Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: accentratore

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Rivoluzione e ricostruzione

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Sturzo, Luigi 6 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 264-308.
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Queste parole, rileggendole oggi, dopo circa un anno e alla luce degli avvenimenti, mi ricordano tutta la passione e la fede messa nel fare del partito popolare italiano una forza giovane e rinnovatrice, e nel darvi l'impostazione centrale, quale è nel nostro primo appello diretto ai liberi e ai forti: ove era bene affermata la nostra posizione contro lo stato democratico, con le note parole: « ad uno stato accentratore tendente a limitare ogni potere organico ed ogni attività civica ed individuale, vogliamo, sul terreno costituzionale, sostituire uno stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali (la famiglia, le classi, i comuni), che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private » (*) (*) Cfr. in questo volume, pag. 67..

Pagina 267

Nel mio discorso di Firenze del 18 gennaio di quest'anno affermavo che « nel decadimento del pensiero liberale democratico, questo stato atomistico, centralizzatore, burocratico, portato oggi alla esasperazione, viene assalito da tre forze: il socialismo, che, fatto forte dai dolori della guerra, assunse una ideologia mitica, apocalittica, internazionale: la dittatura economica e politica del proletariato, e predicò e predisse la rivoluzione; le sue predizioni e la sua predicazione sono cadute, ma la forza negativa è ancora salda nella fiducia delle masse organizzate; il popolarismo, che sorse e si affermò come partito di centro e di massa, saldo e vigoroso; negò la rivoluzione, ammise la costituzionalità dello stato, ma ne volle la riforma organica, dal centro alla periferia, dal sindacato al senato; il fascismo, che negò lo stato liberale e la sua autorità, creò l'organizzazione e l'azione della forza anche con le armi, più per sostituirsi allo stato borghese contro comunisti e socialisti, che come costruttore di un pensiero, che fino ad oggi sembra essere orientato da forze liberali e conservatrici pur nella fase anarcoide; comunque tenda a svolgersi ed a consolidarsi questa forza giovane, è anch'essa contro lo stato democratico, parlamentarista, accentratore. E tutte e tre queste forze, nelle contese e nei contatti, maturano nuovi atteggiamenti che accelerano i fenomeni della crisi dell'oggi, tendono a variare le basi dell'ordinamento statale, nella sua costruzione economica, giuridica e organica, nello sviluppo di nuove forze e di nuove idealità, nel fermento di una gioventù che si rinnova » (*) (*) Cfr. in questo volume, pag. 245..

Pagina 267

Sono quegli stessi che fecero la politica dello stato democratico e del socialismo di stato, accentratore e ipertrofico, e oggi non hanno più nulla da difendere del loro passato, delle loro idee, del loro programma, nulla più da sostenere degli elementi strutturali di quello stato che essi avevano formato e governato per tanto tempo; non resta anche ad essi, gli spodestati del governo di ieri, che unirsi alcoro degli osanna per i vincitori di oggi.

Pagina 270

Se la democrazia scompare come funzione di classe di governo e come partito per sé stante, rimane però ancora lo stato democratico, parlamentarista, accentratore che essa ha costruito. Se i colpi di piccone dei fascisti si fermeranno solo alla impalcatura della democrazia e non arriveranno alla costruzione statale, mancherà il contenuto storico e reale alla rivoluzione che essi avranno tentata. Certo il parlamento del novembre non era lo stesso e nel potere e nella forza del parlamento del luglio; e la concessione dei pieni poteri non ha avuto il significato di una delega tecnica, come per la riforma dei codici o come per gli omnibus finanziari; la partecipazione sia pure morale e indiretta dell'esercito per l'avvento fascista, il rapido consenso regio, contro la proposta di stato d'assedio, al governo di Mussolini, e l'aspettativa del paese per generali riforme, delle quali si sente la possibilità senza valutarne la portata, dànno alla vita politica di oggi un clima forzato, un'aspettativa nervosa, un senso di trasformazione, che deve sboccare ancora in un tentativo di abbattimento e di ricostruzione statale.

Pagina 270

Questa critica ho già mosso nei miei discorsi dell'ultimo triennio, ed oggi la posso ripetere con altri argomenti, aggiungendovi il mordente degli avvenimenti presenti, per arrivare alla conclusione che il difetto del nostro istituto parlamentare non è solo nella camera dei deputati, nella sua formazione rappresentativa, e nella sua funzionalità politica, ma è il vizio organico sostanziale del parlamentarismo soverchiante in uno stato accentratore e burocratico. E quando Mussolini chiama questa camera sorda e grigia e la svaluta col suo gesto, ha ferito una rappresentanza ma ha colpito l'effetto e non la causa.

