Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abusi

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Il dovere dei popolari nell'ora presente

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Anche le «provincie tranquille», quelle cioè funestate da un numero minore di conflitti offrono questo quadro: leggi impudentemente e impunemente violate, crimini non perseguiti dalla giustizia, contadini ed operai che devo— no abbandonare la terra dei loro padri per farsi emigrati politici, impiegati costretti a tutte le abdicazioni per non perdere un tozzo di pane, lavoratori privati di ogni libertà di associazione e sottoposti al monopolio sindacale più imperativo, cittadini illegalmente spogliati dei loro diritti amministrativi, spesso abusi di funzionari e talvolta corruzione di capi. Ma che cosa è tutto questo al paragone di quanto avviene nelle provincie più agitate? E c’è chi suppone che un partito il quale ha quotidianamente sotto gli occhi un simile panorama e sente giungere a lui innumeri voci di angoscia, di sdegno, di protesta, possa attenuare la sua opposizione, inaugurata quando un orrendo delitto politico non aveva ancora proteso sul regime la sua tragica ombra ed i fiancheggiatori non avevano ancora proclamato fallito il loro esperimento? Se noi, — dice l’oratore —, dopo averla spiegata, lasciassimo cadere la bandiera di combattimento, altra schiera più ardimentosa verrebbe a risollevarla; tanto insostenibile ormai, tanto insopportabile appare il presente stato di cose.

Comizi fiemmesi

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Ma questi subirono molte modificazioni in base ai decreti governativi del 1838, del 1845, del 1858 e 1861 e anche per abusi subentrati nei singoli comuni. Ora il nuovo consesso avrà il compito di stabilire nettamente i diritti vicinali e ridare eventualmente loro vigore. Il movimento è quindi per i vicini assai importante tanto più che ad un consesso loro favorevole sarebbe possibile in via di fatto favorire largamente la popolazione indigena. Infine lo statuto introduce ovunque la pubblicità ed il controllo, ciò che segnerà un grande progresso e una democratizzazione della vita amministrativa in Fiemme. È codesto un vantaggio piccolo, quando si facciano i confronti coi misteri incontrollati delle passate amministrazioni? Si dice che il provvisorio intacca l’autonomia della comunità. Che autonomia esisteva prima? Si pensi che già nel 1795 i fiemmesi accettavano nelle consuetudini la riserva del vescovo Pietro Thun, la quale in sostanza autorizzava il Vescovo e i suoi successori a modificare a proprio talento gli antichi statuti. Dal 1810 al 1866 la comunità non fu punto indipendente. Troviamo la diretta ingerenza delle autorità politiche in moltissimi casi, perfino i preventivi dovevano subire l’approvazione e le nomine la conferma. È vero che dopo il' ’66 la Giunta non esercitò una sorveglianza così intensa, come prima, ma ciò accadde anche per moltissimi comuni e del resto nel 1870, nel 1879, nel 1883, nel 1886, nel 1888, nel 1889, nel 1890 e nel 1897 intervenne e i tribunali le diedero ragione. Secondo il provvisorio la Giunta non interverrà che in casi di ricorsi, oppure di infrazione del regolamento. Per il resto l’amministrazione è autonoma. Ed infine si oppone che il provvisorio sarà un provvisorio austriaco e durerà in eterno. Ciò dipenderà dai fiemmesi, conclude l’oratore. Se essi, compresi dall’importanza di questo momento affideranno il nuovo consesso in mano di uomini onesti, sinceri, amanti del popolo e del benessere della valle, il provvisorio cederà presto il campo ad un definitivo migliore.

Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

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Toniolo, Giuseppe 9 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
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Essa rinvenne occasione e spinta nelle condizioni sociali economiche, aggravatesi sotto il lungo dominio del mercantilismo il quale, cogli impacci regolamentari, cogli abusi del capitalismo monetario, coll'artificioso incentramento dei commerci mediante privilegi di Stato, colle guerre di tariffe e d'armi per gelosia mercantile, e colla conseguente trascuranza dell'agricoltura, aveva recato tutta Europa al principio del secolo XVIII ad un vero esaurimento.

