dimanda
è diritto o torto in verso alla regola sua che lo dirige  al  fine. Non entra per nulla la libertà prossima nel
volontà sta nella deordinazione della volontà in verso  al  suo fine (5), passa nell' articolo che segue a parlare
movimento necessario della volontà (1). Attenendoci dunque  al  genuino senso delle parole di S. Tommaso, egli pone il
menzogna, contrae un disordine, sia che ella aderisca così  al  male necessariamente, come i reprobi nell' inferno, o che
che una volontà disordinata, aderente per necessità  al  male morale fosse ricevuta in Cielo; dove tutto è ordine e
forse, che per esser soggetto l' uomo cosí necessariamente  al  peccato, il peccato non sia più peccato, o non faccia più
pelagiana, tendente sempre a ridurre ogni male morale  al  solo atto libero, affin di distruggere il peccato d'
eterna va dietro alla giustizia infusa, e la dannazione  al  peccato ricevuto come una natural sequela, per l' unione
e a perscrutarne la natura: onde sfuggono facilmente  al  pensiero degli uomini, benchè non a quello di Dio. Questo
[...OMISSIS...] Di che S. Paolo, non alludendo solo  al  peccato d' origine, ma anche a' peccati attuali, dice:
dovrà necessariamente peccare (3). Ora potrà egli scusarsi  al  tribunale di Dio dicendo che è condannato per necessità?
umano ragionamento d' alcuni resti qui quale alocco esposto  al  raggio solare); ed è pur di fede, ch' ella è sua pura
innumerevoli mezzi ch' egli ha fornito di spontaneo moto  al  genere umano, pe' quali se l' umanità non n' avesse abusato
da sè avean contratto di vizioso e di pernizioso. Ora fino  al  diluvio non può essere perita quella rivelazione del futuro
la vocazione d' Abramo, e i peculiari mezzi di salute dati  al  popolo ebreo, ed altri mezzi non mancati del tutto nè pure
d' una volontà che non desidera punto il bene, ma  al  male aderisce; onde di colui che ha tal volontà si può dire
cieche; ma solo si lagnino della fisica pena, che  al  loro vizio morale s' aggiunge. E tuttavia non è da credere
mortale, possono di nuovo ricever la grazia, ricorrendo  al  sacramento della penitenza, fonte di nuova grazia aperto
basti a giustificar l' uomo, in manifesta opposizione  al  Concilio di Trento (6), onde anche tale dottrina
ben naturale, può però guidare l' orazione della creatura  al  suo Creatore naturalmente conosciuto; il quale in tal caso
mente d' un uomo sollevarsi a sì alto pensiero di domandare  al  Creatore il dono della giustizia, benchè naturale. Se
divina, si curano di celebrare la umana; onde strillano  al  vocabolo necessità , come se il solo pronunciarlo, fosse un
queste parole, che dispiacquero a' nostri teologi inclinati  al  Razionalismo: [...OMISSIS...] Nelle quali parole ogni uomo,
notare ch' egli traduce il praecipue di S. Tommaso per,  al  più . Siamo qui obbligati di mandare il teologo a
continua così: [...OMISSIS...] . Io dimando compatimento  al  lettore cortese, se in questo e in altri scritti vo dicendo
l' uso della ragione sia interamente tolto, quanto fa  al  caso, benchè la ragione non cessi da ogni altra sua
ma per isventura non regolato nelle cose necessarie  al  vivere e non preceduto da una sufficientemente ponderata
tuttavia libera, qualora si trattasse d' un uomo abituato  al  bene sì fattamente, da aver già conseguito una piena
giunge in tempo a domare eziandio la passione urgente ed  al  sommo pressante. Ora quelle condizioni, che io posi
nuovo errore cioè trovare che la parte taciuta contraddice  al  sentimento precedente falsamente supposto; ella non è
in senso proprio l' appellazion di peccato, e si riducano  al  peccato d' origine anche nascendo CONTRO IL CONSENSO DELLA
avanti il battesimo; perchè la volontà potenza superiore  al  senso è qui personale; e però quella, onde si dee desumere
venne dalla originale infezione, questi atti disordinati,  al  peccato originale si riducono, e sono uno con questo, e
una contraddizione tra ciò che si trova scritto intorno  al  consenso nella « Risposta ad Eusebio » e ciò che si dice di
noi, attenendoci alla sua guida, parlammo nella « Risposta  al  finto Eusebio ». Ma nella stessa « Risposta » fu distinto
gli orecchi come a bestemmie ingiuriose a Cristo ed  al  Santo Spirito, udendo tali parole del nostro teologo
anonimo, e de' suoi confratelli «(V. la mia Risposta  al  finto Eusebio n. 106) ». Ne' celebri capitoli intitolati:
o per coprirla? Non verrebbe esposta la nostra santa fede  al  dileggio degli increduli qualora ella si facesse consistere
consistere in puri giochi di parole? Non sarebbe esposta  al  ridicolo la sacra teologia, qualora potessero dire con
della cattolica Chiesa offendono apertamente coloro che  al  battesimo negano la virtù di ristorare le forze del libero
di più determinarne per quanto si può i casi precisi.  Al  che ottenere vi hanno due lavori a farsi. Poichè altro è
vigilanza, possa talora addur l' uomo a sì stretto passo,  al  quale egli sdrucciola necessariamente; non è già un dare
e del non battezzato sono ugualmente capaci di resistere  al  male; scagliando acri invettive contro quelli che dicono il
natura guasta, all' ordine delle cose soprannaturali, e  al  regno di Dio favorisce oltremodo la tendenza di questo
TRA BATTEZZATI O NON BATTEZZATI. Tanta ingiuria che si fa  al  battesimo del Salvatore, mi sprona a insistere in questo
ubbidiscono docili alla volontà e la volontà ubbidisce  al  lume della ragione ed a Dio (1). Egli è chiaro, che
della volontà [...OMISSIS...] , applica questa definizione  al  primo peccato così: [...OMISSIS...] . Il qual medesimo
andare facilmente e in certe circostanze irresistibilmente  al  dolce del sentimento della natura, in vece di starsi eretta
applicazione di tanta attività dell' anima intellettiva  al  sentimento della vita animale, è ciò che i teologi
dove sta quel peccato, o è soprammodo difficilissimo, o  al  tutto impossibile, l' essere consapevole. [...OMISSIS...] .
in fondo dell' anima ed ivi quiescente, poi operante  al  di fuori ed in battaglia colla libera volontà, che o il
nel bene della natura umana come se altro non ci fosse  al  di là, e a questa tendenza originaria, a questa volontà, o
rinati, vengono i movimenti disordinati della volontà prona  al  senso, che si riducono al peccato originale, se questo
disordinati della volontà prona al senso, che si riducono  al  peccato originale, se questo vige, o si riducono al fomite,
al peccato originale, se questo vige, o si riducono  al  fomite, se il peccato originale è pel battesimo estinto.
in cui consiste il peccato non è già la semplice tendenza  al  bene sensibile (la mera concupiscenza senza determinazione
Consiste in questo, per dirlo di nuovo, che quella tendenza  al  diletto animale e al bene subbiettivo della natura rapendo
dirlo di nuovo, che quella tendenza al diletto animale e  al  bene subbiettivo della natura rapendo a sè tutta quasi l'
in quanto non dà l' attenzione e l' importanza debita  al  bene oggettivo. Di che riceve gran luce la definizione che
i nostri recenti teologi razionalisti danno più forze  al  non battezzato, che non dia la Chiesa cattolica allo stesso
di eseguire a pieno i divini comandamenti; 2 cedevolezza  al  peccato; 3 incapacità di meritare la vita eterna (1), e le
l' esprimono dicendo, che l' uomo nel battesimo muore  al  peccato (4), [...OMISSIS...] dove risiede la nova
così mobile e fiacca come prima; poichè, se essa la tira  al  basso; dall' altra banda havvi già Iddio nell' uomo che
sostiene. Quindi l' attività dell' anima è divisa, non più  al  solo senso lasciata andar col suo peso; anzi la miglior
che gliel dica la fede, e l' esperienza. E in quanto  al  grado non può negarsi, che la tendenza dell' anima al bene
al grado non può negarsi, che la tendenza dell' anima  al  bene soggettivo e sensibile deva riuscir minore dopo il
varia certo specificamente dalla concupiscenza anteriore  al  battesimo in questo; che dopo il battesimo, non occupa più
Aquinate suo commentatore. Pietro Lombardo così scrive  al  nostro proposito, [...OMISSIS...] . E tosto passa a
fanno tra i battezzati e i non battezzati relativamente  al  potere di operare il bene e di vincere il male. Perocchè
vi è una concupiscenza che è più intensa nel tirare l' uomo  al  male (fomes concupiscentiae), perchè ella sola tira quasi
in quello è doppiamente accresciuta la potenza di resistere  al  male e di operare il bene. Consideriamo ancora la doppia
dell' uomo non battezzato, e che gli dà forza di resistere  al  male. In fatti il non battezzato, come insegna l' Angelico
atti d' una tale volontà cedevoli agl' istinti, riduconsi  al  peccato d' origine tuttora esistente e regnante, come a sua
egregiamente dice S. Tommaso, tien luogo della conversione  al  bene sensibile e soggettivo; senza che il formale del
bensì nell' uomo per sì fatte passioni la disposizione  al  male, la quale nè anche colla morte si distrugge, ma solo
incontro sono meri effetti del fomite, che non è peccato; e  al  fomite si riducono, e però dal padre loro non possono
ma poi, attesa la forza della tentazione, essere addotto  al  bene subbiettivo7immorale, sottratta la forza pratica alla
egualmente; ma più in questo e meno in quello. Quanto poi  al  secondo, reputo, che possa aver luogo solo nel non
istintivo col bene oggettivo e morale; la volontà va dietro  al  bene sensibile naturalmente; non gli è proposto veramente
impotenza, non demeritano con ciò se manchi in essi  al  tutto la forza di evitare il peccato (1). Ma nella loro
se questa è soccombuta rimane una maggior piega ed adesione  al  male commesso. Nè con questo è mio pensiero di negar loro
muovere dalla loro azione; e acconsente di preferenza  al  maggiore, se non può aderire a tutti. E questo è infatti lo
non esercita un' azione su di lui realmente sensibile (cioè  al  modo che è sensibile l' azione delle cose reali di cui ha
ideale , e quindi la volontà sia volta naturalmente anche  al  bene oggettivo universale, onde s' origina nell' uomo la
di tutto lo fa consistere nella grazia [...OMISSIS...] ;  al  che è consentanea la definizione del sacro Concilio di
può da niuna cosa esser vinto, se liberamente non consente  al  male; e perciò il bambino battezzato o altri santificati
la loro. Essi errarono dunque per non avere osservato che  al  di sopra della sfera della volontà sta nell' uomo un' altra
giudizio. A me parve, e pare, per ritornare a ciò che dissi  al  principio, che il maggior pericolo, che or le sovrasti, sia
Dove fu mai educata quella gioventù francese, che diede  al  mondo il più sanguinoso spettacolo che fosse mai? Dove i
umana corruzione? Che giova insegnare che l' uomo reca  al  mondo la natura incorrotta, e senza bisogno alcun di
bisogno alcun di Battesimo, morendo bambino, l' attende  al  di là una beatitudine naturale, abitatore di un terzo luogo
e quante dolcezze non si sentivano innondato il cuore,  al  vederlo sì grande, sì umile, sì paziente nelle afflizioni!
vederlo sì grande, sì umile, sì paziente nelle afflizioni!  al  vedere che le miserie loro non erano altro che un saggio,
che ci mostra coll' opere e colle parole di giovare  al  suo amico? Con questa lettera adunque sospiro altamente d'
dieno invitta forza ai miei detti. E voi pure innalzate  al  Padre dei lumi la vostra voce per noi, acciocchè apra le
e che Iddio da molti richiede, è quella dell' ubbidienza  al  proprio Direttore. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.21
essi più pel demonio, che noi per Iddio? e che l' amore  al  vizio si mostri più ingegnoso che l' amore alla virtù?
amore alla virtù? Quindi moltissime volte veniva pensando  al  modo di rivolgere contro ad essi quei mezzi che essi usano
essi usano contro a noi; e fra questi più volte mi occorse  al  pensiero l' idea d' una stamperia sostenuta da generosi
procacciarmi il piacere di scriverle alcuna cosa intorno  al  Piano da Lei tracciato de' Figli della Carità , e
che, colla tepidezza che hanno, poco o nulla aderiscono  al  loro corpo ed al loro capo. Non è già che io non sappia che
che hanno, poco o nulla aderiscono al loro corpo ed  al  loro capo. Non è già che io non sappia che pii e santissimi
un solo corpo, con tutta la comunione de' santi a Cristo e  al  suo Vicario in terra, il Romano Pontefice; nè parimenti
quanto ben so tali cose, e quanta consolazione non prestano  al  mio cuore, quanto sollievo anche nei maggiori rammarichi!
in tal modo le cose, debbe venire l' epoca in cui non solo  al  fervente cattolico, ma a quello stesso che solo ritiene
materia sì bella, Ella e tutta la società saprà condonarlo  al  mio cuore che sinceramente e fermamente ama ciò che amano
che è quella appunto di Gesù Cristo che arriva fino  al  sangue, e per cui S. Paolo diceva di essere crocifisso al
al sangue, e per cui S. Paolo diceva di essere crocifisso  al  mondo e il mondo a lui. Questo è quel carattere veramente
prima mia lettera. Ella mi espone i suoi pensieri intorno  al  modo di attaccare con profitto i recenti increduli. Li ho
assai bene usate tutte le sue sagge avvertenze intorno  al  modo di ragionare cogli increduli. E` opera maravigliosa;
[...OMISSIS...] 1.22 Pensando io come potessi cooperare  al  nobile e cattolico loro disegno dello spargimento de' buoni
mi parve adattato a me, ed utile insieme anche  al  nostro paese, dove tale ottima società non è instituita, di
non è instituita, di cominciare a fare anch' io così;  al  che mi sono offerito, e mi offerisco. Per altro Iddio certo
gran vantaggio. Come sa, ci eravamo accordati di parlarne  al  Provveditore Traversi, mentre egli si trovasse qui a
mai nulla di molto pregio ed utilità: non condurremo niente  al  suo fine, se una costante fortezza non ci fa superiori agli
sentimenti, e quando a Lei paia a proposito, io scriverò  al  Provveditore; gli esporrò la cosa, e sentiremo, qual
sua costanza che nè pure ha bisogno di conforti. In quanto  al  luogo sarebbe certo desiderabile che fosse presso un
che una congregazione di buone persone dedicate  al  Signore, come verrebbero ad essere i Fratelli della Carità
divozioni, le quali sono state buonissime ed hanno supplito  al  bisogno di que' fedeli che non arrivavano, o per mancanza
Ora se questo non è sperabile che ottener si possa rispetto  al  comun popolo, perchè, dico io, non potrebbe proporselo per
secolareschi e colla più tenera divozione e assiduità  al  divino servizio, colla più cauta fuga da ogni ombra di
Cristo: o se sperassimo qualche cos' altro, tradiressimo  al  tutto lo spirito della nostra professione. Onde pensateci
poco. In principio della Chiesa, non essendo ancora venuti  al  mondo i Santi da festeggiare, non erano altre feste che la
cristiano bisognava vacare sempre da tutte le profane cose  al  Signore pensarono a santificarli tutti con orazioni. Di qui
chiesa fu, se ben mi ricorda, S. Martino di Tours, crebbero  al  libro contenente le ore canoniche altre tre distinte parti.
coll' anno lunare, cioè cadendo sempre la domenica prossima  al  giorno XIV della luna di marzo, per la differenza che tiene
fra queste feste mobili hanno lezioni proprie adattate  al  tempo, che entrano a formare questa seconda parte. La terza
e che è quella di tutta la Chiesa, l' anima nostra si può  al  tutto consolare e santificare. Nè solo tutta la Chiesa
io non dubiterò di chiamare divino volume. Noi teniamocelo  al  tutto caro, e leggiamolo con gusto e divotamente, chè il
circa la società di laici da me proposta: sono venuto  al  tutto nella sua opinione: giova che sia congregazione di
che il nostro Signore è grande; e che il Cristiano fa torto  al  suo Signore, impicciolendolo! Veramente non è cosa sì
Veramente non è cosa sì vasta, che non sia angusta  al  cuore del vero discepolo! Ella ha capito da tutto questo,
nel conoscere la positiva volontà di Dio intorno  al  medesimo; l' altra nel giudicare di lui secondo la dottrina
quegli Instituti era la cosa migliore che fare si potesse.  Al  qual proposito, mi ricorda aver letto, come Marcello II,
abbiano uno stato più perfetto, perchè non sono astretti  al  pastorale ministero perpetuamente. Nel pastorale ministero
Cristo, piantando l' ecclesiastico ministero avrebbe posto  al  mondo un baratro dell' anime. Nel tempo stesso che dobbiamo
di Gesù Cristo, che altro resta a fare, se non pensare  al  modo di santificarle? E come si potrebbero maggiormente
che a ciò dovrebbesi stabilire, e non esponendole  al  cimento, se non dopo le più replicate prove di vera umiltà
col fare che l' Istituto assista bensì le persone destinate  al  ministero pastorale, e coadiuvi a formare idonei ministri
da non temere di queste interiori tentazioni, credo  al  tutto che assai più facilmente si vincano le tentazioni
più pericoloso a me pare che il religioso semplice insegni  al  pastore che non sia il pastore insegni al religioso. E la
semplice insegni al pastore che non sia il pastore insegni  al  religioso. E la missione di Gesù Cristo, quanto non
nello stesso soggetto il sacerdote e la vittima accetta  al  Padre, dignità che è l' origine e la creazione di tutte le
dolce e più caro, ma quello che è più caro a Dio, più utile  al  suo santo regno. Viviamo dunque nella solitudine col cuore,
sostiene. Mi perdoni così lunghi discorsi e li attribuisca  al  desiderio della gloria divina e mi creda A. R..
ci avrà nel cominciare; ma non sarebbe necessario  al  principio di attenersi strettamente a quella regola, che
insieme a questo doppio fine, dedicando la loro unione  al  loro Redentore Gesù Cristo, crocifisso per eccesso di
tre soliti voti aggiungono il quarto di assoluta obbedienza  al  Sommo Pontefice. Questo stato però di profondo
e l' occupazione degli studi, da determinarsi da essi  al  maggior bene della Santa Chiesa. 2 A qualunque persona che
e 3 il bene intrinseco dell' opera stessa. Quanto  al  primo riguardo non debbono i Superiori assumere quelle
le loro forze ed abilità anche dare loro i pesi. Quanto  al  secondo riguardo dell' esistenza dell' Instituto, questo è
di troppo la unione. Per questo appunto si pensa che  al  cominciamento converrà andare molto adagio in ricevere
opere della carità richieste da' prossimi, avere riguardo  al  vantaggio intrinseco dell' opera assunta; e intorno a
si conosce essere assolutamente necessario di sottomettere  al  Sommo Pontefice tale concetto, per sentire se mai ostasse
non debba meno giovare alla Società della Carità, che  al  maggiore consolidamento, estensione e durazione delle opere
e il corpo di quelli che dirigono e che comandano. Riguardo  al  corpo di quelli che ubbidiscono e che operano, questo si
e la loro disposizione virtuosa di animo, rispetto  al  primo punto, debbe esser quella di una cieca ed assoluta
ignominioso, « per infamiam et per bonam famam ». Riguardo  al  secondo punto essi debbono amare la carità del prossimo per
sono molto contento, e La assicuro che ci trovo delle anime  al  tutto singolari; e queste non solo nel clero, ma nelle
pieno di spirito non può a meno di manifestarlo anche  al  di fuori, come specialmente poi ha ordinato il Fondatore
di dare a Dio gloria per tutti i modi anche in faccia  al  mondo, che stoltamente schernisce quanto ignora. L' esterna
bisogna riguardare in generale la cosa, e non fermarsi  al  fatto di alcuni uomini che resistono con un cuore duro alla
a intertenermi degli argomenti che gli oggetti più cari  al  nostro cuore interessano, cioè la stessa religione; perchè
e poscia troviamo altresì bellamente il modo di ridurle  al  loro ordine, e componiamo, quasi dir vorrei, gli ammontati
Ah sappiate tuttavia portare pazienza! Sappiate offerire  al  Signore, e gli stessi mali torneranno in bene per voi.
tempo della vita; e non abbiamo ribrezzo di trovarci  al  capezzale della morte, poveri di tanti meriti di cui
di tanti meriti di cui potevamo arricchire; di comparire  al  tribunale d' un Dio giustissimo e onnipotente, ignudi d'
nostra salute, e freddamente andiamo di continuo incontro  al  tempo della giustizia. Quale stupidità! quale pazzia
io godo, poichè ritengo in animo che voi dobbiate giovare  al  giovanetto, vostro allievo. Ah fate ogni cosa, perchè egli
Chiesa di Gesù Cristo; e la parte non debbe che servire  al  suo tutto. Questo cercate di imprimere profondamente nell'
sforzi, avvegnachè non ne cavaste verun effetto! Rispetto  al  merito che avanti Dio conseguite, il solo tentare è quanto
quanto formare alla Chiesa di Cristo un figlio devoto. Così  al  giovanetto sarete utile; ma a voi stesso poi sicuramente.
se vorrete venire da me, ah con quanto piacere vi stringerò  al  mio seno! Ma vorrete poi allora venirci? assai ne temo
seno! Ma vorrete poi allora venirci? assai ne temo pensando  al  tempo avvenire. Chi sa in quale stato allora io mi trovi!
amano più il bel cuore , che l' ingegno. Quindi anche  al  mondo i grandi ingegni sono stimati come pericolosi, e
trova forse anche meglio esposta questa idea. Riguardo poi  al  voto di povertà egli sarebbe così concepito, che i
altro cittadino: ed il voto che lo obbliga di lasciare  al  suo Superiore la disposizione de' propri beni sarebbe
di evitare più che mai sia possibile le liti; ma quando ciò  al  tutto non si potesse, dovrebbe certamente il membro
Il terzo paragrafo, oltre delle osservazioni intorno  al  voto di povertà di che ho parlato, non approva che i
fino che supponendo l' Instituto già esteso, si ascende  al  primo, la potestà del quale non riuscirebbe più estesa di
de' Gesuiti, e finirebbe poi tutto nel Romano Pontefice,  al  quale desidererebbe la Congregazione di avere la più
nella carta « Brevis descriptio » ecc. dal paragrafo 5  al  16, che anche per questo unisco alla presente; essendo
dell' Instituto, senza che cessi per questo di appartenere  al  medesimo. Non riguarda già questo discorso i delinquenti e
una cosa nuova, debba sempre « caeteris paribus » stare  al  primo partito. Prego V. Em. di considerare tutto ciò, e di
che fare in essa una consecrazione solenne di noi stessi  al  Signore. Allora siamo entrati nel nostro talamo . Oh quanto
è magnifico questo talamo agli occhi fedeli, e come perde  al  suo confronto la magnificenza di quello di Salomone! Beato
di Gesù, di cui sarò anch' io, lo spero, e perciò saremo  al  servizio dello stesso Capitano, e ci ameremo in lui, come
difficile abbracciare l' altrui, anteponendo quel giudizio  al  proprio. Non fa egli così naturalmente chi ha un sentimento
Gesù Cristo, trova rare volte assai un tale caso; ma non è  al  tutto impossibile e confesso che sarebbe alquanto
di Molina, o di qualche rilassato moralista; nol credo  al  tutto; anzi credo che procederanno in ciò con tutta
la radezza delle mie lettere; date ciò ai miei affari ed  al  difetto che ho della negligenza in molte cose di seconda
pieno d' affetto per voi, che voi rammento spesso innanzi  al  Signore, che m' è caro parlare di voi, sentire di voi
del conservare i Novizi nelle cose utili all' anima e  al  profitto nelle virtù, così dice: [...OMISSIS...] . Così
le più delicate voci del Signore, nel quale amatemi, e  al  quale raccomandatemi. [...OMISSIS...] 1.27 Il vostro
che proviamo ancora un poco il nostro spirito davanti  al  Signore coll' orazione e fra di noi colla corrispondenza
la società e il gregge; per la quale divisione s' espone  al  pericolo o di negligentare la società stessa per l' amore
secondo le regole , come credono in coscienza davanti  al  Signore, senza che influisca sopra di loro nessun' esterna
amore, che il superiore di un religioso instituto porta  al  medesimo, possono cadere due disordini opposti, cioè vi può
di Cristo per cercare i propri interessi, ma incorporato  al  Re dei pastori, amerà la Congregazione nella Chiesa di
per moglie anche Sara. E` stata la libera che ha condotto  al  santo patriarca la serva per avere da esso figliuoli, non è
generale: anzi si stabilisce che ciò non avvenga se non  al  presentarsi dei casi particolari, in cui la prudenza dei
che quel dato membro della società si possa deputare  al  doppio ufficio con morale certezza di buon riuscimento.
dei religiosi viene in parte diviso dalla società e dato  al  gregge di Cristo, verrà per questo la società abbandonata;
principali sue occupazioni sia quella di dare gli esercizi  al  clero secolare, che è quanto dire di fare in tale occasione
quando esso sia un mandato e un pastore? Non esprimerà più  al  vivo in se stesso Gesù Cristo? Non potrà la società
ne sarebbe un altro. Mostro la lettera prima di spedirvela  al  conte nostro eccellente amico, che vi saluta; in esso ho
avviene senza che sia regolato alla sua maggiore gloria,  al  suo più compiuto trionfo. Che dunque rimane a fare all'
riconoscere il proprio nulla, pregare, consumarsi  al  fuoco d' un intero amore. E risguardo alle intraprese utili
fuoco d' un intero amore. E risguardo alle intraprese utili  al  prossimo, vantaggiose alla Chiesa? Rimanersi tranquillo in
ciò che è bene, e ciò che è male per noi. 3 Riguardo  al  futuro essere negativi; cioè non mettere limite da parte
vogliamo fare le gran cose, ma tutte quelle che piacciono  al  Signore. Per applicare questo discorso al nostro progetto,
che piacciono al Signore. Per applicare questo discorso  al  nostro progetto, che facciamo noi, mio caro? Null' altro
d' esempio agli altri, e perciò attendono a pervenire  al  maggior grado possibile di santità. E giacchè nella santità
uomo se a se stesso viene abbandonato! Ma rendiamo grazie  al  Signore, perchè come Ella assai bene riflette, quando noi
torto a Dio colla presunzione, ma ancora colla diffidenza:  al  cristiano non disconviene solo la temerità, ma ancora la
di ciò, datoci dal celeste Padre, il quale non perdonò  al  suo proprio Figlio, ma per noi tutti lo diede? Come adunque
d' aspettarmela. Mille cose ai Padulli, ai Somaglia,  al  Polidori. [...OMISSIS...] 1.27 La ringrazio della cara
congiungendola alla conoscenza della sua bontà, perchè  al  tutto non ci atterrisca, non ci istupidisca dallo spavento!
ogni sapere: il nostro nulla, il suo tutto. Ciò ci condurrà  al  pieno sacrificio di tutti noi; giacchè conoscendoci per
tragga dal nostro nulla ciò che egli vuole, ubbidendo solo  al  suo cenno creatore prontissimi, come ubbidiscono le cose
la Santa Chiesa acciocchè provegga a' suoi bisogni, e dia  al  suo divino Figliuolo una gloria infinitamente infinita,
massima non è universale, e non mi pare potersi applicare  al  caso, che me l' ha fatta profferire. La mia coscienza e l'
Se Ella presentemente che è, come la sua umiltà suole dire,  al  principio dell' istruzione religiosa, si appiglia senza
il suo vero bene: giacchè, considero, come assai rilevante  al  medesimo il presente argomento. [...OMISSIS...]
consolatevi, mio carissimo, confortatevi. Io pure in mezzo  al  dolore che provo pe' medesimi, giacchè è impossibile non
durare tutta la vita. Ah! grazie adunque sieno rese  al  Signore di questa bella disposizione, suo dono! Non ci
il Signore per iscoprire se il vostro sentimento è simile  al  mio. Il mio sentimento sarebbe questo, « che noi ci
facendo insieme orazione e conferendo insieme, dimandassimo  al  Signore i lumi necessari per le ulteriori deliberazioni da
di potervi sollevare, di poter dare qualche conforto  al  vostro spirito; io non mancherò, se il Signore mi assiste,
. Maria nostra Madre ci interceda di dare la massima gloria  al  Signore. Scrivetemi un cenno subito che abbiate ricevuta la
e nella contrizione. Parlo così per rendere la gloria  al  Signore, che delle nostre miserie si compiace, e fa in
E queste sono che « qualunque cosa noi domanderemo  al  suo Padre, in nome suo, egli ce la darà ». Domandiamogli
essere diversa la sua volontà, purchè non ci attacchiamo nè  al  basso nè all' alto, e non ci gloriamo nè pure d' essere
che volle avere anch' egli un corpo per avvicinarlo  al  nostro, e perchè il nostro morto si ravvivasse al contatto
al nostro, e perchè il nostro morto si ravvivasse  al  contatto del suo vivo, e che non può più perdere la vita.
le più possenti, quella onde gli umili sono esaltati  al  di sopra degli orgogliosi. Io vi conforto di leggere e
ma potè però confidare, perchè aveva lasciato tutto, e dire  al  Signore: reliquimus omnia . Pensiamo però che nel tutto c'
Del resto, di nuovo lo dico: imaginate d' essere  al  mondo voi solo e Dio; e deliberate in sua presenza: così
se dovrete prolungare il tempo. Così direte anche la verità  al  sig. Rettore dicendo, che andate a fare un ritiramento
alla giornata, ed insieme nella eternità: in questa, quanto  al  desiderio della perfezione; e alla giornata, quanto ai
quanto viene da Dio: [...OMISSIS...] . Ora alcune parole  al  Bonetti. Non vi affannate per la mancanza di sussistenza:
di sussistenza: il Signore provvederà. Ciò che ho detto  al  Boselli, valga anche per voi: offerite tutto e basta.
Redentore ed a Maria Addolorata, e con giovialità serviamo  al  Signore. Umiliamoci senza fine. Purifichiamoci. Siamo
col prossimo, in vece di fare la correzione, dimandi  al  medesimo di essere instruito per proprio vantaggio ed
carica di gioie: se il piloto invece di guardare sempre  al  timone si occupa a contemplare le gioie, è ben prevedibile
ed intanto abbandoniamo il timone; 6 Riguardo poi  al  pensiero di rinunciare alla cura delle anime , vi rinunzi
nostre parole, e non le snervi e indebolisca. In quanto  al  non assicurarci del futuro, siamo tanto miserabili, siamo
, che sebbene operi in un modo recondito e spesso diverso  al  tutto da quello del nostro pensare, tuttavia qualunque cosa
il luogo del Sacro Monte ristaurato e d' esserne restato  al  tutto pago, e poi mi rivolse queste parole: « E dunque
inutilmente e le spese, e che desiderava di sottomettere  al  medesimo (qualunque fosse quegli che ci donasse la
non ci lascierà senza guida, perchè arriviamo sicuramente  al  nostro fine, la salute delle anime. Io non posso in tutto
disporre le cose in modo che io possa avere pronti i danari  al  tempo che bisognano. E` meglio adunque dire tutto ciò che
Poichè in tal modo si pratica una schiettezza che è  al  tutto necessaria all' uomo cristiano: e dicendo in tal modo
che camminiamo in piena luce e con un cuore solo davanti  al  Signore. Amatemi nel Signore, e compatitemi. State certo
nel Signore il Molinari, e gli altri due compagni altresì.  Al  sig. Canonico Capis fate i miei più affettuosi saluti, come
Canonico Capis fate i miei più affettuosi saluti, come pure  al  sig. Avvocato Chiossi, a Pietro, all' Arciprete, e a tutti
1.29 Vi scrivo per notificarvi la mia presentazione  al  Papa Pio VIII che fu ieri a otto giorni. Mi presentò un
con una piccola cosa e lasciar fare tutto il resto  al  Signore, noi approviamo , e siamo bene contenti che ella
fare assai, non ha più corrisposto all' aspettazione, come  al  principio. Il santo Padre si allungò molto nel mostrarmi la
ho mai inteso di cominciare con cose grandi, ma con cose  al  tutto piccole: la mia non è una vocazione straordinaria,
cominciando tutto in piccolo, in piccolo: e lasciando fare  al  Signore, perchè, se l' opera sarà da Dio, non mancherà già
una grande allegrezza interiore e tranquillità, io dimandai  al  Cardinale, mio più confidente, che cosa avessi a fare; se
che si opera. Per carità raccomandate me particolarmente  al  Signore, perchè sono un miserabile in questo stesso che
e gli altri due nostri fratelli. Dite mille cose per me  al  nostro ottimo Canonico Capis; dite che ho continua memoria
del comando: in tal caso è distrutta ogni ubbidienza  al  mondo. Non si deve cercare se il comando sia ragionevole;
ragione ». Grazie moltissime! Voi vedete: siamo di ritorno  al  senso privato: e ad un tal senso privato, che quando bene
è il progetto suo circa il loro mantenimento finchè restano  al  monte? ecc.. Per altro in questa cosa dobbiamo contenerci
che vedete di poter fare: e che poi gli impegni presi fino  al  più piccolo scrupolo gli eseguiate pienamente e
questa madre di tutti quelli che a lei ricorrono: perocchè  al  solo pensare a questa genitrice di Dio e nostra, l' animo
che ne ebbe cura, che lo seguì sulla croce! Ed è colassù,  al  piè della croce del Redentore spirante, che ebbe principio
di baldanza sopra gli altri uomini loro inferiori, rispetto  al  posto nella umana società. Tutti e due meritano di essere
di sapor aspro pel suo palato. Circa gli studi dissi già  al  padre suo, che quanto potrà farglieli fare regolari e
poco di tempo ancora, ma non molto. Sebbene io sia sempre  al  monte Calvario col mio pensiero e nella cara vostra
e sentita con avidità somma e con manifesto profitto;  al  confessionale non si può supplire; le comunioni sono molte,
perduto nulla, nulla è morto per noi: tutto vive, o  al  più dorme. Ma conviene, come dico, fare atti di viva fede,
buone persone fra di loro, e, quasi direi, di organizzarle  al  bene, opponendole all' empietà che si unisce con tanto
Questo dico è l' effetto che ne verrebbe. Ma in quanto  al  piantare una istituzione che porterebbe questo effetto, io
ancora puramente possibili. Contentiamoci adunque di stare  al  fatto: io sono veramente contentissimo di questo mio
come teneri segni dell' amore suo gli incomodi che manda  al  vostro corpo; ed egli è pur così, mio caro; sono pegni di
mi faccio maraviglia se in questa piena ed umile conformità  al  volere divino, voi troviate, come mi dite, una gran pace e
ella produce morendo a' suoi più stretti congiunti,  al  nostro egregio Mellerio, ed a voi che vedete accresciuto
sia ch' esse ci sfuggano, e svaniscano. Ho scritto anche  al  nostro Mellerio; ed attendo nuove di tutti voi con
in cui vi mette il Signore, dall' orazione fatta  al  piè della croce, in compagnia della nostra addolorata
librettino voleste leggere non più che pochi versetti  al  giorno, ma pensando che vengono fuori dalla bocca di Dio, e
quanto so e posso, e spero che ci saranno di consolazione  al  cuore che si riscalda con quelle parole, e si fa in noi
se non che v' abbraccio insieme con don Paolo strettamente.  Al  signor Arciprete i miei più affettuosi saluti. Continuatemi
speranza; giacchè questa perfetta unione e sottomissione  al  proprio superiore, non riguardando la persona ma ciò che
e benedizione di nostro Signore Gesù Cristo, che è piaciuto  al  Padre per la sua ubbidienza. Anche qui le mie speranze si
vi resta da fare nelle altre occupazioni che non potete  al  presente abbandonare. Per ciò che dite dello scoraggiamento
costretti a gridare: « Domine, salva nos, perimus »: ed  al  Signore sono accettevoli le grida della nostra umiltà e del
io stimo che dobbiamo fare tutto quel bene che possiamo  al  presente con ogni tranquillità e senza occuparci punto del
religiose: io solo me ne resto come uno scoglio resistente  al  mare delle divine misericordie. Ah per carità pregate per
gli effetti stupendamente benefici ch' ella ha prodotto  al  mondo in questi diciotto secoli che è annunziata, ma le
con sicurezza, secondo la sua santa volontà, e per mettersi  al  sicuro degli artifici della volontà nostra, che cerca
di non servire a se stessi, ma a Dio solo, e per Dio  al  bene de' prossimi, fossero indifferenti a tutto il resto,
Matteo, potete ben pensare che trafitture sianmi state  al  cuore, e quanto io senta l' amarezza del caso, sì per l'
salute eterna è più confacevole, e, se ciò fosse, la sanità  al  primo e la serenità e la calma al secondo. I sentimenti di
se ciò fosse, la sanità al primo e la serenità e la calma  al  secondo. I sentimenti di cui avete riempita la vostra
possiamo frenare la fantasia vana che vuole sempre correre  al  futuro, e seguire in quella vece la maturità del giudizio,
ben le avete intese, versano sopra di questo primo punto.  Al  presente adunque pensiamo, e nelle nostre piccole case
in pace seminatur ». Ah! sì, ditelo, anche a mio nome,  al  caro compagno, che raffreni il suo zelo, e che vada adagio
nella virtù: pochi o molti che siamo, poco importa  al  nostro fine. Il fine della società è semplice, non è che il
società! Non importa quale sia il numero, ma la qualità.  Al  Noviziato conviene che presentemente diamo tutti i nostri
de' buoni sentimenti che loro ispira, sollecitandoli  al  desiderio della perfezione. Oh questa è una grande grazia
Chiesa, promosse ed approvate da' Sommi Pontefici: sicchè è  al  tutto vero quello che essi scrivono, che è solo il nemico
che trovo per ora necessarissimo si è, che non comunichino  al  presente con nessuno dei loro compagni la cosa fin dopo l'
io non mi rifiuto, nè pure ora, dopo essermi raccomandato  al  Signore, di assecondare i loro desiderii, che mi paiono
cosa di ciò che credo indispensabile per un buon effetto  al  loro santo desiderio. Vi ha una massima, su cui tutta si
tale che tutti gli altri nostri regolamenti, che sono  al  presente e che saranno introdotti nel futuro, non hanno
perfezione propria », non riguardando tutto ciò che spetta  al  prossimo, se non come altrettanti mezzi di piacere a Dio, o
alla divina volontà, e così di non contraddire a quel Dio,  al  cui possesso solo aspiriamo. Consideriamo seriamente, miei
salus et perfectio propriarum animarum ». Le altre poi che  al  momento presente loro suggerisco, consistono tutte in
certo ne metterà in mezzo d' ogni sorte per iscoraggiarli,  al  suo solito); e finalmente tutto ciò che mi comunicheranno
no. Talora quelli che parevano i meglio disposti, venendosi  al  punto, « respiciunt retro »; si trova all' incontro della
e la più quieta meditazione. Questa, a dir vero, nuoce  al  pronto sviluppo del mio disegno, perchè il carattere del
che Iddio suol sempre coronare coll' esito più felice. Sì  al  certo, miei cari fratelli, è impossibile che a lungo andare
servire anche per materia della conferenza, come si fa  al  Calvario. Mi riserbo ad aggiungere qualche altra regoletta
dove le lettere mi vengono sicure. Io sono pur sempre  al  Calvario col cuore e in mezzo di loro. [...OMISSIS...]
pure confortano, riusciranno di tanto maggiore alleviamento  al  vostro dolore, quanto più, raccomandando voi e i vostri
cara madre Maria Santissima, ella vi otterrà il soccorso  al  di fuori, ed il conforto al di dentro. Consolatevi ancora
ella vi otterrà il soccorso al di fuori, ed il conforto  al  di dentro. Consolatevi ancora nell' amicizia fraterna che
e per altrui. Ah mio caro è pure una grande stretta  al  cuore il vedere una famiglia così prostrata in un istante
orazioni raccomandando voi e l' afflitta vostra famiglia  al  Signore che dà abbondanza, « et non improperat ». Nell'
come stiano le cose fra noi, il caro Gentili è qui meco  al  Calvario, e ne ho qualche altro, che sto preparando, quando
e ne ho qualche altro, che sto preparando, quando e come  al  Signore piacerà, per l' Inghilterra; giacchè non c' è, si
la degnazione di darmi il nostro Santo Padre Gregorio XVI;  al  quale sta tanto bene, per la uguaglianza del nome col Magno
», come disse Giobbe, « in lucem produxit ». Noi teniamoci  al  sodo della sua santa ed adorabile legge: qui abbiamo tutto:
tutte le opere di carità indistintamente: ciò non è  al  tutto vero. Egli ha un' opera sola determinata che si
contemplativo, di vita quieta e privata, quale conviene  al  sacerdote semplice, o al laico che aspira alla perfezione
quieta e privata, quale conviene al sacerdote semplice, o  al  laico che aspira alla perfezione evangelica. E` un errore,
Mi piace che si diano ai novizi delle meditazioni tutte  al  loro scopo, e son certo che ci guadagneremo. Quello che vi
della dolcezza, della carità e della umiltà e sottomissione  al  vostro superiore di costà, conversando con lui quanto il
possibile. Addio dunque: aspetto notizie fedeli di tutto, e  al  tempo debito. [...OMISSIS...] 1.31 Perdonatemi, se vi ho
condizionati, i quali, mancando la condizione, cessano  al  tutto, e non dovete punto nè poco applicarveli. D' altro
mia posizione nel trovarmi da più di quindici giorni privo  al  tutto di lettere del Calvario, a malgrado che e voi e il
particolari. Ma forse anco io avrei preferito di espormi  al  pericolo dell' occupazione militare della casa, anzichè
anche gli altri, quelli che vi ha commessi il Signore, ed  al  quale certamente dovete rendere conto. [...OMISSIS...] Qui,
sia di quando in quando informata de' progressi che  al  Signore piace di far fare all' Istituto della Carità ,
santi proponimenti, ne' sospiri e ne' gemiti fatti innanzi  al  trono di Dio crocifisso, sarà indubitatamente coronata. Ah!
ancor più poter giovare all' acquisto di spirito ed  al  progresso nelle solide virtù sarebbe dare delle scappate, e
dare delle scappate, e passare qualche porzione dell' anno  al  sacro Monte Calvario, ed ivi farvi gli esercizi spirituali;
che deriva all' anima da quel luogo solitario ed idoneo  al  contemplare, massime pei tanti oggetti intorno che
terza cioè appunto quella degli Esercizi annuali da farsi  al  sacro Monte, di che ho fatto anche cenno al nostro
da farsi al sacro Monte, di che ho fatto anche cenno  al  nostro amatissimo Mons. Vicario Scavini, e che potrebbe
non facesse continuamente guerra alla increata Bontà. Dite  al  Gentili che le cose per la missione inglese vanno bene; che
così e a sperar tanto mi muova. Ho per certo che se fosse  al  mondo S. Ignazio m' intenderebbe: ma può dal cielo ottenere
per farvi lo Spedale ; e anzi lo scriverò io medesimo  al  caro Bianchi, nella lettera che qui unisco. Converrà però
Qui siamo tutti dello stesso cuore, e ci siamo offerti  al  Vescovo, prima d' ora. Anzi questo desiderio che facciate
che facciate anche voi altri. Fate una bella lettera  al  Vescovo, offerendovi in essa a qualunque uso e luogo per
Madre Maria sarà quella che Le darà ogni consolazione  al  cuore, e quella tranquillità e pace di animo che è tanto
Lungi da noi ogni altro pensiero: se noi penseremo solo  al  nostro Padre celeste, dimenticando noi stessi, egli allora
si dice, ecc., A. R.. [...OMISSIS...] 1.32 Sieno grazie  al  nostro buon Dio, che, come sento dall' amico Mellerio,
la prova reale! Quella scienza non penetra fin dentro  al  cuore, il quale praticamente resta incredulo, perchè è duro
ingombro delle dilettazioni terrene, si converte tutta  al  suo Creatore! Ella ha un tal valore questa conversione
conversione dell' anima desolata e nuda dei beni naturali  al  bene sommo ed essenziale, che Iddio n' ha fatto il fiore
de' suoi più cari e il lor patrimonio ricchissimo, e che  al  suo diletto Figliuol solo n' ha dato la pienezza, nelle
io la vostra carità e umiltà e la vostra dedicazione  al  Signore, non mi fa meraviglia che vogliate cavar profitto
a Dio solo tutti noi stessi, e tutte le cose che abbiamo  al  mondo , non avendo d' ora in avanti altro scopo ed affetto
ricevere conforto e direzione ogni volta che vi abbisogna.  Al  qual fine ho pregato caldamente il Signore che m' illumini,
che anche assente ho per voi. Ed abbracciandovi tutti  al  seno in Gesù Cristo nostro Capo e Maestro, nostra delizia,
desidera special contezza, la troverà chiaramente esposta  al  N. 15 del suddetto Regolamento. A mio parere la natura
d' anime; restando soggetto a' propri Superiori in quanto  al  governo interno dell' Istituto medesimo, al mantenimento
in quanto al governo interno dell' Istituto medesimo,  al  mantenimento delle Regole, alla distribuzione de' soggetti,
« egli si propone di tenere un modo di agire tutto uniforme  al  « Regolamento » annesso, un modo di operare cioè quieto e
sieno, che ci vengono dimandate. Che « se si volesse dare  al  Gentili co' compagni il peso d' una parrocchia, anche
con generosità a darsi tutto e senza eccezione alcuna  al  suo Dio. Oh beati quelli che intendono la bellezza de'
Perciò li segua animosamente, ma in quell' Istituto  al  quale la volontà di Dio piegherà il suo cuore. Ad ogni modo
trae di nuovo a sè tutto, per tutto nuovamente deporre  al  cenno non degli uomini, ma dello Sposo, quando le dica; «
su que' mezzi, pei quali la divina bontà ci voglia condurre  al  fine. Ciò che è degno di altamente meditarsi si è, che noi
In quanto a quest' ultimo punto, io non mi ricuso; e scrivo  al  conte Salvadori di dar per me quella somma maggiore ch' io
il mio sentimento, come si fa cogli amici, intorno  al  merito di questo progetto e di questo tentativo. Non voglio
Un altro timore mio si è che questi istituti, i quali,  al  modo che si concepiscono comunemente oggidì, appartengono
finzione e colla più indegna ipocrisia le cose tutte  al  proprio interesse. In vero nè Gesù Cristo, nè gli Apostoli
le vostre lettere, ed ecco quanto il Signore mi suggerisce  al  cuore di dirvi. State certo che ogniqualvolta, venendoci
mortificazioni e le penitenze in modo da poterle lasciare  al  menomo cenno del Superiore o del Confessore, senza
de' quali debbo e desidero scrivere da molto tempo, massime  al  caro don Giacomo. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.33
dovrete render conto ai Superiori vostri, e, ciò che è più,  al  tribunale del vostro Creatore, onde veracemente vi viene da
vengono consegnati, meditate spesso quanto stanno a cuore  al  divin Redentore, e quelle sue parole: « lasciate che i
credono in me, meglio sarebbe stato per lui che, sospesagli  al  collo una mola da mulino, fosse gittato nel profondo del
cioè come maestro in prova del comune di Calice, sarete  al  debito tempo, così piacendo al Signore, ordinato altresì
del comune di Calice, sarete al debito tempo, così piacendo  al  Signore, ordinato altresì Lettore della santa Chiesa, e
sarà superato. Quello però che trovo il punto principale  al  quale dovete rivolgere le vostre armi, si è a conseguire la
sotto l' abito di zelo, ma di zelo amaro e non conforme  al  vostro ufficio! Voi con questo studio della carissima virtù
del Signore. Varrà più per voi un solo atto di rinunzia  al  vostro giudizio e alla vostra volontà, che tutte le
il Signore non mi voglia dare questa consolazione per ora:  al  più lungo però spero d' essere al Calvario in primavera. A
consolazione per ora: al più lungo però spero d' essere  al  Calvario in primavera. A quando a quando scrivetemi, e
sapere che tutte quelle Costituzioni che furono scritte  al  Calvario sono tutte meramente progettate ; e non sono mai e
starete in quel minimo posto che giudicherò di assegnarvi  al  Calvario ». Io accetto questa seconda proposta, e vedrò in
di più, che in materia di attacchi è sconveniente  al  tutto purgarsi con quella sicurezza che fate voi; perchè
non si dà altra prova, se non il trovarsi così liberi, che  al  solo conoscere la volontà del Superiore ed anco il suo
tosto con grande allegrezza si lasci tutto per conformarsi  al  desiderio del Superiore. Vi scrivo queste cose, mio
ancora voi un po' di pazienza offerendo la vostra croce  al  Signore. Io penserò intanto qualche via di consolarvi; e
di consolarvi; e alla più lunga spero di farlo quando verrò  al  Calvario all' aprirsi della stagione. Intanto armatevi di
extrasoggetto, che ne sono la cagione. Quindi non potemmo  al  tutto ragionare delle leggi ontologiche e delle
ora che dobbiamo esporre quelle leggi psicologiche che  al  termine cosmico si riferiscono, per non ridire le stesse
ente oggetto ; perocchè l' ente oggetto è l' ente ideale ,  al  quale si adegua ogni ente reale e perciò ogni entità;
lasciata da sè sola, ma veduta in Dio, egli sarebbe venuto  al  quarto sistema dei Platonici, i quali non erravano se non
che cessi mai di essere positiva o negativa, com' ella era  al  principio. Lo stesso accade nel linguaggio. Se io dico: « a
essere il primo ufficio del dialettico, volendo arrivare  al  fine di una disputa: prendere la proposizione di cui si
è propriamente analisi cosmologica, cioè somministrata  al  principio razionale dal suo termine (il mondo). L' analisi
totale di quel sensorio. Ciascun sensorio non somministra  al  principio razionale se non la situazione e le parti
conoscere questo, e questo svanendogli innanzi, se lo vuole  al  tutto svestire di quella. Vero è che gli effetti, che un
sono diversificati dalla varietà dei sensorii; ond' è che  al  corpo agente appartiene un' azione sola nel principio
tutte si conoscono colla stessa specie astratta di pera.  Al  che si risponde che il gruppo degli effetti sensibili
tutti effetti di uno stesso agente, la quale unità rispetto  al  corpo trovasi nell' identità di spazio, rispetto all' anima
gli esseri mentali, le diverse maniere dei quali appartiene  al  dialettico il classificare diligentissimamente. Talora lo
spontanea all' umana natura, così necessaria, e però comune  al  genere umano, si è il concetto di materia. A questa,
in relazione alla forma, e in tale aspetto ella è cosa  al  tutto passiva o ricettiva della forma, e pel sintesismo non
non è senza questa; 2 o la si considera in relazione  al  concetto nostro, in quell' atto nel quale questo concetto
l' origine della moltiplicità degli enti, diremo così:  al  fondamento sensibile risponde nell' ordine ideale la specie
restringere la nostra attenzione all' estensione figurata,  al  tocco delle sensazioni, e abbiamo il concetto di accidenti
che si potrebbe dire di questa specie d' individualità è  al  tutto simile a ciò che si può dire di quella individualità,
astratta, e attribuita dal principio razionale  al  corpo nel concepirlo per la legge della sintesi soggettiva.
spirito umano. Ancora, lo spirito umano quando è pervenuto  al  suo operare libero, fa sintesi di ogni maniera, legando
organismo dell' universo, perocchè l' uomo potrebbe pensare  al  tutto, anche se l' universo non fosse organato od
sono presentati. I termini poi del sentimento non porgono  al  senso gli enti, ma dei segni che li rappresentano al
al senso gli enti, ma dei segni che li rappresentano  al  principio razionale, cioè delle azioni ed effetti, che
a lui i colori per modo veruno. Che cosa dunque dicono  al  suo intendimento? Quello solamente a lui fanno intendere
per argomentazione ontologica che qui la causa è equivoca  al  suo effetto, e sopra eminente. Dal ragionamento ontologico;
egli è senza indurlo per dimostrazione (2); opposto altresì  al  comune senso e alla filosofia, la quale trova bensì
tuttavia mutare in un altro perfetto, illimitato, adeguato  al  grande argomento (1). Essenza generica, essenza specifica
possiamo a meno che usare di tali vocaboli e di tali idee,  al  tutto inadeguate e discordi dall' essere divino. Sapienza,
più che la definizione del colore lo faccia pensare  al  cieco; ci mostra i termini, ma non il loro nesso, nel quale
provano che è contrario alla fede cattolica, non meno che  al  filosofico ragionamento quel sistema, il quale insegna: Che
cioè quelle che impone la natura e l' ordine del mondo  al  principio razionale, a due, cioè a quella della mozione e a
principŒ di azione; coll' uno di essi egli tende ad unirsi  al  suo termine e a godere di lui; coll' altro tende a
Eppure l' uomo trova diletto e nel passaggio dalla veglia  al  sonno, nel quale passaggio va perdendo la coscienza, e nel
l' uomo non dorme. Nè si può dire che il diletto si provi  al  sentirsi, dopo riscossi dal sonno, rifocillate le forze
le forze animali; perocchè il dilettevole stato, che segue  al  sonno, è un piacere appartenente alla veglia, e non è il
di sonno, allora il piacere della vita diretta prevale  al  piacere della vita di riflessione, e l' uomo desidera che
qual uomo è che appetisce il passaggio dalla veglia  al  sonno e lo stato stesso di sonno? è quell' uomo che
sua attività; il piacere adunque del sonno non appartiene  al  principio riflesso, ma al principio diretto: quello ne ha
adunque del sonno non appartiene al principio riflesso, ma  al  principio diretto: quello ne ha ribrezzo, questo ne gode.
che è la sua ricettività, è illimitata; ma limitata quanto  al  grado d' intensità, col quale ella può aderire e stringersi
può vivere interamente d' una vita diretta, siccome accade  al  bambino non ancora venuto all' uso della riflessione,
che l' atto della riflessione dicesi riflesso per rispetto  al  suo oggetto; vale a dire l' atto è riflesso, se il suo
la benevolenza. Dunque questo titolo mi è buon mezzo  al  guadagno che intendo fare. Dunque io l' adopererò con
di vino saprà dire quante staia contenga una botte  al  primo vederla, e così di ogni altra cosa. Ma è certo,
loro immaginazione non sono quello che cercano; sono mezzi  al  fine, e questo solo è l' ultimo anello in cui la loro
della vita sanno trovare gli espedienti più opportuni  al  fine, e il loro consiglio, che è pure ragionatissimo,
riuscire ad un risultamento, o imperfetto o insufficiente  al  bisogno, peccante di difetto o di superfluo, benchè sappia
All' incontro l' uomo prudente va per via più compendiosa  al  suo intento, per quella del raziocinio sintetico; egli non
chè il raziocinio sintetico assomiglia veramente  al  senso, per la prontezza, la sicurezza dell' operare, e l'
la cui origine profonda è così difficile da investigare  al  filosofo. Vi sono dunque nell' uomo due maniere di
animo così disposto ed affezionato da dover essere proclive  al  pensiero presente, a cui venne tostochè gliene fu data una
perchè non vi aveva mai piegata sopra la riflessione? Onde  al  comparire di colui che sa eloquentemente condurre l'
che possedevano essi stessi ignorandolo, e ne sono grati  al  genio di quel primo, che seppe dire ciò che tutti avrebbero
il quale era ardente, non è quello che si manifesta  al  di fuori, ma quello che prepara la mina al di dentro. Vero
che si manifesta al di fuori, ma quello che prepara la mina  al  di dentro. Vero è che nelle sedizioni, a trasnaturare gli
delle menti e degli animi delle masse; la quale se vi è,  al  primo inalberarsi d' una bandiera si rivela il pensiero di
non gli serve che di aiuto alla fantasia e di direzione  al  pensiero, perchè egli se ne possa andare diritto nell'
quegli atti affettuosi alla persona, che il ritratto  al  vivo le rappresenta? Chi dirà ch' ella sia innamorata di
sole, che ella non si ferma alle immagini che sono più, ma  al  vero oggetto da tutte raffigurato? Aggiungete che i diversi
i diversi ritratti non rassomiglieranno tutti egualmente  al  suo giovine sposo, e l' uno non rappresenterà che il suo
lettera, che bacia egualmente e la si stringe egualmente  al  seno, di un regaluccio, di un segno qualsiasi di lui, o
dell' amorosa fanciulla; che anzi egli ha un termine solo  al  di là del ritratto, termine che è l' ultimo anello dell'
dell' idolo diviene facilmente la forma attribuita  al  Dio adorato. Ma quelle nazioni, che ai simulacri degli Dei
si considera (2). E fu per questa connessione appartenente  al  sintesismo della natura che noi, parlando della legge
anima sensitiva, come quella che riguardata in relazione  al  principio razionale appartiene al mondo, cioè al termine di
riguardata in relazione al principio razionale appartiene  al  mondo, cioè al termine di esso principio razionale, chè il
relazione al principio razionale appartiene al mondo, cioè  al  termine di esso principio razionale, chè il sentimento
con regolarità? Questo piacere e questa tendenza è comune  al  principio sensitivo ed al principio razionale, anzi è legge
e questa tendenza è comune al principio sensitivo ed  al  principio razionale, anzi è legge generalissima di tutti
si mescola con essa; e l' inerzia consiste nella tendenza  al  riposo, il contrario della fatica, alla quiete, il
riposo se non iscosso da un impulso straniero che lo leva  al  moto, nel quale, quasi entrato a forza, si continua per
a lui questo propriamente allo stesso modo come accade  al  pianista che suona, toccando i soli tasti dello strumento,
suona, toccando i soli tasti dello strumento, oppure come  al  capitano di vascello che, seduto nel suo stanzino, con
del timone, si propagano alle corde dello strumento ed  al  timone con una comunicazione di moto al tutto meccanica;
dello strumento ed al timone con una comunicazione di moto  al  tutto meccanica; laddove il principio sensitivo dall'
immediatamente le membra del corpo, tutto sensibile  al  bisogno del suo appetito. A ragion d' esempio, l' animale
moto, che lo porta con celerità sul luogo reale rispondente  al  luogo immaginario, per la corrispondenza delle immagini
lo spazio, ossia l' estensione illimitata, è presente  al  sentimento animale e in esso ha esistenza, come abbiamo
i movimenti, poniamo, coi quali si pone in via per giungere  al  luogo del cibo. Che se la serie degli stati intermedi non
sua semplice attività di un tratto alla successione intera;  al  che è da credere che l' aiuti altresì la docilità dell'
l' animale passa affine di trasferirsi dal primo stato  al  secondo, che sono stati d' inquietudine, di sforzo, di
certa conformazione, certi accidenti, certe disposizioni  al  feto, questa è questione superiore alle nostre cognizioni.
