Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abitanti

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Storia sentimentale dell'astronomia

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Piero Bianucci 7 occorrenze

A chiudere la questione fu Jean-Baptiste Biot (1774-1862) quando il 26 aprile 1803 una gragnuola di meteoriti si abbatté sulla campagna intorno a L’Aigle, novemila abitanti, cittadina della Bassa Normandia, 140 chilometri a nord-ovest di Parigi.

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Guardando la carta di Marte disegnata da Schiaparelli in anni di paziente lavoro, Camille Flammarion (1842-1925) scriveva: “se quei canali sono autentici, non sembrano naturali, e pare piuttosto che siano dovuti alle combinazioni di un ragionamento o che rappresentino... l’opera industriale degli abitanti del pianeta”.

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Lowell, che nel 1893 si era costruito a Flagstaff, in Arizona, un osservatorio dotato di un telescopio rifrattore da 45 centimetri e poi addirittura di un rifrattore Clark da 61 centimetri, concluse che la geminazione era dovuta all’apertura di sbarramenti per regolare il regime idrico di un pianeta assetato, i cui abitanti avevano ingaggiato una disperata battaglia per la sopravvivenza e con un sofisticato sistema di canali cercavano di sfruttare nel miglior modo possibile le scarse risorse di acqua ancora disponibili sul pianeta.

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La prima fotografia, o meglio la prima immagine disegnata dalla luce, è del 1826 e rappresenta due case e i tetti visti da una finestra sul cortile dell’abitazione di Joseph Nicéphore Niépce a Saint-Loup-de-Varennes, un paese di mille abitanti nella regione della Borgogna. Riscoperta nel 1952 dopo peripezie degne di un giallo, oggi è conservata presso l’Università del Texas ad Austin. L’immagine, che misura 25,8 per 29 centimetri, ha intorno una cornice dorata di dubbio gusto. Si tratta, in realtà di una eliografia che richiese 7 ore di esposizione in una bella giornata d’estate. Non è facile interpretare l’immagine perché è quasi uniformemente nera e durante la lunga posa le ombre si spostarono confondendo la prospettiva. Niépce collocò in una camera oscura una lastra di peltro (lega fatta al 95 per cento di stagno e per il resto di rame, argento, antimonio e piombo) sulla quale aveva spalmato un sottile strato di bitume di Giudea diluito in olio di lavanda. Esposto a una luce intensa, il bitume si schiariva, ma all’epoca non si sapeva come fissare l’immagine. Questa, in ogni caso, era un positivo in esemplare unico, non riproducibile.

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In quel paesino di 500 abitanti a un centinaio di chilometri da New York, il suo compito era di studiare i radiodisturbi sia nelle onde lunghe (4000 metri) sia nelle onde corte (14 metri). Queste ultime richiedevano antenne particolari, tali da permettere di individuarne anche la direzione di provenienza.

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I resti di Copernico riposavano sotto il pavimento della “sua” cattedrale a Frombork, un villaggio oggi di 4000 abitanti, ma poiché erano finiti in mezzo alle ossa di un centinaio di monaci, identificarli sembrava un’impresa disperata. Invece, grazie alle moderne tecnologie investigative, ci è riuscito nel 2005 l’archeologo Jerzy Gassowski.

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Attenzione, però: non da tutta la Luna si può godere lo spettacolo: come noi non vediamo mai la faccia opposta della Luna, così gli abitanti di essa non vedono mai la Terra: per questo nel Somnium sono chiamati privolvani, cioè “privati della vista della Volva”.

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