Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: accade

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Corriere della Sera

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AA. VV. 4 occorrenze

Cacciari ha precisato anche che tutto questo accade in una città dove la microcriminalità è a livelli assolutamente ridicoli rispetto ad altri grandi centri urbani. E pensare che proprio a Venezia, qualche mese fa. queste «ronde» di commercianti avevano cominciato la loro attività dotandosi di un fischietto nel più puro stile dei poliziotti di quartiere.

«Sarebbe bene non riportare in termini politici quel che accade nel Csm». sospira Gasparri: «Speriamo che si svelenisca quanto prima il clima». Ma dinanzi a questi affondi, è disperato il tentativo dentro il Polo di sostenere — come fa il ecd D'Onofrio — che si tratta solo di «divergenze e non di una spaccatura».

E poi — affermano — solo una minima parte di tale costo viene scaricato sul gestore che comunque è libero di partecipare o meno e che se ottiene, come sempre accade, un aumento delle vendite ha diritto a uno sconto sugli acquisti di carburante da parte della compagnia. L'Agip ma anche le altre compagnie tengono poi a sottolineare che il prezzo della benzina è solo «consigliato» e che i gestori (che nella media, se non sono anche proprietari dell'impianto, ricevono un margine medio di 75 lire al litro) possono decidere in piena concorrenza.

Apriamo quest'ultimo, dedicato ai più piccoli (Giunti), perché presenta una formula nuova e ha pagine che si aprono come un sipario con illustrazioni bellissime (Nosferatu, scheletri a cavallo, draghi, vampiri, pantere nere tutti insieme su uno sfondo fiammeggiante, oppure un infernale labirinto di siepi di bosso dove inoltrarsi sarebbe mortale): tra un'illustrazione e l'altra si impara a distinguere le paure giuste e quelle esagerate, e soprattutto — cosa che tornerà utilissima — a sconfiggere fantasmi, spettri e zombies (tipo: se incontri una strega ridi a crepapelle e se poi, come accade, i mostri spaventosi sono in tivù, tu spegnila subito e quelle persone terrificanti spariranno).

Il Corriere della Sera

370298
AA. VV. 1 occorrenze

E non è forse vero, sebbene sia molto verisimile e qualche caso di questo genere si sia già dato; ma metterebbe conto che vero fosse perché ciò che accade coi nostri prigionieri, per la dolcezza di cuore dei custodi, pigliasse perfettamente il carattere di farsa viennese con musica di danze questi ufficiali, poveri e bravi giovani, s'annoiano; e cercano di disannoiarsi. E non c'è meglio di una fuga, come avventura, distrazione, e speranza, anche, di portar in patria un'aureola di romanzesco guerriero. L'avventura diventa poi squisitamente dilettosa se sulla via dello scampo si trova un'automobile con qualche «divetta» da caffè-concerti che abbia girato tutti i «mauvais lieux» d'Europa e sia quindi internazionalista in modo da disgradarne i più ferventi apostoli del socialismo ufficiale. Aggiungete a tutto ciò un valzer o due, o ventidue, e l'illusione della farsa lehariana è perfetta.

La Stampa

370770
AA. VV. 2 occorrenze

Girando per Tripoli, colpisce vedere - come del resto accade anche in Italia - immigrati che lavorano in quel segmento del mercato che, evidentemente, è stato lasciato libero: per esempio, l'edilizia o le pulizie. Insomma, è una mandopera preziosa, irrinunciabile. Qual è allora il problema?