annesso agli elementi di cui il feto si compone, e  al  feto stesso già composto; 2 che l' immaginazione, essendo
intera d' un tratto solo, noi ricorriamo a tre principŒ: 1  al  principio che l' operatore, la causa efficiente, è
tutta la sensazione primitiva, cui l' immagine riproduce; 2  al  principio dell' abitudine, che rende l' atto fatto altre
»; il qual principio deve dare una singolare regolarità  al  suo operare, e contrastare a tutto ciò che è irregolare,
primo numero di questa serie e sa la differenza del primo  al  secondo, o il quoto del primo diviso pel secondo, non ha
limitata. E qui si disvela una terza ragione per la quale  al  principio razionale è dilettevole la regolarità, ed è che
gli diviene principio e norma di operazione, sì rispetto  al  ragionare che ad ogni altra maniera di operare . Si ritorni
nell' essere universale, e a lui riportarle come  al  loro supremo contenente; onde, essendo bene dell'
diverse maniere di ordini, il quale godimento appartiene  al  solo principio intellettivo e razionale. Che cosa vuol dire
mali (e in questi effetti vi è già un disordine); ma  al  lato di questo giudizio sugli effetti rimarrà intatto il
arrivati a scorgere le simmetrie e le proporzioni insite  al  termine sentito; nè tuttavia pervennero a distinguere da
sentimento piacevole che ne è l' effetto. Onde attribuirono  al  sentimento che egli godesse della causa che lo costituisce,
in una barchetta, mentre un' altra barchetta ci passa  al  fianco in direzione contraria. L' occhio nostro, che
sguardo contempli due gioghi di monte, l' uno più lontano  al  di là dell' altro; con quale celerità di movimento vede
per esempio, un corpo di una figura, ricevendo un impulso  al  moto, fa movimenti diversi secondo che varia il punto e la
anch' essi una certa configurazione regolare, conveniente  al  principio sensitivo, i movimenti dei medesimi, se
forza o da più forze, ecc.. Ora, ammessa la legge che «  al  principio sensitivo piace di compire i suoi atti, e di non
e ordinati, affinchè colle loro more regolate lascino tempo  al  principio sensitivo di compiere le sue operazioni, e di
soverchiamente lunghi, limitiamoci a tre: alla torre,  al  fante e al cavallo. Il movimento della torre va da un capo
lunghi, limitiamoci a tre: alla torre, al fante e  al  cavallo. Il movimento della torre va da un capo all' altro
mi pare un disegno totalmente diverso dal primo. Veniamo  al  passo del cavallo, che percorre sempre tre scacchi, uno dei
di cui abbiamo parlato, l' ordine che hanno le parti  al  tutto, le sensazioni armoniche, ecc.; ovvero è successiva
ora nello stesso principio razionale, che è tutto l' uomo.  Al  principio razionale piace l' ordine, dovunque lo contempli,
naturale, prevalente. Ora, non avendo gli scrittori intorno  al  bello fatto queste distinzioni fra il bello in generale e
alla forma e qualità di lei isolatamente presa, ma  al  posto conveniente che ella occupa in tutta la successione
delle cose dette di lei; senza di che non parrebbe forse  al  lettore di avere ancor in mano nè tampoco i primi fili
meno l' ente esisterebbe e più egli si approssimerebbe  al  nulla, dal quale l' atto, come dicevamo, necessariamente
quale sussiste, ma unicamente da qualche causa straniera  al  medesimo, che lo impedisce di conseguire semplicemente e
di mantenersi. Ciò che si oppone a questo conato, senza  al  tutto vincerlo, fa nascere una modificazione ingrata nel
straniere (2), a tal fine riducendole, assimilandole  al  resto del corpo, atteggiandole e componendole fra loro come
l' eccitazione e ad essere via più eccitato per salire  al  suo massimo grado d' intensità, aiuta e continua i
momenti della funzione organizzatrice, il terzo serve  al  secondo, perchè, fra gli altri effetti che produce,
istinto sensuale quella funzione, che tende a procacciare  al  sentimento stabile degli eccitamenti passeggieri e
degli animali, cessando la determinata forma dell' animale  al  cessare dello stabile e caratteristico suo eccitamento.
il principio sensitivo e gli dà un' attitudine ritrosa  al  completamento presentito della detta propulsione. IV
simpatica, che è quella che ubbidisce all' immaginazione ed  al  pensiero, onde all' immaginazione di cose tristi nascono
fatto) in tutte le parti del corpo nostro vivente? E quanto  al  pensiero, non è assurdo l' attribuirlo ad un organo, ad una
si dovrebbe riconoscere come effetto meramente concomitante  al  movimento contrattile7distensivo, effetto che non segue
organo corporale aderisce, e solo che si consideri, vedesi  al  tutto immune da corporea concrezione, e meno ancora simile
tutto immune da corporea concrezione, e meno ancora simile  al  movimento di quello che sia il peso al colore. Che se il
e meno ancora simile al movimento di quello che sia il peso  al  colore. Che se il pensiero si suscita in occasione che il
extrasoggettiva, colle diverse attività da noi attribuite  al  principio vitale ». E primieramente è chiaro: 1 che l'
e spontaneità motrice vitale . Ora la rattenenza è cosa  al  tutto diversa dalla eccitabilità, poichè quella non si
bensì della materia stimolante che deve venire assimilata  al  corpo vivente, ma l' effetto della forza riproduttiva non è
eccitatori del sentimento fondamentale; questo effetto è  al  tutto diverso dall' eccitamento extrasoggettivo; 2
che un effetto, prodotto nel corpo, dell' attività annessa  al  sentimento. La serie adunque delle cause e degli effetti in
la condizione di termine del sentimento, ma è operativa  al  suo modo anche fuori del sentimento, dove comparisce
del sentimento, dove comparisce siccome forza straniera  al  sentimento e immutante il termine di lui, onde acquista le
maniera conosciuta fin qui di comunicare il movimento, è  al  tutto insufficiente a spiegare in che modo l' anima, per
Si ricorse alle forze attrattive, alla elettricità,  al  magnetismo, ecc.. Ma i movimenti istintivi o volontari
del corpo animato. Il corpo bruto non passa dalla quiete  al  moto, se non gli viene applicata una forza a lui straniera,
Ma l' attività animale fa qualche cosa di più relativamente  al  moto che produce nei corpi, come si può rilevare
secondo la loro collocazione, riuscendo alcune più vicine  al  corpo attraente, altre più lontane. Ora la differenza, come
l' attrazione. Poichè se le due particelle fossero  al  contatto (1), e ciascuna, poniamo di forma sferica, avesse
vitale e le forze straniere ammetta conciliazione »;  al  qual fine dobbiamo spiegare di quale conciliazione si
neppur essi alla materia in cui appariscono, ma bensì  al  principio sensitivo con essa congiunto. Quindi stabilimmo
soggiace, si debbono ridurre a due cause spirituali, cioè  al  principio corporeo ed al principio sensitivo . Se dunque vi
a due cause spirituali, cioè al principio corporeo ed  al  principio sensitivo . Se dunque vi sono due cause di moto
ubbidiscono alle leggi meccaniche, debbono attribuirsi  al  principio corporeo, e in quanto ubbidiscono alle leggi
ubbidiscono alle leggi attrattive, debbono attribuirsi  al  principio sensitivo; perciò è giocoforza conchiudere che la
degli elementi, l' apparizione di fenomeni animali è  al  tutto impossibile, se non è data al corpo una congrua
di fenomeni animali è al tutto impossibile, se non è data  al  corpo una congrua organizzazione. E nel vero è chiaro che
che è il principale stimolo del cuore e del cervello,  al  quale è spinto dai movimenti del cuore. I movimenti del
cuore adunque sono quelli che, spingendo il sangue rosso  al  cervello ed ai nervi, li scuote e li eccita. Annerandosi
dal polmone e mosso per guisa (1) da dover essere stimolo  al  cuore stesso, e produrvi la contradistensione necessaria a
necessaria a sospingere il sangue per mezzo delle arterie  al  cervello (2). Laonde niuno dei tre movimenti può cominciare
determinassero la loro giacitura, divengono scomode  al  sentimento; quindi l' attività di questo, tendente a
delle molecole organiche di prima formazione, l' una  al  contatto dell' altra, acciocchè nasca il soffregamento in
molecole, è chiaro che esse lasciano, quando si trovano  al  contatto, un interstizio maggiore fra loro che non
ne abbraccia più altre. Cominciamo intanto a restringerla  al  sentimento fondamentale di eccitamento. Noi domandiamo
sensuale opera con una quantità di azione proporzionata  al  sentimento onde muove, e continuata fino che ella riesce
attività sensuale cesserebbe, e succederebbe la quiete che  al  dolore si abbandona; l' animale cade allora nello
dare una spiegazione di un fatto così solenne. Si è ricorso  al  mirabile congegnamento della macchina dell' animale, alla
è bisogno che un principio inesausto di forza, estraneo  al  meccanismo, continuamente supplisca a quella deficienza
i continui movimenti dell' animale suppongono un principio  al  tutto ipermeccanico (1). Rimane dunque sempre a ricercare
a ricercare quale sia quell' unica forza che, applicata  al  corpo organizzato, vi produca quei tanti così complicati,
della paura determina il sangue a ricorrere dall' estremità  al  cuore, ecc.. Che dunque i sentimenti, gli istinti
una causa atta a produrre il movimento locale, e priva  al  tutto di ogni sentimento, e che sia da sè sola un ente.
per una legge di natura, per quella legge che presiede  al  nesso dinamico, che passa fra il principio intellettivo ed
ed evita quel modo che gli è doloroso, cioè contrario  al  suo atto naturale. Avendo noi riposta l' essenza dell'
suoi sforzi consegue un effetto, che è certamente dovuto  al  sapientissimo congegnamento della macchina animale, fatta
il termine della medesima non eccede l' ordine soggettivo;  al  quale tengono dietro i movimenti relativi nel corpo
e con danno della salute, abbia incontanente recato dolori  al  ventre, e, quasi l' ammalato l' avesse già preso,
suscitato da essi, pare che il suo movimento sia estraneo  al  sentimento; il che tuttavia, se si osserva bene, non è
diletto che prova nutrendosi? Il quale diletto non si ferma  al  solo gusto, ma più ancora soddisfa al senso alimentare (1).
diletto non si ferma al solo gusto, ma più ancora soddisfa  al  senso alimentare (1). Lo stesso si dirà della funzione
e di ogni altra del corpo umano. Conviene ricorrere  al  senso per spiegare le funzioni animali, e quindi al
al senso per spiegare le funzioni animali, e quindi  al  principio sensitivo . E` ben da osservarsi che ogni
che si sente in essa un atto solo; l' animale, in quanto  al  suo sentimento, non intende fare che una sola cosa, una
solletico, la cui irritazione muove i muscoli dello stomaco  al  vomito, agisce sul cervello e cagiona movimenti convulsivi,
agisce sul cervello e cagiona movimenti convulsivi, giunge  al  cuore e lo paralizza, onde la sincope e fin anche la morte?
morbose confermano che queste si debbono attribuire  al  principio sensitivo, come a loro vera causa. Broussais, e i
fra essi, la quale non esiste, nè possano essere attribuite  al  caso come quelle che seguono leggi fisse. Non mancava
rispondendo a quelli che vorrebbero attribuire le simpatie  al  sistema cellulare, perchè sparso in tutto il corpo, dice:
un errore il credere che il sistema ganglionare sia scevro  al  tutto di sentimento, quando egli è anzi propriamente l'
Ora, se è vero che l' attività motrice animale sia inerente  al  sentimento, come noi sosteniamo, dove vi è una sola
croniche della pleura si propaghino facilmente  al  peritoneo; quelle della membrana mucosa dello stomaco e
indicate, si acquista colla sola esperienza; e che se noi  al  presente dal fenomeno soggettivo possiamo passare col
dal fenomeno soggettivo possiamo passare col pensiero  al  fenomeno extrasoggettivo, è perchè l' esperienza ci ha
più chiaro da un esempio. E` cosa notoria che colui,  al  quale fu amputata una gamba, soffre dei dolori al luogo
colui, al quale fu amputata una gamba, soffre dei dolori  al  luogo della gamba che non ha più. S' inganna riferendo
dal fenomeno soggettivo del dolore argomenta abitualmente  al  fenomeno extra7soggettivo della località della gamba. Che
nè è della natura del primo, ne è un effetto adeguato  al  primo. Ora, quale è l' azione propria dell' istinto
legame dei fenomeni extrasoggettivi coi soggettivi rispetto  al  buono stato dell' animale? I fenomeni extra7soggettivi
che di via ordinaria, quando succedono a questi, giovano  al  buono stato dell' animale e contribuiscono a conservarlo e
propria sfera; mantiene sempre la sua propria legge di dare  al  sentimento l' atteggiamento e l' azione più piacevole fra
gaudioso, acceso nella sua parte razionale, fu stimolo  al  suo sentimento ed all' istinto che ne procedette, il quale
la distruzione dell' uomo? Non si oppone un tale disordine  al  concetto della natura umana perfetta? O conviene dire che
uno e nell' altro caso si scorge che la natura umana è  al  presente difettosa; nè così potrebbe mai essere stata
l' opera dell' istinto sensuale dall' effetto conseguente  al  rovesciamento del ventricolo. Questo effetto è certo
del principio sensuale, benchè in sè stesso tendente sempre  al  bene e obbediente alle sue leggi, trae dietro di sè
l' istinto sensuale, o se l' azione sua, benchè diretta  al  luogo del dolore simpatico, ivi non finisca, ma si rifletta
dirige, generalmente parlando, la sua forza insorta  al  luogo irritato, sollecito di cacciar via lo stimolo
dal sentimento dell' animale, possono opporre resistenza  al  pieno effetto dell' istinto. Vi sarà dunque differenza fra
dell' istinto sensuale, sia benefica, sia quella di dare  al  corpo animale un modo di respingere da sè gli agenti
dell' irritazione, ma anche i movimenti minimi tendono  al  fine stesso col promuovere le escrezioni. Nel qual fatto è
perdesse delle sue parti senza acquistarne, si ridurrebbe  al  niente, e prima ancora ad uno stato d' inettitudine alla
la perfetta organizzazione; 2 che sieno somministrati  al  corpo di continuo quegli stimoli opportuni al perfetto
somministrati al corpo di continuo quegli stimoli opportuni  al  perfetto corso delle funzioni animali. Senza continuità di
tosto si pone in azione per secondare la prima e sottrarsi  al  secondo. Questa azione dell' istinto sensuale trae dietro a
alla costituzione dell' animale, conformi o difformi  al  suo fondamentale eccitamento. In questi movimenti
traendolo in lotta colla materia bruta tendente a sottrarsi  al  suo influsso, cagiona lo stato doloroso e penoso. Questi
quella stessa da questa maturità lo conduce gradatamente  al  discioglimento. Del pari si scorge un circolo funesto di
era luminosissimo. Che certi fenomeni morbosi tendano  al  ristabilimento della salute, che certe emorragie, certe
da quest' altro fatto, non posero un' eguale attenzione  al  primo, e mentre gli uni volevano tutto lasciar fare alla
significato, intendo l' effetto di una forza straniera  al  sentimento ed all' istinto animale, che operando su di
dai medici recenti, ma con una veduta quasi esclusiva  al  fatto dell' infiammazione; e prego il lettore di permettere
all' acume dell' illustre Tommasini, ma legato egli  al  sistema, che faceva dipendere tutte le malattie da stimolo
lo rende opportuno ovvero importuno. Questo ci conduce  al  metodo antico, al senno ippocratico. E primieramente è cosa
ovvero importuno. Questo ci conduce al metodo antico,  al  senno ippocratico. E primieramente è cosa indubitata che lo
sembra a noi, la vera ragione per la quale i medici, legati  al  sistema dell' eccedenza e del difetto dello stimolo, non
farlo, si abbattino di continuo a fatti ribelli refrattari  al  loro sistema. Laonde il Tommasini confessa di non poter
vero soggiungendo: Non dunque all' eccesso dello stimolo, o  al  suo difetto, conviene ricorrere per spiegare il corso dell'
in un vivente, dai primi momenti della concezione sino  al  suo maggiore sviluppo, sono simili a quelli dell'
quando tutto ciò attribuisce all' eccesso dello stimolo,  al  soperchio dell' eccitamento. Che nella generazione, nella
di stimolo e inopportunità di stimolo, faremo notare  al  lettore che la prima espressione involge il concetto che il
incomodi della fatica, della difficoltà che egli provava  al  principio; il che è tanto più vero che trattasi di un
dell' istinto sensuale, a cui non è dato resistere  al  primo incitamento della sensazione così improvvisa e
ne riceve la corda del timpano sicchè ella non si propaghi  al  nervo della mascella inferiore, costerebbe un grado di
all' organizzazione della fibra, è dottrina gratuita e  al  tutto improbabile. Anzi i fatti psicologici smentiscono
anche negli animali l' istinto d' imitare? Il quale  al  principio sensitivo anzichè alla materialità ed alle
considerando che il sentimento fondamentale di continuità è  al  tutto dipendente dall' organizzazione, e da questa dipende
principale, che dà una piuttosto che un' altra direzione  al  corso zoetico, non che ella è l' unica. Usavamo questo
questo riserbo di parlare, perchè un' altra causa estranea  al  concetto dell' animale e influente sul corso zoetico si è
fondamentale, in quanto ha per termine la materia continua.  Al  sentimento fondamentale di continuità deve essere data una
dell' istinto vitale, con organizzazione opportuna  al  suo ulteriore sviluppo, la quale dicesi tipo primitivo
queste predisposizioni è cosa di gran lunga superiore  al  mio limitato sapere. Nè anche saprei dire, se non in parte,
ancora, che deve essere elaborata dal corpo vivente  al  quale si accosta; elaborazione che riesce più o meno
è quello che opera in conseguenza di un sentimento,  al  fine di continuarlo e di accrescerlo, questa attività
Finalmente, se si suppone che alcune particelle, non  al  tutto prive delle predisposizioni necessarie alla vita,
affine di spiegare come l' istinto sensuale si levi  al  suo atto. Cominciamo dal supporre un gruppo di particelle
Cominciamo dal supporre un gruppo di particelle viventi  al  contatto fra loro. Tostochè uno stimolo qualunque sposti
stranieri all' animale, che è sentimento, ed appartengono  al  sensifero. Il loro effetto è il movimento extrasoggettivo,
le altre la leva all' istinto sensuale, il quale viene  al  suo primo atto, che è quello di assecondare le dette
stimoli, ma accordando la facoltà stimolatrice soprattutto  al  sangue, riguarda la bile, i succhi gastrici e intestinali,
dunque quelle sostanze materiali, che, applicate  al  corpo vivente, producono un allentamento e una diminuzione
suo impulso e movimento. La spinta, che il sangue rosso dà  al  cervello e a tutti i nervi, è un modo meccanico di operare.
l' aspetto di agente stimolante qualunque materia estranea  al  corpo umano, che, applicata al medesimo in qualsivoglia
qualunque materia estranea al corpo umano, che, applicata  al  medesimo in qualsivoglia maniera, produca nel solido un
solido un intestino movimento; ed anche la materia estranea  al  corpo umano in virtù delle sue forze chimiche, o pel suo
consiste dunque nell' essere la materia stimolante estranea  al  corpo, ma nel produrre sul corpo un' azione disarmonica a
materia solida, se non passa a stato di fluido, applicata  al  corpo umano meccanicamente, non fa per lo più che produrre
Ma la materia fluida, o che si rende tale applicata  al  contatto del corpo umano, può essere rapita nel vortice
corpo. Ma fra l' essere una tale materia del tutto estranea  al  corpo e l' essergli assimilata, vi è un tempo e uno stato
stimoli; il corpo che deve passare in nutrimento, applicato  al  corpo vivente, lo stimola; in virtù di questo stimolo il
stimoli esteriori ed interiori, applicati dalla natura  al  sentimento fondamentale di continuità; questi stimoli, e i
- Che gli stimoli stranieri applicati da principio  al  corpo non si rinnovassero. In tal caso il corso zoetico
sì per la qualità che per la quantità, cioè si riapplicasse  al  corpo la stessa aria, lo stesso calore, la stessa luce, lo
di osservare, in generale, esservi sensioni utili o dannose  al  sentimento di continuità, al sentimento eccitato, all'
sensioni utili o dannose al sentimento di continuità,  al  sentimento eccitato, all' individuazione del sentimento.
cessa dal produrre quei movimenti, che sono necessari  al  mantenimento dell' organizzazione medesima. 4 L' istinto
fondamentale di continuità; chè quelle appartengono  al  sentimento eccitato. Il sentimento fondamentale di
complicato dell' istinto vitale, che compisce ciò che manca  al  perfetto combaciamento e continuità delle parti. Supposto
delle molecole egualmente organizzate sarà utile o dannosa  al  corso zoetico, secondo che quelle molecole sono soverchie
corso zoetico, secondo che quelle molecole sono soverchie  al  bisogno della macchina, o riparatrici di molecole mancanti.
vitale e dell' istinto sensuale, che fornisce un elemento  al  corso zoetico. Quando gli organi sono in istato normale e
. Il qual cangiamento si riduce all' essersi aggiunte  al  continuo vivente alcune molecole. La quale aggiunta è di
molecole. La quale aggiunta è di nuovo utile o dannosa  al  corso zoetico, secondochè le molecole aggiunte o sono
in fluido dalle forze vitali; nel qual caso non si assimila  al  corpo vivente. Questa suol alterare il corso zoetico, pel
ma durante il combattimento non è l' alterazione portata  al  sentimento fondamentale di continuità quella che lo muta
naturali, piacevoli; e nel tempo in cui sono già assimilati  al  corpo umano e avvivati, ed allora parte cangiati in fluido
stimolo, che impedisce l' azione vitale, o la restringe  al  centro! Il quale effetto della stupidità della fibra,
del cuore e dei vasi, rallenta la circolazione, dispone  al  sonno; ma chi mi sa dire se l' effetto di questo vegetale
; parole che non so, a dir vero, quanto sieno coerenti  al  sistema dell' illustre autore, che, in tutte le malattie
facoltà di sentire, e notiamone le varietà in relazione  al  corso zoetico, che ne rimane determinato. Il sentimento
facoltà . Se si volesse concepire una facoltà anteriore  al  sentimento fondamentale, la facoltà di questo sentimento
neppure una facoltà presa in senso attivo; dinnanzi  al  sentimento fondamentale non esiste neppure l' animale. Che
ne rimane inconsapevole. Le sensioni appartengono insomma  al  sentimento eccitato ; sono le modificazioni di questo (1).
lotta che si manifesta cogli odori spiacevoli (1). Quanto  al  senso ottico, lo spiacevole suo proprio sta nell'
nell' atto del movimento il piacere è più che mai attuato;  al  qual movimento succede gradatamente la quiete. Ma ciò non
il che dimostra afflusso di sangue; la rende dolente  al  tatto, se l' infiammazione è poca, dolente anche senza
fra l' istinto vitale e la materia ivi mal disposta  al  suo uopo. E che la materia ivi sia mal disposta, apparisce
assaissimo dal prestarsi più o meno, o non prestarsi  al  tutto l' istinto animale colla sua attività a produrre la
degli stimoli; 2 la quantità dell' eccitamento appartenente  al  sentimento fondamentale; 3 la quantità d' azione dell'
ragione colla quantità dell' eccitamento appartenente  al  sentimento fondamentale »; e di nuovo sembrami dover
d' un movimento animale conseguente (1). Ritornando dunque  al  principio generale, ripetiamo che « il maggiore o minore
suo operare. Più si medita questa verità, più la si vede  al  fondo di tutti i fenomeni animali: Perchè una sensazione
probabilmente che la loro azione dissolvente nuoccia  al  ventricolo. All' incontro pare indubitato che nel cadavere
che si ridurrà il difetto delle due sette indicate? Non più  al  mancare l' una di scienza, e l' altra soprabbondare; ma
a una restrizione arbitraria, che ciascuna di esse pone  al  suo metodo. Tutto allora dovrebbe tendere a mostrare a
più lunga, e più difficile a condursi per illazioni logiche  al  suo fine; il che dovrebbe risultare pienamente dal trattato
della preferenza che l' istinto dà all' operare o  al  non operare, e all' operare più o meno. 3) Ancora si
o da un equilibrio di stimolo, confessano essere i sintomi  al  tutto fallaci, quando si voglia da essi indurre la
sono da essi attribuite ora all' eccesso, ed ora  al  difetto di stimolo. Sicchè vi sono, a ragion d' esempio,
che ogni debolezza osservabile nel corpo umano si adatta  al  loro sistema. Ad ogni modo conviene intanto ammettere che
alla periferia, quel primo a ricondurlo dalla periferia  al  centro. Così già si volle notare un antagonismo fra i vasi
manifesto, a ragion d' esempio, che le vene reagiscono meno  al  fluido che ricevono, che non le arterie, le quali lo
una dilatazione maggiore delle vene, una minore resistenza  al  corso del sangue, esse dovrebbero recare al cuore copia
resistenza al corso del sangue, esse dovrebbero recare  al  cuore copia maggiore di questo fluido, e quindi accrescere
vita resistono maggiormente all' impulso materiale, ed  al  sangue considerato come stimolo, si contraggono), ne
a tutta la quantità di sangue, che le vene porterebbero  al  cuore, senza che questo vi si arrestasse. Ora poi qual è la
da sè, quell' istinto che per dare una spinta maggiore  al  sangue sa formare lo sbadiglio, che produce l' anelito e l'
causa, molteplice certamente. Ma piuttosto, ritornando  al  fenomeno dell' infiammazione, pare che questo ritrarrebbe
molte, a sviluppare una maggior copia di calore, e dare  al  sangue una tendenza a dissolversi nei suoi tre principŒ di
riflessioni si oppongono tuttavia, meno di quel che paia,  al  metodo curativo degli illustri fondatori di quella che fu
estesa o grave, fuor di quella di sottrarre le forze  al  processo infiammatorio? Sono ben lontano dal saper fare una
che si pretende dedurre dal fatto che, sottraendo le forze  al  processo infiammatorio, questo si rende più benigno e
infermi, che mostrano loro il contrario, è uopo applicare  al  loro detto un significato diverso da quel che suonano le
arterie, anzichè da una attività soverchia relativamente  al  rilasciamento delle vene capillari, di maniera che la
conducente a vincere l' infiammazione, quella di restituire  al  viluppo capillare venoso una forza sufficiente a far sì che
che perciò forma la base della malattia corrispettivamente  al  metodo curativo ». Se fosse vero che vi fosse un elemento,
a così poco? E` vero, a ragion d' esempio, che egli deve  al  tutto trascurare quella che chiamano debolezza o robustezza
essere certo che a ciò conferisce il diminuire le forze  al  nemico; ma dovendo riconoscersi nel processo infiammatorio
iscoraggiare i cultori di questa, ma per cautelarli contro  al  rischio di deviare nei loro ragionamenti dal logico rigore,
l' azione dei rimedi non già in relazione immediata  al  morbo, ma in relazione alle cause interne e formali di
predire il vero effetto, che porterà un rimedio applicato  al  corpo umano, volendolo dedurre dalle cause, se non si
il fatto della capacità morbosa , fino quasi ad elevarla  al  grado di suprema regola in medicina? Ma è ben altro
chi pretende di valutare l' effetto dei rimedi amministrati  al  malato, calcolando lo stato del corpo reagente e l'
Eppure attuffandosi il termometro nell' acqua fredda,  al  primo istante s' innalza il detto fluido, e tuffandosi
dunque del freddo e del caldo nel primo istante si comunica  al  tubo, e non penetra al liquore se non dopo qualche momento.
caldo nel primo istante si comunica al tubo, e non penetra  al  liquore se non dopo qualche momento. Indi il fenomeno che
si dilata nell' atto del congelarsi. Lo stesso accade  al  zolfo, al ferro, ad altri metalli, che si dilatano,
nell' atto del congelarsi. Lo stesso accade al zolfo,  al  ferro, ad altri metalli, che si dilatano, passando dallo
dell' esperienza , da noi desiderato, dovrebbe discendere  al  particolare, e mettere in aperto tutte le diverse classi d'
perchè la celerità della palla è tanta che non lascia tempo  al  movimento da comunicarsi a tutto l' uscio; ma, prima che
dai più celebri medici di tutti i tempi, da quelli che  al  letto dell' ammalato mostrarono sagacità e sicurezza in
di questa. Tale è il destino dell' arte salutare. Torniamo  al  nostro assunto, dal quale ci allontanò una digressione, che
la vitalità suppliva ella stessa colla sua azione  al  poco eccitamento esteriore; ma questa azione diviene
sono applicati, e, parlandosi di atmosfera, alla pelle,  al  polmone, al sangue; onde a principio deve succedere uno
e, parlandosi di atmosfera, alla pelle, al polmone,  al  sangue; onde a principio deve succedere uno squilibrio fra
produce il sentimento fondamentale di continuità, rispetto  al  quale egli viene indebolito dall' opposizione della materia
dominio, e alcuni stimoli opportuni, che dessero luogo  al  sentimento fondamentale d' eccitazione necessario all'
conveniente posizione e conformazione, che è necessaria  al  pieno dominio della vita; 2 dal perdere che fa l'
la ferita, se gli vien fatto di configurare l' organismo  al  suo bisogno, o di disciogliersi e abbandonare quell'
prossima efficiente della malattia, in quanto appartiene  al  principio vitale, non può essere che un atto che produce
può cagionare la morte in un modo opposto, diminuendo  al  principio vitale talmente la sua azione da rallentare la
relativa alle forze materiali insorgenti contro  al  dominio della vita. Vi è una forza bellicosa, che il
nel suo operare sia cieco rispetto all' utilità o  al  danno di questi effetti extrasoggettivi, influenti poi
locale). Questi tre accidenti a prima giunta si presentano  al  pensiero; ma i due primi sono essi veramente possibili? Non
ma questi effetti sono tutti locali, e perciò appartengono  al  terzo degli annoverati accidenti. Lo stesso dicasi della
e l' atteggiamento del sentimento. Così se una ferita  al  cerebro determina un' epatite, è evidente che questo
un' epatite, è evidente che questo effetto succede  al  primo, ed è un male locale che succede ad un altro pure
prevalere, e la materia mal disposta si sottrae sempre più  al  dominio della vita; fu probabilmente questo caso che
limiti nascono unicamente dall' esser egli condizionato  al  sentito, suo termine. Il sentito si può concepire crescente
in effetto ad estendersi ed a continuarsi ogniqualvolta  al  continuo, suo termine, s' aggiunga qualche altra parte di
debolezza e il suo malo stato; per sè tende necessariamente  al  bene, ed è capace di tutto. Ma la causa si trova bensì
sicchè il sangue, non potendo compire l' ematosi, ritorni  al  cuore, quasi come ne è venuto, venoso e inattivo, o se si
in una parte, e inattività nelle altre. Venendo applicati  al  corpo animale stimoli esterni che producano piacere, e così
che i fluidi vadano a perdersi, può venirne gran danno  al  corpo; e questo è un caso di quella disarmonia eccezionale,
e gli extrasoggettivi. Che se gli stimoli esterni applicati  al  corpo sono molesti, l' istinto animale ivi si attua per
altri stimoli interni. E questi recano sovente più danno  al  corpo che non farebbe l' azione degli stessi stimoli
della tosse tenta liberarsi dell' irritazione che sente  al  polmone, nei bronchi, o alla trachea, egli stesso accumula
restino veramente impedite le sensioni stesse, e sottratta  al  sensorio la sua mobilità. L' attività allora si esaurisce
così, è ad ogni modo da notarsi che quei movimenti non sono  al  tutto meccanici, ma animali; e però tali che impiegano
Ora questo può spiegare perchè, venendo esposta la pelle  al  contatto di corpi assai freddi, ovvero passando noi
il corso delle secrezioni; essendovi molta attività vitale  al  centro e debolezza relativa verso la periferia, il corso
la periferia; indi era impedita la direzione degli umori  al  di fuori. Quantunque il ristabilimento delle funzioni degli
prodotte artificialmente, non diventino un mezzo  al  ristabilimento della salute. Un sudore abbondante,
con che si provoca la direzione dei fluidi dal di dentro  al  di fuori, e così si diminuiscono gli stimoli interni, che
il freddo vi sia un riflusso del sangue dalla periferia  al  centro, e durante il calore un afflusso dal centro alla
periferia. Ora, considerando che il sangue viene ricondotto  al  cuore per la via dell' albero venoso, e diffuso alle
arterioso un soverchio di debolezza, comparativamente  al  venoso; nel qual caso, venendo il sangue portato al cuore
al venoso; nel qual caso, venendo il sangue portato  al  cuore con più impeto e celerità, sarebbe dalla reazione di
indubitata che la stessa legge dei vasi, dirigenti i fluidi  al  luogo dove l' attività vitale è comparativamente maggiore,
sistema nervoso non esercita una di queste funzioni, talora  al  contrario s' accresce la sensitività della pelle oltre
generali, delle leggi, le quali si applicano egualmente  al  corpo sano e al corpo ammalato, o che si consideri il corpo
leggi, le quali si applicano egualmente al corpo sano e  al  corpo ammalato, o che si consideri il corpo abbandonato a
gli effetti di questi stimoli, applicati ad arbitrio  al  corpo sano od infermo. Noi dunque esporremo prima le leggi
fisiologiche , facendone poi qualche applicazione  al  corpo infermo, e deducendo alcune leggi patologiche ; e
effetti di quegli stimoli artificiali, che si applicano  al  corpo infermo per restituirlo a stato di sanità, toccando
eccitato e individuato; ma il suo operare è condizionato  al  suo termine, cioè al corpo. Se consideriamo la sola
ma il suo operare è condizionato al suo termine, cioè  al  corpo. Se consideriamo la sola continuità del sentimento,
che esercita il principio senziente, è proporzionata  al  sentito. Se dunque nella sfera del sentito varia la qualità
quest' ultimo. L' anima intellettiva non si può unire che  al  sentimento armonico ed uno, e per mezzo di questo al
che al sentimento armonico ed uno, e per mezzo di questo  al  sentimento eccitato, per mezzo poi del sentimento eccitato
sentimento eccitato, per mezzo poi del sentimento eccitato  al  sentimento continuo. Quindi nell' uomo vi sono tutti e tre
dove la sensione ha luogo, ma appartiene principalmente  al  cervello, dove se niun movimento avesse luogo, niuna
da un ago, se il movimento nervoso non si prolunga fino  al  cervello; e perchè, e come io sento il dolore della puntura
nervoso venisse interrotto per modo che non giungesse  al  cervello, egli perderebbe l' armonia e l' unità con tutto
detto che l' anima intellettiva non si può unire che  al  sentimento uno ed armonico, e però senza di questo non può
altre parole, il sentito non dà figura, nè luogo, nè parti  al  corpo nostro; ma solo il percepito, cioè quella forza
contraddizioni (1). Le località dunque appartengono  al  corpo percepito in modo extrasoggettivo e fenomenale. Ma
modo le località nel corpo extrasoggettivo, le applichiamo  al  corpo soggettivo; noi teniamo per regola dei nostri
dalla stessa sensitività extrasoggettiva. Perciò anche  al  dolore, fenomeno soggettivo, assegniamo il luogo stesso,
Ma lo spirito umano non ha nessuna ragione di unire  al  dolore la località extrasoggettiva del cervello, perchè il
alla località, ma è piuttosto la località che s' aggiunge  al  dolore, e di sè lo veste, per così dire. Quindi avviene che
non potendo noi toccare la retina stessa e distinguerne  al  tutto le parti, come pure non potendo toccare la luce, che
e le composizioni si continuano in tutto il nervo fino  al  cervello, dove gli ultimi elementi che rimangono liberi,
violenza alcuna per la spontaneità dell' istinto; onde solo  al  cominciamento deve sentirsi la violenza, e non più nei
corpo vengano ad avere un posto, una località rispetto  al  corpo divenuto un' estensione solida; 2) che al tempo
rispetto al corpo divenuto un' estensione solida; 2) che  al  tempo stesso quell' estensione solida acquisti una località
possiamo supplirvi), non sappiamo più collocare  al  posto della causa la detta sensione, come accade nelle
attivo senziente deve essere il medesimo. Pare dunque che  al  principio senziente, della cui attività sono modi le
e su cui si fondano tutti i ragionamenti comuni intorno  al  corpo. Il primo fenomeno che ci si presenta occasionato,
il nervo risulta, non sia in tal caso violento solamente  al  luogo dove fu applicato lo stimolo, unendo poi il movimento
le alterazioni che vi produce, sono determinate, in quanto  al  modo ed agli effetti, dall' organizzazione, che risponde
uscire dalla loro sfera. Cosa è il pizzicore che si sente  al  naso, quando si patisce di vermi? Non altro se non che un
nel sistema nervoso, che si propaga dagli intestini  al  cervello, e dal cervello al naso, ma in modo che in quest'
che si propaga dagli intestini al cervello, e dal cervello  al  naso, ma in modo che in quest' ultima estremità nasce
operando esternamente sui tegumenti, cagiona infiammazioni  al  petto, agli intestini, alla vescica, ecc.. Rimarrebbe a
all' uomo, nè poterono mettersi in accordo, nè giungere  al  bramato conoscimento dell' essere umano; chè nè l' uomo dei
Perchè chiudere questa opera, senza toccare il suo termine,  al  quale sempre riguardando, si fece tanto cammino? - Il
interminabile potrebbero pigliare sgomento o fastidio.  Al  che riflettendo, neanche la presente trattazione
che, a Dio piacendo, e favorendoci il tempo, comunicheremo  al  pubblico, il primo dei quali è via al secondo, dove dei
tempo, comunicheremo al pubblico, il primo dei quali è via  al  secondo, dove dei destini dell' anima umana ci converrà
uomo faccia, dato discepolo alla verità in primo, e poi  al  senso comune degli uomini (tutti rispettandoli io siccome
se presenti, sopra quegli argomenti che più importano  al  retto pensare ed al ben vivere, sollecito d' intendere,
quegli argomenti che più importano al retto pensare ed  al  ben vivere, sollecito d' intendere, quanto per me si
falso colui che già prima non possiede il vero, qual tipo  al  cui riscontro il falso si riconosce; ma esso diviene
precedenti. In questa ammirabile catena, che tiene sospeso  al  cielo tutto l' universo, sta come anello medio l' anima
riferirono la natura dell' anima, ora alla materia, ora  al  senso, ora all' idea, ed ora a Dio stesso. Come poi si
a divenire maestro di sè stesso (1). L' Oriente, vicino  al  fonte della primitiva sapienza, e massimamente l' ebraica
rigorosa la Dialettica, che ne è il foriere e lo strumento.  Al  confine occidentale dell' Asia l' eco della tradizione
Aristotele sull' opinione di Talete: [...OMISSIS...] .  Al  che aggiunge il conforto di tradizioni più antiche.
dei libri, come quello che ferebatur super aquas .  Al  che consuona anche la tradizione profana, riferita da Probo
da Macrobio la stessa sentenza (6). Questa sentenza nacque  al  vedere i grandi effetti del calore, specialmente vaporoso,
si debba attribuire a tempi più bassi e di corruzione, come  al  tempo di Stratone ed ai posteriori (4). Aristotele
(7); e ricorrendo all' armonia, si cominciava ad aggiungere  al  concetto dell' anima l' unità, e qualche cosa di
Con questo principio nuovo che si aggiunse, si pervenne  al  senso. Plutarco espone così la sentenza di Epicuro (n. 337,
che si mostra incerto del significato che debba dare  al  numero di Pitagora, toglie a confutare questa sentenza
teoria; così Pitagora, o chiunque parlò prima dei numeri  al  modo dei Pitagorici, volendo dare la teoria degli enti, si
qualche cosa per determinarli, ci sembrano posteriori  al  Samese filosofo, non sono più questioni di teoria (la quale
non sono più questioni di teoria (la quale sola si cercava  al  tempo dei primi Italici), ma di applicazione della teoria
senso, e la scienza dalla mente, e così riduce il quattro  al  due. Come poi l' anima nel sistema pitagorico sia un numero
lo studio della filosofia, come si fu quella di Empedocle,  al  cui tempo i filosofi ionii, e più ancora quelli di Samo, di
e professato in modo aperto e sguaiato, non appartiene  al  periodo, in cui la filosofia si stava formando, ma, chi ben
filosofia si stava formando, ma, chi ben guarda, solamente  al  periodo della sua corruzione, allorchè il sofisma e la
all' anima, che quella di farla constare di elementi  al  tutto materiali? Oltracciò il filosofo nostro non fu mai
[...OMISSIS...] . Ora, tra i filosofi che posero mente non  al  moto, ma alla virtù di sentire e di conoscere, nomina
età della riflessione. Di poi è da considerarsi che se,  al  dir di Aristotele, i due filosofi nominati, che componevano
cioè nei primi estesi; ma questi non si trovano; e  al  di là dei minimi estesi non si concepiscono che dei punti
ciò che dura un solo istante è assurdo, perchè ripugna  al  pensiero ». Or bene, se noi consideriamo l' universo
si genera. A quest' ultimo dà il nome di padre,  al  secondo quello di madre, al primo quello di prole. La
ultimo dà il nome di padre, al secondo quello di madre,  al  primo quello di prole. La materia in cui tutto si genera,
materia intelligibile di Platone. Il quale nell' argomento  al  « Timeo » così dice, secondo il volgarizzamento di Dardi
pluralità indefinita delle cose soggette allo spazio e  al  tempo, fa riuscire un solo ente fisso, oggetto dell'
empedoclea da Filopono e da Temistio viene paragonata  al  concetto, ossia alla notizia delle cose: [...OMISSIS...] ;
il sistema di Empedocle da questo, che [...OMISSIS...] (4).  Al  che Empedocle poteva rispondere che anche gli elementi
uno, talora poi dall' amicizia, che è l' uno applicato  al  più, così talora in capo ai suoi principŒ ed elementi viene
Ma se l' uno (l' ente) è il principio supremo di Empedocle,  al  quale egli impone il nome di amicizia quando lo considera
altri antichi, riduce i quattro elementi ad uno solo, cioè  al  fuoco, come al più sottile e al più semplice. La quale
riduce i quattro elementi ad uno solo, cioè al fuoco, come  al  più sottile e al più semplice. La quale sentenza, che si
elementi ad uno solo, cioè al fuoco, come al più sottile e  al  più semplice. La quale sentenza, che si può dir comune agli
(2), si fa venire dal cielo; il che sembra alludere  al  mondo intelligibile, onde li fa venire appunto Platone (3).
farci conoscere come Empedocle trasportasse il suo pensiero  al  mondo intelligibile, e non poco da lui prendesse Platone.
sia un ente (4). Tutti gli elementi adunque si riducono  al  fuoco; ma come il fuoco si raggiunge ai due principŒ dell'
nel « Timeo , » un fuoco essenziale (essenza ideale), verso  al  quale il materiale non è che un cotal simulacro, non ha l'
e, come tali, non essenze, ma partecipanti le essenze,  al  modo che fa Platone; tosto si conciliano le apparenti
e l' abbia preceduto nella dottrina delle idee, torniamo  al  mondo intelligibile . Appresso gli antichi scrittori si
come gli Eclettici Alessandrini vanno accaloriti per tirare  al  loro sistema tutta l' antichità (e indubitatamente ora
passa ad applicare il ragionamento agli elementi e fermasi  al  fuoco, siccome di tutti il più sottile, onde gli altri
oggetto dell' affermazione. Ora, tutte queste questioni  al  tempo di Empedocle erano ancora avviluppate, e neppur da
Sturzio, che rigetta l' interpretazione che noi diamo  al  mondo intelligibile di Empedocle, si mostra nondimeno
per indicare la sua eccellenza sopra il mondo sensibile,  al  quale veniva attribuita da Empedocle la forma di elissi.
finiti, ed eccede ancora. D' altra parte se Empedocle dava  al  suo «sphairos» la forma della maggior perfezione, non
ci sarebbe stato bisogno di spiegare com' ella si unisca  al  corpo, poichè sarebbe stata corpo ella stessa. All'
Empedocle diceva l' anima di divina origine, e l' unirsi  al  corpo era per lei come un essere mandata in esilio, lungi
chiamava elementi gli elementi ideali, e li riduceva tutti  al  fuoco; e che poi faceva il fuoco essenziale sinonimo di
Quindi Leucippo, uditore di Parmenide, la ridusse pure  al  fuoco; e Democrito la definì [...OMISSIS...] , dove si
appartenere a diverse classi di sistemi erronei. Ma veniamo  al  sistema di Platone. PLATONE. - Aristotele nell' opera sull'
Socrate, ossia la stessa anima di Socrate ragionante.  Al  qual detto se fosse stato coerente, sarebbe pervenuto a
di una satira che di una seria e grave censura. Ora, quanto  al  rimprovero che Platone componesse l' anima dei quattro
di che facilissimamente con essa si confondono. Oltre  al  luogo citato del « Primo Alcibiade », il « Timeo » stesso
merita che si osservi come Platone non attribuisca punto  al  sensibile cognizione di sorta, ma sì attribuisca alla
in cui dimora ». Se dunque si considera tutto l' universo  al  modo di Platone come un solo animale, conviene dire che
debba esservi nell' anima un moto soggettivo, rispondente  al  moto extra7soggettivo proprio dei corpi; altrimenti questo
si rimettesse in quiete, e poi ritornasse a muoversi;  al  che è pur mestieri supporre che « « l' anima non muova così
Infatti Platone non fa che l' anima comunichi il movimento  al  corpo, come fa un corpo ad un altro, a cui lo comunica,
è piuttosto simile alla quiete e a un cotale stato che  al  movimento », ciò è verissimo, se è detto ad esclusione
sono il medesimo. Tutta la ragione di una tesi così opposta  al  senso comune, cioè che la mente sia le cose percepite, si
occupando alcun luogo nello spazio, e perciò essendo privo  al  tutto di relazioni locali. III) Se per interno s' intende
che gli oggetti intuiti o percepiti dalla mente sieno,  al  loro modo, uniti colla mente; ma l' essere uniti colla
mente; ma l' essere uniti colla mente esprime un concetto  al  tutto diverso da quello di essere confusi e identificati
senziente; che anzi il termine del senso è così unito  al  principio senziente, che il senziente, sentendo o
da questo: 1) Che i corpi diversi dal nostro sono esterni  al  nostro; ora si confondono gli organi sensori, che
ora si confondono gli organi sensori, che appartengono  al  nostro corpo, col principio senziente che è l' anima. E
esterni ai nostri organi sensori, quelli si dicono esterni  al  principio senziente, che non è corpo. Dove non si riflette:
senso; b ) che i corpi esterni non li sentiamo se non uniti  al  nostro, per l' azione che esercitano nel nostro; la quale
e non nei corpi esterni, e però è così immediatamente unita  al  principio senziente, come è unito il nostro proprio corpo
Ora la teoria di questi fenomeni non era ancor trovata  al  tempo degli Alessandrini. Ma noi abbiamo spiegato tali
il senso, ma ancora la mente percepisce i corpi esterni  al  nostro, l' argomento che si adduce perde fino l' apparenza
incontro ella sa di pensare, ha coscienza di pensare cose  al  tutto diverse da sè, sia poi che s' inganni o no in questa
stupore, pensando che io non conosco scrittore anteriore  al  1.27, che, entrato in questo argomento, abbia saputo
tante volte altrove (1), mosso dal dolore che mi preme,  al  vedere che il soggettivismo, che nell' accennato sofisma
da conseguenze così assurde e funeste, Reid volle tornare  al  senso comune, riconoscendo pienamente che gli uomini quando
ci pensano. Ma non sapendo come rispondere direttamente  al  paralogismo che serviva di base a tali errori, cioè che «
diverse da sè; ma non soddisfaceva, perchè non rispondeva  al  sofisma fondamentale opposto, anzi lo confermava. E nel
conseguenze del criticismo. Egli dunque incominciò,  al  pari dello Scozzese, ad accordare imprudentemente a Kant le
la rappresentazione cogli oggetti rappresentati;  al  che fare conviene conoscerli, mentre si tratta di spiegare
l' intelligenza umana s' estende in qualche modo a tutto,  al  finito non meno che all' infinito. Compose adunque un
Eppure questa evidentissima verità è quella che sfugge  al  filosofo pregiudicato; e suppone di nuovo gratuitamente che
cui si fonda lo stesso sistema di Fichte, o confessare che  al  conoscere dell' uomo precede logicamente l' esistenza della
Mediante tale confusione adunque di significati attribuiti  al  vocabolo Io, conchiude che l' Io fa un' equazione col
ella dovrebbe essere diversa dall' Io, e superiore all' Io,  al  quale verrebbe imposta; e così ella annullerebbe il
con questo infinito lo spirito che lo conosce, riuscì  al  sistema dell' identità assoluta, rimanendo lo spirito
Io; la seconda muove dal principio opposto e contradittorio  al  primo, cioè che si conosce e vi è qualche cosa che non è l'
coscienza? Egli la fa del pari scaturire dall' Io supremo,  al  quale nell' atto del sentire vien meno la coscienza di sè
ci tratteniamo ancora qualche istante. Essi sono attinti  al  fonte dei Platonici alessandrini, e tutti si riducono alla
a dir vero, negli ingegni germanici una grande tendenza  al  ragionamento deduttivo e conseguenziale; 2) ma che si vede
le loro eterne nozioni » »deduce che « « Iddio si riferisce  al  produttore individuo per l' eterna nozione dell' individuo
nozione dell' individuo » ». Ma Iddio non si riferisce  al  produttore individuo solo per l' eterna nozione dell'
crea. Soggiunge queste altre parole, quasi cosa che venga  al  tutto da sè, che nessuno possa negare, di cui nessuno possa
benchè si possano unire a formare un solo individuo.  Al  nostro filosofo, adunque, non solamente vien meno la
nè tampoco distinguerli. Fichte, ponendo attenzione più  al  terzo elemento che ai due primi, parlò dell' Io dandogli la
lo fece essenzialmente consapevole. Schelling si appigliò  al  primo di quei tre elementi, e immaginò un Io sentimento,
e poi si tolga via lui stesso, e così sia pari  al  nulla. Di che conchiude che questo ente così astratto fa
virtù di operare trasmutazioni. Onde se si deve credere  al  pensiero umano, questo dichiara di non aver punto nè poco
ecc., del pensiero, e considerarle tutte come identificate  al  pensiero, è ciò in cui più ampiamente si stendono le opere
[...OMISSIS...] Il principio di questi sistemi indiani è  al  tutto psicologico, quello stesso che forma la prima
». La deificazione, il culto di latria reso all' uomo, come  al  solo Iddio: ecco l' assunto di questi deliranti, ecco il
sul suo sistema molte osservazioni. Primieramente è egli  al  tutto immune dall' errore, che noi attribuimmo a Platone,
esaminiamo con più d' attenzione la sentenza aristotelica.  Al  vedere la franchezza, colla quale Aristotele parla
i quali lo ruppero bruscamente come fa l' irato.  Al  giogo ingiusto dell' autorità filosofica, che vincola l'
atta a passare all' atto, come sarebbe la forza rispetto  al  moto. Intende poi per un corpo, che ha virtualmente la
l' esser subbietto e materia, il che attribuisce  al  corpo; e le concede solo l' essere specie, forma,
questa potenza, perchè tutti hanno il senso; dando così  al  senso l' officio di formare i principŒ del ragionamento. Ma
Rechiamo di nuovo il testo che segue immediatamente  al  luogo addotto: [...OMISSIS...] . Nel qual passo il sensismo
indicato; ma torniamoci sopra. Egli ricorre a due cause,  al  senso e alla natura speciale dell' anima, che ha la potenza
L' anima umana, viene egli a dire, è così disposta, che  al  ricevimento delle sensazioni ritiene quella parte che esse
illusione che abbiamo indicata, per la quale egli attribuì  al  reale puro ciò che appartiene al reale già concepito dalla
per la quale egli attribuì al reale puro ciò che appartiene  al  reale già concepito dalla mente. Per dirlo di nuovo, e non
si parlava del puro reale. Quindi egli errava, applicando  al  reale puro ed alla sensazione, che è anch' essa un
poscia alquanto col dare all' anima una potenza di fermarsi  al  comune, che però riponeva nelle cose. Il quale errore di
separarono fra di loro. Secondo l' esposizione di Abelardo,  al  suo tempo essi erano divisi in due fazioni; alcuni, tenendo
dall' errore capitale di sostituire il reale percepito  al  reale puro, entrambi avevano ragione; perocchè da una parte
quali assaliti facilmente rovinavano. Il che diede luogo  al  sistema dei Nominali, cadente nell' eccesso opposto,
conseguenza il nominalismo: [...OMISSIS...] (2). E anche  al  nominalismo diede occasione Aristotele coll' avere
l' intelletto in atto, mediante la facoltà di fermarsi  al  comune ed astrarlo (intelletto agente), ammettendo questo
non è corpo, ma è bensì atto di corpo, cosa appartenente  al  corpo, indivisibile dal corpo, esistente tutta in potenza
ma tentai d' inciderla e romperla, benchè spesso durissima  al  taglio, per iscoprirne ed assaggiarne il midollo. Osai
iscoprirne ed assaggiarne il midollo. Osai anche di porli  al  cimento; non però a imitazione di quelli che, stando in
spirito che ci avviva, ci nobilita, e ci innalza fino  al  soglio di Dio; cui si gloriò d' ignorare tutto quel secolo
le idee dalla loro condizione altissima, riducendole  al  grado dell' anima stessa e delle cose soggettive. Che se
reale; poichè ogni reale, volendo ragionare dirittamente,  al  soggetto si riduce. Tu pertanto, confrontando ciò che noi
persuasione, ma si contentano di lasciare l' anima in preda  al  dubbio e con un segreto rimorso. Questi sono cattivi
che la detta fede contiene, ella già manca con questo  al  suo dovere, si rende indocile alla verità conosciuta;
nella stessa natura infiniti oggetti inesplicabili  al  sapere dei più consumati sapienti; ch' ella è soggetta all'
della nostra ragione, noi per questo appunto negheremo fede  al  suo amore? Infatti non credere alle verità della nostra
per convincersi bene che questa Religione è vera ed  al  tutto divina; e le suggerirei di cominciare dalle «
sapendo che il discepolo allora è perfetto quando è simile  al  maestro; il che è quanto dire, che il Signore, insieme allo
foranei eccellenti, dando loro molta autorità, e ispirando  al  resto del clero rispetto per essi con una ben regolata
figliuoli con persone d' altro sesso; se prima d' ammettere  al  matrimonio esigeranno con rigore dai giovani che sappiano
i miei sentimenti sopra i toccati argomenti. Vengo ora  al  punto, onde avrei dovuto cominciare, come quello che mi
un Ordine religioso legato con voti d' ubbidienza  al  Preposito Generale; la seconda comprende alcuni pii fedeli,
proprie Costituzioni d' accordo col Prelato e, trasmesse  al  Preposito generale, questi con suo decreto erige il
dal poco, si potrà con piccoli passi ma sicuri giungere  al  molto. Io me Le offerisco tutto alla sua ubbidienza, e mi
generale, dopo la quale venga il principio d' una vita  al  tutto nuova. Il secondo mezzo sarebbe di scegliere per
de' suoi peccati, se le legge con disposizione conveniente  al  fine. Gioverebbe assai che una tal persona anteponesse
a nulla, se non a far male, e volenterosamente collocandosi  al  di sotto di tutti gli altri uomini. - Ella mi domanda se
empio, vituperoso, dannoso ogni orgoglio alla polvere ed  al  fango di cui siamo composti, e quanto renda l' uomo
di quella carità che brama di fare tutto il bene possibile  al  prossimo, e onde l' uomo dimentica affatto sè stesso per
videte regiones, quia albae sunt iam ad messem (Io. IV) ».  Al  tempo della maturanza venne Cristo. Al tempo della
messem (Io. IV) ». Al tempo della maturanza venne Cristo.  Al  tempo della maturanza fu scoperta l' America. Ogni nazione
virtù, specialmente dell' ubbidienza e dell' indifferenza,  al  celeste Padre. Io mi accorgo, caro fratello, dalla vostra
non accompagna le parole dell' uomo col dono ineffabile ed  al  tutto gratuito della sua grazia: la quale egli non suole
ottenere sì desiderabile mutamento, gioverebbe apporre  al  male qualche rimedio, confortando le menti e gli animi dei
di queste conduce meglio i giovanetti a penetrare  al  fondo, e financo a sentire la bellezza della Religione che
Maria Santissima possa aver provato alcun dolore in depor  al  mondo il Sole della giustizia, che anzi io tengo (e credo
madre senz' aiuto di altra persona, e tosto dopo messo  al  mondo il suo Portato, ella stessa, non usando già dell'
XIII) dove Iddio promulga la legge dei primogeniti serbati  al  sacrificio, e prescrive che il primogenito dell' uomo si
raccogliere che il Signore tratta noi assai dolcemente  al  paragone, ed essergli grati anche di questo. Supponendo che
su tutto ciò, s' accorgerà facilmente che, quanto  al  titolo di Vittime del sacro cuore da darsi alla istituzione
già per questo di fare il più gran bene ch' ella possa  al  prossimo, secondo le occasioni che le verranno offerte
divina Provvidenza, perchè non v' ha niente di più caro  al  nostro Signor Gesù Cristo che l' amare ed il fare del bene
nostro Signor Gesù Cristo che l' amare ed il fare del bene  al  prossimo, e specialmente alle anime: l' amor del prossimo è
ai libri Sapienziali, a Tobia, Giuditta, Ester, Giobbe, e  al  Deuteronomio, procurando di ridurre questi libri a Gesù
procurando di ridurre questi libri a Gesù Cristo ed  al  suo amore: perchè a Cristo veramente tutti si riferiscono:
che l' offerta che si stabilisce venga recitata tre volte  al  giorno dagli ascritti, o almeno una, e che, lasciate le
e cognizione di ciò che importa l' offerire sè stesso  al  Signore. Che se si volessero aggiungere delle piccole
da cui provengono. Avendomeli Essa mandati per ubbidire  al  suo Direttore, il quale pure mi prega di dire il mio parere
e sepolti con Cristo; e di sè dice, che era crocifisso  al  mondo, come il mondo a lui. Insomma le Scritture sono piene
se stesse; e quest' atto è l' opera di Dio; onde nessuno  al  mondo per quanto predicasse, eccitasse al bene o
Dio; onde nessuno al mondo per quanto predicasse, eccitasse  al  bene o somministrasse i mezzi, che egli può al bene,
eccitasse al bene o somministrasse i mezzi, che egli può  al  bene, potrebbe fare una vittima sola: e perciò una società,
titolo che agli uomini spirituali parrebbe ambizioso, ed  al  mondo, pur troppo, ridicolo. Che cosa adunque sarebbe
che aspirano alla perfezione, e dare loro tutti i mezzi  al  perfezionarsi coll' orazione, colla mortificazione, colla
colla solitudine ecc., eccitarli quanto è possibile  al  fervore, a non volere che il piacere di Dio, a cercare il
riposiamo. Quanto a noi dunque, offriamo pure noi stessi  al  suo amore, senza crederci perciò già divenuti sue vittime;
divenuti vere vittime; perocchè è da lasciare tutto ciò  al  Signore; e più tosto procuriamo che tutti si credano ben
le ricolma di prosperità e le incoraggia colle consolazioni  al  suo più fedele servizio. Io so, che Ella piena di Fede, e
ed è potente per rimeritarceli; perocchè ella sta vicina  al  trono della grazia e della misericordia. Ed è scambievole
e scopo principale per non dir unico! Quanto poco si va  al  fondo per scrutinare la coscienza dei chierici; ond'
il riassunto e quasi la corona di tutte l' altre; giacchè  al  pastore dell' anime viene il bisogno d' avere alla mano ed
6 novembre 1.45, è riportata una lettera sulla conversione  al  cattolicismo del dottor Newman, e viene attribuita a V. S..
