Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: abitati

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Natura ed arte

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Giovanni Virginio Schiaparelli 2 occorrenze

Ma nel presente secolo diversi scrittori tentarono di elevare la pluralità dei mondi abitati alla dignità di questione filosofica. Lasciando da parte le sedicenti rivelazioni degli spiritisti, che ai nostri tempi hanno rinnovato ed anzi superato le visioni di Swedenborg, basterà nominare Giovanni Reynaud (Terre et Ciel) e Davide Brewster (More Worlds than one) i quali collocarono negli astri le speranze della nostra vita futura e seppero trovare, non dirò dimostrazioni (che in questa materia non ve n'è) ma pensieri ed aspirazioni che ebbero e sempre avranno eco vivissima nel sentimento di molti. Metafisica per metafisica, preferiamo questa ai dogmi brutali e scoraggianti del materialismo. Quanto ai teologi cristiani, essi, seguendo l'esempio di San Tommaso, quasi tutti osteggiarono l'idea che possano esistere altri mondi simili al mondo terrestre. Dico, quasi tutti, perché noi leggiamo in uno di loro, a cui certamente nessuno ha potuto far rimprovero d'empietà, le parole seguenti:Secchi, Lezioni di fisica terrestre, p. 214-216.

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Ai nostri tempi la dottrina della pluralità dei mondi abitati da esseri viventi ed intelligenti ha trovato un ardente apostolo in Camillo Flammarion. Questo dotto ed immaginoso scrittore, nel quale la scienza copiosa ed ordinata dei fatti d'osservazione non impedisce l'esercizio di una fantasia potente e della più seducente eloquenza, già da trent'anni va svolgendo la questione sotto i suoi varii aspetti in diverse opere, le quali e da chi consente, e da chi dubita si fanno leggere assai volentieri.Leggansi particolarmente: La pluralité des Mondes Habités: Les mondes imagînaires et les Mondes réels: Récits de l’Infini: Les Terres du Ciel: Contemplations Scientifiques. Egli si è proposto di sottrarre questo tema alla fantasia dei poeti ed all'arbitrio dei novellieri, e di circondare l'ipotesi della pluralità dei mondi abitati con tutto l'apparato scientifico, che oggi è possibile chiamare in suo soccorso; di darle così tutto quel grado di logica consistenza e di probabilità empirica di cui è capare. «Faire converger toutes les lumières de la science vers ce grand point, la Vie universelle; l'éclairer dans son aspect réel; établir ses rayonnements immenses et montrer qu' il est le but mystérieux autour du quel gravite la création toute entière; agrandir ainsi jusque par de là les bornes du visible le domaine de l'existence vitale, si longtemps confiné à l'atome terrestre; déchirer les voiles qui nous cachaient le règne de l'existence à la surface des mondes; et sur la vie à l'infini répandue permettre à la pensée de planer dans son auréole glorieuse; c'est là, selon nous, un problème, dont la solution importe à notre temps». Questo è lo splendido programma al quale il cosmologo francese ha consacrato il suo ingegno e la sua varia coltura. Leggendo le sue pagine animate da calda eloquenza ed ardenti del desiderio dell'ignoto, si è tratti ad esclamare coll'Ettore virgiliano:

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Storia sentimentale dell'astronomia

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Piero Bianucci 5 occorrenze

Eppure, come Galileo, Kircher vede nella Luna un mondo, e come Giordano Bruno si interroga sulla pluralità dei mondi abitati. Nel racconto didascalico Iter extaticum l’angelo Cosmiel e il suo allievo Teodidatto mostrano di conoscere le più aggiornate nozioni astronomiche, mutuate da Galileo, Gassendi e Peiresc, nonché dalle mappe lunari disegnate da Claude Mellan. Le macchie solari vengono descritte come vulcani e montagne di fuoco, Giove ha i suoi satelliti, con tanto di riconoscimento a Galileo. Quanto alle tolemaiche sfere di cristallo, Kircher ha il coraggio di liquidarle con una battuta dell’angelo Cosmiel: “Teodidatto mio, mi rendo conto che sei veramente un credulone e bevi tutto quello che ti raccontano. Quella sfera di cristallo che vai cercando, in natura non esiste, e non puoi credere che le stelle siano incastonate in questa sfera. Gira il tuo sguardo, guardati attorno, e vedrai che l’Universo è riempito da un Oceano limpidissimo ed etereo senza confine”.

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Come capita a certi autodidatti, coltivava idee stravaganti: riteneva che la Luna e il Sole fossero abitati, e raccontava di aver visto sul nostro satellite vegetazione ed eruzioni vulcaniche. Ma faceva anche lavoro scientifico serio, pur mancando di preparazione matematica. Alla Luna dedicò le sue prime osservazioni, applicando un metodo che aveva ideato per misurare l’altezza delle montagne lunari in qualunque posizione si trovassero e non solo lungo il terminatore al primo e ultimo quarto.

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Di infiniti mondi abitati aveva parlato Giordano Bruno, pagando con il rogo la sua convinzione. Quasi quattro secoli dopo, l’8 aprile del 1960, l’americano Frank D. Drake, 29 anni, per primo osò cercare con un radiotelescopio segnali intelligenti provenienti dallo spazio. Il progetto di ricerca si chiamava Ozma, dalla principessa di Oz immaginata dallo scrittore americano L. Frank Baum. Da allora una pattuglia di astronomi non numerosa ma determinata, tra mille difficoltà scientifiche, tecnologiche e finanziarie, non ha mai smesso di cercare qualche signor E.T. che abbia voglia di comunicare con Homo sapiens. Hanno anche provato a prendere l’iniziativa inviando messaggi. Il primo di questi fu lanciato nell’universo nel 1974 con il radiotelescopio di Arecibo, Puerto Rico, il più grande del mondo, 305 metri di diametro. Niente. Nessuno lassù sembra avere qualcosa da dire.

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Tra queste spiccavano la negazione della creazione divina e dell’immortalità dell’anima e l’affermazione del moto della Terra, della divinità insita nella Natura, dell’infinità dell’universo e della pluralità dei mondi abitati.

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Certamente però Giordano Bruno fu il primo a teorizzare l’idea della pluralità dei mondi abitati fino al punto da considerarli numericamente infiniti. Oggi, con l’evidenza di pianeti intorno a quasi tutte le stelle e l’espansione senza fine dell’universo, potrebbe assaporare il gusto della rivincita. La sua Cena delle Ceneri, pubblicata a Londra nel 1584, è un grido di fede copernicana che anticipa gli argomenti, le intuizioni e persino l’ironia di Galileo.

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