Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abolizione

Numero di risultati: 45 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

L'assemblea generale del partito

388037
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Il partito polare e le elezioni comunali

388108
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Parlamento e politica

388114
Luigi Sturzo 1 occorrenze

Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

393975
Toniolo, Giuseppe 16 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
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Ma qui pure prevalgono, — dapprima gli entusiasmi di un liberalismo ottimista,di mano in mano che si usufruivano i vantaggi immediati della abolizione di non pochi antiquati e irrazionali vincoli legislativi o della correzione di viete e fiacche pratiche sociali; — più tardi invece pigliano il sopravvento le previsioni pessimiste,di mano in mano che si incominciarono a sperimentare le delusioni di una economia individualistica dissolvente e non contenuta dalla moralità e dalle leggi.

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Si pensi quali scosse profonde ha subito la società del secolo XIX, nell'ordine civile ed economico, dalle rivoluzioni politiche (1821, '31, '48) alle agitazioni formidabili socialistiche (1848 e 1863 ad oggi), alla abolizione della schiavitù in America (1860-65) e della servitù in Russia (1960), fino alla ecatombe quasi periodica di vite e di miliardi ad ogni guerra e crisi mercantile. E tuttavia una riposta vis medicatrix, che deriva in gran parte (non esclusivamente) da questa crescente riserva di energie biologiche, la abilitò finora a riprendere alacre il cammino dell'incivilimento e della poderosa sua produzione.

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XVIII al XIX, mercé l'emancipazione delle colonie americane da quelle inglesi (1776), fino all'ultima spagnola di Cuba (1888), e mercé la abolizione della schiavitù negli Stati Uniti (1865); non così il fatto dei loro sterminati territori aperti a produzioni naturali e bisognevoli di braccia per usufruirne i tesori, di fronte al continente europeo denso e industrioso (Loria). E così, cresciute rapidamente le genti d'Europa e quivi il prezzo delle derrate lungo il secolo XIX, l'America diviene l'ingente sede di gravitazione di una spontanea e indefinita emigrazione, principalmente agricolo-fondiaria, che sostenta lo scambio fra prodotti agrari americani e quelli industriali europei. Dall'Europa manifatturiera con 40 abitanti per kmq. all'America tuttora diradata con meno di 4 (3,8) per kmq., fra il 1800 e 1891 uscirono ben 26 milioni di emigranti in gran parte diretti all'America, la quale, fra gli stessi rapidi progressi industriali degli Stati Uniti, mantiene ognora fisionomia essenzialmente agricola, colle sue derrate inondando l'Europa; mentre l'Italia sola, a quell'afflusso di lavoro in 27 anni, dal 1876 al 1903, contribuì con oltre tre milioni di braccianti, quasi tutti campagnoli (Schmoller, Colaianni, Ann. uff. 1904).

Pagina 1.471

Siccome risultato definitivo di una serie di progressi civili: — della successiva emancipazione politica di tutta l'America dall'Europa (fra la costituzione di Washington 1782, e la separazione di Cuba 1898); — della abolizione della schiavitù nelle colonie inglesi (1833) e negli Stati Uniti (1865); — della autonomia civile ed economica concessa dalla Gran Bretagna alle sue colonie (1833, 1850), fino al riconoscimento della Federazione australiana (1902); — della rimozione dei divieti legali alla uscita dalla patria (dal 1820 in poi), e del connesso slancio dei rapporti economici cosmopolitici (specie dal 1860) congiunto alle agevolezze delle comunicazioni e alle leggi internazionali di libero cambio; — l'emigrazione, senza arrestare lo sviluppo della colonizzazione politica, spicca come un fenomeno demografico più ampio di essa e stretto direttamente coll'incivilimento.