è veramente sua, a Lei non dispiacerà che io soddisfi  al  bisogno del mio cuore che brama farle conoscere quanta
guidato dallo spirito di Dio nella verità, l' uniformità  al  divin volere, la speranza viva nella divina misericordia, e
egual grado o alle stesse condizioni; egli sarebbe esposto  al  disprezzo, e riuscirebbe incerto ed inutile, perchè mentre
caro il pensiero di avere questo conforto con Lei indiviso,  al  cui dolore partecipo. Ma dobbiamo ancora non poco
Molinari raccontato con quale fortezza si faceva incontro  al  suo fine, con quanta sollecitudine dimandò e con quanta
« dum tempus habemus operemur bonum », saranno forse corse  al  suo pensiero in questi momenti, come occorrono al mio. Mi
corse al suo pensiero in questi momenti, come occorrono  al  mio. Mi imagino pur troppo quanto sentiranno vivamente la
e l' ottima sua ava. La prego di presentar loro, come pure  al  Conte Camillo, le mie condoglianze più sincere. Potessi
sig. Newman, che Ella menziona nella venerata sua lettera,  al  ritorno di lui da Roma. Manzoni mi recò la lettera di
in un corpo ben unito, e perciò stesso forte, ordinato  al  di dentro e animato da un solo spirito, senza pericolo che
entro i confini della parrocchia, e così se fosse innalzato  al  vescovato, egli sarebbe Vescovo ad un tempo e Superiore
dell' Ordine gerarchico a cui deve servire. Venendo ora  al  discorso de' riti orientali, che è il principale oggetto
di farle nello stesso tempo cangiar di rito, inducendole  al  rito latino od altro; o almeno io giudico che per tali
Onde sarebbe cosa tutta conforme alla sua istituzione e  al  suo spirito che v' avesse, poniamo, un Collegio di
consideriate quelle parole che Cesare Balbo pose in fronte  al  suo libro delle « Speranze »: «porro unum est necessarium
fuori dal caos di questo mondo e mettendoci in un cantuccio  al  sicuro da tanti inganni che avremmo potuto prendere, e da
alcune ragioni che persuadano come giovi sommettersi  al  giogo di una ubbidienza pienissima, qual si pratica nell'
persuade il sottomettersi all' altrui parere, anche opposto  al  proprio, e quindi adduce all' ubbidienza , nella quale ci
Iddio conduce dunque l' uomo ubbidiente, ogni dì più,  al  vero suo bene, e per fare questo si può servire ugualmente
può talora fallire ad un fine mediato, ma non mai e poi mai  al  fine ultimo ed assoluto, all' unico nostro fine, a quello
un merito, una purificazione, un sacrificio accetto  al  Signore unito a quello del suo diletto Unigenito che più di
Forse era questa l' unica via di condurre quell' anima  al  cielo, dove ora adora ed esalta la divina bontà, e reputa
nequam! Quand' io considero i rischi d' un giovane in mezzo  al  mondo, reputo che Iddio debba fare un prodigio ogni volta
di Gesù Cristo; egli ce li ha lasciati quand' è asceso  al  cielo, in suo luogo. L' opera di Dio non è mai priva del
bontà il carissimo defunto, che fu sempre raccomandato  al  Signore anche prima della sua fine: celebrerò la S. Messa
a tutti i miei compagni di unire pure le loro preghiere  al  medesimo fine. Il dogma del Purgatorio è pure anch' esso un
di piena cognizione, o per mancanza di deliberazione  al  male ch' essi contengono! Si conforti adunque, mio
orazioni non sono mancate in vita, non mancheranno in morte  al  suo Augusto: e l' orazione fatta per Gesù Cristo ottiene
sì, se egli se ne è andato, forse a quest' ora che scrivo,  al  possesso di quel Bene che ha sempre e solo amato, noi non
preferisce anzi di lasciarvi la vita più tosto che mancare  al  suo dovere? E` questo l' esempio che il divino nostro
Capitano Gesù Cristo lasciò a coloro che si arrolarono  al  suo vessillo? E l' agricoltore, che semina il campo in un
campo in un fondo, perde forse la speranza della raccolta  al  vedere che sopravviene il verno, e che si copre la terra di
la vite vuol forse raccogliere i grappoli maturi da oggi  al  domani, o anzi non aspetta con pazienza e fiducia che venga
Dio, a non lasciarvi venire meno l' animo, tenendovi fermo  al  luogo che vi è assortito, acciocchè non « excedas de loco
popolazione, dovendo anzi per ciò stesso essere più cara  al  cuore del pastore partecipe di quella carità, di cui ardea
il quale si giova delle cose più inferme all' opere sue, e  al  bisogno le soccorre d' ogni fortezza. Fatene la
felice. Oltre di che, quale non è la gloria riserbata  al  pastore fedele! quanto diversa da quella dei cristiani
fatto arrossire di me medesimo, ma ubbidirò senza proemio  al  suo desiderio, dicendole quale mi sembra dover essere la
da ogni adulazione strappata dal timore, da ogni connivenza  al  male che gli fosse persuasa da speranza di giovare,
preservarlo da molti mali richiamando molte menti traviate  al  retto sentire. E` dall' alto che ci dee venire l' aiuto, è
vanno, e durante la missione trovassero tempo d' insegnare  al  popolo la maniera di recitarlo, spiegandogli anche il
i giornali, ma per le dolorose circostanze in cui si trova  al  presente la Chiesa Romana. Venendo ora all' argomento della
ben mostrò quando invece di accettarlo per re lo confisse  al  patibolo, e Cristo voleva che il suo regno non gli venisse
apritevi con una apertissima e sincerissima confessione  al  P. Provinciale, giacchè questo è un mezzo utilissimo per
dei falli passati e risoluzioni più forti d' abborrimento  al  male per l' avvenire. Ma come si può avere la compunzione?
in contrario. Ora invece di umiliarvi profondamente davanti  al  Signore di una condotta così contraria alla perfezione
lo stato vostro, rimetto ogni disposizione a prendere  al  zelantissimo vostro P. Provinciale, a cui vi raccomando di
tutto ciò che nelle opere da me scritte potesse dispiacere  al  divino dispensatore dei doni, la qual cognizione potrò
doni, la qual cognizione potrò avere volendo assoggettarmi  al  giudizio della Santa Sede ». Confido grandemente che
dal venire in persona prima di partire a baciare il piede  al  Santo Padre, e fo volentieri questo sacrificio,
ecc., e in pari tempo m' interpella sulla mia sommissione  al  relativo decreto, acciocchè possa esserne fatta menzione
ragione della proibizione. Io mi sommetterò pienissimamente  al  decreto, come è cosa doverosa di farsi, e non ne domanderò
e da uno stato di cose così imbrogliate e difficili, in cui  al  presente si trova lo Stato Romano, dal quale non si vede
noi di molti deboli amici; ma noi dobbiamo sapere servire  al  Signore « per infamiam et per bonam famam ». E se possiamo
affare, vi mando copia della relazione che ne ho data  al  nostro buon amico il Cardinale Castracane, raccomandandovi
Scrivetemi quanto prima d' aver ricevuto la presente. Dite  al  caro Gilardi, che per ora non si può più parlare della
da tardare per non incontrare la stagione troppo fredda  al  ritorno. Potreste forse sbarcare a Napoli, e di là recarvi
che puramente il mio dovere nel sottomettermi pienamente  al  decreto della sacra Congregazione che fu poi approvato dal
Santo Padre. E perchè non intendo di scrivere la presente  al  Maestro del Sacro Palazzo Apostolico, ma alla privata
minuta, e quindi copiata la sottoscrissi e la presentai  al  Santo Padre. Quando poi lo stesso Santo Padre mi disse che
[...OMISSIS...] 1.49 « Sit nomen Domini benedictum »,  al  quale è piaciuto che si proibissero i due libri delle «
misericordiosamente colla sua grazia, e in me sostituito  al  mio disordine umano il suo ordine divino. Laonde di questa
testimonio. Noi dobbiamo rimanere sinceramente sottomessi  al  decreto, e dobbiamo prendere anche questo avvenimento dalle
tutta la sincerità e devozione del cuore mi sono sottomesso  al  decreto, senza conoscerne o ricercarne i motivi. Furono
a segno tale contento, che altrettanto non fui innanzi  al  decreto: la mia coscienza non mi rimprovera nulla: « Deus
che non posso comunicare ad una lettera. La vostra supplica  al  Papa, benchè giunga tardi, farà buon effetto. Nei disegni
dei due opuscoli; benchè questi fossero stampati e noti  al  Papa prima che mi ordinasse di prepararmi ad essere
in lui, nè troppo rattristarci di ciò che avviene.  Al  Signore è piaciuto non solo che venissero poste all' Indice
cose, e la mia causa stessa l' abbandono intieramente  al  Signore, da cui viene ogni cosa e per la causa del quale ho
voleva che io mi sottoponessi, con sincerità di cuore,  al  decreto dell' autorità competente, senza badare al modo
cuore, al decreto dell' autorità competente, senza badare  al  modo straordinario col quale venne emanato e alle eccezioni
della maggior nostra umiliazione e pratica uniformità  al  suo volere, sarà quello di poterci presto rivedere;
affine d' evitare i luoghi infetti di colera, restituirmi  al  nido di Stresa. Io non so più nulla dell' affare del
diverse occupazioni che mi sottraevano il tempo destinato  al  carteggio cogli amici. Nel sottomettermi, come ho fatto con
Nel sottomettermi, come ho fatto con pienezza di cuore,  al  decreto emanato dalla autorità competente e riuscitomi del
ed alle circostanze, e quindi che io sottometteva ogni cosa  al  giudizio supremo della Chiesa stessa, che n' è il vero
finora, prefiggendoci d' andare ad assalire i bramini,  al  che fare si esige moltissimo studio delle loro filosofie,
ai loro bramini, non si fa niente o poco rivolgendosi  al  popolo senza attaccare i bramini stessi, se non
conquistate alla fede, e questo è un lavoro duro e lento,  al  quale si esige anche molto ingegno, perchè quelle loro
questioni, l' una fin dove, preparandosi a favellare  al  popolo, possa giungere la confidenza nel divino soccorso,
la vita, e ne restava ancora. Conviene dunque dimandarla  al  Maestro, e non cessare mai di dimandarla con intensissime
sua luce, o la fraintenderebbero, se Iddio non dirigesse  al  vero la loro intenzione. Una cosa nondimeno io vi dirò
1.29) »: è una raccolta di precetti dei Santi intorno  al  vero modo di predicare, e vi troverete anche cose che fanno
ma certo da quel Cristo Signore, nel quale siccome membra  al  capo siamo incorporati, e il quale vive di vita immortale e
Voglia, mio carissimo amico, trovare alleggerimento  al  suo gravissimo dolore in queste belle e preziose verità, e
riceviamo l' una e l' altra cosa dalle stesse mani amorose:  al  doppio regalo corrispondiamo con doppio amore, cioè coll'
cristiano, vi ha eletto fra quelli che si debbono dedicare  al  suo più stretto servizio, e arrivare alla perfezione della
cui l' anima infervorata trae e anela, siccome l' affamato  al  cibo più ghiotto. Sollevatevi dunque, carissimo figlio,
pregare molto e, se non lo facciamo da vero, veniamo meno  al  nostro dovere, falliamo al nostro fine, ci pasciamo di
facciamo da vero, veniamo meno al nostro dovere, falliamo  al  nostro fine, ci pasciamo di vento, non possiamo avere
filosofia, o in altra scienza profana, senza pervenire fino  al  Vangelo, in cui sta la salute, è somigliante a chi si
altresì, sommettendo il collo in tutto e per tutto  al  giogo santissimo della religiosa disciplina ed obbedienza.
voglio dire all' anima vostra, non tarderei di richiamarvi  al  Noviziato. Ma spero che voi compirete tutti i miei
tutti i miei desiderŒ, svegliando voi stesso, e dandovi  al  servizio del Signore con nuova lena e vigore.
di preghiere e di supplicazioni, e di umili confessioni  al  Signore dei nostri peccati; e dobbiamo perciò congiurarci
inclinato all' orazione, domandate anche questa grazia  al  Signore, che è la grazia delle grazie; e se vi sforzerete a
Maria Santissima sia il vostro rifugio, stringetevi  al  suo patrocinio, ed abbiate viva fede nella sua pietosissima
ci conforterà, e ci rallegrerà assai più che non faccia  al  cuore dell' avaro un monte tutto d' oro e di gemme che gli
stessi, è giusto che ne prendiamo orrore; ma se guardiamo  al  nostro Creatore e Redentore Iddio, è impossibile (colla sua
rassegnazione le nostre angustie, e in esse ci consoliamo  al  pensiero di rassomigliarlo da lontano e di compensarlo in
perfectum habet », e arreca a noi stessi, se ci pensiamo  al  vero suo lume, l' indicibile contento d' essere così suoi
di questa terra, un bene eterno. E` un sentimento intimo  al  cristianesimo espresso in quelle parole del Salvatore: « «
che dee pur reggere tutto l' uomo in ogni suo fatto, e  al  quale tutti gli altri principii vogliono essere
penitenza, e, se non c' è emendazione, deve dichiarare  al  fratello francamente che va a scrivere al Provinciale e
deve dichiarare al fratello francamente che va a scrivere  al  Provinciale e successivamente al Generale; i quali
che va a scrivere al Provinciale e successivamente  al  Generale; i quali indubbiamente lo sosterranno a qualunque
. Se nelle correzioni il Superiore deve conservare  al  maggior segno la testa fredda, e dichiarare in un modo
i diversi atti co' quali avevo procurato di soddisfare  al  volere della Sua Santità medesima per quanto aveva potuto
docilità quanto per mezzo di Lei mi si richiedeva di nuovo:  al  qual fine pregavo Vostra Em.za d' indicarmi le proposizioni
egualmente impossibile il fare un' operetta in opposizione  al  noto libro. Onde non mi resta che tornare a supplicare,
una linea, nè ho mai fatto un passo per appianarmi la via  al  Cardinalato. Io considero quest' onore come un peso
e la piena mia sommissione alla santa Sede Apostolica e  al  Sommo Pastore della Chiesa. Vostra Em.za in fine alla sua
che ho di tempo, alla debolezza delle mie forze, ed  al  sapere che siete provvedute di un Superiore pieno di
il modo d' ubbidire, ma dà il comando, poi lascia fare  al  suddito, e il suddito che ha più spirito d' intelligenza si
comando stesso sia più o meno generale, e lasci molte cose  al  buon giudizio di chi lo riceve. In tal caso il suddito deve
Generale dell' Ordine, perchè anch' egli è soggetto almeno  al  Papa; ma tuttavia l' ubbidienza lascia un campo libero a
il ricevimento de' Ss. Sacramenti e l' assistenza  al  Santo Sacrificio, col maggior fervore, tenerezza,
in tutto quello che distrae la mente e si oppone  al  detto stato di raccoglimento e di presenza di Dio, è
in Dio, la quale, se la volontà da se stessa non si dà  al  male, non si perde più per nessuna azione esterna. Convien
certe persone sante, che mentre sembravano tutte occupate  al  di fuori, esse conversavano internamente col loro Dio e
impediva, anzi le aiutava a far meglio quello che facevano  al  di fuori, come viceversa, quello che facevano al di fuori
facevano al di fuori, come viceversa, quello che facevano  al  di fuori non le frastornava da quella interna affettuosa
d' ottenerlo nel Noviziato, devono procurare di ottenerlo  al  più presto. Ma oramai passiamo alla 3 quistione. Questa
nel non attribuire a se stessi quello che appartiene  al  solo Dio, od agli altri uomini, di modo che umiltà non è
che l' uomo sappia ancora che la gloria non appartiene  al  nulla, ma al tutto, epperciò non voglia alcuna gloria per
sappia ancora che la gloria non appartiene al nulla, ma  al  tutto, epperciò non voglia alcuna gloria per sè, ma voglia
perchè è contraria alla verità e giustizia, ed attribuirla  al  buon cuore di chi la dà, che non bada alla misura. Per
come quelli di cui non appartiene ad essa il giudicare, ma  al  solo Iddio; il che insegnò Gesù Cristo con quelle parole: «
giudicare, e non sarete giudicati ». E in fatti, l' esporsi  al  pericolo di giudicare a torto sinistramente de' proprii
giurisdizione vescovile e la stretta unione e sommessione  al  Capo universale della Chiesa, condizione necessaria ad un
abbandoni la sua Diocesi per arrecare un bene maggiore  al  regno di Dio sopra la terra. E a questo fine intenderà
che meglio vedono dove possono produrre un maggior frutto  al  padrone della vigna. E così fecero sempre i santi Vescovi,
il corpo religioso colla debita discrezione e deferenza  al  giudizio de' Superiori, acciocchè egli si conservi nello
Istituto delle opere appartenenti alla gloria di Dio ed  al  bene della Chiesa e dei prossimi, l' Istituto le adempia in
sacerdoti secolari della Diocesi hanno promesso ubbidienza  al  Vescovo; ma conviene vedere la cosa in pratica non in
temporale; ora dall' attacco alla famiglia, alla patria o  al  luogo in cui tali sacerdoti si trovano; ora dall' ambizione
ufficio. I membri dell' Istituto della Carità promettono  al  Signore nella loro stessa professione di essere
dell' Istituto, questo non pregiudica, anzi giova molto  al  bene da ottenersi; avendo egli, se così gli piace, negli
famiglia. Le vie del Signore sono ammirabili e superiori  al  pensar nostro: dobbiamo adorarne la Maestà, e non
(anch' io ne farò e farò fare): quelle che facciam  al  presente, stavano davanti alla mente divina prima che
le ascoltava. Ricordiamoci che non c' è nulla di più caro  al  Signore che una grande confidenza in lui. Questa confidenza
fra questi vantaggi le lodi pur troppo sempre pericolose  al  nostro amor proprio, colle quali in voce e in stampa molti
e più cari le tante orazioni che per me s' inalzarono  al  Signore da un gran numero di fedeli, studiosi e seguaci
profitto da queste avversità, parendo che molto non giovi  al  profitto dello spirito quel dolore che così poco si sente.
che il Signore nella sua misericordia riguarderà piuttosto  al  mio desiderio di approfittare della tribolazione, desiderio
tribolazione, desiderio che a lui solo debbo, piuttosto che  al  grado del patimento. [...OMISSIS...] 1.51 « Militia est
esercitandolo, qualunque sia, coll' intenzione di cooperare  al  bene morale e spirituale; è sempre la carità quella che vi
quando all' incontro senza sostener battaglie e far testa  al  male, specialmente uno che dovesse essere Superiore, non
Iddio ne ha preavvertiti tutti quelli che egli chiama  al  suo più stretto servizio con queste parole: « Fili,
se non allorquando la sua condotta lo rendesse dannoso  al  corpo de' suoi fratelli; onde questa stessa dimissione
onde co' suoi mortiferi argomenti vorrebbe condurci  al  termine da essere scacciati dal paradiso della virtù
dal paradiso della virtù evangelica, cioè dalla Religione.  Al  fine di vincerlo e svergognarlo, facendolo dare indietro,
i suoi seducenti discorsi; e però ribattere subito ,  al  primo sentore, tutti i pensieri i quali tendessero a farci
di consacrazione in questo Istituto; rinnovando spesso  al  Signore di voler vivere e morire in esso, con azioni molte
giaculatorie. Amare gli uffici umili , come cosa grata  al  Signore, e riprendere in noi ogni movimento di superbia, di
modo ad essi ritorna sopra di noi; e cooperare in ogni modo  al  progresso spirituale de' proprii compagni. Non avvilirsi
a riscontrare la pregiatissima sua lettera, e mi obbliga  al  presente di usare della mano di una fidata persona per
abitazione; così tutte le cose che cangiano, rimarranno  al  di sotto del luogo dell' anima nostra. Io so, mia
cose ripieno, che sono grandissimi difetti ed impedimenti  al  compimento dell' opera della nostra salute e perfezione
che, cominciando dal capitalista e scendendo sino  al  venditore a minuto, accresce sovente del cinquanta per
per cento il prezzo del prodotto, rimarranno interi  al  lavoro - le cagioni permanenti di miseria spariranno per
a quella di tutte l'altre parti d'Europa dove manca  al  coltivatore la proprietà della terra. Una razza
e dalla quale potrete, volendo, ritirarvi: non soggiacente  al  dispotismo dello Stato e d'una gerarchia costituita
che voi, se volete far opera di avvenire per l'elemento  al  quale appartenete, dovrete dare alle vostre associazioni.
superi. Voi potete contribuire coi vostri risparmi e dare  al  piccolo fondo primitivo un aiuto in danaro o un po' di
Le associazioni operaie che, in Parigi, nel 1848, ebbero,  al  loro fondarsi, sovvenzioni governative, prosperarono assai
da mantenersi sulla via comune e occuparsi di dare sviluppo  al  pensiero sociale? Ponete che ei si ribelli; ponete che egli
in oggi a ogni tentativo di miglioramento ,di proporre  al  consenso della Nazione, messa in libertà, d'esprimere la
educatore superiore a siffatta teoria, che guidi gli uomini  al  meglio, che insegni loro la costanza nel sacrificio, che li
meno per poter consacrare alcune ore della vostra giornata  al  progresso dell'anima vostra: avete bisogno di una
Essi son tali precisamente, perché non guardano che  al  benessere ,alle voluttà, alla potenza. Farvi migliori:
nel Cielo, o meglio che la terra sia una preparazione  al  Cielo, e la Società un tentativo di avvicinamento
e la Società un tentativo di avvicinamento progressivo  al  pensiero Divino. Ma ogni atto di Cristo rappresentava la
la virtù, il sacrifizio, l'amore; e siate virtuosi e pronti  al  sacrifizio e all'amore. Esprimete coraggiosamente i vostri
tutti gli aspetti che la definiscono. È questo l' ideale  al  quale dobbiamo tutti studiar modo d'avvicinarci più sempre
non vi s'accosti d'un passo, che non faccia corrispondere  al  progresso politico un progresso sociale ,che non promuova
vita quando è attiva e potente e può giovare efficacemente  al  progresso della Patria e dell'Umanità. Perciò che riguarda
economisti ,può farsi dalla Società: ogni suo intervento  al  di là è, per essi, sorgente di male. Se ciò fosse vero, la
degli operai, è il salario determinato anteriormente  al  lavoro e senza riguardi agli utili maggiori o minori che
che possa idearsi, quella che, dando come base economica  al  consorzio umano il lavoro, come base alla proprietà i
un certo numero di famiglie e d' uomini, uniti insieme  al  fine di dare un ordine pacifico alle loro reciproche
civile non può essere certamente se non di quella natura, e  al  più di quella estensione, che si trova esistere nella
il governo civile, in quel che riguarda il giudizio intorno  al  lecito ed al peccaminoso, dipende dalla Chiesa Cattolica. E
in quel che riguarda il giudizio intorno al lecito ed  al  peccaminoso, dipende dalla Chiesa Cattolica. E questo viene
l' indipendenza e la pretesa di giudicare in modo opposto  al  giudizio della Chiesa, o senza alcun riguardo a questo
origine veramente soprannaturale e immediatamente divina,  al  di sopra di tutte le autorità umane, dei regni e degli
ha da operare qualche cosa, si presentano naturalmente  al  pensiero due questioni distinte: E` lecita od illecita
l' onestà e la giustizia, e che non si sono ancora date  al  più abietto utilitarismo. Per tutte queste persone non può
in legge, pel solo motivo che gli sembri utile o conducente  al  comun bene; e tutti coloro che occupassero qualche carica
nessun riguardo a ciò che dice o giudica la Chiesa intorno  al  giusto ed all' onesto, al lecito e al peccaminoso, senza
dice o giudica la Chiesa intorno al giusto ed all' onesto,  al  lecito e al peccaminoso, senza riguardo alle sue
la Chiesa intorno al giusto ed all' onesto, al lecito e  al  peccaminoso, senza riguardo alle sue prescrizioni e ai suoi
professata dai cittadini, dunque è falso e contrario  al  sociale diritto il sistema della separazione totale dello
violarli egli stesso. E` dunque contraria alla religione e  al  buon senso quella separazione assoluta dello Stato dalla
senso? Importa l' Arbitrio del legislatore. Infatti dandosi  al  legislatore un potere incondizionato di far leggi, questo
Dio? Meno assai, perché questo potere non è che conseguente  al  potere divino, che lo ha istituito. L' Autonomia dello
fuori di quella dell' uomo o dell' umanità, e così venne  al  mondo la moderna Antropolatria . Dopo che l' uomo fu
ancora esaminare, se quei temperamenti che propongono,  al  di fuori d' ogni autorità e obbligazione morale e
morale e della religione, vorreste forse imporre voi stessi  al  vostro governo un' obbligazione. Non si riderà di voi, come
religione? Il vostro princìpio non ammette temperamento. Se  al  governo attribuite un' assoluta Autonomia, statevi dunque
maggioranza governi, le minoranze sono alla loro mercè,  al  loro capriccio. Niun avvilimento, niuna servitù, niuna
che conciliazione si può concepire? Quella sola tutt'  al  più per la quale colui che ha in mano il potere, vede
il discorso che vi tengono: « Volete far ritornare il mondo  al  medio evo: volete sacrificare i progressi della civiltà
i progressi della civiltà moderna: volete aggiungere  al  pastorale la spada: volete confondere le cose sacre con le
assoluta, essendo egli obbligato di seguire intorno  al  giusto e all' onesto, in tutta la sfera che abbracciano
e di questo è prova luminosa questo fatto, che ella resse  al  terribile urto di quella rivoluzione che scosse l' Europa
orgoglio umano, come non si arresta il sole nel suo corso  al  gracidare delle ranocchie. Le sole menti più deboli
libertà civile e politica. Fu provveduto in questo modo  al  povero popolo, provveduto ai deboli, a tutti; su questa via
procedere con una certa relazione armonica, resta che  al  presente cerchiamo quale deva essere l' armonia che accordi
che le disposizioni dello Stato riescano vantaggiose  al  fine della Chiesa, e le disposizioni della Chiesa riescano
Chiesa, e le disposizioni della Chiesa riescano vantaggiose  al  fine dello Stato. Sebbene questo sistema abbia tutta l'
potestà, uscendo dalla propria via, che diritta le scorge  al  proprio fine, per far troppo e quello che non le
la Chiesa con le sue disposizioni influisca direttamente  al  bene dello Stato: almeno di questo sistema io parlo. Ora
a disposizione dello Stato, ossia l' operare direttamente  al  fine di questo. Di poi lo Stato, occupandosi direttamente
direttamente di un fine diverso dal suo, intorno  al  quale egli non è giudice competente, perde la sua naturale
competente, perde la sua naturale libertà e s' espone  al  pericolo di commettere molti errori, come s' è veduto, per
congiunti, tutti d' accordo, e ciascuno da sé, cooperino  al  bello e alla perfezione morale di ciascuno e di tutti. Il
ma parte alla malizia degli uomini che ricalcitrano  al  proprio bene, parte all' ignoranza che non lo intende o non
legge atea è contrario alla logica, alla ragion giuridica e  al  buon senso. Ed anzi sembra che non si possa trovare un
e queste erronee; e che il legislatore, per elevarsi  al  livello del presente secolo, sia obbligato a supporre che i
l' odio di Dio e degli uomini non è quello che possa dare  al  legislatore un' intenzione retta che gli possa far
temporale del popolo, ma a questa condizione, che badando  al  bene temporale non sacrifichiate ad esso quello che al
al bene temporale non sacrifichiate ad esso quello che  al  popolo è ancor più caro, la sua religione ». Cotesti
dalla religione: anzi questa sta di continuo presente  al  loro pensiero: l' hanno presente, ma per distruggerla; e
propria empietà, aspirando a questo infernale intento, come  al  massimo de' loro desiderii, al più ardente de' loro voti.
infernale intento, come al massimo de' loro desiderii,  al  più ardente de' loro voti. Quanto più l' umanità svolse di
divenne più molteplice e più scaltra nell' uso dei mezzi  al  conseguimento dei suoi fini, tanto più anche gl' inimici
il più prudente e coperto, fu quello che essi applicarono  al  raffazzonamento delle società civili che dà materia alla
dalla Religione Cattolica, come se non esistesse  al  mondo »; o il princìpio « di restringersi bensì agli
possibile una tale supposizione? Si trovò mai o si trova  al  mondo una legge civile che abbia potuto essere coerente a
dell' astrazione, giudicano di quelle cose che appartengono  al  mondo concreto, e che sembrano persuadersi che sieno
il loro principio. Infatti il governo civile mancherebbe  al  fine della sua istituzione, se interdicesse a se stesso la
che è lecito ed utile: quello poi che è obbligatorio è  al  sommo lecito, è al sommo utile per tutti coloro che hanno
utile: quello poi che è obbligatorio è al sommo lecito, è  al  sommo utile per tutti coloro che hanno una morale e una
Quelli che spacciano una sì strana proposizione, contraria  al  fatto che tutti i governi restringerebbero il potere
è impossibile), questo sistema, che in altri Stati si vuole  al  presente introdurre, magnificandolo come un gran progresso
nelle nazioni, era il governo civile. Diedero dunque forma  al  loro concetto di una teoria politica. Nello stesso tempo
le stesse dottrine in forma di massime politiche, adulando  al  pari gl' imperanti, ed eccitandoli ad esercitare il potere
di favorire la libertà religiosa, ed è messo pienamente  al  nudo il suo vero fine, quello di stabilire nella società l'
ben lusingare la vanità filosofica di tutti quelli che sono  al  potere. Ma è dunque vero che un tale sistema lasci, come si
parte della Religione, ora metterà qualche impedimento  al  libero esercizio di lei, ora renderà impossibile ai fedeli
Il sistema della legge atea dunque contraddice direttamente  al  mandato che hanno ricevuto i governi dai popoli; insegna
o di usare la cautela, dettando queste sue leggi intorno  al  matrimonio, di non far nascere nessuna collisione tra il
di fare e disfare gli oggetti religiosi una o più volte  al  giorno. Lasciando dunque da parte anche queste religioni
In primo luogo dichiarano, che essi non negano punto  al  matrimonio la qualità di sacro, ma che esso nello stesso
concepire una simile distinzione: qual più contraria  al  senso comune? Chi può pensare che un uomo, il quale abbia
la medesima ». Ecco l' unica questione veramente importante  al  presente, da cui conviene che noi partiamo per risolvere l'
partiamo per risolvere l' altra delle leggi civili, intorno  al  matrimonio. E infatti supponiamo per un po' che il
noi dicevamo, che una legislazione civile qualunque intorno  al  matrimonio non può rimanersi indifferente rispetto ad una
ne fu scritto in occasione de' progetti di legge presentati  al  Parlamento piemontese. Che anzi, se ci fu mai legge che
progressi, nel corso di soli due anni (1793) giunse  al  tempio della ragione. E uno di que' legislatori del
una legge che stabiliva la libertà di coscienza, fu  al  tempo della Convenzione, e sotto questa legge di libertà fu
fece davanti alla Convenzione, il presidente della medesima  al  discorso del rinunziante rispose con tutta gravità che
di tali sistemizzatori possano essere utilmente richiamati  al  vero concetto della libertà di coscienza, e che meritino d'
degli altri governi, non pochi di simil tempra, che furono  al  mondo) proibì sotto pena di morte il Cristianesimo, c' era
di sapere se le leggi civili debbano essere subordinate  al  principio della libertà di coscienza, o se la libertà di
così in astratto, trasse in inganno anche persone non prive  al  tutto di fede religiosa, ma inette a cercare il fondo delle
fondo delle questioni. Quando la Francia, facendo ritorno  al  culto cattolico, abolì quelle leggi che erano state dettate
stessa atea. Se nella gravità di quella discussione intorno  al  divorzio avesse trovato grazia la logica, questa avrebbe
che lo condannano. I legisti ricorreranno qui probabilmente  al  male inteso e mal applicato princìpio dell' uniformità
solo sulla bocca dei legisti e dei filosofi che arrivano  al  governo; comparisce financo sulla bocca dei politici
dal legale e dal filosofico. Quando gli utilitari sono  al  potere, essi cercano di guadagnarsi quei partiti ne' quali
delle volte ne' tempi nostri s' associano, come dicevamo,  al  partito irreligioso, che essendo più violento, facilmente è
delle quali una sola è vera e l' altra è falsa.  Al  nostro tempo non mancano i princìpii, ma le società civili
uguali in faccia alla legge »: che cosa significa? Questo,  al  solito, non si dice mai. Tutt' al più si traduce quel
cosa significa? Questo, al solito, non si dice mai. Tutt'  al  più si traduce quel principio in altre parole egualmente
abito si dovesse desumere dalla statura minima assegnata  al  soldato, e ciò per non creare un privilegio a favore de'
tutta la terra, che tutti si riconoscono come appartenenti  al  medesimo corpo sociale, aventi le stesse obbligazioni, gli
tempo la potenza e l' autorità dello Stato, mettendola  al  di sopra delle cose divine ed umane. Schiavi del rispetto
di una gran debolezza di carattere morale), si mettono così  al  sicuro di non apparir troppo religiosi e un tantino
essenzialmente libera anche sotto il ferro, ed ella sola dà  al  suo seguace la vera indipendenza e il coraggio dell' uomo
dalla licenza, considerando essi come mezzo opportuno  al  loro intento la confusione stessa de' concetti. Tutto
una politica abbietta e dispregevole; si crede guadagnare  al  governo l' affetto del popolo abbandonandolo alla licenza e
riconoscono l' esistenza d' una morale, ma l' apprezzano  al  di sopra di tutte le cose. Esistendo agli occhi di questi
cosa di rispettabile, per un titolo insomma inerente  al  vizio stesso? Ovvero, volete dire che l' autorità del
tutti gli atti viziosi, potendovene essere di quelli che  al  fine della società civile non s' oppongono, almeno
i quali nuociono gravemente alla società civile ed  al  suo fine; per ciò appunto è da dire, che il governo civile
questa è la seconda questione che noi accennavamo intorno  al  diritto e al dovere de' governi civili, di reprimere la
seconda questione che noi accennavamo intorno al diritto e  al  dovere de' governi civili, di reprimere la licenza:
la norma della utilità, ma della virtù. Onde gli utilitari  al  governo devono di necessità considerare l' utilità propria
cui il Padre santificò » (cioè consacrò qual vittima  al  sacrificio) «e mandò nel mondo »(Joann., X, 36) ». Giovanni
Ms. fragm. de Paschate apud Petav. et Usser.) » afferma che  al  tempo suo (sec. III e IV) si conservava dalla Chiesa di
se nol trovano nei classici pagani. Non sanno elevarsi  al  pensiero, che S. Giovanni aveva ed esprimere nuovi dogmi, e
ciò che espressero gli Evangelisti fu detto da Cristo fino  al  valore d' un apice e d' un jota. - Il che vale anco per le
ogni punto di tempo è nel tempo; ma significa « fuori  al  tutto del tempo »; significa uno stato nel quale non entra
che quell' atto è eterno, cioè di una natura scevra  al  tutto dalla legge del tempo; là dove il suo effetto, almeno
altro; ma solo in quanto quell' atto si riferisce e riporta  al  primo istante dicesi creante , in quanto poi si riferisce
non dicono altro se non che il Verbo era anteriormente  al  principio del mondo: « Nel principio delle cose era già il
divino, che fa essere il Verbo, è intimamente congiunto  al  Verbo nell' eternità. Che se l' atto che fa essere il Verbo
logica rispetto all' effetto, e il padre rispetto  al  figlio, benchè siano termini relativi di maniera che non vi
convien dire che esse, coll' indicare il Verbo preesistente  al  mondo, intendono esprimere il rapporto di anteriorità
fu generato il Verbo, fu ordinato il mondo; l' ordine  al  Verbo è essenziale, al mondo no), « « e dalle cose antiche
fu ordinato il mondo; l' ordine al Verbo è essenziale,  al  mondo no), « « e dalle cose antiche prima che fosse la
ed equilibrava i fonti delle acque; quando tirava intorno  al  mare il suo termine e poneva la legge alle acque acciocchè
pei tempi, dice che quella divina Sapienza si sollazzava  al  cospetto di Dio in ogni tempo, perchè l' atto suo eterno
atto Iddio si beatifica. Questa Sapienza che si riferisce  al  mondo e che Iddio possiede nel suo Verbo, al quale l' atto
si riferisce al mondo e che Iddio possiede nel suo Verbo,  al  quale l' atto creante si riferisce come l' artefice
l' atto creante si riferisce come l' artefice riferisce  al  proprio concetto l' opera sua, è poi quella di cui fa parte
niuna cosa esclusa: e molto meno ogni altro verbo era  al  principio. Che se quel Verbo che era al principio è il
altro verbo era al principio. Che se quel Verbo che era  al  principio è il Verbo per sè, quindi ogni altro verbo è tale
e così meglio si conoscono, e più agevolmente si prestano  al  ragionamento; giacchè i nessi fra esse e le notizie più
nuovo. Sant' Agostino, per fare in qualche modo intendere  al  suo popolo il significato di questo vocabolo « parola di
che Platone attribuisca in alcuni luoghi la creazione  al  verbo di Dio, «logos» (In Timaeo, e in Epinomide - vedi le
la creazione contro gli epicurei che attribuivano ogni cosa  al  cieco azzardo «(La‰rt., VII - Tertull., Apolog., XXI) ».
Filone parla anche egli d' un mondo intelligibile anteriore  al  presente, esemplare nella mente di Dio, da cui Dio ritrasse
giudizio, un verbo della mente. Se noi paragoniamo l' idea  al  verbo della mente umana, noi troviamo che l' idea non è già
Quindi rispetto a questi enti l' essenza è cosa diversa  al  tutto dalla sussistenza; non sussistono per propria
e l' oggetto veduto, e però non sembra potersi applicare  al  modo con cui Iddio apprende ed intende se stesso; laddove
contingenti. Le idee dunque dei contingenti appartengono  al  Verbo, ma non le cose contingenti, le quali non sono se non
in qualsivoglia modo limitato. Qui si presentano facilmente  al  pensiero due questioni. La prima: « La divina potenza
Ancora si obietterà che in tal caso Iddio non era libero  al  creare e non creare. Rispondesi che la libertà di Dio è
d' alcun discorso, ma gli fu sempre presente ed appartiene  al  Verbo divino. Queste due ultime proposizioni esigono
i diversi significati di questo greco vocabolo convengano  al  Verbo. S. Girolamo a Paolino scrive di questa voce «logos»:
Triade augustissima, tanto se lo si consideri rispetto  al  Padre, quanto se lo si consideri rispetto alle creature.
Consideriamolo sotto entrambi questi aspetti. Rispetto  al  Padre . - Primieramente la parola Verbo si applica a
soggettiva di ragionare, nel qual senso non conviene  al  Verbo, se non in quanto il Verbo origina in noi questa
». Osservano alcuni Padri che la parola «logos» conviene  al  Figliuolo, perchè questo procede dal Padre «apathos», cioè
sussistenti, procede dall' animo, e però meglio conviene  al  Figliuolo la denominazione di Verbo. Tuttavia non è al
al Figliuolo la denominazione di Verbo. Tuttavia non è  al  tutto vero che il verbo dello spirito umano procede senza
laddove il Verbo di Dio non reca immutazione di sorta  al  Padre a cui è essenziale. S. Gregorio Nazianzeno e S.
il significato del «logos» in sè considerato ed applicato  al  Verbo: cioè che, come il «logos» è intimo all' uomo, così
il «logos» è intimo all' uomo, così il Figliuolo è intimo  al  Padre. La quale analogia ha maggior forza, se per «logos»
stessa di venire illuminata; quest' essenza è straniera  al  soggetto uomo che pronuncia il verbo, anche quando l' uomo
per essenza morale, e che perciò abbia per essenza amore  al  mondo. Onde l' atto stesso essenziale alla divina
parola pronunciamo tutte le sussistenze finite in quanto  al  nostro sentimento appartengono. Il pronunciarle è il
la propria ignoranza, onde chiudono la porta in faccia  al  Verbo che loro si manifesterebbe se lo volessero ricevere.
dallo Spirito Santo pronunciarono e scrissero intorno  al  Verbo di Dio, così le loro parole non potevano essere
e della salute che questo avrebbe data agli uomini venendo  al  mondo, benchè fosse cosa inspirata dallo Spirito Santo e si
fosse cosa inspirata dallo Spirito Santo e si riferisse  al  Verbo divino, contenendo un lume interno celeste, tuttavia
non può dare la percezione del Verbo, nè di cosa che  al  Verbo assomigli; e che questa perciò deve venire da una
a S. Pietro la divinità del Verbo incarnato, attribuendosi  al  Padre l' operazione dello Spirito, perchè questo dal Padre
soprannaturale del sapere, giacchè ottimamente ciò che è  al  dissopra della natura si colloca metaforicamente nei luoghi
l' evangelista incominciasse ad annunziare il Verbo salendo  al  principio di tutta quella sapienza che fu data agli uomini
mi hai dati »(2) ». E quantunque il Padre tragga gli uomini  al  Figlio (3), tuttavia questo traimento è nell' ordine dell'
stesso fonte tratte le loro dottrine filosofiche intorno  al  Verbo, e che i nuovi Platonici le avessero prese
nell' antica e nella nuova legge, si riducano tutte  al  Verbo divino, sieno appartenenze di Lui, e quindi
appunto per ciò quelle verità sono molte, laddove il Verbo,  al  quale però si riducono, è uno. Noi dobbiamo svolgere l' una
prospicere ». Tutte le verità rivelate adunque si riducono  al  Verbo come in loro principio nel quale sono eminentemente
operazione . 4 Vi aveva altresì la promessa della venuta  al  mondo del Verbo qual soggetto e persona, il che non importa
Le quali cognizioni dell' antica Chiesa intorno  al  Verbo divino rendono plausibile ragione come la
in cielo, sicchè tu possa dire: Chi di noi può salire  al  cielo e indi tradurlo a noi perchè l' udiamo e l'
cui sta eziandio sulla bocca dei Cristiani che pronunciano  al  di fuori ciò che sentono al di dentro. Di che si vede che
dei Cristiani che pronunciano al di fuori ciò che sentono  al  di dentro. Di che si vede che quello, che era sermo,
Santo è tale che per esso si sente, non solo l' ispirazione  al  bene, ma lo stesso ispirante; sicchè non si dubita che l'
fu riserbato specialmente all' ultimo degli Evangelisti,  al  diletto discepolo. Si deve aggiungere che dal Verbo viene
partire da ciò che è per sè manifesto, e venir poscia  al  manifestato; partire dal lume e venire all' illuminato. E`
adunque il Verbo prima di tutto, e poi discorrere da questo  al  Padre, è l' ordine logico, pel quale deve procedere la
la scienza cristiana. E S. Giovanni ci conduce tosto  al  Padre dicendo: « « e il Verbo era appo Dio » ». Iddio qui
che la parola Dio si suol applicare in primo luogo  al  Padre come quello che è il principio fontale dell' altre
quello che le antiche carte dissero della sapienza che  al  Verbo si riduce: « omnis sapientia a Domino Deo est, et cum
adoperarne molte, acciocchè una supplisca in qualche modo  al  difetto dell' altra. Conviene adunque vedere il valore di
per l' unione ipostatica col Verbo, e collocata vicino  al  trono di Dio. Ciò si scorge nel Salmo CIX, che comincia: «
si scorge nel Salmo CIX, che comincia: « « Il Signore disse  al  mio Signore: siedi alla mia destra » »: dove il Signore,
siedi alla mia destra » »: dove il Signore, cioè Dio, parla  al  figliuolo di Davidde, come sappiamo dal Vangelo (1), cioè a
dunque a cercare il valore delle altre tre espressioni, che  al  Verbo divino appartengono. Ora nessuna di esse, presa in
Padre è nel Figliuolo »e che « il Figliuolo è nel Padre ».  Al  che soccorre la parola appo . Perocchè questa parola, come
agli uomini. Onde, salendo l' Evangelista colla sua mente  al  di là di tutte le opere esteriori del Verbo, prima di dire
di Eunomio, il quale insegnava che il Figliuolo fosse  al  tutto dissimile dal Padre, quando invece, secondo l'
riepilogo che fa l' Evangelista delle cose dette intorno  al  Verbo a tagliare le vane sottigliezze degli Eunomiani, e di
preferì dire, che « tutte le cose furon fatte per esso »,  al  dire esso fece tutte le cose? Quale è qui il proprio
negativa, oltre il dare una maggior forza di asseveranza  al  discorso e recidere ogni cavillo sul significato di ciò che
concetti accessorii ed obliqui che sempre si accompagnano  al  principale in ogni discorso e in ogni proposizione, spesso
per esso » », perchè il Verbo non è una causa subordinata  al  Padre, ma ad esso uguale; e perchè le cause subordinate
tutte le cose, è « « appo Dio » », cioè consustanziale  al  Padre, come vedemmo. Nelle cose create ancora si distingue
Quindi l' uomo argomenta col suo pensare imperfetto e  al  tutto inadeguato, che Iddio nel produrre dal nulla il mondo
sapienza e virtù, non ha luogo se non relativamente  al  pensare dell' uomo, nè è una parte di questa che è
appropriato, in quanto che la sapienza si suole attribuire  al  Verbo, perchè il Verbo procede per via d' intelletto e
appare ad evidenza che l' Evangelista ha parlato in un modo  al  sommo proprio ( propriissime fuisse locutum ). Poichè chi
allora s' intende che il Padre opera tutto quello che opera  al  di fuori pel Verbo, non solo perchè in questo vede le
ella è comune a tutte e tre le persone e s' attribuisce  al  Verbo soltanto in un senso appropriato . Ma se ella si
atto onde pronuncia le cose non è di tempo posteriore  al  Verbo, perchè in Dio non vi è tempo, ma tutto si fa ivi
è, come abbiamo veduto, un pronunciamento; ora, rispetto  al  principio, con un pronunciamento di Dio come intelligenza,
loro principio, cioè nel modo onde avvennero. Rispetto poi  al  termine, la generazione importa che il generato riceva la
le cose sono fatte, ma quello altresì che le fa unitamente  al  Padre ed allo Spirito Santo. Laonde, essendo le cose create
alla sussisistenza loro propria e soggettiva fuori  al  tutto del Verbo (3). Che la creazione dell' Universo sia
che fu annunziata in un modo iniziale e negativo fino  al  cominciamento della rivelazione. Il Verbo, secondo l'
nel qual luogo il testis fidelis et verus si riferisce più  al  Verbo come oggetto, cioè come quello che fa conoscere, e il
quello che fa conoscere, e il principium creaturae Dei, più  al  Verbo come sussistente ed efficace operatore. Se non che le
delle cose contingenti. Conviene adunque vedere come  al  Verbo convenga l' appellazione di principio . A lui
considerata in se stessa, e il principio relativamente  al  modo nel quale l' apprendono gli uomini. E tanto l' uno che
», e così parimenti in tutte l' opere delle sei giornate.  Al  che alludendo il salmista dice: « Verbo Domini coeli
cieli visibili. Onde S. Paolo disse che fu rapito  al  terzo cielo, che è l' ordine delle cose spirituali ed
e le corporee, ovvero: Iddio creò le cose che appartengono  al  cielo, l' universo angelico, e quelle che appartengono alla
pel Verbo di Dio. La questione dunque che si offerisce  al  pensiero si è: « perchè la produzione delle sostanze si
avere una materia preesistente, e questo non appartiene  al  creare; altro è il dare quelle prime forme e quel qualunque
(2) ». La sussistenza adunque, ogni sussistenza si riduce  al  Verbo come a principio, in quanto il Verbo è sussistente,
ogni forma delle cose risplendente nell' idea si riduce  al  Verbo come a principio in quanto il Verbo è oggetto, cioè
minore del Padre, come deliravano gli Ariani (1), ma uguale  al  Padre, come quello che ha l' identica sussistenza, e però
nostram (3) », le intende come dette dal Padre  al  Figliuolo, e que' Padri dissero di conseguente che nella
era lontanissimo dalla mente di quel Concilio il sottoporre  al  Padre il Figlio o farlo di lui inferiore: chè anzi la
vero quel luogo del Genesi è atto a confutare gli Ariani,  al  quale intento l' adoperò Cirillo d' Alessandria, osservando
e dal Figliuolo. Il Padre conosce d' aver dato ogni cosa  al  Figliuolo ed allo Spirito Santo pel Figliuolo, ed ama se
ed ordinativa, alla quale il Verbo presta l' esemplare  al  Padre. Conviene ben ritenere che queste due maniere di
se il Padre, il Verbo, e lo Spirito Santo si separassero  al  tutto fra loro, cesserebbero d' essere Dio, non essendovi
comune a tutte e tre le persone, e perciò si attribuisce  al  Padre come quello che è sussistenza divina in quanto la
come quello che è sussistenza divina in quanto la comunica  al  Figliuolo, unitamente col quale la comunica allo Spirito
alle cose, e nel Verbo non cade che come oggetto, non come  al  tempo soggiacesse lo stesso soggetto Verbo. Dell' eternità
considerare il Verbo divino. Perocchè la vita si riferisce  al  Verbo in quanto è sussistenza, e la luce si riferisce al
al Verbo in quanto è sussistenza, e la luce si riferisce  al  Verbo in quanto è oggetto, termine dell' intelletto
« « Siccome il Padre ha vita in se stesso, così diede anche  al  Figliuolo avere vita in se stesso »(1) ». E dice « in se
agli uomini, pei quali è anche la via di pervenire  al  loro beato fine, contenendo in sè tutta la legge morale,
via, e la verità e la vita » », soggiunge: « « Niuno viene  al  Padre se non per me »(3) ». E nel testo greco in queste
il Padre ha in se stesso vita, così egli diede anche  al  Figliuolo avere vita in se stesso » ». Nella persona del
dal termine della vita: questo termine non vien dato  al  principio vivente dal di fuori, non è cosa di natura
dal di fuori, non è cosa di natura diversa e straniera  al  principio vivente; ma la vita, il sentimento è nello stesso
sia la stessa sussistenza divina che il Padre comunica  al  Figliuolo in generandolo, scorgesi in quelle parole: « «
« « Siccome il Padre ha vita in se stesso, così diede anche  al  Figliuolo avere vita in se stesso » ». Parlasi dunque d'
vita in se stesso » ». Parlasi dunque d' una vita comune  al  Padre ed al Figliuolo, o piuttosto parlasi di vita
stesso » ». Parlasi dunque d' una vita comune al Padre ed  al  Figliuolo, o piuttosto parlasi di vita puramente. Ora vita
animale, che consiste nel sentimento animale, che dà vita  al  principio senziente. Questa vita è unicamente soggettiva,
che consiste nel sentimento intellettivo che nasce  al  contemplare la verità e la bellezza, o si rinviene nella
anche in Dio dobbiamo riconoscere qualche cosa d' analogo  al  puro sentimento soggettivo, anteriore logicamente all'
perchè non ha oggetto nè termine: qualche cosa d' analogo  al  sentimento oggettivo che nasce alla contemplazione o veduta
o veduta dell' oggetto: qualche cosa di analogo  al  sentimento morale che sorge dalla perfetta consensione del
sentimento semplice, ossia la vita reale, si può attribuire  al  Padre; il sentimento intellettivo, ossia la vita
il sentimento intellettivo, ossia la vita intellettiva,  al  Figliuolo; e il sentimento morale, ossia la vita morale,
semplice sentimento è comunicata ad un' altra persona, cioè  al  Verbo: e quindi le due persone del Padre e del Figliuolo.
e che questo sentimento identico, in quanto appartiene  al  Padre abbia il suo oggetto nel Figliuolo, e in quanto
se stesso; di maniera che questo sentimento è appropriato  al  Figliuolo, perchè è proprio del Figliuolo il somministrarne
sola spirazione; perocchè è la sussistenza divina comune  al  Padre ed al Verbo, ed essente nell' uno e nell' altro, che
perocchè è la sussistenza divina comune al Padre ed  al  Verbo, ed essente nell' uno e nell' altro, che amando se
amore efficace pienamente è la spirazione unica comune  al  Padre ed al Figliuolo, il cui termine è la sussistenza
pienamente è la spirazione unica comune al Padre ed  al  Figliuolo, il cui termine è la sussistenza amata come tale,
sussistenza senza relazione a se stessa, ma ad altro, cioè  al  soggetto sensitivo di cui ella è termine. Laonde S. Tommaso
egli in certa maniera le considera come viventi, non però  al  modo de' Manichei, dobbiamo osservare che la materia,
ciò che esiste come termine suppone un principio,  al  quale sia termine e nel quale esista. Il qual principio non
termine che quello dell' atomo stesso, non quale apparisce  al  di fuori a' nostri organi sensorii, ma qual sarebbe
senza considerazione delle persone, e per approssimazione  al  Padre, nel quale l' essenza divina sussiste come nel
all' essenza considerata posteriormente (in ordine logico)  al  Verbo generato; che, essendo per sè oggetto, può solo
un' appartenenza del Verbo, perchè tutto ciò che appartiene  al  Verbo è increato, non è fatto ma è eterno. Alla quale
qual noi concepiamo essere la materia) comunicata dal Padre  al  Verbo, risulta la vita intellettiva comune e identica in
è triplice: di semplice sentimento, che s' appropria  al  Padre che la comunica, con tutto il resto; la vita
con tutto il resto; la vita intellettiva, che s' appropria  al  Figliuolo non perchè ella non sia dell' essenza divina, ma
per Verbum Dei vivi (3) », attribuendo la vita a Dio, cioè  al  Padre onde il Verbo procede e onde riceve la divina natura;
« « Deus vitae meae »(4) »; e nel Deuteronomio dice Mosè  al  popolo che « Iddio è la sua vita (5) ». Ma quando si tratta
che fu fatto da Dio a noi sapienza »(6) », attribuendo  al  Padre la missione del Figliuolo, perchè dal Padre viene
primo uomo fu costituito non già nel solo ordine naturale,  al  quale nulla più si esige che l' essere come oggetto ideale
ma ben anco che fu costituito nell' ordine soprannaturale,  al  che si esige che l' essere come oggetto, dato ad intuire
come oggetto, sia reale, e quindi abbia in sè vita: onde  al  primo uomo fu fatta una cotale comunicazione dello stesso
cum sit splendor gloriae et figura substantiae ejus (3) ».  Al  che si riferisce altresì quello che già nelle antiche carte
uomini: onde la sapienza oggettiva di Dio, che riducesi  al  Verbo, chiamasi « virtù di Dio », e la comunicazione di
all' imagine di Dio, secondo la quale era fatto, cioè  al  Verbo divino lucente nella sua intelligenza, al che fare
fatto, cioè al Verbo divino lucente nella sua intelligenza,  al  che fare non trovava ancora alcun ostacolo di peccato. Nè
bene soprannaturale, ma la grazia di Cristo, e comunicata  al  Cristiano da Cristo per mezzo del suo spirito, è un ajuto,
l' Apostolo quando paragona la Chiesa di Gesù Cristo  al  corpo umano (4). Di questo mistico corpo Cristo è il capo,
dobbiamo dimostrare alcune altre differenze che conseguono  al  principio da noi posto della differenza prima fra lo stato
e ciascuno porta il massimo frutto comparativamente  al  grado di volontà che gli è data, perchè tutta quella
umiltà: così in pari tempo usa di tutta la sua potenza, non  al  male, ma al bene, non alla morte, ma alla vita di quello
in pari tempo usa di tutta la sua potenza, non al male, ma  al  bene, non alla morte, ma alla vita di quello entro cui vive
e più o meno com' egli avesse voluto. La scelta lasciata  al  suo libero arbitrio era nell' occuparsi più o meno al
al suo libero arbitrio era nell' occuparsi più o meno  al  godimento onesto de' doni naturali, ovvero più o meno alla
il Verbo gli stava presente e Adamo potea rivolgersi  al  Verbo, piuttostochè fosse impresso nell' anima sua e la
creavit Deus ut faceret (1) ». La quale benedizione data  al  giorno settimo, chiamato la requie del Signore, e la
o certo un invito a' primi padri di consacrare questo tempo  al  riposo dalle occupazioni terrene e alla contemplazione
le dette operazioni, ma partono da un altro principio verso  al  quale egli tiene ragione quasi di attivo istrumento. Quindi
morale avvenuto pel peccato, l' essersi reso l' uomo inetto  al  fine per cui fu creato. Da questo principio muove S. Paolo
di Cristo, cattiva l' uomo, lo spoglia della sua libertà  al  bene perfetto: e questo debilitamento o spogliamento della
stesso l' evitarlo. Non è già che l' Apostolo non conceda  al  libero arbitrio del figliuolo di Adamo il fare anche
da Dio, onde solo potevano averlo, e Iddio li abbandonò  al  loro reprobo senso, il quale, già originalmente viziato,
». Or questa stessa superbia soprastante, anzi crescente  al  colmo nel fondo della corruzione, faceva sì che, nel mentre
dal demonio posseduto ed investito. Così, nel congiungersi  al  demonio per mezzo del cibo, aspirò alla somma grandezza
nulla da sè solo, di avere una natura guasta che ricalcitra  al  bene morale perfetto, e che concupisce contro lo spirito;
si arrestò a' due primi, non fece il terzo dell' ubbidienza  al  creatore, si fermò a voler solo la propria grandezza fisica
che li produce. Quindi i miracoli succedevano più frequenti  al  principio quando si dovea propagare il Vangelo, ed ancora
le cose dell' universo avvengono dirette dalla Provvidenza  al  bene e al perfezionamento dei Santi: [...OMISSIS...] , dei
universo avvengono dirette dalla Provvidenza al bene e  al  perfezionamento dei Santi: [...OMISSIS...] , dei quali ha
figlio di famiglia che è bensì padrone, ma subordinatamente  al  Padre che è il vero padrone, sentimento espresso dall'
darsene briga o fastidio, ogni qual volta gli bisognano  al  proprio fine soprannaturale che solo apprezza come vero
le ricchezze non corrotte e non corruttibili promesse  al  Cristiano dalla voce di Cristo in un altro tempo, di cui
nell' uomo incorporato a Cristo, rispetto ai beni umani ed  al  miglioramento di sua condizione, perchè sentendo di
è opera della santissima Trinità e s' attribuisce  al  Padre, dal quale procede il Verbo e con esso Verbo tutto
dal quale procede il Verbo e con esso Verbo tutto ciò che  al  Verbo s' unisce e forma un corpo con lui, quasichè i fedeli
intorno la benda corporea e tutte le macchie, perviene  al  cospetto di Dio nel Cielo de' Cieli. Per le cose poi che
a suo tempo venga distrutto e rinnovato colla risurrezione,  al  che si riferisce S. Paolo [...OMISSIS...] . Innumerabili
tutto avverso a ricevere esso battesimo, non volendo anzi  al  tutto riceverlo, l' effetto dell' impressione del carattere
e pel secondo, che vi abbia la volontà credente e docile  al  sentimento di Cristo, qualora questa vi possa essere; e se
di estinguere l' uomo. Ma l' uomo nuovo Cristo, immune  al  tutto dal peccato, non potè venire menomamente in balìa del
adamitico, e solo Gesù Cristo per se stesso è inaccessibile  al  demonio, onde potè dire: « Venit enim princeps mundi hujus,
affetto e la buona disposizione all' evangelio della pace,  al  che richiede l' Apostolo che l' uomo abbia i piedi calzati,
animalità, e col gioco de' fantasmi traendola a pensare  al  male e allettandola a volerlo. Quindi due nemici dell'
e la fanno pensare malamente e conchiudere alla falsità ed  al  male; 2 l' animalità che incita l' uomo, non senza opera
considerare che l' uomo col peccato si era reso inutile  al  gran fine pel quale Iddio l' aveva creato, che era quello
e fin anco divinizzandolo (coll' unirlo ipostaticamente  al  suo Verbo), e così renderlo oggetto d' adorazione agli
superbi della loro eccellenza di natura, non credettero  al  misterio della divina parola, e parve loro un intollerabile
parte opportuno per dar all' uomo occasione di sollevarsi  al  Creatore prestandogli fede ed obbedienza: il che era un
a questa, acquistare la perfezione morale coll' ubbidienza  al  divino comandamento intimatole in passato, la quale la
a Dio medesimo. Vinta da questo falso consiglio, credette  al  seduttore, e negò fede all' eterna verità, e così cadde
fortuna. Così da una parte l' uomo naturale si rese inutile  al  fine della creazione, onde Iddio non aveva più cagione di
e guastarlo, e condurlo più prontamente alla morte e  al  peccato che è lo stimolo (1). Se così fossero restate le
mezzo col quale il Creatore medesimo voleva dar compimento  al  suo misericordioso disegno. Egli spiegò dunque il mistero
a suo tempo la Vergine che doveva schiacciare il capo  al  serpente (2). In questa Vergine s' incarnò per opera di
atto di gran virtù, perchè era un rinunziare generosamente  al  proprio; era un atto di virtù, perchè in tale stato d'
servitori; esigendo finalmente che tutto ciò che appartiene  al  bene eudemonologico si brami e si aspetti come un effetto
tipo e il realizzamento d' ogni perfezione, non provvedesse  al  proprio esaltamento, non usasse della divinità che
consiste. Questa dunque fu l' opera commessa dal Padre  al  Figliuolo mandato da lui nel mondo; questa volontà del
infinita di Dio Padre da cui procedo, e da cui sono mandato  al  mondo. Or questa volontà del Padre era ella una volontà
Per adempire dunque questo mandato, e mostrare il suo amore  al  Padre (e nell' amore, come dicevamo, sta la forma morale
nulladimeno moriva non costretto, ma per ispontaneo amore  al  Padre: il quale amore tuttavia era una necessità morale, e
spontaneo sacrificio della vita. Onde la morte di Cristo fu  al  tutto spontanea ed effetto d' amore: ma, perchè questa
anima mia per riprenderla ». Ora l' amore, che il Padre ha  al  suo Verbo come essenzialmente amabile ed amato, è la
fisico alla sua umanità languente acciocchè fosse riserbata  al  sacrificio della croce. Onde Cristo morì da parte sua due
appagato. Queste due cose erano state predette e promesse  al  Figliuolo nelle antiche Scritture, e particolarmente nel
Salmo che narra queste promesse così: « « Disse il Signore  al  mio Signore: Siedi alla mia destra fino a tanto che io
battere in sul terreno il capo di molti. Egli s' abbevererà  al  torrente della strada: perciò alzerà il capo »(2). » In
» In questo magnifico e sublimissimo Salmo il Padre dice  al  Figliuolo che ha consumato il suo sacrificio, e che s' è
che ha consumato il suo sacrificio, e che s' è abbeverato  al  torrente della tribolazione e della povertà: « Sorgi e
alla mia destra ». Ecco la prima parte della mercede dovuta  al  Figliuolo: l' assunzione all' immortalità ed alla gloria
Dove scorgesi che l' espressione adoperata da S. Giovanni  al  cominciamento del suo Vangelo, apud Deum, conviene, benchè
dei peccati. Ma non bastava a Cristo il restituire  al  genere umano, già divenuto preda della morte, la vita sua
ascendendo nell' alto menò captiva la captività, cioè tolse  al  demonio il dominio sopra gli uomini e li fece captivi a se
tornava loro conto ch' egli se ne andasse di questo mondo  al  Padre « Quia vado parare vobis locum. Et si abiero et
a cui sono indivisamente uniti. Di che S. Paolo attribuisce  al  Santo Spirito la consapevolezza che noi abbiamo d' esser
dice, [...OMISSIS...] Dice finalmente che i suoi discepoli  al  lume dello Spirito Santo lo vedranno anche quand' egli sarà
che se essa porta seco delle macchie leggere viene addetta  al  fuoco che la purga e rimonda, e, tosto che è resa netta e
presto a godere Iddio? E come, ancor più, può egli sembrare  al  vero conforme quello che dice l' Apostolo, che, se non vi
sensazione, nè fantasma, nè può fare alcun atto sensitivo,  al  che si richiede l' organo corporeo; e di conseguente non
e però tutte possono essere ravvivate da Dio, in relazione  al  quale perciò vivono (3). Veniamo alla seconda questione:
Ora Cristo in altro luogo dice de' suoi discepoli parlando  al  Padre: « Ego in eis et tu in me (2). » Se dunque Cristo è
la vita gloriosa dopo la resurrezione, e dopo l' ascensione  al  Cielo (due gradi della stessa vita), la quale è la stessa
ha un altro essere, un' altra vita nascosta e  al  tutto misteriosa: e questa vita è per comunicarsi al mondo,
e al tutto misteriosa: e questa vita è per comunicarsi  al  mondo, dat vitam mundo: dà al mondo, che ha perduto la vita
questa vita è per comunicarsi al mondo, dat vitam mundo: dà  al  mondo, che ha perduto la vita in Adamo, una vita di forma
confuso in tutti i suoi tranelli, dispose l' Eterno di dare  al  mondo riconquistato un altro albero della vita, assai
La fede è il principio della salute: essa dà il diritto  al  battesimo e agli altri sacramenti. Se questi non si possono
Samaritana: « Si scires donum Dei, » il che sembra alludere  al  mistero eucaristico, giacchè la stessa parola eucarestia,
nulla di ciò che gli ha dato. Ora, che cosa il Padre diede  al  Figliuolo? Lo dice altrove in quelle parole: « dedisti ei
è altresì un dare la ricognizione pratica e l' adesione  al  Figlio percepito. Questi, dice Cristo, ha la vita eterna .
