Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: accennare

Numero di risultati: 6 in 1 pagine

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La regione

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Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1921
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 194-231.
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A completare l'esposizione credo opportuno accennare in proposito allo stato di diritto e di fatto,trovato nelle provincie annesse riguardo alle autonomie (amministrative e legislative); anche in riferimento ai corpi tecnici esistenti.

Pagina 211

E qui cade opportuno accennare alle funzioni e competenze statali in ordine alle regioni, per completare il quadro della costruzione del nuovo ente. È chiaro anzitutto come una funzione coordinatrice delle attività speciali delle regioni spetti ai vari dicasteri specifici; dico coordinatrice, sianei rapporti fra varie regioni tra di loro, sia nella distribuzione e assegnazione a ciascuna regione di fondi speciali (agricoltura, istruzione, lavori pubblici e così via), sia per la parte reclami in seconda istanza per le materie nelle quali la legge stabilisce un intervento statale; oltre, s'intende, a quanto dà luogo ad azione contenziosa o giurisdizionale, per le quali restano ferme le attuali leggi vigenti, salvo una revisione per migliorare gli istituti stessi, cosa che non ha diretta connessione con la riforma regionale.

Pagina 219

Il Mezzogiorno e la politica italiana

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Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 309-353.
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Accenno ai problemi agricoli — e voi ne comprendete la ragione, — ma dovrei anche accennare ad altri problemi, compreso quello della scuola. Anzi, principale quello della scuola, la quale per una legislazione uniforme di orari, di metodi, di criteri didattici, ha reso pochi servizi al mezzogiorno, dove le ragioni dell'analfabetismo non sono nella infingardaggine delle popolazioni o nel pregiudizio politico e religioso, come si disse un tempo, ma nelle condizioni sociali ed economiche che dovevano vincersi e superarsi con metodi speciali, come qualche volta han fatto iniziative private e da ultimo l'istituto contro l'analfabetismo. Tutta la storia dell'edilizia scolastica e del regime economico degli enti statali, fino alla legge Daneo-Credaro, dimostra l'errore di questa uniformità, che ha perpetuato le condizioni di inferiorità del nostro mezzogiorno, al quale non riparò la legge del 1906.

Pagina 337

Nessuno oggi, del resto, vuol rinnovare gli errori di una politica siderurgica che costringa il resto dell'Italia a intisichire. La politica del carbone e del petrolio può farsi e deve farsi dall'Italia, senza vincoli politici e militari che ne rovinerebbero l'avvenire. Quando il centro d'Europa avrà normalizzato i cambi, avrà raggiunto una possibile capacità di acquisto, e sarà risolto il problema delle riparazioni che oggi ci tormenta, dovremo trovarci con l'attrezzatura commerciale e industriale adatta, perché tornerà ad essere, anche meglio di prima, un futuro mercato italiano. E qui cade acconcio accennare a quel tentativo di unione doganale, che nell'agosto scorso parve per un momento possibile con l'Austria. Tale unione, se concepita come una soluzione del problema austriaco, che tanto interessa l'Italia, era certo un errore; però, se prospettata come un elemento di un piano politico futuro, sarebbe di grande importanza, anche perché risolverebbe il problema di Trieste e di Fiume. Quando le condizioni monetarie lo potranno consentire, una unione economica e possibilmente doganale dell'Italia con la Jugoslavia, l'Austria, la Cecoslovacchia e l'Ungheria potrà inaugurare un regime di liberi scambi. Potrebbe soffrirne qualche industria, ma i commerci aumenterebbero, e una nuova vita si infonderebbe nel vecchio corpo della nostra economia.