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Pagina 2.119

Urti e conflitti di classe segnarono l'ore sanguinose, anche nell'evo cristiano, della abolizione della servitù colla «jacquerie» francese (1358) e colla guerra dei contadini (1525), dell'avvento al potere delle Arti minute nel tumulto dei Ciompi (1378), della distruzione della nobiltà e del trionfo del terzo stato (1789) in Francia, dell'emancipazione degli schiavi bianchi nelle campagne e nelle città industriali in Inghilterra nei primi del secolo XIX, e della proclamazione ed attuazione della lotta sistematica da parte del proletariato contro il capitalismo, a cavaliere dei due secoli XIX e XX. — Ma non più si smarrì totalmente in Europa il sentimento del dovere di tutte le classi, specie delle superiori verso la società;ed anco nel pervertimento dell'«ancien régime» era proverbiale il motto che tutte le classi servono al pubblico bene,il clero colla preghiera, la nobiltà colla spada, la borghesia colla borsa. Né le più gloriose migliorie conseguite fra le classi furono il risultato di quelle violenze; ma ben più del sentimento cristiano di giustizia e carità da parte delle superiorità sociali in pro dei ceti inferiori, col patronato del signore feudale, colle affrancazioni dei servi da parte della Chiesa, coi Collegi degli artigiani e colle libere associazioni fra le moltitudini. Ed oggi la ricostruzione in classe del proletariato non si annunzia già come il risultato probabile di una lotta catastrofica a danno del capitalismo, ma come il premio di una legislazione operaia,la quale riproduca l'antica armonia cristiana dei ceti superiori e inferiori, sulla base del riconoscimento della autonomia delle classi rispettive.

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Non vi ha un solo de' grandi problemi etico-sociali ed anche economici delle popolazioni, a cui essa non trovisi nei secoli, colla sua autorità morale, colle sue leggi positive, colle sue influenze civili efficacemente intrecciata, dalla abolizione della schiavitù personale, all'ordine familiare, alle libertà popolane, ai problemi del lavoro, degli scambi, della proprietà. Essa affrontò e sciolse da sola il problema sociale nell'età di mezzo; essa presentasi consigliera e coadiutrice alla soluzione di esso anche oggidì. È una forza viva che accompagna il cammino storico dell'incivilimento, dalla quale il sociologo e l'economista non possono prescindere (Weiss, H. Pesch).

Pagina 2.180

Sua abolizione. ‒ 1. A mutare quella pietra angolare dell'edificio sociale-giuridico basato sulla schiavitù, occorreva una virtù che partisse da una regione superiore a questo ambiente di pregiudizi e pervertimenti, costituito da millenni, la quale, cominciando dal rinnovare a fondo i concetti spirituali intorno all'uomo,tesoreggiasse tutte le forze individuali, sociali, giuridiche, per convergerle con un processo storico secolare alla abolizione della schiavitù. Ciò fece il cristianesimo per mezzo della Chiesa. Esso, partendo dalle idee, proclamò l'uomo un essere creato ad immagine di Dio ed avente un'anima a fini sovrannaturali, da cui non può essere disviata dagli altri uomini,tutti uguali in questa finalità morale. Ed analogamente esso predicò l'affrancamento dello spirito umano da ogni ostacolo esteriore sociale-giuridico nel raggiungere i suoi fini sovrannaturali; facendo in tal modo atto strettamente etico-religioso, e limitandosi lungamente a questo.

Pagina 2.185

. – Di questa graduale attenuazione e abolizione della schiavitù e di forme derivate non mancarono.

Pagina 2.187

Pagina 2.190

Era tuttavia un progresso, perché sopra di questa, la servitù dava il sopravvento ad uno stato di semi-libertà,il quale pure obbligando ad altri per tutta la vita il lavoro (l'attività), riconosceva la incolumità fisica e morale della persona.Nondimeno si può con rigore critico affermare che queste ragioni filosofiche, civili, economiche non sarebbero bastate senza il cristianesimo ad una abolizione generale e definitiva sì della schiavitù che della servitù. Le quali, in onta ai nuovi principi cristiani, per sorvissuti pregiudizi pagani, per abusi rinnovantisi, per connessione con altri istituti storico-giuridici (p. e. il diritto bellico o il regime feudale), sotto varie forme attenuate persistettero secolarmente nella cristianità; — quella (la schiavitù), bensì assottigliata in numero, ma applicata dai germani stranieri ai vinti latini, più tardi dagli italiani agli infedeli orientali (slavi, schiavi) fatti prigionieri in guerra o comperati sulle coste mediterranee, ed usata nelle città mercantili e doviziose nei servigi domestici; — questa (la servitù), invece estesa vieppiù come eredità della gleba romana sui beni pubblici e privati, ribadita dovunque dai barbari sulle soggiogate ed espropriate genti campagnole, perpetuate sulle terre feudali più o meno per tutto il medio evo. Ma infine ambedue, fra gli stessi ripetuti conati di prepotente riproduzione, vennero definitivamente nella civiltà occidentale moderna a disparire.

