Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il bivio della politica ecclesiastica in Italia (colloquio con un giornalista)

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 138-148.
  • Politica
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Astrattamente parlando, si potrebbero fissare le linee di una politica ecclesiastica, la quale potesse esser fatta d'accordo, dalle due parti, come rispondente nel miglior modo agli interessi supremi della cultura e dello spirito umano, che sono poi gli interessi così della Chiesa come della società civile, da diversi punti di vista; ma in realtà, e specialmente oggi, e in Italia, le due società hanno tradizioni diverse e principi, più che di accordo, di opposizione. L'accordo si fa, come le dicevo, per ritardare il movimento normale deglispiriti, non per accelerarlo. Io potrei quindi dirle quale dovrebbe essere, secondo me, la politica ecclesiastica della Chiesa e quale quella dello Stato: ma non vorrei aver l'aria né di dar lezioni alla prima, né di suggerire al secondo di cacciarsi esso in riforme o modificazioni, che dovrebbero essere molto radicali e profonde non consenziente la Chiesa, come ha fatto in Francia. Noi non possiamo che indicare certe riforme, senza chiederci poi, per ora, da chi e come esse debbano venir fatte. Fra queste, io mi contenterò di accennare solo una, che è oggi, fra noi, la più importante: una radicale riforma dell'istruzione sia civile che religiosa, in tutti i suoi gradi. Dall'una parte il clero dovrebbe pareggiare il suo insegnamento al governativo sino a tutto il liceo,Questa riforma è stata poi introdotta, in principio; ma potrà molto difficilmente essere attuata in pratica, anche pel divieto fatto ai chierici di frequentare le Università dello Stato, per abilitarvisi all'insegnamento. e favo¬rire in ogni modo una più intensa istruzione dei suoi nelle materie civili e sociali, eduna assai più larga partecipazione di essi a tutte le opere di educazione popolare. Dall'altra parte lo Stato dovrebbe introdurre di nuovo nell'insegnamento superiore le scienze che riguardano la religione come oggetto di studi o filosofici o critici o positivi; la filosofia della religione, innanzi tutto, la storia comparata delle religioni, l'esegesi dei documenti storici sui quali riposa l'apologetica storica del cattolicismo, la storia della cultura cristiana. Esso concorrerebbe così, molto efficacemente, allo sviluppo della vita religiosa in senso meravigliosamente conforme allo sviluppo del pensiero scientifico e della democrazia. È inutile, credo, proseguire; questo breve cenno basterà, per gli intelligenti lettori del suo giornale. —

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