Da ciò derivano altre conseguenze, in relazione alle figure dell' "utilizzatore temporaneo" ed "abusivo", in quanto gli artt. 939 ter e 879 c. nav. contengono una disciplina diversa da quella degli artt. 3 e 4 Convenzione di Roma.
Le ordinanze di necessità e urgenza devono essere adottate nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento: ove l'amministrazione adotti ordinanze scostandosi da tali linee guida, l'inottemperanza ai principi dell'ordinamento rappresenta indice di utilizzo abusivo del potere straordinario. Tuttavia, la sempre più diffusa prassi amministrativa, così come la giurisprudenza più estensiva, volte a legittimare ordinanze di necessità e urgenza pur se emanate in violazione o elusione di tali limiti, hanno concorso a confutare tale assunto. Questo lavoro intende valutare in che cosa consistano i principi generali richiamati dalle norme in tema di potere di ordinanza, quale sia la loro funzione e precettività in questo settore, procedendo ad un'analisi della giurisprudenza italiana che nell'ultimo secolo ha tentato di riempire di contenuto questa formula dai contorni indefiniti.
L'attesa pronuncia delle Sezioni unite sull'accesso abusivo a un sistema informatico: un passo avanti non risolutivo
Abusivo esercizio di una professione (art. 348 c.p.): le Sezioni unite allargano le maglie della fattispecie
La sentenza in epigrafe definisce l'ambito applicativo della fattispecie di abusivo esercizio di una professione, ricomprendendovi non solo gli atti "tipici", riservati in via esclusiva ai soggetti iscritti in determinati albi, ma altresì gli atti "caratteristici", attribuiti in via non esclusiva, purché vengano svolti in modo continuativo, organizzato e remunerato, sì da costituire le apparenze di un legittimo esercizio professionale. La soluzione estensiva delle Sezioni unite è comunque temperata dalla precisazione secondo cui assumono rilievo penale solo gli atti qualificati da puntuali disposizioni di legge come di specifica (ancorché non esclusiva) competenza di una data professione, ed è controbilanciata dai requisiti della continuità, organizzazione e onerosità. La sentenza lascia tuttavia residuare delle perplessità. Anzitutto, è concepibile una fattispecie delittuosa che si configuri come reato istantaneo o abituale a seconda che l'esercizio professionale consista nel compimento di un atto riservato ovvero di una serie sistematica di atti non esclusivi? Inoltre, si profila davvero un'esigenza di tutela penale nel caso di atti non esclusivi, per il compimento dei quali il legislatore ha ritenuto non indispensabile il possesso di un titolo abilitativo?
La Corte di cassazione ridefinisce i confini dello "spamming": alcune puntualizzazioni sull'invio abusivo di "newsletter" e sulla sottrazione di banche dati
Non è ontologicamente configurabile alcun abusivo ricorso alla contrattazione a termine nella normativa italiana sul reclutamento del personale docente ed A.T.A. [Ausiliari Tecnici Amministrativi] del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in quanto tale normativa, prevalente rispetto alle norme di cui al d.lgs. n. 165/2001 ed al d.lgs. n. 368/2001, è conforme non solo alla Costituzione italiana, ma anche alla Direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 ed all'allegato accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato. La specifica disciplina del reclutamento del personale scolastico, ai fini della prevenzione degli abusi derivanti dal ricorso ai contratti a termine, costituisce una "norma equivalente" ai sensi della clausola 5, punto 1, dell'accordo quadro, in quanto è legittimata dalla sussistenza di "ragioni obiettive", in particolare, della necessità di assicurare la continuità del servizio scolastico - obiettivo di rilevanza costituzionale - a fronte di eventi contingenti, variabili ed in definitiva imprevedibili, non solo nelle loro concrete ricadute a livello territoriale per la popolazione scolastica interessata, ma anche nella collocazione temporale. In ossequio al principio di cui all'art. 97 Cost., secondo cui si accede all'impiego presso una P.A. mediante procedura concorsuale, e dovendosi ritenere la normativa speciale sul reclutamento a termine del personale scolastico conforme alle norme comunitarie, non sussiste il diritto del personale precario alla stabilizzazione del proprio rapporto di lavoro a termine mediante conversione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato. Né, consequenzialmente, sussiste il diritto al risarcimento dei danni lamentati in ragione della conclusione di più contratti a termine seguenti luno allaltro.
Un grave sospetto: il sindacato di legittimità costituzionale in via incidentale può essere abusivo e mascherare l'obiezione di coscienza del giudice tutelare nel procedimento di autorizzazione dell'aborto della minore?
