Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il Nuovo Corriere della Sera

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AA. VV. 9 occorrenze

Da alcuni giorni, la signorina Maria Adele Gastaldi, abitante in via Imperiale, cassiera del cinema Eden, sito nella stessa via Imperiale, si vedeva fatta segno alla corte discreta, ma insistente, di un giovane alto, dall'aspetto distinto, che dimostrava una trentina d'anni. Ieri sera, poco dopo le 22.30, la signorina Gastaldi, che già prima aveva inviato a destinazione la parte più cospicua dell'incasso, deponeva le ultime 45 mila lire in una borsetta.

L'autorità giudiziaria ha aperto un'inchiesta sulla morte di una giovane donna, Giovanna Paglione in Grisani, di 24 anni, abitante nel rione delle case popolari in via Maddalena 19. La donna fu ricoverata la mattina del 6 novembre all'ospedale degli incurabili, in gravissime condizioni per anemia acuta e lesioni interne, e vi morì, nonostante le più sollecite cure, mezz'ora dopo.

- È stato identificato, dopo cinque giorni, un uomo raccolto sabato notte da alcuni automobilisti sulla strada che costeggia li Lario nei pressi di Pradello e da allora ricoverato in gravissime condizioni per la frattura della base del cranio all'ospedale di Lecco: si tratta di Giovanni Boarato fu Cesare, di 51 anni, abitante a Sesto San Giovanni, in via Sabotino 31. Il Boarato, che non aveva documenti indosso e si trova tuttora in stato di incoscienza, giaceva accanto a un ciclomotore: attraverso questo veicolo è stato possibile risalire dal fabbricante al rivenditore e al proprietario, appunto il ferito, riconosciuto dai parenti. Il Boarato, sabato sera verso le 22, era partito col ciclomotore alla volta di Morbegno, per far visita a un fratello. Che cosa può essergli accaduto? È possibile che egli sia stato vittima di un investimento e abbandonato sulla strada da individui poco scrupolosi, ma non si esclude l'ipotesi di una aggressione. Infatti, non è pensabile che egli possa essersi messo in viaggio senza il portafogli con documenti e danaro.

La donna, Giuseppina Maggioni fu Angelo, sessantaduenne, moglie di un cantoniere delle ferrovie, abitante in via Negrotto 3, purtroppo non ha tenuto conto del segnale. Ella ha superato lateralmente le sbarre e si é avventurata sui binari. Forse pensava che avrebbe fatto in tempo a veder arrivare il treno, ma non ha tenuto conto della nebbia che riduceva moltissimo la visibilità. In un istante il convoglio è stato alle sue spalle. Il macchinista ha visto la donna che sembrava impietrita: forse per il terrore, forse perché disorientata dal rombo, era troppo tardi per evitare l'investimento. Il corpo della Maggioni è scomparso sotto le ruote, che lo hanno dilaniato. Il macchinista è riuscito a fermare dopo una cinquantina di metri, ma non restava altro che raccogliere e ricomporre pietosamente la salma, poi trasportata all'obitorio dopo le consuete constatazioni di legge.

La peggio è toccata alla quarantacinquenne Maria Copolecchia fu Felice, abitante in piazza Greco 10; ad Elsa Zerbelloni fu Luigi, di 53 anni, domiciliata in via Spontini 12; e a Giuseppe Petrassini fu Luigi, di 38 anni, residente in via Toselli 22. Alla Copolecchia i medici hanno riscontrato la sospetta distorsione dell'avambraccio sinistro, alla seconda una grave contusione al piede sinistro, al Petrassini uno strappo muscolare al ginocchio sinistro.

In base ai documenti che essa conteneva si provvide ad avvertire la proprietaria, la signora Maria Corti, di 49 anni, abitante in via Grazioli 80, che solo ieri si è presentata all'ufficio oggetti rinvenuti: agli impiegati ha narrato che la borsetta le era stata strappata dal braccio appunto la sera dell'Epifania mentre percorreva, ad Affori, il cavalcavia che sorpassa la linea ferroviaria della Nord. La Corti quella sera si era vista seguire da un giovanotto, per cui, insospettita, si era sfilata dal polso un orologio d'oro e dal bavero del cappotto una spilla, nascondendoli in una tasca interna. Lo sconosciuto, che dimostrava di essere giovanissimo, non più di 18-19 anni, le si avvicinò d'un tratto e con aria risoluta le intimò: «Dammi la borsetta e non fiatare». Poi con rapido gesto gliela strappò, dandosi alla fuga. La strada era deserta e fu inutile chiedere aiuto. La signora Corti si era rassegnata alla perdita della borsa e del danaro, circa 2500 lire: le rincresceva, tuttavia, per i documenti perduti. Il ritrovamento è stato quindi per lei una lieta sorpresa. Si presume che il malvivente, dopo aver intascato il danaro, si sia liberato della borsetta e dei documenti gettandoli dal finestrino di un treno appena partito dalla Stazione.

