Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Sulla origine della specie per elezione naturale

538627
Carlo Darwin 50 occorrenze
  • 1875
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
  • UNIPIEMONTE
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La maggior parte degli animali e delle piante che stanno intorno a un piccolo pezzo di terra, potrebbero vivere in essa (dato che questo terreno non sia di una speciale natura), e può asserirsi che fanno ogni sforzo per occuparla e rimanervi; ma si vede che quando essi incominciano la lotta fra loro, i vantaggi della differenza di struttura come delle differenze corrispondenti di abitudini e di costituzione, determinano la classificazione di quegli abitanti che si saranno combattuti insieme più da vicino, i quali in regola generale apparterranno a ciò che noi chiamiamo generi ed ordini diversi.

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Il vantaggio della diversità, negli abitanti d'un medesimo paese, è in realtà uguale a quello che nasce dalla divisione fisiologica del lavoro negli organi di uno stesso individuo; soggetto che fu trattato con tanta chiarezza dal Milne-Edwards. Niun fisiologo dubita che uno stomaco adatto solamente alla digestione delle sostanze vegetali, oppure delle sostanze animali, tragga maggior copia di nutrimento da quei cibi che gli convengono. Così nell'economia generale di un paese, quanto più largamente diversifichino gli animali e le piante per le abitudini della vita; tanto più grande sarà il numero degl'individui che potranno tollerarsi a vicenda. Un certo gruppo di animali, poco differenti nella loro organizzazione, potrebbe difficilmente competere con un altro gruppo, la cui struttura fosse più perfettamente diversa. Può dubitarsi, per esempio, se i marsupiali dell'Australia, i quali sono divisi in gruppi assai poco distinti fra loro e rappresentano molto debolmente, come notarono Waterhouse ed altri, i nostri carnivori, ruminanti e roditori, possano con frutto sostenere la lotta contro questi ordini tanto distinti. Nei mammiferi dell'Australia noi vediamo il processo di variazione in uno stadio incipiente ed incompleto di sviluppo.

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Ma, come osservai verso la fine dell'Introduzione, niuno deve meravigliarsi che molte cose rimangano oscure sull'origine delle specie, quando si rifletta alla nostra profonda ignoranza sulle mutue relazioni degli abitanti del globo nelle molte epoche trascorse della loro storia.

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Nell'ipotesi che ogni specie equina sia stata creata indipendentemente, io presumo debba affermarsi che ogni specie fu creata con una certa tendenza a variare, vuoi allo stato di natura, vuoi allo stato domestico, in un modo particolare; cosicchè spesso divenga rigata a guisa delle altre specie del genere; e che inoltre ciascuna specie venne creata con una forte tendenza a produrre ibridi rassomiglianti nelle loro rigature alle altre specie del genere, anzi che ai loro propri parenti, quando questi siano incrociati con altre specie abitanti in località del globo molto lontane. Mi sembra che, adottando queste idee, si sostituirebbe ad una causa reale una causa insussistente, o almeno ignota. Ciò sarebbe fare delle opere di Dio una mera derisione, un inganno; sarebbe quasi un credere cogli antichi ed ignoranti cosmogonisti che i molluschi fossili non hanno mai vissuto, ma furono creati nella roccia per imitazione di quelli che ora sono viventi sulle coste del mare.

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Insomma, io credo che le specie divengano oggetti abbastanza ben marcati e definiti, in modo da non offrire in qualsiasi periodo un caos inestricabile di forme variabili, ed intermedie: primieramente perchè le nuove varietà sono formate con estrema lentezza, essendo lentissimo il processo delle variazioni, e l'elezione naturale non può agire fintanto che non si presentino variazioni favorevoli, e finchè nella naturale economia della regione non siavi un posto che possa occuparsi più vantaggiosamente, per qualche modificazione avvenuta in uno, o in parecchi abitanti. Ora questi nuovi posti dipenderanno dagli insensibili cambiamenti del clima, o dall'accidentale immigrazione di nuovi abitanti, e probabilmente, in un grado ben più importante, dalle lente modificazioni di alcuni degli antichi abitanti; mentre le nuove forme così prodotte e le antiche agiranno e reagiranno scambievolmente le une sulle altre. Per modo che in ogni regione e in ogni tempo noi non troveremo che poche specie, le quali offrano piccole modificazioni di struttura, alcun poco permanenti; e certamente questo è ciò che vediamo (Nota XXI).

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L'elezione naturale in ogni paese ben popolato deve agire principalmente per mezzo della concorrenza che gli abitanti si fanno, e quindi sarà per produrre soltanto quella perfezione e quella forza che, nella battaglia per la vita, si accordano alle condizioni della località. Perciò gli abitanti di una regione, in generale, quanto più la medesima sia piccola, dovranno spesso cedere il posto a quelli di un altro paese più vasto, come infatti si osserva. Perchè in una regione vasta, dove debbono essersi trovati molti individui e le forme più disparate, la lotta sarà stata più severa, e così il limite di perfettibilità si sarà elevato maggiormente. L'elezione naturale non deve produrre di necessità una perfezione assoluta; nè, per quanto possiamo giudicare colle nostre limitate facoltà, può la perfezione assoluta incontrarsi in alcun luogo.

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Britannica The Beagle nella qualità di naturalista, allorchè fui vivamente colpito da certi fatti nella distribuzione degli esseri organizzati che popolano l'America meridionale e dai rapporti geologici esistenti fra gli abitanti passati ed attuali di questo continente. Come potrà vedersi negli ultimi capitoli di quest'opera, tali fatti sembrano diradare qualche poco le tenebre sull'origine delle specie, questo mistero dei misteri, al dire di uno de' nostri più grandi filosofi. Al mio ritorno, nel 1837, mi venne l'idea che forse sarebbesi potuto promuovere tale questione, raccogliendo le osservazioni d'ogni sorta che avessero riferimento alla sua soluzione e meditando sulle medesime. Solo dopo cinque anni di lavoro io mi permisi alcune induzioni e mi feci a redigere brevi annotazioni. Infine nel 1844 tentai quelle conclusioni che mi parvero più probabili. D'allora in poi mi occupai costantemente del medesimo oggetto. Il lettore mi perdonerà questi dettagli personali, che ho addotti soltanto per provare che io non fui troppo precipitoso nella mia determinazione.

