In botanica si riserva il nome di partenogenesi per indicare « lo sviluppo senza fecondazione di un gamete femminile normalmente e abitualmente fecondabile, il cui nucleo possegga cioè un numero di cromosomi aploide, e in cui perciò la mancata fecondazione non sia preordinata da una precedente mancata riduzione cromatica » (Chiarugi). Questi casi corrispondono cioè a quella che abbiamo chiamata, negli animali, p. aploide. Pochi ne sono sicuramente conosciuti nelle piante superiori, fra cui alcuni, bene studiati, in Datura stramonium e in Nicotiana. In questi ultimi anni, però, si è riusciti, con mezzi sperimentali diversi, ad ottenere la partenogenesi in molte Fanerogame Angiosperme, come è riassuntivamente esposto nella recente rassegna sintetica di A. Chiarugi. « Tutti quei casi in cui le oosfere, che si sviluppano senza fecondazione, posseggono un numero non ridotto, o diploide, di cromosomi e nelle quali perciò, in linea generale, è esclusa a priori la fecondabilità, vengono più propriamente chiamati dai botanici col nome di apogamia » (Chiarugi). Di questi casi ne sono
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Nelle Fanerogame — le piante superiori — lo sporofito è rappresentato dalla pianta, che abitualmente si conosce, e il gametofito, che è ridotto al minimo e non ha vita indipendente, è rappresentato da poche cellule che rimangono nell’interno dello sporofito. Sono quelle cellule che costituiscono, rispettivamente, il sacco embrionale, e il granello pollinico. Condizioni analoghe si verificano nelle altre piante, dove sporofito e gametofito possono avere sviluppo diverso e vita indipendente, o no, ma sempre esistono e sono ben riconoscibili.
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Poiché la prolificità della specie umana è molto inferiore a quella delle piante e degli animali che abitualmente servono per la sperimentazione genetica, è necessario raccogliere dati su numerosi matrimoni, per avere una statistica sufficiente.
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