(alle Ancelle) Su! Su! Già spunta il sole ... salutiamolo con un bel gracidio. Ma prima tuffiamoci nell'acqua ... (Le Ancelle e la Fata si mutano
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Ha trasalito! Vuole restare. Ecco: la rimetto nell'acqua. (Esegue. Si sente un piccolo tonfo e poi la parola: Grazie!)
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(al Reuccio e alla Reginotta che si divertono a lanciare sassolini nell'acqua del ruscello): Cheti! Cheti! Potreste colpire la fata Rosabianca che
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Ci siamo! (Il gracido lentamente smuore, e sorgono dall'acqua le Ancelle di fata Rosabianca. Si distinguono nell'oscurità per la lieve fosforescenza
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Ti ho portato un po' di pane e un po' di acqua ... Ma non posso darteli. La chiave della cella l'ha il Re ! Vuol farti morire di fame, povera
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, l'aurora! (Si affollano, ridendo, su la proda del ruscello e pare che sentano i brividi dell'acqua dove stan per buttarsi.)
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Almeno, io non sono riuscito a trovarla! (Ritornano le Dame accompagnate da servitori che portano biancheria da tavola, piatti, bottiglie d'acqua e
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lentamente la fata Rosabianca con la testa iridata di perle che sembrano tremolanti gocce di acqua. Il Coro riprende.) Eccola! Bella, raggiante appare. A
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via. Ed ecco un povero vecchio, curvo, tutto inzuppato di acqua. Barcollava tentando di evitare le pozzanghere, e quasi non sapeva come andare avanti
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fosse una carezza per quella creatura, sua unica gioia. Poverina! Era ammirevole. La mattina, mentre la mamma si affaccendava a scaldar l'acqua, a
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parete per fame scaturire cascatelle d'acqua azzurra o rosea che scendevano giù con dolcissimi suoni, come di campanellini d'oro e d'argento. Tutte
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caso. Dalla finestra che dava sul giardino, vicino alla vasca, lo stesso Re prese pel collo la cagnetta, la buttò nell'acqua. In quel momento, nei viali
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era sparito! E il Re, che si credeva burlato da quei contadini, ordinò: - Stiano in carcere a pane e acqua, finché la farfalla non torna. Marito e
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permetteva che una cameriera o un servitore porgessero al malato o alla malata neppure un bicchier di acqua. Voleva far tutto lei. E, la notte, spesso
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bolla iridata, che all'aria aperta scoppiò, lasciando cascar giù poche stille di acqua torbida. Da principio, il Re sentì un vuoto nel suo cuore, e
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giardiniere come la fiamma di un lume che vien spento con un soffio. E, intanto, l'annaffiatoio andava attorno da sé versando l'acqua su le piante e sui
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l'effetto d'un secchio d'acqua tra capo e collo, lo meravigliò come un fatto strano, gli parve un'infedeltà, un abbandono. Si sentì offeso, infelice
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