Certo, accade anche dì veder sfilare due frecce grigio metanizzato marchiate Audi e Porsche, con tanto di lampeggio per chiedere strada a chi ha l'ardire di occupare la corsia di sorpasso con velocità adeguata al codice. E proprio la sfanalata consente di distinguere il tipo di automobilista che pretende di poter violare la legge. I guidatori delle due frecce (Audi e Porsche) arrivate quasi incollate hanno scelto il lampeggio morbido, come a significare: «Guarda che sto arrivando, per cortesia spostati». Poi, c'è la frenesia del pilota di una Mercedes con targa italiana, che martella la leva della fanaleria per ottenere l'effetto: «E allora? Non mi hai visto? Perché non ti levi da davanti? Vuoi che ti passi sopra?». Nel viaggio di rientro a Torino, ecco spuntare un altro interprete dell'arte di sfanalare: il guidatore di una Opel «Meriva» con i vetri oscurati e la targa francese opta per un paio di lampeggi lunghi, annunciati già da lontano. Tradotti: «Perché devi occupare questa corsia dal momento che vai così piano? Lo so, il codice della strada non lo consente, ma tu fatti gli affari tuoi e spostati». Appassionati del lampeggio più o meno selvaggio e violatori del codice ancora muniti di pudore vengono attraversati da un brivido quando intravvedono in lontananza un lampeggiante azzurro. L'adrenalina si scarica sul piede destro, che scivola dall'acceleratore al freno in un nanosecondo. Qualcuno, però, è distratto e finisce per essere affondato da una pattuglia della Polstrada: è un camion bianco, con l'autista che suda come se i gradi fossero 60 anziché 28 e mezzo come segna il termometro dell'auto. Ma la razza dei guidatori è scaltra, ha imparato a studiare le abitudini di chi veste la divisa e viaggia su quelle auto con i lampeggianti. Come fossero nemici anziché persone che ogni giorno controllano le strade per salvare vite. Così, una pattuglia ferma nella strategia degli Schumacher dilettanti significa strada libera per un po'. Non è sempre vero, ma l'azzardo fa parte del gioco. C'è anche chi decide di alzare la posta, come il guidatore di una Opel «Astra» station wagon bianca che ieri viaggiava senza cintura di sicurezza e scendeva sotto il «muro» dei 130 chilometri l'ora soltanto per chiacchierare al cellulare, premuto sull'orecchio destro dalla mano destinata a volante e leva del cambio. Appena finita la telefonata, però, la lancetta del tachimetro è tornata sopra i 130 e la Opel si è piazzata sulla corsia di sorpasso. Come dire: «La legge sono io». Finché non spunta la luce di un lampeggiante azzurro nel retrovisore.

Il Nuovo Corriere della Sera

371982
AA. VV. 2 occorrenze

Agli schizofrenici, invece, accade spesso il contrario. La malattia libera bruscamente in loro delle forze sconosciute, delle capacità creatrici che spingono i più intelligenti a scrivere versi, a comporre musica e a dipingere.

È probabile che i precoci o prodigiosi versi di Minou abbiano origine da questa corrente continua di parole, in cui i modi della letteratura passano nel linguaggio comune, attraverso la radio o il cinema, e perfino nella pubblicità commerciale, in cui accade di leggere la raccomandazione d'un prodotto sul ritmo delle poesie che si leggono a centinaia, e che spesso presentano l'incoerenza delle fantasticheria infantile tutta verbale, e tutta nell'aggruppamento del suoni, o nel prestigio del puro suono della parola. Si sarà notato come la pubblicità, che un tempo si faceva in versi rimati, ora abbia adottato la forma della prosa ritmica, più o meno coscientemente. Nessuna meraviglia che i versi della bambina prodigio somiglino a quelli dei verseggiatori adulti. Per molti anni, le arti in genere sono state 5 ridotte a fenomeno istintivo; e in questo senso la bambina Minou, come i disegnatori bambini, entrano in una letteratura e pittura senza storia, ferme al loro momento di emozione e di semplice suggestione del suono, o del ghirigoro sulla carta.

La Stampa

372836
AA. VV. 3 occorrenze

Ma l'intervento indica anche che c'è qualcuno che cerca di far giusto, diciamo meglio, diciamo meno peggio riflettendo su quanto accade. Occorrerà ancora tempo, speriamo non troppo ma neppure illudiamoci che possa andar tutto a posto domani.

