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La Stampa

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L'imam Mostafa Aboussaad

Per il dottor Mostafa Aboussaad, psicologo, insegnante e imam della moschea di corso Giulio Cesare 6, non c'è niente di strano: «Per lo più si tratta di persone che hanno amici sposati con donne musulmane e che hanno potuto rendersi conto di come questi siano matrimoni felici». Il record di riuscita sarebbe delle coppie formate da un uomo italiano intorno ai 40 anni e una donna musulmana di 28-30. «Parecchi chiedono ai responsabili della moschea di essere aiutati a trovare una brava ragazza. Questo, in effetti, è uno dei "servizi" che i nostri centri di preghiera svolgono in tutto il mondo. Alcuni, soprattutto uomini sui 55 anni, vorrebbero una moglie somala. Poi c'è chi invece una fidanzata ce l'ha già e vorrebbe solo la possibilità di sposarsi. Oppure punta a un certificato per andare nei Paesi islamici a cercarla o pensa di delegare un amico musulmano per trovarla». Ma il desiderio di emulare conoscenti felici non basta. «L'80 per cento degli uomini che vengono da noi chiedendo di convertirsi "a scopo matrimonio" (ndr: a una musulmana non è permesso sposare un non-musulmano) non ce la fa: la loro convinzione religiosa evidentemente non è sufficiente. Noi diciamo ben chiaro che diventare musulmani non è una scelta facile. Devono conoscere l'Islam, studiare, frequentare la moschea per alcuni mesi, imparare il primo capitolo del Corano - "Al Fatiha" in arabo. Molti non resistono». Aboussaad precisa: «In generale non accettiamo le persone che vogliono diventare musulmane solo per sposarsi. Se invece sono convinte delle loro intenzioni e il matrimonio è la ragione "minore", allora sono benvenute. In ogni caso, l'Islam vuole una società basata su regole che mettono in primo piano anche il matrimonio. Tra l'altro, sposare una donna o un uomo di origine diversa serve a creare legami sociali tra i popoli: un fatto sempre positivo». A scanso di equivoci - è di poche settimane fa l'accusa di "invadenza" degli islamici lanciata da un parroco torinese - l'imam spiega inoltre che «come musulmani non andiamo mai a predicare cercando di islamizzare i cristiani. Non abbiamo risorse umane o materiali destinate a questo scopo: da noi è la gente che viene a bussare alla porta». Anche i cinque dipendenti Atm hanno bussato alla porta? «Sono venuti prima in due, poi sono arrivati gli altri. Ma non c'è niente di strano. Recentemente è anche arrivato un alto dirigente di un ente pubblico. Negli ospedali ci sono ormai decine di medici e infermieri torinesi e piemontesi passati all'Islam. E nelle moschee ora cominciano a presentarsi anche studenti e giovani coppie italiane». Ovviamente nemmeno la Chiesa ignora il fenomeno delle coppie miste e della convivenza di culture diverse. Dopo il Centro diocesano «Federico Peyrone» di via Barbaroux 30, che da qualche anno si occupa del dialogo e della conoscenza islamo-cristiana, nei mesi scorsi è sorto «L'incontro» di via Le Chiuse 14, uno spazio di ascolto per famiglie di cultura europeo-islamica.

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