Francia e Inghilterra — quando l'Italia nuova e unita poteva ben pensare che era suo principale interesse e diritto la riconquista del Mediterraneo — si avvidero che una terribile concorrente sorgeva nelle acque del sud, e la politica di insidie e di sorprese fu un piano che a vicenda, e con diverse mire, coltivarono a danno dell'Italia. Il punto di principale riferimento era la costa africana; e mentre la Francia teneva l'Algeria e l'Inghilterra insidiava l'Egitto, l'Italia poteva aspirare alla Tunisia, che, per ragioni di clima, di vicinanza, di cultura, di fertilità e di sviluppo politico, il nostro paese aveva ben diritto di avere: non solo come terra di colonizzazione demografica (cosa che già avveniva dai primi anni del regno), ma anche come zona di influenza politica; però la buona occasione fu lasciata sfuggire per la celebre politica delle «mani nette». Oggi, i 130 mila italiani di Sicilia che abitano la Tunisia e che con i loro sforzi ne han fatto un centro economico di prim'ordine, hanno la minaccia di essere naturalizzati francesi, e vedono già impedito e contrastato il loro sviluppo morale, la loro attività economica, il loro commercio con la madre patria.
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