Cosa accade in Italia in certi momenti?». L'on. Piero Melograni (fi), che era a bordo del Pendolino deragliato, ha così risposto a una giornalista della Rai che sul luogo del disastro gli chiedeva la sua testimonianza e la sua opinione sulle possibili cause. «Alla partenza del treno, alla stazione di Milano - ha dichiarato il parlamentare, che è rimasto illeso - c'erano almeno venti-trenta poliziotti. Tutti potevano accorgersi che una grossa personalità viaggiava su quel treno. Poi ho visto il sen. Cossiga nella carrozza ristorante, dove mi trovavo anch'io. Avevo appena cominciato a mangiare, quando il treno ha sbandato sulla sua destra. Avete visto anche voi di quanti metri si è allontanato dai binari... Eravamo in una carrozza centrale e guardando verso la motrice vedevo solo lamiere contorte. Personalmente ho potuto recuperare il bagaglio, che è anche in buone condizioni». [Ansa]

E se pure si può rimanere, se non perplessi, freddi di fronte a questa ripartizione (che contrappone gli studi di composizione agli esercizi di bottega, quando il prensile esordiente era ancora sedotto dai linguaggi dei suoi maestri, Leonardo, Andrea del Sarto, Piero di Cosimo; gli esperimenti di immaginazione contrapposti ai ritratti medicei o ai paradossali autoritratti in un uomo così accidioso come il Pontormo, che spesso imprestava il proprio corpo per studiare l'anatomia disegnata) ebbene non si può non essere comunque sedotti dalla mobilità e dalla vivezza di questo incomparabile «artefice nobilissimo», che ritrae l'immediatezza cangiante del reale con una naturalezza quasi senza eguali (e che riteneva compito del pittore «fare i sua lavori ricchi e pieni di cose varie, facendo dove accade splendori, notte con fuochi e altri simili lumi, aria, nugoli», come confidava al Varchi). «Nobilissimo» lo chiamò il Vasari, che era stato sì suo allievo, devoto soltanto per mi certo limitato periodo, e affascinato dalla «vivezza e prontezza» del suo tratto labile, ma pronto poi a rinnegarlo come un vile San Pietro, quando il suo ruolo di cantore ufficiale di Casa Medici impose un ridimensionamento drastico nei confronti di quell'artista «strambo», «oltre ogni credenza solitario» e avviato verso una pericolosa eresia (siamo negli anni della Riforma). Un caso esemplare di pavore critico: negli anni Vasari (che gli preferisce il Salviati) intensifica le critiche contro questo personaggio iroso e introverso, quasi corroso dagli umori saturnini e lo fa con pretesti sleali: quel modo di abbigliarsi («più tosto misero che assegnato»), da trovatello che poteva permettersi solo «sottilissime spese» rattrappito in una casupola-guscio in cui si ritirava «dai commerci con gli huomini», «che ha più tosto cera di casamento da uomo fantastico e solitario, che di ben considerata abitura» e poi quella leggendaria scala che egli ritraeva, sottraendosi alle noie del mondo: «acciò che niuno potesse salire da lui senza sua voglia o saputa». Nella seconda edizione delle Vite, Vasari offende la memoria di questo suo diretto ispiratore: irrequieto pioniere. Perché è proprio l'irrequietudine quasi nevrotica che allarma l'estroverso cortigiano di Cosimo, colpito da questo frenetico cercare accidioso del vecchio bisbetico: «non avendo fermezza nel cervello andava sempre cose nuove ghiribizzando...Sempre investigando nuovi concetti e stravaganti modi di fare, non si contentando e non si fermando in alcuno...Facendo nuovi trovati sempre pensando a cose nuove». Il nuovo come spettro: ed è quello che attrae in queste figure sinuose e dense di affetti, quasi nubi vaganti e scontrose, riverse languide sul cuscino sempre sensuale e complice del foglio, ricettivo e sollecito nel carpire le minime vibrazioni del capriccio grafico di questo misantropo, così aperto, eppure, alla sensualità dei corpi, così deciso a fermare su carta il trascorrere incerto e rapinoso della vita. Lo sfuggente frammento di un panchetto che servì a base al modello, il raggomitolarsi infreddolito di una pigrizia, il rannuvolarsi immotivato d'un sorriso. Passa la vita. Senza un abbellimento, un infingimento stilistico, un aggiustamento idealizzante. Ed è quello che sconcerta il benpensante Vasari, ormai diventato un ossequiente manager di sterminate imprese decorative. Il quale condanna la «maniera tedesca» di queste figure deformate e sproporzionate, secondo naturalezza. «Fatta a suo modo» stigmatizza il normativo teorico, che sente appropinquarsi i precetti controriformati del Cardinal Paleotti e che danna quei rivoluzionari affreschi per San Lorenzo, che verranno distrutti per spregio nel '700 (con grande nostra desolazione). «Non mi pare in niun luogo osservato né ordine di storia, né misura, né tempo, ed in somma non alcuna regola né proporzione, né alcun ordine di prospettiva, ma piena ogni cosa d'ignudi, con un disegno, invenzione e componimento, colorito e pittura fatta a suo modo: con tanta malinconia e con tanto poco piacere di chi guarda quell'opera... perciocché io crederei impazzarmi dentro e avvilupparmi». Ed il merito di questa mostra è anche quello di meglio studiare i pochi residui di quel ciclo dannato, curioso esempio di dottrina valdesiana e riformata, che non crede nella mediazione dei Santi in una cappella dove questa liturgia medicea veniva invece paradossalmente esaltata.