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Noi conosciamo poi ancor meno le relazioni reciproche degli innumerevoli abitanti terrestri in molte fasi geologiche del loro passato sviluppo. Quantunque molte cose restino oscure o rimarranno tali ancora per lungo tempo, io non posso dubitare, dopo lo studio più esatto e il giudizio più coscienzioso di cui sono suscettibile, che l'opinione adottata dalla maggior parte dei naturalisti e per lungo tempo anche da me, cioè che ogni specie sia stata creata indipendentemente dalle altre, sia erronea.

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La lentezza devesi attribuire alla circostanza che tutti gli abitanti di una regione sono bene adattati gli uni agli altri, e che nuovi posti nella natura non si rendono vuoti che a lunghi intervalli, quando cioè siano apparsi dei cambiamenti di qualsiasi genere nelle condizioni fisiche od in seguito all'immigrazione di nuove forme. Oltre ciò suppongo che le variazioni o differenze individuali di retta natura, colle quali alcuni abitatori si rendano meglio adattati ai nuovi posti in condizioni mutate, non appariscano sempre e tosto. Sfortunatamente noi non sappiamo esprimere con un numero di anni il tempo che occorre per modificare una specie; ma all'argomento del tempo noi dobbiamo ritornare più tardi.

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Al contrario nei periodi di abbassamento le aree abitabili e il numero degli abitanti subiranno una diminuzione (eccettuate le produzioni sulle coste di un continente, che viene interrotto e cambiato in arcipelago), e per conseguenza in questi periodi accadranno molte estinzioni e si avranno poche varietà o specie nuove; ed è appunto durante questi abbassamenti che si sono accumulati i nostri grandi depositi, ricchi di fossili.

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È anche supponibile che ogni grande periodo di abbassamento sarebbe interrotto dalle oscillazioni di livello, e che anche i piccoli cambiamenti del clima interverrebbero in questi lunghissimi periodi; in questi casi gli abitanti dell'Arcipelago emigrerebbero e non resterebbe in ciascuna formazione alcuna memoria rigorosamente progressiva delle loro modificazioni.

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Io, infatti, non credo in una legge fissa di sviluppo, che obblighi tutti gli abitanti di una regione a trasformarsi subitaneamente e simultaneamente ad un grado uniforme. Il processo di modificazione deve essere sommamente lento. La variabilità d'ogni specie è indipendente affatto da quella di tutte le altre. Molte complesse circostanze determinano se questa variabilità debba produrre delle modificazioni vantaggiose per l'elezione naturale e se queste variazioni debbano accumularsi in maggiore o minore quantità, cagionando così un complesso più o meno grande di modificazioni nelle specie varianti; infatti queste modificazioni dipendono dalla variabilità che deve essere benefica, dalla facoltà di incrociamento, dalla prontezza nel propagarsi, dalle condizioni fisiche lentamente varianti della regione e più particolarmente dalla natura degli altri abitanti con cui le specie variabili entrano in lotta. Non deve quindi recare sorpresa che una specie conservi la stessa identica forma più a lungo di altre; o nel caso che si trasformi, i cambiamenti siano minori. Noi osserviamo lo stesso fatto nella distribuzione geografica; per esempio, nei molluschi terrestri e negli insetti coleotteri di Madera che divennero tanto differenti dai loro più affini del continente d'Europa, mentre i molluschi marini e gli uccelli non furono alterati. Noi possiamo forse comprendere la rapidità apparentemente maggiore con cui si modificano le produzioni terrestri e quelle che hanno un'organizzazione più perfetta, in confronto delle produzioni marine e delle produzioni inferiori, se riflettiamo alle relazioni più complesse degli esseri più elevati colle loro condizioni organiche ed inorganiche di vita, come abbiamo detto in un capitolo precedente. Quando molti degli abitanti di una regione si sono modificati e perfezionati, è facile che, in seguito al principio di concorrenza e pei molti importantissimi rapporti che passano fra un organismo e l'altro, quelle forme, le quali non furono in certo grado migliorate, corrono rischio di rimanere distrutte. Perciò possiamo spiegare il motivo per cui tutte le specie di una medesima regione si modificano, dopo un periodo di tempo abbastanza vasto, mentre quelle che non si trasformano debbono estinguersi.

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Inoltre quando molte specie di un gruppo nuovo hanno preso possesso di una nuova regione, sia per una improvvisa immigrazione, sia per uno sviluppo straordinariamente rapido: esse avranno esterminato in un modo ugualmente sollecito molti degli antichi abitanti, e le forme così sostituite saranno comunemente affini, partecipando in comune a qualche svantaggio.

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Queste osservazioni però si riferiscono soltanto agli abitanti del mare in parti del mondo molto distanti; nè abbiamo dati sufficienti per giudicare se le produzioni terrestri e d'acqua dolce si trasformino col medesimo parallelismo in punti molto discosti. Noi anzi possiamo dubitare che esse siansi modificate in questo modo; perchè se il megaterio, il milodonte, la macrauchenia e il toxodonte sono stati trasportati dalla Plata in Europa, senza che rimanga alcuna informazione rispetto alla loro posizione geologica, niuno avrebbe sospettato che questi animali siano stati contemporanei di alcuni molluschi marini esistenti ancora. Ma questi mostri anomali convissero insieme al mastodonte e al cavallo, e quindi potrebbe almeno dedursi che essi esistettero durante una delle ultime epoche terziarie.

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Noi lo vedremo più chiaramente allorchè tratteremo della distribuzione attuale degli esseri organizzati, e dimostreremo quanto sia piccola la relazione che passa fra le condizioni fisiche delle varie regioni e la natura dei loro abitanti.

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In queste lunghe lacune suppongo che gli abitanti di ogni regione soggiacessero ad una considerevole quantità di modificazioni e avvenissero molte estinzioni e che vi fossero anche molte migrazioni dalle altre parti del mondo. Siccome abbiamo ragione di credere che vaste superfici del globo subiscano contemporaneamente il medesimo movimento, gli è probabile che delle formazioni esattamente simultanee siano state spesso accumulate sopra estesi spazi nella medesima parte del mondo; ma non possiamo rettamente conchiudere che ciò abbia dovuto accadere invariabilmente, e che le grandi aree siano state costantemente affette da movimenti conformi.

