Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Fisiologia dell'uomo sulle Alpi: studii fatti sul Monte Rosa

432839
Angelo Mosso 5 occorrenze
  • 1897
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
  • fisiologia
  • UNIPIEMONTE
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Sul Monte Rosa ho veduto un mio collega far delle capriole nella neve, buttarsi supino colle braccia in croce, ridendo e parlando in modo tanto diverso dal suo contegno abitualmente serio, che tutti eravamo in apprensione per il suo stato, sapendo che non aveva bevuto.

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Il meccanismo col quale stiamo in piedi e camminiamo, è una delle cose più complicate che siano nella fisiologia. Ho già accennato che molte ruote di questo congegno funzionano in modo affatto indipendente dalla volontà. L'indipendenza della loro funzione è tale che neppure la volontà può modificare il corso di questi movimenti. Per convincersene basta guardare come una persona cammina quando scende dalla bicicletta dopo aver fatto una corsa anche non molto lunga. Il modo di muovere le gambe e di fare i passi è diverso di quello che sia generalmente, e non si riesce, per quanto uno voglia, a riprendere l'andatura normale. Se alla fine di un'ascensione si potesse levare immediatamente ogni traccia della fatica dai muscoli, ci accorgeremmo di avere un' andatura diversa di quella che abbiamo abitualmente. Sono sensazioni cutanee, ma più specialmente nei tendini e nelle articolazioni e nei muscoli quelle che modificano l'andatura.

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La signora Hervey nel suo celebre viaggio a traverso l'Asia centrale, arrivata all'altezza di 5700 metri, dice: "il male di capo era diventato maggiore che non fosse abitualmente, ed avevo una oppressione terribile di petto; sopratutto la notte era molesta per l'incomodo doloroso della respirazione e la palpitazione di cuore. Avevo appena un'ora di sonno continuo poi dovevo sedermi sul letto, perchè non potevo più respirare stando coricata. Queste regioni elevate non sono fatte per i miei polmoni" M. Harvey, The adventures of a Lady in Tartary, Thibet, China and Kashmir. London, 3 vol., 1853, pag. 152..

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Egli mi disse che abitualmente non soffriva il male di montagna, ma che lo soffrì solo una volta perchè aveva rotti gli occhiali. Era un uomo di temperamento nervoso, al quale la luce forte dava tale molestia, che la sera, passeggiando per la città, cercava di scansare le farmacie dove sono quei vasi pieni di liquidi colorati, con dietro un riflettore, i quali illuminano la strada.

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La costituzione sua robusta, benchè abitualmente sia alquanto pallido. Capacità vitale misurata il 13 luglio 3872 cc. Da ragazzo soffrì male di orecchi e non ricorda altri fatti degni di nota.

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