Pagina 272

Così segnamo a nostro favore la campagna contro lo stato accentratore e monopolistico come battaglia nostra, la prima. Quando era in auge il socialismo di stato, la nostra voce era la sola a echeggiare; la stampa faceva il silenzio attorno a noi, ma il paese sentiva la novità e ci seguiva. Se oggi si arriverà a smantellare tale accentramento, ricordiamoci e gloriamoci che ne siamo stati noi i pionieri. Così per le libertà organiche e le autonomie; oggi i fascisti negano le autonomie, non le sconoscono; la battaglia continua, e verrà il momento del trionfo; anche se altri ne avrà il merito, che importa? La prima medaglia è la nostra. Con decreto-legge, forse fra giorni sarà istituito l'esame di stato. Due mesi fa, al congresso di Napoli, un fascista che credeva di averne l'anima e invece parlava con la vecchia voce dei democratici e dei socialisti, negava l'esame di stato; oggi l'esame di stato verrà. Chi potrà mai negarci il merito della battaglia? Noi plaudiamo al ministro Gentile, ma ricordiamo la crisi ministeriale del febbraio scorso, ove si raggiunse con la democrazia liberale il patto sull'esame di stato, sulle linee del progetto Anile, di quell'Anile che lo sostenne al nostro congresso di Napoli nel 1920.

Pagina 306

Crisi e rinnovamento dello Stato

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Sturzo, Luigi 5 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 232-263.
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Nel nostro appello del 1919 si legge: «Ad uno stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo, sul terreno costituzionale, sostituire uno stato veramente popolare,che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali — la famiglia, le classi, i comuni — che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell'istituto parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto alle donne, e il senato elettivo come rappresentanza diretta degli organismi nazionali accademici amministrativi e sindacali; vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione; invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l'autonomia comunale, la riforma degli enti provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali».

Pagina 233

Dall'armistizio ad oggi, nel decadimento del pensiero liberale democratico, questo stato atomistico, centralizzatore, burocratico, portato oggi alla esasperazione, viene assalito da tre forze: — il socialismo, che, fatto forte dai dolori della guerra, assunse una ideologia mitica, apocalittica, internazionale: la dittatura economica e politica del proletariato; e predicò e predisse la rivoluzione: le sue predizioni e la sua predicazione sono cadute, ma la forza negativa è ancora salda nella fiducia delle masse organizzate; — il popolarismo, che sorse e si affermò come partito di centro e di massa, saldo e vigoroso; negò la rivoluzione, ammise la costituzionalità dello stato, ma ne volle la riforma organica dal centro alla periferia, dal sindacato al senato; — il fascismo, che negò lo stato liberale e la sua autorità, creò l'organizzazione e l'azione della forza anche con le armi, più per sostituirsi allo stato borghese contro comunisti e socialisti, che come costruttore di un pensiero che fino ad oggi sembra essere orientato da forze liberali e conservatrici pur nella fase anarcoide; comunque tenda a svolgersi e a consolidarsi questa forza giovane, è anch'essa contro lo stato democratico, parlamentarista, accentratore. E tutte e tre queste forze, nelle contese e nei contatti, maturano nuovi atteggiamenti che accelerano i fenomeni della crisi dell'oggi, tendono a variare le basi dell'ordinamento statale, nella sua costruzione economica, giuridica e organica, nello sviluppo di nuove forze e di nuove idealità, nel fermento di una gioventù che si rinnova.

Pagina 245

Questa costruzione organica della vita nazionale, deve essere animata dal principio di libertà che oggi, come cento anni addietro, viene elevato e bandito come conquista del vivere civile, quella libertà morale, economica e organica che è negata in nome dello stato panteista, amministratore e accentratore. Questo principio di libertà è l'anima, il fulcro, la ragione della riforma, il fondamento e lo spirito animatore del partito popolare italiano.

Pagina 253

Perciò noi partiamo da una negazione forte, imponente: noi neghiamo lo stato moderno democratico, accentratore, fornito di un potere assoluto; noi neghiamo il socialismo di stato, come ultimo termine economico e politico di questa ragione panteista; noi neghiamo le direttive etiche a questo potere di accentramento. Così la nostra posizione ideale, logica, ci fa arrivare ad una costruzione di riforma non accidentale e di temperamento, non esteriore e di formalità, non transattiva e di evoluzione, ma ad una riforma antitetica e sostanziale.

Pagina 254

Questo metodo di realizzazioni lente, sul terreno costituzionale (che ci ha fatto essere contrari nel 1919 alla propaganda per la costituente, che i socialisti volevano e che alcuni democratici ritenevano fatale); questa fiducia nel lavoro di penetrazione e di trasformazione (che ci fa sicuri della nostra concezione e del nostro metodo) non sembra a molti rispondente e proporzionata al programma di lotta contro lo stato accentratore e alla visione che noi abbiamo della crisi e della paralisi statale. O la visione è inesatta, essi dicono, e i termini sono ingigantiti; ovvero occorre il metodo chirurgico della rivoluzione.

Pagina 261

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