Gli interessi estranei, introdottisi da lunga data nel cattolicismo ed alleatisi alle passioni ed alle preoccupazioni di coloro che, nel seno di questo, oppongono resistenza alle nuove energie religiose, obbediscono ad impulsi nativi, o economici o politici, che determinano abitualmente e naturalmente l'opera di simili interessi; ma tuttavia, per l'innaturale associazione che li spinge a travestirsi in fatti e tendenze religiose, essi danno luogo a quello stato d'animo od abitudine di infingimenti così comune oggi, che è appunto l'ipocrisia. La quale ipocrisia è caratteristica di uomini religiosi che, perduto o diminuito grandemente (come nel caso nostro) l'intimo spirito animatore, e rimanendo tuttavia stretti in enormi aggregati di anime che sono ottimi strumenti di potenza e di dominio in coloro che riescono ad impadronirsene, sono penetrati e più o meno asserviti da forze e da interessi estranei; donde poi il dissidio fra la esteriorità religiosa e l'intimo occulto movente politico od economico. E questa ipocrisia è una quarta caratteristica della politica clericale.
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