Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Fedora

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Colautti, Arturo 5 occorrenze

. – Fedora vi depone una croce bizantina incrostata di gemme, togliendosela dal petto: indi risale la scena, e va ad ascoltare presso l’uscio del fondo.)

(Fedora, staccatasi la croce dalla collana, la consegna a Rouvel, che la esamina insieme a De Siriex e ad altri signori; mentre Olga si cerca d’attorno Boleslao, confusosi tra la folla. – Loris non abbandona degli occhi la Principessa.)

. – A un suo cenno, Fedora accorre; e, mentre ella fa respirare ad Olga la sua boccettina di sali, De Siriex le sventola il fazzoletto sul viso.)

De Siriex e Boleslao offrono entrambi il braccio ad Olga, la quale, dopo alquante moine, si decide per quello del secondo, che sospira come un mantice, facendole gli occhi teneri. – Gli altri escono a gruppi, chiacchierando, per gli usci laterali.)

. – A sinistra gradinata di legno conducente ad uno châlet, del quale sporge un lato: appiè della gradinata poggia una bicicletta. – A destra un viale ombroso, chiuso nel fondo da un cancello che dà sulla strada maestra. – Dalla stessa parte, ma sul davanti, un padiglione di convolvoli e mortelle, con un divanetto rustico, una sedia a sdrajo con cuscini, un tavolino con sopra un telajo e un cestello da ricamo. – Di contro e più indietro, affissa a un albero, un’altalena. – Pomeriggio di maggio.

Iris

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Illica, Luigi 14 occorrenze

(vanno verso il fondo del giardino chiamando ad alta voce)

ecco le paonazze ad arruffati leoni di Corea ruggenti fra rami verdi, verdi!,

– La fronte sua corrugata a poco a poco si spiana e finalmente la bocca si impronta ad un sogghigno di soddisfazione!

Iris è svenuta; essa giace ora rivolta nel tetro velo del Vampiro, e intorno la Morte e la Bellezza vigilano ad eludere gli sguardi dei passanti.

E ad un cenno di Osaka le kamouro portano e distendono su informée di bambou vesti ricchissime, variopinte, di diversi drappi, di diversi ricami, tutte di gran valore.

(E il taïkomati si allontana dalla verandah e si accosta ad Iris che le kamouro e le sapienti guèchas hanno in un batter d’occhio abbigliata – e la osserva!)

(Gli altri errano, un dietro l’altro, indagando i guizzi delle lanternuzze entro ai cespi delle erbe grasse e ortiche e cardi selvaggi, insensibili ad ogni puntura, tra il volo di pipistrelli abbacinati ai trasparenti luminosi – brontolando:)

No; non sono gli enti permalosi e ad ora bonaccioni delle tue fole infantili, bello e antico Genio nipponico; sono dei cenciaioli, quaggiù sospinti dalla lotta per la esistenza!

Il drappo su cui posi è pura seta, verde ai piedi, simboleggiante il fondo del mare, sparso di conchiglie, meduse e coralline, e si fonde, risalendo, azzurrognolo con awabis sguscianti fra alghe e diafano a fior dell’onde, finalmente si fa azzurro cupo verso l’alto della tua testa, ad imitare il cielo, verso cui si slanciano mirabili iridi bianche e violacee su dai cespi scialbi delle foglie irte, piatte, a punta.

È Kintoki abbracciato ad un orso che ride? È Momotaro gobbo e sbilenco? O sono forse gli Incubi in forma di granchi o nani dall’orribile rictus quelle strane ombre?

si sprofonda perdendosi lontano, lontano fra le sue Case Verdi, tutte uguali, circondate di verandah popolate di belle donne, dai piedi nudi e le capigliature sciolte, sotto la luce di infinite lumiere, sempre uguale, in quel formicolìo di gente affannosa che si agita, ognuno tratto da una febbre, gli occhi accesi, violento il sangue nelle vene, le labbra umide, semiaperte e il respiro ad aneliti brevi, di fuoco!

– Nel piccolo giardino di Iris, i fiori, come curiosi bimbi, levano i visi dalle chiomate corolle e guardano ad oriente. – La casetta di Iris è ancora chiusa dentro alle sue stuoie colorate e ai suoi battenti di quercia.

Né la morte invocata le fu benigna; la vertiginosa caduta, che avrebbe sfracellato un atleta, colle bohmêrie viminose e le scirpe a cespugli, sporgenti fuori lungo il dirupo, facendo sostegni al leggiero corpo, accrebbe ad Iris il dolore e non le diede la morte invocata. Onde, come altrettante piaghe vive nella picciola mente, sanguinano ancora i pensieri e le rimembranze! Tortura di anima e di corpo! –

E infatti – (e ciò riempie di estremo stupore quel pubblico di mousmé) – il pupo Jor riesce ad avvinghiare il pupo Dhia e, così abbracciato, portarlo con sé a… Nirvana! Allora le tre guèchas, improvvisamente, escono davanti al Teatro a danzare. La loro apparizione e la loro danza completano l’effetto della rappresentazione. Oh, strane danzatrici! Oh, strane danze! Portano sul viso bizzarre maschere e le vesti, a veli, quando sono agitate dai movimenti delle diverse danze, le fanno rassembrare a misteriosi esseri fantastici avvolti dentro a nuvole. Una ha la maschera della Bellezza e la nuvola che la intornia è fatta di luce mite e soavissima; un’altra ha la maschera della Morte, la terza quella di un Vampiro e le nuvole di veli che le avvolgono sono di colori tetri e funerei. Kyoto gira intorno a raccogliere le offerte e così riesce scaltramente a distrarre l’attenzione: la povera Iris a un tratto rimane isolata dal gruppo delle mousmé; e un pronto giro di danza e un alto e vertiginoso volo dei veli della Bellezza, della Morte, del Vampiro la nascondono… Alcuni fra i saltimbanchi rapidi s’impossessano della fanciulla; una mano sulla bocca le strozza un grido! E la danza finisce; e in un batter d’occhio il Teatrino è smontato, i pupi rinchiusi, i paraventi piegati, e la comitiva già s’avvia!

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