Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abitudini

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La Stampa

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AA. VV. 3 occorrenze

Ma la razza dei guidatori è scaltra, ha imparato a studiare le abitudini di chi veste la divisa e viaggia su quelle auto con i lampeggianti. Come fossero nemici anziché persone che ogni giorno controllano le strade per salvare vite. Così, una pattuglia ferma nella strategia degli Schumacher dilettanti significa strada libera per un po'. Non è sempre vero, ma l'azzardo fa parte del gioco. C'è anche chi decide di alzare la posta, come il guidatore di una Opel «Astra» station wagon bianca che ieri viaggiava senza cintura di sicurezza e scendeva sotto il «muro» dei 130 chilometri l'ora soltanto per chiacchierare al cellulare, premuto sull'orecchio destro dalla mano destinata a volante e leva del cambio. Appena finita la telefonata, però, la lancetta del tachimetro è tornata sopra i 130 e la Opel si è piazzata sulla corsia di sorpasso. Come dire: «La legge sono io». Finché non spunta la luce di un lampeggiante azzurro nel retrovisore.

A qualcuno la cifra, equivalente a un paio di milioni di lire, sembrerà astronomica per due soli giorni di vacanza, a qualcun altro ridicolmente bassa rispetto alle sue abitudini, ma chi ha un reddito medio ed esigenze medie con figli a carico potrà riconoscersi. Una cosa da sottolineare, in relazione alle polemiche di questi giorni, è che in genere gli albergatori, ristoratori ecc. da noi contattati pur ammettendo aumenti notevoli di prezzo rispetto all'epoca pre-euro, rivendicano una stasi o al massimo un modesto incremento in confronto all'estate scorsa. Partenza. Da Milano centro prendendo la tangenziale e poi la A1 si percorrono 333 chilometri con un pedaggio di 15,80 euro e benzina per 35,37. Totale 51,17 euro più altrettanto per il ritorno più un forfait di 10 euro per gli spostamenti in loco. Quando si arriva ci si sistema in albergo e qui i conti divergono con le due ipotesi di base. La famiglia che ha due bambini, magari restringendosi in una sola stanza, spenderà un po' meno, specialmente se sceglie l'hotel a due stelle, e potrà contenere l'esborso in circa 360 euro per mezza pensione, mentre quella coi figli grandi, sistemata magari nel tre stelle, in alta stagione supererà i 515 euro. Poi subito in spiaggia. Lo storico «Bagno 61» offre una serie di soluzioni per tutte le tasche. Due lettini senza ombrellone per due giorni costano 20 euro, con ombrellone salgono a 28, mentre proprio in riva al mare si sale a 38; per 50 si può avere addirittura il gazebo con poltroncine e séparé. Il titolare Enrico Della Rosa spiega che di solito 4 persone prendono tre lettini con ombrellone a 32 euro. Tiene anche a sottolineare che «dalle 10 mila lire al giorno che costava il lettino, con l’ultimo prezzo in lire, non c'è stato più aumento dopo la conversione in euro» mentre altri prezzi segnano un +3 o 4%. Un'ora di pedalò, tradizione romagnola, costa 7 euro e il moscone a remi 6. Con la mezza pensione bisogna mangiare fuori. Per un pranzo di quelli abbondanti, con antipasto, tagliatelle al ragù, più cotoletta o petto di pollo o scaloppina, scegliendo oculatamente si può contenere la spesa a circa 20 euro a persona (bevande escluse), mentre in pizzeria si risparmia (sui 4 euro) solo con le tradizionali margherita o marinara, mentre le varietà più sfiziose costano il doppio. Con birre e dolce, in pizzeria per 4 si lasciano più di 100 mila lire. Difficile poi, per la strada, rinunciare alla tradizione della piadina: sfusa costa un euro mentre con prosciutto, stracchino e rucola sfiora i 10 (ma in compenso potrebbe sostituire uno dei due pasti). E vista la stagione si abbonderà in gelati e bibite: per 4 persone 35 euro al giorno non è esagerato. Poi ci sono i parchi divertimento. All'Aquafan gli adulti pagano 20 euro e i bambini 12,50. A Mirabilandia il biglietto intero sale a 21 e quello per i piccoli a 17. A «Le Navi» di Cattolica si scende a 15 euro per gli adulti e 10 per i bimbi; in tutti i parchi l'ingresso per i piccolissimi è gratis. E la sera, si dorme? Neanche per sogno: una delle ragioni fondamentali per arrivare a Riccione è «cuccare», o almeno mostrare il proprio look migliore nei locali notturni (e poi come va va). Silvia Minguzzi, una delle maestre di cerimonia della Riviera romagnola, indica il Cocoricò come discoteca più trendy («quasi tutte le mode partono da qui») e la Villa della Rose di Misano come locale più fashion (con vip e modelle). Al Cocoricò in questi sabati di agosto si pagano 28 euro compresa la prima consumazione (si sale a 40 la sera prima di Ferragosto) mentre alla Villa sono 20 euro per l'ingresso e da 40 in su la cena. I genitori che amano il liscio spendono per ballare assai meno dei figli: al Sirenella Dancing solo 10 euro per l'uomo e 8 per la signora. Tornata a casa, magari la famiglia farà fatica a quadrare i conti, ma si è divertita di sicuro.

