Il N. non coglie nel segno lamentando, come fa, che sotto le parvenze «di un conflitto fra Vaticano e Quirinale» i loro rappresentanti compaiano insieme in pubblico, e il clero accetti denaro dello Stato, e i cattolici coprano tutte le cariche pubbliche senza scrupolo. È male detto che il denaro che la Chiesa riceve sia proprio dello Stato, e che le cariche pubbliche debbano essere monopolio dei non cattolici: ma noi stessi, poi, lamentiamo che clericali atei o scettici o massoni si intendano così bene, sul terreno elettorale ed amministrativo, ed ora anche sul terreno politico, per ritardare d'accordo od impedire lo sviluppo dello spirito democratico nelle masse e la crescente partecipazione di queste alla vita pubblica: che i più .gravi ed urgenti problemi, quelli dell'educazione pubblica, non siano trattati e discussi, sia perché l'uno o l'altro dei due poteri ha l'aria di speculare sulla ignoranza del popolo minore, sia perché in questo campo sparirebbe l'accordo e sorgerebbe il conflitto che si teme e si vuol evitare.
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1° La Chiesa condanna vivamente lo Stato laico, che sia cioè neutrale in materia di religione, e vuole che lo Stato accetti invece la religione cattolica come sua religione, ed accetti quindi anche le vedute e le esigenze della stessa Chiesa cattolica in fatto di proprietà ed immunità ecclesiastiche, di semplice «tolleranza» di altre opinioni, di educazione confessionale, di culto pubblico, ecc.
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6° Infine, la Santa Sede ritiene che, essendo l'Italia un paese nella sua grande maggioranza ancora cattolico, ed inoltre essendo essa in particolar modo associata e quasi legata alla Chiesa cattolica ed a Roma papale, tutte queste sue esigenze e rivendicazioni abbiano massimamente luogo e ragione di affermarsi in Italia; cosicché i cattolici italiani hanno uno speciale dovere di combattere, anche politicamente, lo Stato laico edi volere che questo accetti e faccia suo il programma politico della Santa Sede.
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