La Stampa

375879
AA. VV. 3 occorrenze

Esaminiamo subito cosa accade per quest'ultima vertenza, quella che ha le maggiori implicazioni di carattere generale.

Se accade anche stavolta, Bersellini è di nuovo salvo.

Nello stesso tempo i funzionari di Scalfaro non hanno però chiuso la porta in faccia alla Liguria, assicurando che, in caso di bisogno, gli elicotteri saranno a disposizione come accade oggi.

Corriere della Sera

376722
AA. VV. 2 occorrenze

Se dalla forza del comunismo in Italia deriva anche il progetto dell'eurocomunismo, questo non accade per una pura logica di propagazione.

Se il cielo è azzurro pallido e verso la linea dell'orizzonte va degradando in un celeste leggero che quasi svanisce nel bianco, come accade nelle giornate particolarmente calde, sarà opportuno adottare un filtro giallo-medio.

La Stampa

380089
AA. VV. 1 occorrenze

Tutto questo nelle aziende private non accade: Imporre pertanto un'adeguata disciplina; — ridurre l'organico eliminando gradualmente i poltroni, gli inetti ed i profittatori che, oltre a tutto, sono di cattivo esempio per la parte sana del personale. L'Intervento, che invoco, del governo mi pare doveroso perché è lo Stato (ossia noi poveri contribuenti) che è chiamato a sanare i deficit di questi deleteri centri di potere che sono divenuti gli Enti parastatali; mentre penso di aver diritto di esporre queste mie idee in qualità di buon contribuente e per aver operosamente lavorato oltre 40 anni in aziende bancarie di importanza nazionale ove il rendimento e la disciplina sul lavoro vengono giustamente pretesi. Sono vostro abbonato da oltre un quarantennio.

Il Corriere della Sera

381278
AA. VV. 2 occorrenze

Allora i dirigenti dei lavori si persuasero che le due cartucce, come spesso accade, fossero esplose insieme alle altre nel così detto «colpo doppietto». Questa notte verso le 3 gli operai Ernesto Favetto, di anni 23, e Giacomo Barbero, di anni 54, con l'assistenza di certo Italo Scapini battevano col martello nella stessa località per aprirvi nuovi fori di mina. Una loro martellata percosse una delle cartucce rimaste inesplose due giorni prima. Ne seguì una forte detonazione e i tre operai vennero lanciati contro le pareti della galleria. Il Favetto riportò la frattura del cranio; il Barbero ebbe varie lesioni al capo, al torace e ad un braccio, lo Scapini restava fortunatamente illeso. I due feriti vennero trasportati al nostro Civico Ospedale, dove il Favetto è deceduto oggi verso mezzogiorno.