Quelle tendenze, quelle abitudini, quegl'interessi che erano stabiliti intorno ai centri predetti, si possono distruggere? O hanno una ragione vera di esistere nell'organismo italiano?». La dialettica tra periferia e centro nasce con l'unità d'Italia. Gli Statuti attualmente allo studio delle Regioni sono figli della riforma federale del 2001 e hanno alle spalle un secolo e mezzo di storia. Questi testi, votati e rivotati, costituiscono l'ossatura della Governance locale, ma sono anche documenti importanti per comprendere il paese reale, quello che all'ombra delle statistiche negozia giorno per giorno, due passi avanti e uno indietro, le concessioni alla società globale. LE RADICI? Ogni bozza o stesura definitiva ricalca fedelmente i confini geografici e culturali del gruppo che rappresenta. Così, per esempio, la Resistenza è percepita come uno dei pilastri dell'Emilia Romagna, terra di militanza che ha contribuito alla guerra di Liberazione con migliaia di partigiani combattenti, 14.435 solo nella provincia di Bologna. Il preambolo, approvato il primo luglio 2004 a maggioranza assoluta, chiarisce subito che «la Regione si fonda sui valori della Resistenza al nazismo e al fascismo e sugli ideali di libertà e unità nazionale del Risorgimento». Un patrimonio secolare ereditato dai nonni e sintonizzato oggi sulle frequenze del movimento pacifista internazionale con «il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie». Il riferimento all'ispirazione laica della comunità non richiederà magari l'intervento della Corte Costituzionale, come nel caso della bocciatura dello Statuto toscano contestato dal Consiglio dei ministri per il presunto riconoscimento delle coppie di fatto, ma solleva comunque un polverone nell'Emilia dove anche i preti salirono in montagna con i ribelli. I vescovi locali, che auspicavano una citazione delle radici cristiane, hanno condannato duramente la dimenticanza con un documento indirizzato al governatore, Vasco Errani: «Avete cancellato diciotto secoli di storia». Per fortuna c'è il Veneto bianco, che «garantisce e valorizza il diritto alla vita» (art. 5). Qui, «il principio di solidarietà nei confronti di ogni perdona di qualunque provenienza» deriva proprio da quelle «radici cristiane» sconfessate dall'Emilia Romagna, dall'Umbria, ma anche dall'Europa disegnata dalla nuova Costituzione comunitaria. Al punto da promuovere, proprio nella patria dell'ex sindaco trevisano Giancarlo Gentilini, celebre per le sparate contro gli immigrati, «la partecipazione ai processi istituzionali dei cittadini stranieri residenti nel suo territorio» (art. 8). Come la pensi la Lega è noto (il Carroccio ha votato contro questa norma). La religiosità però, comprende compassione e apertura all'atro, soprattutto in una regione che in dieci anni ha quadruplicato il numero dei lavoratori extracomunitari (dallo 0,6% del 1991 al 3,1% del 2001). LE MINORANZE. L'Italia delle mille città, dei campanili e delle fazioni, moltiplica le identità e le differenze. Nessuno finora ha contestato che la tutela delle minoranze spetti alle regioni E gli Statuti dettano legge. La Calabria s'impegna per «la valorizzazione delle minoranze etniche, linguistiche e religiose, con particolare riguardo alle popolazioni di origine albanese, grecanica, occitanica e rom» (art. 2). S. Demetrio Corone, l'antica Sandemitre, un paese agricolo nella zona settentrionale della Sila, è uno dei maggiori centri della cultura albanese in Italia, risale al 1400 e prende il nome dalla migrazione di