L'accordo potrebbe quindi solo voler dire cooperazione e collaborazione pacifica; la quale implicherebbe: la conservazione dello statu quo, se non un miglioramento a vantaggio della società ecclesiastica, nel diritto e nelle consuetudini politiche riguardanti la Chiesa, ed una reciproca buona volontà nell'applicazione della legge, come è appunto avvenuto dagli inizii del nuovo pontificato ad oggi; la rinunzia, dall'una parte e dall'altra, a richieste ed agitazioni le quali turberebbero o la coscienza religiosa o la coscienza civile degli italiani; come sarebbero, ad esempio, o il divorzio o campagne clericali per limitazioni di libertà ispirate ai criteri del Syllabus; infine, una azione politica dei cattolici aconfessionale, che cioè non apparisca come un fatto chiesastico, e non troppo vincolata ad uno dei partiti politici, contro gli altri: fosse anche, questo vincolo, stretto col pretesto di portare un appoggio disinteressato alla monarchia ed allo Stato contro accentuarsi di tendenze sovversive ed antimonarchiche. E questo, se non erriamo, è per ora, più o meno chiaramente appreso, il pensiero e il programma medio fra le tendenze di coloro che predicano e tentano di fare l'accordo fra la Chiesa e lo Stato in Italia e quelle dei modernisti.
Pagina 50