Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: accenno

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Per la difesa nazionale. Un Comizio a Roveré della Luna

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Il contegno dell'on. Degasperi e dei liberali nell'ultima fase

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Alcide de Gasperi 3 occorrenze

Per torre ogni dubbio, in seguito ad un accenno del D.r Battisti dichiarai che se il D.r Battisti andasse in Fiemme e venisse autorizzato a dire il contrario di quello che si permetteva dicessi io, non ci sarei andato. Battisti rispose ch’egli, nel caso che si recasse in Fiemme, accentuerebbe naturalmente di più il punto di vista locale di Trento, com’è dovere del suo deputato, ma in fine anch’egli avrebbe lasciato capire che se votassero la clausola, la cosa sarebbe meno grave. Dopo queste conclusioni mi decisi di andare in Fiemme, in ossequio al telegramma della Comunità. Prima di partire, scrissi al Podestà un biglietto che sarà bene ricordare, perché comprova la rettitudine e la lealtà del mio contegno.

Io lo mandai al Podestà ed a questa circostanza accenno per ricordare come anche allora ponevo mente a tutti i possibili miglioramenti della base governativa, giacché il Münz proponeva di fare nuovi studi e progetti, edificando sulla base Lavis-Cembra ed Egna-Predazzo che supponeva potessimo raggiungere. E veniamo alla conferenza dei 7 giugno in Municipio, presenti i delegati di Fiemme D.r Deleonardi, Fr. Giacomelli, podestà di Predazzo e Pettena capocomune di Moena.

Accenno a questo, perché più tardi qualche membro del consesso fingerà di non saper nulla di nulla e mi accuserà d’aver mantenuto una corrispondenza segreta colla Presidenza. Intanto Trento portava il suo contributo per l’avisiana o per il compromesso e rispondeva alla Comunità di non voler provocare da sola una dichiarazione di massima del Governo, ma di voler prima accordarsi in Fiemme sui contributi della Comunità generale e poi presentarsi assieme al Ministero. Alle trattative in Cavalese non partecipai perché trattenuto a Vienna, ma il mio atteggiamento d’allora fu molto chiaro e molto logico. Ripetutamente in lettere e telegrammi lunghissimi eccitai la Comunità a votare per l’avisiana e per il compromesso, pur descrivendo il vero stato delle cose e lasciando capire che avevo ben poca speranza sul raggiungimento dell’una e di tutto l’altro. Tuttavia, l’affermazione per l’avisiana, scrissi, è un doveroso atto di solidarietà trentina, il sostenere il compromesso una buona tattica per migliorare più che fosse possibile la posizione di chi trattava col governo. Le mie lettere e i miei telegrammi giacciono nell’archivio della Comunità, ognuno può consultarli e dedurne l’onestà e la sincerità della mia condotta.