profughi provenienti dalla città albanese di Corone. La Basilicata cita (da comunità albanese, i rifugiati, gli apolidi» (art 7) e ricorda «le persone diversamente abili, compresi i sordomuti». L'Umbria allarga il concetto di cittadinanza alla categoria dei consumatori, per cui a Perugia funziona uno sportello apposito dal 1993, e gli dedica l'intero articolo 6: «La Regione concorre a tutelare i diritti dei consumatori e favorisce la correttezza dell'informazione, la sicurezza e la qualità dei prodotti». Stranieri, portatori di handicap, vittime del mercato. E le donne? Non se la prendano le femministe per l'accostamento alla voce minoranze. La maggior parte degli Statuti esplicita tra i principi fondamentali l'uguaglianza e la parità dei sessi, inserendosi così nel dibattito sull'opportunità di prevedere una quota di posti riservati alle cittadine in politica e negli ordini professionali di tradizionale appannaggio maschile. La Basilicata, storica terra di lavoratrici immortalate dalle foto di neppure troppi anni fa con le sporte sul capo a fare la spola tra il paese e la stazione per assicurare il traffico di merci, guida l'avanguardia e prevede una correzione all'eventuale ingiustizia: «Qualora la presenza nella Giunta regionale di uno dei due sessi sia inferiore ad un terzi dei componenti, il Presidente ha l'obbligo di esplicitare al Consiglio e alla Commissione per le pari opportunità le ragioni di tale disuguaglianza» (art. 5). L'AMBIENTE. La materia è controversa. Uno dei punti contestati alla Toscana riguarda proprio «la tutela dell'ambiente e del patrimonio naturale» che, si obietta, rientra nelle competenze dello Stato. A volte però, la formulazione fa la differenza. L'Emilia Romagna progressista promuove «la ricerca e l'uso di risorse energetiche pulite e rinnovabili» e sostiene «la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti» (art. 3). D Piemonte, come le Marche, sposa le fonti d'energia pulita. Ma è la Liguria che spende le parole più auliche per descrivere la propria peculiarità territoriale. Prima delle disposizioni generali, la premessa: «La Liguria, stretta tra monti e mare in paesaggi di poetica bellezza, fitta di itinerari che, intrecciandosi tra la costa e l'interno valorizzano la funzione essenziale del più grande sistema portuale del Mediterraneo...» CIASCUNO A SUO MODO. Per capire quanto profondamente le Regioni rivendicano il diritto all'autogoverno, bisogna leggere tutti, ma davvero tutti gli articoli degli Statuti. Si scoprono così curiosità attribuibili alla volontà di dire la propria opinione più che alla tradizione storica e culturale della comunità. La Campania fa divieto di «pratiche eugenetiche finalizzata alla selezione di persone, di commercio del corpo umano e della clonazione riproduttiva» (art. 8). Il Molise esclude la partecipazione contemporanea alla giunta regionale di «ascendenti, discendenti, fratelli, congiunti, adottanti e adottati» (art. 26). La Calabria, dove si vendono 37 copie di quotidiani ogni mille abitanti, dedica l'articolo 9 al pluralismo dell'informazione, «presupposto fondamentale della partecipazione». La Basilicata, segnata dai terremoti, aggiunge all'elenco dei diritti riconosciuti quello all'abitazione (art. 4) «Ma la unità politica importa essa necessariamente la unità amministrativa?», si domandava il ministro Minghetti all'alba del Regno d'Italia. La risposta arriva un secolo e mezzo dopo, il paese dei mille campanili e delle mille leggi.

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