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Nei riguardi economici quella data (alla metà del secolo XIX) segna il vigoroso sviluppo e il predominio definitivo delle grandi industrie sulle mediane e piccole, analogamente delle vaste proprietà sui piccoli patrimoni ed esercizi agricoli, nonché del commercio mondiale e della concorrenza universale sui traffici locali o nazionali interni; mercé il favore delle industrie meccaniche, delle ferrovie, della navigazione a vapore, dei trattati di commercio, soprattutto del credito e delle operazioni bancarie e di borsa, grandeggiando in tutta la sua potenza e nei suoi abusi il capitalismo; e quindi l'accentuarsi di profonde disuguaglianze economiche fra il ceto capitalistico e quello operaio, rese più flagranti dalla proclamata eguaglianza civile e politica, nonché dal lusso delle nuove classi borghesi, sostituitosi a quello della antica aristocrazia, e invidiato più che mai dalle moltitudini.

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Cominciato con questioni di metodo deduttivo, la cui preminenza (od esclusivo valore) nelle ricerche economiche si trova già propugnata dagli inglesi Gossen (1854) poi Jevons (1862) e infine Walras francese (1873), i quali presumono di sottoporre il sentimento dell'utile ad analisi matematiche, ed accoppiandosi agli studi di psicologia empirica del Wundt e della sua scuola — tale indirizzo, che potrebbe dirsi neoclassico, fu eretto a sistema da Carlo Menger colle sue Ricerche sul metodo delle scienze sociali (1882) e con l'opuscolo sull' «isterismo» (1883) cioè sugli abusi della storia nell'economia. Per questa via metodica esso venne a rivendicare nel dominio economico, accanto alle leggi positive, i principi edonistici di ragione universale, fondati nella natura dello spirito umano; — reagendo così al relativismo sistematico della scuola sociologica, e riannodandosi alle tradizioni di Adamo Smith e dell'economia classico-liberale.

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Gli abusi in proposito troppo frequenti nella storia sono stati la conseguenza dell'oblio di questo principio; e ancora oggi il programma del socialismo di Stato poggia sopra la violazione di esso.

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Già vedemmo (nella «Storia delle dottrine economiche») come imperò dal secolo XVI al XVIII l'utilitarismo politico o di Stato ed anzi dinastico, in pro di un assolutismo neo-pagano, che con tutti gli abusi del privilegio, dei monopoli, del regolamentarismo asfissiante e spesso violento, sacrificò, pervertì, e infine aduggiò la normale espansione della ricchezza, con immenso regresso sull'economia medioevale, e colla immolazione dei ceti laboriosi, principio e fomite della odierna crisi sociale (Mayer, Loria).

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Predisposto storicamente dal grande accentramento politico di Roma, antica assimilatrice di tante stirpi, e dallo stritolamento e rimescolio di tanti popoli nel corso delle invasioni germaniche, soffolto e maturato, fra vecchi e nuovi pregiudizi e fra violenze di razze, di classi, di governi, dal concetto religioso di «cattolicità» e da quello civile di « repubblica dei popoli cristiani » sotto il papa e l'imperatore per la difesa della comune civiltà, fermentato dai pellegrinaggi nazionali e internazionali, in Ispagna, a Gerusalemme, a Roma e soprattutto dalle crociate, che per secoli riversarono l'occidente sull'oriente, — il movimento dislocativo delle genti cristiane, iniziandosi nel secolo XI col risorgimento dei Comuni italiani, presenta nella storia (fra gli stessi abusi) uno sviluppo sistematico e continuato;il quale, attraverso nuove forme di colonizzazione, tiene il suo culmine nella emigrazione spontanea e universale dei nostri dì, rifluendo per mille meandri sull'economia.

