Questo accenno vale per la terza causa di inferiorità nostra, cioè la uniformità legislativa, specialmente nel campo economico. Questo errore iniziale del regno italiano è riconosciuto da tutti, ma non è affatto rimediato.
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Si facevano le leggi: accenno a quelle agrarie. Il disboscamento pazzo del mezzogiorno imponeva una ricostruzione forzata, che rinsaldasse le nostre pendici appenniniche e i nostri burroni, se mi è lecito dire, nembrodici. La legge del 1877 fu il salvacondotto di tutto il devastamento delle foreste alte e dei densi sottoboschi. Quando si pensò al rimboscamento, si ideò una commissione di classifica, la quale dimenticò che le Alpi erano una cosa e un'altra le montagne e le rupi del mezzogiorno. Si parlò della zona del castagno uguale per tutta Italia; o geografia ignorata dalla burocrazia, come ti sei vendicata a nostro danno!
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Accenno ai problemi agricoli — e voi ne comprendete la ragione, — ma dovrei anche accennare ad altri problemi, compreso quello della scuola. Anzi, principale quello della scuola, la quale per una legislazione uniforme di orari, di metodi, di criteri didattici, ha reso pochi servizi al mezzogiorno, dove le ragioni dell'analfabetismo non sono nella infingardaggine delle popolazioni o nel pregiudizio politico e religioso, come si disse un tempo, ma nelle condizioni sociali ed economiche che dovevano vincersi e superarsi con metodi speciali, come qualche volta han fatto iniziative private e da ultimo l'istituto contro l'analfabetismo. Tutta la storia dell'edilizia scolastica e del regime economico degli enti statali, fino alla legge Daneo-Credaro, dimostra l'errore di questa uniformità, che ha perpetuato le condizioni di inferiorità del nostro mezzogiorno, al quale non riparò la legge del 1906.
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