perchè l' essere naturale e glorioso di Cristo gli rimane  al  tutto nascosto, acciocchè sia oggetto della fede, e s'
» E tuttavia anche questa si attribuisce convenientemente  al  Padre, a cui s' attribuisce la creazione; e conviene poi al
al Padre, a cui s' attribuisce la creazione; e conviene poi  al  Padre in proprio, in quanto il Padre genera il Figliuolo, e
della ragione umana, cioè l' essere ideale: si attribuisce  al  Padre altresì la conservazione e la provvidenza delle cose,
uomini sembrano incontrare nella vita minori tentazioni  al  mal fare. Ma le immediate ed efficaci disposizioni al
al mal fare. Ma le immediate ed efficaci disposizioni  al  ricevimento di Cristo e del suo Vangelo, pei Gentili erano
Redentore del mondo, su cui si fondasse la fede in esso. E  al  Padre s' attribuiscono queste verità rivelate, perchè,
si riducevano, e il Padre che genera il Verbo e lo manda  al  mondo produceva con ciò stesso tuttociò che al Verbo
e lo manda al mondo produceva con ciò stesso tuttociò che  al  Verbo appartenesse: onde Cristo non si contentò di dire: «
una disposizione ancora precedente alla fede, precedente  al  credere in Cristo. Quando l' uomo udì dal Padre, quando l'
mondo viva, è il pane della vita; cioè quel pane che darà  al  mondo una nuova vita immortale ed eterna. Vi ha dunque una
che ci abbia un' azione, un effetto dell' eucaristia  al  di là di questa nostra vita naturale, sicchè le anime
Cristo si limita ad accennare quell' umore che dà la vita  al  corpo naturale, giacchè era scritto: [...OMISSIS...] E poco
di Cristo, che vive in forma di pane e di vino, opera  al  di là di questa vita, e dà all' anima separata, come all'
vita, e dà all' anima separata, come all' anima unita  al  corpo, una vita misteriosa in Cristo che non può venir meno
nella vita presente, gli verrà somministrata nella futura  al  punto della sua morte, e così avrà la vita in se stesso:
come abbiamo veduto, l' eucaristia ha degli effetti anche  al  di là di questa vita, e Cristo stesso disse che entrato nel
a' santi dell' antico testamento, quando Cristo discese  al  limbo, potè Cristo comunicare se stesso sotto la forma di
questo passo che incomincia: « Jube haec perferri, » appone  al  capitolo questo titolo «: De profunda quorumdam
pure esser fratello secondo la divinità. Quindi, in onta  al  demonio, egli esalta e magnifica quel figliuolo dell' uomo,
me et ipse vivet propter me . » Il Padre dà la missione  al  Verbo d' incarnarsi, in generandolo, ed il Verbo incarnato
vita non fu potuto profanare nè dal demonio nè dall' uomo.  Al  frutto dunque dell' albero della vita, che nella prima
ed occulta, è quella vita colla quale il Padre provvide  al  Verbo incarnato, quando si consigliò di abbandonarlo
anima e la divinità; laddove il battesimo congiunge l' uomo  al  corpo vivente di Cristo, ma non pone nell' uomo tutto lo
la sua risurrezione e completata dopo la sua ascensione  al  Cielo, e che comincierà pel cristiano dopo la resurrezione
in se stesso, e quindi egli non ha che una vita inutile  al  conseguimento del suo fine che è l' immortalità. Perduta la
morte naturale, e oggimai più non muore; così noi morti  al  peccato viviamo di vita perenne: [...OMISSIS...] Anche l'
Anche l' Apostolo S. Pietro attribuisce il morir nostro  al  peccato alla morte di Cristo, e il nostro risorgimento alla
e all' uomo dal di fuori per una operazione anteriore  al  nuovo vivente ch' ella produce. Quindi se del battesimo è
Gesù Cristo vuole che sieno là appunto dov' egli si trova  al  cospetto della nuda e svelata faccia di Dio [...OMISSIS...]
lungamente nello stato di tenebre e d' inazione, cioè fino  al  tempo in cui Gesù Cristo avesse istituito il mistero della
ma dice che lo mangeremo, e lo mangeremo siccome pane, cioè  al  modo del cibo, e che sarà lo stesso pane eucaristico che
si apre e manifesta ed è mangiato absque ullo velamine .  Al  qual passaggio di Cristo, qual cibo, da uno stato nascosto
in questo luogo; perocchè, dopo aver detto che chi crede  al  Padre che lo ha mandato ha l' eterna vita e passa dalla
sua parola dee essere splenduta altresì a quelli che erano  al  limbo. La parola transiens s' avvera ancora in un altro
difficoltà sulla denominazione di pane degli Angeli data  al  cibo eucaristico. Gli Angeli non mangiano, non si nutrono
Quindi gli Angeli possono benissimo esser congiunti  al  loro modo al corpo eucaristico di Cristo, ad un modo che
gli Angeli possono benissimo esser congiunti al loro modo  al  corpo eucaristico di Cristo, ad un modo che non è
uomo, ma che, corrispondendo esattamente ed analogicamente  al  mangiare e all' alimentarsi dell' uomo, può colla stessa
del quale fu simbolo il pane e l' acqua recato dall' angelo  al  profeta Elia fuggente da Acabbo, di cui è scritto
e non avendone coscienza, o non potendoli sottomettere  al  potere delle Chiavi, ne vada ancor debitore; perchè quella
il divino suo corpo, poscia risorto, coll' ascensione  al  cielo si tolse agli occhi degli uomini. L' uomo,
di Cristo, e quindi è morto e seppellito e risorto e salito  al  cielo in ispirito con Cristo, come membro di Cristo. Il che
il nuovo e glorioso coll' ultima risurrezione: onde  al  presente dee fare tutte queste cose mediante la fede di cui
a tali sensi: quindi Cristo, nostra vera vita, è nascosto  al  presente in Dio, alla cui destra egli siede. Tuttavia voi
l' Apostolo vuole che abbiamo fiducia nell' ingresso  al  Sancta Sanctorum, che è la parte più santa del tempio
che è il giorno della morte, quanto quello che è ultimo  al  mondo, che è quello della finale risurrezione. Vi ha dunque
che nell' antico tempo, Cristo non essendo ancor venuto  al  mondo, non poteva operare colla sua umanità divina sulla
volendo quello che vuole Cristo diventiamo amabili  al  Padre che ama in noi le stesse cose che sono in Cristo e
gli Ebrei avevano la notizia di Cristo che doveva venire  al  mondo, ma non potevano avere il sentimento di Cristo,
il sentimento di Cristo, perchè, non essendo ancora venuta  al  mondo la sua reale umanità, non poteva questa agire sull'
nostra. Onde S. Paolo altrove dice, che Cristo venendo  al  mondo « illuminò la vita »: [...OMISSIS...] Quasi voglia
cioè della fede e de' sacramenti, diede all' anima, cioè  al  soggetto, di quel sentimento immortale ch' egli aveva nella
ch' egli aveva nella sua umanità congiunta ipostaticamente  al  Verbo, e così distrusse la morte, cioè quello stato dell'
sempre mista di molta oscurità. Onde, quando venne Cristo  al  mondo si adempì la profezia: « Eructabo abscondita a
ut et vos diligatis invicem (2), » e potè rassomigliarsi  al  Padre di famiglia che « profert de thesauro suo nova et
potevano salvarli dalla morte soggettiva, e dalla condanna  al  limbo: conveniva prima, che risorgessero e fossero edotti
quale ci è proposto dalla fede; onde il Signore soggiunge  al  « quia me amastis, » quest' altra parola: « et credidistis
appunto perchè doveva rivelarsi, aveva più di chiarezza;  al  presente poi la nuova fede è rivelata, e non rimane a
[...OMISSIS...] Della gloria poi, e non più della fede che  al  presente resta a rivelarsi, dice S. Pietro: « qui et ejus,
spirito, è nulladimeno unita ad una certa servitù quanto  al  corpo corruttibile. Similmente noi siamo già stati adottati
di Dio quanto allo spirito; [...OMISSIS...] ma, quanto  al  corpo aspettiamo tuttavia adoptionem filiorum Dei . Secondo
palese, dico primieramente che i veli che ci nascondono  al  presente il corpo e il sangue glorioso di Cristo sono gli
et misit in mundum (2), » facendo precedere, non quanto  al  tempo ma quanto al concetto, la santificazione alla
(2), » facendo precedere, non quanto al tempo ma quanto  al  concetto, la santificazione alla missione nel mondo, quasi
dallo Spirito Santo ad aderire all' Essere oggettivo, cioè  al  Verbo, che ella cedette intieramente a lui il governo dell'
nella sua parte nutritiva, assimilato alla nostra carne e  al  nostro sangue, egli è veramente transustanziato, e non è
Perocchè, quantunque Cristo abbia un solo Corpo,  al  presente glorioso, tuttavia, avvenuta la
avvenuta la transustanziazione, si può intendere che  al  Corpo glorioso si sia aggiunto qualche parte in esso
si può intendere che sia quella che diventa termine comune  al  principio senziente di quell' uomo che in grazia di Dio
senza passare in nutrizione, cessano dall' essere velo  al  corpo e sangue di Cristo, e tornata la sostanza materiale
» e il Santo Concilio di Trento lo dice « « un ineffabile e  al  tutto divino beneficio quo mortis ejus victoria et
et triumphus repraesentatur »(4). » Continuandoci dunque  al  discorso precedente, se egli è vero che il principio
chi riceve il corpo di Cristo con Cristo diviene somma ed  al  tutto ineffabile. Perocchè, quantunque non s' identifichi
del pane e del vino, soli accessibili naturalmente  al  senso dell' uomo; ma l' uomo battezzato è già congiunto con
la carne ed il sangue, cioè l' umanità di Cristo  al  Verbo che risplendeva nella mente, e tutto ciò, se l' uomo
ed istinto sensitivo di Cristo comunica dello Spirito Santo  al  sentimento ed istinto animale dell' uomo e lo tempera dal
animale dell' uomo e lo tempera dal male e lo governa  al  bene, e le carni e il sangue di Cristo comunicano pure del
avvera da parte di Cristo quant' egli disse nella orazione  al  Padre che pronunciò prima di patire: « Pater, venit hora,
e destinato alla morte, e buono solo a farne un sacrifizio  al  Signore, secondo l' Apostolo: [...OMISSIS...] tuttavia
dall' emissione dello Spirito e de' suoi doni che fa Cristo  al  fedele in quella misura che Cristo vuole e in proporzione
da quella piccola parte. Sicchè il corpo di Cristo rispetto  al  fedele non opera che spiritualmente, perocchè Cristo tutto
da parte sua tiene tutti i fedeli che si comunicano uniti  al  proprio corpo reale, quasi con altrettante funicelle, colle
Tutti adunque i fedeli mediante l' Eucaristia s' attengono  al  corpo di Cristo e formano un sol corpo mistico e tuttavia
Cristo procede da Cristo, fu quella che Gesù Cristo domandò  al  Padre nella sublime orazione che fece nel cenacolo:
specifica natura, quindi la loro medesimezza appartiene  al  solo ordine ideale ed oggettivo, ond' essi, avendo il modo
un' attività sua propria colla quale può più o meno aderire  al  termine. Il che si scorge massimamente nelle creature
e quasi potenzialmente (con che vogliam dire che  al  sentimento dell' uomo lo Spirito non si manifesta come
sopra la terra, che non faccia questa distinzione più volte  al  giorno, e che non sia sì persuaso della sua verità che non
Quando il povero affamato va cercando la limosina, e pensa  al  pane ch' egli non ha, crederebbe d' essere schernito, e
ma non ancor nella sporta, è perfettamente uguale di natura  al  pane reale che può acquetare i latrati del suo ventricolo.
tesori possibili e facendoli venir tutti ubbidienti innanzi  al  suo pensiero, come il pazzo d' Orazio. Il dire dunque che
L' ideale e il reale appajono chiarissimamente distinti  al  primo pensiero che ad essi si volga, ma poi quando,
dell' ideale e del reale, che non ha la menoma colpa  al  mondo della sua confusione. Colui dunque che filosofando è
un' altra conclusione, che sia veramente conforme  al  dettame della Filosofia, vengane che sa venire, dovessimo
confessare la nostra ignoranza. Noi diremo dunque così:  al  primo sguardo del pensiero si manifesta evidentissima la
ella si abbia una natura assai misteriosa e impenetrabile  al  veder vostro. Molte sono le cose arcane nella natura, nè
del reale, perchè attestata da tutto il mondo, ed evidente  al  primo pensiero; vogliamo dall' altra con tutto il coraggio,
avendole fatte, nè perciò detrarremo punto nè poco  al  vero già stabilito, che l' ideale è distintissimo dal
materiali e reali, come sono tele e colori, marmi e forme?  Al  sentire questa interrogazione da noi Filosofi, davvero che
sorriderebbero; giacchè non a' filosofi solamente, ma  al  mondo tutto è notissimo, che nè Raffaello potea colorire i
esistito un ideale corrispondente, dal quale sia venuta  al  reale, come da tipo o causa esemplare, la sua perfezione. E
la mente dell' artista, e che perciò non si giunge mai  al  solo ideale; che dunque non esiste l' ideale senza il
non vede senza il raggio, che ha bisogno di esso per uscire  al  suo atto; ma non è mica vero perciò, che l' atto dell'
artista forma nella sua mente un disegno, che poi eseguisce  al  di fuori colla materia, si dirà egli che abbia eseguito al
al di fuori colla materia, si dirà egli che abbia eseguito  al  di fuori la sua mente? La mente dell' artista non si può
la sua mente? La mente dell' artista non si può eseguire  al  di fuori, è già eseguita, è già sussistente: ma l' idea sì:
battello a vapore, noi abbiamo potuto dal reale salire  al  suo ideale; ed essendoci in questo modo formato l' ideale
che è un reale. Abbiamo veduto che ella non può riprodursi  al  di fuori di noi. Infatti, se supponessimo ch' ella si
Infatti, se supponessimo ch' ella si potesse realizzare  al  di fuori di noi, invece che l' inventore del battello a
come possiamo fare adesso che l' America si è avvicinata  al  continente antico da potervici trasferire in pochi dì. Di
capisce benissimo, che un uomo particolare e reale che vive  al  presente, non vivea un secolo fa, e pure un secolo fa egli
essere riproducibile e realizzabile, che manca intieramente  al  reale; è uno mentre questo è molti: è universale mentre
delle Scritture ad una autorità manifestamente contraria  al  loro sistema, invece di abbandonare questo sistema,
Allo stesso modo i nostri Filosofi. L' ideale contradice  al  loro sistema; dunque le idee non esistono, o sono anch'
ad esser contenti dei soli nostri sforzi per giungere  al  vero, e molto più di quella porzione di vero che ci
conosciuto, dunque, separato da questa entità, rimane  al  tutto inconcepibile: infatti niente si conosce dove non c'
se stessa, ma non mai a far conoscere un' altra idea, che è  al  tutto da lei diversa, e diversa per usare l' espressione d'
della sua corrispondente realità per isplendere nella mente  al  Canòva. Ed osservate, che quand' anco il Canòva fosse stato
stato sturbato dall' opera, e non avesse mai posto mano  al  colosso del Teseo, quell' idea non avrebbe meno illustrato
conosce la via per giungere a contemplare l' idea perfetta,  al  che non vale la mente del secondo. Poichè niuna idea si può
de' due si convenga attribuire la comparsa dell' idea. Ora  al  reale percepito, no certamente, perchè nemo dat quod non
vorranno necessariamente due atti, l' uno dei quali termini  al  puro ideale, l' altro pervenga fino al reale. Rimane ad
dei quali termini al puro ideale, l' altro pervenga fino  al  reale. Rimane ad investigare qual sia la natura di questi
maniera di sentire dicesi oggettiva , perchè ha un termine  al  tutto diverso dal sè intuente, e senza che involga alcun
qual è poi l' altro atto con cui il nostro spirito perviene  al  reale? Non può esser certamente un atto simile a quello che
di se medesimo ed ogni rapporto sensibile coll' intuente;  al  contrario sarà dell' atto con cui lo spirito giunge al
al contrario sarà dell' atto con cui lo spirito giunge  al  reale. Dunque il reale sarà lo stesso sentimento del
Se noi consideriamo il sentimento quale l' abbiamo  al  presente nella nostra condizione di adulti, più cose vi
può divisare con tutte le possibili particolarità; può dire  al  padrone: in questo palazzo che a voi piace di edificare
l' architetto lo ha concepito. Come parlava l' architetto  al  signore prima di metter mano all' opera? Questo e questo
suo infermo sia il cholera morbus, se egli non conoscesse  al  tutto il cholera morbus, e non l' avesse sentito mai
all' essere unico: la duplice sua potenza si riferisce  al  duplice modo dell' essere. L' una e l' altra potenza ha una
che egli è un' idea. No, anche qui c' è un errore simile  al  primo. Non è l' idea che si predica dell' albero, ma l'
anche prima che venga applicata dallo spirito  al  sentimento e che sia affermata di esso? Mai no. E che
che in noi preesista l' idea determinata e precisa che  al  reale corrisponde; ma basta, che preesista l' idea
indeterminata e illimitata, tuttavia non l' applichiamo già  al  reale in tutta la sua estensione e infinità, non la
nello spirito nostro l' idea determinata che  al  reale esattamente risponde, e con essa lo affermiamo,
idea determinata è commisurata appunto alla quantità e  al  modo del reale. Di qui si scorge che tanto se noi nell'
uguale, l' idea che a lui corrisponde. Quindi egli è  al  tutto indifferente che noi nell' atto dell' affermazione di
di un reale, e il monte d' oro è l' idea indeterminata e  al  tutto universale. Laonde se affermare un reale che ci cade
da noi intuita quella parte di esistenza che corrisponde  al  reale, quasi traendo un valor minore da un maggiore, dunque
reali; giacchè l' idea dell' esistenza indeterminata è cosa  al  tutto semplicissima e non pare ammettere separazione di
il nostro intelletto, e per quella abitudine di applicare  al  mondo ideale quei principj, quelle leggi che reggono il
medesima. Se si tirano altrettante linee dalla superficie  al  centro, lo stesso punto è il termine di tutte queste linee,
ideale corrispondente. Accoppiare l' ideale corrispondente  al  reale non è che intuire l' essenza dell' esistenza nel
quando intuisce le essenze non le produce. Diciamo ora  al  contrario, quando non le intuisce non le distrugge: se è
Se dunque lo spirito limita il suo sguardo che volge  al  mondo ideale, non ne vien mica che ne distrugga una parte,
dell' essere semplicissimo, egli tuttavia applicandola  al  reale sensibile la divida per così dire mentalmente e la
dell' essere, ma l' atto suo proprio, limita quest' atto  al  reale che vuol giudicare e affermare, commisurandolo all'
trasportare il sensibile nell' intelligibile, dicasi  al  contrario, che è più esatto, dicasi che si riporta l'
è più esatto, dicasi che si riporta l' essere universale  al  sensibile particolare; giacchè se il sensibile particolare
particolare; giacchè se il sensibile particolare è legato  al  luogo e al tempo per modo da non potersi trasferire
giacchè se il sensibile particolare è legato al luogo e  al  tempo per modo da non potersi trasferire altrove, l' essere
questo rapporto troviamo, che il piccolo quadrato applicato  al  gran triangolo determina nel triangolo stesso una piccola
semplicissimo dell' uomo a sopraporsi, per così dire,  al  reale sensibile; lo spirito dell' uomo ne osserva il
che si contiene e limita a veder quella parte che risponde  al  reale sensibile; e questa limitazione non è propriamente
che la conseguenza è lo stesso identico principio applicato  al  caso. Volete rivestito il medesimo vero di sensibile
stesso, di cui parlavamo: il fatto, dico, che pensiamo  al  reale già veduto e sentito anche dopo che nol vediam più e
vestigj della percezione. O l' uno o l' altro; o si pensa  al  reale per le idee che ne sono rimaste, o pei vestigj che ne
idee, noi l' abbiamo veduto, non bastano a farci pensare  al  reale; chè il reale nel suo proprio atto è fuori dell'
in noi fedelissime. Basteranno queste sole a farci pensare  al  reale? I nostri filosofi non ne dubitano: ma in che modo? -
nella mia mente, ovvero termina in queste città reali  al  presente da me distanti quattro o cinquecento miglia? - E
e perchè nel mio cervello non vi possono essere tutto  al  più che de' piccolissimi vestigj di queste moli sì grandi,
per me io non saprei separarmi da tutto il mondo per unirmi  al  vostro sentimento. A me ripugna il dire che tutto il mondo
Firenze - Ma ora io non vi domandavo ancora come pensiate  al  reale; io volevo prima di tutto, che fosse deciso il fatto,
che altramente sarebbero mere sensioni interne spoglie  al  tutto d' ogni virtù rappresentativa. Voi vedete, miei
sì, cioè si persuada che quella realità è . Ma in quanto  al  primo punto noi abbiamo veduto nelle precedenti lezioni,
idea e per l' idea; è in una parola quel sì, che pronuncia  al  dubbio che si propone se esista o no. Poichè la possibilità
del reale può venire gradatamente svanendo e scancellandosi  al  tutto, e questo è il caso appunto della dimenticanza, ed
presenti a questi discorsi, altre circostanze partenenti  al  luogo e al tempo, e tuttavia dell' uomo non si può forse
a questi discorsi, altre circostanze partenenti al luogo e  al  tempo, e tuttavia dell' uomo non si può forse raccapezzare
questo modo del reale, questa sua attività relativamente  al  mio sentimento appartiene ella alla cognizione dell' ideale
vestite, a sostenere l' una e l' altra tesi pro o contra  al  nostro assunto, dimostrando prima che è un restringere
accidente; analizza e sintesizza; applica l' universale  al  particolare, e così classifica, giudica, vede che cosa
giunti e far loro fare il camino contrario, rimettendoli  al  loro luogo nativo, ond' hanno lungamente peregrinato;
ideale, positiva e mista , secondo che ella si riduce come  al  primo suo fonte all' essere intuito, o al sentimento
si riduce come al primo suo fonte all' essere intuito, o  al  sentimento percepito, o all' unione dell' uno e dell'
non provano con questo che noi nol conosciamo, ma tutt'  al  più proveranno forse, che noi non ne abbiamo quella
ora me lo sapete dire: tutte quelle, che non somministrano  al  nostro pensiero niente di ciò che abbiamo sperimentato nel
saprei che quell' essere a cui penso non solo appartiene  al  genere degli animali, ma altresì alla specie degli animali
perfettamente uguali, allora io penso un ente con un' idea  al  tutto positiva, che noi per distinguerla da ogni altra
sostenuto, che se non conosciamo il sentimento in modo  al  tutto perfetto, lo conosciamo tuttavia in qualche grado: in
signori, a vedere come lo scibile che il Creatore largì  al  genere umano, presenti due aspetti che sembrano
altre ed altre cognizioni, altre ed altre invenzioni  al  patrimonio degli avi, o così temerario da predire che a tal
che quando la civiltà ed il sapere delle nazioni è arrivato  al  suo apice s' invecchia, quasi fosse corruttibile, e viene
che sono vere entrambe quelle proposizioni; dico rispetto  al  genere della cognizione ideale negativa, e rispetto al
al genere della cognizione ideale negativa, e rispetto  al  genere della cognizione positiva. Rammentiamoci quali sono
si considera quali sono gli strumenti datici dalla natura  al  percepimento delle cose. Questi, non uscendo mai dall'
vita presente, perchè in quanto all' elemento ideale e  al  negativo noi l' abbiamo anche in questa vita ed oggettivo
miei signori, se non perfezione soggettiva, cioè relativa  al  soggetto: e perciò che vuol dire cognizione relativa? Vuol
dire medesimamente cognizione soggettiva, cioè relativa  al  soggetto uomo. E poichè il soggetto uomo è finalmente un
soggettiva, se non cognizione delle cose che appartengono  al  soggetto? O finalmente cognizione di quelle cose nelle
voi dunque d' avviso, o sapienti oppositori, che intorno  al  soggetto e alle cose che gli appartengono, o nelle quali
oppositori risponderanno, che anche la cognizione intorno  al  soggetto e alle cose soggettive, si può oggettivare ed in
Eppure i sentimenti del soggetto sono tutti relativi  al  soggetto; e le cose che operano nel sentimento del
vera, e pure ella sarà sempre cognizione di cose relative  al  soggetto, e perciò soggettive, benchè coll' essersi rese
procede che se la cognizione non è assoluta ma relativa  al  soggetto, per questo essa non sia cognizione, o sia falsa,
quella di sapere se la cognizione soggettiva, cioè relativa  al  soggetto, sia in un altro senso oggettiva; poichè se ella è
chiaro che l' essere oggettiva e l' essere cognizione viene  al  medesimo. Laonde nel nostro discorso, miei signori, non si
si può fare si è tra la cognizione soggettiva cioè relativa  al  soggetto, e la cognizione assoluta . Ripetiamo dunque, che
può aversi una cognizione soggettiva, cioè di cose relative  al  soggetto, verissima, non fallace e ingannevole; ed anzi di
cognizione positiva, non è che soggettiva, ossia relativa  al  soggetto. Se v' ha dunque taluno, che giudichi e pronunci
d' ignorare; perchè vuol portare il suo giudizio temerario  al  di là della sua cognizione. Ma non solo erra chi ignora e
ad operare il bene; a provvedere alla nostra conservazione,  al  nostro sviluppo, al nostro perfezionamento, sì fisico che
a provvedere alla nostra conservazione, al nostro sviluppo,  al  nostro perfezionamento, sì fisico che intellettuale e
il lume della ragione. Il soggetto adunque, e le cose che  al  soggetto si riferiscono o cadono nel soggetto, non sono
ancora nelle prime riflessioni. Qual meraviglia dunque che  al  pensiero dei primi investigatori della natura ogni cosa
ogni cosa appaja mescolata col tutto; niente ci abbia  al  loro vedere di distinto, e la Filosofia così cominci col
sono all' incontro i caratteri che noi abbiamo assegnati  al  reale a noi sensibile e percettibile nell' ordine di
esso ha i caratteri opposti ai divini. Esso è soggetto  al  tempo, ma la natura divina non soggiace punto alla legge
Questa ricerca ontologica non appartiene punto nè poco  al  ragionamento presente. Ma come l' essere possibile, essendo
ma si afferma il reale come esemplato relativamente  al  possibile che è l' esemplare. Dunque nel sistema nostro non
per sempre divisi, inconfusibilmente distinti. Passiamo ora  al  sistema de' nostri avversarj, nel qual sistema la realità
natura fisica o spirituale, non è niente affatto inferiore  al  Teologo e neppure al Mistico più sublime, perchè di tutti i
non è niente affatto inferiore al Teologo e neppure  al  Mistico più sublime, perchè di tutti i suoi studj egli ha
Leucippo, Democrito, e quanti empj fur celebrati in mezzo  al  paganesimo o tra i Musulmani per uomini dotti,
potessero rinascere, maravigliati di tanta trasformazione,  al  vedersi unti sacerdoti e pontefici quelli che finchè
fede ed ogni culto, si dichiarerebbero troppo riconoscenti  al  signor Gioberti; nè esiterebbero per avventura un istante
perchè io suppongo, miei signori, che voi siate già  al  fatto di tutto ciò che scrissero i San7simoniani per
Siamo qui solamente per esaminare una verità importante  al  nostro studio, per riconoscere con mature ed imparziali
« Iddio è in tutta la scienza » confessando con ciò che,  al  presente almeno, la sua è una dottrina riputata
piaghe profonde. Onde non ci vorremo noi lasciare illudere  al  suono delle parole, ma col pensiero semplice e retto
Poichè egli è tuttavia certo che una strada conducente  al  panteismo, è il partir da Dio, e discendendo alle creature,
vengono deificando. Egli è evidente che entrambi riescono  al  medesimo risultato, benchè i termini da cui muovono siano
alla natura, e il dire che Iddio è tutte le cose, riesce  al  medesimo che a dire che tutte le cose sono Dio. Ora coloro
punto riconoscere questa seconda via per la quale si viene  al  panteismo, confondendo la natura necessaria colla
o per dir meglio, ci spiega per qual via egli pervenne  al  suo errore, ignorando dove tal via conduce. Poichè
vi dicevo, è ciò che nella prossima lezione servirà di tema  al  nostro ragionamento. Avete veduto, o signori, in qual
da lui professato e con che egli viene a riconoscere che  al  presente almeno quella frase nel senso datole è
sono l' oggetto dell' astronomia si possono concepire privi  al  tutto d' ogni materia e d' ogni realità? e in generale
del sapere, se non la realtà delle cose che si conoscono, o  al  più la cognizione di questa realtà? Onde se il signor
contingente (notate bene contingente) formi un oggetto solo  al  tutto indivisibile, oggetto del nostro intuito, il quale è
per ajutare la vostra memoria ve ne leggerò qualche passo.  Al  N. 3 del citato capitolo egli prende a confutare questa
lui sognata. Ma invece di trovare una risposta sì facile,  al  Gioberti piace rispondere così: [...OMISSIS...] . Io credo
stupirete a queste parole. Stupirete a sentire che vi fu  al  mondo un uomo che negò, che l' idea della concretezza sia
bianco. Io non ho mai saputo, che vi sia stato un tal uomo  al  mondo, e molto meno un filosofo; ma il signor Gioberti ci
già egli non sarebbe più bisogno di spendere tante parole  al  Gioberti per ispiegare come si conosca la realità
sia Dio stesso ». Ora è questa seconda questione che noi  al  presente trattiamo, e non la prima, e il Gioberti la
conoscer due cose, Dio e il corpo, il che si oppone troppo  al  senso comune per farcelo ingozzare; poichè niuno quando
Perocchè sarebbe un assurdo contrario all' esperienza ed  al  senso comune il dire che ognuno che conosce un corpo,
nella mente è quello stesso nè più nè meno che esse hanno  al  di fuori della mente; e al professor Tarditi fa colpa dell'
nè più nè meno che esse hanno al di fuori della mente; e  al  professor Tarditi fa colpa dell' aver distinti col Rosmini
ai panteisti tutti, siccome quello che mirabilmente giova  al  loro sistema. Nè sarà inutile raffrontare a questo
(se non solo forse per quell' astrazione che succede  al  primo intuito, e che, secondo il Gioberti, divide anche l'
e la creazione, senza che punto nè poco rechino offesa  al  suo panteismo, noi lo vedremo meglio fra poco. Facciamo ora
da un tanto errore, noi avremmo non solo provveduto  al  buon nome del suo autore, ma ben anco al buon nome di tutti
solo provveduto al buon nome del suo autore, ma ben anco  al  buon nome di tutti coloro che gli furono larghi di
le idee generiche: sovverrà che nella sua terza lettera  al  professor Tarditi, dopo aver pronunziato solennemente che
un solo pensiero, sia quello che ci fa conoscere cose così  al  tutto diverse: giacchè due sono indubitatamente gli oggetti
divina. Se questa è un oggetto del conoscere umano diverso  al  tutto da un corpo che l' uomo percepisce, si ha una natura
dir meglio nel Verbo, come le vedono i comprensori celesti,  al  che ripugna il fatto del nostro modo di conoscere per via
che Dio è corpo, o che il corpo è Dio; ciò che viene  al  medesimo. Riassumiamo, o signori, quest' argomento
e specialmente delle materiali, e questo è rinunziare  al  giobertiano sistema; ovvero conviene ammettere tutto quant'
le conoscono per via di percezione come le conosciamo noi  al  presente; benchè è da credersi che neppure ad essi sia
e per ispiegare il quale noi ricorriamo col Rosmini  al  sentimento, e all' essere ideale; laddove il Gioberti
Solo se noi vedessimo l' atto di questa causa unitamente  al  suo termine, conosceremmo certamente questo termine, ma nè
si prenda ciò che si vuole, e converrà sempre rinunziare  al  sistema giobertiano. Se si prende che le cose si conoscano
si conoscano per via di causa, argomentando; si rinunzia  al  sistema giobertiano, che sostiene, quelle conoscersi per
nella divina sua causa, converrà di nuovo rinunziare  al  giobertianismo, perchè il Gioberti dichiara di non voler
a chiamare Iddio Idea , ed alla frase consacrata e  al  tutto dogmatica « il Verbo umanato »affettare con profano
[...OMISSIS...] . Qui già Iddio è convertito nel fato,  al  quale lo stesso filosofo poco prima aveva attribuito la
taccia? O vi credete voi che questo suo zelo possa parere  al  pubblico del tutto netto e sincero? Il zelo puro e sincero
illudendo se stesso? Quando specialmente si considera, che  al  Panteismo contrappone come unico sistema vero il suo
dove non è alcun fuoco, mentre arde tutta la propria.  Al  che dimostrare maggiormente non ci vien meno, o signori,
« Errori » alla terza lettera diretta, come tutte le altre,  al  prof. Tarditi, fac. .2, egli scrive così: [...OMISSIS...] .
del panteismo, che è il principale argomento, di cui  al  presente ci dobbiamo occupare. Non è già che con quelle
o del panteismo? A vederlo conviene che noi attendiamo  al  modo onde egli ragiona in quanto al soggettivismo, cioè a
che noi attendiamo al modo onde egli ragiona in quanto  al  soggettivismo, cioè a quell' errore che il Rosmini denunziò
cioè a quell' errore che il Rosmini denunziò forse il primo  al  pubblico, e cui egli impose il nome. Egli dice così:
l' affermazione sì franca, diciamolo pure, e sì audace  al  suo solito, che, secondo il Rosmini, « « si distingue l'
Rosmini, il quale non parla d' idee divine che riduce tutte  al  Verbo, ed ancora sostiene che l' essere in universale è
del Supremo Essere (1). Dove io vorrei pure poter dare  al  signor Gioberti almeno lode di buona fede. Ma quando
e umana e divina, e il Gioberti se ne prevale per far dire  al  Rosmini, che l' essere ideale è nulla fuori dell' uomo; mi
o ricade piuttosto in capo allo stesso Gioberti. In quanto  al  Rosmini, voi sapete che egli insegna che l' essere ideale è
cioè le creature dal creatore. E qual panteismo v' ebbe mai  al  mondo che non sia rifuso in questo sistema? Dunque al
mai al mondo che non sia rifuso in questo sistema? Dunque  al  Gioberti si deve applicare, secondo la giusta logica,
in assioma filosofico (il che è andare certamente  al  di là dello stesso dogma), purgato interamente e pienamente
dogma a sanarlo. Nella lettera XI di quelle che dirige  al  professor Tarditi, ci narra la storia dei suoi pensieri,
(che che ne sia dello scetticismo che non appartiene  al  nostro discorso); e che all' incontro costruire l' edificio
nel vero [...OMISSIS...] . Ma ora all' opposto concede  al  prof. Tarditi senza contrasto, che costruire la scienza
umano sapere l' ente reale , e che il loro sistema riesce  al  panteismo. Quali sono, secondo il Gioberti, cotesti
Malebranche ed altri tali. Vedete, che interpretati  al  modo che fa il Gioberti, tutti cotesti autori riescono
Or questo non par probabile di uomini sì illuminati,  al  men rispetto ai due primi. Laonde noi ci atterremo, miei
come cosa propria di tal filosofia, e quasi non più comune  al  mondo cristiano, non somiglia egli al costume di que'
quasi non più comune al mondo cristiano, non somiglia egli  al  costume di que' panteisti che cercano d' illudere il
sue proprietà. Infatti il Gioberti dà il nome di proprietà  al  concreto ed all' astratto, all' individuale e al generale
proprietà al concreto ed all' astratto, all' individuale e  al  generale che ripone in Dio, là dove dice: [...OMISSIS...] .
bene tutto questo passo, molte cose, son certo, suggerirà  al  vostro spirito, miei signori, la penetrazione di cui siete
ch' egli intenda di prepararsi aperta una ritirata  al  suo bisogno, gittando in un altro luogo male a proposito
ordine in fatto diviene in tal modo un ordine soggetto  al  tempo, alla moltiplicità ed alla contingenza? G. Appunto. -
per la realità contingente nella sostanza, non però quanto  al  modo della contingenza, che nasce quando si separa colla
l' obbiettivo col subbiettivo da una parte va contro  al  senso comune ed alla ragione; dalla altra parte è un
infinita, è benissimo detto, miei signori, è frase immune  al  tutto da panteismo. Ma noi dobbiamo pur sempre domandare,
la creazione della cristiana Teologia, ma una creazione  al  tutto panteistica. Ma ciò che ho detto è pur poco verso a
narrando, come questo filosofo, benchè nè pure egli netto  al  tutto di panteismo, non sia pervenuto a tanta altezza.
cause seconde, il che è benissimo detto e consentaneo  al  comune sentire, giacchè la causa prima non ha bisogno per
e colà sparga a piene mani frasi magnifiche contradicenti  al  panteistico errore (1). Laonde il signor Gioberti scrive
panteisti, dichiaro non mancare nè pure questo carattere  al  nostro Filosofo. Noi l' abbiamo veduto, ma suggelliamo la
il primato. Ripetiamo, o signori, quello che abbiamo detto  al  cominciamento della precedente lezione, che se Vincenzo
cosa: ed ecco esclusa la creazione, ecco caduta di mano  al  nostro Filosofo anche questa parola, quest' arma impotente
maniera il suo principio di creazione, che più s' avvicini  al  cattolico insegnamento. Eccovi qua un luogo, signori miei,
l' idea generale appartenga alla mente, e il particolare  al  senso; ma solamente nell' ordine della riflessione, che è
dei sensibili . Non viene egli la voglia di rivolgere  al  signor Gioberti quella interrogazione, che assai male a
diversa, che l' uomo s' accorga dover esistere alcun che  al  di là di tutte quante le cose da lui conosciute, al di là
che al di là di tutte quante le cose da lui conosciute,  al  di là di tutti i confini del contingente; in una parola,
i confini del contingente; in una parola, dover esistere  al  di là del relativo, l' assoluto; ovvero che l' uomo possa
apertissima il dire che la natura percepisca quello che è  al  di là della natura. Ella ben intende che cosa a me suoni la
un' aria di non so qual misterio e profondità, gradita  al  lettore; ma a fondo considerato, quel modo di concepire la
modo di concepire la detta facoltà non trovasi conforme  al  vero, nè scevro d' intima contradizione. E di vero, come è
si possono dunque dare facoltà nell' uomo, le quali sieno  al  tutto straniere al sentimento; poichè l' uomo stesso, come
dare facoltà nell' uomo, le quali sieno al tutto straniere  al  sentimento; poichè l' uomo stesso, come io ho dimostrato
quali noi siamo ben certi, quando elle sieno poi prive  al  tutto dell' autorità della ragione, ed escluse dall'
delle potenze »dove, senza accennar nulla che si riversi  al  di fuori dell' ordine de' sentimenti e dell' intelligenza,
fidanza di esporre alla Signoria Vostra, per ubbidire  al  gentile invito che Ella me ne fa nella pregiata sua
ch' egli vide il « N. Saggio ». E l' aver dato in parte  al  medesimo favorevol suffragio, certo egli è per me un fatto
inteso alcuni brani del sistema: è necessario por mente  al  tutto, e por mente a ciascuna parte, giungere al fondo
por mente al tutto, e por mente a ciascuna parte, giungere  al  fondo delle questioni principali; ed in questo fondo non
politiche, le quali non mi sembrano nè vere nè utili  al  genere umano. Tale si è quella, peraltro speciosissima, che
surrogare, com' essi dicono, la capacità elettiva  al  diritto ereditario. L' utilità pubblica, ecco il fonte ond'
di appartenenza di Dio, per indicare appunto che unita  al  resto che forma la Divinità è Dio, ma non così precisa dal
cosa non è la cosa, e che l' ideale preso in opposizione  al  reale non è il reale. Il determinare poi che cosa sia l'
2. Per fatto di natura, l'uomo nascente viene raccolto  al  seno d'una madre. Già nei primi albori della vita,
fra loro. Ben quaranta specie di trifoglio daranno  al  botanico quaranta sensazioni distinte; ma per l'ignaro
tutto ciò lascia appena un'unica sensazione. Innanzi  al  figlio della società civile s'aprono tutte le terre e tutti
e soavi emozioni, il genio della società può ben superbire  al  paragone delle rare e povere armonie della selvaggia
uomo, e prima consideriamolo nel suo stato naturale, privo  al  tutto d' ogni lume soprannaturale. Quest' uomo può
sieno egualmente presenti il giusto e l' empio; tuttavia  al  giusto sarà più presente Iddio che all' empio, anche
ordine naturale; benchè nel solo ordine naturale non si dia  al  presente perfetta giustizia. Veniamo ora a quell' uomo che
quelli che segregati dal mondo sono chiamati e consacrati  al  suo speciale servizio. Voi dunque e tutte le vostre sorelle
conformare ad essa la nostra vita. [...OMISSIS...] 1.52 Se  al  Signore piace che la sua salute corporale sia ancora
che rendono utile allo spirito quello che è di peso  al  corpo. Certo, questo è l' intento dell' amorosa Provvidenza
non vorrei uscirne, se non fosse per uniformarmi di nuovo  al  divino volere. D' una cosa sola ho qualche pena, ed è il
punto il vero spirito e lo zelo del santo officio che Iddio  al  presente vi ha affidato; e non dubito punto, che qualunque
che sono quelle di Gesù Cristo, l' esaminarsi, l' andare  al  fondo del proprio cuore, facendo tacere ogni amor proprio
e un' illusione diabolica, che distoglie dal bene e conduce  al  minor bene ed al male, e che fa rinunziare ai doni della
che distoglie dal bene e conduce al minor bene ed  al  male, e che fa rinunziare ai doni della grazia e secondare
la natura, tendendo a questo lo Spirito Santo, e il demonio  al  contrario. E` una cattiva massima e una manifesta illusione
posti dal Creatore alla natura, e quindi si disubbidisca  al  Creatore. Una tale dottrina è suggerita dal demonio che
se stesso ad una lampada accesa che arde dì e notte  al  cospetto di sua divina Maestà: il che sta bene che si dica
pian piano purgandomi de' miei difetti ecc. »; quasichè  al  presente non ci siano più molti difetti: il che mostra una
pel Signore senza ingannarsi, ed ha acquistato diritto  al  suo aiuto, col merito di più d' aver annegato interamente
uomo, che a lui si consacra, e non lascia che sia tentato  al  di sopra delle sue forze. Chi vuole fare molto pel Signore,
ho raccolto il comune vostro desiderio di servire  al  Signore con fedeltà, i vostri combattimenti ed i vostri
non ismarrisca nel suo cammino, ma viaggi direttamente  al  suo termine; perciò m' è paruto dovervi essere cosa
essere la massima che più vi deva giovare aver presente  al  pensiero, e in ogni vostra operazione riguardare e
che avranno indebolito il sentimento e l' attaccamento  al  proprio stato, alla professione della vita perfetta.
un dovere gravissimo, cotesto amore e cotesto attaccamento  al  nostro Istituto e l' assidua cura di nutrirlo e di
e confermare voi stessi con ogni studio all' attaccamento  al  medesimo Istituto, non ho fatto altro che raccomandarvi ed
Natività di Maria, che avrà presentata la vostra offerta  al  suo Figlio. Ogni qualvolta al mistico corpo del nostro
presentata la vostra offerta al suo Figlio. Ogni qualvolta  al  mistico corpo del nostro Istituto s' aggiunge un nuovo
orazioni; poichè qual cosa altro ci resta da domandare  al  Signore, se non ch' egli ci aiuti e conforti a far ciò che
tessera, e il tesoro del minimo Istituto; l' aggregazione  al  quale non è in fine altro, che una risoluzione e promessa
1 Quali persone debbano essere le prime raccomandate da noi  al  Signore, e se queste sieno i parenti . Rispondo che non c'
un ordine determinato tra le persone che raccomandiamo  al  Signore, e perciò intorno a questo non si dee
carità, o ingenerare dei cavilli. 2 Se la condizione posta  al  n. 20 della lezione X possa ingenerare perplessità . No, se
la salute altrui, che deve sempre pregare con rassegnazione  al  divin volere, che per un maggior bene, talora non
maggior gloria. 3 Come si deducono le tre norme indicate  al  n. 15 dal principio generale della giustizia . E` ben
prima di tutto vuole che si facciano i doveri annessi  al  proprio stato: si sa già che questo è la volontà di Dio: e
modi d' orazione più facili nelle proprie circostanze, come  al  primo dei tre modi d' orare di s. Ignazio, o al secondo, o
come al primo dei tre modi d' orare di s. Ignazio, o  al  secondo, o al terzo. Si può anche usare questo metodo: 1
primo dei tre modi d' orare di s. Ignazio, o al secondo, o  al  terzo. Si può anche usare questo metodo: 1 fare una breve
vi nasce. Egli è certo che un uomo non può penetrare fino  al  fondo il cuore di un altro uomo, e spesso neppure il
e della nostra propria eccellenza, ma in modo subordinato  al  fine ultimo e in grado moderato che non faccia torto a
altro riflesso; e voi vedete che in questo già m' avvicino  al  vostro secondo quesito. Esaminiamo il diletto istintivo, e
proprio, e che talora non sono punto offese: una facilità  al  disprezzo degli altri: la gelosa cura dei proprii diritti,
perchè volontariamente s' accieca, lasciandosi abbagliare  al  fulgore della propria eccellenza non vera, ma creatasi
quello della propria e personale infermità e deficienza,  al  che guida e dà lume e forza la grazia di Dio. Eccovi, mio
due quesiti che mi proponevate; perocchè voi solo potete,  al  lume dell' eterna verità, fare una diligentissima indagine
movimenti del vostro cuore. [...OMISSIS...] 1.54 Giunsero  al  sommo grati a tutti noi i vostri buoni augurii, e ve li
troppo giustamente di me stesso, le ho sempre sottomesse  al  giudizio dell' Apostolica Sede, pronto a cangiarle,
di S. Tommaso che ho posta come epigrafe in principio  al  volume II: « Obiectum intellectus est ens vel verum commune
espressi in questa mia (e sono quelli che ho sempre avuto)  al  Santissimo Padre, e sopratutto ripetetegli la mia
verrò sicuramente a vedervi; intanto raccomanderò ogni cosa  al  Signore. La prima cosa, di tutte la più importante, è di
agitati dalla stessa incertezza. E` meglio dunque dire  al  Signore: « Io non mi conosco, voi solo mi conoscete;
avanti, pensare a far bene e meglio, senz' altro pensare  al  passato. Anche quando un' anima avesse la disgrazia di
ha un potere infinito, perchè è un' applicazione fatta  al  peccatore dei meriti della passione di Cristo; e avendo
prime notizie, trovasi obbligato di progredire dalle parti  al  tutto sintetizzando. Poichè, sebbene l' essere, che sta
e questi sono brani, o anzi particelle piccolissime,  al  confronto del tutto reale. Su queste adunque, e su queste
speculazione a ciò che è distinto, dall' indeterminato  al  determinato, dallo sconnesso alla cognizione dei nessi
si offerse da sè alla mente dei primi filosofi, e fino  al  presente si fecero sforzi e tentativi più o meno felici per
osservata; chè anche in questi filosofi si tratta dell' uno  al  modo antico intendendo sott' esso anco l' astratta unità,
Pitagorici; e i numeri subiettivati di Platone (quant'  al  mondo) furono di tre generi ben distinti: quelli che
come una cosa incognita. Il che è tanto vero, che anche  al  presente, in cui l' ingegno umano ha fatte tante analisi e
risponde alla diade o impari; 2 l' indefinito, che risponde  al  pari; e 3 l' uno (nel III significato), che risponde al
al pari; e 3 l' uno (nel III significato), che risponde  al  finimento degli enti ( «peras»). E si dicea che l' unione
della differenza (4), e si riducevano a due classi: cioè  al  pari, rappresentato dal primo pari, il binario; e all'
di sopra arrecati di questo dialogo. Ivi, avuto riguardo  al  processo dialettico, si osserva che da prima si presenta
che Platone chiama adulterino, e altri chiamano indiretto.  Al  che mi sembra che si riferiscano quelle parole di Proclo
o numero scompagnata. Tutto questo è applicato da Platone  al  procedere dialettico della mente. Ma allo stesso modo si
un subietto massimo, fu il Dio di Platone corrispondente  al  «to proton hen» dei Pitagorici (1). E a tutta questa
unità I significato) non poteva esistere, anzi era uguale  al  nulla, e però il «to hen» e il «ta polla» erano
ha una stretta analogia la dottrina di Archita intorno  al  quanto , che da Filolao (e probabilmente anche da Archita)
ma di composti degli uni e degli altri, onde diceva, che  al  composto appartiene massimamente l' esser sostanza (1),
di Pitagora già vecchio (6). Ma i Pitagorici poi ridussero  al  numero dieci tali coppie, che così da Aristotele s'
essi facevano violenza alla natura, per farla ubbidire  al  loro sistema numerico (1). La prima coppia adunque, il
e disordinata consideravasi come informe , benchè informe  al  tutto non potesse essere; ma andava priva di quella forma e
ricusa assolutamente di chiamare elemento « « quello che è  al  sommo grado universale, poichè è uno e semplice in molti, o
» ». [...OMISSIS...] . Il qual luogo è consentaneo  al  suo sistema, che in opposizione a Platone nega l' esistenza
l' ordine d' Archita e di Platone, che è consentaneo  al  pitagorico. L' inversione per altro che s' attribuisce ad
anche quello, che in suo essere è già formato e definito,  al  primo affacciarsi della mente umana si presenta come un uno
dire che il modo di essere delle cose sia uguale in tutto  al  modo di concepire della mente umana. E questa è una delle
così universali e formali, che convenissero ugualmente  al  concepire e all' essere delle cose; onde, quando applicano
concepire e all' essere delle cose; onde, quando applicano  al  primo lo stesso linguaggio, e poi l' applicano al secondo,
applicano al primo lo stesso linguaggio, e poi l' applicano  al  secondo, esso cangia di significato, e diventa equivoco ed
comincia, è definibile, e quest' è quello che dà occasione  al  lavoro dialettico; l' indefinito, in cui termina il lavoro
uno si deducevano dialetticamente degli altri uni simili  al  primo; per esempio, se era un genere quello su cui s'
la dialettica, si deducevano le specie. E dico uni simili  al  primo, in quanto che gli uni dedotti contenevano anch' essi
e indeterminato. Ora, continuandosi a tener dietro  al  carme « «peri physeos» » e dandogli un' interpretazione
(1). Ma è da considerarsi di più, che gli antichi, come  al  moto , così al dove davano un significato più esteso che
considerarsi di più, che gli antichi, come al moto , così  al  dove davano un significato più esteso che quello che si
il Mondo reale fu fatto da Dio come un solo vivente simile  al  Mondo intelligibile che è pure un solo animale
ed è diverso; e così rispetto all' altre cose, cioè  al  più, è il medesimo ed è diverso (sesta Antinomìa speciale).