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Molto vi contribuì la politica economica chiusa del mercantilismo e l'affermazione della onnipotenza di Stato, in mezzo agli stessi abusi. Anche economicamente la nazione francese si costituì soltanto al tempo di Enrico IV per merito di Sully, e quella inglese per gli atti di navigazione di Cromwell e di Carlo II e per le leggi di Elisabetta. La Germania non iniziò una vera economia nazionale che con Federico II (sec. XVIII), e meglio alla metà del secolo XIX con List e lo «Zollverein». L'Italia non ha formata ancora (vedi il contrasto fra nord e sud), colla fusione dei propri interessi, la sua economia nazionale.

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Le quali, in onta ai nuovi principi cristiani, per sorvissuti pregiudizi pagani, per abusi rinnovantisi, per connessione con altri istituti storico-giuridici (p. e. il diritto bellico o il regime feudale), sotto varie forme attenuate persistettero secolarmente nella cristianità; — quella (la schiavitù), bensì assottigliata in numero, ma applicata dai germani stranieri ai vinti latini, più tardi dagli italiani agli infedeli orientali (slavi, schiavi) fatti prigionieri in guerra o comperati sulle coste mediterranee, ed usata nelle città mercantili e doviziose nei servigi domestici; — questa (la servitù), invece estesa vieppiù come eredità della gleba romana sui beni pubblici e privati, ribadita dovunque dai barbari sulle soggiogate ed espropriate genti campagnole, perpetuate sulle terre feudali più o meno per tutto il medio evo. Ma infine ambedue, fra gli stessi ripetuti conati di prepotente riproduzione, vennero definitivamente nella civiltà occidentale moderna a disparire.

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Per analogia di nome e di concetto colle scienze naturali, e senza dividere la fallacia o almeno gli abusi della sociologia naturalistico-morfologica (da Spencer ad Ammon), per organi si intendono «forme di consociazioni e convivenze umane, distinte ciascuna per un proprio fine specifico e per corrispondenti funzioni, aventi pertanto una esistenza autonoma, rispetto a quella complessiva della società alla quale esse cospirano». Fra questi organi uno è di carattere individuale privato: la famiglia (società domestica), che racchiude in germe ogni forma di convivenza collettiva, e sta alla base dell'edificio sociale: primum humani consortii rudimentum (Vico). Parecchi invece gli organi collettivi, le razze o stirpi,le classi, le convivenze territoriali.Gli istituti sono invece «sistemi distinti di rapporti giuridici che avvalorano quegli organi stessi». Fra quelli privati, gli istituti della libertà personale,del matrimonio,della proprietà; fra quelli pubblici la corporazione,lo Stato, la Chiesa.

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Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

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Toniolo, Giuseppe 11 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
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. — I loro abusi invece possono divenire cagione di scandalo e di pervertimento pubblico come accadde per le classi capitaliste dell'Olanda, d'Inghilterra e di Germania ai tempi della riforma, e come in parte ancora si deplora nelle nazioni odierne, donde la severità della Chiesa e del diritto canonico nel perseguitare e correggere gli abusi dei capitalisti alla testa delle industrie e dei traffici, nonché le critiche acerbe e le inimicizie popolari contro di loro nell'età più recente.

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Nell'esercizio di un vero monopolio di superiorità e fra gli inevitabili abusi della cupidigia non rifiutano tuttavia i dettami della onesta mercantile,nei contratti versano sempre «il danaro di Dio», sono preoccupati del «giusto prezzo»,accettano le prescrizioni canoniche e «pro rimedio animale»,nel caso d'iniqui acquisti, profondono nella beneficenza. L'utilitarismo loro non traligna in egoismo gretto e oppressore; e anche al sorgere del primo salariato nel sec. XIV, nulla in Italia, nei rapporti di questo coi capitalisti, che ricordi lo sfruttamento prepotente dell'età moderna, né si spengono in essi gli ideali di solidarietà cristiana, di libertà civile, di cultura estetica; e que' mercanti si elevano a mecenati, uomini di Stato, letterati ed artisti.

