Ma in Italia, per le abitazioni domestiche, non c'è nessuna legge che obblighi ad avere né l’una né l'altro. Un decreto del '55 impone la «terra» e una protezione elettrica che faccia scattare l'interruttore quando c'è una determinata dispersione di energia là dove ci sono lavoratori dipendenti o assimilati, cioè scuole, ospedali.
Nelle nostre abitazioni siamo sufficientemente protetti, per quanto riguarda il settore elettrico? Pare proprio di no.
I killers lo hanno atteso lungo la strada che dalla frazione di Villanova conduce all'abitato di Villagrande: sei chilometri di strada tortuosa che si snoda in un territorio suggestivo e selvaggio, quasi completamente privo di abitazioni. Mentre Italo Murino al volante dell'auto, stava transitando nei pressi del bosco di «Santa Barbara, sconosciuti, nascosti dietro una siepe hanno esploso contro la sua vettura parecchi colpi di lupara.
E infatti le statistiche dimostrano che appena il 10-12% delle abitazioni in Italia sono provviste di «terra» e di salvavita. Nelle grandi città, come Torino, si arriva al 15% grazie all'alta percentuale di case costruite nel dopoguerra, con criteri già moderni. Eppure con queste coperture di sicurezza tante sciagure potrebbero essere evitate. Certo anche l'abitazione dei due sventurati coniugi napoletani non era provvista di salvavita.
Il suo intervento dipende dalle condizioni dell'impianto e degli apparecchi utilizzatori: in presenza di umidità o di elettrodomestici molto vecchi il salvavita può togliere corrente perché tollera dispersioni solo in base alla sua taratura che può andare dai 5 milliampères, per i più sensibili, ai 30, che sono quelli più usati nelle abitazioni. Tararlo in maniera che non scatti con un passaggio di corrente superiore al 30 milliampères significherebbe ridurre troppo il margine di sicurezza.
Accademia della crusca