La demolizione del manufatto abusivo tra acquisizione gratuita e notifica dell'inottemperanza
Dall'altro, si precisa che, in tal caso, anche l'annullamento dell'ordine di demolizione di un manufatto abusivo in sede di giurisdizione amministrativa non incide sul provvedimento di restituzione in favore dell'autorità comunale, già disposta dal P.M. per l'inutile decorso del termine di novanta giorni dalla notifica dell'ingiunzione a demolire, essendosi verificata, alla scadenza del predetto termine, l'automatica acquisizione al patrimonio comunale del manufatto e dell'area di sedime.
L'A. affronta il tema del "classamento" nel concordato preventivo in una prospettiva sistematica volta a definire quando tale facoltà, insita nel diritto a proporre ai creditori una soluzione negoziata della crisi d'impresa, possa dirsi esercitata in modo "abusivo". Lungo tale linea lo studio affronta le recenti modifiche introdotte dal "decreto sviluppo" al concordato preventivo, nel tentativo di fornire una ricostruzione del tema in cui trovino organica spiegazione i controlli del tribunale sulla convenienza economica e sulla correttezza nella formazione delle classi, anche alla luce di una definizione generale delle categorie di "posizione giuridica" e "interesse economico".
La sentenza esclude che possa considerarsi abusivo il recesso da un contratto di finanziamento, esercitato da una banca, in presenza di gravi indizi di insolvibilità del soggetto mutuatario. Ciò consente alcune brevi riflessioni sul più generale problema del divieto di abuso del diritto, volte ad evidenziare come il riferimento a tale concetto non possa comunque comportare l'imposizione ad una delle parti contrattuali di sacrifici eccessivamente gravosi in favore dell'altra.
Inoltre, non può verificarsi alcun esercizio abusivo di tale istituto perché la sua causa giuridica è proprio quella di porre al riparo dall'esecuzione forzata i beni vincolati ai bisogni della famiglia. Conseguentemente, la costituzione del fondo patrimoniale a tale scopo, oltre a non integrare la fattispecie penale della frode, costituisce comunque esercizio di un diritto legittimo, totalmente non punibile a norma della scriminante di cui all'art. 51 c.p.
Preliminare di vendita d'immobile abusivo e diritti del mediatore
., prende spunto da una sentenza di merito che abbraccia una lettura innovativa, ma del tutto minoritaria, della questione relativa alla sufficienza della conclusione di un preliminare di vendita d'immobile abusivo affinché il mediatore possa vantare il diritto alla provvigione, per soffermarsi sulla questione della natura della mediazione tipica ed atipica anche alla luce della sentenza della Cassazione n. 16382 del 2009 e delle successive pronunce giurisprudenziali in argomento.
Trasferimento di ''terreno" con sovrastante edificio (abusivo): acquisto per accessione?
L'indagine s'incentra sulle conseguenze risarcitorie nell'uso abusivo dell'immagine altrui per fini commerciali, che, si ritiene, trovi tutela nel codice della proprietà industriale. In particolare viene in considerazione il disposto dell'art. 125 c.p.i., il quale, nella sua attuale formulazione, prevede il risarcimento del danno e la restituzione dei profitti conseguiti dall'A. della violazione. Ricorre, dunque, un'ipotesi di "disgorgement" ovvero di restituzione coattiva del profitto illecito, che alimenta il dibattito sulla ammissibilità nel nostro ordinamento dei danni punitivi.
Dopo aver delineato gli aspetti più significativi, sul piano civilistico, della nuova disciplina fiscale delle locazioni, di cui la sentenza rappresenta una delle prime applicazioni, si prendono in esame gli aspetti della normativa stessa che assumono una maggiore rilevanza sul piano sistematico generale, e si solleva il dubbio circa l'eventuale utilizzo abusivo cui alcuni meccanismi da questa introdotti potrebbero prestarsi.
Esercizio abusivo del diritto di controllo del socio non amministratore di s.r.l. e possibili tutele per la società
L'analisi, quindi, si sposta sulla verifica della giustificabilità e meritevolezza della deroga al regime tipico, introdotta dalla formula ''claims made'', alla luce dei principi che regolano l'autonomia privata e che pongono gli opportuni limiti ad un esercizio abusivo di essa.
Le Sezioni unite hanno inquadrato l'utilizzo abusivo da parte di soggetti qualificati delle utenze telefoniche disponibili per ragioni d'ufficio nel peculato d'uso, abbandonando l'interpretazione che qualificava quasi automaticamente il comportamento illecito in termini di peculato ordinario. Recenti modifiche normative riaccreditano, tuttavia, la configurabilità (a determinate condizioni) dell'abuso di ufficio divenuto nel frattempo reato più grave rispetto al delitto punito dall'art. 314, secondo comma, c.p.