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Pagina 2.196

Stowe, e politicamente uomini di Stato, Pitt, Fox, Huskisson, Jefferson, — riusciva primamente al «bill» del 1833 nella Gran Bretagna per la liberazione degli schiavi (verso indennità ai padroni) in tutte le sue colonie, — seguito dalla analoga legge francese del 1848 (già predisposta dalla Convenzione,1794); — e infine alla abolizione improvvisa e violenta della schiavitù, dopo cinque anni di guerra micidiale (1860-65), nell'Unione nord-americana, per opera di A. Lincoln, e graduale nella rimanente America; — traducendosi ancora il procedimento in convenzioni internazionali per la soppressione universale della tratta, già nel trattato del 1815, e meglio nella conferenza diplomatica del 1889 a Bruxelles.

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Il processo storico di abolizione della schiavitù e servitù e della affermazione legale della libertà rimarrà ognora l'esempio tipico dei metodi pratici di ogni salutare riforma sociale, ammonendo: — di prender le mosse dai principi razionali e morali, ricollegati ai veri sovrannaturali; — di procedere ad applicazioni concrete con forme successive e graduali; — e di tesoreggiare all'uopo le molteplici forze vive e le vicende storiche della convivenza civile. Le conseguenze di essa sulla ricchezza si estimeranno in tutte le leggi economiche. Basti qui dire che la libertà non soltanto sospinge e favorisce il lavoro più intenso, intelligente, efficace, ma quel che è più, educa alle più svariate, ardite e perduranti iniziative economiche; — e più ancora, che tende ad elevare e nobilitare tutte le classi, sul fondamento comune della multiforme e meritoria attività produttiva e distributiva. Così l'economia cristiana del libero lavoro riuscì il contrapposto dell'economia servile pagana.

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Le donne per il cristianesimo si trovarono spiritualmente pareggiate all'uomo, regine del suo cuore, sublimate nella loro verginità, onorate nella maternità; educatrici delle generazioni crescenti, arbitre perciò del costume, che vale più delle leggi; partecipi alla cultura generale, con Caterina di Alessandria, con Paola ed Eustochio (studi biblici e filosofici), alle riforme sociali con Melania (abolizione della schiavitù), a quelle civili politiche con Matilde, con Giovanna d'Arco, con Caterina di Siena, con Isabella di Castiglia; e per loro difesa e dignità si corregge il ius civile (dote, eredità), si modifica il diritto costituzionale (successione al trono) e si propaga l'istituto meraviglioso della cavalleria.

Pagina 2.41

Per il lavoratore invece, nell'età novella, quasi primavera dischiusa al popolo diseredato dopo quel verno millenario, — prima rivendicata la libertà dell'anima, poi la dignità del lavoro (i due argomenti di abolizione della schiavitù); e il lavoro, massimamente manuale, santificato da un Dio, operaio nell'officina fabbrile, dagli apostoli, da monaci, che vivono delle lor mani; dichiarato libero da ben 300 atti e decreti ecclesiastici nel medio evo in favore degli schiavi; e per esso rivendicato il diritto alla mercede; e tutta una legislazione canonica e civile che la difende dalle usure, dai monopoli, dallo sfruttamento. E sotto la feconda ispirazione cristiana e per il ministero della Chiesa, non paga a questo ufficio di affrancazione e tutela del lavoratore, il moltiplicarsi di ogni sussidio al suo miglioramento, perché si avveri in lui storicamente la promessa del salmo: «perché tu mangi delle fatiche delle tue mani tu sei beato e sarai felice» (Ps. 127). Donde la forza delle associazioni,che nelle campagne cominciano colle universitates rurali intorno alla pieve, colle domuscultae di Gregorio Magno nell'agro romano, in que' campi o poderi sperimentali di ogni monastero, da Bangor in Scozia, a Falda, a Cluny, a Farfa; e le trasformazioni dell'enfiteusi che il campagnolo fa condomino del proprietario, e della mezzadria che lo fa socio del padrone. Organizzazione che nella città si inaugura colla confraternita, si amplia in sodalizi di mutuo sovvenimento, si matura colle Corporazioni, ove il ceto lavoratore ormai costituito rinviene ordine, ricchezza, potere. Potere di fatto che si tramuta in autorità di diritto, della quale il popolo si avvantaggia mercé le leggi tutrici e adiutrici del lavoro, spuntato già nel codice teodosiano, nei capitolari carolingi, nel corpus iris canonici e poi negli statuti rurali e civici, ordito di quella legislazione sociale del lavoro che grandeggia oggidì; autorità, a cui inoltre partecipa egli stesso nelle vicine campagnole, nei Consigli dell'Arte, nei parlamenti del Comune, aprendosi l'accesso alla futura vita politica moderna.