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Se gli abitanti eocenici di una parte del mondo, sotto un clima quasi uguale, fossero entrati in concorrenza cogli abitanti esistenti nella medesima o qualche altra parte del mondo, la fauna o la flora eocenica sarebbe certamente stata vinta ed esterminata, e così la fauna secondaria sarebbe dominata dalla fauna eocenica e la fauna paleozoica dalla secondaria. Così è per questa prova radicale della vittoria nella lotta per la vita, come per il grado di specialità degli organi, le forme moderne debbono essere più elevate delle forme antiche dipendentemente dalla teoria della elezione naturale. Questo fatto si verifica? La grande maggioranza dei paleontologi risponderebbe affermativamente; ma dopo aver letto le discussioni sostenute su questo argomento dal Lyell e le opinioni di Hooker riguardo alle piante, nel mio apprezzamento credo che ciò avvenga soltanto in una estensione limitata. Nulladimeno può presumersi che si avranno prove più decisive nelle future ricerche geologiche.

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Secondo la teoria della discendenza con modificazioni, la grande legge della successione prolungata, ma non immutabile degli stessi tipi sulle medesime regioni, viene tosto chiarita; perchè gli abitanti di ogni parte del mondo tenderanno facilmente a rimanere e propagarsi in quelle parti, nei periodi immediatamente posteriori, lasciando una progenie strettamente affine, benchè modificata di qualche grado. Se gli abitanti di un continente anticamente erano molto diversi da quelli di un altro continente, anche i loro discendenti modificati differiranno quasi nella stessa maniera e al medesimo grado. Ma dopo intervalli di tempo molto lunghi, e dopo i grandi cambiamenti geografici che permettano molte migrazioni da una regione all'altra, le forme più deboli cederanno il posto alle più dominanti, e non vi sarà nulla di immutabile nelle leggi della distribuzione passata e presente.

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Dovrebbe essere un uomo ben ardito colui, che, dopo di aver confrontato il presente clima dell'Australia e delle parti dell'America meridionale che hanno la stessa latitudine, tentasse di spiegare, da una parte colle dissimili condizioni fisiche la dissomiglianza degli abitanti di questi due continenti, e dall'altra parte la uniformità degli stessi tipi in ciascuno di essi durante gli ultimi periodi terziari colla parità delle condizioni fisiche. Nè potrebbe pretendersi che sia una legge invariabile quella, per cui i marsupiali debbano essere stati principalmente od esclusivamente propri dell'Australia; o che gli sdentati ed altri tipi americani si siano solamente prodotti nell'America meridionale. Perchè noi sappiamo che l'Europa nei tempi antichi era popolata da numerosi marsupiali; ed io ho dimostrato, nelle pubblicazioni precedentemente citate, che nell'America la legge di distribuzione dei mammiferi terrestri era anticamente diversa da quella che oggi si osserva. L'America settentrionale presentava in altri tempi molti dei caratteri attuali della metà meridionale di questo continente; e la metà meridionale era una volta più strettamente affine che oggi non sia, alla metà settentrionale. Così sappiamo dalle scoperte di Falconer e di Cautley, che i mammiferi dell'India settentrionale erano nei tempi primitivi più prossimi a quelli dell'Africa che non siano al presente. Abbiamo inoltre dei fatti analoghi rispetto alla distribuzione degli animali marini.

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Gli abitanti di ogni periodo successivo nella storia del mondo debbono aver dominato i loro predecessori nella lotta per l'esistenza, essi perciò sono più elevati nella scala della natura e la loro struttura sarà divenuta generalmente più speciale ad ogni funzione; e ciò vale a spiegare l'opinione generalmente professata dai paleontologi, che cioè l'organizzazione nel suo complesso abbia progredito. Gli animali estinti e geologicamente antichi somigliano fino ad un certo punto agli embrioni degli animali più recenti della medesima classe, e questo fatto maraviglioso trova una facile spiegazione nella nostra teoria. La successione dei medesimi tipi di struttura sulle medesime superfici negli ultimi periodi geologici non è più misteriosa e si spiega semplicemente per mezzo della ereditabilità.

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Altri fatti analoghi si notano rispetto agli abitanti del mare.

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Lo stesso fatto si osserva nella differenza notevole esistente fra gli abitanti dell'Australia, dell'Africa e dell'America meridionale alle medesime latitudini: perchè queste contrade sono isolate fra loro nel miglior modo possibile. Anche sopra ciascun continente si trova il medesimo fatto; perchè sui lati opposti di una catena di montagne alte e continue, sui termini dei grandi deserti, e talora anche alle due sponde dei larghi fiumi si incontrano produzioni differenti. Ma poichè le catene di montagne, i deserti, ecc., non sono barriere insormontabili e non esistono da sì lungo tempo come i mari che si frappongono ai continenti, le differenze sono in grado inferiore a quelle che riscontransi nei diversi continenti.

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Se potesse dimostrarsi che avviene quasi invariabilmente che una regione, in cui la massima parte degli abitanti si trova in stretti rapporti od appartiene ai medesimi generi delle specie di una seconda regione, probabilmente ricevette in qualche antico periodo degli immigranti provenienti da questa regione, la mia teoria ne sarebbe rafforzata; perchè allora sarebbe assai facile capire, seguendo il principio delle modificazioni ereditarie, in che modo gli abitanti di una regione potessero presentare qualche affinità con quelli di un'altra dalla quale trassero origine. Un'isola vulcanica, per esempio, sollevata e formata a poche centinaia di miglia dal continente, probabilmente ne riceverebbe nel corso dei tempi alcuni abitatori, e i loro discendenti, benchè modificati, sarebbero ancora affini manifestamente, per l'eredità, cogli abitanti di quel continente. I fatti di tal natura sono comuni e rimangono inesplicabili secondo l'ipotesi delle creazioni indipendenti, come vedremo in seguito più completamente. Questa idea delle relazioni esistenti fra le specie di una regione e quelle di un'altra, non differisce molto (sostituendo alla parola specie la parola varietà) da quella che recentemente fu esposta in uno scritto ingegnoso del Wallace, nel quale egli concludeva: «Ogni specie ha avuto un'origine coincidente, vuoi per il luogo, vuoi per il tempo, con quella di una specie molto affine». Ed io ora so, per una corrispondenza scambiata con lui, che egli attribuisce questa coincidenza alla generazione diretta, con successive modificazioni.

