Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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io starei qualche secondo in silenzio, pensando  ai  sassi.
fumo dalla finestra della cella. Il soldato s'è dato fuoco  ai  vestiti. L'unifonne di lana non arde e intossica
sanguinante sull'altare di marmo screziato. I santi patroni  ai  due lati, su cattedre minuscole, bassi da toccarne le
vita di un giorno. Tutte le ore canoniche: dalla Compieta  ai  Vespri trascorse nel traffico sugli autobus o in
della rosa tea, calpesta anemoni e ortensie. Quindi ritorna  ai  suoi difficili sonni.
gli alberi, le case. Il capo lievemente chino. Assorta, non  ai  suoni suscitati dalle dita, ma al suono, inudibile, da cui
fine s'accorge d'aver parlato inutilmente e col dito rivolto  ai  sordi che per lui a quel punto eravamo prese a disegnare
e mesto, alla chiesetta, all'ermo del colle, alle fontane,  ai  boschi queti, sacri ai poeti. Mi affacci ancora ai burroni
all'ermo del colle, alle fontane, ai boschi queti, sacri  ai  poeti. Mi affacci ancora ai burroni sognanti elfi, gnomi e
fontane, ai boschi queti, sacri ai poeti. Mi affacci ancora  ai  burroni sognanti elfi, gnomi e giganti; mi insegni il
si posa. Amo la casa mia, penso al deserto, all'oasi ed  ai  ghiacciai... ho ancor sogni bizzarri alle mie notti... e
che il buio orbe circonda. Le perle di rugiada in grembo  ai  fiori, al par dei nostri amori, dileguano piangendo; e ogni
notturni... Spesso in quei solchi tersi trovo le rime  ai  versi; trovo le rime e le idee peregrine che peli bianchi
gioioso! - Avremo un figlio! Fanciulle mie, dalle cantine  ai  tetti al nascere d'ogni anno è un coro uguale; cantan
somiglia un brando snudato al sole! Mi desto anch'io. Penso  ai  monti agghiacciati, ai pini incanutiti in modi strani, ai
al sole! Mi desto anch'io. Penso ai monti agghiacciati,  ai  pini incanutiti in modi strani, ai mesti casolari
ai monti agghiacciati, ai pini incanutiti in modi strani,  ai  mesti casolari abbandonati dai mandrïani. E mi avvinghio
ed al lilla l'aure negate alle deserte aiuole: certo anche  ai  fior pensò chi la scintilla rapiva al sole! Gennaio 1872.
romano, ove facella più di vestal da secoli non splende, e  ai  sacrifici l'augure non scende, innalza torvo su un letto
Cimbri incatenati qui passár, dalle invitte alme imprecando  ai  ferri e alla fatal legge del brando; qui pregár forse gli
infranser l'are dei possenti Mani, e troveresti in mezzo  ai  sassi, a caso frugando, forse di un olimpio il naso, che
con mossa or vorticosa or lene, quel cocchio, in mezzo  ai  propilei di Roma, e notte e dì vagante. Era mirra? era
e dì vagante. Era mirra? era nardo?... Al suo passaggio,  ai  giovinetti dalla toga bianca salìa pei nervi un fremito, e
dalla toga bianca salìa pei nervi un fremito, e pensavano  ai  bagni ove Eulïade e Lidia e Pirra altra non portan tunica
Ritornata al muro non sa come risalire. Si rivolge  ai  due uomini e le rispondono che non hanno scale. Allora,
assopiti aspettando il funerale corona alle sciagure, e  ai  patimenti. Lasciateli coll'angelo che canta la divina
è più gentile; son come i fior che la rugiada imperla  ai  dì d'aprile. Versate, amici, il nettare divino! Bruna è la
fulgidi notti; morrem noi pur, frammisti alle bigotte ed  ai  bigotti; ma di costor la vivida natura ritemprar non potrà,
incendio che abitò le salme, evviva, amici! nasceranno  ai  venti platani e palme!
le tante fosse spalancate, che stan mute aspettando  ai  camposanti, non ti mandan sorrisi innebrianti ?
