Responsabilità colposa e "accanimento terapeutico consentito"
In particolare, da un lato si evidenziano i rischi connessi all'adozione di una lettura esclusivamente oggettiva della nozione di 'accanimento terapeutico' e dall'altro si dubita della possibilità di riconoscere natura cautelare (e su di essa fondare una responsabilità a titolo di colpa specifica) alla norma del codice deontologico asseritamente violata dai medici (art. 16), che impone di "astenersi dall'ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita". Il contributo soggettivo del paziente viene infine esaminato anche allo scopo di precisare meglio i contenuti della posizione di garanzia da attribuire al medico, che va arricchita di momenti di doverosità legati all'esigenza di tenere nel debito conto la volontà del paziente stesso.
Riguardo alla nutrizione ed alimentazione artificiale, l'A. ritiene che esse vadano sempre offerte garantite e praticate, soprattutto ai gravi disabili, fino a che risultino efficaci ed utili e non si configurino come accanimento terapeutico. Dal punto di vista bioetico, si accetta da parte di tutti che la nutrizione ed alimentazione hanno un alto valore umano e simbolico e nella valutazione dell'opportunità di praticarle o sospenderle si rivendica un forte potere decisionale del medico, il quale valuta su parametri scientifici e mai su un giudizio etico personale o condizionato da una valutazione di altri sulla qualità della vita del paziente.
Le tematiche affrontate possono essere in tal modo classificate: morte in generale; eutanasia; morte celebrale; (diagnosi ed accertamento); accanimento terapeutico; cure palliative e assistenza al morente; rifiuto attuale delle cure; stati vegetativi; dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT); testamento biologico. Diverso sono i profili di riflessione e l'integrazione tra i diversi saperi rintracciabili dalla lettura dei numerosi contributi presenti sulla rivista. Le questioni di "fine vita" sono state affrontate da un punto di vista etico, ma anche clinico e medico legale, biogiuridico, deontologico, antropologico-filosofico, con uno sguardo sempre attento alle vicende che hanno sollevato il dibattito pubblico nel corso degli anni.