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Questi fatti sono: la grande differenza delle faune marine sui lati opposti di ogni continente, l'intima relazione degli abitanti terziari di parecchie terre ed anche di diversi mari coi loro abitanti attuali; un certo grado di relazione fra la distribuzione dei mammiferi e la profondità del mare (come vedremo fra poco), ed altri fatti analoghi. La natura e le proporzioni relative degli abitanti delle isole oceaniche mi sembrano pure in opposizione coll'ipotesi dell'antica loro continuità coi continenti. Anche la loro composizione, quasi universalmente vulcanica, viene a contrastare coll'idea che esse siano frammenti di continenti sommersi; e quando esse fossero esistite come catene di monti sulle terre, alcune almeno di queste isole sarebbero formate di granito, di schisti metamorfici, di antiche roccie fossilifere ed altre roccie consimili, come le altre elevazioni montuose, invece di essere semplici coni di materie vulcaniche.

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Ma sarebbe un grande errore l'arguire che un'isola poco popolata non potrebbe ricevere nuovi abitanti con mezzi analoghi, benchè situata più lontana dal continente, dal fatto che un'isola bene popolata, come la Gran Bretagna, non ha ricevuto negli ultimi pochi secoli, per quanto ci è noto, alcuni immigranti dall'Europa (e ciò sarebbe assai difficile a provarsi) o da qualche altro continente, per mezzo di occasionali circostanze. Di venti semi od animali trasportati in un'isola, anche meno popolata di forme della Gran Bretagna, forse uno solo sarebbe stato adatto alla nuova sua dimora da rimanervi naturalizzato. Ma questo non sarebbe, mi sembra, un argomento valido contro gli effetti dei mezzi di trasporto occasionali, nel lungo corso delle epoche geologiche, in un'isola che si fosse sollevata e prima che il numero de' suoi abitanti fosse divenuto completo. Sopra qualunque terra sterile, in cui vivano pochi insetti ed uccelli distruggitori, oppure che ne sia affatto priva, non v'ha dubbio che ogni seme che vi giunga fortuitamente, se sia adatto al nuovo clima, vi germoglierà e sopravviverà (Nota XXXV).

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La influenza del clima glaciale sulla distribuzione degli abitanti dell'Europa, quale fu esposta con mirabile chiarezza da Edoardo Forbes fu considerevole. Ma noi ne seguiremo più facilmente gli effetti supponendo che un nuovo periodo glaciale sia cominciato e si sia compiuto lentamente, come accadde in epoca remota. A misura che il freddo aumenterà e che ogni zona più settentrionale si renderà più adatta agli esseri delle regioni artiche, e meno acconcia agli antichi abitanti che vi trovavano un clima più temperato, questi ultimi saranno cacciati dalle artiche produzioni, che occuperanno il loro posto. Gli abitanti dei paesi più temperati saranno costretti nel medesimo tempo ad incamminarsi verso il sud, finchè non incontrino barriere insormontabili, nel qual caso periranno. Le montagne saranno coperte di neve e di ghiaccio, e i loro antichi abitanti alpini scenderanno nelle pianure. Per tutto quel tempo in cui il freddo avrà raggiunto il suo massimo grado, avremo una fauna e una flora artica uniforme, che si estenderà sulle parti centrali dell'Europa fino al sud delle Alpi e dei Pirenei, e penetrerà anche nella Spagna. Le attuali regioni temperate degli Stati Uniti saranno pure invase dalle piante e dagli animali del nord, e questi saranno quasi uguali a quelli dell'Europa; perchè gli abitanti circumpolari, che noi supponiamo abbiano viaggiato dappertutto verso il mezzogiorno, sono singolarmente uniformi tutto all'intorno del globo.

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Durante il periodo glaciale, allorchè gli abitanti dei due mondi vivevano molto più verso il sud che al giorno d'oggi, essi dovevano essere anche più completamente separati da mari più vasti. Io credo che la precedente difficoltà possa togliersi, ove si rifletta ai più antichi cambiamenti di clima che accaddero in senso opposto. Abbiamo buoni argomenti per ritenere che nel periodo pliocenico più recente, prima dell'epoca glaciale, e quando la maggior parte degli abitanti del mondo erano specificamente i medesimi dell'epoca attuale, il clima era più caldo dell'odierno. Quindi possiamo supporre che gli organismi ora viventi sotto il clima della latitudine di 60°, nel periodo pliocenico abitassero molto più verso il nord, sotto il circolo polare, alla latitudine di 66° - 67°; e che le produzioni rigorosamente artiche allora vivessero nelle terre interrotte che sono anche più vicine al polo. Ora se noi guardiamo una sfera, troveremo che sotto il cerchio polare le terre sono quasi continue dall'Europa occidentale, per la Siberia, fino all'America orientale. Io attribuisco a questa continuità delle terre circumpolari e alla conseguente libera intermigrazione sotto un clima più favorevole, la uniformità necessaria nelle produzioni sub-artiche e settentrionali delle zone temperate del Vecchio Mondo e del Nuovo, in un periodo anteriore all'epoca glaciale.

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Questi casi di parentela, senza identità, degli abitanti di mari attualmente separati, come pure degli abitanti passati e presenti delle terre temperate dell'America settentrionale e dell'Europa, sono inesplicabili secondo la teoria della creazione. Non si può dire che essi siano stati creati simili, in ragione delle condizioni fisiche quasi simili delle aree; perchè se noi paragoniamo, per esempio, certe parti dell'America meridionale coi continenti meridionali del Vecchio Mondo, noi vediamo delle contrade perfettamente rispondenti in tutte le loro condizioni fisiche, ma coi loro abitanti completamente dissimili.

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Distribuzione delle produzioni d'acqua dolce - Degli abitanti delle isole oceaniche - Assenza dei batraci e dei mammiferi terrestri - Sulla relazione degli abitanti delle isole con quelli dei continenti più vicini - Sulle colonie provenienti dalla sorgente più vicina, colle modificazioni susseguenti - Sommario del presente capo e del precedente.