Pagina 347

Il bivio della politica ecclesiastica in Italia (colloquio con un giornalista)

403783
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 138-148.
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Astrattamente parlando, si potrebbero fissare le linee di una politica ecclesiastica, la quale potesse esser fatta d'accordo, dalle due parti, come rispondente nel miglior modo agli interessi supremi della cultura e dello spirito umano, che sono poi gli interessi così della Chiesa come della società civile, da diversi punti di vista; ma in realtà, e specialmente oggi, e in Italia, le due società hanno tradizioni diverse e principi, più che di accordo, di opposizione. L'accordo si fa, come le dicevo, per ritardare il movimento normale deglispiriti, non per accelerarlo. Io potrei quindi dirle quale dovrebbe essere, secondo me, la politica ecclesiastica della Chiesa e quale quella dello Stato: ma non vorrei aver l'aria né di dar lezioni alla prima, né di suggerire al secondo di cacciarsi esso in riforme o modificazioni, che dovrebbero essere molto radicali e profonde non consenziente la Chiesa, come ha fatto in Francia. Noi non possiamo che indicare certe riforme, senza chiederci poi, per ora, da chi e come esse debbano venir fatte. Fra queste, io mi contenterò di accennare solo una, che è oggi, fra noi, la più importante: una radicale riforma dell'istruzione sia civile che religiosa, in tutti i suoi gradi. Dall'una parte il clero dovrebbe pareggiare il suo insegnamento al governativo sino a tutto il liceo,Questa riforma è stata poi introdotta, in principio; ma potrà molto difficilmente essere attuata in pratica, anche pel divieto fatto ai chierici di frequentare le Università dello Stato, per abilitarvisi all'insegnamento. e favo¬rire in ogni modo una più intensa istruzione dei suoi nelle materie civili e sociali, eduna assai più larga partecipazione di essi a tutte le opere di educazione popolare. Dall'altra parte lo Stato dovrebbe introdurre di nuovo nell'insegnamento superiore le scienze che riguardano la religione come oggetto di studi o filosofici o critici o positivi; la filosofia della religione, innanzi tutto, la storia comparata delle religioni, l'esegesi dei documenti storici sui quali riposa l'apologetica storica del cattolicismo, la storia della cultura cristiana. Esso concorrerebbe così, molto efficacemente, allo sviluppo della vita religiosa in senso meravigliosamente conforme allo sviluppo del pensiero scientifico e della democrazia. È inutile, credo, proseguire; questo breve cenno basterà, per gli intelligenti lettori del suo giornale. —

Pagina 147

La nuova politica ecclesiastica

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 149-165.
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Noi possiamo ora, dopo questo esame delle questioni di politica ecclesiastica quali si offrono nella Chiesa, accennare assai brevemente a quel che riguarda la posizione, innanzi ad esse, dello Stato e dei partiti. Il primo, in fondo. non ci interessa più per sé stesso, poiché abbiamo visto subire esso, in questo, le idee e gli interessi dei gruppi politici che lo hanno conquistato, nel giuoco dell'equilibrio parlamentare. Quanto ai partiti politici, una breve osservazione mostra che essi si avvolgono tutti nello stesso equivoco della politica clericale; essi associano, cioè, l'interesse del loro dominio alla prevalenza di queste o quelle credenze religiose. I moderati sfruttano politicamente le credenze cattoliche; i popolari si propongono di sfruttare quelle altre credenze religiose che sono l'ateismo il materialismo naturalistico e via dicendo; questi come quelli ambiscono, come mezzo di dominio, un accordo con la teologia e con i teologi, sieno poi questi teologi i membri della S. R. U. I., o i membri delle associazioni del libero pensiero, i filosofi ardigoiani, i penalisti lombrosiani, i biologi alla Sergi. Gli uni e gli altri hanno il concetto di una unica organizzazione delle coscienze e degli individui umani, che legiferi, sia per mezzo di due organi distinti che di un solo organo, sul battesimo e sui simboli come sulle imposte e sul rimboschimento, sui doveri etici dell'uomo e sul contratto di lavoro, sull'immortalità dell'anima e sulla prescrizione delle cambiali. Fatto storico curioso: in mazzo a questi due clericalismi, il rosso ed il nero, il primo programma di politica ecclesiastica basato sulla libertà vera e piena di coscienza sarà presentato e sostenuto da cattolici: l'aconfessionalità dello Stato sarà conquista loro, come conquista cristiana fu, nei primi secoli, la sottrazione delle coscienze religiose al dominio del potere civile.

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