non è uno. Dunque l' uno è un diverso all' altre cose, cioè  al  non uno. Ma in un altro aspetto l' uno è anche il medesimo
sèguita che, se l' uno si considera in quanto è identico  al  non uno, e il non uno in quanto è diverso dall' uno, non si
maggiore ne ha più, il minore ne ha meno. Dal numero passa  al  tempo , e dimostra la decima Antinomìa speciale, che cioè
stesso, cioè di quel che era. Ma il più vecchio è relativo  al  più giovane. L' uno essente dunque diventa più vecchio di
l' uno. Ora in una pluralità il minor numero è anteriore  al  maggiore, e l' uno è anteriore e perciò più vecchio di
dell' altro, onde quel che era più giovane comparativamente  al  più vecchio diventa più vecchio, e quel che era più vecchio
più vecchio, e quel che era più vecchio comparativamente  al  più giovane diventa più giovane (1). E poichè l' uno e i
Platone, i predicabili e i predicamenti appartengano  al  Mondo che ha presente, passato e futuro: all' ente in
di lui predicare nè pure l' esistenza, non può stare, non è  al  tutto (che è la prima delle due fondamentali ipotesi
questo differiscono: che nel « Parmenide », come conveniva  al  principale interlocutore, comincia dall' uno puro e ne
per illazioni d' una logica irrepugnabile s' era pervenuto  al  non ente, negato da Parmenide, di cui l' Ospite Eleate reca
quest' è l' ente del Sofista, che risponde alla sostanza o  al  supposito d' Aristotele. Ma l' altre cose che si predicano
erano lui, onde si potevano dire non enti, in opposizione  al  concetto puro dell' ente; poichè il dire che sono altri
medesimo (1); [...OMISSIS...] : come sta l' essere ideale  al  reale, così sta il discorso assolutamente vero, che si
sta il discorso assolutamente vero, che si fonda su quella,  al  discorso opinativo o verisimile, esprimente la persuasione
già vedemmo che l' analisi dialettica dell' uno conduce  al  concetto di tutto, sia reale sia ideale; e questo alla
la stessa Ontologia, siamo pervenuti alla Teosofia.  Al  che appunto s' appresero i neoplatonici (1). Plotino, che
« Sofista », non si possono unire, ma solo i diversi . Ora  al  puro uno, il due e qualunque pluralità è contraddittoria
imitare quello che è il medesimo [...OMISSIS...] , tendono  al  bene, è che l' uno è il bene (3). Cominciando dunque tutte
a costituir l' ente, ma sono posteriori e accidentali  al  medesimo. Nel che sembra esserci una contraddizione,
quinto: se qui non ci sono tutti i numeri, c' è però fino  al  numero cinque; e così ci sono abbondantemente gli elementi
e in questo genere contenuto. Riduce pure la scienza  al  genere del moto; e dice potersi ella ridurre anche a quello
da tutti gli oggetti speciali della mente, noi avvisiamo  al  concetto di una mente generica (1), che non ha niun oggetto
d' empietà e corruttele. Il qual delirio non potea piacere  al  forte ingegno del filosofo Licopolitano, che confutò co'
tutti i generi pone l' uno ( «to hen, to proton»), intorno  al  quale cade spesso nell' illusione dialettica de'
primo dunque dee essere anteriore a queste cose, superiore  al  bello ( «hyperkalon») e a tutte l' altre cose ottime (
riducono: perchè l' Anima è costituita dalle specie, onde  al  pari della mente la chiama specie (2), quando continuando
esser più idea, ma la stessa realità del mondo mutabile e  al  rivolgersi del tempo subordinato: perciò non divino. Si
dalla natura dell' Anima, non è più cosa che appartenga  al  mondo ideale, ma è il Mondo reale. Quindi tutte queste cose
vogliam notato nella dottrina di questo filosofo, essendo  al  tutto insufficienti quelle molte frasi che spesso adopera
o più debole, il che dipende dalla generazione, tende  al  bene, o si abbandona volontariamente alla materia: col qual
veniente dal primo: poichè, come Plotino pose qualche cosa  al  di sopra dell' essere, cioè l' uno, il Bene; così doveva
l' uno, il Bene; così doveva collocare altresì qualche cosa  al  disotto dell' essere medesimo, la materia, priva d' ogni
e nello stesso tempo come principii elementari dell' ente.  Al  di sopra e al di sotto dell' ente e de' suoi principii
tempo come principii elementari dell' ente. Al di sopra e  al  di sotto dell' ente e de' suoi principii categorici, egli
de' suoi principii categorici, egli pone qualche cosa: cioè  al  di sopra, il Bene o l' Uno, e al di sotto, il Male o la
pone qualche cosa: cioè al di sopra, il Bene o l' Uno, e  al  di sotto, il Male o la Materia. Fra questi due estremi,
la Mente, sono posteriori, perchè il composto è posteriore  al  semplice, il più all' uno: e però se si classificano gli
quello che nasce dalla stessa origine si è che Plotino,  al  pari degli altri antichi, non raggiunse la distinzione tra
poi Plotino fosse pervenuto a ridurre le idee ad una sola,  al  che non giunse, qual poi sarebbe il principio della loro
senza rendersene esatto conto o darne qualche prova  al  lettore, contentandosi di leggiere e sottintese analogie
i quali vogliono colla loro oscurità e misticismo imporre  al  pubblico, e captivarlo al loro carro trionfale; 5 Ma
oscurità e misticismo imporre al pubblico, e captivarlo  al  loro carro trionfale; 5 Ma invano: il pensatore trova
che di necessità deva fare l' essere, acciocchè risponda  al  sistema del filosofo. E tuttavia, benchè si tragga tutto
in un modo supposto, si osa dire che c' è qualche cosa  al  di sopra e al di sotto dell' essere stesso! Ci ha dunque
supposto, si osa dire che c' è qualche cosa al di sopra e  al  di sotto dell' essere stesso! Ci ha dunque abuso di
sorrette dall' autorità, non giustificate dalla ragione.  Al  qual modo di filosofare si diedero specialmente i filosofi
la via di mezzo, che è bensì più corta, ma non li conduce  al  termine: nè si propongono quelle questioni direttamente
da una censura, se non uguale, simile a quella che egli fa  al  suo maestro? Certo, egli pose molta attenzione nella
pose molta attenzione nella necessità di trovare una causa  al  moto, che non si poteva trovare nelle pure idee: e quindi,
e i pensieri umani non sono significati dalla lettera;  al  qual fine Aristotele scrisse i due libri « Dell'
Così il nome animale in quant' è comune all' uomo e  al  bruto è univoco, perchè significa la stessa essenza, l'
che l' essere un nome univoco od equivoco non appartiene  al  nome in se stesso, ma all' applicazione e all' uso che se
deve esser quella di ridurre, prima di tutto, il discorso  al  suo vero significato, di spogliare i concetti e gli enti
data da Aristotele (1). Così la denominazione di piede data  al  piè dell' uomo e al piè del letto, osserva Ammonio, è
Così la denominazione di piede data al piè dell' uomo e  al  piè del letto, osserva Ammonio, è analogica; perchè il piè
osserva Ammonio, è analogica; perchè il piè del letto sta  al  letto, come il piè dell' uomo all' uomo, cioè a dire l' uno
a sostenerlo (2). Pure il restringere la parola analogia  al  semplice significato di proporzione, fa sì che rimane
i concetti limitati tolti all' estensione, allo spazio, ed  al  tempo. Laonde noi crediamo che si deva rendere più esatto e
si dice pure in senso proprio, senza alcuna considerazione  al  fiume di questo nome: aequivoci a casu; III Classe . - Nomi
giacchè la scienza dell' uomo sta all' uomo come un abito  al  soggetto, quando la scienza di Dio sta a Dio con relazione
essendo un nome proprio, non avente, come tale, relazione  al  vino. 5 GENERE - Nomi causali . - I vocaboli acquistano
perchè applicato all' uomo è in senso proprio; e s' applica  al  cibo, o alla medicina, perchè la medicina o il cibo è
greci d' Aristotele riservarono il titolo di analogici  al  solo terzo genere di nomi, quello de' proporzionali. Questa
s' adoperano nelle proposizioni, si possono sempre ridurre  al  verbo essere, riuscendo al medesimo il dire: « quest' uomo
si possono sempre ridurre al verbo essere, riuscendo  al  medesimo il dire: « quest' uomo cammina o è camminante », e
Ma queste espressioni non hanno tutta l' esattezza logica:  al  predicarsi una cosa di un' altra per sè corrisponde il
di un' altra sostanzialmente o essenzialmente corrisponde  al  predicarsi accidentalmente (3). A ragion d' esempio
qualità accidentale d' esser giusto non appartiene per sè  al  musico, cioè al musico in quant' è musico (in senso
d' esser giusto non appartiene per sè al musico, cioè  al  musico in quant' è musico (in senso diviso), ma al musico
cioè al musico in quant' è musico (in senso diviso), ma  al  musico in quant' è uomo (in senso composto, « Logic. , p.
subietto ». Ma questo predicato accidentale può convenire  al  subietto per sè, e può convenirgli per un altro: gli
senso preciso; gli conviene per un altro, se non convenendo  al  subietto in senso rigoroso e preciso, conviene però a ciò
conviene però a ciò che involge il subietto, per esempio,  al  subietto in senso composto, come denominazione d' un altro;
in senso composto, come denominazione d' un altro; o  al  subietto accidentale, come quello che suppone e richiama la
si è il valore della copula, che si riduce sempre  al  verbo E`. Questo verbo dunque secondo Aristotele: a ) Può
una proposizione, che andrebbe all' infinito, sostituendo  al  verbo E` l' equivalente « E` vero », venendosi a dire: « E`
e in tal caso si risolve in una limitazione, e si riduce  al  DIVIDERE. Ma i limiti e le privazioni delle cose, concepiti
potrebbe pronunciarli così separati e divisi dall' ente.  Al  che le prestano gran servizio i vocaboli e gli altri segni
Ma qual genere può costituire la materia reale? Se  al  genere, secondo lo stesso Aristotele, sono necessarie le
non si può predicare di cosa alcuna, e però non appartiene  al  novero delle Categorie; ma è un' ousia prima. 3 Manca
per indicare lo spazio, benchè non senza una relazione  al  corpo in esso contenuto. Ma la ragione principale, per la
Categorie altrettanti modi di predicare, doveva fermarsi  al  luogo che si predica de' corpi, anzichè allo spazio
dalle operazioni dell' intendimento, alcune sono  al  tutto enti razionali come la quarta, che è la relazione
si considera come una relazione a chi lo ha, appartiene  al  quarto predicamento «pros ti», come si rileva dal capo III
che accade specialmente degli abiti spirituali), appartiene  al  terzo predicamento «to poion», come pure si dice nel capo 4
tuttavia invano si cercherebbe ne' lavori anteriori  al  passato secolo qualche veduta nuova ed originale sulla
ontologica dell' ente. Conviene dunque discendere fino  al  Kant, il quale tuttavia dichiara, che il suo scopo nel
Favellando di ciò che l' intelligenza crede conoscere  al  di là dell' esperienza, ei la rassomiglia alla colomba che
3 Che la intelligenza per conseguenza ha un oggetto  al  tutto superiore al mondo sensibile, e che quello è il solo
per conseguenza ha un oggetto al tutto superiore  al  mondo sensibile, e che quello è il solo vero oggetto dal
(i quali sono una cosa in sè, ma sono due cose rispetto  al  nostro spirito) preparò la via a' moderni soggettivisti.
e se non si pensa questa possibilità, non si pensa  al  tempo: laddove io posso pensare lo spazio, non già senza la
in esse se non gli oggetti che soggiacciono allo spazio e  al  tempo, come tosto vedremo (1). Veniamo ora alla derivazione
con altri concetti che si possono benissimo aggiungere  al  primo, ma che non sono il primo. Ogni concetto adunque è
concetto, come tale, ha un valore suo proprio antecedente  al  giudizio; giacchè il giudizio non è che un' applicazione di
della mente », non è mica che l' operazione sia inerente  al  giudizio, perchè ella è identica col giudizio, il quale è
colle sue prevalenti impressioni, li fa acciecati e legati  al  suo carro trionfale. Ma seguiamo la deduzione delle tre
egli ha ragione. Ma poichè per contrario questo sensismo è  al  tutto erroneo; convien dire che il paralogismo è del
Questa impresa suppone due cose non piccole: 1 La prima che  al  filosofo sia facile il mettersi in persona della ragione
fosse una persona che potesse parlare. 2 La seconda, che  al  filosofo sia possibile, dopo essersi messo in persona della
stessa direbbe se parlasse colla sua bocca, di sollevarsi  AL  DI SOPRA DELLA RAGIONE, e, chiamatala al suo tribunale,
di sollevarsi AL DI SOPRA DELLA RAGIONE, e, chiamatala  al  suo tribunale, convincerla di aver dette delle
opposta, si è che « « il mondo non abbia principio, quanto  al  tempo, nè confine quanto allo spazio » ». E circa i confini
alla quantità possibile della materia corporea, come pure  al  numero, non si può assegnare un termine, perchè si può
possibile prima del cominciamento del mondo, non appartiene  al  mondo, al quale appartiene solo il tempo proprio de' reali;
prima del cominciamento del mondo, non appartiene al mondo,  al  quale appartiene solo il tempo proprio de' reali; e quindi
ad esistere. Il tempo possibile appartiene dunque  al  mondo delle idee, il quale è nel suo fondo eterno, e non
» ». Primieramente questa tesi è ambigua, e però acconcia  al  sofista. E` ambigua, perchè la parola semplice ha più
pluralità. Ma più estesi continui corporei possono, venuti  al  contatto, comporre un continuo solo, il quale è composto di
essere determinato se non per via di ciò che precede quanto  al  tempo » ». Ora questo principio è falso; perocchè il
l' assoluto che spiega l' esistenza del mondo appartenga  al  tempo, e quindi al mondo. L' antitesi poi di questa tesi,
spiega l' esistenza del mondo appartenga al tempo, e quindi  al  mondo. L' antitesi poi di questa tesi, secondo il Kant, si
proposizione. Ma, come abbiamo detto di sopra, si nega  al  tutto che la causa assoluta comincii ad agire, poichè ella
agire, poichè ella opera con un atto eterno; come si nega  al  tutto ch' ella, qual causa, abbia luogo nel tempo; perchè
oltremodo benefica, la quale consiste in conservare appunto  al  mondo i sofisti, e dar loro quella cultura per la quale
illusione? Convien dunque lasciarsi illudere per soddisfare  al  dovere di scegliere? Vi può essere un dovere morale che ci
di quell' ideale; ma quindi cadde nell' assurdo che è via  al  panteismo, cioè che ella fosse uno sviluppo di quest'
» ». La quale riflessione l' avrebbe condotto dirittamente  al  vero, se l' avesse scorto a conchiudere, che dunque le
di un ente condizionato , privo della ragion di sè stesso.  Al  che s' aggiunga un' altra riflessione preliminare. Tutto l'
sufficiente; giacchè, se lo facessero, mancherebbero  al  loro intento, e sarebbero in contraddizione seco stessi.
e perciò l' uomo, il mondo, e Dio stesso, conveniva ridursi  al  solo IO. Egli moveva da questo principio: « tutto si deve
quelli che volendo essere idealisti, pure intendono che  al  di là de' sensi e delle idee l' uomo ammette qualche cosa,
che altro non significa che l' oggetto è presente  al  soggetto e da lui conosciuto. Questo viene accordato anche
dualità non si può spiegare, se non supponendo, che innanzi  al  soggetto ed all' oggetto v' abbia un punto d' indifferenza,
di quell' oggetto che è anche soggetto. Fichte è infedele  al  suo principio di non dovere uscire dalla coscienza anche in
corre. Lo stesso Fichte dice, che prima che noi venissimo  al  pensiero della riflessione, si erano succedute nel nostro
termine, ossia l' oggetto inteso, il quale è contrapposto  al  soggetto intelligente; e quest' oggetto inteso può essere
e quest' oggetto inteso può essere qualsivoglia cose  al  tutto diverse dall' ente intelligente. Così nella natura
lui, anzi da lui distinguendosi. Tale è il fatto , contro  al  quale non vale argomento alcuno, e molto meno l' argomento
e molto meno due parti in cui ella si divide. In quanto  al  soggetto la coscienza ci dice, ch' egli è quello che è
ed astratto di Fichte; ma esige un' altra ragione fuori  al  tutto dell' Io umano, e veramente assoluta, la qual ragione
sostanza del mondo, ch' egli non può levare nè aggiungere  al  mondo la menoma particella di materia; benchè potrebbe
di realizzare un ideale, nel quale si dovesse aggiungere  al  mondo o togliere un atomo. Che anzi il potere dell' uomo è
3 Fichte trova impossibile che, se l' uomo rispetto  al  mondo è passivo, diventi poi attivo. Ma, primieramente, in
un ente che gli resiste e lo limita. Ricorrerà l' idealista  al  solito rifugio, che la resistenza è una pura illusione? Non
inventa un sistema per assegnare delle ragioni sufficienti  al  fatto della coscienza, egli dà per ragioni altri fatti da
modo facilissimo col quale fa comparire l' individuo umano  al  mondo! [...OMISSIS...] Vi par egli questa filosofia? non è
fingerla, o introdurla a capriccio per un cotal puntello  al  proprio sistema. D' altra parte Fichte dice: « « Tostochè
creazione, è un contraddire ad un tempo alla coscienza, e  al  concetto di questa operazione dello spirito che
dice la sua essenza . E pure l' affermazione non è inutile  al  conoscer nostro: che cosa dunque conosciamo per essa?
intuizione dell' essere, e dal riferirlo che noi facciamo  al  sentimento. Ma che è la sussistenza dell' ente che non si
si trova nella natura dell' affermazione, si riduce tutto  al  misterioso che si trova nella distinzione fra l' essenza
quale ella punto non sarebbe. III Ma Fichte poi attribuisce  al  suo porre in sè e per sè , che è l' azione essenziale della
ma si trova in ogni momento limitato. Questa tendenza unita  al  sentimento di limitazione è la ruota che muove lo spirito
pena di scrivere diversi volumi per dimostrare, che io sono  al  tutto psicologista, ed egli solo è il vero ontologista.
onde ella è per sè stessa oggetto, ed è quella che unendosi  al  reale lo rende conoscibile. Il vero oggetto adunque è l'
adunque è l' idea; e questa poi partecipa l' oggettività  al  reale, a cui ella si unisce nella cognizione. Il supporre
è l' uomo che riconosce sè stesso nulla dinanzi  al  tutto che è Dio, onde sente d' avere ogni cosa ricevuto.
e senza ragione; 3 Il dire che non ci possiamo innalzare  al  di sopra di quest' azione, è un parlare così improprio, che
dire il contrario, cioè che non ci possiamo abbassare  al  di sotto di quest' azione. Che se egli sembra che l'
è DIO. Conviene adunque ricorrere ad un essere che stà  al  di fuori dell' IO umano per rinvenire la ragione
per rinvenire la ragione sufficiente di questo, e sono  al  tutto inutili gli sforzi de' trascendentali (1) per
le passioni e i modi dell' ente, ha pienamente fallito  al  suo scopo; ella ha dichiarato assoluto quello che non è, nè
avente quasi due facce: la faccia interna, accessibile solo  al  pensiero; e la faccia esterna che viene anche chiamata dal
una ragione sufficiente, ed in quella vece son tali che  al  tutto la escludono, son tali che mostrano di non poterla in
kantiano, ma come occupante un posto inferiore. Fichte fece  al  Kantismo quasi direi la sommità di cui credeva privo l'
sopra ragionate. Il paralogismo adunque che serve di base  al  primo sistema di Fichte si può esprimere così: « Vi dee
come un ateo, il condusse, come dicemmo, a sostituire Iddio  al  suo Io puro, dove aveva collocato l' assoluto. E questo fu
schema ideale di Dio. Fichte s' atteneva ancora con forza  al  principio dell' idealismo trascendentale che tutto l'
idealismo trascendentale che tutto l' essere si riduca  al  sapere, e che il sapere sia il solo generatore delle cose.
. La maniera dunque di ragionare di Schelling si riduce  al  seguente paralogismo: « Non si vede una via di spiegare
filosofia è quello di sciogliere le questioni: ella manca  al  suo ufficio qualora, non sapendole risolvere, inventa un
de' suoi maestri. Ma poniamo a dirittura sott' occhio  al  lettore in piccol quadro il disegno della Schellinghiana
un sentimento, è necessario di poi che applichi quest' idea  al  sentimento, quando ne vuol far uso, e non lasciarla del
prima degli antichi , che svanendo in nulla dà luogo  al  nullismo cavatone poscia espressamente da Hegel. All'
più. VI Oltracciò il punto d' indifferenza , anteriore  al  soggetto e all' oggetto, nel quale Schelling sulle traccie
di Fichte collocò l' assoluto, non può avere identità  al  soggetto ed all' oggetto, perocchè ciò che è essenzialmente
ma il nulla; che si considera indifferente in senso  al  tutto negativo, unicamente perchè il nulla non può aver
degli enti coll' idea astratta di tutto . Acciocchè  al  tutto , ossia alla totalità , sottostesse un valore reale,
e il collocare la ragione del rotar de' pianeti intorno  al  sole nel bisogno che sentono (essendo animati) di unità?
intellettivo7morale. Onde, se i due primi appartengono  al  mondo ideale , la bontà appartiene al mondo reale in quanto
primi appartengono al mondo ideale , la bontà appartiene  al  mondo reale in quanto si perfeziona colla sua adesione all'
Questa confusione tra il mondo reale e l' ideale accade  al  nostro filosofo pel materialismo di cui va infetta la sua «
che v' ha un reale spirituale , che non appartiene già  al  mondo delle idee, ma nè pure a quello della materia. All'
potenze a' soggetti reali e non alle idee. Nè alle idee o  al  loro sviluppo (quantunque le idee non abbiano un loro
troppo a scapito della verità, di che ci dava sospetto pure  al  primo sguardarla. Questo filosofo adunque, col suo sistema
come illusioni trascendentali: ed egli tre ne diede  al  mondo della natura , cioè la gravità , la luce e la vita;
della natura , cioè la gravità , la luce e la vita; tre  al  mondo delle idee , nel quale confuse gli spiriti, cioè la
la bontà , la bellezza . Ora questa divisione dell' ente è  al  tutto inetta, e appena degna d' essere confutata. La
La vita si prende in diversi significati (1). Applicata  al  corpo, è una sua modificazione che lo rende atto ad esser
atto ad esser sentito immediatamente e sensorio: applicata  al  principio senziente, consiste nel sentimento che lo
universo materiale; perchè tutte queste cose appartengono  al  mondo reale. Quindi Schelling tratta ora di tutte queste
le ragioni che adduce nella lunga discussione che premette  al  libro I della sua Logica intorno alla questione
in sostanza era quella stessa che aveva fatta Schelling  al  suo maestro, quando aveva biasimato che nel sistema di
dell' assoluta identità . Ma Hegel volle mettersi  al  di sopra di Schelling trovando un altro punto di partenza
adopera appunto a significare un modo d' esistere opposto  al  modo ideale; onde, chi dicesse che l' ideale fosse reale ,
Ma questo secondo modo ha luogo solo posteriormente  al  primo: per esempio, quando la mente pronuncia che « l'
altra realmente distinte, ma sono relazioni conseguenti  al  suo Verbo nel modo che altrove abbiamo esposto (1). Ma per
è separata e distinta; e però esse precedono logicamente  al  verbo umano e non al divino. Questo primo errore di
e però esse precedono logicamente al verbo umano e non  al  divino. Questo primo errore di Schelling fu il primo passo
primo errore di Schelling fu il primo passo che lo travolse  al  panteismo. Ma all' errore di Schelling ne aggiunse Hegel
quel che dialetticizza , non è più lo spirito umano.  Al  concetto adunque attribuendosi le operazioni dello spirito,
appunto perciò da esso. L' ab. Gioberti confonde adunque  al  pari di Hegel l' operazione dello spirito (il verbo), che è
dello scibile », dunque l' anima, fonte de' concetti, unita  al  primo ontologico, fonte delle cose, è ciò che costituisce
può vedere questo tutto nella lettera VII di quelle scritte  al  prof. Tarditi (2), della quale rechiamo qui solo il
, invece d' essere, come è, un puro oggetto che sta innanzi  al  soggetto che pensa: per nessuna maniera di sottigliezze e
di tutte le scienze ad un oggetto solo, cioè all' idea ed  al  suo movimento dialettico, come si può vedere nella sua «
l' immediatezza è un astratto, una relazione dell' ente  al  mediato, cioè del principio alle conseguenze e deduzioni.
nulla di positivo, ella può essere applicabile ugualmente  al  nulla , nel qual caso il suo subietto è un ente mentale ,
adunque l' indeterminazione e l' immediatezza attribuire  al  nulla ed all' essere; egli ebbe bel gioco a prenderlo ora
ed ora per essere; ed a conchiudere che l' essere è uguale  al  nulla! Ognuno che abbia letto le opere di Hegel (se ebbe
causa e di sostanza, cui restringe poi ad una sola. Per sè,  al  suo parere, la sostanza è la causa in quanto esiste, e la
divina, che giova meglio dirsi sovrasostanza. Quanto poi  al  Verbo, qualora piacesse di chiamarlo un modo in cui Dio è,
assai nell' applicare questo giochetto d' astrazione  al  mondo quasi rappresentazione di Dio, perchè contenente in
sarebbe il mondo: di che nulla di più assurdo e contrario  al  buon senso. Si confonde adunque l' idea di unità coll' ente
conosciuto bensì coll' idea, ma sussistente in un modo  al  tutto diverso dall' idea. Lo stesso si dica delle altre due
l' umano intelletto! Quanta l' ignoranza che rimane  al  mortale, anche dopo avere spesa tutta la vita in meditando!
«physis»), che vale dopo la Fisica . Questa parola adunque,  al  pari di quella di Filosofia, non fu istituita a significare
e immutabile, le rimanga quel significato medio, intorno  al  quale, quanti l' adoperano, si vanno per così dire,
può essere dall' intelligenza; non è dunque per sè oggetto  al  sapere (2). Ora le definizioni, per noi stabilite, della
i quali Dio è il massimo, si possono menomamente ridurre  al  pensiero; e sarebbe manifestissimo assurdo il dire che la
del mondo fenomenale e delle sue leggi costanti appartiene  al  gruppo delle scienze fisiche, e non a quello delle
Psicologia così la considera. Che se si volesse distaccare  al  tutto la materia dal sentimento, a cui si riferisce, che
che tratta di Dio, unica causa del creato. Lasciata dunque  al  fisico, al quale appartiene, quella parte di Cosmologia,
di Dio, unica causa del creato. Lasciata dunque al fisico,  al  quale appartiene, quella parte di Cosmologia, che descrive
così considerata, altro non è che una grande prefazione  al  trattato di Dio. Perciò a questo noi intendiamo
quale solo riceve la sua pienezza, e pel quale solo giunge  al  suo scopo. Rimangono in tale guisa due enti reali, e
dell' Essere assoluto, e risponde alla Cosmologia .  Al  complesso di tutta questa dottrina noi diamo il titolo di
parte dell' uomo. Tuttavia se l' anima si considera unita  al  corpo, se si considera in tutte le sue relazioni col corpo,
Si può dire poi in ogni senso che nell' anima unita  al  corpo tutto l' uomo si contiene; poichè nel sentimento
solamente quelle notizie antropologiche o psicologiche, che  al  servizio delle scienze morali ci sembravano necessarie. Ma
l' essere intuìto. Essere dato ad un soggetto (per esempio,  al  soggetto umano) come oggetto, equivale appunto ad essere
che l' intuizione dell' essere, l' unione dell' oggetto  al  soggetto , nella quale quello rimane necessariamente
cui l' uomo fa uso, non può applicarsi a quanto sta fuori  al  tutto dell' uomo, ma solo a quanto è nell' uomo; e niente è
delle entità, che i suoi sensi non gli rivelano. Ma io fo  al  vostro detto un' altra opposizione. Dico che un segno, un
delle cose altra volta percepite, e perciò ricorriamo  al  sentimento datoci dalla natura. Così accade che, avendo voi
formate coll' immaginazione. Non è dunque in tal caso  al  sentimento che voi domandate i materiali della cognizione
nel nostro sentimento, come è il caso dei colori rispetto  al  cieco nato, vi rispondo come da prima: « Altra cognizione
ai suoi primi rudimenti, all' essere noto per natura, e  al  sentimento . Dell' essere noto per natura tratta l'
e del ragionamento . Si credette cioè di poter dividere  al  tutto l' osservazione dal ragionamento , quasichè fosse
giudizio noi lo facciamo così spontaneo, così continuato  al  sentimento, che egli ci scappa al tutto inavvertito; non
così continuato al sentimento, che egli ci scappa  al  tutto inavvertito; non calendo punto a noi di conoscer lui,
così la coscienza. Ed è questo giudizio strettamente unito  al  sentimento, che costituisce la percezione intellettiva
è il frutto dello stesso ragionamento, che si continua  al  primo, deducendo nuove verità dalle precedenti. Ora poi
non è in fine che l' applicazione dell' essere ideale  al  sentimento, su cui ella colloca la sua attenzione. Ogni
a significarli; e tuttavia l' intendimento supplisce da sè  al  difetto delle parole, concependo per intero la cosa, quando
che nel secondo, e perciò coll' affermazione si restringe  al  sentimento, e così ristretto s' identifica). Se non s'
vuol dire « riduzione di ciò che si crede conoscere  al  fatto della cognizione ». Quando ciò che si crede conoscere
cognizione ». Quando ciò che si crede conoscere è ridotto  al  fatto del conoscersi, non è più che si creda conoscere, ma
questa si formano, dal passare ch' ella fa dal non sentire  al  sentire, cioè dal non avere una data sensazione
di sè, producono in essa la coscienza, la quale rivela  al  filosofo le dottrine intorno all' anima. La coscienza
di esse è condotta a vedere per quali gradi l' anima scenda  al  basso, od ascenda alla cima della sua perfezione, a cui
filosofica, seguitando in suo viaggio l' anima stessa  al  doppio estremo del bene e del male, giunge a formarsene l'
ai tre libri dell' Antropologia, che noi supponiamo note  al  lettore, conviene aggiungere le seguenti, a intelligenza di
il sensismo, che giace nel fondo del suo sistema, dando  al  senso l' atto proprio dell' intelletto. Percezione
Ma la natura abbraccia di più tutto ciò che è necessario  al  soggetto per sussistere, e perciò abbraccia anche il
è indubitabile che la mente, porgendoci gli oggetti innanzi  al  pensiero, non ce li porge tutti tali quali sono fuori della
in ogni oggetto, su cui vuol filosofare, quanto appartiene  al  lavorìo della mente, e quanto appartiene all' oggetto
che penso, che parlo, sono l' anima. L' anima dunque, come  al  presente io la concepisco, è quell' essere che intendo
qualsiasi, ma dell' anima propria. - La parola Io adunque  al  concetto generale dell' anima unisce ancora la relazione
pronunciare Io , non lo pronunciano mai solo, ma unitamente  al  verbo che esprime la loro azione, poniamo « io sento, io
viene espressa, di tutto ciò che vi è in essa di straniero  al  concetto generale dell' anima, cavarne netto e solo il
che l' anima produca questa riflessione; ma bene riesce  al  sommo strano che l' anima sia l' Io , cioè sia l' anima
inteso, ma sentito bensì; il che è quanto dire l' oscuro e  al  tutto incognito sentimento. Applicando le quali cose alla
percezione intellettiva è il sentimento; poichè ciò che  al  tutto non si sente, non si può percepire. Anche l' anima
termine di essa (il sentimento) non è posteriore di tempo  al  suo principio (azione percipiente); ma il principio e il
essendo la mente, come già dicevamo, quella che presenta  al  filosofo l' oggetto delle sue meditazioni. Fichte, per non
da parte questa filosofia dotta (1), e farci compagni  al  senso comune. Il senso comune intende di significare le
a sè, di cui sieno modificazioni. Conviene adunque risalire  al  primo sentimento, pel quale e nel quale sono tutti gli
pel quale e nel quale sono tutti gli altri, e innanzi  al  quale niun altro sentimento si esperimenta. Vi deve essere
Condillac suppone che la vita sensibile cominci  al  primo fiutare, che la sua statua fa d' una rosa (1). Ma in
dissero che le sole sensazioni del tatto s' accompagnano  al  sentimento di noi stessi. Anche questa sentenza presa a
sue sensazioni »(1) ». Egli non s' innalza dunque fino  al  sentimento fondamentale, che sta al di là delle sensazioni
s' innalza dunque fino al sentimento fondamentale, che sta  al  di là delle sensazioni acquisite, nè giunge ad intendere
che tali modificazioni possano muover l' anima a riflettere  al  proprio sentire, a fare il paragone dei suoi stati, ad
dell' anima, e volendo rendere tale dottrina scientifica ,  al  che non si può a meno di farvi intervenire la riflessione,
e che non appartengono alla nuda sostanza dell' anima, ma  al  concetto riflesso di essa sostanza; altrimenti noi
Ma accade pur facilmente che aggiungiamo, ad arbitrio,  al  concetto d' una cosa ciò che ad esso non appartiene. Noi
nella percezione dell' anima nostra , e che furono aggiunte  al  concetto dell' anima dall' arbitrio dell' uomo; e con ciò
da noi consistere in un primo sentimento immanente e  al  tutto sostanziale . Al libro presente ed ai tre seguenti è
in un primo sentimento immanente e al tutto sostanziale .  Al  libro presente ed ai tre seguenti è commesso di svolgere
altre sostanze la parte; e quello che ella è in sè stessa.  Al  quale lavoro, secondo la possibilità nostra, ponendo mano,
osservatore della natura che vi sono dei sentimenti  al  tutto diversi da quelli che a noi produce il corpo nostro
Perocchè il sentimento, che esprime questo vocabolo, è  al  tutto alieno da ogni fantasma corporeo, non rappresenta
animazione; dunque la parola morte non si riferisce che  al  corpo, e sarebbe assurdo attribuirla a ciò che non è corpo.
qualora le operazioni intellettive non fossero sensibili  al  loro modo, neppure potrebbero divenir tali pei sentimenti
intellettive, e trovare in esse proprietà ripugnanti  al  sentire dell' animale, se in qualche maniera esse coi loro
dell' oggetto, quell' atto sarebbe sensibile, perchè  al  tutto non sarebbe (2). La sensibilità dunque dell'
dell' intuizione primitiva viene dall' oggetto, riferito  al  principio soggettivo senziente (3). Di che si conchiuda che
modificazione; appunto perchè l' attività d' affermare è  al  tutto diversa dai suoi oggetti. Ma acciocchè l' identità
sente è passivo dal sentito, in quanto il sentito l' attua  al  sentire in quel modo; ma è del pari indubitato che è poi
quello che intende. In un ordine superiore egli è nondimeno  al  suo modo attivo, perchè è quello che fa che l' intelligente
atti secondi solendo essere accidentali, si suol aggiungere  al  concetto di sostanza quello d' immutabilità e di permanenza
tutti gli oggetti, che si possono poscia rappresentare  al  suo intendimento. Ora, colui che avrà bene afferrato questa
una dimostrazione efficacissima della nostra teoria intorno  al  sentimento fondamentale, e intorno all' essere universale
ad intendere distintamente, intuendo l' essere universale,  al  quale si riduce l' entità intelligibile di tutte le cose.
che egli è un principio unico, e senziente ed intelligente  al  tempo stesso; poichè ogni uomo può dire a sè stesso: quell'
allo stesso principio. Conciossiachè l' entità si comunica  al  principio senziente nel suo modo di sentita, che io chiamo
di sentita, che io chiamo anche realità e attività, laddove  al  principio intelligente si comunica nel suo modo d' intesa,
riconosca che nell' uomo non sono principŒ primi, ma v' è  al  di sopra un principio primo ed unico, che li tiene
, cioè quel sentito e quel noto, che aderisce per natura  al  principio attivo; poichè in questo sentito fondamentale
ordine loro si è che il principio intelligente è superiore  al  principio senziente, di maniera che è egli che dà
di maniera che è egli che dà prossimamente l' origine  al  principio comune dell' intendere e del sentire. Noi veniamo
sentimento corporeo, sarebbe immensamente cangiato.  Al  principio intellettivo sarebbe resa impossibile ogni
riflettere su sè stessa (1). Se si aggiungesse qualche cosa  al  sentito primitivo dell' anima, l' anima avrebbe certamente
di maniera che le idee astratte nell' uomo, privo  al  tutto di sensioni e d' immagini, o di vestigi che a quelle
dicevo, assai più probabile mi sembra che non rimarrebbero  al  tutto tali idee nell' uomo; perocchè elle consistono
mutazione nell' inteso primitivo, ma solo di una aggiunta  al  medesimo, perchè l' inteso primitivo non può mutarsi,
mutato è stato propriamente il sentito, cioè si è aggiunto  al  sentito precedente un sentito essenzialmente diverso,
infinitamente maggiore del primo, un sentito che appartiene  al  senso intellettivo. Quindi il principio primo che unisce il
primo principio , perchè l' anima è un principio superiore  al  principio sensitivo; è un principio che contiene
acconciamente si dice forma dell' intelligenza , in quanto  al  principio soggettivo aderisce, e lo rende intellettivo.
elemento extra7soggettivo non ha però relazione di oggetto  al  soggetto, giacchè il senziente, come senziente, non lo
non è il sentito primitivo, ma è quella forza estranea  al  sentimento che lo immuta, e la chiamammo sensifero (3). Ora
osservato che questa condizione di materia appartiene  al  sentito primitivo ed immanente, e non al sentito delle
materia appartiene al sentito primitivo ed immanente, e non  al  sentito delle sensazioni acquisite, perchè infatti quel
davamo la distinzione fra corpo e materia , e dicevamo che  al  concetto di corpo basta un sentito esteso; perchè nel
, nella natura si presenta qualche cosa come anteriore  al  sentito, quasi un cotal sostrato del sentito medesimo, ed è
Noi non conosciamo l' esistenza di questa forza anteriore  al  sentito ed al corpo soggettivo, se non a cagione di quello
l' esistenza di questa forza anteriore al sentito ed  al  corpo soggettivo, se non a cagione di quello che essa opera
quella forza si considera come un elemento necessario  al  corpo materiale; e ciò perchè quella forza opera in ogni
punto del sentito esteso, e può sottrarre ogni punto di lui  al  nostro principio sensitivo, come pure può supporgli un'
essere sentita, ma è una condizione precedente e necessaria  al  sentito. Questo è il primo carattere della materia, l'
e corpo sono l' ente medesimo. Tutti i corpi esteriori  al  nostro proprio non ci manifestano se non l' attività
l' appellazione di corpo materiale; e così attribuiamo  al  corpo, le proprietà materiali, come suoi attributi. Ciò
agisce nell' anima. Per dimostrarlo conviene osservare che  al  corpo è essenziale l' estensione continua almeno
è il modo. Il primo adunque dei due concetti si riduce  al  secondo, di maniera che, analizzando tutto ciò che sappiamo
essere sentito nel sentimento fondamentale come esteso;  al  quale primo essenziale carattere dell' animazione s'
spirito , ovvero dall' animo , attribuendo il nome di anima  al  principio prossimo dell' animazione del corpo, che è il
mia esistenza. II Posciachè l' essere ideale è congiunto  al  soggetto per via d' intuizione, è chiaro che non è il
soggettive ed oggettive. Le forme soggettive appartengono  al  soggetto e lo costituiscono; le forme oggettive non
e lo costituiscono; le forme oggettive non appartengono  al  soggetto, nè lo costituiscono, ma traggono in atto il
oro non è l' oro. In quanto adunque l' essere ideale è luce  al  soggetto intuente, in tanto è sua forma, senza che lo
Si dirà: l' essere ideale, com' è intuìto dall' uomo, è  al  tutto indeterminato. Ora egli potrebbe contenere molte sue
loro per una quantità maggiore o minore dell' intelligibile  al  loro intuito proposto; ma unicamente per una quantità
non gli rimarrebbe più alcuna via da riferire l' essere  al  sentimento, nel quale rapporto l' idea stessa, in quanto è
si abbia l' idea positiva di tutti gli individui eguali  al  percepito; onde percepito un individuo, noi conosciamo
ed analizzare più compiutamente questa sua limitazione.  Al  qual fine è uopo che noi consideriamo l' anima in relazione
all' agire dell' altro, e il patire dell' uno è simile  al  patire dell' altro, e il reagire dell' uno è simile al
al patire dell' altro, e il reagire dell' uno è simile  al  reagire dell' altro (di che venne l' erroneo principio che
alla reazione ») (1), e quindi il tocco dell' uno è simile  al  tocco dell' altro. Anzi nel caso nostro trattasi di due
non solo il corpo deve essere unito all' anima e l' anima  al  corpo, ma l' unione deve essere quale è quella della forma
o minore, ecc.; ma se paragoniamo quel corpo esterno  al  nostro principio sensitivo, non troviamo più quelle
stesso sentire; e però ciò che una cosa partecipa di sè  al  sentimento, tiene assai del relativo. Ma l' intendimento
dell' intendimento è sempre vero, perchè non si ferma  al  relativo; ma considera il relativo stesso rispetto a ciò
relazione di estensione, di grandezza, ecc., se rispetto  al  principio sensitivo hanno una relazione di sensilità , essi
quelle di sensilità . Che perciò l' anima razionale è unita  al  corpo, in quanto è unita al sentimento animale; e ciò
l' anima razionale è unita al corpo, in quanto è unita  al  sentimento animale; e ciò perchè il sentito, oltre avere la
la percezione razionale non si estende tuttavia se non solo  al  sentimento animale; poichè il principio percipiente non può
è nel suo sentimento. Onde nell' uomo, quale è naturalmente  al  primo istante del viver suo, vi è: 1 un sentimento unico
nostra sentenza, rammentandosi che noi abbiamo sempre unito  al  concetto di percezione quello di affermazione. Ma ciò fu,
fecondo d' errori. Egli pensò che l' anima si unisce  al  corpo per mezzo della specie intelligibile (1). Questa
s' avvide che il principio razionale non si poteva unire  al  corpo se non per un atto razionale; perchè se l' atto d'
riuscire a dimostrare l' anima razionale esser congiunta  al  corpo così intimamente, come la forma è unita alla materia
sistema proposto dall' arabo commentatore. Quello che mancò  al  pensiero di Averroè si fu: Il non aver posto mente alla
dell' Aquinate, e l' anima razionale deve unirsi  al  corpo con un suo proprio atto; perocchè, quand' anche fosse
organi generativi! E le stranezze medesime si attribuiscono  al  mauro filosofo Avicembrone, e ad Algazele (2). Agli stessi
cosa alcuna a provare l' esistenza dell' uomo; vale tutt'  al  più a provare l' esistenza d' un essere sensitivo. Ma
e per compirlo, dopo aver noi esposto come l' anima è unita  al  corpo quale forma di lui, che mette in essere il composto
corpo. Ripigliando adunque il detto, l' anima è unita  al  corpo non pei fantasmi, non per le specie intelligibili,
attribuire ad un' altra potenza, ad un altro principio,  al  principio senziente, irrazionale: o unito all' essenza
La difficoltà non istava qui: stava nello spiegare come  al  principio razionale potesse esser dato l' oggetto, sul
mano, di che accade che il moto della mia mano si comunichi  al  corpo. Il simile avviene nella percezione prima e
avviene nella percezione prima e fondamentale rispetto  al  sentimento sostanziale. Consideriamo adunque come questa
più. Dall' avere dimostrato come l' anima razionale unita  al  corpo soggettivo, possa essere attiva su questo, si trae
quella percezione che lega stabilmente l' anima razionale  al  corpo, e ne fa un solo soggetto. E questa è altresì la
quella intuizione contribuisca a far sì che l' anima unita  al  corpo sia diversamente disposta da quel che sarebbe, se non
per via di cognizione e di affetti, aventi per oggetti cose  al  di là della sfera sensibile ed animale (1); le quali
le proprie modificazioni (1). Questa operazione  al  cominciamento, quando l' animale non ha ancora alcuno
e perciò mediante un' azione sul corpo. Venendo ora  al  principio razionale, e ritenendo ch' egli possa sul corpo
le quali non sono eccitate da alcun corpo straniero  al  nostro, ma da stimoli e movimenti interni del nostro
onde ci venga questa inclinazione d' aggiungere l' idea  al  fantasma. Perchè aggiungiamo noi al fantasma di una pietra
d' aggiungere l' idea al fantasma. Perchè aggiungiamo noi  al  fantasma di una pietra l' idea d' una pietra, pur sapendo
razionale unito per una percezione naturale e continua  al  nostro proprio sentimento fondamentale7animale, esso è
ricomposizione si fa col rieccitare più o meno le immagini;  al  quale rieccitamento rispondono nell' ordine
nella massima estensione di significato) appartengono  al  sentimento. Il bene dunque e il male del soggetto uomo sono
natura prevale la luce intellettuale e il sentimento morale  al  sentimento animale, o viceversa, come pure può essere più o
». Il sentimento universale, pel quale l' uomo tende  al  bene, non può essere alterato dall' azione della volontà
Da questo sentimento universale pel quale l' uomo tende  al  bene, tende ad ogni bene, nascono naturalmente tutti i
non può scegliere gli uni a preferenza degli altri, nè può  al  tutto volerli. La prima condizione adunque, che rende
diverse circostanze in cui si trovano. Ma poco importa  al  più degli uomini di acquistare l' arte di produrre a
certi movimenti, non necessari alla loro esistenza e  al  loro benessere, o anzi contrari al loro benessere. In tal
alla loro esistenza e al loro benessere, o anzi contrari  al  loro benessere. In tal caso la volontà non se ne interessa,
eterogenei volitanti per l' aria, come pure a dar riposo  al  sensorio. La volontà dunque qui lascia fare all' istinto.
sola irritazione meccanica della luce, senza ricorrere  al  principio vitale e sensitivo. La ragione di quel
luce; e la sensazione è fenomeno soggettivo appartenente  al  principio senziente , il quale dalla molestia che prova, è
un fenomeno animale, che si deve attribuire indubitatamente  al  principio sensitivo , ma niun dubbio che la volontà possa
e massimamente un pensiero fisso ed appassionato, e quanto  al  contrario l' oziosità della mente l' aiuti, come si vede
Ricamboni che a sua volontà dormiva, e chiamato di mezzo  al  sonno, si rendeva sonnambolo; l' esperimento che ne ho
di spazio fra l' agente attivo e noi passivi, attribuiamo  al  corpo la modificazione del nostro sentire, come alla causa
pensiero incontanente succede il ritiramento del sangue  al  cuore, che si manifesta nella pallidezza, l' allentamento
di affettare prima il cervello, immediatamente si comunicò  al  sistema nervoso trisplancnico, che presiede alla
qui discusso. L' immaginazione adunque, che appartiene  al  sistema cerebrale, presenta all' intendimento il movimento,
sicchè il principio razionale che li muove non li stimoli  al  senso, e il moto loro impresso non sia un moto sensifero.
ipotesi per altro mi sembra probabilissima, e consonante  al  tutto colla speciale sensibilità propria del sistema
, la quale nello stesso tempo che andò più presso  al  vero delle altre, coll' eccesso in cui cadde, ne infastidì
in cui incappò la scuola animistica? Si riducono tutti  al  non aver veduto con distinzione che la causa di tutti i
. Mediante questa distinzione innegabile si scorge essere  al  tutto falsa quella università pretesa di fenomeni. Poichè
il bisogno di ricorrere all' anima, non seppero fermarsi  al  principio sensitivo , ma, trascorrendo il giusto termine,
l' elemento sensibile coll' intelligibile, cioè uniscono  al  sentimento, senz' accorgersi ed arbitrariamente, un
essi hanno messo nel sentimento e dichiarato parte di esso.  Al  tempo di Giovanni Alfonso Borelli (m. 1679), di Giovanni
stato accettato l' errore. Infatti, quando taluno presenta  al  mondo un errore abbracciato con una verità, si ammette l'
il cuore; una notizia tristissima l' abbatte, e toglie  al  suo cuore quasi il movimento. Or qui trattandosi di
Alla prima attribuì le operazioni senza coscienza,  al  secondo quelle di coscienza accompagnate; il che è del
altra operazione (riflessione), che ce la riveli ». Quanto  al  secondo errore di classificare le operazioni del senso fra
corpo nostro i quali non sono nostri, perchè non possiamo  al  tutto averne coscienza, ne abbiamo la prova negli
Le sole due prime classi di sentimenti appartengono  al  nostro individuo, e quindi sono nostri propri. Ora,
la meraviglia, che menava Galeno e dopo di lui altri molti,  al  vedere che l' uomo e l' animale sa muovere i suoi muscoli e
riassumendoci, noi vedemmo: Che l' anima razionale è unita  al  sentimento animale fondamentale per una percezione naturale
conseguentemente all' uno e all' altro. Che l' essere unita  al  sentito è lo stesso che l' essere unita al proprio corpo
l' essere unita al sentito è lo stesso che l' essere unita  al  proprio corpo soggettivo, per la quale unione ella diviene
perchè esso corpo è passivo. Che dall' essere unita  al  senziente , ne viene ch' ella sia attiva, e possa operare
velo densissimo, che ricopre il mistero della sensazione,  al  quale viene certo non piccola luce dal dichiarare il nesso
effettivamente il sentimento soggettivo inerente  al  nervo. Si noti tuttavia che, quantunque noi diciamo un
che lo compongono; nel sentimento interno, che inerisce  al  corpo, niente accade da cui altri si possa accorgere della
o contrattività; in tal caso il sentimento stesso, inerente  al  nervo, verrà a restringersi o a rilasciarsi, ad accumularsi
sentito deve produrre necessariamente una modificazione  al  sentimento fondamentale; la sua attività deve eccitarsi,
è un sentimento fondamentale, che aderisce essenzialmente  al  corpo, e che si diffonde nello stesso spazio del corpo, la
senza tuttavia sapere che cosa vi potesse essere  al  di là di questa esperienza, e senza intendere che le leggi
per escludere la moltiplicità , e in questo senso equivale  al  vocabolo unicità . In secondo luogo fu presa per escludere
medesimo e molto più dal senziente, è forza bruta opposta  al  sentimento. L' anima adunque, che è il principio senziente,
di materia, e i fenomeni soggettivi, che soli appartengono  al  soggetto senziente; 3 dal loro termine , per l' opposizione
La prima di queste tre classi di prove distingue e separa  al  tutto l' anima dal corpo soggettivo e dall' esteso; la
infinito, fino che perveniamo ad una qualche cosa, che sia  al  tutto priva di corpo »(1) ». Chi è atto a sentire la forza
parte dalla respirazione dell' aria, che viene scomposta  al  contatto del sangue con una operazione simile a quella
della semplicità del principio senziente si riduce  al  primo dell' unità del continuo; perocchè il continuo non è
cose esterne, ricevute nelle estremità nervose, si portano  al  cervello ». Che cosa sono queste impressioni? Sono forse
possono essere che movimenti. Ma i movimenti non si portano  al  cervello, ma a lui si comunicano, il che è quanto dire si
che è quanto dire si estendono lungo la fibra nervosa fino  al  cervello. Si deve dunque una volta sostituire quest' altra
della fibra, si muove; e se il moto non continua fino  al  cervello, non si ha sensazione »; certo l' impressione
modo meccanico o dinamico, ora è indifferente per noi) fino  al  cervello. Ora la sensazione, che è il fenomeno soggettivo
della vita. Quindi è manifestamente l' anima, che dà  al  corpo vivente la sua mirabile unità: Aristotele argomenta
il principio del sentire (il principio senziente), e che  al  principio compete essenzialmente l' essere semplice,
dottrina eccellente, perchè profonda e recondita, presenta  al  comune degli uomini le massime difficoltà; ma i savi o le
come fu di sopra spiegato. Sottostare, ossia aderire  al  sentito una materia corporea estesa, a cui il sentito è
considerare che in natura non v' è che il sentito, e che  al  sentito come sentito è essenzialmente unito il senziente, e
altra di queste due cause. Applicando dunque queste teorie  al  fenomeno della morte in generale, s' intende perchè alcune
se l' hanno già intera, la sviluppino e la perfezionino;  al  qual ultimo caso viene dato il nome di generazione . S'
il sentito; e muovere e modificare il sentito viene  al  medesimo che muovere e modificare il corpo, e per
manifestamente false, ed adoperano sovente delle maniere  al  tutto improprie di spiegare il loro pensiero (a ragion d'
la ragione ontologica sufficiente di tutti gli altri fatti,  al  di là del quale non si può cercare altra ragione di sorta.
Se poi la materia ubbidisce, cospirando le forze brute  al  fine del sentimento, hanno luogo in esso i contrari
cui carattere specifico fosse la diffusione del sentimento  al  tutto equabile senza condensazione di sorte, dovrebbe
in queste tale discordia, che invece di cospirare tutte  al  mantenimento dell' unità del sentito, divergendo le une
il principio senziente, e questo non può essere che  al  tutto semplice, perchè se fosse esteso, sarebbe termine. La
(4). Se ne indurrà forse che le sostanze materiali, che  al  cenno di Dio producono gli animali, fossero al tutto prive
che al cenno di Dio producono gli animali, fossero  al  tutto prive di vita? Sarebbe indurne il maggiore assurdo, e
tutto prive di vita? Sarebbe indurne il maggiore assurdo, e  al  tutto gratuitamente. Anzi lo stesso Mosè dice che fino
a sostenere ora il materialismo , ora il panteismo . Quanto  al  materialismo, è evidente che in nessun modo si può trarlo
principio semplice come suo essenziale costitutivo. Quanto  al  panteismo, è al tutto indifferente l' ammettere che le
come suo essenziale costitutivo. Quanto al panteismo, è  al  tutto indifferente l' ammettere che le sostanze animate,
siano anche tutte; purchè si conceda che sono create e però  al  tutto distinte dal Creatore, il panteismo rimane escluso.
riconoscere che la materia non esiste se non in relazione  al  sentimento, e nel sentimento l' anima, cioè il senziente, è
inestricabili, ed affatto inutili. Quindi anche dà  al  senso il giudizio, « sensus includit quasi implicitum
elemento che ha concetto di materia o di termine rispetto  al  principio senziente, sicchè l' attività del senziente non
Seguitando sulla stessa via sbagliata, il Glissonio concede  al  senso di potere errare, quando l' errore appartiene al solo
al senso di potere errare, quando l' errore appartiene  al  solo giudizio, e perciò alle funzioni della ragione. Gli
corpi, che in apparenza sembrano e si riputavano prima  al  tutto inanimati. A Ehrenberg parve di riconoscere che
eccitati, esterni, finchè mancano le condizioni necessarie  al  loro esercizio. Ma perchè, qui giova cercare, alcuni
il simiglievole, debba esservi altresì un sentimento simile  al  suo. Ma questa rimane sempre però una misura relativa, e
non organati perfettamente. Finalmente quella che presenta  al  di fuori i fenomeni suoi propri, e che ha bisogno di
del sentimento, i quali stimoli possono non esser termine  al  sentimento fondamentale dell' animale. E del pari s'
che il sentimento loro proprio si comunichi e si continui  al  sentimento totale, o dal sentimento totale si divida,
assurdo. Conciossiachè il termine del sentimento è opposto  al  suo principio; e se il termine esteso producesse il
un effetto dissimile ed opposto alla sua causa, contro  al  principio ontologico che « ogni causa deve produrre un
a comporsi insieme in quel modo che è più confacevole  al  loro istinto vitale (la cui legge formativa esporremo nella
sia stato diviso veramente; poichè egli è in sè stesso  al  tutto indivisibile. Infatti, quantunque io delinei colla
che io immaginassi quello spazio sferico; o che lo spazio  al  di là della sfera, da me circoscritta, non si continui
avvertire che l' individualità della materia è tutt'  al  più un' individualità molto imperfetta, poichè nella
uno, semplice ed alieno dallo spazio, che appartiene solo  al  termine del suo atto (al sentito). L' unicità dunque e la
dall' uomo. Quale è dunque l' individualità appartenente  al  bruto? Ella deve trovarsi nel sentimento, nell' unicità del
dei quali l' intensità del sentimento sia cresciuta  al  medesimo grado. L' individualità del sentimento non sarebbe
individuali, tuttavia essi non possono dimostrare  al  di fuori la loro individualità nello stato servile in cui
altro non sieno che una organizzazione più o meno opportuna  al  moto intestino degli elementi (1). Ora noi abbiamo messo
eccitamento che gli elementi a cui il sentimento aderisce,  al  contatto fra loro, debbano muoversi stropicciandosi
accade che il movimento elementare non si propaghi fino  al  centro, termine del sentimento dominante e costituente l'
limitati in una parte del corpo e non si estendessero  al  centro, nascerebbe un sentimento eccitato diverso dal
descritte condizioni la sensazione prodotta si riferirà  al  sentimento individuale dell' uomo, che è il sentimento
perchè lo scotimento dei nervi debba essere propagato fino  al  cervello, acciocchè noi , che siamo il principio razionale
del sentimento, dove cioè sta quel sentito, che risponde  al  sentimento fondamentale massimo, e individuato in virtù
eccitato, purchè si ammetta che la sensitività appartenente  al  nostro individuo non sia annessa alle molecole del fluido,
non adduce un attrito fra i loro elementi, continuato sino  al  centro del sentimento umano. Noi intanto esporremo colle
corporee separate dal nostro corpo, le quali, applicate  al  corpo nostro, operino immediatamente sulla vitalità.
sono i sentimenti quelli che, venendo le molecole vive  al  contatto, si continuano e si unificano; sono i sentimenti
viventi, o perchè l' eccitamento non è continuato fino  al  centro, cioè alla sede del sentimento massimo; ovvero
nuotando essi in un fluido, le cui particelle io suppongo  al  contatto e dotate di sentimento, possono benissimo stendere
il loro sentimento può essere più o meno raggiunto  al  sentimento massimo, e da questo più o meno dominato, o
individui femmina, ma vi aderisca meno di prima. Quanto poi  al  secondo modo, extra7soggettivo , se n' ha molti esempi, e
che il principio senziente non esiste se non inerentemente  al  suo termine, onde si deve moltiplicare col moltiplicarsi di
si opporrà che, ammessa questa teoria, sarebbe cosa  al  tutto decisa che la morte dell' animale si fa sempre per
umani; e poichè nell' uomo vi è un principio superiore  al  corpo, non può provarsi impossibile che questo principio
per sua natura. Ma l' anima, che è quella che dà la vita  al  corpo, non può cessare di vivere, perchè è vita ella stessa
cioè prova egualmente che il principio che dà la vita  al  corpo, abbia congiunta o no l' intelligenza, non può
dedusse dalla spontaneità del moto (1), conviene egualmente  al  principio sensitivo ed al principio intellettivo, perocchè
del moto (1), conviene egualmente al principio sensitivo ed  al  principio intellettivo, perocchè entrambi hanno una
che diceva non differire queste anime se non per riguardo  al  soggetto in cui esse si trovano, distinguendo con nuovo
nel cuore la sede di lei (1). E perchè nel cuore? Perchè  al  cuore passa il sangue dal polmone, dopo saturato d'
frase che assai bene distingue il sangue ossigenato, che va  al  cuore, dal sangue che, venendo spinto dal cuore alla
intuìto, è un principio fuori dello spazio e del tempo,  al  tutto semplice, spirituale (2). L' intuizione adunque
(1). L' uomo non potrebbe, se non avesse uno spirito  al  tutto semplice, eseguire l' operazione del paragone,
cose, le convenienze e le disconvenienze, ordinare i mezzi  al  fine, ecc.. Tutte queste operazioni suppongono un
azione dall' estensione, quindi non può attingere ciò che è  al  tutto fuori di essa. L' anima intellettiva dunque è
circolazione del sangue, si sottraggono quasi interamente  al  libero dominio della parte razionale, e però sono fatte da
si avvera che ogni atto sensitivo si debba attribuire  al  principio degli atti intellettivi), altro non conchiude se
quelle ragioni medesime, in sostanza, o simili, conducano  al  dì d' oggi i fisiologi, quasi universalmente, a distinguere
col principio dell' altra, cioè abbiano un solo principio,  al  qual principio si dia il nome di anima. Ora le prove da noi
cosa avvenisse nell' uomo che non si potesse attribuire  al  principio intellettivo, quell' attività non sarebbe un'
dal fatto che gli atti sensitivi si possono talora ridurre  al  principio stesso che intende, dimostra che in tal caso uno
il principio sensitivo, in quanto soltanto aderisce  al  termine esteso e produce il sentimento, e di conseguente
è attuale, non immuti la natura del percepito, tuttavia dà  al  percipiente la forza di agire su di lui e di mutarlo. Così
più oltre, se si riflette che ogni percezione attuale dà  al  principio razionale una facoltà attiva (rispondente alla
Scolastici, perchè pareva che ella unisse l' intelligenza  al  corpo come motrice , e non come forma (3). Ora è al tutto
al corpo come motrice , e non come forma (3). Ora è  al  tutto erroneo considerare l' intelligenza come motrice del
in alcun modo divino, perchè limitato e contingente; e che  al  solo oggetto spettava d' essere annoverato fra le cose
illimitato, eterno, necessario, e di altre qualità fornito  al  tutto divine. Poichè questo, che sta immobilmente dinanzi
tutto divine. Poichè questo, che sta immobilmente dinanzi  al  soggetto umano, è lo stesso essere in quanto è ideale. E
ideale. E per questa comunicazione, che l' oggetto fa di sè  al  soggetto umano, si può dire di lui solo ciò che disse S.