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Sugli abitanti delle isole oceaniche

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Tutte le precedenti considerazioni sugli abitanti delle isole oceaniche, vale a dire la scarsezza delle specie, - la ricchezza delle forme endemiche in particolari classi o sezioni di classi, - la mancanza di interi gruppi, come di quello dei batraci e dei mammiferi terrestri, non ostante la presenza dei pipistrelli, - le proporzioni singolari di certi ordini di piante, - lo sviluppo delle forme erbacee in alberi, ecc.,- mi sembra che concordino meglio coll'idea dei mezzi occasionali di trasporto, i quali ebbero una grande influenza nel lungo corso dei tempi, di quello che coll'opinione che tutte le isole oceaniche siano state anticamente unite per mezzo di terre continue col continente più vicino; perchè in questa seconda ipotesi la migrazione probabilmente sarebbe stata assai più completa; e se si ammettano le modificazioni, tutte le forme viventi sarebbero state più equabilmente modificate, in tal caso, in ragione della importanza superiore delle relazioni fra organismo ed organismo.

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Relazione degli abitanti delle isole con quelli dei continenti più vicini

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Il fatto per noi più importante e singolare, riguardo agli abitanti delle isole, sta nella loro affinità con quelli dei continenti più vicini, quantunque non siano le medesime specie. Potrebbero citarsi moltissimi esempi di questa legge. Ne prenderò un solo dall'Arcipelago Galapagos, posto sotto l'equatore fra 500 e 600 miglia dalle coste dell'America meridionale. Quivi quasi tutte le produzioni terrestri ed acquatiche portano l'impronta evidente del continente americano. Vi sono ventisei uccelli di terra e di questi, ventuno o forse ventitre sono classificati come specie distinte, e si suppone che siano state create colà; eppure la stretta affinità di questi uccelli colle specie americane in ogni carattere, nelle loro abitudini, nel portamento, nel suono della voce, è manifesta. Altrettanto deve dirsi degli altri animali, e di quasi tutte le piante, come fu dimostrato dal dott. Hooker nella sua stupenda Memoria sulla flora di quell'arcipelago. Il naturalista, esaminando gli abitanti di queste isole vulcaniche del Pacifico che sono lontane per alcune centinaia di miglia dal continente, sente tuttavia di essere ancora sulla terra americana. Per qual motivo ciò avviene? Per qual motivo dovrebbero le specie conservare l'impronta così palese dell'affinità che le connette a quelle create in America, se supponiamo che quelle specie siano state create nell'Arcipelago Galapagos? Nelle condizioni di vita di queste isole, nella loro geologica natura, nella loro altezza, nel loro clima e nelle proporzioni con cui le varie classi sono insieme associate, qui non abbiamo nulla che somigli alle condizioni delle coste dell'America meridionale; anzi in fatto abbiamo una dissomiglianza considerevole per tutti questi rispetti. Al contrario havvi un grado notevole di somiglianza nella natura vulcanica del suolo, nel clima, nell'altezza e nella grandezza delle isole, fra l'Arcipelago Galapagos e quello del Capo Verde. Ma quale intera ed assoluta differenza non si riscontra nei loro abitanti! Gli abitanti delle isole di Capo Verde hanno con quelli d'Africa rapporti analoghi a quelli che passano fra gli abitanti delle isole Galapagos e quelli d'America. Io credo che tali fatti non possano ricevere alcuna spiegazione, secondo l'opinione ordinaria delle creazioni indipendenti; all'opposto, secondo le idee da me propugnate, è facile vedere che le isole Galapagos potevano ricevere coloni dall'America, sia mediante mezzi occasionali di trasporto, oppure (dottrina alla quale non credo) per mezzo di una terra che anticamente legava queste isole al continente; parimenti le isole di Capo Verde li avrebbero ricevuti dall'Africa. Questi coloni sarebbero stati soggetti a modificazioni: ma il principio d'eredità tradisce ancora la loro patria originale.

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La legge per cui gli abitanti di un arcipelago, quantunque distinti specificamente, sono strettamente affini a quelli del continente più vicino, talvolta si applica in una piccola scala, benchè in una maniera più interessante; nei limiti del medesimo arcipelago. Così le diverse isole dell'Arcipelago Galapagos sono occupate da specie che sono in rapporti molto stretti in modo meraviglioso, come altrove ho dimostrato; cosicchè gli abitanti di ogni isola separata, sebbene distinti in gran parte, sono connessi fra loro in grado incomparabilmente maggiore di quello che cogli abitanti di ogni altra parte del mondo. E ciò doveva precisamente prevedersi, secondo le mie idee, perchè quelle isole sono così vicine, che debbono quasi inevitabilmente ricevere degli immigrati dalla stessa sorgente originale, o l'una dall'altra. Ma questa dissomiglianza fra gli abitanti endemici delle isole può usarsi come un argomento contrario alla mia teoria; perchè potrebbe chiedersi come mai sia avvenuto che in diverse isole, situate a poco distanza fra loro, aventi la stessa natura geologica, la stessa altezza, il medesimo clima, ecc., molti immigranti sieno stati modificati differentemente, benchè soltanto leggermente. Questa mi è sembrata per molto tempo una grave obbiezione: ma essa è fondata principalmente sull'errore, profondamente radicato, di considerare le condizioni fisiche di un paese come le più importanti per i suoi abitatori; al contrario credo non possa contrastarsi che la natura degli abitanti, coi quali ogni altro deve lottare, sia un elemento di successo almeno ugualmente importante e in generale assai più influente. Ora se noi consideriamo quegli abitanti delle isole Galapagos che trovansi in altre parti del mondo (lasciando in disparte pel momento le specie endemiche, che non possono comprendersi qui rettamente, mentre dobbiamo ricercare come esse si siano modificate dopo il loro arrivo), noi troviamo un complesso considerevole di differenza nelle varie isole. Questa differenza doveva infatti ammettersi secondo l'ipotesi che le isole siano state popolate con mezzi occasionali di trasporto; un seme di una pianta, per esempio, essendo stato portato sopra una di quelle isole e quello di un'altra sopra un'isola diversa. Quindi allorchè nei tempi antichi una specie immigrante si stabilì in una di queste isole o in parecchie, ovvero quando posteriormente si sparse da un'isola all'altra, si sarà trovato esposto certamente a condizioni di vita diverse nelle differenti isole, perchè avrà dovuto competere con differenti gruppi di organismi. Una pianta, per esempio, avrà trovato un terreno più conveniente per essa, occupato più completamente da piante distinte in un'isola che nell'altra, e sarà stata in balìa degli attacchi di nemici alquanto differenti. Se quindi essa variava, l'elezione naturale avrà favorito probabilmente delle varietà diverse nelle varie isole. Alcune specie però poterono estendersi e conservare non pertanto il medesimo carattere in tutto il gruppo, precisamente come si osserva nei continenti in cui certe specie si diffondono assai e rimangono inalterate.

