Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il primo anno di vita del Partito Popolare Italiano

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 357-368.
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Prima di assurgere a forme organiche e decise con larga base nel popolo, con forze e organismi propri, con finalità distinte in contrasto, noi potevamo essere considerati come fuori della cerchia politica della nazione, confusi in molte parti con i liberali, come operanti in un campo detto confessionale (qualche volta per dispregio, ma spesso per ignoranza), assenti dal ritmo vitale della nazione. L'apparire del nostro partito non dissipò gli equivoci, né si credette facilmente ad una nuova vitalità differenziata e maturata nella inconscia elaborazione di lunghi anni: eppure diede segni di vita propria, non mutuata da altri né ad altri legata. Sale lentamente e si delinea all'orizzonte della vita pubblica, mano mano che i fatti ora interni ora generali, richiamano l'attenzione di molti, il nuovo partito, come la vista di una cima di monte, che la nebbia scopre e ricopre, portata e riportata dal vento. Ora le questioni economiche, tal'altra l'urto deciso con i socialisti nel campo delle organizzazioni sindacali; le elezioni politiche o amministrative, gli scioperi o le sedute del parlamento, i congressi o i progetti di legge... è la realtà della vita che si impone al di sopra delle affermazioni teoriche, e proietta le forze operanti con la violenza della logica, che non ammette negazioni o soluzioni di continuità.

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La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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Non vi erano che i militanti del libero pensiero i quali si astenessero sempre e per partito preso da ogni dimostrazione religiosa, militanti al cui numero appartengono nella grandissima maggioranza i maestri e le maestre laiche; il resto delle varie classi sociali, compreso un buon numero di quei deputati medesimi che costituivano la maggioranza del bloc, non si sentiva, assai spesso, la forza necessaria per rompere tradizioni consacrate dall'uso e legate cosi intimamente a tutti i ricordi di famiglia; oggi la violenza della lotta, l'avversione popolare alla condotta politica del clero in questi anni, il fatto stesso delle. precarietà del culto hanno spezzato molti di questi tenui fili che legavano al passato il costume sociale; e le forze vive del cattolicismo sono apparse enormemente minori di quel che pensassero i molti politicanti e cattolici i quali, dando un valore e quindi anche un significato eccessivo a quel che è esterno e formale, si illusero così stranamente sulla capacità di resistenza dei cattolici alla legge di separazione. L'illusione fu tale che non si può oggi leggere senza un senso di sorpresa quel che cattolici di molto valore scrivevano prima dell'andata in vigore della legge di separazione. Così, per non citare che un esempio, in una brochure notissima, il conte di Haussonville, della Accademia Francese, prevedeva dissensi religiosi, enormemente più violenti di tutte le lotte politiche, che avrebbero gettato il tumulto in tutti i comuni di Francia, dalle città maggiori ai più piccoli villaggi, e suscitato una guerra religiosa ardente e un disordine profondo nel paese (Aprés le separation. Perrin, Parigi). Questo errore capitale, colossale, di previsione, che fu comune a tanti, e che ispirò tanti atti, spiega molte cose nelle ultime vicende della crisi-religiosa in Francia.

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