in più individui per via di generazione (4). Poichè, come  al  cominciamento impose leggi fisse a tutte le cose create,
risplende l' essere, conviene che sia un animante organato  al  modo stesso del generatore. Questa organizzazione è
perfetta, la potenza centrale del senziente recata  al  più alto grado; sicchè il soggetto animale, giunto all'
perchè questo principio intellettivo, tostochè s' unisce  al  corpo, gli dà l' ultima formazione e modificazione, che lo
riceve, come una potenza rimota tratta ad un nuovo atto.  Al  principio, a cui era dato un termine esteso, ora è dato
delle precedenti nostre investigazioni. Ma per innalzarci  al  discorso dell' immortalità dobbiamo prima discendere a
che tende ad accrescersi quanto più essa può, e giunta  al  grado massimo trova forze da spingere il suo atto fuori
sensitivo una prima tendenza ad apprendere il corpo  al  maggior segno possibile, ne avverrà che egli, dopo avere
un nuovo termine della sua attività, un termine superiore  al  corpo, indipendente dal corpo, che è per sè, è la stessa
attinse l' essere in universale, perchè questo essere è  al  tutto imperibile, immodificabile, cosa eternale. Dalla
quale intendiamo il corpo. A cui rispondiamo che se si va  al  fondo della dottrina di S. Tommaso, egli viene a insegnare
che noi abbiamo considerata l' anima dell' uomo, unita  al  corpo, nei tre suoi atti speciali: 1 nell' atto con cui
del sentimento animale per sussistere, perchè egli è  al  tutto indipendente da lui; e questa è l' anima umana, che
pensiero. Il vecchio padre, sentendosi venir meno, chiama  al  suo letto i figliuoli, e raccolte le stanche sue forze,
nella morte, è percepito dal principio razionale. E perciò  al  principio razionale deve riuscire naturalmente la morte
naturalmente la morte tanto ripugnante, quanto è ripugnante  al  principio animale; salvo che, avendo il principio razionale
diversa dallo spazio che viene limitato; questo spazio è  al  tutto indipendente dal corpo. Lo spazio adunque non può
ed è questo: « Il principio ha l' esistenza condizionata  al  suo termine; ma quando egli già esiste, ha un' attività
diverse attività ed esercitare diverse funzioni relative  al  suo termine. Di questo vero importante parleremo più a
perchè percepisce un principio sensitivo inclinato verso  al  termine corporeo. Questa dottrina contiene altresì la
a questo principio s' aggiunge un' attività tendente  al  corpo, questa attività o realità nuova lo individua. E ciò
tutte le cognizioni ricevute nella vita presente quanto  al  loro atto, che abbisognava d' organo corporale, tuttavia
di natura unico, può moltiplicarsi, cioè rimanere unito sì  al  soggetto, anima intellettiva, come ai principŒ sensitivi
a considerare come la dottrina esposta intorno  al  nesso dell' anima umana col corpo, nello stesso tempo che
universale. Altri, fissando l' attenzione esclusivamente  al  principio razionale, e bene scorgendo che questo è ciò che
sentire, è cosa della stessa natura; onde s' aggiungerebbe  al  sentire nel bruto qualche altra cosa oltre al sentire,
aggiungerebbe al sentire nel bruto qualche altra cosa oltre  al  sentire, mentre non altro si scorge nel bruto che il
savojardo, che si mostra forse un po' troppo inclinato  al  sistema delle due anime, dopo avere addotte le autorità da
soggetto razionale »; quindi ciò che si unisce come forma  al  sentimento animale è l' anima razionale, sola anima propria
da due principŒ identificati, è l' anima razionale unita  al  corpo, di cui si può dire con un autore antico: « Unus et
salvus fiat (2) ». Nè la distinzione delle due attività  al  modo spiegato si distrugge a cagione di quel che dicemmo,
così diversa dalla sensitiva che da questa rimarrebbe  al  tutto separata, se non vi si riunisse per via di
differenza, non sarebbe discernibile la loro pluralità, nè  al  tutto sarebbe. Dice che se le parti sono differenti, dunque
le ragioni di ciò che hanno goduto i tristi oltre  al  dovere in questa, o patito oltre il merito, i buoni. Ma e
lo manifesta di continuo, sia in azioni ed imprese durevoli  al  di là della vita presente, sia nell' amore d' una gloria
non ha da pentirsi della fatica che sostiene per giungere  al  conoscimento di sè, se quella lo scorge a sì lieto
vive ed intende, durerà in perpetuo. Questo vero lo innalza  al  di sopra di tutte le smisurate moli che compongono l'
che non dubitai di designare fin d' allora e promettere  al  pubblico questo Volume della Collezione a doverlo
otterrà pervenendo a far sì che ciascun cittadino partecipi  al  potere politico quanto gli è necessario a difendere e
le si dia, l' edificio riuscirebbe vacillante, ruinerebbe  al  primo corrodersi e venir meno di quel suo temporaneo
che si concepisce senza alcun bisogno di ricorrere  al  concetto di società. Questo diritto noi l' abbiamo trattato
sconfitta dalla rivoluzione francese, la quale cangiò forma  al  dispotismo, non l' estinse perciò; anzi egli ricomparve più
essere purgata dal dispotismo, cioè deve essere sottoposta  al  suo vero diritto, e non foggiata sopra un diritto preteso
civile ogni potere, non lascia sussistere altra società  al  suo fianco: la società civile così concepita, così nominata
pure quelli di ogni altra associazione che sia conforme  al  diritto naturale e razionale. Così tutte le maniere dei
socŒ. Ma la moltitudine che si ordina civilmente ha diritto  al  fine dell' associazione nella quale si unisce; dunque ha
a scegliere la miglior forma sociale, non si raggiunga  al  primo tentativo quella regolarità, e solamente più o meno
regolarità, e solamente più o meno vi si avvicini, rimane  al  popolo continuamente il diritto di riforma, cioè il diritto
de' governanti se non in quanto servono o sono necessarŒ  al  buon governo: pregiudicando a questo cessano d' essere
Dire il contrario apparterebbe alla morale dell' egoismo e  al  diritto gretto, adulatorio, sofistico dei Legulei. L' unica
produrre una obbedienza per qualche istante, ma come egli è  al  tutto instabile e momentaneo, così pure è instabile e
dal mal fine a cui si assoggetta; perocchè l' obbedire  al  comando suppone, come dicevamo, in quello istante che si
ad un altro membro della società, o un membro della società  al  potere, non si credeva dover soggiacere ad alcun tribunale,
se è fatto bene, rende le disposizioni politiche innocue  al  bene dei particolari membri della società. Solamente
provano mai ch' egli non sia necessario, proveranno tutt'  al  più una verità troppo disorrevole agli uomini, che non si
governo possano soggiacere a qualche sindacabilità: tutt'  al  più si ripulsa la violenza colla violenza: le vie di fatto
guarentigie che possano esser date dall' autorità suprema  al  popolo: a niuno viene in mente di domandarle: tutti sentono
cosa sappia il popolo che la fa, che cosa sappia intorno  al  problema che abbiamo indicato: « In che maniera si possa
»Il popolo che ha trionfato nella rivoluzione dimanda  al  nuovo governo tutte quelle guarentigie che egli conosce
hanno istituito, alla soluzione che essi hanno saputo dare  al  problema sociale delle guarentigie, soluzione che forse si
già a sciogliere il problema in se stesso sommettendo  al  calcolo gl' intrinsici suoi dati e facendosi carico di
si dirà in appresso, la quale deve anzi servire di codice  al  detto Tribunale, sul quale pronunciare e motivare le sue
parte dei governati. In questa sfera di materie sottoposte  al  Tribunale politico non si debbono comprendere i diritti di
di qualche cittadino, la cosa non può essere riferita che  al  Tribunale politico. Così pure se la legge o il diritto
e vuol sapersi se di quel diritto fu abusato, tocca  al  Tribunale politico decidere perchè questa decisione importa
il richiamo di quelli che se ne tengono offesi, appartiene  al  Tribunale politico, perocchè anche in tutti questi casi
una legge inferiore alla Costituzione, la causa appartiene  al  Tribunale politico. Così pure ogni qualvolta trattasi d' un
legge se non la Costituzione, spetta portarne sentenza  al  Tribunale politico. Distinta cosi la competenza dei due
quali persone giuridiche possono essere attrici dinanzi  al  medesimo. Primieramente al potere legislativo è lasciata la
possono essere attrici dinanzi al medesimo. Primieramente  al  potere legislativo è lasciata la facoltà di consultare il
politica; ma la domanda dee esserne fatta unicamente  al  Collegio di prima Istanza di questo Tribunale, e ciò senza
cittadini in qualunque sia tempo contro alle leggi innanzi  al  Collegio d' Appello e alla piena seduta. Se il Collegio di
Se vi scorge qualche ingiustizia ne dee dare i motivi  al  potere legislativo; e questo rimane tuttavia libero di
promulgarla o no. Qualora la promulghi, riportandosi così  al  giudizio del pubblico, ella ha pieno vigore fino che non
può essere ugualmente proposta all' uno dei due Collegi o  al  Tribunale in piena seduta. Colla sola aggiunta di questo
infrangere la giustizia, e gli uomini pensano sempre prima  al  fine che al mezzo. Anzi egli è pur singolare quella
la giustizia, e gli uomini pensano sempre prima al fine che  al  mezzo. Anzi egli è pur singolare quella spensieratezza che
è appunto questa rispettabilità dei diritti già acquistati  al  governo sociale che rende necessario supporre una
nessuno perdeva, e invece altri guadagnava: poichè il socio  al  quale si cangiava il modo di essere del suo diritto, non
e che il nuovo Potere che si voleva erigere fra di loro,  al  quale fossero tutti subordinati, non venisse a comandare
si trattava di altro che di stabilire una amministrazione  al  solo fine che determinasse sempre l' ottima modalità dei
che si trattava di sottomettere quanto alla loro modalità  al  potere che si voleva instituire. Trovò tale proposizione la
nei Padri, ai quali pareva che con ciò si attentasse  al  loro potere sui figliuoli, sulle mogli e sui servi; e che
i padri, prima d' essere emancipati: supponiamo (e questo  al  tutto non può sostenersi) che si possa fare lo stesso
ottima modalità, se pur si dà qualche pregio all' onesto ed  al  giusto, e non si credono vani nomi. La proposizione adunque
trattare le ragioni della medesima circa l' aver parte  al  governo civile che volevasi instituire. Nella quarta
società. La sola cupidigia insaziabile può esser sorda  al  loro diritto, e può impietrire il cuore a ricusare d'
cui questa voce sia totalmente straniera e che parlandogli  al  cuore non gli faccia intendere ch' egli è obbligato,
mai che gl' indigenti che soccorrevano avessero un diritto  al  loro soccorso, sicchè lo si potessero pigliare per forza:
di nuovo, è il regolamento della modalità dei diritti  al  doppio fine che sieno conservati ed accresciuti. Egli
v' è di più che un potere, il quale lo difende e lo aiuta  al  bene degli uomini. Egli è dunque un grande errore, sebbene
di tutti gli uomini. Non è, dico, preferibile rispetto  al  vantaggio degli stessi proprietarŒ, perocchè primieramente
la quale verrebbe a formare due poteri egualmente supremi  al  contatto l' uno dell' altro; nei quali perciò non potrebbe
quelle del suo spirito, poichè il suo spirito è preferibile  al  suo stomaco. Accordo che sia lo spirito preferibile allo
apportare un esterno vantaggio, non da chi è indifferente  al  risultamento di tal giudizio. Conchiudasi: La società
Dimostrò che il diritto del padre era tale che non rimaneva  al  figliuolo nessun diritto verso il padre che ammettesse una
incolumità da poter difendere anche contro il marito; che  al  servo rimanevano due diritti da poter difendere contro il
indivisibili, sicchè non ne possano contribuire una parte  al  potere sociale e pagare in tal modo le spese di questo,
e pagare in tal modo le spese di questo, come rispose  al  delegato dei non liberi, poichè avendo essi il diritto
non proprietarŒ nelle guerre che possono esser mosse contro  al  paese dai nemici esterni colle loro persone tanto quanto
innanzi alla coscienza della sua dignità corrispondente  al  valore di alcuni giorni di oppressione, o di alcuni atti di
che non àvvi uomo che possa neppur dirsi veracemente privo  al  tutto di esterne proprietà. Negherete a quelli che la
tutti egualmente i membri della civile Società partecipino  al  potere amministrativo della medesima, perocchè questo
Ma se diversi uomini partecipano in diversa misura  al  bene della società civile, non viene lor fatto torto;
che nella speculazione del nostro obbiettatore. Egli è poi  al  tutto falso, che una voce efficace di richiamo non giovi se
è solo il timore del castigo, che tien dietro con certezza  al  commesso delitto, quello che ritrae gli uomini dal
infierisse sopra di essi? è impossibile ad essa di tor via  al  tutto questo male essenziale dello stato di natura, ma non
componenti l' Amministrazione sociale ne sono totalmente  al  sicuro; perchè il debile non è mai sicuro dal forte; e la
ella possibile? Questo è il passo che la Commissione trova  al  tutto insuperabile. Dico se è possibile, quando si voglia
arbitrariamente nè mettere limite alla produzione, nè torlo  al  consumo. La amministrazione sociale adunque non può entrare
alla società, ed il lavoratore rinunzia bene volentieri  al  diritto di dire la sua opinione nelle pubbliche cose quando
non danno dunque alla patria che quanto dà il mercenario  al  padrone al cui soldo lavora: è un contratto che fa colla
dunque alla patria che quanto dà il mercenario al padrone  al  cui soldo lavora: è un contratto che fa colla sua patria: e
prive di libertà, quanto quelle che si ritrovavano  al  tutto prive di proprietà materiali, non potevano per la
la modalità dei diritti proprŒ, dall' istante che erano  al  tutto dipendenti dagli altri uomini. In fatti era stato
bensì far uso di tutte le sue azioni, per cui non resta più  al  servo alcun modo di provvedere a sè stesso, ma resta solo
servo alcun modo di provvedere a sè stesso, ma resta solo  al  padrone il dovere di provvedere al servo. Ed una cosa
sè stesso, ma resta solo al padrone il dovere di provvedere  al  servo. Ed una cosa simile può dirsi di colui che è al tutto
al servo. Ed una cosa simile può dirsi di colui che è  al  tutto privo di proprietà; poichè questi se vuol vivere
trovavano più diritti, e per ciò i cittadini appartenenti  al  primo ordine, cioè all' inferiore, avevano voce di richiamo
d' essere stata offesa dall' altra, a sottomettersi  al  giudicio di arbitri benevisi dalle parti. Quest' è la
facessero a volontà. Vero è dunque che i mercenarŒ non sono  al  tutto alla condizione dei servi; ma quella poca libertà ch'
come quei primi, nè l' avessero intera come questi secondi:  al  che avea creduto di soddisfare coll' articolo proposto.
occupare alla cultura del suo intelletto e del suo cuore, e  al  godimento degli onesti piaceri: i quali beni sono di un
come dicemmo, essa non può fare generalmente parlando, od  al  meno non può farlo ad occhi aperti; perocchè ad occhi
distruggerlo, e di una stoltezza che si è resa impossibile  al  genere umano, sc“rto sulla via della perfezione, sarebbe
diritto di nuocere altrui senza ragione, nessuno ha diritto  al  male ed alla stoltezza. La società civile adunque, sì per
il corpo dei mercenarŒ come fornito di un diritto  al  mantenimento, e debbe conoscere che il provento del
suo travaglio è condizionato alla volontà di chi lo prende  al  lavoro: e ciascun mercenario non può sempre assicurarsi di
di quelli che si applicano esclusivamente alle arti ed  al  commercio, e che comperano da essi i prodotti primi, ciò
posto, se i fondi industriali e commerciali sono soggetti  al  pericolo della sorte, egli è evidente che nella loro
altra via di valutar la ricchezza se non riportandosi  al  prezzo relativo delle cose, cioè al prezzo che acquistar
se non riportandosi al prezzo relativo delle cose, cioè  al  prezzo che acquistar possono messe in cambio con altre
riguardanti il mezzo onde ottenere quel fine. Riguardo  al  fine la legge naturale vuole, che gli uomini viventi nello
non si può recedere, e se l' equità, come si dice, fosse  al  tutto impossibile da ottenersi, bisognerebbe convenire, che
Essa non dice, che le basi dell' equità già proposte sieno  al  tutto impossibili da praticarsi: dice solamente, che esse
aveva creduto di progettarla. Questi due scopi erano  al  tutto necessarŒ da conseguirsi, e per l' umana dignità il
corrispondono ai due modi dell' esistenza umana, cioè  al  modo di esistere come essere morale e al modo di esistere
umana, cioè al modo di esistere come essere morale e  al  modo di esistere come essere sensibile: l' uomo esiste in
bastava verificare: all' incontro per eleggere un membro  al  tribunale politico, nella cui elezione non si doveva
del diritto di rappresentazione attiva, o sia come titolo  al  potere amministrativo, ammetteva naturalmente molte frodi,
prima all' instituzione del Tribunale politico, innanzi  al  quale ognuno potrà poscia presentare le ragioni ch' egli ha
poscia presentare le ragioni ch' egli ha di partecipare  al  potere, o sia lo stato della ricchezza ch' egli possiede, e
conservarle anche nello stato di elettori dei membri  al  politico Tribunale. La legge adunque proposta dalla
in quella dei mariti e dei padri: i mariti danno, oltre  al  proprio, un voto per la moglie; ed i padri e le madri
emancipati possono essere abilitati dal Tribunale medesimo  al  diritto di voto, quando ciò esigano per giuste cause contro
pensa. Medesimamente il voto per delegazione non supplisce  al  suo secondo ufficio e in quanto a questo ufficio è pure di
è pure di natura sua inalienabile. Questo voto riguardo  al  suo secondo effetto è un giudicio che si dà sui candidati.
Ognuno, fu detto, debbe poter rinunziare quand' egli voglia  al  proprio diritto. Rimane forse offeso qualcheduno perchè
Rimane forse offeso qualcheduno perchè altri rinunzia  al  diritto che possiede? Se alcuno rinunzia al proprio
altri rinunzia al diritto che possiede? Se alcuno rinunzia  al  proprio diritto, gli altri lungi dal perdere ne guadagnano;
porta con sè, sicchè il resto dei cittadini ne rimanesse  al  tutto scarico. Nella società civile all' incontro che
elezione di molti, questi si rimetterebbero tacitamente  al  volere dei pochi, quando ciò fosse da principio accordato:
ottenere, se non mediante il parere della maggior parte  al  meno della nazione? se adunque vengono a mancare dei voti
in quelli dei mariti e dei padri; e si dava all' incontro  al  marito il voto della moglie, al padre i voti dei figliuoli.
e si dava all' incontro al marito il voto della moglie,  al  padre i voti dei figliuoli. Le ragioni di questo articolo
i voti pei medesimi. Ma si osservò ancora che ciò che dava  al  padre simil diritto era l' esser padre, e non l' esser
fare che non fosse padre, così non doveva neppure negare  al  medesimo ciò che nasceva dalla sua paternità; il pieno
nulla hanno a fare col Tribunale; ed elle sono rispetto  al  medesimo come se non fossero. Il Tribunale adunque non
depravata, noi troveremo la volontà dei figliuoli essere  al  tutto indivisa da quella dei padri, e la volontà delle
da quella dei padri, e la volontà delle mogli essere  al  tutto indivisa da quella dei mariti. E` l' amore che di più
suoi genitori, come è un dovere della moglie di uniformarsi  al  volere del marito. D' altro lato i genitori, come fu già
o dissensione fra due parti, queste debbono comparire  al  suo cospetto per riceverne la sentenza, ciò che è quanto
dai loro diritti, la vostra dichiarazione arbitraria varrà  al  più al più fino che voi vivrete: i padri ed i mariti che
diritti, la vostra dichiarazione arbitraria varrà al più  al  più fino che voi vivrete: i padri ed i mariti che
questo è vero fino che si può: ma havvi un limite oltre  al  quale non si può. Vorreste voi prevenire i mali col fare
leggi, ed i Tribunali criminali. Ma quando si vuol piegare  al  fine di prevenire i mali quelle istituzioni che di loro
da un uomo esperimentato che ha saputo ben conoscere fino  al  fondo gli uomini del suo tempo, e che ha vedute e calcolate
I sistemi politici foggiati su tale principio relativi  al  tempo in cui sono fatti, ed al grado di corruzione di cui
su tale principio relativi al tempo in cui sono fatti, ed  al  grado di corruzione di cui sono arrivati i loro autori a
mali dell' abuso dell' autorità paterna? legherete le mani  al  padre: ed ecco snaturata la relazione fra padre e figlio.
mezzi ad ingannare od a tradire, ma sono voci che parlano  al  cuore di tutti, mediante le venerande idee che in quelli
ai figliuoli ed alle mogli di richiamarsi dei loro torti  al  Tribunale ogni qualvolta li soffrono, e più ancora tutte
sieno i voti quante sono le persone componenti la società:  al  quale coll' articolo che discutiamo non si deroga punto; ma
fine che si è usurpato, appartenente ad altre instituzioni  al  tutto d' altra natura dalla sua. Il falso principio adunque
era stato abbracciato dall' Assemblea; o vero lasciando  al  tutto simigliante principio costituire un governo sopra
ingegnosa della medesima in diverse persone ovviasse  al  maggior segno gli abusi possibili di se stessa. Noi siamo
può conseguir meglio che conservandosi perpetuamente fedeli  al  primo; ma non a tutti parrà così. A costoro pertanto
più che precede l' esperienza, e solo questa potrebbe dare  al  medesimo una prova di qualche valore. Già che dunque si
determinano i pochi sapienti, che sono co' loro intelletti  al  livello dell' argomento. Nel caso adunque che vorreste
egli è certo che la maggior parte di voi dovrebbe ritirarsi  al  tutto dalla deliberazione, ed abbandonare al giudizio dei
ritirarsi al tutto dalla deliberazione, ed abbandonare  al  giudizio dei pochi ingegni più eminenti tutti i vostri
difficoltà dell' argomento; mentre che gl' ingegni sono  al  tutto accidentali, ed i più o meno forti nascono a caso, e
alla medesima, non abbiano provveduto almeno altrettanto  al  bene di sè stessi, che a quello della società? Dall'
diritti per metterla in mano di quelli che fossero scelti  al  governo, costruito secondo il progetto della utilità o
secondo tal principio costituita, non ha già da pensare  al  tutto, ma solo alla convenzione particolare che egli fa
è così necessario, come è la società stessa, e sarebbe  al  tutto contradditorio, che si volesse la società, e che si
politico. Art. 2 Ogni uomo ha diritto di ricorrere  al  medesimo. Art. 1 I mercenarŒ hanno diritto d' essere
con cinque voti; perchè in essa il numero dei voti equivale  al  numero delle centinaia di lire. Laonde questi non resta
Assemblea rimane privo di voto è tutto ciò che rimane  al  di sotto di un milione; ma egli è da osservarsi che la
sotto di un milione; ma egli è da osservarsi che la somma  al  di sotto di un milione esercitò però la sua forza nella
quarta Assemblea; come nella terza influì quanto stava  al  di sotto di cento mila; nella seconda quanto stava al di
stava al di sotto di cento mila; nella seconda quanto stava  al  di sotto di diecimila e nella prima quanto stava al di
stava al di sotto di diecimila e nella prima quanto stava  al  di sotto di mille. Così parimenti se noi imaginiamo una
il primo diritto della quale, cioè il diritto di elettore  al  Tribunale, era nello stesso tempo un dovere a cui si
elevate, sebbene l' Assemblea più elevata potesse citare  al  Tribunale politico l' Assemblea meno elevata per negligenza
condizioni che potevano riguardare: a) Le istruzioni date  al  medesimo intorno al modo di eseguire il suo ufficio; b) Il
riguardare: a) Le istruzioni date al medesimo intorno  al  modo di eseguire il suo ufficio; b) Il tempo della
in arbitrio dell' Assemblea; c) Lo stipendio da assegnarsi  al  delegato. Le cause fra il delegato e le Assemblee sono di
nell' esercizio del potere ricevuto, può richiamarsi  al  Tribunale politico ed ottenere la mutazione del delegato.
superiore è obbligata di dar la notizia della morte  al  Ministro dell' Assemblea inferiore, il quale appena
assentire ai comparenti: e tuttavia possono essere citati  al  Tribunale politico se la loro assenza sia pregiudicievole.
ciascuno appartenenti, esposta nel modo seguente: 1 Ognuno  al  quale scemino le sue fortune può ricorrere quand' egli
scemino le sue fortune può ricorrere quand' egli voglia  al  Tribunale politico, perchè gli sia scemata la
a descrivere: ma questo interrompimento, che nuoce invero  al  filo delle idee, sarà forse compensato da un maggior
che non fosse oggimai possibile verun ulteriore progresso  al  genere umano; perocchè io non penso che uomo me la possa
alla costoro improbità: ma, per quanto io sono persuaso,  al  tutto senza ragione. Io credo in quella vece, che a questa
che fa, se non tardi e trattovi quasi a forza. Il perchè è  al  tutto indiscreta la severità con cui si giudica dei
venire a quest' ultima riflessione, che può solo dar luogo  al  Tribunale politico, si esige dunque non solo che i Principi
nello stato di società civile. Applichiamo il risentimento  al  Tribunale politico; e veggiamo se il popolo risentitosi
ma non trovando alcun Tribunale che gliela renda fa  al  modo stesso che fanno gli individui fra loro fino che si
Tribunale politico ancora in uno stato naturale, cioè unito  al  risentimento della società offesa, all' uscire che fanno
le passioni dei governanti, e ha dato, sì ad essi come  al  popolo, idee più esatte di giustizia. In tal modo diventa
era altra ragione di tenersi fra i due modi difettosi, come  al  meno imperfetto, piuttosto al Tribunale dell' Impero, che
i due modi difettosi, come al meno imperfetto, piuttosto  al  Tribunale dell' Impero, che ad una Dieta od Assemblea di
della cristianità. Anzi questa Dieta non potrebbe essere  al  tutto un vero Tribunale: non sarebbe che una unione di
dagli scrittori o dai Principi, quello che più si avvicina  al  Tribunale da me proposto, per quanto è a mia notizia, è di
ingoiare tutti i regni della terra. »Un altro partito grida  al  contrario: la « magnanimità e il disinteresse dai Papi
cioè che ha fissato un centro della forza morale distinto  al  tutto dal centro della forza fisica. »Egli è questa
come il danaro, e non possono servire come serve questo  al  cambio, nè prendere un eguale acconcezza di rappresentare
civile si passi ben presto a dare una grande importanza  al  danaro, come la forza più potente, la forza che ha un'
classe era composta di quelli, i beni dei quali ascendevano  al  valore almeno di centomila assi, corrispondenti allora a
sostanze bastevoli per entrare nella quinta, o ne fossero  al  tutto sprovveduti. Diviso così il popolo romano in sei
come noi dicevamo, questa legge non si poteva manifestare  al  primo stabilirsi del popolo: perchè allora non possede
stesso secolo XIII Filippo il Bello con ordinanza fatta  al  parlamento d' Ognissanti abolì interamente nella
dei commissarŒ, per la riscossione della pecunia accordata  al  re in uno coi commissarŒ degli altri due ordini. In tal
forza della natura, secondata dalla saviezza dei reggitori.  Al  dividersi della proprietà si divise con essa il governo, e
continuamente da se stessa a prender posto nel governo,  al  quale scopo presto o tardi sarebbe riuscita o con una
o sia dalla proprietà: idea quanto vera, tanto ripugnante  al  presente modo del pensare dei francesi. Ma per
rappresentati, ma le persone: la Società aveva retrogredito  al  primo stato sociale, con questa differenza, che le Società
invocando l' aiuto di potenti stranieri. Invano si fa colpa  al  debile di essere ricorso al forte per sorreggersi contro i
stranieri. Invano si fa colpa al debile di essere ricorso  al  forte per sorreggersi contro i colpi degli oppressori:
lo stato delle cose pubbliche era tale, che il diritto  al  potere non nasceva già dalla proprietà, ma dall' abilità
che si distrugge, e che comincia il 13 giugno 17.9 fino  al  1. Maggio 1.04. In quest' anno ricomincia un' altra
degli Economisti di attribuire la rappresentazione politica  al  solo terreno, ha benissimo luogo; ma solo in quell' epoca
cioè supponiamo, che un governo non proprietario (cosa  al  tutto impossibile) governi con perfetta sapienza.
che tornò i gentiluomini insieme col partito ghibellino  al  reggimento della città. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] I
anche colà la rappresentazione reale che dà la forma  al  governo subisce le stesse modificazioni della ricchezza:
altri stati d' Europa vide i piccoli proprietarŒ ascendere  al  governo nel secolo XIII ed avere adoperato i due secoli
che l' Inghilterra era piena di villani e di schiavi  al  tempo di Odoardo il Confessore (1066). » » Non si può
della società era giusta come nel secolo precedente; ma  al  tempo di Odoardo, rimanendo giusta, cominciava a rendersi
società in Inghilterra. Invano Odoardo più tardi tornò  al  pensiero di riprendere i diritti ceduti: la legge della
Ora i principŒ del Sig. Raynal sulla popolazione sono  al  tutto falsi: egli non conosce il male dell' eccesso: d'
in bocca dal Sismondi alla parte dei mercatanti aspiranti  al  civile reggimento: La ricchezza, dice Rousseau, è la madre
questo discorso? Nulla monta chi abbia ragione dei due  al  nostro proposito: si tratta di sapere se tutto il genere
proporzionata influenza. Se si parla poi di nazione  al  tutto povera, essa avrà vantaggio benissimo d' una certa
del principe assoluto. Sembra che le teorie intorno  al  principato dei giureconsulti, sebbene ancora incerte, si
a mettersi in equilibrio o col scemare l' autorità politica  al  principe o coll' accrescergli le sue ricchezze, o
di evitarli tutti e due col guardarci bene dall' attribuire  al  governo l' uno solo di questi elementi con esclusione dell'
Non basta dunque per render ragione dei mali che avvengono  al  mondo ricorrere a quella causa generale: bisogna ancora
osserva l' analogia che passa fra il regno di Francia  al  fine della seconda stirpe, e l' imperio germanico degli
quello dice: « « Trovossi il regno senza dominio, sì come è  al  presente l' Impero. Si conferì la corona ad uno de'
quant' era illusoria la proprietà che si attribuiva  al  principe sopra le terre dei feudatarŒ, basta osservare la
di mutar gli allodi in feudi: il che si faceva donando  al  re la propria terra, e dal re poscia ricevendola in feudo.
in se stesso e non nelle sue conseguenze. Così ascesero  al  governo i condottieri ed i giudici dei popoli, con quella
che come gli avevano ricevuti dal loro capo, così restasse  al  medesimo capo la facoltà di ritirarli se si rendessero
che il principio delle leggi feudali, il quale attribuisce  al  principe la proprietà delle terre per la ragione detta, non
appena che il principe passava dal disporre della modalità  al  disporre della proprietà , i proprietari subitamente se ne
alla nazione conquistatrice, e non esclusivamente  al  suo capo. Ma questa come aveva avuto bisogno d' esser
basta osservare che una porzione di terreni divisi rimaneva  al  principe: (Roberts. 11 .35) la qual porzione sarebbe stato
tempi ancora pieni di guerre, e la sua estensione è dovuta  al  bisogno in cui le nazioni si ritrovarono di dar al loro
è dovuta al bisogno in cui le nazioni si ritrovarono di dar  al  loro capo una forza valevole, perchè potesse salvare la
il sistema feudale si conoscesse assai poco in Inghilterra  al  tempo dei Sassoni, e che vi fosse universalmente introdotto
soltanto dopo la conquista dei Normanni. Ma riguardo  al  modo onde tal sistema s' introdusse, ascoltiamo lui stesso:
in quel tempo provvedere comodamente a due scopi cioè  al  bene de' suoi membri, e al bene di tutta la nazione; ad
comodamente a due scopi cioè al bene de' suoi membri, e  al  bene di tutta la nazione; ad arricchir bensì quelli coll'
il secondo fine. Quegli che riceveva il feudo giurava  al  Signore e dichiarava « « che egli diveniva da quel giorno
» In fatti non v' era un modo più efficace per costringere  al  servizio militare questi nuovi proprietarŒ, quanto col far
loro duca. Per conoscere tuttavia che tanta potestà data  al  capo della nazione non era altro che il diritto di dirigere
suggerite da una legislazione più lucida e più conforme  al  modo di pensare dei tempi moderni. Supponiamo adunque che
seguire con unanimità il vostro comandante, e disprezzare  al  suono della sua voce i travagli e la morte. Ma divisi da
nazione, la costituzione diverrebbe con ciò inopportuna  al  sopravvenire nella nazione una nuova circostanza. » Per
costituzione feudale basta osservare come fissando essa  al  governo una misura di modalità tanto estesa, che era bensì
feudale che assegnava una modalità tanto estesa  al  governo da dargli fino il diritto di proprietà sulle terre,
ne conseguì, e che narrerò colle parole di Montesquieu. « «  Al  tempo di Carlo Magno era altri obbligato sotto gravissime
doveva quella finzione di proprietà che la legge dava  al  principe sempre più apparire come una cosa vana e
stati avezzi di dare il loro affetto e la loro fedeltà  al  re sempre in cambio dei doni che ricevevano, erano messi
ultimo stato la proprietà, che sopra di essi attribuivasi  al  principe, non aveva più nulla affatto di reale: ed era una
prima instituzione; ma la proprietà non apparteneva più  al  Signor superiore ed era passata in effetto nelle mani del
nome. I nobili all' incontro che lasciavano ben volentieri  al  principe tutte le parole ampollose, mantennero sempre il
una finzione, giacchè essa opponendosi alla costumanza od  al  fatto si rimaneva scritta sulla carta, dove è pur facile
L' essere tuttavia scritta in carta bastava per dare  al  principe il pretesto di fare quanti arbitrii a lui
di fatto per alterare la costituzione antica e rendersi  al  tutto despota. In fatti anche questo vizio ha la legge
e raggravate da lui stesso, e da' suoi successori fino  al  re Giovanni: esse divennero sì intollerande nel regno di
con cui ingrandivano i nobili, e quei d' Inghilterra  al  dispotismo con cui gli opprimevano, che ne vennero poscia
di difendere il suo diritto, porta ciascun uomo ad aspirare  al  potere politico come ad un mezzo inserviente alla difesa
influenza. Ma passati quasi due secoli la nazione venuta  al  secondo stato di proprietà diseguali, vennero secondo la
non debb' essere stabilita nessuna stabile regola intorno  al  modo ond' essa venga divisa fra gl' individui della
poichè sarebbe lo stesso che abbandonare le cose pubbliche  al  caso, o negare che possano essere aiutate dalla saviezza,
ricchezza; poichè tale costituzione organizzata in un modo  al  tutto amministrativo non curerebbe di sua natura che gl'
che sia fatto dagli uomini probissimi indipendentemente  al  tutto dalla loro ricchezza e povertà. L' amministrazione
come cambiali. Si ha dunque ragione di gridare contro  al  materialismo che corrompe i governi de' nostri tempi, dando
bene di ommettere questa osservazione per riservarla  al  Libro dove parlo della magistratura. Il che è vero
se è fatto bene rende le disposizioni politiche innocue  al  bene dei particolari membri della società. - Solamente
non provano mai che egli non sia necessario: provano tutt'  al  più una verità troppo disorrevole agli uomini, che non si
e in tutti i casi contro l' umana tristizia. La cosa è  al  tutto evidente, giacchè niuno è giudice in causa propria.
le quali non hanno da occuparsi che in questa sola cosa; ed  al  giudicio vien dato il tempo in tal modo perchè sia fatto
ideata; e la poca importanza che si è sempre dato  al  giudicio morale nelle disposizioni politiche apparisce dal
perchè se questa ragione valesse ogni Tribunale sarebbe  al  tutto inutile e ciascuna delle parti potrebbe sottrarsi
di quei mezzi, pei quali si può pervenire più sicuramente  al  detto fine; e 5 finalmente perchè egli è un troppo angusto
il fatto governativo non lede i diritti di alcun debole,  al  quale dinanzi ogni debole può stare a fronte del forte
ma debbono tutte due poter dire le loro ragioni innanzi  al  medesimo, e poterne ricevere la giustizia. O forse ciò che
anche egli o di calcolar anch' egli i propri interessi,  al  quale calcolo venendo egli ammesso riceve una specie di
dell' usurpazione, e che il poco e sicuro è preferibile  al  molto e non sicuro; il Tribunale politico avrà la voce di
quella che verrebbe tocca ed offesa da chi attentasse  al  detto Tribunale che diverrà come la pupilla dell' umanità.
e di non temerla. Tutti quelli pertanto che non credono  al  cristianesimo, ma che sono tuttavia costretti di confessare
che la religione avrà consacrato questo Tribunale e dato  al  medesimo una potenza che non può ricevere dagli uomini, ma
che giudica a sè nocevole e ingiusta; e che recata la causa  al  Tribunale politico egli riporti favorevole sentenza, cioè
prove per l' indole d' un tal Tribunale non dovrà essere  al  tutto pari a quello dei Tribunali civili, ma bensì pari a
In vece di ciò per fuggire un vizio corrono avventatamente  al  suo opposto: e togliendo il supremo giudicio del giusto ai
lo affidano ad un Tribunale, ma alla parte opposta, cioè  al  popolo: delle due parti fra cui verte il giudicio lo
non è supremo se non perchè tutti gli amministrati debbono  al  medesimo assoggettarsi: e se la amministrazione debba
è essenzialmente disorganizzato, soggetto alla seduzione,  al  capriccio, ed all' ignoranza. La ragione di ciò è il
ufficio fra molte, senza che veruna s' abbia diritto  al  medesimo, vuolsi eleggere quella che è all' officio più
ella non fa che ingrossarlo e diffondere tenebre d' intorno  al  vero cercato. Purissimo è il vero. ed immune da ogni altra
officio, più tosto valgono di loro natura a renderli inetti  al  medesimo: conciossiachè tolgon loro quella nudità d' animo,
loro decreto; ecco quelli che debbono essere trascelti  al  politico Tribunale quai veri Sacerdoti della Giustizia.
beni aperti e comuni, pei quali solo debbesi aprir l' adito  al  Tribunale di cui parliamo: non in quel senso per ciò ancora
non in quel senso per ciò ancora che ciascuno abbia diritto  al  detto Tribunale solo per esser uomo, ma bensì in questo
idee, ma bensì ancora qualunque altro oggetto per lontano  al  difuori di noi e molteplice che egli sia, ed esso è il
in ragione geometrica, mentre gli alimenti non possono che  al  più crescere in ragione aritmetica. Payne nel libro de'
di nutrire, è dunque dannosa alla società. E ponendo essi  al  mondo una popolazione che vuol vivere e che non ne ha il
potesse avere qualche vista più in là che di satollare  al  momento la sua fame: a malgrado di ciò gli scrittori di
la falsa filosofia delle male usate astrazioni fece credere  al  popolo che egli abbia diritto d' esser nutrito dalla
uso di quella regola senza pericolo d' errore. Applicandola  al  caso presente possiamo osservare come la regola da noi
legge poi costituisce ancora il primo punto della soluzione  al  problema propostoci: Trovare nella società il collocamento
l' uomo l' idea di bene e di male; acciocchè influiscano  al  bene dell' umanità (fac. 12, 13). Essa scioglie il detto
che non dubitai di designare fin d' allora e promettere  al  pubblico questo Volume della Collezione a doverlo
otterrà pervenendo a far sì che ciascun cittadino partecipi  al  potere politico quanto gli è necessario a difendere e
le si dia, l' edificio riuscirebbe vacillante, ruinerebbe  al  primo corrodersi e venir meno di quel suo temporaneo
che si concepisce senza alcun bisogno di ricorrere  al  concetto di società. Questo diritto noi l' abbiamo trattato
sconfitta dalla rivoluzione francese, la quale cangiò forma  al  dispotismo, non l' estinse perciò; anzi egli ricomparve più
essere purgata dal dispotismo, cioè deve essere sottoposta  al  suo vero diritto, e non foggiata sopra un diritto preteso
civile ogni potere, non lascia sussistere altra società  al  suo fianco: la società civile così concepita, così nominata
pure quelli di ogni altra associazione che sia conforme  al  diritto naturale e razionale. Così tutte le maniere dei
socŒ. Ma la moltitudine che si ordina civilmente ha diritto  al  fine dell' associazione nella quale si unisce; dunque ha
a scegliere la miglior forma sociale, non si raggiunga  al  primo tentativo quella regolarità, e solamente più o meno
regolarità, e solamente più o meno vi si avvicini, rimane  al  popolo continuamente il diritto di riforma, cioè il diritto
de' governanti se non in quanto servono o sono necessarŒ  al  buon governo: pregiudicando a questo cessano d' essere
Dire il contrario apparterebbe alla morale dell' egoismo e  al  diritto gretto, adulatorio, sofistico dei Legulei. L' unica
produrre una obbedienza per qualche istante, ma come egli è  al  tutto instabile e momentaneo, così pure è instabile e
dal mal fine a cui si assoggetta; perocchè l' obbedire  al  comando suppone, come dicevamo, in quello istante che si
ad un altro membro della società, o un membro della società  al  potere, non si credeva dover soggiacere ad alcun tribunale,
se è fatto bene, rende le disposizioni politiche innocue  al  bene dei particolari membri della società. Solamente
provano mai ch' egli non sia necessario, proveranno tutt'  al  più una verità troppo disorrevole agli uomini, che non si
governo possano soggiacere a qualche sindacabilità: tutt'  al  più si ripulsa la violenza colla violenza: le vie di fatto
guarentigie che possano esser date dall' autorità suprema  al  popolo: a niuno viene in mente di domandarle: tutti sentono
cosa sappia il popolo che la fa, che cosa sappia intorno  al  problema che abbiamo indicato: « In che maniera si possa
»Il popolo che ha trionfato nella rivoluzione dimanda  al  nuovo governo tutte quelle guarentigie che egli conosce
hanno istituito, alla soluzione che essi hanno saputo dare  al  problema sociale delle guarentigie, soluzione che forse si
già a sciogliere il problema in se stesso sommettendo  al  calcolo gl' intrinsici suoi dati e facendosi carico di
si dirà in appresso, la quale deve anzi servire di codice  al  detto Tribunale, sul quale pronunciare e motivare le sue
parte dei governati. In questa sfera di materie sottoposte  al  Tribunale politico non si debbono comprendere i delitti di
di qualche cittadino, la cosa non può essere riferita che  al  Tribunale politico. Così pure se la legge o il diritto
e vuol sapersi se di quel diritto fu abusato, tocca  al  Tribunale politico decidere perchè questa decisione importa
il richiamo di quelli che se ne tengono offesi, appartiene  al  Tribunale politico, perocchè anche in tutti questi casi
una legge inferiore alla Costituzione, la causa appartiene  al  Tribunale politico. Così pure ogni qualvolta trattasi d' un
legge se non la Costituzione, spetta portarne sentenza  al  Tribunale politico. Distinta così la competenza dei due
quali persone giuridiche possono essere attrici dinanzi  al  medesimo. Primieramente al potere legislativo è lasciata la
possono essere attrici dinanzi al medesimo. Primieramente  al  potere legislativo è lasciata la facoltà di consultare il
politica; ma la domanda dee esserne fatta unicamente  al  Collegio di prima Istanza di questo Tribunale, e ciò senza
cittadini in qualunque sia tempo contro alle leggi innanzi  al  Collegio d' Appello e alla piena seduta. Se il Collegio di
Se vi scorge qualche ingiustizia ne dee dare i motivi  al  potere legislativo; e questo rimane tuttavia libero di
promulgarla o no. Qualora la promulghi, riportandosi così  al  giudizio del pubblico, ella ha pieno vigore fino che non
può essere ugualmente proposta all' uno dei due Collegi o  al  Tribunale in piena seduta. Colla sola aggiunta di questo
infrangere la giustizia, e gli uomini pensano sempre prima  al  fine che al mezzo. Anzi egli è pur singolare quella
la giustizia, e gli uomini pensano sempre prima al fine che  al  mezzo. Anzi egli è pur singolare quella spensieratezza che
è appunto questa rispettabilità dei diritti già acquistati  al  governo sociale che rende necessario supporre una
nessuno perdeva, e invece altri guadagnava: poichè il socio  al  quale si cangiava il modo di essere del suo diritto, non
e che il nuovo Potere che si voleva erigere fra di loro,  al  quale fossero tutti subordinati, non venisse a comandare
si trattava di altro che di stabilire una amministrazione  al  solo fine che determinasse sempre l' ottima modalità dei
che si trattava di sottomettere quanto alla loro modalità  al  potere che si voleva instituire. Trovò tale proposizione la
nei Padri, ai quali pareva che con ciò si attentasse  al  loro potere sui figliuoli, sulle mogli e sui servi; e che
i padri, prima d' essere emancipati: supponiamo (e questo  al  tutto non può sostenersi) che si possa fare lo stesso
ottima modalità, se pur si dà qualche pregio all' onesto ed  al  giusto, e non si credono vani nomi. La proposizione adunque
trattare le ragioni della medesima circa l' aver parte  al  governo civile che volevasi instituire. Nella quarta
società. La sola cupidigia insaziabile può esser sorda  al  loro diritto, e può impietrire il cuore a ricusare d'
cui questa voce sia totalmente straniera e che parlandogli  al  cuore non gli faccia intendere ch' egli è obbligato,
mai che gl' indigenti che soccorrevano avessero un diritto  al  loro soccorso, sicchè lo si potessero pigliare per forza:
di nuovo, è il regolamento della modalità dei diritti  al  doppio fine che sieno conservati ed accresciuti. Egli
v' è di più che un potere, il quale lo difende e lo aiuta  al  bene degli uomini. Egli è dunque un grande errore, sebbene
di tutti gli uomini. Non è, dico, preferibile rispetto  al  vantaggio degli stessi proprietarŒ, perocchè primieramente
la quale verrebbe a formare due poteri egualmente supremi  al  contatto l' uno dell' altro; nei quali perciò non potrebbe
quelle del suo spirito, poichè il suo spirito è preferibile  al  suo stomaco. Accordo che sia lo spirito preferibile allo
apportare un esterno vantaggio, non da chi è indifferente  al  risultamento di tal giudizio. Conchiudasi: La società
Dimostrò che il diritto del padre era tale che non rimaneva  al  figliuolo nessun diritto verso il padre che ammettesse una
incolumità da poter difendere anche contro il marito; che  al  servo rimanevano due diritti da poter difendere contro il
indivisibili, sicchè non ne possano contribuire una parte  al  potere sociale e pagare in tal modo le spese di questo,
e pagare in tal modo le spese di questo, come rispose  al  delegato dei non liberi, poichè avendo essi il diritto
non proprietarŒ nelle guerre che possono esser mosse contro  al  paese dai nemici esterni colle loro persone tanto quanto
innanzi alla coscienza della sua dignità corrispondente  al  valore di alcuni giorni di oppressione, o di alcuni atti di
che non àvvi uomo che possa neppur dirsi veracemente privo  al  tutto di esterne proprietà. Negherete a quelli che la
tutti egualmente i membri della civile Società partecipino  al  potere amministrativo della medesima, perocchè questo
Ma se diversi uomini partecipano in diversa misura  al  bene della società civile, non viene lor fatto torto;
che nella speculazione del nostro obbiettatore. Egli è poi  al  tutto falso, che una voce efficace di richiamo non giovi se
è solo il timore del castigo, che tien dietro con certezza  al  commesso delitto, quello che ritrae gli uomini dal
infierisse sopra di essi? è impossibile ad essa di tor via  al  tutto questo male essenziale dello stato di natura, ma non
componenti l' Amministrazione sociale ne sono totalmente  al  sicuro; perchè il debile non è mai sicuro dal forte; e la
ella possibile? Questo è il passo che la Commissione trova  al  tutto insuperabile. Dico se è possibile, quando si voglia
arbitrariamente nè mettere limite alla produzione, nè torlo  al  consumo. La amministrazione sociale adunque non può entrare
alla società, ed il lavoratore rinunzia bene volentieri  al  diritto di dire la sua opinione nelle pubbliche cose quando
non danno dunque alla patria che quanto dà il mercenario  al  padrone al cui soldo lavora: è un contratto che fa colla
dunque alla patria che quanto dà il mercenario al padrone  al  cui soldo lavora: è un contratto che fa colla sua patria: e
prive di libertà, quanto quelle che si ritrovavano  al  tutto prive di proprietà materiali, non potevano per la
la modalità dei diritti proprŒ, dall' istante che erano  al  tutto dipendenti dagli altri uomini. In fatti era stato
bensì far uso di tutte le sue azioni, per cui non resta più  al  servo alcun modo di provvedere a sè stesso, ma resta solo
servo alcun modo di provvedere a sè stesso, ma resta solo  al  padrone il dovere di provvedere al servo. Ed una cosa
sè stesso, ma resta solo al padrone il dovere di provvedere  al  servo. Ed una cosa simile può dirsi di colui che è al tutto
al servo. Ed una cosa simile può dirsi di colui che è  al  tutto privo di proprietà; poichè questi se vuol vivere
trovavano più diritti, e per ciò i cittadini appartenenti  al  primo ordine, cioè all' inferiore, avevano voce di richiamo
d' essere stata offesa dall' altra, a sottomettersi  al  giudicio di arbitri benevisi dalle parti. Quest' è la
facessero a volontà. Vero è dunque che i mercenarŒ non sono  al  tutto alla condizione dei servi; ma quella poca libertà ch'
come quei primi, nè l' avessero intera come questi secondi:  al  che avea creduto di soddisfare coll' articolo proposto.
occupare alla cultura del suo intelletto e del suo cuore, e  al  godimento degli onesti piaceri: i quali beni sono di un
come dicemmo, essa non può fare generalmente parlando, od  al  meno non può farlo ad occhi aperti; perocchè ad occhi
distruggerlo, e di una stoltezza che si è resa impossibile  al  genere umano, sc“rto sulla via della perfezione, sarebbe
diritto di nuocere altrui senza ragione, nessuno ha diritto  al  male ed alla stoltezza. La società civile adunque, sì per
il corpo dei mercenarŒ come fornito di un diritto  al  mantenimento, e debbe conoscere che il provento del
suo travaglio è condizionato alla volontà di chi lo prende  al  lavoro: e ciascun mercenario non può sempre assicurarsi di
di quelli che si applicano esclusivamente alle arti ed  al  commercio, e che comperano da essi i prodotti primi, ciò
posto, se i fondi industriali e commerciali sono soggetti  al  pericolo della sorte, egli è evidente che nella loro
altra via di valutar la ricchezza se non riportandosi  al  prezzo relativo delle cose, cioè al prezzo che acquistar
se non riportandosi al prezzo relativo delle cose, cioè  al  prezzo che acquistar possono messe in cambio con altre
riguardanti il mezzo onde ottenere quel fine. Riguardo  al  fine la legge naturale vuole, che gli uomini viventi nello
non si può recedere, e se l' equità, come si dice, fosse  al  tutto impossibile da ottenersi, bisognerebbe convenire, che
Essa non dice, che le basi dell' equità già proposte sieno  al  tutto impossibili da praticarsi: dice solamente, che esse
aveva creduto di progettarla. Questi due scopi erano  al  tutto necessarŒ da conseguirsi, e per l' umana dignità il
corrispondono ai due modi dell' esistenza umana, cioè  al  modo di esistere come essere morale e al modo di esistere
umana, cioè al modo di esistere come essere morale e  al  modo di esistere come essere sensibile: l' uomo esiste in
bastava verificare: all' incontro per eleggere un membro  al  tribunale politico, nella cui elezione non si doveva
del diritto di rappresentazione attiva, o sia come titolo  al  potere amministrativo, ammetteva naturalmente molte frodi,
prima all' instituzione del Tribunale politico, innanzi  al  quale ognuno potrà poscia presentare le ragioni ch' egli ha
poscia presentare le ragioni ch' egli ha di partecipare  al  potere, o sia lo stato della ricchezza ch' egli possiede, e
conservarle anche nello stato di elettori dei membri  al  politico Tribunale. La legge adunque proposta dalla
in quella dei mariti e dei padri: i mariti danno, oltre  al  proprio, un voto per la moglie; ed i padri e le madri
emancipati possono essere abilitati dal Tribunale medesimo  al  diritto di voto, quando ciò esigano per giuste cause contro
pensa. Medesimamente il voto per delegazione non supplisce  al  suo secondo ufficio e in quanto a questo ufficio è pure di
è pure di natura sua inalienabile. Questo voto riguardo  al  suo secondo effetto è un giudicio che si dà sui candidati.
Ognuno, fu detto, debbe poter rinunziare quand' egli voglia  al  proprio diritto. Rimane forse offeso qualcheduno perchè
Rimane forse offeso qualcheduno perchè altri rinunzia  al  diritto che possiede? Se alcuno rinunzia al proprio
altri rinunzia al diritto che possiede? Se alcuno rinunzia  al  proprio diritto, gli altri lungi dal perdere ne guadagnano;
porta con sè, sicchè il resto dei cittadini ne rimanesse  al  tutto scarico. Nella società civile all' incontro che
elezione di molti, questi si rimetterebbero tacitamente  al  volere dei pochi, quando ciò fosse da principio accordato:
ottenere, se non mediante il parere della maggior parte  al  meno della nazione? se adunque vengono a mancare dei voti
in quelli dei mariti e dei padri; e si dava all' incontro  al  marito il voto della moglie, al padre i voti dei figliuoli.
e si dava all' incontro al marito il voto della moglie,  al  padre i voti dei figliuoli. Le ragioni di questo articolo
i voti pei medesimi. Ma si osservò ancora che ciò che dava  al  padre simil diritto era l' esser padre, e non l' esser
fare che non fosse padre, così non doveva neppure negare  al  medesimo ciò che nasceva dalla sua paternità; il pieno
nulla hanno a fare col Tribunale; ed elle sono rispetto  al  medesimo come se non fossero. Il Tribunale adunque non
depravata, noi troveremo la volontà dei figliuoli essere  al  tutto indivisa da quella dei padri, e la volontà delle
da quella dei padri, e la volontà delle mogli essere  al  tutto indivisa da quella dei mariti. E` l' amore che di più
suoi genitori, come è un dovere della moglie di uniformarsi  al  volere del marito. D' altro lato i genitori, come fu già
o dissensione fra due parti, queste debbono comparire  al  suo cospetto per riceverne la sentenza, ciò che è quanto
dai loro diritti, la vostra dichiarazione arbitraria varrà  al  più al più fino che voi vivrete: i padri ed i mariti che
diritti, la vostra dichiarazione arbitraria varrà al più  al  più fino che voi vivrete: i padri ed i mariti che
questo è vero fino che si può: ma havvi un limite oltre  al  quale non si può. Vorreste voi prevenire i mali col fare
leggi, ed i Tribunali criminali. Ma quando si vuol piegare  al  fine di prevenire i mali quelle istituzioni che di loro
da un uomo esperimentato che ha saputo ben conoscere fino  al  fondo gli uomini del suo tempo, e che ha vedute e calcolate
I sistemi politici foggiati su tale principio relativi  al  tempo in cui sono fatti, ed al grado di corruzione di cui
su tale principio relativi al tempo in cui sono fatti, ed  al  grado di corruzione di cui sono arrivati i loro autori a
mali dell' abuso dell' autorità paterna? legherete le mani  al  padre: ed ecco snaturata la relazione fra padre e figlio.
mezzi ad ingannare od a tradire, ma sono voci che parlano  al  cuore di tutti, mediante le venerande idee che in quelli
ai figliuoli ed alle mogli di richiamarsi dei loro torti  al  Tribunale ogni qualvolta li soffrono, e più ancora tutte
sieno i voti quante sono le persone componenti la società:  al  quale coll' articolo che discutiamo non si deroga punto; ma
fine che si è usurpato, appartenente ad altre instituzioni  al  tutto d' altra natura dalla sua. Il falso principio adunque
era stato abbracciato dall' Assemblea; o vero lasciando  al  tutto simigliante principio costituire un governo sopra
ingegnosa della medesima in diverse persone ovviasse  al  maggior segno gli abusi possibili di se stessa. Noi siamo
può conseguir meglio che conservandosi perpetuamente fedeli  al  primo; ma non a tutti parrà così. A costoro pertanto
più che precede l' esperienza, e solo questa potrebbe dare  al  medesimo una prova di qualche valore. Già che dunque si
determinano i pochi sapienti, che sono co' loro intelletti  al  livello dell' argomento. Nel caso adunque che vorreste
egli è certo che la maggior parte di voi dovrebbe ritirarsi  al  tutto dalla deliberazione, ed abbandonare al giudizio dei
ritirarsi al tutto dalla deliberazione, ed abbandonare  al  giudizio dei pochi ingegni più eminenti tutti i vostri
difficoltà dell' argomento; mentre che gl' ingegni sono  al  tutto accidentali, ed i più o meno forti nascono a caso, e
alla medesima, non abbiano provveduto almeno altrettanto  al  bene di sè stessi, che a quello della società? Dall'
diritti per metterla in mano di quelli che fossero scelti  al  governo, costruito secondo il progetto della utilità o
secondo tal principio costituita, non ha già da pensare  al  tutto, ma solo alla convenzione particolare che egli fa
è così necessario, come è la società stessa, e sarebbe  al  tutto contradditorio, che si volesse la società, e che si
politico. Art. 2 Ogni uomo ha diritto di ricorrere  al  medesimo. Art. 1 I mercenarŒ hanno diritto d' essere
con cinque voti; perchè in essa il numero dei voti equivale  al  numero delle centinaia di lire. Laonde questi non resta
Assemblea rimane privo di voto è tutto ciò che rimane  al  di sotto di un milione; ma egli è da osservarsi che la
sotto di un milione; ma egli è da osservarsi che la somma  al  di sotto di un milione esercitò però la sua forza nella
quarta Assemblea; come nella terza influì quanto stava  al  di sotto di cento mila; nella seconda quanto stava al di
stava al di sotto di cento mila; nella seconda quanto stava  al  di sotto di diecimila e nella prima quanto stava al di
stava al di sotto di diecimila e nella prima quanto stava  al  di sotto di mille. Così parimenti se noi imaginiamo una
il primo diritto della quale, cioè il diritto di elettore  al  Tribunale, era nello stesso tempo un dovere a cui si
elevate, sebbene l' Assemblea più elevata potesse citare  al  Tribunale politico l' Assemblea meno elevata per negligenza
condizioni che potevano riguardare: a) Le istruzioni date  al  medesimo intorno al modo di eseguire il suo ufficio; b) Il
riguardare: a) Le istruzioni date al medesimo intorno  al  modo di eseguire il suo ufficio; b) Il tempo della
in arbitrio dell' Assemblea; c) Lo stipendio da assegnarsi  al  delegato. Le cause fra il delegato e le Assemblee sono di
nell' esercizio del potere ricevuto, può richiamarsi  al  Tribunale politico ed ottenere la mutazione del delegato.
superiore è obbligata di dar la notizia della morte  al  Ministro dell' Assemblea inferiore, il quale appena
assentire ai comparenti: e tuttavia possono essere citati  al  Tribunale politico se la loro assenza sia pregiudicievole.
ciascuno appartenenti, esposta nel modo seguente: 1 Ognuno  al  quale scemino le sue fortune può ricorrere quand' egli
scemino le sue fortune può ricorrere quand' egli voglia  al  Tribunale politico, perchè gli sia scemata la
a descrivere: ma questo interrompimento, che nuoce invero  al  filo delle idee, sarà forse compensato da un maggior
che non fosse oggimai possibile verun ulteriore progresso  al  genere umano; perocchè io non penso che uomo me la possa
alla costoro improbità: ma, per quanto io sono persuaso,  al  tutto senza ragione. Io credo in quella vece, che a questa
che fa, se non tardi e trattovi quasi a forza. Il perchè è  al  tutto indiscreta la severità con cui si giudica dei
venire a quest' ultima riflessione, che può solo dar luogo  al  Tribunale politico, si esige dunque non solo che i Principi
nello stato di società civile. Applichiamo il risentimento  al  Tribunale politico; e veggiamo se il popolo risentitosi
ma non trovando alcun Tribunale che gliela renda fa  al  modo stesso che fanno gli individui fra loro fino che si
Tribunale politico ancora in uno stato naturale, cioè unito  al  risentimento della società offesa, all' uscire che fanno
le passioni dei governanti, e ha dato, sì ad essi come  al  popolo, idee più esatte di giustizia. In tal modo diventa
era altra ragione di tenersi fra i due modi difettosi, come  al  meno imperfetto, piuttosto al Tribunale dell' Impero, che
i due modi difettosi, come al meno imperfetto, piuttosto  al  Tribunale dell' Impero, che ad una Dieta od Assemblea di
della cristianità. Anzi questa Dieta non potrebbe essere  al  tutto un vero Tribunale: non sarebbe che una unione di
dagli scrittori o dai Principi, quello che più si avvicina  al  Tribunale da me proposto, per quanto è a mia notizia, è di
ingoiare tutti i regni della terra. »Un altro partito grida  al  contrario: la « magnanimità e il disinteresse dai Papi
cioè che ha fissato un centro della forza morale distinto  al  tutto dal centro della forza fisica. »Egli è questa
come il danaro, e non possono servire come serve questo  al  cambio, nè prendere un' eguale acconcezza di rappresentare
civile si passi ben presto a dare una grande importanza  al  danaro, come la forza più potente, la forza che ha un'
classe era composta di quelli, i beni dei quali ascendevano  al  valore almeno di centomila assi, corrispondenti allora a
sostanze bastevoli per entrare nella quinta, o ne fossero  al  tutto sprovveduti. Diviso così il popolo romano in sei
come noi dicevamo, questa legge non si poteva manifestare  al  primo stabilirsi del popolo: perchè allora non possede
stesso secolo XIII Filippo il Bello con ordinanza fatta  al  parlamento d' Ognissanti abolì interamente nella
dei commissarŒ, per la riscossione della pecunia accordata  al  re in uno coi commissarŒ degli altri due ordini. In tal
forza della natura, secondata dalla saviezza dei reggitori.  Al  dividersi della proprietà si divise con essa il governo, e
continuamente da se stessa a prender posto nel governo,  al  quale scopo presto o tardi sarebbe riuscita o con una
o sia dalla proprietà: idea quanto vera, tanto ripugnante  al  presente modo del pensare dei francesi. Ma per
rappresentati, ma le persone: la Società aveva retrogredito  al  primo stato sociale, con questa differenza, che le Società
invocando l' aiuto di potenti stranieri. Invano si fa colpa  al  debile di essere ricorso al forte per sorreggersi contro i
stranieri. Invano si fa colpa al debile di essere ricorso  al  forte per sorreggersi contro i colpi degli oppressori:
lo stato delle cose pubbliche era tale, che il diritto  al  potere non nasceva già dalla proprietà, ma dall' abilità
che si distrugge, e che comincia il 13 giugno 17.9 fino  al  1. Maggio 1.04. In quest' anno ricomincia un' altra
degli Economisti di attribuire la rappresentazione politica  al  solo terreno, ha benissimo luogo; ma solo in quell' epoca
cioè supponiamo, che un governo non proprietario (cosa  al  tutto impossibile) governi con perfetta sapienza.