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Il principio che determina il carattere generale della fauna e della flora delle isole oceaniche, cioè, che gli abitanti, quando non sono identici, sono tuttavia evidentemente connessi cogli altri abitanti di quella regione dalla quale possono più prontamente essere venuti i coloni, essendo poi questi successivamente modificati e meglio conformati alle nuove loro dimore, questo principio è applicabile universalmente a tutta la natura. Noi vediamo che ciò si verifica in ogni montagna, in ogni lago e in ogni palude. Perchè le specie alpine sono affini a quelle delle pianure che le circondano, eccettuate però quelle forme, principalmente di piante, che si sono disseminate ampiamente per tutto il mondo nella recente epoca glaciale; così abbiamo nell'America meridionale i colibri alpini, i roditori alpini, le piante alpine, ecc., tutti di forme esclusivamente americane; ed è manifesto che una montagna, di mano in mano che lentamente si sollevava, doveva naturalmente essere colonizzata dalle pianure circonvicine. Altrettanto dicasi degli abitanti dei laghi e degli stagni, colla riserva che le grandi facilitazioni dei trasporti diedero le medesime forme generali al mondo intero. Noi vediamo il medesimo principio in alcuni animali ciechi che abitano nelle caverne dell'America e dell'Europa.

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Le relazioni fin qui esaminate, cioè - che gli organismi inferiori che si modificano lentamente prendono una estensione maggiore degli organismi elevati; - che alcune specie di generi molto estesi si diffondono grandemente; - che le produzioni alpine, lacustri e quelle degli stagni sono in rapporti d'affinità con quelle delle pianure vicine e delle terre secche; - che esiste un'intima connessione fra le specie distinte che vivono nelle isole di uno stesso arcipelago; - e specialmente che si nota una relazione singolare fra gli abitanti di ogni intero arcipelago o di ogni isola e quelli del continente più vicino; tutte queste relazioni sono, a mio credere, completamente inesplicabili, secondo l'opinione ordinaria della creazione indipendente di ogni specie, ma sono invece suscettibili di spiegazione nell'ipotesi della colonizzazione dalla sorgente più vicina e più pronta, combinata colle modificazioni susseguenti e coll'adattamento migliore dei coloni alle nuove loro dimore.

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In base di questi medesimi principii possiamo intendere, come ho tentato di dimostrare, per qual motivo le isole oceaniche debbano possedere pochi abitanti, la maggior parte dei quali debba essere endemica o particolare; e così per qual ragione, rispetto ai mezzi di migrazione, un gruppo di esseri, anche restrittivamente ad una sola classe, debba avere tutte le sue specie endemiche e un altro gruppo invece le abbia comuni con altre parti del mondo. Possiamo dimostrare come interi gruppi di organismi siano assenti dalle isole oceaniche, ad esempio, i batraci e i mammiferi terrestri, mentre le isole più appartate posseggano le loro specie di mammiferi volanti o pipistrelli. Possiamo dimostrare come vi sia qualche relazione fra la presenza dei mammiferi, in una condizione più o meno modificata, e la profondità del mare fra un'isola e il continente. Noi possiamo vedere chiaramente in che modo tutti gli abitanti di un arcipelago, sebbene specificamente distinti sulle diverse isole che lo compongono, siano strettamente affini fra loro e parimenti siano in qualche rapporto, meno intimo, con quelli del continente più vicino o probabilmente di quell'altra sorgente da cui gli immigranti sono probabilmente partiti. Infine sappiamo dire come avvenga che in due regioni, comunque distanti fra loro, vi sia una correlazione nella presenza di specie identiche, di varietà, di specie dubbie e di specie distinte, ma rappresentative.

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Possiamo inoltre spiegare la localizzazione dei sotto-generi, dei generi e delle famiglie; e come avvenga che sotto latitudini diverse, per esempio, nell'America meridionale, gli abitanti delle pianure e delle montagne, delle foreste, degli stagni e dei deserti, siano in modo tanto misterioso collegati insieme per un certo grado di affinità, e siano parimenti connessi agli esseri estinti che anticamente esistevano sul medesimo continente. Richiamando alla mente che le mutue relazioni da organismo ad organismo sono della più alta importanza, possiamo riconoscere perchè due superfici, poste in condizioni fisiche quasi uguali, siano di sovente abitate da forme di vita affatto differenti. Imperocchè, a seconda della lunghezza del tempo trascorso, dacchè i nuovi abitanti si introdussero in una regione; a seconda della natura della comunicazione che permetteva il passaggio a certe forme e non ad altre, in maggiore o minor numero; secondochè gli immigranti entrarono o no in una lotta più o meno diretta gli uni cogli altri e cogli indigeni; ed anche secondo che gli immigranti furono capaci di variare più o meno rapidamente, dovettero seguirne nelle differenti regioni, indipendentemente dalle loro condizioni fisiche, delle condizioni di vita infinitamente diverse, - e un insieme quasi infinito di azioni e di reazioni organiche; - e noi dobbiamo trovare, come infatti troviamo, nelle varie grandi provincie geografiche del mondo, alcuni gruppi di esseri modificati in sommo grado ed altri soltanto leggermente, alcuni sviluppati ed estesi con grande vigore, altri invece esistenti in piccolo numero.