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. ― Ma, fra arbitri ed abusi, le tradizioni del paese ne contennero fra limiti ragionevoli gli effetti, prevalendo così i benefici. Di tali provvidenze altre valsero a togliere alle corporazioni il carattere feudale; altre a metter freno a pretese egoistiche e a conflitti fra le industrie e ad assicurare il diritto ai cittadini di esercitare l'arte in ogni punto del regno; e le ultime, divenendo universali, a rendere le corporazioni più accessibili e meno restrittive (C. Jannet).

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Iniziata dalle razze latine, ove maggiori le idealità e l'individualismo egualitario, scoppiò in Francia non già con provvidenze riformatrici degli abusi, ma con una radicale opera negativa o distruttiva — di ogni legge speciale, anche disciplinatrice di ordinamento di classe anche lavoratrice, — di ogni intervento positivo dei pubblici poteri, anche a profitto della ricchezza generale, reputando bastassero il diritto comune, la libertà individuale e l'azione dello Stato puramente custode della giustizia fra tutti i cittadini, per assicurare il progresso economico e in ispecie lo slancio della produzione.

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I correttivi infatti di quegli abusi stanno nel ricondurre l'associazione sotto l'impero dell'etica e del diritto, seguendone lo sviluppo. — Di qui la necessità da parte dell'etica di definire, di mano in mano che grandeggia la utilità economica dell'associazione, le nuove e più squisite forme di doveri reciproci che ne conseguono; e di dispiegare, in nome della carità sociale, una propaganda di istituti associativi, in favore speciale dei deboli e più numerosi. — Di qui analogamente l'indirizzo odierno delle leggi, le quali, pur consacrando il diritto e la libertà delle associazioni (anco produttive), da un canto introducono più severe e speciali discipline alla loro gestione per il bene generale, dall'altro convergono a definire e favoreggiare nuove forme di associazioni (anco produttive economiche) in pro delle classi popolari.

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. — È questo il campo delle più gigantesche società capitalistiche; le antiche associazioni di mineranti fecero luogo oggi a società anonime per azioni colla loro espansione potente, ma insieme coi suoi abusi famosi di colossali concerti (i «trusts» dell'acciaio, del petrolio, del rame, ecc.), di monopoli dei prezzi, di giuochi di borsa, di fallimenti scandalosi.

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. ― Molto dipende dalla onestà e diligenza degli artigiani dispersi e quindi dalla difficoltà di controllare i possibili loro abusi sulle materie prime o nel lavoro, donde litigi coi sorveglianti («contremaîtres»), che talora divengono alla loro volta sfruttatori in nome del mercante. — Altrettanto decide lo spirito del commerciante speculatore; invero il piccolo industriale è «mediatizzato», fra lui e il pubblico ormai si interpone un mercante,che può divenire un sovrano e qualche volta un despota (Weber).

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Prescindendo però da tali circostanze storiche, le quali si risolvono per lo più in abusi colpevoli per nulla connessi col sistema industriale e che frattanto dimostrano quanto le condizioni soggettive etico-civili delle popolazioni influiscono sul valore di un ordinamento economico — quegli inconvenienti della fabbrica sono soltanto occasionati dal suo incentramento industriale, e del resto ammettono correttivi e compensi;come risulta da indagini ed esperienze concludenti, che giova riassumere in forma di risposte ad altrettante accuse.