che tornò i gentiluomini insieme col partito ghibellino  al  reggimento della città. [...OMISSIS...] I nobili esclusi
anche colà la rappresentazione reale che dà la forma  al  governo subisce le stesse modificazioni della ricchezza:
altri stati d' Europa vide i piccoli proprietarŒ ascendere  al  governo nel secolo XIII ed avere adoperato i due secoli
che l' Inghilterra era piena di villani e di schiavi  al  tempo di Odoardo il Confessore (1066). » » Non si può
della società era giusta come nel secolo precedente; ma  al  tempo di Odoardo, rimanendo giusta, cominciava a rendersi
società in Inghilterra. Invano Odoardo più tardi tornò  al  pensiero di riprendere i diritti ceduti: la legge della
Ora i principŒ del Sig. Raynal sulla popolazione sono  al  tutto falsi: egli non conosce il male dell' eccesso: d'
in bocca dal Sismondi alla parte dei mercatanti aspiranti  al  civile reggimento: La ricchezza, dice Rousseau, è la madre
questo discorso? Nulla monta chi abbia ragione dei due  al  nostro proposito: si tratta di sapere se tutto il genere
proporzionata influenza. Se si parla poi di nazione  al  tutto povera, essa avrà vantaggio benissimo d' una certa
del principe assoluto. Sembra che le teorie intorno  al  principato dei giureconsulti, sebbene ancora incerte, si
a mettersi in equilibrio o col scemare l' autorità politica  al  principe o coll' accrescergli le sue ricchezze, o
di evitarli tutti e due col guardarci bene dall' attribuire  al  governo l' uno solo di questi elementi con esclusione dell'
Non basta dunque per render ragione dei mali che avvengono  al  mondo ricorrere a quella causa generale: bisogna ancora
osserva l' analogia che passa fra il regno di Francia  al  fine della seconda stirpe, e l' imperio germanico degli
quello dice: « « Trovossi il regno senza dominio, sì come è  al  presente l' Impero. Si conferì la corona ad uno de'
quant' era illusoria la proprietà che si attribuiva  al  principe sopra le terre dei feudatarŒ, basta osservare la
di mutar gli allodi in feudi: il che si faceva donando  al  re la propria terra, e dal re poscia ricevendola in feudo.
in se stesso e non nelle sue conseguenze. Così ascesero  al  governo i condottieri ed i giudici dei popoli, con quella
che come gli avevano ricevuti dal loro capo, così restasse  al  medesimo capo la facoltà di ritirarli se si rendessero
che il principio delle leggi feudali, il quale attribuisce  al  principe la proprietà delle terre per la ragione detta, non
appena che il principe passava dal disporre della modalità  al  disporre della proprietà , i proprietari subitamente se ne
alla nazione conquistatrice, e non esclusivamente  al  suo capo. Ma questa come aveva avuto bisogno d' esser
basta osservare che una porzione di terreni divisi rimaneva  al  principe: (Roberts. 11 .35) la qual porzione sarebbe stato
tempi ancora pieni di guerre, e la sua estensione è dovuta  al  bisogno in cui le nazioni si ritrovarono di dar al loro
è dovuta al bisogno in cui le nazioni si ritrovarono di dar  al  loro capo una forza valevole, perchè potesse salvare la
il sistema feudale si conoscesse assai poco in Inghilterra  al  tempo dei Sassoni, e che vi fosse universalmente introdotto
soltanto dopo la conquista dei Normanni. Ma riguardo  al  modo onde tal sistema s' introdusse, ascoltiamo lui stesso:
in quel tempo provvedere comodamente a due scopi cioè  al  bene de' suoi membri, e al bene di tutta la nazione; ad
comodamente a due scopi cioè al bene de' suoi membri, e  al  bene di tutta la nazione; ad arricchir bensì quelli coll'
il secondo fine. Quegli che riceveva il feudo giurava  al  Signore e dichiarava « « che egli diveniva da quel giorno
» In fatti non v' era un modo più efficace per costringere  al  servizio militare questi nuovi proprietarŒ, quanto col far
loro duca. Per conoscere tuttavia che tanta potestà data  al  capo della nazione non era altro che il diritto di dirigere
suggerite da una legislazione più lucida e più conforme  al  modo di pensare dei tempi moderni. Supponiamo adunque che
seguire con unanimità il vostro comandante, e disprezzare  al  suono della sua voce i travagli e la morte. Ma divisi da
nazione, la costituzione diverrebbe con ciò inopportuna  al  sopravvenire nella nazione una nuova circostanza. » Per
costituzione feudale basta osservare come fissando essa  al  governo una misura di modalità tanto estesa, che era bensì
feudale che assegnava una modalità tanto estesa  al  governo da dargli fino il diritto di proprietà sulle terre,
doveva quella finzione di proprietà che la legge dava  al  principe sempre più apparire come una cosa vana e
stati avezzi di dare il loro affetto e la loro fedeltà  al  re sempre in cambio dei doni che ricevevano, erano messi
ultimo stato la proprietà, che sopra di essi attribuivasi  al  principe, non aveva più nulla affatto di reale: ed era una
prima instituzione; ma la proprietà non apparteneva più  al  Signor superiore ed era passata in effetto nelle mani del
nome. I nobili all' incontro che lasciavano ben volentieri  al  principe tutte le parole ampollose, mantennero sempre il
una finzione, giacchè essa opponendosi alla costumanza od  al  fatto si rimaneva scritta sulla carta, dove è pur facile
L' essere tuttavia scritta in carta bastava per dare  al  principe il pretesto di fare quanti arbitrii a lui
di fatto per alterare la costituzione antica e rendersi  al  tutto despota. In fatti anche questo vizio ha la legge
e raggravate da lui stesso, e da' suoi successori fino  al  re Giovanni: esse divennero sì intollerande nel regno di
con cui ingrandivano i nobili, e quei d' Inghilterra  al  dispotismo con cui gli opprimevano, che ne vennero poscia
di difendere il suo diritto, porta ciascun uomo ad aspirare  al  potere politico come ad un mezzo inserviente alla difesa
influenza. Ma passati quasi due secoli la nazione venuta  al  secondo stato di proprietà diseguali, vennero secondo la
non debb' essere stabilita nessuna stabile regola intorno  al  modo ond' essa venga divisa fra gl' individui della
poichè sarebbe lo stesso che abbandonare le cose pubbliche  al  caso, o negare che possano essere aiutate dalla saviezza,
ricchezza; poichè tale costituzione organizzata in un modo  al  tutto amministrativo non curerebbe di sua natura che gl'
che sia fatto dagli uomini probissimi indipendentemente  al  tutto dalla loro ricchezza e povertà. L' amministrazione
come cambiali. Si ha dunque ragione di gridare contro  al  materialismo che corrompe i governi de' nostri tempi, dando
bene di ommettere questa osservazione per riservarla  al  Libro dove parlo della magistratura. Il che è vero
se è fatto bene rende le disposizioni politiche innocue  al  bene dei particolari membri della società. - Solamente
non provano mai che egli non sia necessario: provano tutt'  al  più una verità troppo disorrevole agli uomini, che non si
e in tutti i casi contro l' umana tristizia. La cosa è  al  tutto evidente, giacchè niuno è giudice in causa propria.
le quali non hanno da occuparsi che in questa sola cosa; ed  al  giudicio vien dato il tempo in tal modo perchè sia fatto
ideata; e la poca importanza che si è sempre dato  al  giudicio morale nelle disposizioni politiche apparisce dal
perchè se questa ragione valesse ogni Tribunale sarebbe  al  tutto inutile e ciascuna delle parti potrebbe sottrarsi
di quei mezzi, pei quali si può pervenire più sicuramente  al  detto fine; e 5 finalmente perchè egli è un troppo angusto
il fatto governativo non lede i diritti di alcun debole,  al  quale dinanzi ogni debole può stare a fronte del forte
ma debbono tutte due poter dire le loro ragioni innanzi  al  medesimo, e poterne ricevere la giustizia. O forse ciò che
anche egli o di calcolar anch' egli i propri interessi,  al  quale calcolo venendo egli ammesso riceve una specie di
dell' usurpazione, e che il poco e sicuro è preferibile  al  molto e non sicuro; il Tribunale politico avrà la voce di
quella che verrebbe tocca ed offesa da chi attentasse  al  detto Tribunale che diverrà come la pupilla dell' umanità.
e di non temerla. Tutti quelli pertanto che non credono  al  cristianesimo, ma che sono tuttavia costretti di confessare
che la religione avrà consacrato questo Tribunale e dato  al  medesimo una potenza che non può ricevere dagli uomini, ma
che giudica a sè nocevole e ingiusta; e che recata la causa  al  Tribunale politico egli riporti favorevole sentenza, cioè
prove per l' indole d' un tal Tribunale non dovrà essere  al  tutto pari a quello dei Tribunali civili, ma bensì pari a
In vece di ciò per fuggire un vizio corrono avventatamente  al  suo opposto: e togliendo il supremo giudicio del giusto ai
lo affidano ad un Tribunale, ma alla parte opposta, cioè  al  popolo: delle due parti fra cui verte il giudicio lo
non è supremo se non perchè tutti gli amministrati debbono  al  medesimo assoggettarsi: e se la amministrazione debba
è essenzialmente disorganizzato, soggetto alla seduzione,  al  capriccio, ed all' ignoranza. La ragione di ciò è il
ufficio fra molte, senza che veruna s' abbia diritto  al  medesimo, vuolsi eleggere quella che è all' officio più
ella non fa che ingrossarlo e diffondere tenebre d' intorno  al  vero cercato. Purissimo è il vero ed immune da ogni altra
officio, più tosto valgono di loro natura a renderli inetti  al  medesimo: conciossiachè tolgon loro quella nudità d' animo,
loro decreto; ecco quelli che debbono essere trascelti  al  politico Tribunale quai veri Sacerdoti della Giustizia.
beni aperti e comuni, pei quali solo debbesi aprir l' adito  al  Tribunale di cui parliamo: non in quel senso per ciò ancora
non in quel senso per ciò ancora che ciascuno abbia diritto  al  detto Tribunale solo per esser uomo, ma bensì in questo
idee, ma bensì ancora qualunque altro oggetto per lontano  al  di fuori di noi e molteplice che egli sia, ed esso è il
in ragione geometrica, mentre gli alimenti non possono che  al  più crescere in ragione aritmetica. Payne nel libro de'
di nutrire, è dunque dannosa alla società. E ponendo essi  al  mondo una popolazione che vuol vivere e che non ne ha il
potesse avere qualche vista più in là che di satollare  al  momento la sua fame: a malgrado di ciò gli scrittori di
la falsa filosofia delle male usate astrazioni fece credere  al  popolo che egli abbia diritto d' esser nutrito dalla
uso di quella regola senza pericolo d' errore. Applicandola  al  caso presente possiamo osservare come la regola da noi
legge poi costituisce ancora il primo punto della soluzione  al  problema propostoci: Trovare nella società il collocamento
l' uomo l' idea di bene e di male; acciocchè influiscano  al  bene dell' umanità (fac. 12, 13). Essa scioglie il detto
innumerevoli nazioni si sono estinte senza lasciar di loro  al  mondo una sola idea. Oggi ancora le selve dell'America, le
dei sensi a insegnato ai nostri padri un'arte ignota  al  mondo antico, ha insegnato l'educazione ragionata dei
orecchi. Ma mentre in altri tempi le scienze furono giurate  al  silenzio, celate misticamente al vulgo profano, ora lo
le scienze furono giurate al silenzio, celate misticamente  al  vulgo profano, ora lo spirito del secolo vuole che
sul bel principio sottoponeva poi le leggi dell'intelletto  al  caso delle meteore, e lasciava intentato all'analisi il
parve sempre che l'inefficacia dei nostri studii si debba  al  metodo prediletto ai fondatori della Psicologia. Essi per
convenisse perlustrare tutto il circuito delle scienze fino  al  punto più eccentrico delle loro scoperte, e vedere di quali
nel seno d'una società, anzi di molte società, imodoché  al  mancar dell'una per qualche avversità l'opera possa venir
un nuovo vocabolo ad ogni nuova scoperta, all'ossigene,  al  silicio, alla locomotiva. E se analizziamo le nostre
e riduciamo i derivati alle radici, troviamo residuare  al  fondo d'ogni più dotta lingua un capo morto di pochi
certe specie di rosicanti nelle loro migrazioni dal levante  al  ponente della Siberia. Ebbene chi ci diede a scorta l'ago
reale (1). Egli è pur facile accorgersi, e non v' è alcuno  al  mondo che non se ne accorga, che una cosa o un essere ,
di reale e di ideale , e qual ragione abbia presieduto  al  senso comune, quando questo inventò questi due vocaboli, e
sussistente e agente: e quindi non poterono affiggere  al  vocabolo di realità o di cosa reale altro significato, se
uso delle parole. Due adunque sono i modi dell' essere  al  tutto distinti fra loro e inconfusibili, l' ideale e il
che presiedono a' que' due modi, l' intelletto che presiede  al  modo ideale, e il senso (1) che presiede al modo reale
che presiede al modo ideale, e il senso (1) che presiede  al  modo reale dell' essere. Nè il senso però, preso da se
si cerchi nella composizione delle lingue che sono specchio  al  pensare comune degli uomini. Basterà dunque esaminare che
La concezione appartiene all' ordine ideale, il sentimento  al  reale, e la persuasione al rapporto dell' uno all' altro.
ordine ideale, il sentimento al reale, e la persuasione  al  rapporto dell' uno all' altro. Quindi la persuasione
esiste un certo suo effetto, sebbene la causa ci rimanga  al  tutto velata e in nessun modo percepita? Una tale
risulta, per così esprimermi, il segno, la determinazione,  al  quale la mente pensa Dio, sono tali e talmente fra sè
vuol dire contemplazione, cognizione . L' azione appartiene  al  modo reale dell' essere, perchè è solamente l' essere reale
conforma la vita a tali dottrine, ed è assiduo in dar opera  al  culto della divinità. Nè il teologo è sempre uomo
cognizioni. Noi supponiamo dati all' uomo i mezzi necessari  al  suo naturale sviluppo ed adempite quelle condizioni a cui è
è una società dalla quale prende almeno degli eccitamenti  al  pensare, e nella quale si conservano e tramandano le cose
innanzi nel cammino della cognizione? Dove è il punto,  al  quale si deve fermare? Quali sono, in una parola, i confini
positive che sono la base di tutto il loro lavoro: ma fuori  al  tutto delle idee che la mente possiede, quasi per salto, la
causa (non mai sentita sostanzialmente e però incognita  al  tutto nel suo modo di essere); l' analisi di questo
da quelle altre di un ordine superiore che eccedono  al  tutto le forze dello spirito umano, stretto nel circolo
che mostriamo come ciò possa essere: ciò che avviene  al  cieco nato che acquista il vedere, ci darà la via di farci
nè intieramente oscuri, sicchè fossero composti di suoni  al  tutto vani e nulla significanti. Egli è certo che delle
nè si odora, nè si assapora, nè si ode? Questo per lui è  al  tutto impossibile: non può imaginarsi in nessun modo la
della fede? Che più ragionevole che il cieco presti fede  al  veggente circa gli oggetti della vista? Egli deve
vi ha un essere infinito, che si toglie intieramente  al  suo sentimento. Questo lo allarga nelle immense regioni che
una cosa estranea a quest' ordine, una cosa superiore  al  medesimo, se Dio in una parola entra colla sua azione in
contro lo stimolo« (1); » e nel discorso di Santo Stefano  al  Concilio degli Ebrei, questi sono chiamati duri, che
degli Ebrei, questi sono chiamati duri, che resistono  al  pungolo dello Spirito Santo: « Duri di cervice e
ma i lor pensieri e le parole non si ravvolgono mai che  al  di fuori da quel sacrosanto segreto dove ha la religione
di questi effetti è una specie di onnipotenza che vien data  al  vero credente: [...OMISSIS...] . Il secondo effetto è l'
alla naturale, come si oppone il naturale (razionale)  al  positivo . La religione naturale all' incontro si oppone
come si oppone il naturale (l' azione naturale)  al  soprannaturale (all' azione soprannaturale). Stabilendo noi
nè dire: ecco qui, ecco là il regno di Dio; perchè stava  al  di dentro dell' uomo. [...OMISSIS...] Nè solamente la
[...OMISSIS...] Nè solamente la Religione soprannaturale è  al  di dentro dell' uomo, ma anche in generale il concetto
se potesser valere. Beniamino Constant la ridusse  al  solo sentimento religioso, e la divise così dalla dottrina,
nel concetto generale della Religione, ove poi si discenda  al  più speciale della religione soprannaturale , scuopresi un
culto. Queste azioni vengono naturalmente a prodursi anche  al  di fuori in riti e cerimonie, per le quali nasce il culto
appunto perchè è intelligente. Questa dottrina poi consuona  al  tutto con quella che io ho esposta nella Ideologia . Tra le
la pura idea. Si aggiunge alla piega della volontà e  al  vestigio che rimane in noi della percezione avuta, il
tale ricchezza per noi? Quanto non sarebbe fredda e nulla  al  muoverci una tale idea di ricchezza? Le idee dunque, per sè
adorazione e quell' amore, che noi dovremmo riserbare  al  solo Creatore. Una idea pura, negativa, senza percezione
e inordinatamente, nè farebbe di ciò onta  al  Creatore, col mettere le creature nel posto suo e amarle
della giustizia), e di assoluta impotenza quando si viene  al  fatto. Il comprovano questi eleganti versi di Plauto:
[la differenza] fra il veder le norme coll' intelletto,  al  qual fine basta l' azione ideale (l' idea in noi), e il
ideale (l' idea in noi), e il seguirle colla volontà,  al  quale fine la volontà ha bisogno di essere mossa da un'
l' effetto di impellere nuovamente l' umana volontà  al  bene morale, come uno stimolo esterno che, dato il suo
con cui tutto governa, e muove le sue creature  al  loro ultimo bene. Infatti sembrerebbe che Iddio avesse
di sentire che a lei s' aggiunge, deve esser di un' indole  al  tutto superiore a ogni sentimento, infinitamente più
rendere presente la nostra attenzione e quasi spettatrice  al  farsi di quella operazione divina, e così procacciarcene la
l' atto stesso della mutazione che nasce nell' uomo  al  primo cominciare ad avere la potenza soprannaturale creata
si cangia negli atti secondi che si dicono atti verso  al  primo, il quale si dice potenza (2). Ora l' effetto della
mi riporto ai luoghi dove le ho trattate, vanno applicate  al  sentimento fondamentale soprannaturale. Per esse si parrà
del desiderio di percepire il positivo occulto, intorno  al  quale viene infuso però un sentimento, una profonda
L' uomo non comincia a operare colla sua volontà se non  al  quinto passo, col dare l' assentimento suo alle verità
, ed è una comunicazione dell' essere reale fatta  al  senso, e non solo idealmente all' intelletto. Gesù Cristo
ammaestramento di Dio, non per dottrina comunicata  al  di fuori dell' uomo. [...OMISSIS...] Egli è dunque
[...OMISSIS...] . E quelle di Cristo, che alludono appunto  al  passo d' Isaia: [...OMISSIS...] . Già ho mostrato in che
tanto grande, che non è comparabile a cosa alcuna,  al  saggio della cui immensità l' uomo è vinto e come
come in suo termine, il suo appetito, se non perviene  al  possesso di TUTTO L' ESSERE, di TUTTO IL BENE. Nessuna
deiforme, dall' imprimere essa nelle anime nostre de' segni  al  tutto divini, dal darci il senso di tal cosa che non può
di vista l' essere ideale . Il secondo sistema, opposto  al  primo, è di quelli che negano, che sia Dio anche ciò che si
le Scritture e i Padri, paragonando lo Spirito Santo ora  al  fuoco che riscalda la materia, in cui entra, ora agli aromi
fenomenale, se non per una operazione dell' intelletto,  al  qual solo per ciò appartiene una conoscenza veritiera,
Scritture si applicano le stesse maniere di dire tanto  al  lume della gloria, come al lume della grazia: anzi lo
le stesse maniere di dire tanto al lume della gloria, come  al  lume della grazia: anzi lo stesso vocabolo di gloria viene
l' oggetto ha per sua propria natura una cotale opposizione  al  soggetto , che non si può giammai con lui mischiare, fino
in altra materia molle e si unisce con quella materia fino  al  contatto; e tuttavia riman sempre distinto, per sua natura,
effettrice d' imagine (5) »: il che conviene principalmente  al  Verbo che è imagine del Padre, e che, unendosi con noi,
suggello si mostra altresì non essere Iddio che si presenta  al  nostro spirito una pura e tenue idea, ma una specie
incontro in Dio il modo reale è congiunto siffattamente  al  modo ideale , che è impossibile immaginarlo scongiunto,
giusti. [...OMISSIS...] - Così S. Cirillo (6). Quindi, come  al  Figliuolo conviene sostanzialmente il nome d' imagine ,
retto: ma per indicare l' operazione stessa appartenente  al  Figlio, si usa della preposizione per , dicendosi che« il
essenziale e primitivo col suo essere ideale . Veniamo  al  terzo elemento di S. Agostino, l' ordine che hanno le cose
qualsivoglia creatura ed è in qualche modo, e da ciò che  al  tutto non è grandemente si allontana, e conviene con sè
interamente, senza che siano tolte con esse insieme e rese  al  tutto impossibili le stesse nature (2). Sebbene d' una
di questo enimma? No certamente; perchè per ricorrere  al  mistero della santissima Trinità, se si vuol anco come a
questa unica loro azione del creare in modo diverso , pari  al  modo del loro procedere; sicchè Iddio Padre operò la
persone. Perocchè si attribuisce, in ragion di esempio,  al  Padre la potenza e tuttavia egli solo non è potenza; si
potenza e tuttavia egli solo non è potenza; si attribuisce  al  Figliuolo la sapienza , e tuttavia egli solo non è
in questa vita, la Triade augustissima. Mi restringerò  al  testimonio di S. Agostino, in tanta abbondanza di
suoi modi. Tentiamo adunque l' analisi di quel sentimento  al  tutto ineffabile e che è ignoto all' uomo animale, il quale
appartengono all' intendimento: l' amore appartiene  al  cuore dell' uomo: sono certamente cose differenti, per
fino a dire che si dava amore senza cognizione (1):  al  che nondimeno il più de' Teologi si opposero, come
venuta del Figliuolo, pel quale i secoli furono fatti e  al  suo servizio adattati (aptavit); e quindi quelle antiche
di mano in mano, nelle divine Scritture è rassomigliata  al  nascere e crescere di un giorno, che prima è l' alba, e poi
illumina fino che il sole stesso sorge e giunge rapidamente  al  meriggio: similitudine acconcissima a rappresentare non
imperfetta, non eccede questi confini, nè si estende oltre  al  conoscere un Dio uno. Ma perfezionandosi la cognizione
tutto in sè è a tutto superiore, e non v' ha cosa che messa  al  suo confronto non invilisca. Or chi non dirà che un
idea (2). Nulladimeno assai acconciamente si attribuisce  al  Verbo ogni rivelazione, ed anche l' antica, e ciò per
in questa rivelazione si conteneva tutto ciò che spettava  al  Messia e fino la sua divinità era patentemente stata
che affermano, la cognizione del Verbo appartenere solo  al  tempo del Vangelo. In ragione d' esempio S. Cirillo
ad un tempo come la cognizione di Dio trino appartiene  al  Vangelo, e come di questa cognizione il principio è la
da questa stessa unione di lui col Padre toglie il tipo,  al  quale debbono conformarsi gli eletti, nell' unione fra
può trovarsi modo di esprimere con più efficacia l' unione  al  tutto sostanziale e formale di Cristo co' seguitatori suoi:
o abituale, dice Cristo, non si ottiene che colla fede  al  Vangelo: « E voi non avete, diceva egli agli Ebrei, la
Ecco come egli ragiona nella lettera che scrisse  al  conte Terenzio, dopo distinta la sostanza dalla persona:
[...OMISSIS...] . Or hassi a portar oltre questa dottrina:  al  che ci fa il ponte questa denominazione di dono , che ab
questa denominazione di dono , che ab aeterno può darsi  al  divino Spirito. L' esser donabile agli uomini, diciamo noi,
non con sè stesso. Indi esprimendo Cristo il suo desiderio  al  Padre che i suoi discepoli ricevessero lo Spirito Santo,
dell' essere, è una produzione in noi che si attribuisce  al  Verbo, ed è quello di cui s' intendono pur dette quelle
è già un principio del giudizio pratico, una disposizione  al  medesimo: e quella parola è usata altre volte da Cristo,
il buono accoglimento che fa l' uomo colla sua volontà  al  Verbo, quando il Verbo vuole entrare in lui. « Egli venne,
che il divino Spirito esercita la sua azione (3), movendola  al  riconoscimento del Verbo; egli è manifesto che il Verbo non
insieme il nostro intelletto e la nostra volontà,  al  ricevimento del Verbo in noi, venendo in noi questo per l'
verbi7forme , ma solo dei7forme ; nè si possono riputare  al  Verbo come a sua propria causa, ma solo a lui attribuire
divina che in esse operava, qualche Padre ne parla come se  al  Padre eterno appartenessero, giacchè il Padre, come
e la persona stessa, non è nuova, ma è cosa che appartiene  al  deposito della cattolica tradizione. Quanto al Verbo
appartiene al deposito della cattolica tradizione. Quanto  al  Verbo divino, il modo stesso di parlare di S. Paolo
costantemente dietro un sentimento profondo che è in loro,  al  quale non hanno mai riflettuto, e del quale interrogati non
della sua vita? E anche l' uomo educato alle scienze e dato  al  meditare conosce egli mai perfettamente sè stesso? Conosce
passo, pure di Cristo, cioè quello nel quale egli favella  al  suo divin Padre così: [...OMISSIS...] . Che cosa sono le
verità, come in quelli dove Cristo paragona sè stesso  al  cibo, o anche parla del cibo eucaristico. Un cibo che sazia
Santo, che illustrava il Verbo nelle menti, si attribuiva  al  Figliuolo stesso, prima che la persona dello Spirito si
come abbiamo detto, che i doni del Verbo si attribuivano  al  Padre prima che la persona del Verbo fosse comunicata agli
più è chiarificato il Padre. Quando adunque Cristo diceva  al  Padre: « Io ti ho chiarificato sopra la terra« (1) »;
Santo si appropria, perchè è un avviamento nell' anima  al  medesimo Spirito Santo; ed è anche in questo senso, che il
più che operazioni deiformi nelle anime sante, appropriate  al  Verbo; ch' esse però, come in loro causa, si riferivano al
al Verbo; ch' esse però, come in loro causa, si riferivano  al  Padre, principio della Trinità. Abbiamo detto il medesimo
Spirito Santo si riferiscono allo stesso Verbo, o anche  al  Padre. Or qui è da osservare la differenza che passava tra
è da osservare la differenza che passava tra il riferirsi  al  Padre, o al Verbo, nell' antico tempo, quei doni, e il
la differenza che passava tra il riferirsi al Padre, o  al  Verbo, nell' antico tempo, quei doni, e il riferirsi ora.
a dar fede alle parole di Gesù Cristo, Gesù le attribuisce  al  Padre suo: là dove i doni che susseguono la cognizione e la
Testamento e sono grazie deiformi: le seconde appartengono  al  nuovo, e si possono dire grazie verbiformi. Cristo parla
questi doni e grazie dispositive a ricevere il Vangelo, che  al  Padre si attribuiscono, appartiene quel passo:
[dovessero adempirsi] solo dopo ch' egli fosse salito  al  cielo sedente alla destra del Padre; tuttavia una grave
parole di Cristo, onde dopo risorto, apparito in mezzo  al  cenacolo, soffiò la prima volta verso gli Apostoli e disse:
Spirito Santo non fu ancora compita prima d' ascendere  al  cielo; non disse già Cristo ai suoi: Ricevete lo spirito in
Vado a prepararvi il luogo« »; appunto allora quando andava  al  cielo per mandare di lassù lo Spirito. E questa abbondanza
e santificati i suoi, ancor prega per essi, ancor dimanda  al  Padre che li santifichi nella verità, e desidera che siano
di Cristo si è avverata. Egli aveva detto, prima di salire  al  cielo, in accomiatandosi dagli Apostoli: [...OMISSIS...] .
prima. S. Agostino così parlò in un sermone da lui tenuto  al  popolo nella seconda festa di Pentecoste: [...OMISSIS...] .
buone; e quindi finalmente l' orazione, onde raccomandò  al  Padre i discepoli per quel tempo che egli li abbandonava
disse all' eterno Genitore: [...OMISSIS...] . Ma chi trae  al  Figliuolo? Chi fa sì che noi percepiamo quella verità
nel vedere immediatamente e svelatamente il Padre. Perciò  al  Padre si attribuisce da Cristo la proprietà dell' essere
nel Verbo conoscono il Padre; 2 che il Padre tira le anime  al  Verbo. Queste due cose rientrano nello stesso: il Verbo è
noi passivi, è anche in sè qualche cosa di indipendente  al  tutto da noi, sui quali ella opera. Egli è dunque evidente
eziandio chè abbiano conosciuto cosa che si approprii  al  Verbo: poichè il Verbo è una relazione, la relazione di
nella sua qualità di eternamente mandato , che equivale  al  dirsi Figlio di Dio (6). E conoscendosi come mandato e come
a far conoscere Cristo ancora agli altri e dare di lui  al  mondo tutto testimonianza. Ecco le sue parole:
Per questo è che lo Spirito divino dà chiarezza nelle anime  al  Verbo divino. Indi in quella sublime orazione che fece
il tuo Figliuolo chiarifichi te« (1) »: egli domandava  al  Padre la venuta dello Spirito Santo e adempiva la promessa
della grazia, il sentimento deiforme è tal sentimento che è  al  tutto distinto da ogni altro, e tanto distinto, quanto è
nuovo, maraviglioso, del quale l' uomo del mondo è  al  tutto privo, non eccedendo il sentimento suo i confini
delle divine scritture; come quello dove si legge: «  Al  vincitore darò la manna nascosta, e gli darò una bianca
che ha ricevuto l' uomo passando dall' ordine naturale  al  soprannaturale (2): e il non saper leggere questo nome
che fanno l' azione reale nell' anima e la collustrano.  Al  filosofo, cioè all' uomo nell' ordine naturale, non [è
nulla ne intenderebbe o, se ne intendesse, negherebbe fede  al  narratore. Non è adunque che la filosofia sia per sè stessa
questa cognizione e percezione reale, non dell' orecchio  al  di fuori, ma dell' anima al di dentro, poco innanzi al
reale, non dell' orecchio al di fuori, ma dell' anima  al  di dentro, poco innanzi al luogo citato, dicendo a quei
al di fuori, ma dell' anima al di dentro, poco innanzi  al  luogo citato, dicendo a quei fedeli di Colosse che li
fuorchè da' santi. Onde non si richiede se non di lasciare  al  principio religioso un pò di tempo ad essere appplicato,
morale; e la divina Provvidenza per provvedere incontro  al  male che fanno questi, si vale altresì dell' errore
gli increduli e i credenti: ma nei nostri tempi si è messa  al  nudo, non la si può più dissimulare, ciascuno la si propone
loro un assurdo e un abisso, sono dati addietro, son venuti  al  cattolicesimo. Indi le ultime conversioni di non pochi
ella annunzia agli uomini da parte di Dio, ma viene citata  al  tribunale dell' uomo per essere giudicata dalla legge che
che l' uomo si è formata da sè stesso nella mente sua e  al  rigore di quella emendata. La qual norma è questa:« che
ecceda le forze della natura, ma cercasi di far sì che elle  al  tutto non la insegnino, e di riprenderle e castigarle se
la religione«. Tutte le facoltà degli animali si riducono  al  senso, pel quale non si esigono che degli oggetti
Dio, per soddisfarsi e trovarsi veramente giunta  al  suo fine? Che è, che ci descrive tanto lontano questo Dio
alcuni assiomi, principii, e del metodo, e poi, abbandonate  al  tutto le idee, seguitare con un meccanismo di segni e di
questo lume. Non vi ha sicuramente niente che sia superiore  al  lume della ragione e che possa giudicare di questo lume, il
e irrefragabile. Questo spiega quel darsi fede dagli uomini  al  Vangelo pure la prima volta che l' hanno udito annunziare,
le loro intenzioni e credenze nascoste, accusarle altresì  al  mondo come contrarie alle loro parole, trovandosi queste
perocchè chi opponesse anche solo una minima ragione  al  sistema razionalistico, già non sarebbe più vero che avesse
protestante o cattolico, greco od arabo, ch' io lascio  al  comune senso deciderlo. Solo di far questa osservazione non
o anzi si riserbano i razionalisti di sostituire  al  ragionamento un franco asserire? Distruggono adunque il
dovrebbero essere pacifici possessori del campo, nessuno  al  mondo potrebbe loro contraddire; e gli uomini tutti o
essere razionalisti, o rinunziare alla natura umana,  al  che ben pochi possono esser disposti, se non piuttosto
poichè questo non è; poichè il genere umano protesta contro  al  signor professore; poichè il signor professore medesimo,
e, viceversa, la probabilità del risultato contrario sarà  al  più in ragione del numero di quelli che in quel
probabilmente con noi quasi l' avessimo citato piuttosto  al  tribunale dell' autorità che [a quello] della ragione, e
autorità che [a quello] della ragione, e quindi ci dirà  al  suo solito non volerne sapere di autorità alcuna, perocchè
falsa rivelazione. Ma se vi abbia qualche setta di fanatici  al  dì d' oggi, i quali si appiglino a creder vera una
eziandio che dei misteri contenessero, cioè delle verità  al  mio debol vedere superiori di lunga mano. Ella è la retta
volte, anche in convivendo cogli uomini, non deferisci  al  maggiore di te sulla sua autorità, senza che possa tu ben
compita e perfetta e lontanissima dall' andar soggetta  al  minimo dubbio. Ma che? qual ragione, qual uomo ha mai
gli uomini nelle idee religiose? non c' è che una religione  al  mondo? Nè io nego già che l' uomo non possa sentire la
tutto precedentemente. Ma il fatto è questo, che l' uomo  al  vedere i quadri di Raffaello o i marmi di Canova la prima
adunque ha sola il diritto di produrre una persuasione  al  tutto certa negli uomini? Ma quale ragione, secondo il
maestro, immemore delle migliaia di sistemi contrarii  al  suo, che pure il dovrebbe fare un po' dubitare di sè
ragione intiera e perfetta può ad un tempo essere efficace  al  bene, sostenitrice e consolatrice dell' uomo nelle
che dà ragione di tutti i fatti più importanti avvenuti  al  mondo, che è conforme alla natura di Dio, che interpreta i
giudichi operarle mediatamente, cioè in un modo conveniente  al  tutto, alle leggi del suo proprio pensare. In secondo luogo
essendo soggetto per la legge del suo pensare allo spazio e  al  tempo, giudica che Dio operi successivamente e con varie
con certezza dagli effetti naturali. Ora in quanto  al  primo di questi argomenti, io comincio a far osservare che
e fedele delle loro dottrine. Non è dunque vero, diremo  al  signor professore, che quando noi parliamo di azioni di Dio
cioè poter essere l' effetto (la creatura) soggetto  al  tempo, senza che però sia soggetto al tempo l' operare
creatura) soggetto al tempo, senza che però sia soggetto  al  tempo l' operare della causa (Dio) che l' ha prodotto; come
indarno la verità) giudicheranno le nazioni (1). Ma veniamo  al  secondo argomento. Nel secondo argomento ci si presenta pur
di natural virtù? Or s' ella è così, chi dunque disse mai  al  signor professore che i cattolici per avventura ammettono
cattolici scrittori che trattarono questa materia, trovare  al  suo dubbio una sufficiente risposta. Noi ci conterremo in
un solo punto di vista tutto ciò che di più importante  al  nostro uopo abbiamo detto distesamente in varii luoghi
, che diventa in tal modo sua forma , ciò che lo adduce  al  suo più nobile atto. Un Io sentimento come l' abbiamo
sincerità e semplicità dell' essere che sta di continuo  al  nostro spirito presente, noi poniamo la similitudine di lui
Il grande Abate di Chiaravalle nell' opera che scrisse  al  suo discepolo Eugenio III e che intitolò Della
a cui ella si appartiene, e dal quale ella è, relativamente  al  soggetto che la percepisce, in certo modo, staccata. E
potenzialità e una contingenza; condizioni che appartengono  al  non essere, le quali rendono quelle cose dissimili dal
cose sensibili, paragona le cose tutte alle ombre e Dio  al  corpo che produce l' ombra, e accusa di stoltezza gli
contingenti abbiamo bisogno del senso e di un senso diverso  al  tutto dalla potenza intellettiva, perchè questa è troppo
cioè l' essere puro, fonte e creatore di tutti. Così è che  al  sentimento delle cose noi aggiungiamo un' operazione dello
disconviene applicarlo alle creature; e anzi applicandolo  al  Creatore non ci dà la piena notizia di lui (5). La quale
coll' essere reale. La volontà dell' uomo tende  al  bene conosciuto. Tanto adunque si stende l' affetto della
degli altri, e finchè non è pervenuto a pensare un essere  al  tutto senza limiti e da ogni parte infinito, resta sempre
e volitivo. Or poi la volontà non si unisce pienamente  al  bene se non per una cognizione reale; non potendola
anche lasciato da Dio nello stato naturale, sarebbe stato  al  tutto misero, o che sarebbe necessariamente scaduto a
di chichessia, eziandio che si abbattesse a essere simile  al  volto reale di un uomo; perchè noi congiungiamo sempre col
sola parola di imagine, attribuita dalla divina Scrittura  al  Figliuolo, che dimostravano non potersi punto nè poco dire
in que' versicoli: [...OMISSIS...] Conveniente cosa era sì  al  bisogno dell' umana natura e sì alla divina bontà che l'
per dover poi dargliene un' altra e così soddisfare  al  bisogno rimasto non adempito colla prima: quasi come chi
non ha a pagare la somma intera di un tratto, che soddissfa  al  suo creditore pagandolo in tre rate. Il che non si può
a principio i germi di tutte le cose e quindi commetterne  al  tempo il loro sviluppamento, senza bisogno di rimettere
questa interpretazione per sicura: e se più si vuole,  al  mio intento giova egualmente e forse meglio, che quelle due
grado di lume cioè il lume naturale per una similitudine, e  al  secondo grado di lume cioè al soprannaturale riserbare il
per una similitudine, e al secondo grado di lume cioè  al  soprannaturale riserbare il nome d' imagine; in tal
appunto questo, di aver usurpata quella prerogativa che  al  solo Verbo divino si addice, d' essere vera imagine di Dio
Verbo coll' anima dell' uomo congiunto« », con S. Agostino  al  quale non piace udire che l' imagine di Dio si spenga col
accostarsi, rifugiarsi nel seno del suo Creatore? Proibire  al  Creatore di accogliere la creatura che a lui rifugge, o
nell' aria diffusi. In tal maniera Dio si era adattato  al  bisogno dell' uomo, restringendosi e circoscrivendosi per
per un' induzione che movea dai beni sensibili, e conduceva  al  soprasensibile. Così il bene, in ragione di bellezza, si
e in queste stesse quasi per gradini di una scala ascendere  al  bello perfetto e ideale che pur trovava realizzato e in
comunicazione. E per questa via l' uomo doveva pervenire  al  sommo della perfezione morale e dell' unione con Dio: la
dio della terra riconoscesse che egli era sottomesso  al  Dio del cielo, al Creatore del tutto, gli fu dato il fatale
riconoscesse che egli era sottomesso al Dio del cielo,  al  Creatore del tutto, gli fu dato il fatale precetto. Ora in
merito sollevarsi di mano in mano e sempre più congiungersi  al  suo creatore, togliendo la faccia dal ben finito e
e dal sangue, non comincia dall' imperfetto per andare  al  perfetto, ma discende da Dio e viene dal perfetto a
che sia devoto alla morte tutto ciò che si è rivoltato  al  suo Creatore, e segue magnanimamente Colui che invitandolo
umanità non havvi peccato alcuno: ma non è simile rispetto  al  corpo, perocchè la grazia di cui è fornita l' umanità
è che l' Apostolo paragona l' uomo rigenerato in Cristo  al  primo creato in quanto allo spirito, dicendo:
allo spirito, dicendo: [...OMISSIS...] . Ma in quanto  al  corpo, il qual corpo non esiste rinnovellato se non dopo la
spirito rendendosi ognor più spirituale, dall' imperfetto  al  perfetto: nel nuovo Adamo la vita procede dallo spirito, e
che il lusingassero di volgersi dal retto e giusto operare  al  torto e ingiusto. Ciò posto, veniamo a vedere quali
non considerato in sè stesso, ma considerato relativamente  al  soggetto che lo percepisce. Il bene oggettivo adunque è il
Parimente se il bene oggettivo fosse indifferente, quanto  al  rimanente, al soggetto, e non gli fosse nè di noia nè di
il bene oggettivo fosse indifferente, quanto al rimanente,  al  soggetto, e non gli fosse nè di noia nè di particolare
egli è indubitato che il soggetto uomo sarebbe fedele  al  bene oggettivo e lo ammetterebbe e riconoscerebbe per
naturalmente dilettoso il fare un atto di giustizia e dare  al  bene conosciuto quel prezzo che egli pur merita. In questi
in ordine allo sviluppamento di sue potenze, e sì in ordine  al  grado del suo godimento. Ciò è quanto dire che doveva
Quindi l' appetito con subitaneo moto persuade l' uomo  al  godimento istantaneo: la ragione tempera e regge questa
fornì alla ragione uno strumento o un' arme da contrapporre  al  senso esteriore che presiede ai beni presenti e reggerne la
un ordine di cose secondo la natura , ciò che corrisponde  al  caso, nel quale noi abbiamo considerato fin qui l' uomo
delle cose tutte, e non trovandolo, sarebbe andato  al  di là della natura stessa, al di là di sè stesso; avrebbe
trovandolo, sarebbe andato al di là della natura stessa,  al  di là di sè stesso; avrebbe pensato la possibilità, la
la piena luce del sole. Egli avrebbe pertanto creduto  al  grande Essere a lui occulto dietro una misteriosa cortina,
e a volerlo praticamente? Qui parmi di dover ricorrere  al  principio toccato di sopra:« la volontà razionale può
esistenza o quello della sua felicità è sempre inferiore  al  prezzo della legge morale il quale è infinito,
trarre di ciò la seguente conclusione: [...OMISSIS...] :  al  qual termine non giunge veramente nessuna creata volontà.
infinito, perocchè come dice S. Paolo, « chi aderisce  al  Signore è un solo spirito (5); e la Scrittura dice dei
fatti una cosa con Dio: « Io in essi dice Cristo parlando  al  Padre, e tu in me, acciocchè sieno CONSUMATI in una cosa
l' appetito assai facilmente si renderebbe insensibile  al  freno della ragione: ed è sotto questo punto di vista che
dono, una cotal potenza, l' uso della quale fu lasciato  al  libero arbitrio dell' uomo (2). La ragione, dice il santo
naturale, la grazia stessa pur col passare dalla potenza  al  suo atto non è che Dio operante in un ordine
la grazia non si può muovere, nè dare aiuto e forza  al  libero arbitrio, se non per virtù di Dio: essendo la grazia
e di più soprannaturalmente per grazia, cioè inclinato anco  al  bene soprannaturale. Ora dall' uso di un tale libero
Dottore, nello stato di Adamo innocente viene attribuito  al  libero arbitrio: nello stato all' incontro dell' uomo
libero arbitrio era retto, cioè tendente naturalmente  al  bene morale, cioè inclinato secondo l' ordine del bene
ha perduto quella naturale rettitudine, non è più volto  al  bene secondo la considerazione oggettiva, ma anzi ha un'
alcun altro principio soggettivo, ma sì che ubbidisca solo  al  principio oggettivo della legge di Dio. Ora la persona
individuamente connessi fra loro, senza riguardo alcuno  al  loro ordine, ossia alla relazione che ha l' uno coll'
ma bene della stessa umana natura. La grazia data da Dio  al  primo uomo era perfettiva, come abbiamo veduto, non pure
che, l' uomo ove fosse stato confermato in grazia e messo  al  premio della visione beatifica di Dio, non avrebbe da
degli Angioli, i quali col primo atto meritorio furono  al  loro termine di perfetta beatitudine. E una tale dottrina
sta nel veder l' essere nel modo il più imperfetto, cioè  al  tutto indeterminato. Or poi per ispingersi innanzi da una
Angeli e con Dio. Di questo passo lento e improporzionato  al  gran viaggio è costretto di andare l' uomo considerato
Ma la grazia stessa è data in modo che tiene proporzione  al  grado della natura: perocchè la grazia non fa che
riparatrice è personale, cioè è affissa alla persona, ossia  al  principio supremo della natura umana, l' intellettiva
formazione dell' uomo nella generazione è dall' imperfetto  al  perfetto. Ed essendo l' uomo, considerato come animale,
la grazia riparatrice. Un' altra dimanda si fa presente  al  pensiero: se i meriti e le grazie acquisite di Adamo
e 3. il loro ordine o scambievole armonia. In quanto  al  numero abbiamo già detto che la natura umana costituita
l' umanità nelle tante e sì varie sue vicende. In quanto  al  loro ordine, l' essere questo perfetto, mediante una
la propria moralità e non data la sufficiente coltura  al  principio morale che in lui risiede. Or la coltura e il
all' umanità, ma che non si può dire mai giungere  al  miglioramento dell' uomo come persona, ma solo ad un cotal
la dignità personale, è la perfezione della natura. Ed  al  contrario che alcuni, i quali sono detti cattivi,
In tanto però quelli che si fossero dati più di proposito  al  perfezionamento della persona, avrebbero fatto più degli
di cui parlammo, di dedicare sè stesso o più direttamente  al  lavoro del perfezionamento della persona, o di continuarsi
o di continuarsi come prima nella occupazione rivolta  al  perfezionamento solo della natura. Dissi però che a questo
scoperta, sarebbero stati più direttamente educati e volti  al  perfezionamento personale, approfittando essi in tal modo
il sapere, pare che offerisca all' umanità un viaggio  al  tutto indefinitamente lungo. Perocchè la natura creata non
natura creata non solo è vastissima e profondissima materia  al  sapere dell' uomo, ma può dirsi a ragione che ella non ha
di una deità che a quella dell' uomo. Quanto poi  al  perfezionamento personale, si può egli considerare o nell'
perfezionamento personale io lo tengo di un progresso,  al  tutto indefinito, sotto ogni aspetto in cui si considera l'
non si vede modo parimenti di assegnare alcun termine  al  crescimento d' amore della medesima. Perocchè non essendo
umana natura sia pur essa suscettibile di un progresso  al  tutto indefinito, il quale non potrebbe interrompersi se
per la quale l' uomo non può ora congiungersi pienamente  al  Sommo Bene se non intervenendo la morte, è fondata nella
e di cognizione di cui gode la mente contemplante, dietro  al  quale grado di lume tende direttamente la buona volontà che
come dicevamo, corrisponde una grazia, e nelle due specie  al  grado del merito il grado d' aumento della grazia. La
ove si consideri che quella, la quale ha relazione  al  merito della volontà senza che abbia rispetto alla
dell' intelletto e della volontà gli uomini pervenissero  al  pieno possesso di Dio; e alcuni di essi per l' una via,
è manifesto che giunto l' uomo o alla visione del Verbo o  al  possedimento dello Spirito, egli è pervenuto con questo
i loro sensi, sempre più rendevasi sensibile e visibile  al  loro intendimento: sicchè quei veli sensibili onde il
(1). Sicchè il vigore che lo faceva immortale era dato  al  corpo dall' albero della vita; e le parole e sensazioni che
l' umanità e l' universo che la circonda, trovarla fornita  al  tutto della perfezione che abbiamo accennata descritta come
convincente a riconoscere che dalle lagrime della culla  al  sospiro della morte quaggiù l' uomo non varca che un mare
riflessivi di qualunque secolo sono stati altamente colpiti  al  vedere quell' inclinazione al male che nasce coll' uomo,
sono stati altamente colpiti al vedere quell' inclinazione  al  male che nasce coll' uomo, che opera in lui prima ancora
di stupirne e ne fa in più luoghi la descrizione tutta  al  vero: [...OMISSIS...] . Tale è il fatto dello stato dell'
in varie e crudeli guise straziano i corpi già destinati  al  supplizio della morte. E son pochi i morbi che distemprano
del male? Egli è vero che anche gli animali sono soggetti  al  dolore: ma privi come sono d' intelligenza essi nè
esclusa sempre la rivelazione, d' una tanta inclinazione  al  male, da cui l' uomo viene senza posa impulso? Una legge
Come il sistema de' Manichei pare che avesse più risguardo  al  male fisico e alle questioni che da lui nascono, così quel
cosa. Lasciando adunque i filosofi per ora e ricorrendo  al  fonte ond' essi stessi attinsero, cioè alle tradizioni de'
popolari, nè i sistemi filosofici soddisfacevano pienamente  al  terribile problema dell' origine del male. I filosofi
potesse comandare alla ragione stessa una cieca credenza  al  medesimo e alla spiegazione che per suo mezzo si dava all'
che è quanto dire l' unica religione vera che fu sempre  al  mondo. Poichè questa si presentò al mondo con un' autorità
vera che fu sempre al mondo. Poichè questa si presentò  al  mondo con un' autorità divina e dopo avere persuaso l'
sulla parola di Dio. Così fu la Fede quella che soccorse  al  bisogno degli uomini a cui non poteva soccorrere la ragione
alle questioni essenziali che l' uomo le rivolgeva,  al  bisogno supremo di conoscere sè stessa, di sapere che ha l'
stessa scienza, e che quello scuro che da prima mostravano  al  di fuori non veniva tanto dall' essere quelle verità al
al di fuori non veniva tanto dall' essere quelle verità  al  tutto inaccessibili alla ragione, quanto dall' essere
il poteva lungamente accontentare, senza pervenire giammai  al  fermo della salutare verità. Ma la fede mise l' uomo a
di questo sono soddisfatti senza più. Ma il venire imputato  al  bambino uno sregolamento della sola volontà del suo
fino dai primi momenti di sua esistenza e anteriormente  al  suo libero arbitrio; e che questo l' uomo lo acquista di
fosse, sarebbe un nulla, una parola priva di significato, o  al  più la possibilità di una potenza, e non una vera potenza.
intorno alla volontà (1). Questa dottrina intorno  al  primo atto della volontà è connessa colla teoria dell'
dell' uomo, sebbene appena generato e non ancor venuto  al  libero uso delle proprie potenze. E non può essere
della volontà, non può essere semplicemente la inclinazione  al  male della volontà umana. E veramente nei rigenerati dal
nei rigenerati dal battesimo rimane la inclinazione  al  male della volontà, e tuttavia è definito dal Concilio di
parola, nè il puro istinto animale, nè la sola inclinazione  al  male della volontà, nè la lotta fra la concupiscenza e la
sia un principio cattivo che seduca la volontà e la inclini  al  male. Poichè la volontà è una potenza che come tale non è
alla grazia divina (2), fu l' originale inclinazione  al  bene dell' uomo innocente, e quello stato di originale
ovvero può sottomettersi all' intendimento fallace e  al  senso e può illudersi da sè medesima. Or dunque quell' atto
una mala disposizione e propriamente un ISTINTO di piegarsi  al  male, convalidato dalla remozione nell' intendimento dell'
il male e propriamente un ISTINTO del male (inclinazione  al  male morale) (2). La volontà già edotta in quell' atto che
fingersi una infinità di bene nelle creature (inclinazione  al  falso) (3). L' istinto animale finalmente fu reso violento
vuota di beni reali e bisognosa di essi non può aiutare  al  bene la energia radicale del soggetto, ma lasciarla pesare
cose dette fin qui. Abbiam veduto che la volontà è piegata  al  male fino dal primo istante della esistenza dell' uomo; e
con la quale l' uomo possa correggere l' inclinazione  al  male dell' atto primo e diretto. La volontà in quel primo
la indebolisce e la perverte: e la volontà cercatrice e  al  tutto bisognosa del bene di cui è privata, lungi dal poter
aiutare il soggetto, dal non darsi giù e farsi suddito  al  senso, anzi fattasi al medesimo infida consigliatrice, lo
dal non darsi giù e farsi suddito al senso, anzi fattasi  al  medesimo infida consigliatrice, lo persuade a ciò e lo
il lor guasto, e la comunicazione di questo guasto fatta  al  soggetto. Di che la ragione è che il soggetto non ha un'
luogo, anche lo stesso guasto delle potenze si attribuisce  al  soggetto, ove egli pure è infetto, per quella unità e
di dispositivo vi può essere nell' uomo antecedentemente  al  guasto della volontà non è ancora peccato. E veramente
istinto animale, in quanto è congiunto individualmente  al  soggetto umano, si fa materia alla reità di questo
la stessa personalità dell' uomo e che perciò, oltre  al  chiamarsi naturale, deve poter ricevere anche l'
denomineremo in generale qualunque conversione dell' uomo  al  bene commutabile in onta di Dio (2): e dopo di ciò ecco la
peccato originale è una cotal concupiscenza e inclinazione  al  male della volontà (non già solo dell' istinto animale) in
accennato, ma sol di quel genere d' imputabilità che spetta  al  peccato che non è colpa personale: ad Adamo poi che lo
Aquinate: [...OMISSIS...] . E applicando questo principio  al  peccato di origine, così dice: [...OMISSIS...] .
imputabilità (2). Ognuno ben vede quale de' due appartenga  al  peccato di origine. Dopo fatta la sposizione della dottrina
grandi questioni che l' infelice stato dell' umanità offre  al  pensiero, che la filosofia non ha mai potuto sci“rre e che
il bene e un incalzante e perpetuo movimento che lo caccia  al  male, la rivelazione risponde esser quella legge impressa
stimolo opposto alla legge la stessa ribellione dell' uomo  al  suo Creatore, ribellione mutata in una infelice servitù e
servitù e in un istinto lagrimevole che il precipita  al  male. E così è sciolto il gran nodo e spiegato il grande
di retribuzioni, di premii e di pene: l' una che consegue  al  peccato e che abbiamo nominata retribuzione e pena di
conseguenza del fallo commesso, è quella che appartiene  al  peccato originale. E veramente noi abbiamo detto che questo
, per la quale non si trovarono più egualmente sottomesse  al  soggetto medesimo: e ciò era degno, dopo che l' uomo si era
finalmente dalla concupiscenza che offende l' inclinazione  al  diletto, detta concupiscibile (2). Ora perchè tutti questi
perchè è un vero nulla per l' uomo, conciossiachè è nulla  al  fine di esso uomo, cioè all' eterna salute che è come il
non ordinate all' operazione dell' amore, soggiacessero  al  precetto di amare Iddio, converrebbe che questo precetto
quell' uomo nel quale il divino amore non fosse pervenuto  al  sommo, cioè a tale che non potesse più crescere, per
fa sì che questo bene sommo e infinito sia presente  al  nostro spirito debolissimamente e non vi eserciti se non
la divina Scrittura intesa a far delle cose create scala  al  Creatore, come specialmente in quel sublime passo di Giobbe
il quale non abbia se non le sole forze della natura, tutto  al  più non possa essere obbligato se non ad adempire i
veduto esser possibile. Perocchè in tal modo egli dà  al  Creatore tutto quell' onore e quell' ossequio supremo del
le proposizioni condannate da Alessandro VIII intorno  al  peccato filosofico. Esse sono le seguenti: [...OMISSIS...]
