Poi, analizza criticamente la norma che disciplina il "quorum" di partecipazione del "referendum" abrogativo, mantenendo la regola prevista dall'art. 75 della Costituzione, ma stabilendo che, qualora il "referendum" sia richiesto da almeno ottocentomila elettori, per il raggiungimento del "quorum" basti la partecipazione della maggioranza degli elettori che hanno votato nelle ultime elezioni politiche. Lo scritto si conclude con alcune considerazioni critiche sul "referendum" propositivo e sul "referendum" di indirizzo.
L'A. ne evidenzia gli elementi di irragionevolezza alla ricerca di spunti critici che permettano una corretta applicazione in base al diritto comune, come alternativa ad una sentenza della Corte costituzionale o a un referendum abrogativo.