Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

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Toniolo, Giuseppe 11 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
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. — I loro abusi invece possono divenire cagione di scandalo e di pervertimento pubblico come accadde per le classi capitaliste dell'Olanda, d'Inghilterra e di Germania ai tempi della riforma, e come in parte ancora si deplora nelle nazioni odierne, donde la severità della Chiesa e del diritto canonico nel perseguitare e correggere gli abusi dei capitalisti alla testa delle industrie e dei traffici, nonché le critiche acerbe e le inimicizie popolari contro di loro nell'età più recente.

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Nell'esercizio di un vero monopolio di superiorità e fra gli inevitabili abusi della cupidigia non rifiutano tuttavia i dettami della onesta mercantile,nei contratti versano sempre «il danaro di Dio», sono preoccupati del «giusto prezzo»,accettano le prescrizioni canoniche e «pro rimedio animale»,nel caso d'iniqui acquisti, profondono nella beneficenza. L'utilitarismo loro non traligna in egoismo gretto e oppressore; e anche al sorgere del primo salariato nel sec. XIV, nulla in Italia, nei rapporti di questo coi capitalisti, che ricordi lo sfruttamento prepotente dell'età moderna, né si spengono in essi gli ideali di solidarietà cristiana, di libertà civile, di cultura estetica; e que' mercanti si elevano a mecenati, uomini di Stato, letterati ed artisti.

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. ― Ma, fra arbitri ed abusi, le tradizioni del paese ne contennero fra limiti ragionevoli gli effetti, prevalendo così i benefici. Di tali provvidenze altre valsero a togliere alle corporazioni il carattere feudale; altre a metter freno a pretese egoistiche e a conflitti fra le industrie e ad assicurare il diritto ai cittadini di esercitare l'arte in ogni punto del regno; e le ultime, divenendo universali, a rendere le corporazioni più accessibili e meno restrittive (C. Jannet).

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Iniziata dalle razze latine, ove maggiori le idealità e l'individualismo egualitario, scoppiò in Francia non già con provvidenze riformatrici degli abusi, ma con una radicale opera negativa o distruttiva — di ogni legge speciale, anche disciplinatrice di ordinamento di classe anche lavoratrice, — di ogni intervento positivo dei pubblici poteri, anche a profitto della ricchezza generale, reputando bastassero il diritto comune, la libertà individuale e l'azione dello Stato puramente custode della giustizia fra tutti i cittadini, per assicurare il progresso economico e in ispecie lo slancio della produzione.

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I correttivi infatti di quegli abusi stanno nel ricondurre l'associazione sotto l'impero dell'etica e del diritto, seguendone lo sviluppo. — Di qui la necessità da parte dell'etica di definire, di mano in mano che grandeggia la utilità economica dell'associazione, le nuove e più squisite forme di doveri reciproci che ne conseguono; e di dispiegare, in nome della carità sociale, una propaganda di istituti associativi, in favore speciale dei deboli e più numerosi. — Di qui analogamente l'indirizzo odierno delle leggi, le quali, pur consacrando il diritto e la libertà delle associazioni (anco produttive), da un canto introducono più severe e speciali discipline alla loro gestione per il bene generale, dall'altro convergono a definire e favoreggiare nuove forme di associazioni (anco produttive economiche) in pro delle classi popolari.

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. — È questo il campo delle più gigantesche società capitalistiche; le antiche associazioni di mineranti fecero luogo oggi a società anonime per azioni colla loro espansione potente, ma insieme coi suoi abusi famosi di colossali concerti (i «trusts» dell'acciaio, del petrolio, del rame, ecc.), di monopoli dei prezzi, di giuochi di borsa, di fallimenti scandalosi.

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. ― Molto dipende dalla onestà e diligenza degli artigiani dispersi e quindi dalla difficoltà di controllare i possibili loro abusi sulle materie prime o nel lavoro, donde litigi coi sorveglianti («contremaîtres»), che talora divengono alla loro volta sfruttatori in nome del mercante. — Altrettanto decide lo spirito del commerciante speculatore; invero il piccolo industriale è «mediatizzato», fra lui e il pubblico ormai si interpone un mercante,che può divenire un sovrano e qualche volta un despota (Weber).

