pancione, la Cecina scoppiò in una risata; e mentre quella la teneva sulla palma della mano per mostrarla al Re, lei spiccò un salto e si mise ad
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cristiana! L' Orco si fermò a piè dell'albero, e cominciò ad annusar l' aria: — Oh, che buon odore! — Il Re aveva i brividi mentre i mastini frugavano
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mastini: — Té! Té! — Quando fu giorno, il Re, che tremava ancora dalla paura, scese da quell'albero e cominciò ad inoltrarsi cautamente. Incontrò una
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il tradimento di quel marito e di quella moglie, li mandarono ad arrestare e, insieme con la loro figliuola, li fecero buttare in prigione. La
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posto, davanti il popolo e la corte. Ma l'amore della figliuola gli fece dire di sì. Si rivoltò colle spalle al Nano e stette ad aspettare la pedata
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giorno avanti. Il Reuccio volea ad ogni costo impiccato quel traditore che non arrivava mai in tempo: ma quello gli provò che avea spesa nel viaggio una
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Maestà dovea scrivere a un altro Re. Prese carta, penna e calamaio, fece la lettera, e la lasciò sul tavolino ad asciugare. Va il galletto e gliela
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parecchi mesi il Reuccio tornò ad essere malinconico. Voleva star solo, non parlava con nessuno. — Che cosa avete, figliuolo mio? — Maestà, nulla
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anch' esso creatura di Dio: lasciatelo stare. — Vedendo che quei ragazzacci non smettevano, saltò in mezzo ad essi, diè uno scapaccione a questo, un
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buttò nuovamente via dalla finestra. Ma la mattina dopo, torna ad aprire quel cassetto e che vede? Il soldo bucato. Richiuse il cassetto con stizza
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sette anni alla pioggia e al sole. - Lasciò il governo ai ministri, per tutto il tempo che sarebbe stato assente, e andò ad abitare col contadino
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divorava cogli occhi, mentre quella ballava. Dovea fare proprio un grande sforzo per non slanciarsi ad abbracciarla e non dirle: Sarai Regina! La
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commettere questa crudeltà: — Mostro o non mostro, è una creatura di Dio. — Talchè la Regina giurò di disfarsene in segreto. E che pensò? Pensò di dar ad
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contro il Reuccio, che le aveva dato ad intendere tante sciocchezze; e appena fuori, cominciò a sentire per tutto il corpo un brulichìo e un brucìo
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gatti affamati, e stettero ad aspettare. Quando riapersero la stanza, Topolino non c' era più. E i gatti si leccavano i baffi, come se avessero
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cardellino strillava, sentendosi strappare le penne ad una ad una. — Dove son riposte le arance d' oro? — Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò
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venne ad aprire. — Che cosa volete? E chi è costui ? Temerario, come osi di venire da me! — E voleva scacciarlo via. Quelli la rabbonirono e le esposero
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? — È morto! - Disse così per non esser seccato. E il giorno appresso, prima dell' ora fissata, andava ad appostarsi sotto le finestre del palazzo
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passare. Ma il Re volea del pesce ad ogni costo, e il cuoco li comprò: — Maestà, non c'è che questi: nessuno sa che pesci siano, neppure i pesciaioli
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male. E il giorno dopo stette tutta la mattinata ad aspettarla al terrazzino. Come la vide passare: — Buona donna, buona donna, montate su. — Maestà
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PREFAZIONE Queste fiabe son nate così. Dopo averne scritta una per un caro bimbo che voleva da me, ad ogni costo, una bella fiaba, mi venne, un
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Pagina Prefazione
riprese ad urlare: — Chi mi compra Ranocchino! Chi mi compra Ranocchino! — Ma nessuno lo voleva, un cosino a quella maniera! Quel povero diavolo non
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tu chiamata? — Ti ho chiamata per le mie figliuole. — Menale qui ad una ad una; si sceglieranno la sorte colle loro mani. — Il buon uomo, tornato a
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. — Buona o cattiva, Maestà? — Buona o cattiva. — La zingara prese in Mano la coda di Serpentina e si messe ad osservarla attentamente. Scrol- lava la
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. Sentito che il Lupo Mannaro si preparava ad andar via, tese meglio l'orecchio. Il Lupo Mannaro con quella sua vociaccia ròca, urlava: — Chiamatemi il
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poteano neppur muovere, il Re rimase! — Quest' altra notte, ad ora tarda, si mandi lì tutto l' armamento. — La mattina, il contadino esce fuor dal
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