è la giustizia. Se dunque ciò è vero, sarà vero, altresì  al  contrario che quegli che opera in ossequio della giustizia,
pecca nè in quanto alla sostanza del precetto, nè in quanto  al  modo. Si dirà probabilmente che consistendo la giustizia
che ha congiunto è tanto grande che io lo preferisco  al  bene onesto, e per ciò giudico che, nel momento presente,
accennato altrove lungamente. Il primo male conseguente  al  peccato di origine dalla parte di Dio è la perdita della
concezione non gli dà un sentimento di cosa reale e tutto  al  più è un cotal principio di sentimento, e non un sentimento
dall' unione con l' essere indeterminato, è egli stesso  al  sommo confuso e indefinito. In secondo luogo, l' anima
sua attività dall' essere reale all' ideale e dall' ideale  al  reale, e dall' idea al sentimento e dal sentimento all'
reale all' ideale e dall' ideale al reale, e dall' idea  al  sentimento e dal sentimento all' idea. Ora cessando nell'
quindi è che l' anima priva della grazia non ha anche unita  al  corpo se non una vita effimera e porta in sè stessa la
provvede, di quanto è uopo perchè servano acconcissimamente  al  fine , a cui sono subordinati. Per la massima gloria
che la provvidenza universale e di mezzo, che sola presiede  al  governo di quelli che hanno in sè il peccato, contiene
tali quali li vogliono le leggi universali che presiedono  al  gran patto del risuscitamento dei corpi. Io inclino a
ragionevole. E tale avviene il nascimento dell' uomo,  al  quale, tosto chè è naturato come soggetto sensitivo, è
a quel modo che l' uomo che volta le spalle in faccia  al  sole nol vede più. Egli è certo essere ripugnante alla
anche Pietro Lombardo. La prima di queste tre opinioni fu  al  tutto di qualche autore particolare e non seguìta. Circa lo
Colle quali parole mostravasi non darsi da lui la cosa per  al  tutto assicurata. Nel secolo susseguente però S. Tommaso d'
dai Padri, e che però non può dirsi che essi abbiano  al  tutto recisa o sciolta quell' antica questione. Perocchè
si propagini in un modo spirituale simultaneamente  al  propaginarsi che fa il corpo dal corpo«; e domandarsi:« se
apparisce, aver essa avuto tre periodi. Il primo anteriore  al  pelagianismo, nel quale essa non fu mai trattata di
forse anche negli animali perfetti esso non fa se non dare  al  germe quell' attività e forza vitale, per la quale, anche
ove anche alcune particelle del seme virile si apprendano  al  germe e con esso lui s' impastino (forse delle parti
si costituisca l' intelligente principio coll' essere data  al  medesimo la veduta dell' essere. La quale veduta è già da
del primo uomo con quell' atto stesso con cui fu data  al  primo uomo. In tal modo non è che l' animale e molto meno
di questo suo riposo stabilì il settimo giorno, dedicato  al  Signore, nel quale era interdetto agli Ebrei qualsiasi
intende l' ente percepibile, allora nulla ha in sè che tiri  al  panteistico quell' espressione o che favoreggi l' assurdo
e attribuita a lei, quasi direi contenente ciò che spetta  al  contenuto, son date a lei delle divine attribuzioni. Per
l' anima anche sola può pronunciare questo monosillabo NOI:  al  corpo non appartiene l' ordine morale, e però solo nell'
stesso nostro nascimento (3), per le leggi che presiedono  al  contemporaneo nascimento del corpo insieme e dell' anima,
peccato originale e la inerenza interna di questo peccato  al  fanciullo che nasce di nuovo: come confessa anche il
all' incontro appartiene a questo secondo ordine, non  al  primo. Nè fa bisogno in ciò insistere molto, quando si può
stesso che comunica nella specie, doveva esser soggetto  al  peccato. Ma la cattolica dottrina anzi insegna che Cristo
trasfusione del peccato originale. Questa è intrinseca  al  sistema cattolico, per quanto a noi pare: questa è indicata
vegga (1). La stessa parola solenne di originale che si dà  al  peccato adamitico mostra la congiunzione fisica e propria
per mostrare che è la origine generativa del figlio  al  padre, è chiamata dallo stesso santo Dottore seminale .
incorruttibile giustizia e immortalità. Nella prima  al  soggetto è dato una imperfetta visione dell' ente: col
quest' ultima sentenza e di cui va immune la nostra.  Al  che fare destineremo un apposito paragrafo. Una sentenza di
Sarebbe adunque non solo superiore alle forze create, ma  al  tutto assurdo e contradditorio l' ammettere che un' anima
anima intellettiva che sopraviene perocchè inclina questa  al  peccato; giacchè ciò sarebbe al tutto contro la mente del
perocchè inclina questa al peccato; giacchè ciò sarebbe  al  tutto contro la mente del Concilio Trentino, il quale
e il fomite che rimane dopo il battesimo inclini  al  peccato e per questa cagione si chiami dall' Apostolo
possiamo per ciò trarre da Adamo alcun peccato, ma tutto  al  più possiamo venir viziati in virtù dell' azione che sopra
l' anima sensitiva non sussiste per sè, ma solamente unita  al  corpo, di maniera che, distrutto il corpo, anche quella è
per la cosa sentita; che sarà ciò che il possa rendere  al  tutto immortale? Basterà cioè che gli si dia un termine, il
questo appunto succede in darsi che si fa la intelligenza  al  principio senziente, perocchè non è altro che un dargli a
[...OMISSIS...] . Il che è un esprimere quanto più si possa  al  vivo la natura dell' anima, formata da un principio
Ora la causa istrumentale e prossima, che muove il germe  al  suo sviluppo, è il seme paterno. E la tradizione cristiana
passato per la mente che Iddio potesse aver permesso  al  demonio di prendere sua sede in quel frutto vietato
Non mostra la santa Chiesa negli esorcismi che fa  al  bambino prima di battezzarlo, tener essa che dentro lui
tuttavia rimanendosi egli sempre inviluppato fino  al  momento, in cui fu depositato nel corpo purissimo di Maria
cioè la volontà soggettiva. Insomma colà abbiamo assegnato  al  peccato un principio diverso e opposto da quello che gli
dalla parte men nobile alla più nobile, dall' imperfetto  al  perfetto, dall' animale alla persona. Questo processo
dell' uomo mediante una mozione animale dall' imperfetto  al  perfetto. Ora comunicandosi il disordine adamatico per
punto che questa volontà soggettiva non ha piegato e ceduto  al  dilettico animale. E però noi abbiam detto, che il peccato
nella personalità: perciocchè tutto il male che precede  al  guasto della personalità non è cosa per sè morale, ma
come dicono a una voce i Padri. Relativamente dunque  al  peccato di che vengono infette le potenze dalla volontà
quasi come parte di sè, ma di riguardarla già come fosse  al  tutto morta. Questo è il proposito che si fa nel battesimo,
vero e proprio suo stato. Or la morale deve esser acconcia  al  soggetto per il quale ella è fatta: e però un fatto che
la virtù dell' umiltà e della castità, nomi peregrini e  al  tutto insoliti in bocca alla filosofia. Di più la morale
nel suo massimo vigore non poteva dare alcun suffragio  al  dogma del peccato originale, non è egli evidente che questo
dovrebbe avvicinare costoro, quanto può ragione naturale,  al  cristiano insegnamento. Sicchè la filosofia e la teologia
potè però indicare un sistema delle idee innate che potesse  al  tutto reggersi e sostenersi contro gli avversarii; perchè
di crederlo. - Ma non è egli una tale dottrina opposta  al  pensare comune degli uomini e apparentemente assurda anche
i tempi. Tutto l'edifizio delle credenze che successero  al  Paganesimo posa, a ogni modo, sulle basi or ora accennate.
natura che non sull'altre. Ogni cosa che viene da Dio tende  al  perfezionamento del quale è capace. La capacità di
la sorgente. Gli uomini ammirano la quercia: chi pensa  al  germe dal quale esciva? Il germe che Dante cacciava fruttò.
l'immenso Mare. Aprite un compasso: collocate una punta  al  nord dell'Italia, su Parma; appuntate l'altra agli sbocchi
condizione sociale: dove non è Patria, non è Patto comune  al  quale possiate richiamarvi: regna solo l'egoismo degli
siete frazione di quella classe: impotenti, ineguali  al  grande intento che vi proponete. La vostra emancipazione
doveri e di diritti comuni spetta ad ogni uomo che risponde  al  chi sei? degli altri popoli: sono Italiano. Quei doveri e
e spegnerla. La Patria deve essere il vostro Tempio. Dio  al  vertice, un Popolo d'eguali alla base; non abbiate altra
L'Europa ha paesi pei quali la Libertà è sacra  al  di dentro, violata sistematicamente al di fuori: popoli che
la Libertà è sacra al di dentro, violata sistematicamente  al  di fuori: popoli che dicono: altro è il Vero, altro
il pensiero che fermenta in core alla Italia davanti  al  mondo e a quei che si dicono padroni del mondo. Non
curiosità non meno che la speranza di pervenire finalmente  al  fondo del pensiero aristotelico che si congiungeva con
lunga dissertazione, che ormai non poteva più appartenere  al  detto libro, e per la sproporzione della mole, e perchè il
il discorso usciva dai limiti dell' argomento prefisso  al  medesimo, spaziando per tutta intera la dottrina del
era meglio sopprimerla del tutto, piuttosto che presentare  al  pubblico una cosa assai più imperfetta di quella che
fosse perfetta, chiuderebbe, quasi direi, la bocca a tutti;  al  contrario trovandosi da dirci sopra e da censurare, si
stesso; non all' ordine materiale de' libri, e nè pure  al  metodo che il filosofo tiene nell' esporre le singole
prendesse, e qualunque altra distribuzione si prestabilisse  al  lavoro. Vero è che quel tessuto di passi raffrontati,
e sotto nuova luce, difficilmente si potrebbe ritrarre  al  vivo Aristotele, e far conoscere la sua maniera di
degli Dei. E basta per convincersene dare uno sguardo  al  punto principale di tutta la polemica aristotelica, che è
A portare un equo giudizio del sistema aristotelico, sono  al  presente rimosse quelle difficoltà che s' incontravano per
orgoglioso e insolente disprezzo di quelli che insultavano  al  vinto. Ai giorni nostri è cessata l' una e l' altra
di temerità la verità stessa che veniva a contraddire  al  filosofo per eccellenza. Ma quando una venerazione che s' è
di furore simile a quello che si manifesta nei soldati  al  prendere d' assalto una piazza forte che da lungo tempo ha
furono sempre intorno alle vere dottrine dello Stagirita, e  al  valore di esse, o prese tutt' insieme come un sistema, o
d' espressioni. Poichè le espressioni aristoteliche ancora  al  dì d' oggi suonano su tutti i labbri, anche di quelli che
teologia (1), quasi sopravviventi d' una vita tenacissima  al  sistema a cui appartengono. Pare accertato dalle accurate
perdute nell' occidente, vi rimasero affatto incognite sino  al  principio del secolo XIII, quando vi furono d' improvviso
e una forma determinata, che più o meno si conserva fino  al  suo decadimento. L' universale non esiste nelle cose reali
un universale precedente nella mente, che fa il confronto,  al  quale universale si riportino (1); e quand' ancora far si
e converrebbe provare l' esattezza di questa somiglianza,  al  che di nuovo si dovrebbero confrontare i singolari cogli
Soissons del 1092 (3). Il suo discepolo Abelardo sostituì  al  nominalismo , il concettualismo (4), nel qual sistema gli
non è più quella. Nel sistema d' Abelardo si disconosceva  al  tutto la natura obiettiva degli universali, e si rendevano
estremo opposto del nominalismo , tuttavia riesce in ultimo  al  medesimo: poichè l' uno e l' altro sistema annulla in
di parto. Anzi anche quando i sistemi pel movimento dato  al  pensiero da Roscellino si separarono, essi non erano certo
nè da Boezio, nè dagli studiosi di tali autori fino  al  secolo XIII, le due forme primitive dell' essere , l'
pacificamente, non come un sistema filosofico contrapposto  al  nominalismo , ma come un' opinione vagante, di cui non s'
pessime conseguenze, molto tempo prima che apparisse  al  mondo il nominalismo . Ella era nata, come abbiamo
reali , senza determinar di quale realità si parlasse, era  al  sommo pericoloso: non s' aveva altro esempio di realità che
Chi avesse collocati in Dio gli universali sarebbe venuto  al  platonismo: chi li avesse riposti negli individui creati
non ci sono sole, ma mescolate con altre del tutto opposte  al  panteismo stesso. Tali sentenze non di meno non si potevano
intelligenza. Questo l' uomo non può fare da sè: conviene  al  tutto che Iddio comunichi se stesso: e lo fece prima e
di realisti , quanto quella di semirealisti , applicata  al  sistema di questi valentuomini, sia impropria ed equivoca.
della sua mente, ferma attenzione all' oggetto per sè, cioè  al  mondo ideale: e senz' uscirne, dall' idea, mirò e vide in
che esistano nella mente come oggetti in opposizione  al  principio d' intendere subiettivo: e qui solo trova luogo
alla realità di quelle. Goffredo Stallbaum si oppone  al  Tennemann, scrivendo: [...OMISSIS...] ; e dà alle idee di
tra i realisti : ma questo ripugna, come osservavamo,  al  concetto di paradigma costantemente da Platone mantenuto
fuori del tempo, molte delle cose reali soggiacciono  al  tempo. Tant' è lungi che secondo Platone le cose reali
cosa che involga un' assoluta esistenza contrapposta  al  subietto umano. Ora l' intelligente appartiene all'
filosofia pagana dunque, confusa da se stessa, ammutì. Pure  al  mondo cristiano la pagana filosofia lasciava una eredità,
Il che è quanto dire, che l' abuso si mette sempre  al  fianco dell' uso. La scissura del genere umano s' imprime
per generazione logica, dell' aristotelismo, diede  al  mondo la formula della più mostruosa empietà: ognuno
per opera di Gaetano Tiene (n. 13.3, m. 1465) vi durò fino  al  Cremonini (m. 1641), cioè più di trecento anni. E questa
incominciando da quei medici atei che tentarono d' attirare  al  loro materialismo il Petrarca (1), e più sù ancora (2) e
il Petrarca (1), e più sù ancora (2) e più giù fino  al  Vanini (3); 2 il costume ; e l' averroismo ci dà gli
nel secolo XIV la forma nominalista , già abbattuta  al  suo nascere due secoli prima. Molti buoni ingegni, spauriti
riceveva il titolo di Dottore invincibile. Del rimanente,  al  vedere che la scuola nominalista può vantare delle glorie
d' errori, come germe d' irreligione, come ostacolo  al  progresso della civiltà, come soffocatore del gusto e non
in tutte le loro parti), basta por mente alla maniera e  al  fine diverso in cui e per cui egli compose quei diversi
gli antichi filosofi non solo credevano di dover nascondere  al  popolo una parte, e la più preziosa parte della verità, ma
anco ci si contenesse) potrebbe apparire in piena luce.  Al  che s' aggiunga, essere tutti questi libri venuti alla
quanti ce n' erano d' acroamatici, anelli forse necessari  al  sistema. Ognuno intende che, con tutte queste difficoltà
men sollecito poi di darne una retta soluzione (1):  al  qual fine fa largo uso di ragioni pro e contra, e non si sa
e dice l' una cosa e l' altra, rimettendo troppe volte  al  lettore l' interpretazione sotto quale aspetto la dica e
anche nei sintagmatici (3) egli ragiona di questioni vive  al  suo tempo, e agitate nelle scuole che Speusippo e Senocrate
svanì ben presto in un assoluto silenzio (4). Che se  al  presente gli eruditi si affaticano di raccogliere qualche
d' un filosofo, suddividendosi tra loro, attribuiscano poi  al  medesimo sistemi diversi e contrari, e ciascuno accampi a
non fa maraviglia che essi, da una parte si traessero  al  servizio del cristianesimo, dall' altra divenissero sementi
scienza metafisica che abbiam promesso di comunicare  al  pubblico, cioè alla « Teosofia », l' ultima, e per vero la
divina; a cui le cose tutte tendendo incessantemente, come  al  bene, acquistassero la specie di cui sono capaci. Così
necessità, chè una stessa entità diventa molte davanti  al  pensiero, rivestita di varie relazioni logiche e di
genere ». Infatti la parola specie s' applica da Aristotele  al  genere stesso e a tutte le idee. Quando dunque Aristotele
di comporre quest' alternativa, che secondo lui resisteva  al  sistema platonico, dicendo: 1 che c' era qualche cosa di
per la materia restando universale? O come sarà identico  al  singolare quello, che è universale per sè? L' attribuirgli
[...OMISSIS...] . Questa maniera, che si adatta ottimamente  al  sistema platonico, è al tutto discrepante dall'
maniera, che si adatta ottimamente al sistema platonico, è  al  tutto discrepante dall' aristotelico. Del rimanente l' una
che ogni cosa deriva da Dio, alla cui natura compete  al  sommo l' unità e la semplicità. Ma il guaio sta nell'
dal principio accennato, che « il contenente è anteriore  al  contenuto ». Ora egli colloca le sostanze singolari nelle
il più comune, ossia il più universale ha un' anteriorità  al  singolare (1). In un altro luogo però dice, che la materia
la sostanza reale, come questa può esser prima, e non tutt'  al  più coeva a quelle? Pur egli va avanti e trae da quelle
non potendo significare un tal modo di dire, così caro  al  nostro filosofo, se non che l' intendimento vede nella sua
appunto l' universale, e nient' altro che questo, riferito  al  singolare. Ora, secondo Aristotele, il solo intendimento ha
ordine dell' essere delle cose, l' universale è anteriore  al  singolare, parlando sempre delle cose contingenti.
non prova, se non che il singolare generante è anteriore  al  singolare generato: il che non ha a far nulla colla
cui tende, è dichiarato più nobile di quelle cose, che sono  al  fine (5). La specie dunque è qualche cosa d' anteriore alla
da Aristotele medesimo: ma quest' elemento anteriore  al  reale finito sfuggì alla mente del filosofo. Quando poi ei
come questo senso sia suscettivo delle specie . In fine  al  secondo libro degli Analitici posteriori, dopo che aveva
possa fare quei passi ch' egli descrisse dalla sensazione  al  concetto fino a' principŒ scientifici , dice che l' anima
è divisa, [...OMISSIS...] ; perchè non è uscita ancora  al  suo atto che la finisce. Ella, la mente, patisce quando fa
e forma, e con questa sola s' intende, rimanendo l' altra  al  senso; ma questa stessa, la forma, è solo equivocamente la
s' osservi anche qui, come inframetta di continuo  al  discorso delle particelle diminutive ed eccezionali, che
appunto la più trascurata dal nostro filosofo, ne commette  al  lettore la interpretazione, e supponendola chiara da sè,
dunque a spiegare come questa potenza intellettiva passi  al  suo atto, dice che anche quando la mente è divenuta
mente è divenuta ciascuna forma [...OMISSIS...] , uscendo  al  suo atto « « è anche allora in certo modo in potenza »
del pensiero attuale. Ora l' uomo, che è sciente in potenza  al  primo modo, lo chiama « « genere e materia dello sciente »
non reca in alcun luogo la minima prova, e contrario  al  testimonio della coscienza, giacchè chi pensa è consapevole
il subietto , anche de' composti. Prendendo la materia  al  modo Aristotelico come « ciò che è in potenza », convien
anima in genere l' esser materia e subietto, e accordandolo  al  corpo vivente (2). La considera in fatti come un atto
« essenza come concetto » » [...OMISSIS...] , e la paragona  al  concetto della scure, che non è separato dalla scure se non
poichè il contenente ha ragione di subietto relativamente  al  contenuto; e molto più quando la considera come cosa
non s' è fatta l' applicazione della cognizione universale  al  particolare. Ed è per questo che Aristotele rappresenta la
una facoltà nell' anima umana, che quasi continuandosi  al  senso, forma gli universali, e che è un cotal senso anch'
si considera tra gli universali anche l' essere possibile  al  tutto indeterminato , che rimane dagli universali
mente attiva, «nus poietikos». Questa dunque l' assomiglia  al  lume e non all' occhio: e vuole che produca le specie, cioè
« specie delle specie »come lo chiama appunto Aristotele.  Al  modo stesso i generi , che sono ciò che c' è in più specie
egli espone la sua mente. Nel terzo della sua Psicologia  al  capo ., riassume se stesso, e comincia a collocare nella
nella mente, il quale appunto perchè obiettivo è specie;  al  che non pare esser giunto Aristotele. Di poi, qui
o a' suoi difetti (1): ma gli giova quel cotal simbolo  al  pensiero del triangolo ideale ed astratto, che non ha alcun
legomenai huparchusi» (2), e non viceversa quando scrisse  al  contrario, che «en tois eidesi tois aisthetois ta noeta
(1); appartengono immediatamente questi intelligibili  al  lume della mente agente, e noi diremo all' oggetto. E
l' uomo, noi abbiamo trovato che è « l' essere possibile »  al  quale possiamo con verità applicare quello, che Aristotele
sensitivo non perisce, ma solo l' istrumento; onde se  al  vecchio si desse un occhio vigoroso e giovanile, vedrebbe
subietto (5). Avendo dunque detto che l' anima rispetto  al  corpo è specie , e le specie si predicano del subietto, e
ossia l' anima intellettiva non esce, se non quando è unita  al  corpo, perchè tali specie intelligibili le vede nelle
sostanze eterne, intelligibili, senza materia, separate  al  tutto dalle cose sensibili, per ispiegare, come per una
altresì all' intellezione, che è la mente condotta  al  suo atto. Laonde l' intelligibile è anteriore a tutto e
seminale, che è nel corpo, o dal di fuori s' aggiungano  al  feto. [...OMISSIS...] . Dopo aver detto che le tre anime
separi piuttosto dal corpo crasso un corpo sottile, unita  al  quale sia la mente partecipata da Dio. Di qui nasce un'
un' altra questione: Che cosa fa dunque questa mente divina  al  tutto separata dalla materia, ma che avviene all' uomo,
e lume, [...OMISSIS...] e che disse esser quella, che trae  al  suo atto la mente potenziale, quella perciò che rende l'
per gli altri poi è già tolta l' alternativa, e  al  principio di contraddizione sostituita l' affermazione
, [...OMISSIS...] : se poi il predicato, che noi uniamo  al  subietto, nella cosa non si unisce e compone, essa non è
le cose non si compongono, cioè il predicato non si affà  al  subietto, o anche è impossibile che si compongano, e queste
verità, il primo de' composti, il secondo de' semplici:  al  primo corrisponde il giudizio che unisce, e però il vero
e però il vero qui è «to sygkeisthai kai hen einai»,  al  secondo corrisponde l' intuizione, e però qui il vero
dice, che rispetto a noi è più noto ciò che s' approssima  al  senso, dee intendersi rispetto al nostro accorgerci, e al
ciò che s' approssima al senso, dee intendersi rispetto  al  nostro accorgerci, e al nostro sapere riflesso e
al senso, dee intendersi rispetto al nostro accorgerci, e  al  nostro sapere riflesso e consapevole. I sommi universali
di ciò che voleva dire il nostro filosofo in fine  al  secondo degli Analitici posteriori, dove descrivendo il
l' universale, [...OMISSIS...] , tuttavia tiene sempre  al  tutto distinto il termine sensibile dall' intelligibile. E
più in atto; in potenza poi non è ancora esistere, e quindi  al  senso egli dà l' apparenza e non la verità, benchè dica,
col senso opera la ragione, che non è il senso, ma che  al  senso s' unisce, e concorre a produrre un effetto congiunto
si movesse, non ci potrebbe essere movimento. E venendo  al  sensibile dice: [...OMISSIS...] . Il sensibile dunque è un
sè, del tutto insensibile. Ora quest' altra cosa anteriore  al  sensibile è l' essere , e come il sensibile è il termine
i primi, ossia i principŒ (2), e questi si riducono tutti  al  primissimo, che è quello di contraddizione, e questo non è
universali , perchè ci sia la scienza e non restino le cose  al  buio. Tentò dunque di provare, che per universale altro non
alquanto umiliante in colui, che aveva cacciato in faccia  al  maestro questa stessa parola di metafora , a proposito
tra il mondo ideale e il mondo reale, che attribuiva  al  sistema del suo maestro. [...OMISSIS...] . Voleva tutto
unica procede dal principio, e che non si deve estendere  al  di là di ciò che dà l' illazione. E` una aperta calunnia l'
. Ma tutto questo è vero certamente rispetto  al  conoscere consapevole dell' uomo, ed è da notare che il
, il sensibile, e l' essere della carne , che attribuisce  al  solo intelletto? (3). Negare dunque al sensibile e al
, che attribuisce al solo intelletto? (3). Negare dunque  al  sensibile e al continuo mutabile l' essere per sè, e dire
al solo intelletto? (3). Negare dunque al sensibile e  al  continuo mutabile l' essere per sè, e dire che questo l' ha
partecipata, ella per sè, nella sua essenza anteriore  al  concetto della sua partecipazione, è ella stessa un
La qualità dell' estensione in fatti è una relazione  al  principio senziente, a cui non appartiene, come confessa
queste di cui si disputa: onde la distinzione applicata  al  caso nostro ci rimanda alla dottrina delle idee, e non vale
intelletto, ripone il vero (1), in questa, che attribuisce  al  senso, ripone il fenomenale ; sia pure il vero rispetto a
di tutto l' umano sapere: perocchè si parla di cose prive  al  tutto di materia, di cose immobili e separate,
confessione non vale per ciascun ente singolo, rispetto  al  quale può preesistere la potenza all' atto, ma per l'
No, certamente; ma la sede delle sue idee era Dio stesso,  al  che vedemmo riuscire lo stesso Aristotele. L' argomento
da molti, secondo Platone (1); l' altra , che è soddisfatto  al  bisogno d' un subietto in cui le idee si trovino, nella
da queste più alto, cioè a Dio, che rassomiglia sempre  al  sole. [...OMISSIS...] . Fra il contemplare adunque le cose
pure ascende dalle idee ad un primo intelligibile separato  al  tutto dalla materia sensibile. E` del pari falso, come
abbisogna affinchè sussista come essere compiuto, perviene  al  concetto di Dio, ma di questo in appresso. Continuando
, e nel fatto degli oggetti del pensiero, rispetto  al  quale la chiama presenza (2), parola acconcissima e forse
e forse unica, perchè le essenze sono là presenti  al  pensiero senza punto confondersi con esso e nè pur co'
nell' uomo, si trovano in un subietto sostanziale e reale;  al  quale non appartiene ciò che Platone dice dei sensibili e
suoi ragionari va pel cammino naturale, e non s' accinge  al  filosofare colla mente imbevuta di preconcette e volgari
alla natura delle cose mondiali, dalle quali ascende  al  primo Motore; e così, fornito d' una qualunque sia dottrina
dimostra anche di più, che il letto che serve d' esemplare  al  fabbro per farne molti, non può essere che uno, col
e aventi una stessa origine, cioè quella che assegna  al  più eccellente di questi tre elementi nel X della «
». E paragona alla madre la materia corporea che riceve;  al  padre la specie da cui riceve; e alla prole la natura che
materia definita è reale, e come quella si chiama immobile  al  par delle idee, così questa si move, chiamandola Platone «
Così a impugnare la Creazione del Mondo ricorrendo  al  testimonio della vista, induce che il movimento circolare
perchè essa deva essere piuttosto tanta che tanta, o perchè  al  bisogno di questo mondo non ne sopravanzi una porzione, sia
. Questo Figlio del Bene lo chiama « «similissimo  al  Bene » [...OMISSIS...] , ed è il lume dell' umana
ma benevolo (1). Platone dunque paragona il Bene, cioè Dio,  al  Sole, il lume della ragione umana al lume appunto del Sole,
il Bene, cioè Dio, al Sole, il lume della ragione umana  al  lume appunto del Sole, che s' imprime nell' occhio e si
visibili. [...OMISSIS...] Il lume dunque, che viene da Dio  al  mondo, è ciò che Platone chiama il Figliuolo del Bene, cioè
[...OMISSIS...] , come questo nel visibile sta  al  vedere e alle cose visibili [...OMISSIS...] , il che viene
lume ricevuto dalla mente, accompagnato dalle idee, viene  al  senso (1) e alle cose sensibili l' essere conosciute e
Figliuolo (lume7idee) produce ad un tempo due effetti: 1 dà  al  principio subiettivo la virtù e l' atto d' intendere; 2 e
sono, secondo Platone, de' fenomeni, che appariscono  al  sentimento dell' anima, e che imitano e si conformano alle
da Dio, e così s' informa ella stessa, così essa dà le idee  al  proprio sentimento inferiore, quasi in esso improntandole.
ma sono per l' essere, e pure per l' essere, di fronte  al  quale sempre si pongono, sono conoscibili; onde dall'
parti, e non diversi esemplari (1). E non è egli strano  al  sommo che Aristotele dissimuli tutto questo? Veduta dunque
dica in alcun luogo Platone, ma è logicamente coerente  al  principio. Vediamo dunque che cosa deva avere l' essere per
sia diversa da quella creata e partecipata che Platone dà  al  mondo. Poichè di questa descrive la generazione nel « Timeo
vestigŒ o similitudini di esso, raccolte pe' sensi, ascende  al  mondo eterno, come Platone ha spiegato nel « Fedro »,
anche alle maggiori parti del mondo, che sono le celesti, e  al  mondo tutto l' anima, « « la bellissima e venerabilissima
, e le adorna e dispone, [...OMISSIS...] , e sempre impera  al  tutto, [...OMISSIS...] ed è quella che presta l' anima alle
idee del Mondo quando s' accinse a crearlo (3). Attribuisce  al  padre di Giove « « la purità e la sincera integrità della
la vita, ecc., queste non possono mai mancare all' Essere,  al  Bene, a Dio, perchè lo costituiscono (5), e in parte
Causa e dello stesso genere (7), e nel « Sofista » che  al  compiuto ente, [...OMISSIS...] , non può mai mancare l'
e vero l' hanno in Dio. Tutte queste idee dunque relative  al  Mondo sono quelle che costituiscono l' Esemplare del mondo,
corpo, e noi stessi, anima e corpo, siamo, secondo Platone,  al  tutto distinti dall' eterno divino esemplare, e molto più
veduto che Aristotele aggiungeva allo spazio, o piuttosto  al  luogo (chè egli confonde queste due cose), una forza
spazio preso come intervallo tra le grandezze. E quantunque  al  puro spazio, come noi lo concepiamo, possa convenire la
come il numero, la proporzione e somiglianti, dando  al  corpo l' esser sensibile, ma l' anima dicendo « « partecipe
poi lo distingue in due, secondo l' oggetto intorno  al  quale si esercita; se si esercita intorno all' idee
opinione da lui professata, che l' anima abbia preesistito  al  corpo: opinione per vero erronea, ma che nel ragionamento
punti opposti, i quali circoli rappresentano e rispondono  al  circolo equinoziale ed al zodiaco. Al primo, esteriore e
rappresentano e rispondono al circolo equinoziale ed  al  zodiaco. Al primo, esteriore e molto più alto del secondo,
e rispondono al circolo equinoziale ed al zodiaco.  Al  primo, esteriore e molto più alto del secondo, attribuì la
chiamando il suo movimento « della natura del Diverso ».  Al  giro del Medesimo concesse il principato, poichè lo lasciò
principato, poichè lo lasciò uno ed indiviso. Ma riguardo  al  circolo interiore, prima di ripiegare in circolo la lista
non è che uno stimolo applicato con certe leggi fisse  al  sentimento primo, che eccitandolo lo modifica, così
cieli, rimane ancora una parte sopramondana, circonfusa  al  mondo [...OMISSIS...] contenente il mondo (1), quella parte
col volgersi del sommo cielo: tuttavia rimane ancora,  al  di là di tutto il cielo visibile, uno spazio infinito
conviene, non può appartenere all' animale generato, cioè  al  mondo (1). Ma acciocchè questo imitasse, per quanto era
creare, una condizione che lo limita, e una natura relativa  al  creabile, oggetto di quell' atto di volontà; di che
anch' essi (3). Ma di quello tra tutti questi animali,  al  quale conviene in comune cogli immortali l' appellazione di
all' esemplare, e da questo alla mente eterna, e da questa  al  Bene, cioè a Dio, e che affermiamo « « ch' ei v' abbia
sono condotte sempre con un' inclinazione veementissima  al  Bene stesso, che è appunto la causa delle idee che
Così spiega Platone il tendere di tutti gli esseri umani  al  Bene, come una tendenza a Dio, oscuramente e quasi per
ammesse gratuitamente per vere, senza ascendere colla mente  al  primo principio ed evidente della cognizione; 2 il
le cose dedotte. L' affezione che nell' anima corrisponde  al  primo di questi due generi è chiamata da Platone
da Platone cogitazione , «dianoia», quella che corrisponde  al  secondo è chiamata mente o intelligenza , «noesis» (1).
e anche fa uso de' sensibili, non come fondamento  al  raziocinio, ma come fanno i matematici, che in aiuto della
sensibili, benchè ad esse non dirigano il pensiero, ma  al  triangolo stesso e all' altre figure ideali, delle quali le
con tutto il meglio dell' antichità, s' affida sempre  al  raziocinio, e distribuisce sempre il sapere umano entro l'
delle matematiche e dell' altre scienze, che non ascendono  al  sommo ed evidente principio; l' altro, quello della
delle idee è di quelle che si riferiscono immediatamente  al  mondo sensibile , e che l' uomo ha mediante la percezione (
Vediamo quali queste sieno, e come la mente giunga per esse  al  principio dell' universo, procedendo sempre nei campi del
del mondo, poi agli astri che ne sono avvivati, finalmente  al  filosofo che mettendo tutta la sua mente e il suo cuore in
sterile, e a dimostrare che il vero filosofo, posto  al  reggimento della cosa pubblica, è il solo atto, non pure a
« « della sapienza del Bene » ». In tal modo ricorrono  al  Bene per determinare quella sapienza nella quale dicevano
ed è d' idea in idea diretto ad argomentare qualche cosa  al  di là di tutte le idee, la prima ed ottima causa, in una
all' oggetto stesso, dicesi ente. Il Bene, adunque è  al  di là del lume della mente umana, essendone la causa.
tutte le cose, ond' anche per questo Platone lo rassomiglia  al  sole: [...OMISSIS...] . Dove parla manifestamente dell'
. All' indefinito appartiene la materia corporea,  al  fine l' anima, e però d' anima e di corpo il mondo si
un tale essere anche la vita del piacere che appartiene  al  misto in quanto è fornito di corpo. Ma come il misto
la mente ragionando, per una certa scala d' idee, ascenda  al  Bene stesso impercettibile e al di là di questo universo.
scala d' idee, ascenda al Bene stesso impercettibile e  al  di là di questo universo. Il primo lavoro adunque è quello
[...OMISSIS...] . Ma quantunque il Bene perciò stesso sia  al  tutto semplice, tuttavia noi dovendone raccogliere la
che questo), il quale è misto di piacere, che si riferisce  al  corpo animato, e di sapienza, che si riferisce all' anima
bene del creato sia bene, è necessaria la verità . E quanto  al  primo elemento di quel bene, cioè alla sapienza, è facile
. Dimostra poi, e da questo stesso deduce, che  al  bene creato è necessaria in secondo luogo la commisurazione
e che si deve attribuire in proprio alla causa, cioè  al  Bene puro ed essenziale, misura di tutti i beni, e perciò
primo luogo, dice, dee darsi alla misura [...OMISSIS...] e  al  misurato e ammodato [...OMISSIS...] e a qualunque altre
virtù. Tutte queste cose per sè stesse non appartengono  al  mondo o all' uomo, ma sono di spettanza alla causa,
che del Bene partecipa, e quelle stesse idee eterne, che  al  Bene ci conducono, e a questo di nuovo, come ad ultimo
colla verità, appartengono alla mente divina, alla Causa,  al  Bene: l' altre, cioè che la mente sia di tutte le cose la
il quale comprende tutte le idee, che si riferiscono  al  mondo; esemplare formato dalla mente divina per creare il
dal mondo; 3 Secondo Platone, le idee che si riferiscono  al  mondo come esemplari, sono intuite dalle menti create, che
della sua azione in basso, e viceversa relativamente  al  suo primo principio in alto: distribuendosi in una serie
forme specifiche e generiche. Aristotele dunque non giunse  al  concetto d' una prima materia e d' una pura potenza; ma il
forse in appresso qual sorta di purità Aristotele accordi  al  primo genere di queste specie, e se possano anche esse o no
dicesi fortuna (1). Ma queste sono piuttosto cause rispetto  al  concepire dell' uomo che non conosce tutte le leggi della
che dicesi natura , non meno alla materia ed alla forma che  al  composto. « « In un modo così si dice natura la prima
o se n' hanno effetti insoliti, questi s' attribuiscono  al  caso . Poichè l' operare secondo la forma può peccare, cioè
la forma, e le toglie l' intelligibilità, e di conseguenza  al  subietto che la possiede, l' intelligenza. Sono da
è l' Esemplare eterno composto tutto d' idee, conforme  al  quale ogni cosa fu fatta e si fa di continuo. In tale
non pervenne. Ma di questo meglio in appresso. Ora veniamo  al  secondo aspetto in cui dicemmo (1) considerate da
conoscere (3), perchè sarebbero da esse dissociate, e cosa  al  tutto diversa da esse. Quindi spiega la produzione
già in potenza nella materia, nè la materia era svestita  al  tutto di specie, ma n' avea una; e quel composto, prodotto
opposto, nega l' individuo, nega la libertà, chiude la via  al  progresso e impietra per così dire la Società. La formola
La famiglia umana è, in quel sistema, un armento  al  quale basta essere condotto ad una sufficiente pastura. Chi
trovarsi, perchè si suppone che affatto non ci sia. Così  al  caso , nel più stretto senso, Aristotele, checchè dica, è
le due questioni sono diversissime. Platone credette che  al  filosofo spettasse: 1 trovare la dottrina della prima causa
del modo d' operare delle cause seconde, l' abbandonò  al  fisico, e non la reputò argomento proprio del filosofo.
impossessò di quest' ultima questione, e la volle elevare  al  primo seggio, esagerando l' importanza delle cause seconde,
causa il moto; e quantunque sembri talora che abbandoni  al  caso alcuni avvenimenti che si tolgono dal consueto operare
La speculazione filosofica dunque delle genti, all' ultimo,  al  più sublime e al più necessario suo passo venne meno,
dunque delle genti, all' ultimo, al più sublime e  al  più necessario suo passo venne meno, cadendo non tanto in
altresì giunto a sciogliere la difficoltà che si presentava  al  suo spirito e che consisteva nella conciliazione di queste
congiunta a una natura inferiore di sè, cioè all' anima ed  al  corpo umano. Ed è in questa maniera di concepire del nostro
unico oggetto inteso sè stessa, molte difficoltà suggerisce  al  pensiero. Primieramente , quella che abbiamo accennata, che
nell' istesso atto dell' intellezione di sè stessa, onde  al  Dio d' Aristotele vien meno l' onniscienza, l' onnipotenza,
non è un secondo argomento, ma l' applicazione del primo  al  movimento locale, uno de' quattro movimenti da lui
« E` manifesto dalle cose dette che è necessario attribuire  al  subietto » » (alle prime e singolari sostanze), « « il nome
rende il sistema razionale ed astratto. Infatti attribuisce  al  suo primo motore l' essere atto purissimo, e prima
a tutti gli enti mondiali un intrinseco appetito , tendente  al  sommo bene, cioè all' ultimo perfetto atto, in cui nulla
gli enti mondiali, nel loro perpetuo conato di giungere  al  puro atto, non ci pervengono, e alcuni più, alcuni meno vi
d' aver raggiunta l' ultima sua forma. La materia priva  al  tutto di forma non è che un' astrazione della mente, ma
o concupiscibile e l' intelligibile o volibile, appartiene  al  sistema di Platone da cui è tolta, ma in quello d'
dell' ottimo sotto una concezione comune, Aristotele torna  al  comune, e così manca di nuovo al suo stesso sistema; chè il
comune, Aristotele torna al comune, e così manca di nuovo  al  suo stesso sistema; chè il comune , egli osserva (1) con
aristotelico, il quale non si contenta di dare la divinità  al  primo motore, ma la sparge altresì a piene mani per tutto
sebbene secondo lui le cose sieno indipendenti, quant' è  al  fine, le une dalle altre, pure dice « « non sono così fra
a cui sono ordinate le cose è rassomigliato all' ordine e  al  bene comune di una famiglia; «eis to koinon, eis to holon»,
per lo più a caso, [...OMISSIS...] , e poco conferiscano  al  comune, [...OMISSIS...] . E così fa che vadano a caso
queste controverse parole), ed altre sole tiene ordinate  al  tutto. Ed è conseguente, dal momento che la prima Causa non
si possa spiegarlo investigando le analogie , che servirono  al  suo pensiero di cemento tra quei tre ordini di pensamenti
tutti tendevano, secondo il naturale sviluppo, ad uscire  al  maggiore loro atto possibile. Disse dunque che l' atto era
il che è quanto dire, ragiona per via di concetti  al  sommo generici ed astratti. Così, compartendo tutte le cose
chiama l' anima in genere entelechia prima , cioè prossima  al  corpo che la produce e la tiene, come suo subietto,
il ragionamento, perchè non si dà passaggio dal particolare  al  particolare, nulla essendovi di mezzo che serva di via, ma
accorda il nome e la qualità di subietto alla materia, e  al  composto, che opera col mezzo della specie; lasciando così
col mezzo della specie; lasciando così la specie priva  al  tutto di personalità. Ora nella specie ripone la divina
, che spieghi perchè l' universo sia così e così, quando  al  pensiero non ripugna che fosse altramente, si comprende ch'
liberarsi dalla materia e passare all' atto perfettissimo,  al  quale giunta acquista il nome e la condizione di Dio.
scienza due gradi d' attuazione, l' uno de' quali simile  al  sonno in cui la scienza è in noi come abito, e l' altro
che ha virtù di fare che la mente in potenza esca  al  suo atto; 3 L' atto ulteriore o specie della scienza , che
intelligente fa tutte le sue operazioni. Finalmente  al  solo essere indeterminato conviene il carattere che dà
le cose corporee dal loro essere , e quelle concede  al  senso, ma riserva l' essere stesso delle cose alla ragione
In fatti se tutte le cose fossero come appariscono  al  senso, apparendo esse a vari individui o anche allo stesso
questo e questo », non è un pronunciato del senso,  al  quale solo rimane l' apparire, senza formarsi mai la
ed anche esserne privo: onde argomenta che è relativa  al  subietto, e che però non si può da esso separare: egli
come inesistente nel subietto; in sè è antecedente  al  subietto, ma in tal caso non è più considerata come parte
i principŒ sieno contrari, come sono le specie in relazione  al  subietto, perchè lo stesso subietto può avere specie
principio, perchè non ci può essere nulla d' anteriore  al  primo principio; e i predicabili hanno d' anteriore le
Resta il dubbio rispetto alle cose naturali: intorno  al  qual dubbio dice: [...OMISSIS...] . Non vuole dunque
sussiste in sè da ogni altra cosa separata, indipendente e  al  tutto divina. Trova dunque indegno della divinità l'
principio di ciò che è subordinato ad esso (1); ma fuori e  al  disopra di tutti i generi c' è l' essere e l' uno che non
novo c' è la traccia di quel panteismo che giace in fondo  al  sistema aristotelico. Concede dunque a quelli, che chiama
disse di tutte le specie o essenze, Aristotele restrinse  al  solo essere , e non si può a meno di ravvisare in questo un
consiste nell' applicare l' essere intelligibile o ideale  al  reale sensibile o a un altro intelligibile che è
passioni dell' essere come essere (1). Che cosa si presenta  al  pensiero del filosofo? Tutto, tale qual è l' universo.
sempre stato. Dunque ci si dovea trovare tutto ciò che c' è  al  presente. Poteva sussistere l' universo solo materia
gli intelligibili ? Nè pure, perchè la mente non è tratta  al  suo atto, che da una specie di contatto cogl'
quella che opera e trae un' altra cosa, che è in potenza,  al  medesimo atto, la potenza non si move da sè stessa, ma solo
queste però che sono in potenza, non potrebbero passare  al  loro atto, se non per la mozione d' altre cose che sono in
più la materia pura ma formata, e non potrebbe poi essere  al  tutto materia corporea ed estesa, ma già sarebbe un
della generazione e della corruzione, è consentaneo  al  suo sistema, il quale non ammette con Platone che l'
come specie del corpo corruttibile, negando che preesista  al  corpo, come pare facesse Platone o alcuno della sua scuola,
o alcuno della sua scuola, sebbene conceda che sopravviva  al  corpo, corrompendosi accidentalmente questo. Escluse dunque
attuate e divenute intellezioni: le specie che appartengono  al  genere della sostanza precedono alle altre in dignità per
per una maggiore attualità: l' altre che appartengono  al  genere degli accidenti, esistono per le prime. Le sole
(3). Il pensiero fattivo è quello che produce qualche opera  al  di fuori come quello dell' architetto che fabbrica la casa,
luce alla teoria aristotelica intorno all' intelligibile ed  al  divino. Perocchè con questo sviluppo l' anima si provvede
e la causa finale è divina , anche le cose animate tendono  al  divino col loro appetito. Ma tutta questa dottrina s'
. Infatti, si può fare un ragionamento del tutto simile  al  precedente: che nelle specie sensibili non c' è affatto
separata ed unita alla materia, separata nell' anima, unita  al  di fuori dell' anima. Ora che la stessa cosa identica, una
suo potenziale, quanto l' attuale, onde non può averlo  al  di fuori. Che se Aristotele consentisse a riconoscere l'
eterna ed assoluta; e se essa non s' unisce nell' anima  al  sensibile come forma, il sensibile non sarebbe mai
ora dobbiamo rispondere. Che Aristotele non desse unità  al  divino, il brano seguente lo fa sospettare: [...OMISSIS...]
in atto. Ma cominciamo da questi ultimi e vediamo se siano  al  tutto così divisi tra sè, che non abbiano vincolo alcuno.
senza materia », converrebbe oggimai fare una questione  al  tutto diversa e domandare « se possano esistere divisi
è una potenzialità. Converrà dunque spingerla  al  suo atto ma nell' ordine dell' intelligenza, non dovendosi
sempre alla potenza, e che questa non potrebbe mai uscire  al  suo atto, se non preesistesse un' altra cosa in atto, che
un atto inferiore. Così ogni intelligibile è atto rispetto  al  sensibile , secondo la maniera di parlare d' Aristotele, ed
le idee, ossia gl' intelligibili sono potenza relativamente  al  subietto attualmente intendente, e molto più all'
mente, più noto e certo di tutte l' altre notizie, intorno  al  quale non si può commettere errore, e senza il quale non si
si riducono in generi, doveva esistere qualche altra cosa  al  di là e superiore alla natura , e riprese quei naturalisti
materia non siano punto intelligibili, ma così appartengano  al  senso, e diventino poi tali per opera dell' intendimento
non avendo l' anima nostra che l' intuizione dell' essere  al  tutto indeterminato « « la speculazione della verità per
in qual genere inesista un astratto, se non si riferisce  al  senso: per esempio niun può dire in qual genere di cose
e che la mente non fa gl' intelligibili, ma anzi è mossa  al  suo atto, cioè all' intellezione, dall' intelligibile,
(6): l' intelligibile dunque che move la mente  al  suo atto non è l' effetto di questo atto. Ma molti
poi scrive su questa stessa tavoletta, cioè in sè, uscendo  al  suo atto. [...OMISSIS...] . La mente umana dunque parte è
dalle specie e da' generi: e questa è quella che importa  al  nostro discorso, che dagli universali (i generi) dee
due modi, all' estensione e alla comprensione delle idee,  al  contenente ed al contenuto: il contenuto (gli oggetti reali
estensione e alla comprensione delle idee, al contenente ed  al  contenuto: il contenuto (gli oggetti reali o le
reali o le determinazioni) è come una misura che s' applica  al  contenente, cioè all' essere, e lo misura; il contenente,
cioè l' essere, è come una misura che s' applica  al  contenuto, cioè agli oggetti ed alle determinazioni, e li
obbligato di ricorrere all' universale natura, alla specie,  al  genere, e in generale alla ragione per ispiegare come un
in quanto intelligibile, è essenzialmente necessario  al  senziente e all' intelligente, sicchè l' atto di sentire
altre. Quest' è dunque l' unità che Aristotele attribuisce  al  divino. Ma questo non toglie nè la generazione, nè la
dall' altra « se l' uomo colla generazione la comunichi  al  corpo, che si genera uomo ». La prima è anteriore e
la generazione come un effetto di quella tendenza  al  Bene, al maggior bene possibile, che egli, come vedemmo,
la generazione come un effetto di quella tendenza al Bene,  al  maggior bene possibile, che egli, come vedemmo, attribuisce
la facoltà di pensare senza fantasmi: onde par che inclini  al  sensismo, se non anche al materialismo. [...OMISSIS...] .
fantasmi: onde par che inclini al sensismo, se non anche  al  materialismo. [...OMISSIS...] . La mente dunque non è
e se si considera, come abbiamo osservato, che sembra  al  tutto ripugnante che l' ultimo atto di molte nature della
Poichè l' argomento della necessità d' un Primo motore,  al  modo aristotelico, almeno se s' intende superficialmente,
uno di specie e non di numero. E veramente ogni cosa tende  al  Bene, ma questo Bene è diverso per ogni genere d' enti, e
trattasi dunque d' un bene indeterminato e moltiplice, anzi  al  sommo generico. E un bene generico non può sussistere da sè
è un bene ancora in atto ma in potenza. Egli è vero che,  al  fine che un uomo sia generato, deve esistere un uomo in
le stesse virtù morali e tutte l' altre cose, come mezzi  al  fine, sono ordinate (2), e per dir tutto, l' oggetto della
dire se, e quanto, il concetto d' Aristotele si avvicini  al  vero. Dice dunque, che « « le sostanze sono le prime degli
[...OMISSIS...] . Qui si noti come aduni la sensazione,  al  suo solito, coll' intellezione, quasi un primo ed
natura non basta a spiegarli. Aristotele ricorse dunque  al  caso e alla fortuna, cioè, come egli stesso confessa, non a
Poichè in esse si abbandona lo stesso sistema, e si ricorre  al  divino entusiasmo di Platone come ad un puntello straniero.
quando prova che il cielo è finito (2) e poi dice, che « «  al  di fuori del cielo non c' è, nè ci può essere, nè corpo, nè
proprio, perchè se il cielo è finito, convien che  al  di là rimanga ancora dell' estensione o vacua o piena.
Ma come si derivi quest' azione non lo dice chiaramente.  Al  primo cielo, che contiene tutti gli altri, conviene
circolo del pensiero; e per questo pare che attribuisca  al  cielo il volgersi in giro ragionevolmente, [...OMISSIS...]
per contatto e per continuazione di parti. Ad ogni modo  al  pensiero d' Aristotele sembra questo, che le tre cause
tien luogo di materia, c' è il medico che applica la specie  al  partecipante come causa motrice; e così, aggiunge, dicasi
questi fa Iddio non solo motore, ma anche creatore, e  al  modo appunto d' un sapientissimo artefice (Demiurgo). Del
una massa inerte e morta. Nell' uomo, Aristotele attingendo  al  concetto che se n' erano formato i filosofi che lo
cose materiali e corporee, che sfuggono alla sua volontà e  al  suo appetito. E inoltre è necessario secondo Aristotele per
il corpo umano, non però la specie , che appartiene  al  seme (4): e questo calore non è già quello del fuoco, ma è
possiamo conchiudere, che Aristotele non giunse a dare  al  suo sistema una perfetta unità e a ridurre l' universalità
sostanziale, è presa da Aristotele come l' ente, «to on»,  al  modo di Platone, Nel settimo dei « Metafisici » lungamente
uomo , così l' essere non aggiunge nulla alla quiddità, o  al  quale, o al quanto, e che l' essere uno è il medesimo che
l' essere non aggiunge nulla alla quiddità, o al quale, o  al  quanto, e che l' essere uno è il medesimo che l' essere
a diversi punti della scala, senza arrivare nessuna di esse  al  sommo, accade che si vestano di specie varie, che non
potenzialità, e tendente di continuo a liberarsene, uscendo  al  suo atto purissimo: dove non s' intende più certamente che
salvo però che tutti cotesti Dei sono inferiori  al  supremo perchè appetiti da' singoli astri, quando il Dio
kai to ariston» esista nel Motore supremo, che paragona  al  duce: ma vuole che inesista ancora nell' universo e ne
la causa del movimento come fine ultimo, ad assomigliarsi  al  quale tendono di continuo gli enti finiti, ma a questi
Dio d' Aristotele contiene le cose tutte, e però le colloca  al  di là dell' ultimo cielo, quasi una sostanza che fascia il
(1). Ora il concetto di fine non inchiude la cosa che tende  al  fine, e questa cosa tendente al fine è la forma nella
inchiude la cosa che tende al fine, e questa cosa tendente  al  fine è la forma nella materia, o sia l' ente composto di
del cielo supremo. Ma questo movimento (associato però  al  movimento obliquo e vario degli astri) produce diversi
finale, Iddio; 2 c' è la natura, materia e forma, sospesa  al  primo appetibile in virtù del proprio appetito; 3 c' è
negli essenti c' è un principio, [...OMISSIS...] , intorno  al  quale non si può prendere abbaglio, ed è quello di
primo Motore dunque coll' essere appetito trae la materia  al  suo atto, cioè alla forma; e questa forma è puro essere
perchè ella sia mai così esistita), essa tende all' atto,  al  suo più prossimo atto, che per Aristotele, come pure pe'
si potrebbe tradurre specie finiente o finita , rispondente  al  «to peras,» e al «to peperasmenon» di Platone e de'
specie finiente o finita , rispondente al «to peras,» e  al  «to peperasmenon» di Platone e de' Pitagorici. Ma quando l'
sia, senz' altro concetto aggiunto, s' adatta meglio  al  Primo motore della parola «entelecheia» che ha unito il
nello spirito umano la virtù sensitiva che risponde  al  genere de' sensibili, dalla virtù dotata di ragione che
de' sensibili, dalla virtù dotata di ragione che risponde  al  genere degl' intelligibili; che sono i due sommi generi in
v' è di più universale, i generi fino all' universalissimo,  al  genere sommo, all' ente: indi il principio della scienza
poichè la potenza non passa mai all' atto da se stessa, e  al  di fuori non ha stimolo sufficiente, chè le sensazioni sono
figurata tolta da' Pitagorici, collochi queste menti  al  di fuori di tutto il mondo cioè dell' ultima sfera, oltre
quello che, come dice in appresso, è tutto, primo, e sommo  al  sommo (1), e che è il divino [...OMISSIS...] , questo è il
è anteriore di concetto e di essenza alle cose che tendono  al  fine), e contenente tutto il tempo delle cose periture,
cominciamento, e aver fatto che questa attività, tendendo  al  fine , cioè all' ultimo e perfetto atto, conseguisse gli
vuole Platone? Anche rispetto a questo placito, necessario  al  suo sistema, affine di rendere le forme operative, vedemmo
ispiegare la partecipazione delle forme , cioè ritornati  al  sistema di Platone. Di più Aristotele riconosce che molte
un solo il cielo ch' ei move. Ora la mente in atto è priva  al  tutto di materia. C' è dunque una sola mente in atto? (1).
Non c' è verso d' uscirne: a meno che non si faccia ritorno  al  sistema di Platone che fa le idee separate dalle menti
Ora Aristotele non ci può ritornare senza rinunzia  al  proprio sistema, anche per un' altra ragione. Secondo lui,
non potrebbe avere le idee distinte delle cose che sono  al  tutto così fuori di lui. Vediamo nondimeno dove ci conduca
un' esistenza accidentale che talora Aristotele paragona  al  non ente (4). Laonde le sole specie sostanziali sono eterne
bisogno d' uscire all' atto della contemplazione, rispetto  al  quale è in potenza (6); 3 Quindi accade che per poco tempo
conviene: 1 stabilire qual sia la mente anteriormente  al  conoscere; 2 qual sia la mente dopo acquistato il
mente dopo acquistato il conoscere. La mente anteriormente  al  conoscere non è solamente la mente fattrice che fa il
. Questa mente dunque fattrice e fattibile non si mescola  al  corpo, e però non ha bisogno del corpo per sussistere, e
stessa, [...OMISSIS...] , e che l' intelligibile, essendo  al  tutto privo di materia, non può rendere mista la mente; che
eccellenza, e nascendo la generazione dall' imperfetto  al  perfetto, dalla potenza all' atto, conviene altresì che
uno col sensitivo, raccoglie da questo gli intelligibili,  al  sensitivo poi serve e la parte vegetale e l' appetitiva.
« « Poichè, dice, come gli occhi della nottola sono  al  lume del giorno, così la mente dell' anima nostra a quelle
e circa lui più abiti si distinguono ne' libri morali (5):  al  pensiero fattivo appartiene l' arte (6): l' uno e l' altro
poi del bene e del male (.). Oltre l' arte, versa intorno  al  vero la prudenza e la sapienza (9), ma i due abiti che
intelligenza, ossia della mente, d' essere un atto privo  al  tutto di materia (3), e quest' atto non essendo che Iddio,
stesso, non più comunissimo, ma singolare e sussistente,  al  quale aspirando come a fine tutte le diverse materie della
un primo significato, dal quale tutti gli altri derivano, e  al  quale tutti si riferiscono, e che perciò la scienza che
veste più materie, ed essa è da Aristotele rassomigliata  al  maschio che feconda più femine (3). Stabilisce dunque
un subietto indipendente da lei: ella dunque è antecedente  al  subietto materia, e in quant' è antecedente non è
il predicato è relativo e contemporaneo ed anzi posteriore  al  subietto (4). Sotto questi diversi aspetti, ne' quali si
o gli universalissimi che sono ciò che è scibile  al  sommo grado, è anche quello che contiene « « i primi che
soltanto nella mente umana, e che una sola essenza esista  al  tutto separata e da sè, e questa, come dicevamo, è la
non conobbe, viene a dire, quali sieno le essenze separate  al  tutto dalla natura, e non potendo dire quali sono, prese
delle cose propria di ciascuna, distinta e contrapposta  al  fine ultimo, e di questa radice materiale non c' è una
le essenze sostanziali ce ne deve essere una prima che sia  al  maggior grado essenza sostanziale, alla quale le altre
posteriori, come la cosa di cui il principio è principio,  al  principio, e la scienza di quella deve essere anteriore
in quanto tutte queste cose si derivano e si riportano  al  primo ente (1). E però il filosofo tratta di tutte le cose
la ragione raccogliendo per induzione il comune perviene  al  comunissimo : quest' è l' essere svestito delle differenze:
ancora, intende la necessità che ci sia l' Essere separato  al  tutto, prima causa dell' essere nelle cose; e ciò perchè
questa comunanza od universalità: convenendo ricorrere  al  primo uno, per ispiegare l' uno ne' più. Di qui assegna per
. E dopo aver detto che tutto ciò che si riferisce  al  genere medicativo o salutare spetta alla medicina, continua
alla difficoltà che egli fa incessantemente intorno  al  definire il proprio oggetto della prima filosofia. Questa,
dire che sieno universali. Aristotele scioglie questo nodo  al  modo che vedemmo: riconosce tutto ciò, che è privo di
l' essere attualissimo in sè, è anche comunissimo rispetto  al  mondo, e però è la potenzialità del mondo, che esiste per
naturalmente, sono variamente limitati e non sciolti  al  tutto dalla stessa potenzialità, onde le specie mondiali:
i « Metafisici » aristotelici. Comincia da quelli che  al  modo d' Aristotele chiama «ta prota». Dice che, secondo la
Anassagora aveva unita la mente alla natura, Platone separò  al  tutto dalla natura le idee delle cose naturali, come
la mente umana e tutte l' altre essenze sostanziali.  Al  che sembra conforme la risposta che soggiunge Teofrasto
essere il numero, che alcuni, dice, fecero « « il primo e  al  sommo principale » ». E trova l' una e l' altra
soggiunge: « « Poichè l' ordine, e il finimento sono  al  sommo familiari alle cose eccellentissime » ». Ma oltre le
molte cose, che prive d' ogni ragione rimangono abbandonate  al  caso, a cui Teofrasto, fedele al suo maestro, ne lascia una
rimangono abbandonate al caso, a cui Teofrasto, fedele  al  suo maestro, ne lascia una gran parte. Confessa
tanto de' sensibili quanto degl' intelligibili, o conduce  al  dubbio o involge in un discorso assai oscuro. Certo tanto
l'iniziatrice dell'avvenire. Il primo bacio materno insegna  al  bambino l'amore. Il primo santo bacio d'amica insegna
spirito di casta, credono, come il barbaro, che il rimedio  al  male sia nel sopprimerla. La Famiglia è concetto di Dio,
ogni elemento della vita umana, essa deve essere aperta  al  Progresso, migliorare d'epoca in epoca le sue tendenze, le
Patria di Libertà d'Avvenire, e che tu vorresti stringerti  al  petto non è forse che un traditore! In una società nella
e il sopruso, il padre è trascinato dall'affetto a dire  al  giovane anelante la Verità: bada! la ricchezza è la tua
vorrebbe sostituire una dottrina di non so quale fatalismo  al  grido della coscienza umana, non valgono a cancellare due
Dio v'ha fatto esseri essenzialmente sociali. Ogni essere  al  disotto di voi può vivere da per sé, senz'altra comunione
- venisse a dire: il potere spirituale è superiore  al  temporale, gli invasori chiamati Barbari avevano messo in
della loro nazione e spesso della loro città, guardavano  al  genere umano unicamente come un aggregato di uomini, senza
operai, seguono dottrine ed associazioni corrispondenti  al  loro desiderio; non dimenticando che una sola cosa, ed è:
Perché il nuovo impulso comunicato all'industria e  al  commercio ha creato, non il benessere dei più, ma il lusso
diritti del paese, a che tribunale ricorrere? Se il diritto  al  benessere, al più gran benessere possibile, spetta a tutti
a che tribunale ricorrere? Se il diritto al benessere,  al  più gran benessere possibile, spetta a tutti i viventi, chi