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Ammessa questa dottrina della distruzione di una infinità di legami intermedi fra gli abitanti viventi e gli estinti del mondo: e in ogni periodo successivo fra le specie estinte e le specie anche più antiche, perchè ogni formazione geologica non contiene queste forme transitorie? Perchè tutte le collezioni di avanzi fossili non presenteranno le prove evidenti della gradazione e del mutamento delle forme di vita? Quantunque le ricerche geologiche abbiano certamente rivelato la esistenza anteriore di molte forme transitorie, che riuniscono più strettamente fra loro molte forme di vita; esse non ci dànno le gradazioni insensibili ed infinite fra le specie passate e presenti che si richiedono nella mia teoria, e quest'obbiezione è la più ovvia e la più rilevante di quelle che possono sollevarsi contro di essa. Come avviene che certi gruppi di specie affini si mostrano talvolta apparentemente d'improvviso (ed è spesso certamente una falsa apparenza) nei diversi strati geologici? Siccome è noto che la vita organica su questa terra è apparsa in un tempo incalcolabilmente remoto, assai anteriore alla deposizione degli intimi strati cambriani, perchè non troviamo noi dei grandi depositi sotto questo sistema, pieni di avanzi dei progenitori dei gruppi di fossili cambrici? Imperocchè questi strati debbono essere stati depositati altrove, secondo la mia teoria, in quelle epoche antiche ed affatto ignote della storia del mondo.

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Posto che la elezione naturale agisca per mezzo della concorrenza, essa adatta e perfeziona gli abitanti d'ogni paese solo in relazione a quelli che convivono con essi, per modo che non dobbiamo fare le meraviglie se gli abitanti di qualche paese, quantunque secondo l'opinione ordinaria siano stati specialmente creati in rapporto col paese stesso, saranno battuti e sostituiti dalle produzioni naturalizzate importate da un'altra regione. Inoltre non possiamo meravigliarci se tutte le combinazioni della natura non sono perfette, almeno per quanto può desumersi dal nostro giudizio, e se alcune di queste disposizioni naturali ripugnano alle nostre idee sull'adattamento delle forme. Nè ci sorprenderà che l'aculeo dell'ape cagioni la morte dell'ape stessa; che i fuchi siano prodotti in sì gran numero per un solo atto, e che la maggior parte di essi sia uccisa dalle sterili operaie; che le nostre conifere producano una quantità enorme di polline; che l'ape regina abbia un odio istintivo per le proprie figlie feconde; che l'icneumone si nutra del corpo vivente dei bruchi; ed altri casi analoghi. Al contrario, secondo la teoria dell'elezione naturale, noi dovremmo stupirci di non trovare un maggior numero di casi, in cui manchi l'assoluta perfezione di adattamento.

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Noi troviamo la piena significazione del fatto meraviglioso che deve essere stato notato da ogni viaggiatore, vale a dire, che sullo stesso continente, nelle condizioni le più diverse, in climi caldi o freddi, sulle montagne e nelle pianure, nei deserti e nelle paludi, quasi tutti gli abitanti di ogni grande classe hanno rapporti manifesti fra loro; perchè essi saranno in generale i discendenti dei medesimi progenitori e delle prime colonie. Con questo principio della migrazione anteriore, associato nella pluralità dei casi con quello delle modificazioni, possiamo spiegare insieme la identità di alcune piante, e la stretta affinità di molte altre sulle montagne più lontane nei climi più differenti, ricorrendo anche all'azione del periodo glaciale; e parimenti possiamo intendere come esista una mutua affinità in certi abitanti del mare nelle zone temperate settentrionali e meridionali, quantunque separate dall'intero oceano intertropicale. Sebbene due regioni possano presentare delle condizioni fisiche tanto simili quanto lo richieda la esistenza delle medesime specie, non dobbiamo farci caso che i loro abitanti siano interamente diversi, se furono separati gli uni dagli altri per un lungo periodo; perchè essendo la relazione di un organismo all'altro la più importante di tutte le relazioni, siccome le due regioni saranno state popolate da coloni provenienti da un terzo punto, ovvero l'una dall'altra, in diversi periodi e con proporzioni diverse, il processo di modificazione delle due aree deve essere stato differente inevitabilmente.

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Dobbiamo poi considerare come una regola molto generale quella, che gli abitanti d'ogni regione hanno qualche rapporto con quelli della sorgente più vicina, da cui gl'immigranti possono essere partiti. Noi osserviamo questa regola in tutte le piante e negli animali dell'Arcipelago Galapagos, di Juan Fernandez e delle altre isole dell'America, che sono affini, nel modo più evidente, alle piante e agli animali del vicino continente americano; e quelli dell'arcipelago di Capo Verde e delle altre isole africane agli altri del continente africano. Bisogna ammettere che questi fatti non trovano alcuna spiegazione nella teoria delle creazioni.

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Quando potremo essere certi che tutti gli individui della medesima specie e tutte le specie strettamente affini della maggior parte dei generi, sono derivate in un periodo non molto lontano da un solo progenitore ed emigrarono da un dato luogo di origine; e quando saremo più addentro nella cognizione dei molti mezzi di migrazione, allora, pei lumi che ci fornisce attualmente e che continuerà a fornirci la geologia, sugli antichi cambiamenti di clima e di livello delle terre, noi saremo in grado sicuramente di seguire, in un modo mirabile, le antiche migrazioni degli abitanti del mondo intero. Anche al presente paragonando le differenze che presentano gli animali marini sui lati opposti di un continente e la natura dei diversi abitanti del continente stesso, in relazione ai loro mezzi apparenti di migrazione, potrà darsi qualche nozione sull'antica geografia.

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Appena che le qualità pregevoli sono riconosciute, l'elezione inconscia tende ad aumentarne lentamente e incessantemente i tratti caratteristici, qualunque siano; ma non ugualmente in tutti i tempi, secondo che la razza nuova acquista o perde voga; e forse anche in certi distretti meglio che in altri, secondo il grado di civiltà dei loro abitanti. Ma avremo sempre pochissima probabilità di conservare una cronaca esatta delle sue modificazioni lente ed insensibili.

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Elezione naturale; confronto del suo potere col potere elettivo dell'uomo - Sua azione sopra caratteri di poca importanza - Sua forza in ogni età e sui due sessi - Elezione sessuale - Della generalità degli incrociamenti fra individui della medesima specie - Circostanze favorevoli e contrarie all'elezione naturale, come gli incrociamenti, l'isolamento o il numero degli individui - Azione lenta - Estinzione prodotta dall'elezione naturale - Divergenza dei caratteri in relazione colla diversità degli abitanti d'ogni regione ristretta e colla naturalizzazione - Effetti dell'elezione naturale sui discendenti di un comune progenitore per la divergenza dei caratteri e l'estinzione delle specie - Essa spiega la classificazione degli esseri organizzati - Progressi dell'organizzazione - Persistenza delle forme inferiori - Convergenza dei caratteri - Moltiplicazione infinita delle specie - Sommario.

