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Che questa sia la concezione dello stato fascista,non può ancora affermarsi con sicurezza, perché il fascismo più che sistema è metodo; però nel rapporto del metodo con l'oggetto dell'azione si sente l'istinto del dominio che vuole assommare o accentrare per infondere alla vita politica il proprio ritmo, e ciò è conseguenza logica; che questa arrivi alla limitazione delle libertà, come forma pratica più che teorica, può essere spiegabile nel periodo del rivolgimento; che si voglia poi variare la forma del regime costituzionale, non sembra ancora acquisito dalla pubblica opinione. Certo, non si può affermare che il fascismo rappresenti una classe e una economia nuova, che faccia una politica propria e che crei quindi una filosofia che la valorizzi in nuovi istituti.
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Ma questo è, oggi, risveglio di pochi; i più, in Italia soffrono ancora di due cose, di un grande impoverimento di ideali nelle file dei cattolici, che per lunghi decennii parvero accentrare tutte le loro forze nella difesa di un territorio e di alcuni benefici e privilegi; e del materialismo positivista che l'animo dei giovani, già così proclivi ad occuparsi solo delle cose esteriori, persuase la materia e la natura e l'economia esser tutto, e lo spirito, o niente, o un qualche cosa che si sarebbe tirato di impiccio da sé, senza che valesse la pena di occuparsene; e così, soppressa la coscienza interiore, era soppressa la religione vera, la quale non ha né luogo né ufficio se non l'ha innanzi tutto nella coscienza interiore. E anche oggi i peggiori nemici del popolo italiano sono tuttavia quelli che commettono questo doppio peccato: dall'u¬na parte coloro che richiamano sulla religione cattolica le avversioni insorgenti contro una politica inetta e senile e un pagano spirito di dominio, dall'altra, i superstiti di questo volgare materialismo positivista, dilapidatori spensierati e crudeli del grande patrimonio spirituale e morale del paese.
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