Pagina 2.42

Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

395336
Toniolo, Giuseppe 4 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
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Pagina 133

Pagina 161

Nella Gran Bretagna gli effetti della diminuzione dei prezzi cereari, per la abolizione dei dazi produttivi dal 1846 in poi e per gli afflussi granari dall'America, trapassarono per questi tre stadi. — Si esaltò dapprima (per rinvenire compenso del deprezzo nell'aumento in quantità del prodotto indigeno) la febbre di ardite e dispendiose migliorie del suolo, il cui capitale fondiario in genere dal 1850-76 si trovò aumentato da 10 a 20 miliardi di franchi (Caird). — Ma tocca fra il 1891-99 la massima depressione dei prezzi, scemata la rendita del 28% e nel 1895 il valor della proprietà del 46% (e più nelle terre sature di capitale che nelle leggere), ridotto a metà il profitto dei «farmers» (finanzieri), emigrati o inurbati i volghi campagnoli, — il limite dei terreni dissodati nelle zone più alte e sterili si restrinse, mentre nel piano per buona parte le terre arative ritornarono a pascolo, o furono mutate in parchi. — Infine sulle terre di grande condensazione capitalistica rimase bensì in buona misura infruttuoso il capitale di miglioria permanente; ma quelle non furono perciò abbandonate, per la impossibilità di trasformare ad altri usi la enorme capitalizzazione fondiaria; e attendendo l'avvenire furono converse ad altre colture e specialmente a prato; sicché lo spazio perduto dalla agricoltura fu guadagnato dalla praticoltura (bestiame e caseificio).

Pagina 330

Pagina 418

La costituzione del partito (1. Appello al Paese, 2. Programma)

398901
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1919
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 66-71.
  • Politica
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. - Società delle nazioni con i corollari derivanti da una organizzazione giuridica della vita internazionale: arbitrato, abolizione dei trattati segreti e della coscrizione obbligatoria, disarmo universale.

Pagina 71

La regione

399741
Sturzo, Luigi 6 occorrenze
  • 1921
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 194-231.
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1) abolizione del controllo preventivo di vigilanza, e intervento dell'autorità politica nel caso di reclami per violazione di legge;

Pagina 223

2) compartecipazione delle provincie al gettito dell'imposta complementare di stato e abolizione delle tasse comunali o focatico, valore locativo e vani goduti;

Pagina 224

4) istituzione di un'imposta comunale con sovrimposizione a favore delle provincie sui redditi delle industrie, commerci e professioni; abolizione della tassa di esercizio e rivendita;

Pagina 224

6) istituzione a favore dei comuni di un'imposta ad alta aliquota sul consumo delle bevande alcooliche e abolizione della corrispondente tassa di licenza;

Pagina 224

istituzione di contributi di miglioria obbligatori a favore dei comuni e delle provincie per devolvere a loro vantaggio il plus valore di beni stabili dipendenti dalla esecuzione di opere pubbliche e abolizione dell'imposta comunale sulle aree edificabili;

Pagina 224

3) istituzione a favore dei comuni di un'imposta generale sulla spesa con carattere indiziario ed a larga base e abolizione delle imposte speciali che ora colpiscono indici di agiatezza, cioè: valore locativo dell'abitazione, vetture e domestici, cavalli da sella e da tiro, pianoforti, bigliardi e simili;

Pagina 224

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400143
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Pagina 72

Considerazioni sul potere temporale dei papi

401293
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1895
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974.
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Pagina 13

Il Mezzogiorno e la politica italiana

401446
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 309-353.
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Pagina 315

Pagina 344

Crisi e rinnovamento dello Stato

401874
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 232-263.
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Pagina 246

