Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abitante

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La Stampa

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AA. VV. 11 occorrenze

Falciando erba in aperta campagna, Il quattordicenne Ennio Mazzetti, abitante alla cascina Picchetta di Cameri, si recideva il piede sinistro. Venne ricoverato in gravi condizioni a questo ospedale.

Giovanni è pure stato ricoverato con prognosi riservata tale Oreste Guaschi, di 26 anni abitante in via Po, 20, disoccupato e privo di mezzi. Aveva ingoiato una soluzione venefica non definita. Dal ponte Vittorio Emanuele si è gettato nel fiume il venditore ambulante Angelo Pasquali di 44 anni, abitante in via Monferrato, 1. Alla scena erano però presenti alcuni cittadini, i quali si affrettarono a portare soccorso al disgraziato ch'è stato tratto alla riva sano e salvo. Accompagnato all'ospedale S. Giovanni ricevette le cure del caso dal sanitario e giudicato guaribile in 4 giorni. Ha dichiarato d'essere afflitto da gravi dispiaceri.

— Più grave è il caso di tale Giacomo Cornetto, di Domenico di 34 anni, abitante In via Monteu da Po, 1, il quale ha ingoiato trenta pastiglie dì chinino. Al S. Giovanni è stato ricoverato con riserva di prognosi. Ha dichiarato di essere stanco di vivere.

La triste serie è aperta dall’impiegato Mario Duffant. di 25 anni, abitante in Piazza Vittorio Veneto, 20, il quale ha ingoiato una soluzione di tintura di iodio. È stato trasportato all'ospedale Martini dove gli è stata praticata la lavatura gastrica. Guarirà in pochi giorni. II Duffant non ha voluto rivelare i motivi del suo gesto.

– il manovale Perotti Giovanni, di anni 24, abitante in via Verolengo, 82, sulla pubblica via ingoiava, a scopo suicida, parecchie pastiglie di chinino. Chiamati i militi della Croce Verde, il Perotti fu immediatamente soccorso e trasportato a mezzo di un’autoambulanza, all’Astanteria Martini. Il medico di guardia gli prodigò le cure del caso e lo fece ricoverare con prognosi riservata. Si ignorano le cause del triste passo.

Il sedicenne Carlo Lovera, fumista, abitante in via Santa Teresa 1, mentre transitava in via Cigna, trainando un carretto a mano, carico di sbarre di ferro, diretto in via Lanzo, fu investito da una vettura tramviaria della linea n. 2, non meglio identificata. Il ragazzo, violentemente gettato al suolo, fu prontamente soccorso dagli astanti ed accompagnato all’Astanteria Martin, ove il medico di guardia gli riscontrò la frattura della gamba sinistra ed escoriazioni multiple al viso.

Ieri, imputati del furto in danno della ditta Spiga, sono stati tradotti innanzi ai giudici: Orlando Simondetti, di anni 22, riquadratore, abitante in corso Cairoli 22; Paolo Robotti di 28 anni, meccanico abitante in via Mazzini 27; Ettore Gialdi di anni 23, meccanico, e Marco Bolli di 26 anni, carrettiere. Con costoro comparve anche a giudizio il meccanico ciclista Giovanni Angelo Gremo, di anni 40, abitante in Piazza port Palatina 3, che aveva acquistato dal Gialdi, al prezzo di 5 lire mente il valore effettivo era di oltre 11 lire, 100 camere d’aria trafugate alla Spiga. Il Robotti, in correità col Simondetti, era anche accusato dl furto in danno del poliziotto dilettante. Il Tribunale condannò il Smondetti ed il Robotti ad un anno, 6 mesi, 15 giorni di reclusione ciascuno: il Gialdi ed il Belli a 4 mesi di reclusione e 125 lire di multa ciascuno il Gremo per la semplice contravvenzione prevista dall’art. 593 C.P. (incauto acquisto) a 100 lire d’ammenda.

L'imputato (un giovane di 21 anno, correttamente vestito e dall'aspetto distinto, l'impiegato Bruno Bonora, abitante in via Donatello, 7, a Milano), fa vedere ai giudici il braccio destro ai lamentele stretto in un'abbondante fasciatura. Egli è stato effettivamente protagonista la notte scorsa di un tentativo di suicidio. Ma un tentativo che non è riuscito e che gli ha lasciato ben lievi conseguenze. Il presidente gli osserva. – Ma quei non devi rispondere del tentativo di suicidio. Ti hanno portato per altro. La notte del 31 luglio, hai rubato ad un cliente dell’Albergo Regina, in via Arsenale, dove avevi preso alloggio, un abito, una camicia ed un paio di occhiali. È vero?

Pronta, sagace ed intelligente fu la collaborazione portata dal ciclista Mario Perego, abitante in corso Moncalieri, 256, alle indagini che condussero all'arresto di una combriccola di ladri. Ma, nei suoi riflessi personali, quella collaborazione non fu fortunata: bazzicando coi ladri, che doveva più tardi indicare al carabinieri, Il « detective » volontario ne rimase vittima. Fu derubato a sua volta, come lo erano stati poco tempo innanzi le persone per cui il Perego si interessava. Un giorno del gennaio scorso, il ciclista riceveva la visita di un carrettiere, certo Marco Belli, che andava ad offrirgli delle camere d'aria.

Il facchino Carlo Moro, di anni 36, che convive con la moglie Paola Leoni, di anni via Toce, 9, da qualche tempo sospettava, anche per i pettegolezzi delle inquiline, delle relazioni che si diceva corressero fra la propria consorte e il commerciante di vini, Giacinto Castelli di 40 anni, abitante in via Vittor Pisani . Sembra che questo ultimo, proprio ieri l’altro, fosse disceso nella cantina del Moro con la moglie di questi con il pretesto di assaggiare una qualità di vino. Non si conoscono i risultati di questi assaggi, ma pare che II Moro da questo episodio, abbia tratto catastrofiche conseguenze per il suo onore di marito.

S. non tardarono a dare i frutti sperati; portarono cioè in breve alla identificazione dell’autore dei numerosi furti, tale Luigi Cavagnero, fu Secondo, di anni 48, abitante in Asti, ex parrucchiere, ed alla scoperta di quasi tutta la refurtiva, trovata nascosta nella casa e nella cantina del Cavagnero e ricuperata in due perquisizioni ivi operate dagli agenti. Il Cavagnero venne tratto in arresto e sottoposto a numerosi interrogatori; da prima negò, poscia anì di confessarsi autore dei numerosi furti nelle chiese di Asti così come denunciati; escluse di avere avuto dei complici e spiegò la sparizione di parte della refurtiva, dichiarando di averla venduta ad un antiquario di Torino, di cui non seppe dare precise informazioni, talché riuscirono vane tutte le ricerche fatte dell’ufficio di P. S. introno a questo misterioso personaggio. Dopo una lunga istruttoria, il Cavagnero venne rinviato a giudizio, imputato di sei distinti furti; stamane egli si è presentato per essere giudicato dinanzi al Tribunale di Asti e lo difendeva l’avv. Platone del nostro foro. La figura di questo ladro sacrilego è per nulla rilevante: si tratta di un semi squilibrato, già ricoverato due volte in manicomio e un pover’uomo che vive alla bell’e meglio, senza occupazione dacché ha cessato di fare il parrucchiere. I suoi vicini di casa pur non sospettandolo affatto autore né ritenendolo a ciò capace, lo chiamavano per soprannome “l’antiquario” per il suo amore per le cose antiche: un antiquario però senza quattrini e senza risorse.

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