dei mali che l'Adamo indura; e l'altro silfide educata  ai  pudor della natura. Son mille secoli che i due chèrubi
cavalletti che abbellano la tua stanza romita, e come lieto  ai  muri prediletti appendi la tua preda, al mar rapita! Poi
i nidi pieni di piume e di gelo. Che narrano le goccie  ai  bruchi erranti? Alle buccie che dice il vento fioco? Oh
muoiono i fiori  ai  davanzali, e quando i vetri la nebbia accarezza, e le
cielo eran le vergini, tutto il mondo eran gli amici! Corse  ai  monti e sull'Oceano, fantasie di pellegrino, abbandoni,
quanto visse il mio pensiero, delirando in mezzo  ai  pampini, delirando in cimitero! Ma crescea nell'ombra il
ciò che niega il paradiso. Pur fra i rovi, in mezzo  ai  triboli, oggi Satana, domani in ginocchio nella polvere
non un verso a Bruto o a Cesare, non un sol gettato  ai  venti in cui freme e rugge e turbina la bufera degli
Per la deserta strada, o viaggiatore, dove t'affretti  ai  raggi della luna? una madre lasciasti, il genitore e sposa
i nidi pieni di piume e di gelo. Che narrano le goccie  ai  bruchi erranti? Alle bucce che dice il vento fioco? Oh
non amo la musica di chiesa. Ah per l'uom sventurato appeso  ai  chiodi, quel rimbombo di lodi al barbaro che in ciel
finestre, guardò nel cielo e ringraziò l'azzurro; sorrise  ai  fiori e ringraziò i profumi, e disse all'aura : oh dolce il
: oh dolce il tuo sussurro! e alle rondini : addio! e  ai  passeggier: vi benedica Iddio! E, alla parola Iddio, lo
alterna alla spiaggia, e stanco par: quasi amante assopito  ai  primi albori, e a cui men bella la compagna appar! Portan
a cui men bella la compagna appar! Portan la vela lacerata  ai  venti, come stendardo che in battaglia erró; portano remi e
vel, l'onde festanti! Se sia la rete piena, chi potrà dirlo  ai  pescator vaganti? Ché forse alcun fra i miseri, un pensoso
delle nonne, come le ali di ronzanti insetti, appaion lunge  ai  veleggianti cari. Alla mesta famiglia che al lido ste' in
raccoglier le vele è sorto il grido; canta la ghiaia sotto  ai  remi impàri. E non lungi, fra i portici del cimitero, un
che dovrebbe insegnarci quanto puerilmente siamo attaccati  ai  nostri nomi, mi ha ricordato di colpo il grande vetro -
ancora, e dell'ultimo grappolo dorato, sapete? è adesso che  ai  campi curvato il contadino esplora la vite, il gelso, ed il
il mese in cui più molce i cuori l'idea fatale! L'augello  ai  nidi e l'uom pensa agli amori... è così dolce un crin che
e per le gronde il miccio esulta e grida, e par che  ai  freddi letticciuoli irrida. Esser due nel tepor, due
lontano? Era in riva del mar, nel paesetto, in mezzo  ai  boschi...mi ricordo ancora! Quanta speranza ti cantava in
la fronte; quei buoni curati li hai tutti scordati? Pensa  ai  bimbi del lido, ai ritornelli che col vento venian dai
curati li hai tutti scordati? Pensa ai bimbi del lido,  ai  ritornelli che col vento venian dai navicelli; e mi dicevi,
campana è una nenia soave e riverente io l'odo: e ripenso  ai  misteri e a Quasimodo, bel campanile! Che l'Angelus tu
pianga o canti l'Ave, canti e piangi d'amore: e fai pensare  ai  poveri e al Signore superbo e umìle. O mole strana! e alle
manìa precoce delle parole dette a bassa voce. E in mezzo  ai  santi, candido di fedi e di speranze il giglio fui; foglia
o il disdegno o l'oblio), voli il mio verso, Arrigo,  ai  versi tuoi! S'amin tra loro almen, se più non m'ami; se
o fratello, o poeta, onnipotente te lo invoco il Dio! Ché  ai  dì felici, per guidarti a mèta ben ti avrei dato il mio! Mi
sovrano del tuo duplice liuto, esulterò come un eletto, e  ai  lieti dì ripensando della nostra speme, griderò: benedetti
è bella la sera in mezzo  ai  monti! Te ne ricordi?... ti ricordi quando si vagheggiava i
a braccio, e sussurrando: come è bella la sera in mezzo  ai  monti? O pace, o solitudine, o dolcezze! Tu appoggiavi i