I comizi di Fiemme per la ferrovia. L'adunanza di Carano

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Due monumenti

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Accenno a ciò qui in questa adunanza, credo opportunamente, perché i battaglioni di questo esercito sono formati quasi tutti dalle Società agricole operaie. Ricordatevene, o amici, sulle Società operaie pesa ora, si può dire, l’esito della battaglia, il destino della patria. Che non avvenga di nessuna di quelle che sono qui rappresentate ciò che accadde a qualcun’altra, la quale limita la sua attività a qualche pratica religiosa in comune, alla bandiera forse issata con qualche entusiasmo e poi ripiegata e messa nell’armadio ove con essa viene seppellita anche la vita sociale. Si ricordino tutti quelli che lavorano nel campo delle società operaie che esse hanno assunto ora — di fronte al Trentino cattolico — un grande compito d’istruzione e di educazione. In piazza ora si parla stortamente e a rovescio dell’inquisizione, di Galilei, dell’evoluzione, della democrazia; ebbene ora conviene spiegare nelle Società operaie che cosa fu l’inquisizione, che ne fu di Galilei, che cosa è l’evoluzione, qual’é la democrazia vera, che cosa vuole la democrazia cristiana. Solo, o signori, a patto di formare nel Trentino una coscienza nuova, d’infondere nelle valli un nuovo slancio di vita, saremo degni della vittoria. Qualcuno mi obbietterà che è cosa difficile, impossibile. A quello io addito Civezzano, perché gli serva d’esempio. Anche questo paese una volta andava a rilento e passava per «malva», ed ora dobbiamo venire da Trento a Civezzano per imparare che cosa sia la vita che cosa frutti un lavoro continuo. Con una settantina di Società operaie come quella di Civezzano noi rideremmo di qualunque sfida. Avanti dunque — dico rivolto alle altre - al lavoro, preparatevi alla guerra! Due grandi eccitamenti, due grandi fiotti di vita sono venuti a noi in questi ultimi tempi: 1) il Congresso cattolico che fu come le nostre grandi manovre, ove si vide il lavoro pratico, sociale prestato in cinque anni dai cattolici, e si sentì anche lo spirito nuovo che informava le masse dei contadini e degli operai poichè, o amici, non era più «la scarpa grossa» isolata, impaurita da ogni cosa nuova che si batteva sui marciapiedi di via Larga, ma erano cinque, anzi diecimila «scarpe grosse» organizzate in assetto di guerra; e passavano via superbi della loro coccarda sotto una bandiera, soggiogati da un’idea comune; 2) il Congresso degli altri, l’offesa recata, la sfida lanciata. C’è qualcuno al quale piacerebbe quel bustarello tolto via donde l’hanno messo e rotolato chissà dove! No, amici, lasciatelo lì anche perché ci serva d’ammonimento. Come quel generale persiano aveva l’incarico dal re di ripetergli ogni qual tratto: «O re, ricordati della sconfitta di Maratona», affinché il re ben si preparasse alla riscossa contro la Grecia, così quel busto ci ammonisca sempre del dovere sacro che abbiamo di rintuzzare l’offesa, di marciare alla riscossa. Se ognuno di voi che passa davanti al busto di Canestrini si ricordasse dell’obbligo di istruirsi, di prepararsi alla battaglia, allora nelle Società operaie si educherebbero tal «rospi» che quel tal dottore, riuscirebbe a stento a schiacciare Allora il nostro esercito — lasciate che m’immagini la nostra conquista morale in modo palpabile — fatto più cosciente più svelto e più leggero, discenderà dai monti nostri, su cui imperano le nostre croci, alle città, e forse allora si apriranno quelle certe finestre dei signori «filistei» che le hanno chiuse al di del congresso, compariranno alla luce del sole certe bandiere che non si vollero issare e faremo campo in piazza Dante dinanzi al monumento di Canestrini. E non l’oltraggeremo, no! ma se l’iscrizione sarà spazzata via dalle ali del tempo (vedi discorso Altenburger) e se gli anticlericali nelle angustie della sconfitta non provvederanno a rifarla, ce la faremo noi la scritta, magari sulle tracce della vecchia, di fronte al Vaticano. E scriveremo: A G. Canestrini — studiò e faticò molto —— ma sbagliò la strada - Ri- posa in pace. Allora l’arma non sarà un trofeo della vittoria del «libero pensiero», come si augurava il barone Altenburger, ma un ricordo della sua sconfitta. E l’unico interprete e testimone fedele dei sentimenti e delle idee della nostra età resterà il monumento alla Comparsa dedicato al divin Redentore il quale disse: Non praevalebunt!

Il congresso dell'Associazione universitaria cattolica trentina - Relazione del presidente

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Alla questione universitaria accenno brevemente, perché è stata oggetto di discussione nell’adunanza privata. Nel comizio convocato l’anno scorso a Natale abbiamo offerto alla causa dell’università italiana l’appoggio dei cattolici trentini, cioè della maggioranza del paese. Per tutta risposta ci hanno esclusi dai comitati. Per certa gente sono italiani soltanto i liberali, come Hutten in tedesco voleva dire luterano. Ora si è inaugurata solennemente una nuova tattica: quella di ignorarci. E la tattica del «volere e non potere». e finora non ce ne siamo accorti granché. Noi invece seguiremo attentamente le mosse degli avversari, sempre pronti a discuterle, e del resto continueremo tranquillamente per la nostra via, come abbiamo fatto durante l’ultima fase della questione universitaria. Per tutto questo rimandiamo alle nostre dichiarazioni precedenti.

L'evoluzione della cultura e la stampa quotidiana

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Dico, accenno soltanto perché non voglio ripetermi, che un anno fa avevo l’onore di parlare diffusamente e con molta ampiezza della stampa e dei suoi compiti alla quale conferenza giacché io mi sento anzitutto propagandista mi rimetto oggi per tutto quello che non abbia oggi valore di effetto immediato.

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