Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abitura

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La Stampa

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AA. VV. 1 occorrenze

Un caso esemplare di pavore critico: negli anni Vasari (che gli preferisce il Salviati) intensifica le critiche contro questo personaggio iroso e introverso, quasi corroso dagli umori saturnini e lo fa con pretesti sleali: quel modo di abbigliarsi («più tosto misero che assegnato»), da trovatello che poteva permettersi solo «sottilissime spese» rattrappito in una casupola-guscio in cui si ritirava «dai commerci con gli huomini», «che ha più tosto cera di casamento da uomo fantastico e solitario, che di ben considerata abitura» e poi quella leggendaria scala che egli ritraeva, sottraendosi alle noie del mondo: «acciò che niuno potesse salire da lui senza sua voglia o saputa». Nella seconda edizione delle Vite, Vasari offende la memoria di questo suo diretto ispiratore: irrequieto pioniere. Perché è proprio l'irrequietudine quasi nevrotica che allarma l'estroverso cortigiano di Cosimo, colpito da questo frenetico cercare accidioso del vecchio bisbetico: «non avendo fermezza nel cervello andava sempre cose nuove ghiribizzando...Sempre investigando nuovi concetti e stravaganti modi di fare, non si contentando e non si fermando in alcuno...Facendo nuovi trovati sempre pensando a cose nuove». Il nuovo come spettro: ed è quello che attrae in queste figure sinuose e dense di affetti, quasi nubi vaganti e scontrose, riverse languide sul cuscino sempre sensuale e complice del foglio, ricettivo e sollecito nel carpire le minime vibrazioni del capriccio grafico di questo misantropo, così aperto, eppure, alla sensualità dei corpi, così deciso a fermare su carta il trascorrere incerto e rapinoso della vita. Lo sfuggente frammento di un panchetto che servì a base al modello, il raggomitolarsi infreddolito di una pigrizia, il rannuvolarsi immotivato d'un sorriso. Passa la vita. Senza un abbellimento, un infingimento stilistico, un aggiustamento idealizzante. Ed è quello che sconcerta il benpensante Vasari, ormai diventato un ossequiente manager di sterminate imprese decorative. Il quale condanna la «maniera tedesca» di queste figure deformate e sproporzionate, secondo naturalezza. «Fatta a suo modo» stigmatizza il normativo teorico, che sente appropinquarsi i precetti controriformati del Cardinal Paleotti e che danna quei rivoluzionari affreschi per San Lorenzo, che verranno distrutti per spregio nel '700 (con grande nostra desolazione). «Non mi pare in niun luogo osservato né ordine di storia, né misura, né tempo, ed in somma non alcuna regola né proporzione, né alcun ordine di prospettiva, ma piena ogni cosa d'ignudi, con un disegno, invenzione e componimento, colorito e pittura fatta a suo modo: con tanta malinconia e con tanto poco piacere di chi guarda quell'opera... perciocché io crederei impazzarmi dentro e avvilupparmi». Ed il merito di questa mostra è anche quello di meglio studiare i pochi residui di quel ciclo dannato, curioso esempio di dottrina valdesiana e riformata, che non crede nella mediazione dei Santi in una cappella dove questa liturgia medicea veniva invece paradossalmente esaltata.

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