E venne il giorno in cui abolirono la lingua italiana. Sulla lapide, mani impudiche incisero le ultime parole nate da quella lingua così logora e disprezzata: tra geroglifici di «cioè» (ripetuto come indomabile singhiozzo) di «a monte e a valle» e «a livello di», si potevano leggere gli estremi e funerari neologismi, come «ghetizzare» e «pi-trentottismo». Un coro di «scemo-scemo» concluse l'avvenimento. Una sparuta pattuglia di intellettuali prese la via dei boschi, dopo aver inghiottito per punizione e comunione brani di pagine tratte dalle «Operette morali». Invano il professor Carlo Salinari cercò di difendere l'ultima trincea alla facoltà di Lettere dell'Università di Roma. Venne travolto e cancellato. Invano il senatore Spadolini cercò di opporsi con un sublime articolo di fondo: venne inchiodato a un bancone di tipografia.
Accademia della crusca