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I numeri proporzionali de' suoi abitanti si altereranno quasi immediatamente; e alcune specie potranno estinguersi. Da quanto abbiamo veduto sui rapporti intimi e complessi che legano gli abitanti di una medesima contrada, possiamo inferire che ogni cambiamento nelle proporzioni numeriche di alcuni di essi, indipendentemente dalla modificazione del clima, influirebbe seriamente sulla maggior parte degli altri. Se la regione fosse aperta ne' suoi confini, nuove forme al certo immigrerebbero; il che turberebbe anche più gravemente le relazioni di alcuni degli abitanti primitivi. E qui giova ricordare l'influenza dell'introduzione di un solo albero o di un mammifero, già da noi notata. Ma nel caso di un'isola o di un paese parzialmente cinto di barriere, che non potrebbero essere sorpassate da nuove forme e più adatte, vi sarebbe posto nell'economia locale per quegli abitanti aborigeni che venissero in qualche guisa a modificarsi; che se l'area fosse aperta all'immigrazione, quello stesso posto si sarebbe occupato dagli intrusi. In tal caso ogni leggera modificazione, che nel corso delle età potrebbe aver luogo, tenderebbe a perpetuarsi quando fosse in alcun che vantaggiosa ad una delle specie, meglio conformandola alle proprie condizioni alterate: e l'Elezione naturale avrebbe così un vasto campo per l'opera di perfezionamento.

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Inoltre io non credo che abbiano a ricercarsi grandi mutamenti fisici, come di clima, o un grado inusitato di isolamento ad impedire l'immigrazione, per produrre nuove lacune che l'elezione naturale possa riempire col mezzo di qualche varietà perfezionata degli antichi abitanti. Se tutti gli esseri viventi in ogni paese lottano costantemente fra loro con forze quasi equilibrate, possono bastare modificazioni estremamente insensibili di struttura o di abitudini in un abitante per assicurargli il vantaggio sopra gli altri; altre modificazioni della stessa indole accresceranno maggiormente questa preminenza, e ciò continuerà per tutto il tempo che esso rimanga nelle identiche condizioni di vita e approfitti degli stessi mezzi di sussistenza e di difesa. Non potrebbe nominarsi un solo paese, nel quale tutti gli abitanti indigeni siano attualmente tanto adattati fra loro e alle condizioni fisiche sotto le quali vivono, che niuno di essi possa in qualche parte perfezionarsi; perchè in tutti i luoghi le produzioni native furono sì appieno conquistate dalle produzioni naturalizzate, da permettere a queste specie forestiere di prendere definitivamente possesso del suolo. Siccome le razze straniere hanno così battuto da per tutto alcune delle razze indigene, noi possiamo concludere con piena sicurezza che, se queste fossero state modificate in maniera più vantaggiosa, esse avrebbero meglio resistito agli invasori.

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Quando fu trasformata per abbassamento in vaste isole separate, molti individui di una medesima specie dovettero rimanere sopra ciascuna di esse, e quindi gli incrociamenti nei confini della regione di ogni specie saranno stati impediti; dopo cambiamenti fisici di ogni sorta, l'immigrazione non avrà potuto verificarsi, per cui i nuovi posti nell'economia di ogni isola saranno rimasti agli antichi abitanti modificati ed ogni nuova varietà avrà così avuto il tempo di modificarsi e di progredire. Quando per un nuovo sollevamento le isole avranno formato ancora una superficie continentale, un'ardente lotta si rinnoverà fra le specie; le varietà più favorite e perfezionate diverranno capaci di moltiplicarsi e le forme meno perfezionate si estingueranno; i numeri proporzionali dei vari abitanti del continente rinnovato si cambieranno, mentre l'elezione naturale agirà di nuovo per introdurre altri progressi negli abitanti e formare così nuove specie.

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Siccome alcuni pochi tra i vecchi abitanti subiscono delle modificazioni, i reciproci rapporti tra gli altri abitanti saranno turbati, e si faranno vacanti dei nuovi posti, i quali potranno essere occupati da forme più adatte. Sebbene tutti gli individui di una medesima specie differiscano tra loro in grado leggero, potrà tuttavia passare un tempo lungo, prima che si manifestino delle utili variazioni nelle singole parti degli organismi. Questo processo può essere ritardato grandemente dal libero incrociamento. Molti esclameranno che queste cause diverse sono ampiamente sufficienti per annullare interamente l'azione dell'elezione naturale, io non lo credo. D'altra parte ammetto che l'elezione naturale agisca sempre con molta lentezza, spesso soltanto a lunghi intervalli di tempo, e in generale sovra un ristrettissimo numero di abitanti della stessa regione contemporaneamente. Inoltre io penso che questa azione lenta ed intermittente della elezione naturale si accordi perfettamente con ciò che c'insegna la geologia, sull'ordine e sul modo col quale si trasformarono gli abitanti del globo.

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In causa dell'alta ragione geometrica di accrescimento in tutti gli esseri organizzati, ogni paese contiene un numero completo di abitanti; ed essendo molte aree occupate da forme assai diverse, ne segue che se ogni forma eletta e favorita si accresce di numero, generalmente le forme meno perfezionate diminuiranno, e diverranno rare. La rarità, secondo le dottrine della geologia, è il precursore dell'estinzione. Noi possiamo anche ritenere che ogni forma rappresentata da pochi individui debba correre, con maggiore probabilità, il rischio di rimanere completamente estinta, in seguito alle alternative delle stagioni e al numero variabile dei suoi nemici. Ma noi possiamo procedere più avanti; perchè posta la formazione lenta e continua di nuove forme, quando non si supponga che il numero delle forme specifiche vada sempre crescendo quasi indefinitamente, fa d'uopo che alcune inevitabilmente si estinguano. Le geologia ci dimostra chiaramente che il numero delle forme specifiche non è aumentato indefinitamente; e noi ci studieremo ora di provare come il numero delle specie sul globo non abbia potuto divenire smisuratamente grande.

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