cascine, che la sera amoreggiano le fulve contadine, mentre  ai  bifolchi narrano, raccolti nelle stalle, l'ardor delle
la pallida bambina, che sofferenti e misere uscir non ponno  ai  colli a respirar le molli aurette dell'april ; da quel
preghiera, genti della città! - Pochi infelici accorrono  ai  freddi altar davanti; son le canute vittime dei nostri avi
sempre uguale della scuola, che fin gli toglie il ricrearsi  ai  rai del sole agli ultimi anni. Indi guardando con occhio
da cui la lieta fantasia traluce, parea, che desto  ai  primi ardenti affetti, chiusi non morti in core, volesse
dei vati e amor dei ciabattini, i pampini divini, e i merli  ai  fiori e ai pampini frammisti sogno dei paesisti; così della
amor dei ciabattini, i pampini divini, e i merli ai fiori e  ai  pampini frammisti sogno dei paesisti; così della tua luce,
posso Arturo! Amor, riposa in pace, astro maturo: amico,  ai  campi, ai campi; addio di cuore, o femminili inciampi! Oh
Amor, riposa in pace, astro maturo: amico, ai campi,  ai  campi; addio di cuore, o femminili inciampi! Oh sì, amerem
: la montagna lucente in faccia a noi, i salici curvati  ai  lavatoi, il lago specchio delle stelle, e i molli clivi dei
e i fior del prato, e i ruminanti bovi giacenti in mezzo  ai  rovi. Il noce, l'olmo, i platani romiti ci appariran
che geme lentamente nei solchi girando, scorrerà, quasi  ai  pigri insultando, l'uragano del nostro vapor? Ahi l'aratro,
hanno, e ancor tutti gli stenti non sanno che si sposano  ai  cenci quaggiù; ma i garzoni che guardano i lampi quando
è! ". Ma i più furbi bisbigliano invece " Sì, che è fumo, e  ai  vigneti fatale: la campagna di un soffio letale può colpir
villaggio a cittade nuovi patti: cultore e artigiano stesa  ai  ricchi la nòbile mano insiem l'almo edificio alzeran. E
alzeran. E tesoro di nuove rugiade l'umil scienza anche  ai  cenci concessa, vi dirà, benché in veste dimessa, sante
- sull'ermo manier; e i bracchi annebbiavano, davanti  ai  camini, gli sguardi indovini - di un sonno legger. Il
notte davanti agli specchi della casa un fantasma passò; e  ai  ritratti dei poveri vecchi alzò il pugno, e gemendo parlò:
triste isolato debole mi sento vo' ritornare. Vo' ritornare  ai  banchi della scuola alla diuturna noia, alle catene a quel
diuturna noia, alle catene a quel fetore che facea sì bene,  ai  professori. Amici, or vedo quanto abbiam perduto; della
arche di lunghe lagrime, nidi di brevi affetti; cantate  ai  buoni spiriti qualche preghiera nuova che il vecchio giogo
arche di lunghe lagrime, nidi di brevi affetti; cantate  ai  buoni spiriti qualche preghiera nuova, e il vecchio giogo
e rivi e cieli. Là, coll'orgoglio di due poeti, diremo  ai  Mèntori, diremo ai preti: andate al diavolo, non vi
Là, coll'orgoglio di due poeti, diremo ai Mèntori, diremo  ai  preti: andate al diavolo, non vi cerchiamo; siam soli e
madre di inganni e toschi, sei stanco, amico, e aneli  ai  verdi boschi e a un po'di acqua corrente; a un po' di acqua
secoli il Calvario, e invan l'esausta vergine s'abbranca  ai  lembi del Sudario... Casto poeta che l'Italia adora,
dei profumi diffusi, le care istorie degli anni passati!...  Ai  piè dell'Alpi, oltre il mare, avventure fortunose,
palpitanti! Date novella a chi spera, a chi lagrima,  ai  delusi, agli amanti! Che il vecchio senta, sfiorandogli il
le mammole, e ad ascoltare i venti! Io, povero poeta  ai  vostri visi unir non posso il mio!... Cercar non posso al
Era una canzonetta che parlava d'amore, chiesto e richiesto  ai  petali d'un fiore: e un fior pareva anch'ella l'allegra
fanciulla, esser nel tuo corsetto, e, come un serpe  ai  dì di luglio, in giri voluttuosi errarti intorno al petto:
" Ogni mio simbolo vo' rivelar per te". Andrai con essa  ai  lidi dove si fanno i nidi dal tramonto all'albor; dove
per leggere i fati, per viver beati ci basti il suo cor!  Ai  fischi del pubblico, del volgo al sorriso ci asconda quel