Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: abituare

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Contro la tubercolosi. Saggio popolare

412435
Giulio Bizzozero 2 occorrenze
  • 1899
  • Fratelli Treves
  • Milano
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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Ora, a tale scopo il clima di montagna risponde assai meglio di quello di pianura; quando poi sia vinta la malattia, non è difficile trovar modo di abituare di nuovo gradatamente il malato al suo clima primitivo. Quanto alle altre obbiezioni, sono di poco conto. Le spese di viaggio saranno sempre poca cosa rispetto al costo della cura, e la lontananza della famiglia, piuttosto che dannosa, è da considerare come giovevole all'esito della cura stessa, sia perché le visite dei parenti sono spesso causa di alterazioni nella regolarità di vita del malato, e non di rado anche di disobbedienza alle prescrizioni mediche a cagione dei pregiudizii popolari contro l'alimentazione abbondante, la vita all'aria libera, ecc., sia perché il malato nel sanatorio non deve essere disturbato dalle noie grandi o piccine della vita familiare. Ogni suo pensiero, come ogni sua azione, devono essere diretti a favorire la guarigione.

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Dà maggiore sicurezza il vivere in un ambiente salubre, che il tentare di abituare il proprio corpo a resistere in un ambiente pieno d'insidie e di pericoli.

Pagina 60

L'uomo delinquente

471073
Cesare Lombroso 1 occorrenze
  • 1897
  • Fratelli Bocca Editori, Librai di S. M. Il Re D'Italia
  • Torino
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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Il lavoro deve essere la molla, il passatempo e lo scopo di ogni stabilimento carcerario, per suscitare l'assopita energia, per abituare ad una occupazione fruttuosa dopo la liberazione, come stromento di disciplina carceraria, e anche per risarcire lo Stato delle spese incontrate per loro Ch'io sappia, solo le carceri di Charlestown, di Chatam, di Portsmouth, di Alipore diedero proventi di poco inferiori alle spese. Nel 1871-72, Chatam e Portsmouth diedero, anzi, un avanzo di 17,759 Ster. Du Cane, 1872. - Secondo Garelli le carceri nostre costavano allo Stato 32 milioni e ne rendevano solo 1 e 1/2. Lezioni sulla riforma delle carceri, 1862. - Nella Relazione Sul lavoro dei detenuti, presentata nel 1876 dal Nicotera, troviamo che nel 1874-75 si aveano 38.407 detenuti operosi, di cui 400 in arti distinte (eban.), 32.178 inoperosi, 1/4 erano tessitori, 1/10 calzolai, 1/20 falegnami, 1/10 agricoltori, 1/40 alle saline. - L'utile netto per l'amministrazione nel 1871 fu di 1.632.530 ed il detenuto ebbe per prezzo della mano d'opera it. L. 0,473, il doppio quasi del Belgio 0,266, Ungheria 0,218 e dell'Austria 0,407. Notiamo qui che in Austria un condannato può essere obbligato a pagare un tanto per la sua detenzione; in Berna deve almen guadagnare 75 centesimi al dì prima di poter fruire del suo lavoro. In Francia tiene 1/3 del suo prodotto.: ma siccome questo ultimo non deve essere l'unico scopo da raggiungere, non tutti i lavori più lucrosi possono attuarsi; noi dobbiamo, per le ragioni che sopra toccammo, evitare i lavori di ferraio, ottonaio, calcografo, fotografo, calligrafo, che preparerebbero le vie ad altri delitti. Dobbiamo preferire i lavori agricoli i quali ci diedero il minimo delle mortalità nelle nostre statistiche e permettono ai dimessi un facile collocamento; quindi i lavori in paglia, sparto e cordame, in tipografia, in sartoria, in terra cotta, in pietra dura, e, solo da ultimo, i lavori di calzoleria, ebanista e falegname, pei quali si esigono ordigni che possono riuscire pericolosi. E sarà meglio scegliere, a preferenza, quei lavori in cui s'adoperino strumenti da taglio, commessi come nell'officina di castagne d'India della casa penale di Milano, solidamente ad ingranaggi non amovibili, ma meglio ancora i lavori che non esigono stromenti atti a ferire; e devo a questo proposito molta lode al cav. Costa pell'introdotta lavorazione delle scatole di zolfini, nelle torinesi carceri cellulari, che rende 36.000 lire all'anno allo Stato e dà un compenso che va da 15 a 75 centesimi all'operaio. A Noto si introdusse nelle case di pena il lavoro di corbe d'erba (tipha fluv.), che fu premiato più volte.

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