Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400117
Murri, Romolo 3 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
  • Politica
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Conosciute meglio le successioni dei fatti della natura, noi abbiamo come liberato il nostro concetto di Dio da queste ingerenze ovvie ed arbitrarie nel corso di essi e pensato più altamente dei suoi rapporti con questi; e le nozioni le quali oggi ci giovano ad avvicinarci a Lui sono per la massima parte (essendo quelle d'una causalità metafisica accessibili a pochi) d'ordine morale. Se nelle religioni rudimentali gli uomini considerarono negli Dei solo la potenza, o la forza che ossi avevano di rendere dei servigi o di procurare dei danni, oggi e per noi l'idea di Dio è intimamente associata a quelle di bontà, di pietà, di giustizia, di paternità, di amore; e ciò che ci muove verso Lui è lo sforzo della nostra coscienza verso la purificazione morale, verso il bene e la pienezza della vita. Non ingiustamente, sebbene forse con qualche esclusivismo, si è detto consistere l'essenza dell'insegnamento evangelico in questo concetto della paternità di Dio e nell' atteggiamento filiale che esso provoca da parte nostra verso Lui, e che Gesù Cristo ci raccomanda insistentemente con così toccanti parole. Nel Vangelo e nelle lettere giovannee questa unione del concetto di bontà amorevole e di Dio diviene identità: Dio è amore e chi è nell'amore è in Dio. Così il processo di avvicinamento a Dio ci è presentato come un processo di redenzione dell'anima nostra dal male — da ogni forma del male morale ⸺ e di elevazione interiore. Tutto ciò adunque che è alto, nobile, santo, puro, che ci apparisce degno d'esser cercato e voluto non da noi soli ma da tutti gli uomini, a cominciare da quelli stessi che più amiamo; tutto ciò che eleva, nobilita, affina l'anima e la convivenza umana, in che sentiamo arricchirsi e come metter più salde e più profonde radici la nostra vita interiore, tutto ciò noi sentiamo essere, se non Dio stesso, ciò che ha più del divino ed è, in altre parole, più atto a rappresentarci e rivelarci Dio, a farci conoscere ciò che Egli insieme dà e chiede.

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I nostri ufficii pubblici, per difetto, tuttavia, meno di leggi che di costume, sono facilmente accessibili alle ambizioni ed alle cupidigie dei ricchi, i quali assai spesso se ne fanno poi un mezzo di giovarsi a propria utilità di numerose opere pubbliche ed ottenere per altre vie numerosi vantaggi per sé e per i gruppi ai quali si appoggiano. La giustizia è assai spesso inaccessibile al povero: sul quale poi anche grava più severa la vendetta di essa, quando gli occorra di incorrervi. La corruzione politica in tutte le sue forme è a danno dei poveri e delle classi inferiori: ed essa infierisce in Italia e particolarmente nel mezzogiorno.

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E forse, anche da un punto di vista puramente umano, e direi quasi fisiologico, l'abitudine delle sofferenze altrui ci farebbe più lieti del possesso di quello che a noi non fu negato, meno accessibili alle lotte vane ed agli struggimenti d'una cupidigia impotente. Oh, queste miserie umane, miserie di fratelli, miserie nostre, poiché innanzi al Cristo noi siamo un corpo solo di fratelli, quante e quanto gravi sono! Io accennai, ieri, ai dolori ed alle rivendicazioni delle classi operaie. Ma vi sono esseri anche più infelici di questi lavoratori, poveri esseri umani nati nella povertà e nell'abbandono, cresciuti nel vizio o scivolativi in qualche crisi di dolore e di fame e poi divenuti incapaci di risalire, che non chiedono neanche più soccorso, che si familiarizzano col delitto, che trafficano, per vivere, la propria carne o l'altrui: e questi infelicissimi si accumulano, specialmente nelle grandi città, miserevoli detriti viventi dei nostri organismi sociali, in luoghi umidi e malsani e ristretti e vagolano la notte per le vie, con l'odio per la società e con la voluttà della colpa nel cuore.

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La stampa quotidiana e la cultura generale

402047
Averri, Paolo 1 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
  • Politica
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Ora, nella storia si sono date spesso delle rivoluzioni intellettuali che hanno poi profondamente modificato la vita: alcune, per l'importanza del nuovo contenuto intellettuale e morale, superiori certamente all'introduzione della stampa periodica: ma nessuna ve n'è stata la quale contribuisse più largamente non già a creare delle forme nuove di pensiero ma a diffondere e rendere accessibili a tutti le già esistenti ed a moltiplicare così straordinariamente la circolazione del pensiero nella società umana e quindi anche le nuove orientazioni ed i nuovi sviluppi di questo. L'introduzione del giornale nel secolo xix non è paragonabile, da questo punto di vista, che a quella del libro stampato nel xv.

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