Parlamento e politica

401996
Luigi Sturzo 1 occorrenze

Di un partito e un programma radicali in Italia

402735
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 192-206.
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Noi vorremmo, se lo spazio ce lo permettesse, mostrare quale profonda oppressione sia, per la. coscienza dei paesi latini, il non aver ancora risolto questo problema dei rapporti fra le due società, e quanto intralcio ne venga a tutta la loro attività spirituale: la Francia è vissuta un secolo dello sforzo enorme fatto- nella rivoluzione e protratto sino alla recente abolizione del Conconcordato; l'Italia giunse con fatica alla soppressione delle congregazioni ed a toglier Roma al Vaticano e, dopo lo sforzo, ha lasciato tacere ogni questione religiosa, sinché i suoi uomini politici son venuti ad essere effettualmente d'accordo con una politica vaticana la quale, pur avendo cambiato nei particolari, è identica nella sostanza a quella del Card. Antonelli, come alcuno ha osservato di questi giorni V. l'Azione democratica, organo della Lega democratica nazionale, (Via Garibaldi 33, Torino) N. 6, 1907, nella quale è un vigoroso appello ai giovani contro la politica clericale.. Con questo esame, ci si offrirebbe anche luogo a mostrare come un rinvigorimento della fiacca ed incerta e discorde coscienza nazionale in Italia non si possa forse averlo se non affrontando questo problema; e come tuttavia esso sia condizione prerequisita di una politica vigorosamente radicale. Il radicalismo religioso (il cattolicismo è stato sempre radicale nei periodi di conquista vera) ci darà forse il radicalismo politico: Della quale politica, per riassumere e chiudere questo nostro breve studio, le condizioni od i caratteri dovrebbero essere specialmente questi:

Pagina 204

Un grido di dolore

402904
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 155-166.
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Appendice

403099
Murri, Romolo 3 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 246-263.
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Abolizione dell'insegnamento religioso nelle scuole elementari. Scuole paterne o confessionali di religione e di morale.

Pagina 261

Pagina 261

Abolizione del Fondo culto e del R. Placet o Exequatur, dei Regii Patronati. Consegna dei beni della Chiesa, convertiti in titoli mobiliari, alle associazioni di culto, e libera amministrazione di essi da parte di queste. I beni della Chiesa cattolica non potranno essere assegnati (cessato che sia ogni rapporto ufficiale e diretto fra lo Stato e la gerarchia ecclesiastica) che ad associazioni di culto cattoliche, aventi così insieme esistenza legale e canonica.

Pagina 262

Il Partito Popolare Italiano

403420
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 92-127.
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. — Società delle Nazioni con i corollari derivanti da una organizzazione giuridica della vita internazionale; arbitrato, abolizione dei trattati segreti e della coscrizione obbligatoria. Disarmo universale».

Pagina 121

Introduzione alla sez. "Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922)

403625
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 101-131.
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Pagina 129

I primi cattolici in Parlamento

403682
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 86-107.
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Pagina 96

Da un Papa all'altro

404581
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1905
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 30-55.
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Né ci si dica che la protesta della Santa Sede contro le condizioni fatte ad essa da colui che detiene Roma, e la non avvenuta abolizione del non expedit conservino immutato, per essi, quel titolo storico; noi possiamo bene spiegarci, dato lo stato d'animo della Curia romana per rispetto ai problemi generali di cultura e di vita sociale, il fatto e il significato che hanno queste riserve, riserve di un passato che non può sparire d'un tratto, e su di un avvenire che non è possibile prevedere oggi nei suoi minimi particolari: ma è evidente oramai che esse riserve hanno cessato di essere il pernio e la norma d'una politica astensionista; e questo a noi importa di constatare. La Santa Sede non suo diritto «storico; » ma non è meno vero che essa ha visto con tacito ed operoso silenzio le forze dei cattolici volgersi a consolidare la posizione e la fora di coloro contro i quali quelle riserve sono mantenute; e ciò senza l'illusione, recente ancora fra cattolici laici e colti, Era poi una illusione? O una poco abile manovra? che ad una Italia e ad una monarchia forti fosse più facile venire ad accordi col papato, e definire amichevolmente la questione del possesso della città setticolle. Così la Santa Sede mantiene il non expedit: ma vedremo innanzi in qual modo e con quale scopo.

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