Non è la prima volta che manifesto pubblicamente e vivacemente anche la mia opposizione irriducibile contro lo stato accentratore e contro la burocrazia da esso nata, e che, come il mostro della favola, da esso è divorata. E non è per rilevare deficienze tecniche e organiche di un ordinamento, nel quale tanti ottimi elementi cercano d'imprimere un ritmo più rispondente ai tempi con lodevole ma inane sforzo, che io ne fo qui un cenno; ma per completare un quadro di analisi della crisi politica, della quale l'accentramento statale è uno dei fattori di più lenta ma di maggiore dissoluzione, inficiando tutta la tela organica sulla quale si regge l'attuale ordinamento pubblico.
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Il nostro partito appena sorto al di fuori di ogni appoggio politico e di ogni intrigo burocratico, staccato dagli organi di azione cattolica, non confuso con le organizzazioni sindacali, forte solo di un programma vitale, ha lanciato il grido di « libertà » contro lo stato accentratore, contro il monopolio economico, contro il socialismo comunista, contro l'asservimento estero, e lo mantiene quel grido, come la sua fede, la sua forza, il suo programma, in una nazione che ha bisogno di ritrovare in una grande idea la forza di sé e del suo avvenire.
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