Come quasi sempre accade, le maggiori difficoltà dell'impresa tripolina dipesero da pochi ma gravi errori iniziali. Quale fosse la situazione, è ben noto; allora pero molti la ignoravano o la interpretavano arbitrariamente. Era chiaro che trattandosi di conquistare un paese arabo sottraendolo al dominio turco, la maggiore o minore resistenza dipendeva dall'intimità dei rapporti fra Turchi e Arabi, e dalla possibilità d'una loro cooperazione militare. Noi ci illudemmo di evitare tale cooperazione presentandoci subito come «liberatori» della popolazione araba dal giogo turco: su questa illusione influirono, disgraziatamente, anche i pareri di gente espertissima e buona conoscitrice del paese, come il compianto capitano Verri, che morì poi eroicamente sul campo. Ma può darsi anche che tali supposti fossero meno sbagliati di quanto oggi può sembrare, e che un diverso nostro contegno potesse realmente provocare, una pronta scissura fra Turchi e Arabi: disgraziatamente il primitivo disegno del nostro Stato Maggiore, che era quello di uno sbarco sul fianco di Tripoli, nella zona di Argub, non fu applicato: per ragioni politiche si dovè prima bombardare Tripoli, poi presidiare la città con forze della Marina, infine sbarcare il nucleo principale del corpo d'occupazione in Tripoli città. Tutti questi atti si svolsero lentamente, quanto clamorosamente; il presidio turco, che uno sbarco sui lati della città avrebbe potuto costringere alla resa, fu invece indotto dal bombardamento ad allontanarsi per preparare la guerriglia nell'interno: proprio quanto si sarebbe dovuto ad ogni costo evitare.

Gazzetta Piemontese

382179
AA. VV. 1 occorrenze

Questi lo informa di quanto accade. Il padre, che ha accertato le relazioni del figlio con Rosalia Michon, ammette l'uguaglianza in materia d'adulterio, e finisco col dire al figlio:

Corriere della Sera

384091
AA. VV. 7 occorrenze

Come spesso accade nel calcio, la squadra che ha fallito un'occasione viene subito punita. Un minuto dopo infatti, un pasticcio della difesa paraguaiana consente a Lineker di sbucare a due passi da Fernandez e di allungare la gamba per correggere il pallone in rete.

A noi non rimaneva che quell'immagine d'un uomo stanchissimo, con il vistoso pomo d'Adamo che andava su e giù come accade allorché si cerca di vincere il secco della gola e la stretta dell'ansia.

E, come accade spesso nella storia per i prototipi, quella crisi è divenuta oggetto di riflessione esemplare intorno a caratteristiche che si suppongono durevoli e ritornanti nella vostra vita nazionale.

Può accadere più avanti: ma i sondaggi prevedono che la coalizione, per il momento, manterrà i privilegi di opposizione pressoché codificata (Fraga Iribarne, come accade in Inghilterra al capo del partito che non governa, ha un posto nel protocollo di Stato).

Accade altre volte. E Sepp Pontiek arriva alle 23,56 del 29 aprile con i soli Rasmussen e Qvist da confermare in mancanza di meglio. Per il terzo nome vorrebbe tirare a caso, tanto cambierebbe poco.

Con volgarità e disprezzo ha risposto: "Non contare su di me, quello che accade a un palmo dal mio c... a me non frega niente"».

Giusto come accade per l'abbattimento del toro. Senonché, in Goya, tale punto, non si presenta mai come condensazione liberamente corporale e neppure, checché al proposito si sia detto, come condensazione d'un giudizio definente espresso dall'alto d'una determinata coscienza ideologica, bensì come un vacillamento, un scivolar perpetuo, un perpetuo strisciare addosso ai succitati contesti; quasi che, solo alla fine d'una così seducente frizione, sulle punte dei pennelli, ora larghi, ora minutissimi, potesse impigliarsi il palpebrare fantasmatico della vita.

La Stampa

385482
AA. VV. 2 occorrenze

Sono arrivato a Damasco, dalla capitale libanese Beirut, per vedere cosa accade in Siria, la quale è oggi uno dei centri dell'attenzione mondiale. È stato un viaggio piuttosto turistico, privo di emozioni drammatiche, contrariamente alle voci di profughi siriani giunti nel Libano; si parlava di concentramenti di truppe alla frontiera e che la Siria era isolata da una «cortina di ferro». Invero le limitazioni sono più che altro di natura poliziesca e non nuove, tutt'al più accentuate. Funzionano regolarmente i telefoni fra Damasco e Beirut e continuano i servizi automobilistici anche con Virali attraverso il deserto.

Nel cinema non accade così: il pubblico s'affeziona al tipo e si dispiace quando un attore se ne scosta. Io cerco ora d'interpretare personaggi più aderenti alla vita: di rado gli uomini sono eroi, più spesso sono stanchi e pieni di difetti» .