Contemporaneamente a queste indagini, altre ricerche sono in corso da parte della Squadra Mobile per assicurare alla giustizia altri tre malviventi, autori di un brigantesco episodio avvenuto, due ore dopo le rapine di via Labeone e di viale Umbria, in corso Sempione, vittima una giovane donna, la ventenne Ernesta Musitelli, abitante in via Inganni 67, la quale alle 21.45, si trovava ferma con alcune amiche su un marciapiede. Un'automobile proveniente dall'Arco della Pace, sulla quale erano tre individui, si avvicinava lentamente al gruppetto e uno degli sconosciuti faceva segno alla giovane di avvicinarsi. Appena accostatasi al finestrino, la Musitelli si accorgeva che gli sconosciuti avevano intenzioni aggressive. Uno di essi, sporto un braccio, le afferrava la borsetta, che conteneva i documenti e mille lire, e tentava di strappargliela, invocando aiuto, la ragazza opponeva resistenza, ma subito la automobile si metteva in moto per cui la malcapitata, rimasta agganciata col braccio alla borsetta tenuta dal malvivente, veniva trascinata per una decina di metri, finché riusciva a liberarsi. La «Volante» compiva immediatamente una battuta nella zona, ma dell'automobile non veniva trovata traccia. Più tardi si accertava che la macchina, targata MI 152904, era stata rubata alle 21, in largo Argentina, al dott. Roberto Mazuchelli. La Musitelli, giudicata guaribile in dieci giorni per le ferite riportate, ha osservato le fotografie dell'archivio segnaletico, fornendo ai funzionari alcune informazioni sui connotati dei tre malviventi si ha ragione di ritenere che si tratti di giovanissimi elementi, residenti in periferia e dediti a imprese ladresche a danno di automobilisti.

In muttinata si presentava negli uffici la signora Marisa Furst in Oberti, abitante in viale Bianca Maria 18, la quale presentava denuncia contro una donna di clnquantasette anni, Rita Camorani, da lei assunta come cameriera giovedì mattina e sparita prima di sera con una quindicina di pezzi di argenteria di ingente valore. La signora Furst non era in grado di fornire molte notizie sul conto della domestica. Sapeva che la donna era nativa di Casina, un paese in provincia di Reggio Emilia, da dove sembrava fosse giunta proprio l'altra mattina: non le risultava che avesse parenti a Milano. Nessun altro particolare era a conoscenza della derubata, perciò la pratica - diramata le circolari di ricerca a tutti i posti di polizia - sembrava destinata ad arenarsi. Invece, ieri nel pomeriggio, Rita Camorani, una asciutta donna che parla il dialetto emiliano, si è presentata in Questura, ha confessato francamente d'aver rubato l'argenteria, e si è dichiarata pronta a raggiungere «al più presto» il carcere di San Vittore. Naturalmente, gli agenti hanno tentato di ottenere qualche spiegazione in merito al furto, hanno cercato soprattutto di farsi dire della Camorani dove si trovassero gli oggetti rubati. Niente da fare. «Così - ha detto la donna - l'argento torna alla padrona, mi mettete fuori e non se ne parla più. Nossignori: io voglio andare a San Vittore». Inutili anche gli sforzi per spiegare il perché della manovra, che aveva come obbiettivo il carcere. «E' un mio segreto» ha detto la Camorani. Oggi, comunque, il suo desiderio sarà soddisfatto: chissà che il giudice istruttore non riesca a ottenere di più.

La giovane, qualificatasi per la ventenne Maria Nestori fu Giuseppe, abitante in via Marcantonio Del Re 10, narrava che un'ora prima l'avvocato Luigi Morabito, con studio in via Crocefisso 1, di cui era segretaria da tre mesi, l'aveva incaricata di prelevare la somma di 200 mila lire in una banca del centro. Di ritorno dalla banca, in corso Italia, uno sconosciuto aveva trascinato la ragazza sotto un portone, depredandola del denaro. La versione della ragazza era grave, per cui alle indagini veniva immediatamente interessata la Squadra mobile. Mezz'ora più tardi la Nestori era davanti alla scrivania del commissario-capo Zamparelli, al comando della Squadra mobile, e faceva al funzionario un racconto particolareggiato: «Appena uscita dalla banca. In piazza San Fedele - ha narrato - mi sono diretta a passo spedito verso lo studio dell'avvocato. I quattrini, venti banconote da diecimila lire, erano nella borsetta, al sicuro. Poco prima di giungere in corso Italia, però, mi sono accorta che qualcuno mi seguiva insistentemente. Un giovanotto con i buffetti, che indossava un impermeabile verdolino. Meglio affrettare il passo mi sono detta. E così ho fatto. Ma quello, ormai, mi era alle spalle. Mi ha chiesto se poteva tenermi compagnia, che gli piacevo molto, aggiungendo un sacco di altre cose del genere. Ho risposto che mi lasciasse stare, ma quello, d'improvviso, ha mutato atteggiamento. Eravamo giunti davanti all'androne dello stabile numero 8. Mi ha afferrata per un braccio e mi ha trascinata dentro. Dammi i quattrini ha detto, torcendomi il braccio. Ho cercato di fare resistenza, ma lui era più forte di me. In un baleno ha sfilato le 200 mila lire ed è fuggito. Non ho potuto nemmeno gridare perché ero semisvenuta e mezzo morta di paura. A fatica sono poi riuscita a raggiungere lo studio dell'avvocato».

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