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Insieme di provvedimenti di un patronato industriale, con cui gli impresari fecero doverosa riparazione di loro abusi e che avrebbe ancor più dispiegato la sua funzione sociale pacificatrice, se quel patronato si fosse meglio diretto ad abituare gli operai a fare da sé, cioè a divenire autori del proprio miglioramento; e se non fosse stato rallentato dalle crescenti diffidenze e lotte di classe per la propaganda socialistica. — Finalmente a prevenire e reprimere i disordini delle imprese importante ufficio incombe alle leggi industriali,quali risorsero veramente, prima in Inghilterra specie dal 1825 e poi dovunque; ed è qui da ricordare che è propriamente nelle fabbriche che tali leggi riescono più efficacemente ad applicarsi, perché la grandiosità di quelle pone in aperto la gravezza dei mali che altrove si

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Ma vi si ripercuotono sinistramente anche le deficienze e gli abusi di esse. I rapporti sociali del contratto di lavoro, dicemmo, sono quasi ex lege,e frattanto chi sa computare tra danno emergente e lucro cessante le perdite degli scioperi e serrate per un anno soltanto nella produzione industriale? Peggio dacché il costume non supplisce le leggi e così le cupidige sfrenate coi fallimenti e colle crisi di borsa ingoiano buona parte dei profitti annuali della nostra industria. Anzi le leggi stesse, spesso informate al panteismo politico germanico, non finiranno ad attutire il sentimento della responsabilità personale di classe e locale, che sempre assicurerebbe l'amorosa osservanza dell'onesto e del giusto a pro delle industrie? Così si impone con solenni esperienze il monito che le supreme ragioni spirituali nella vita dei popoli sono condizione ineluttabile al progresso normale della produzione, anzi agli stessi trionfi dell'industria moderna.

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di ragioni morali;donde il crescere del capitale in ragione dello svolgersi dello spirito di temperanza.Ciò normalmente, salvo deviazioni ed abusi. Le nazioni antiche erano consumatrici epicuree della ricchezza, acquisita spesso iniquamente col sudore servile, colla usura, coi tributi oppressivi; e quelle si spensero nella frenesia dei godimenti fra l'esaurimento d'ogni ricchezza. L'abnegazione cristiana, che insegnò il distacco da ogni disordinata affezione agli averi, per la prima volta nei popoli pose freno ai voraci consumi dell'oggi, abituando a risparmiare l'eccedenza in vista dell'avvenire; e si formò così il capitale nelle popolazioni medioevali. E allorché queste rischiarono di corrompersi nell'ebbrezza delle prime ricchezze guadagnate coi commerci levantini nelle prime crociate, l'apostolato di s. Francesco in onore della povertà le trattenne dal lusso dissipatore e il capitale vieppiù si accumulò; di influenze civili-politiche. Il senso del miglioramento indefinito ossia del progresso della civiltà, da effettuarsi colla propria intraprendenza e colle guarentige dell'ordine pubblico,le quali assecurino le aspettative legittime dell'avvenire, non solo favorisce i risparmi, ma l'impiego loro nelle industrie fruttuose, tramutando così rapidamente le semplici riserve giacenti in capitale produttivo. Le genti orientali sotto il pondo della immobilità e la continua minaccia dei governi dispotici e rapaci si contrassegnano per lo sterile tesaurizzare, che già è proprio di ogni popolo e di ogni periodo di decadenza. È caratteristica invece delle società europee alla testa della civiltà, in ispecie nei momenti in cui la pace e la stabilità politica concedono le secure previsioni dell'avvenire, di riversare e mantenere di continuo i capitali nel giro di una produzione e circolazione che non hanno tregua.

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Considerazioni sul potere temporale dei papi

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1895
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974.
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Pio IX pronunciò un'allocuzione ai cardinali contro gli usurpatori della S[anta] S[ede] e il progetto di legge contro gli abusi del clero e Mancini il '77 emana una scandalosa circolare, comandando di non ubbidire ai precetti del Papa, e permette fin che si parodiasse l'allocuzione predetta con invereconde illustrazioni. Tutti ricordate la circolare Mezzacapo sul matrimonio religioso, piena di errori contro la nostra fede, il progetto di legge Villa sulla precedenza del matrimonio civile, il decreto di Pelloux o di altro che non ricordo, firmato dal re, che dichiarava concubinato il solo matrimonio religioso dei militari.

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