Era una domanda-simbolo, o almeno tale appariva alla quarantenne Paule, che, abituata ormai a questioni più prosaiche («Con chi vai a letto? Ti piace il fagiano? Quando vai in montagna?»), la accostava a quelle gravi e insolubili («Credi in Dio?») che ci si pongono a diciassette anni e poi la vita ci aiuta colpevolmente a accantonare. Dalla lettura (e poi, due anni dopo, dalla visione del film di Litvak) si usciva comunque rasserenati; alla domanda non si doveva dare risposta, solo un accenno di sorriso imbarazzato e connivente. E si potevano continuare bellamente a ignorare sinfonie, concerti, sonate e Lieder. Per ogni opportuna circostanza, da quel momento in poi sarebbe bastato ripetere con ammiccante civetteria: «Le piace Brahms?».