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Prescindendo però da tali circostanze storiche, le quali si risolvono per lo più in abusi colpevoli per nulla connessi col sistema industriale e che frattanto dimostrano quanto le condizioni soggettive etico-civili delle popolazioni influiscono sul valore di un ordinamento economico — quegli inconvenienti della fabbrica sono soltanto occasionati dal suo incentramento industriale, e del resto ammettono correttivi e compensi;come risulta da indagini ed esperienze concludenti, che giova riassumere in forma di risposte ad altrettante accuse.

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Insieme di provvedimenti di un patronato industriale, con cui gli impresari fecero doverosa riparazione di loro abusi e che avrebbe ancor più dispiegato la sua funzione sociale pacificatrice, se quel patronato si fosse meglio diretto ad abituare gli operai a fare da sé, cioè a divenire autori del proprio miglioramento; e se non fosse stato rallentato dalle crescenti diffidenze e lotte di classe per la propaganda socialistica. — Finalmente a prevenire e reprimere i disordini delle imprese importante ufficio incombe alle leggi industriali,quali risorsero veramente, prima in Inghilterra specie dal 1825 e poi dovunque; ed è qui da ricordare che è propriamente nelle fabbriche che tali leggi riescono più efficacemente ad applicarsi, perché la grandiosità di quelle pone in aperto la gravezza dei mali che altrove si

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Ma vi si ripercuotono sinistramente anche le deficienze e gli abusi di esse. I rapporti sociali del contratto di lavoro, dicemmo, sono quasi ex lege,e frattanto chi sa computare tra danno emergente e lucro cessante le perdite degli scioperi e serrate per un anno soltanto nella produzione industriale? Peggio dacché il costume non supplisce le leggi e così le cupidige sfrenate coi fallimenti e colle crisi di borsa ingoiano buona parte dei profitti annuali della nostra industria. Anzi le leggi stesse, spesso informate al panteismo politico germanico, non finiranno ad attutire il sentimento della responsabilità personale di classe e locale, che sempre assicurerebbe l'amorosa osservanza dell'onesto e del giusto a pro delle industrie? Così si impone con solenni esperienze il monito che le supreme ragioni spirituali nella vita dei popoli sono condizione ineluttabile al progresso normale della produzione, anzi agli stessi trionfi dell'industria moderna.

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di ragioni morali;donde il crescere del capitale in ragione dello svolgersi dello spirito di temperanza.Ciò normalmente, salvo deviazioni ed abusi. Le nazioni antiche erano consumatrici epicuree della ricchezza, acquisita spesso iniquamente col sudore servile, colla usura, coi tributi oppressivi; e quelle si spensero nella frenesia dei godimenti fra l'esaurimento d'ogni ricchezza. L'abnegazione cristiana, che insegnò il distacco da ogni disordinata affezione agli averi, per la prima volta nei popoli pose freno ai voraci consumi dell'oggi, abituando a risparmiare l'eccedenza in vista dell'avvenire; e si formò così il capitale nelle popolazioni medioevali. E allorché queste rischiarono di corrompersi nell'ebbrezza delle prime ricchezze guadagnate coi commerci levantini nelle prime crociate, l'apostolato di s. Francesco in onore della povertà le trattenne dal lusso dissipatore e il capitale vieppiù si accumulò; di influenze civili-politiche. Il senso del miglioramento indefinito ossia del progresso della civiltà, da effettuarsi colla propria intraprendenza e colle guarentige dell'ordine pubblico,le quali assecurino le aspettative legittime dell'avvenire, non solo favorisce i risparmi, ma l'impiego loro nelle industrie fruttuose, tramutando così rapidamente le semplici riserve giacenti in capitale produttivo. Le genti orientali sotto il pondo della immobilità e la continua minaccia dei governi dispotici e rapaci si contrassegnano per lo sterile tesaurizzare, che già è proprio di ogni popolo e di ogni periodo di decadenza. È caratteristica invece delle società europee alla testa della civiltà, in ispecie nei momenti in cui la pace e la stabilità politica concedono le secure previsioni dell'avvenire, di riversare e mantenere di continuo i capitali nel giro di una produzione e circolazione che non hanno tregua.

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